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[Una volta erano elvassini...] [MZB's Darkover]

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Titolo: L'arrivo a Elvas
Autore: Miralys Elhalyn y Alton
Serie: Marion Zimmer Bradley's Darkover
Parti: 1
Status: Concluso
Note: il racconto faceva parte del gioco di letteratura interattiva The Elvas Project
Archivio: SLC
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L'arrivo a Elvas

Miralys Elhalyn y Alton


Miralys Elhalyn scese sdrucciolando dalla carrozza.
"Tre giorni di viaggio, quasi senza soste, avrebbero fatto impazzire chiunque," pensò mentre tentava di sistemarsi il fermaglio che le teneva i capelli, "soprattutto con cinque adolescenti a bordo che continuano a litigare per ogni cosa."
«Va tutto bene, carya?» si affrettò a chiederle suo marito Derek. «Hai un'aria stravolta.»
«Vorrei proprio vedere come saresti tu, se avessi viaggiato da casa a questo posto sperduto, in uno spazio minuscolo!» Lui sorrise. «Ora è proprio questo posto la nostra casa; Castel Ardais qui, non esiste più.»
Miralys sbuffò e si portò dall'altro lato della strada, per godere di quell'intimità che, per tre giorni le era stata negata.
"Che strano posto," pensò. "Mi mette i brividi." Si strinse nello scialle che aveva poggiato sulle spalle, per proteggersi dal vento gelido che veniva da est e che aveva fatto oscillare la carrozza per tutto quell'orribile viaggio. Osservò con moderato interesse quello che aveva intorno e si rese conto che quell'innocuo paesaggio di case e vegetazione la metteva a disagio, come se l'aver abitato troppo in un castello lontano dagli altri centri abitati avesse fatto crescere in lei il bisogno di un posto riservato, lontano dai contadini e dagli altri comyn. Inoltre aveva l'impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato in quel cielo perennemente nuvoloso e si sentiva osservata da un punto imprecisato sopra di sé. Si girò per vedere da dove proveniva quella strana sensazione e, sulla cima della cintura d'alture che circondavano la Valle, vide le rovine di un castello che un tempo doveva essere stato imponente. Raggelò. Quel posto le piaceva sempre meno.
«Credo che sia meglio andare a cercare qualcuno che ci porti dalla Custode,» disse suo figlio Conan, avvicinandosi, «e dovremmo anche trovare un buon posto dove passare la notte.»
«Mi è sembrato di vedere un'insegna su uno dei palazzi della piazza centrale, ma quella carrozza sbatteva tanto che avrei anche potuto sbagliarmi,» rispose lei con un soffocato velo di rimprovero, era stato il secondogenito, infatti, ad insistere perché viaggiassero in quel modo così scomodo.
«Perdonami, era la prima volta anche per me e non avevo idea che fosse peggio dell'inferno di Zandru.»
«Bredu, se non andiamo a cercare qualcuno che ci consigli su dove fermarci, nostra madre congelerà,» intervenne Caitlin, la figlia maggiore. «Vado a chiedere a quella Casa di Rinunciatarie se la locanda del villaggio è affidabile, o se esistono altre persone a cui rivolgerci,» disse dirigendosi a passo spedito verso la Casa della Gilda, seguita a ruota da Gabriela, la più piccola e vezzeggiata della famiglia.
Caitlin bussò con forza al bel portone di legno e ferro della Casa, e attese con calma che venissero ad aprire.
«Chi è?» chiese una donna dai capelli ramati che apparve da dietro lo spioncino della porta, controllando chi fosse prima di aprirla.
Caitlin indietreggiò e prese per mano Gabi, che osservava la Rinunciataria con uno sguardo pieno d'ammirazione e curiosità. «Sono Caitlin Elhalyn y Ardais e questa e mia sorella, Gabriela. Ci siamo fermate qui per avere informazioni sulla locanda e per sapere se conoscete qualcuno che possa farci avere un incontro con il la Nobile Custode.»
«Sono molto contenta di fare la vostra conoscenza, damisela Elhalyn,» rispose lei, imitando il tono formale che aveva usato Caitlin. «Io sono Dana n'ha Angela e vi accompagnerò volentieri dalla Custode. Devo essere sincera, però, confessandovi che non vi aspettavamo oggi, dovete aver viaggiato velocemente.»
«Infatti,» rispose Caitlin distrattamente, ma poi si rese conto di quello che aveva appena detto Dana, e la squadrò con un'aria sorpresa e terrorizzata allo stesso punto. «C... come sarebbe a d... dire? Ci aspettavate?»
«Naturalmente,» riprese lei tranquilla, scrutando il capannello di persone che si erano affollate sul ciglio della strada. «Ora, quella è la vostra famiglia?»
