[Home] [Racconti] [Disegni] [Articoli e Recensioni] [News] [Links]

[Una volta erano elvassini...] [MZB's Darkover]

barra spaziatrice
Titolo: Conversazioni
Autore: Miralys Elhalyn y Alton
Serie: Marion Zimmer Bradley's Darkover
Parti: 1
Status: Concluso
Note: il racconto faceva parte del gioco di letteratura interattiva The Elvas Project
Archivio: SLC
barra spaziatrice

Conversazioni

Miralys Elhalyn y Alton


Miralys si appoggiò con tutto il suo peso sul braccio che le offriva Derek ed entrò, ad un tratto di mala voglia, in una piccola ma accogliente stanza, illuminata dall'ardente fuoco che scoppiettava nel camino, creando ombre sinistre. Miralys si strinse a Derek con maggior vigore. Al centro troneggiava una bella sedia con lo schienale intagliato foderato di una morbida stoffa cremisi, come l'abito di Fiona, la Custode, seduta su di essa.
«Benvenuti ad Elvas. Sono Fiona, la Custode della Torre,» disse in tono amichevole ma deciso.
«Vi ringrazio, vai leronis,» rispose Derek per tutti. «Io sono Derek Ardais, loro sono mia moglie Miralys Elhalyn e i nostri figli, Davon, Conan, Ewan, Caitlin, Lirys e Gabriela. Spero che non vi abbiamo recato disturbo...» aggiunse poi in imbarazzo, pensando che fosse stato scortese da parte sua l'aver insistito per vedere subito Fiona.
«Nessun disturbo, dom Derek, sono felice di ricevervi. Vorrei pregarvi, inoltre, di chiamarmi Fiona. Ad Elvas non siamo abituati a questi termini formali,» sorrise a tutti i presenti che, nel frattempo, si erano accomodati su delle sedie libere. «Noto che avete tutti una vostra matrice. Dove avete fatto l'addestramento?» aggiunse poi.
«Ad Arilinn, vai ler... ehm... Fiona,» rispose impacciato Davon.
«Molto bene, quali sono i vostri poteri?» chiese rivolta a Derek.
«Il mio è l'empatia,» disse lui brevemente, per poi guardare Miralys, aspettandosi che rispondesse a sua volta. Lei vide che la Custode la stava osservando e si fece coraggio pensando che, se suo marito l'aveva condotta lì, significava che era un posto sicuro e che nessuno le avrebbe fatto del male.
Fece un respiro profondo. «Io ho... ehm... il Dono degli Alton e.... la pirocinesi,» abbassò lo sguardo, preparandosi a sentire lo sgomento che provocava sempre quando pronunciava i suoi doni, ma la Custode si limitò ad annuire, senza lasciarsi sfuggire una sola esclamazione mentale. Miralys si diede della sciocca: la Custode era di certo perfettamente in grado di schermare i suoi pensieri.
Lo sguardo di Fiona vagò leggero su quella strana famiglia e si posò su i due ragazzi, perfettamente identici, che prima Derek Ardais aveva presentato come Conan e Davon.
«Tu, Conan?» chiese, senza ben sapere a chi si stesse rivolgendo dei due.
La risposta venne dal ragazzo più vicino alla porta. «Il rapporto forzato...»
«E la premonizione!» sussurrò il suo gemello, in modo che tutti i presenti lo udissero.
«Non c'è da vergognarsi. È un dono anche quello,» ribatté, seria, Fiona.
«Ma non è vero!» esclamò sconvolto Conan. «Non lo possiedo per niente. È solo l'immaginazione di mio fratello.»
«Abbiamo capito, Conan. Sei sempre il solito esagerato,» lo rimproverò Derek.
Fiona sorrise, sentiva che il rapporto tra i fratelli era non solo di sangue ma anche di lealtà, e lei era perfettamente in grado di avvertire una bugia, ma non indagò oltre. Spostò l'attenzione sulla ragazza di circa sedici anni che era in preda a risate silenziose. «Tu, Caitlin?»
«Io?» chiese lei, sentendosi interpellata all'improvviso. «Il rapporto forzato, l'empatia e...» esitò.