«Sì,» rispose Gabriela, visto che Caitlin sembrava aver perso l'uso della parola. «Ti faccio conoscere i miei genitori,» prese una mano della Rinunciataria e la condusse con decisione verso sua madre che sembrava stesse congelando in piedi.
«Mamma, questa è Dana n'ha Angela, ci porterà dalla Custode. È una Rinunciataria!» aggiunse poi, rivolta Dana. «Sai che voglio diventarne una anch'io?»
«Ne sono sicura, Gabi,» intervenne Miralys. «Piacere sono Miralys Elhalyn questo è mio marito Derek Ardais, e loro sono i miei figli: Davon, Conan, Ewan e Lirys. Immagino che conosciate già Gabriela e Caitlin.»
«Sì, ho già avuto il piacere. Venite vi condurrò alla Torre; spero che Fiona, la Custode, possa ricevervi.»
Indicandogli l'alta costrizione situata accanto alla Gilda, Dana fece loro cenno di seguirla. Non fece in tempo a posare la mano sulla matrice che decorava la magnifica porta di legno intagliato che essa venne aperta davanti a loro.
Un uomo alto apparve sulla soglia. « Salve Dana, che cosa succede?» chiese perplesso, scrutando Derek.
«Buongiorno Damon, ti presento Derek Ardais e sua moglie Miralys Elhalyn. Questi sono i loro figli,» disse con un cenno del capo.
«Onorato,» rispose lui, uscendo dall'ombra del portone. «Sono Damon Aldaran. Venite, accomodatevi, immagino che cerchiate Fiona, vado a vedere se può ricevervi,» e detto questo li fece accomodare in una sala d'attesa.
«Vi ringrazio, mestra Dana. Siete stata davvero indispensabile,» disse Miralys una volta che Damon fu uscito.
«Non è stato un disturbo domna, ma preferisco che mi chiamate semplicemente Dana, è meno formale. Ora vi lascio, siete in buone mani. Damon vi porterà ovunque vogliate, una volta deciso dove alloggerete.»
«Arrivederci Dana e grazie ancora.»
Miralys si guardò intorno con aria preoccupata, l'ansia che le era cresciuta in corpo mentre era sulla carrozza sembrava che tentasse di soffocarla; saliva fino alla gola rendendole difficile il respirare. Aveva come la sensazione che quello strano luogo evocasse qualcosa dalla sua mente, ma era un pensiero tanto sottile che non riusciva ad identificarlo. Tutti inoltre erano strani, come se si fossero aspettati da un momento all'altro che, da una carrozza scendessero sette persone con la pretesa di vedere la Custode. Aleggiava una strana aria di mistero in quella valle, tutti sapevano tutto e volevano sapere di più. Il terrore l'assalì. Che fosse quella la valle di cui la levatrice le raccontava?
Sapeva che era davvero esistita una valle contesa dagli Ardais e dagli Aldaran e che era stata completamente distrutta nelle Ere del Caos, ma la Balia diceva che era abitata dagli spiriti dei vecchi telepati che avevano lavorato lì, e che prendevano l'anima di chiunque si avventurasse troppo a fondo nella Valle Maledetta, per offrirla ad Zandru in cambio dei loro vecchi poteri.
Un brivido le attraversò la schiena. Non poteva essere la stessa valle! Non così rigogliosa! Fece un respiro profondo. Doveva rilassarsi, se continuava così, il suo potere pirocinetico si sarebbe impossessato di lei facendole bruciare qualsiasi cosa si fosse trovata davanti.
"Che sciocca, non è vero niente di quello che mi è stato raccontato quando ero bambina! Lo si faceva solo per spaventarmi!" Ma se invece fosse stato vero? Una mano sembrò afferrarla dal buio e scuoterla forte facendole quasi perdere i sensi.
"Non sarei mai dovuta venire qui! Porterò i bambini a Neskaya! Non lascerò che li prendano!"
"Tesoro calmati! O ci farai impazzire tutti e due," la serenità di Derek proruppe in lei, facendola galleggiare dal panico alla pace, in un attimo che le parve infinito.
"Grazie, caryo. Stavo per perdere il controllo, ma sono preoccupata, non sappiamo nulla di questo posto. Ci siamo fidati solo del tuo istinto; avrei voluto veder anch'io questa magica Custode, ma è toccato a te."
"Inoltre non ti piacciono le storie che avevi sentito su questa valle."
"Mi conosci troppo bene. Anche se devo ammettere che è molto utile avere degli empati in famiglia. Non so come farei senza di te..."
"Devi solo calmarti ed essere te stessa andrà benissimo. Ho sentito distintamente che sono tutti molto curiosi verso di noi, ma sono anche contenti di vedere facce nuove. Vorrei che potessi sentire la felicità dei ragazzi, sono entusiasti di questo posto."
"Avrei spesso bisogno della loro spontaneità..."
"Se fosse così non avresti bisogno di me!"
"Avrei comunque e sempre bisogno di te!"
In quel mentre Damon Aldaran rientrò sorridendo nella saletta.
«Venite, Fiona vi sta aspettando.»







StrangeLandsChronicles © 2006
© Miralys Elhalyn y Alton