«Avanti, » la incoraggiò la Custode.
«Credo di avere un po' del Tocco dei Mac Aran, ma non siamo imparentati con quella famiglia,» concluse titubante lei.
«Tutte le famiglie Comyn sono imparentate tra loro. Avete sangue Aldaran?»
Tutti abbassarono lo sguardo. Odiavano ammettere quella parentela, era vergogna nella loro casata. Alla fine Derek prese coraggio. «Mia nonna,» grugnì.
«Possibilissimo, allora,» riprese Fiona come niente fosse. «I MacAran sono una sottofamiglia Aldaran, è probabile che la tua bisnonna avesse un po' di quel dono,» fece un sorriso alla ragazza, che a sua volta ricambiò.
Fu, poi, il turno di Lirys che, come faceva sempre quando si trattava di parlare di sé, si raddrizzò formalmente sulla sedia, si schiarì la voce e fece un sorriso che illuminò la stanza. «Io invece ho un donas strano...» fece una pausa per garantirsi l'attenzione di tutti i presenti. «Ho la premonizione, ma ogni tanto vedo tutte le possibilità che potrebbero presentarmisi e altre volte un solo futuro.» Tirò un sospiro soddisfatta.
Miralys si rabbuiò. Non le piaceva l'entusiasmo che sua figlia dimostrava nell'avere le visioni. Sapeva benissimo cosa poteva succedere a chi aveva il pericoloso dono degli Elhalyn. Sua madre lo possedeva, e lei ricordava benissimo gli sfoghi, le urla che popolavano il castello quando aveva una crisi. Quello era il motivo che aveva spinto suo padre...
Cacciò quei brutti pensieri: non era il momento. Si sentì osservata, alzò lo sguardo e vide che Fiona la stava guardando con un misto di preoccupazione e comprensione. La Custode doveva aver avvertito i suoi pensieri, ma non l'aveva fatto apposta; era stata lei che non aveva schermato la mente.
Fiona si riscosse, aveva avvertito i pensieri di Miralys e aveva visto delle immagini che non lasciavano presagire nulla di buono... Decise di lasciar stare, per il momento e si concentrò su Lirys.
«Davvero? Per quanto tempo hai fatto l'addestramento?» chiese solo per rompere il ghiaccio. La ragazzina abbassò la testa, fissando intensamente il ricamo della sua gonna, in un modo che ricordò molto sua madre. «Io ho studiato per un anno,» disse con la voce fine. Fiona rivolse uno sguardo interrogativo a Derek che preferì risponderle mentalmente.
"Lirys è quasi sorda mentale, si vergogna a dirlo, perché suo fratello Ewan è un potente telepate, ma lei ha pochissimo laran."
Fiona si accorse solo in quel momento di un ragazzino pallido che era rimasto accanto al fuoco, isolandosi dalla famiglia. La luce rossastra lo illuminava debolmente, facendo intravedere i capelli biondi e la forma affilata del viso. Tendeva una mano verso le fiamme e sembrava che stesse guidando il loro lento dondolio. Fiona lo stava osservando, quando lui sospirò e si voltò lentamente, facendo lampeggiare i suoi occhi quando incrociarono quelli di lei.
«Ho il dono degli Alton, la voce di comando e la pirocinesi.» La sua voce risuonò nella stanza, dando una sensazione di gelo a tutti i presenti.
«Bene,» continuò Fiona, riprendendo il controllo della situazione. «Immagino che sarete stanchi, ora,» il suo sguardo era caduto su Gabriela che, non essendo direttamente coinvolta aveva appoggiato la testa contro la spalla di Caitlin e si era addormentata profondamente.
Derek si alzò. «Avete ragione, il viaggio è stato lungo e faticoso.» Si chinò per prendere in braccio Gabriela. «Vi ringrazio Nobile Fiona. Credo che ci rivedremo presto.» Fece un piccolo inchino, per quanto potesse con il peso della bambina sulle spalle, e uscì dalla stanza seguito dal resto della famiglia.

***

«Avete terminato il colloquio?» domandò Damon Aldaran quando uscirono.
«Sì. Sapete indicarmi una locanda affidabile dove potremo riposare?»
«Beh...» rispose Damon «Il Northern Scoundrel è l'unico posto; anche se il proprietario, Alar Montrel, non è ciò che viene definito solitamente un uomo onesto.»
Miralys si lisciò la gonna per eliminare le pieghe, pensando che anche se la locanda fosse stata un covo di briganti, non le sarebbe importato niente. L'unica cosa che ora desiderava era una bagno caldo e un materasso morbido.
«Andrà bene. Vi ringrazio,» disse Derek, sistemando Gabriela in una posizione più comoda.
«Nessun problema, vi accompagno alla locanda.» Fece cenno di seguirlo e uscirono nell'aria fredda della sera.
Miralys stava in silenzio. Pensava alla Custode e ai figli, quando passarono accanto ad un bell'uomo, d'età indefinita, molto muscoloso e abbronzato, che sollevò appena lo sguardo quando gli passarono accanto. Lei avvampò subito, i suoi problemi sembravano essersi dissolti in fumo e nella sua testa si formavano immagini che la fecero arrossire ancora di più.
Derek si girò di scatto, fissando Miralys con gelosia e sospetto. Ogni tanto era una maledizione avere un empate in famiglia. Lei fissò a terra imbarazzata.
"Tesoro! Non sapevo che tu potessi essere così esplicita nei tuoi pensieri! Devo cominciare a preoccuparmi?"
"Tranquillo, cario. Per me esisti solo tu!"
Nel frattempo erano giunti alla Taverna, situata subito a lato della Torre, ed erano entrati in un bel locale, riscaldato da due grossi camini, passando per una piccola anticamera dove avevano depositato bagagli e mantelli.
«Aspettatemi qui,» disse Damon introducendoli. «Vado a vedere di procurarvi una stanza.»
Si allontanò, diretto a un bancone dove confabulò per un attimo con una bella donna bionda, per tornare subito dopo accompagnato da lei.
«Vi presento Alyson. Lei e suo marito Will sono i due soli collaboratori di Alar. In pratica è lei che gestisce la parte dello Scoundrel adibita a locanda, egregiamente dovrei aggiungere.»
«Damon, vi ringrazio,» si schermì, sorridendo. «Ben arrivato Dom, spero che il viaggio sia andato bene,» aggiunse, sorridendo, rivolta a Derek.
«È stato lungo e faticoso, siamo felici di essere arrivati.»
«Immagino vorrete una stanza. Ne abbiamo due triple, per i ragazzi, e una doppia per Voi e la Domna. Spero che vi vadano bene,» il suo tono, benché cordiale, era sbrigativo e sicuro. A Miralys, quella donna, piacque subito, cosa che accadeva molto di rado.
Derek acconsentì e Alyson li condusse lungo lo stretto corridoio che collegava la taverna alla locanda, assicurandosi di essere seguita fino al primo piano dove si trovavano le stanze. Aprì poi tre porte e gli indicò i servizi. Derek portò dolcemente Gabriela nella camera destinata alle ragazze e la infilò sotto coperte calde; diede la buonanotte alle figlie e tornò nella sua stanza, subito adiacente, dove Miralys stava disfacendo i bagagli.
«Allora... cosa ne pensi?» chiese un po' titubante.
«Queste camere sono pulite e in ordine. Credo che vadano bene.»
«Non è quello che intendevo io,» ribatté lui, seccato dai modi schivi della moglie. «Dicevo di Fiona...»
«Oh...» Lei fece un respiro profondo. «Credo che sia molto valida...»
«Ma...?»
«Ma... sai com'è... non la conosciamo bene...» Miralys era titubante, non aveva voglia di mettersi a discutere con lui: era troppo stanca.
«No, non so com'è,» Derek si era spinto troppo in là e lei scattò come una molla.
«Insomma! Penso solo che non ci dobbiamo fidare! Non sappiamo nulla di questa valle!»
«Ti ho detto che l'ho vista in sogno...»
«Derek Ardais! Quando imparerai che i sogni sono diversi dalla realtà? Mi hai trascinata qui senza darmi spiegazioni valide: permettimi almeno di avere i miei dubbi!»
«Scusa, io non volevo irritarti, ma questo è il posto dove vivremo, quindi volevo solo sapere come la pensavi.» Era stato uno stupido. Miralys andava trattata con i guanti di seta. Lui lo sapeva, ma la stanchezza aveva preso il sopravvento.
Lei aveva le lacrime agli occhi. Odiava le discussioni e amava suo marito. Non avrebbe dovuto perdere così il controllo. «Sc... scusami tu Derek. Sono una s... sciocca... ma ho paura! Tutti qui sono così strani... Voglio tornare a casa!» Cominciò a singhiozzare forte e appoggiò il viso contro la spalla di lui, che la cinse con le braccia.
«Non abbiamo più una casa, caria. Dobbiamo restare qui. Ti prometto che domani monteremo la tela e tu potrai dipingere ciò che vorrai.»
Lei si asciugò le lacrime e sorrise al pensiero dei suoi quadri, tutti impacchettati con cura e appoggiati alla parete di fondo.
«Sai, penso che farò un ritratto. Ultimamente ho dipinto solo fiori...»
«Mi sembra una splendida idea. Chi farai?» chiese lui curioso. I suoi quadri l'avevano sempre affascinato perché lasciavano trasparire le emozioni che lei tendeva sempre a nascondere agli altri.
«Sarà un ritratto delle ragazze. Non le ho mai dipinte tutte assieme.»
«Sarà bellissimo, amore. Ma ora andiamo a dormire, ci penserai domani.»
Sistemarono le ultime cose e si infilarono sotto le morbide coperte di lana, addormentandosi subito.

***

Miralys si svegliò a notte inoltrata. All'inizio non ne capì il motivo, ma poi sentì del movimento fuori dalla stanza e la chiavistello della porta si aprì lentamente. Lei si spaventò subito pensando che fossero dei banditi, ma poi vide Gabriela che, in camicia da notte, entrava furtiva nella stanza.
«Che hai, chiya?» sussurrò, per non svegliare Derek.
«Ho avuto un incubo...» balbettò piano lei. «Ero da sola in una stanza buia. Urlavo, ma non mi sentiva nessuno. Allora cercavo la porta, ma non c'era e diventava tutto sempre più freddo.» Rabbrividì al ricordo del brutto sogno e guardò il viso della madre, che aveva un'espressione triste e preoccupata.
«Vuoi dormire con me, stanotte?» Le chiese dolcemente Miralys scuotendosi dal sonno, battendo la mano su un posto libero tra lei e il marito.
«Sì, » rispose lei,scivolando sotto il lenzuolo, e poi aggiunse. «Tu lo fai mai quest'incubo, mamma?»
«Sempre cara, sempre.»
Ma Gabriela si era già addormentata e il giorno dopo si era dimenticata la domanda.







StrangeLandsChronicles © 2006
© Miralys Elhalyn y Alton