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Titolo: Gli Dei di Darkover, capitolo 1
Autore: Simona Degli Esposti
Serie: Marion Zimmer Bradely's Darkover
Status: in lavorazione
Archivio: SLC
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Gli Dei di Darkover

Simona Degli Esposti



capitolo 1

L'ingaggio

«Una Custode?» Grisella n'ha Jarmilla non riuscì a trattenere una risatina. «Chissà che viaggio emozionante! Dì, Taksya, pensi che troveremo anche il modo di divertirci, con una simile compagnia?!»
L'interpellata scosse la testa, sospirando. «È un lavoro come un altro. Non mi dire che preferiresti passare l'inverno bloccata qui a Darriel, sotto la guida e la protezione di Madre Nives?»
«Naah!» fu la replica disgustata di Grisella. «Ma non l'hai sentita? Mi chiedo ancora come sia stata accettata tra le Rinunciatarie... ma forse ai suoi tempi era diversa.»
«Pensa a quella povera Custode!» questa volta anche Taksya si ritrovò a ridacchiare. «Avrà i suoi buoni motivi per volere attraversare gli Hellers in questo periodo, con il rischio di ritrovarsi bloccata dalle prime nevicate invernali, ma prova ad immaginare quello che deve avergli fatto patire Madre Nives n'ha Herta, prima di concederle l'ingaggio di una guida e di una guardia del corpo!»
Grisella lanciò una delle sacche da sella alla compagna, sedendosi poi sul letto, cercando di decidere come dividere i bagagli comuni. «Certo non ha proposto noi per la missione solo perché le stiamo tanto simpatiche. Veniamo da un'altra Casa della Gilda, non risiediamo qui. Scommetto che non avrebbe sopportato neppure l'idea di separarsi da due delle sue ragazze. Potrebbero correre il rischio di sbucciarsi le ginocchia!» Concluse ridacchiando al pensiero.
«Pensa solamente se è vero quello che ci ha detto di lei, che veramente le stiano correndo dietro per eliminarla,» riprese Taksya, fin troppo impegnata a riempire la sacca con i pochi beni personali che si era portata dietro da Thendara. «Secondo te la povera Madre Nives potrebbe correre il rischio di vedersi ferire o ammazzare una delle sue Rinunciatarie?»
Taksya osservò soddisfatta la sacca, poi prese a disfarla, rendendosi conto di aver dimenticato fuori un paio di cose che sarebbe stato inutile lasciare sopra tutto il resto. La scena si ripeté almeno altre due volte, mentre Grisella si era seduta sul letto ad osservare con attenzione le manovre della compagna.
«Mi chiedo come facciano a resistere qui dentro!» esclamò alla fine Taksya, rinunciando definitivamente ed abbandonando la sacca sul pavimento.
«Lealtà alla Madre e alle Sorelle di Giuramento?» Propose Grisella, preoccupata per il comportamento dell'amica.
«È talmente oppressiva, quasi in maniera ossessiva. Come se avesse acquisito la proprietà di tutte le donne che dividono la sua Casa. Sembra quasi che ogni loro rischio debba correrlo anche lei!»
Grisella osservò Taksya ripartire all'attacco della borsa da viaggio, chiuderla, riaprirla e tornare a svuotarla. Spazientita, le tolse di mano sia la sacca che il contenuto, cominciando a riempire lei la borsa dell'amica.
«Non è possibile che, tutte le volte che c'è qualcosa che ti preoccupa prima di un viaggio, tu non riesca neppure a concentrarti quel tanto che basta per fare i bagagli,» appoggiò la sacca di Taksya accanto alle sue. «E non credo che la colpa sia tutta di Madre Nives!»
Taksya sospirò, tristemente. «Dovresti conoscermi ormai.»
«Come no! L'ultima volta che ti sei comportata così è stato prima del viaggio da Armida, quando avremmo dovuto accompagnare quella comynara fino a Castel Hastur,» l'espressione di Grisella si fece vacua, erano mesi che non ripensava a quel periodo. «Quella volta ci hanno attaccato dei banditi delle Terre Aride... non ci andò tanto bene allora...»
br> Taksya tornò con la mente al viaggio descritto dall'amica. In quell'occasione morirono sia la sua compagna, una delle sue Sorelle di Giuramento con cui aveva diviso tutto, dalle loro prime avventure fino ad una prima infatuazione giovanile che non ebbe più la possibilità di maturare, sia la Libera Compagna di Grisella, che si era accodata al gruppo solo per non compiere un tratto del suo viaggio da sola.
Taksya era rimasta a sua volta gravemente ferita ed aveva passato i mesi successivi alla guarigione nell'ovattato isolamento di Nevarsin, con la scusa del turno obbligatorio, necessario per ricopiare gli antichi manoscritti utili alla Gilda. Mesi di quasi isolamento utili solo per cercare di riprendersi completamente da quella brutta esperienza.
Il fatto che Grisella ne avesse parlato, riaprendo così vecchie e dolorose ferite, confermava la preoccupazione che nutriva per lo strano comportamento di Taksya che mai, almeno fino ad allora, si era dimostrato fine a se stesso. Infatti, era noto a tutte le Libere Amazzoni della Casa di Thendara che quando Taksya cominciava a comportarsi in maniera strana, mostrando insofferenza nei confronti di tutto e tutti prima di un viaggio, era meglio rinunciare all'ingaggio perché non ne sarebbe venuto fuori nulla di buono.
«Però è stato stupido accettare l'incarico prima di incontrare di persona questa Custode,» riprese Grisella. «Potremmo aver preso una bella fregatura. E se fosse una di quelle vecchie incartapecorite che da anni non escono da una Torre?»
Taksya si scosse dai ricordi. «Dicevi?»
«Lascia perdere!»
«Devi scusarmi,» continuò Taksya, «ma non sono completamente in me. L'aria di questo posto è la peggiore che abbia mai respirato.»
Una pesante cappa di silenzio scese sulle due donne. Entrambe sapevano, più per intuito che per altro, che quello non sarebbe stato un incarico facile, specialmente considerando quello che Nives n'ha Herta aveva raccontato loro sulla donna che avrebbero dovuto scortare. Se era vero, per eliminarla avevano persino tentato di dare l'assalto alla Torre di Tramontana, rischiando addirittura di violare il Patto.
Per liberare da ogni impaccio le sue ospiti, Madre Nives aveva provveduto a trattare personalmente con la Custode, stabilendo di propria iniziativa i preliminari del contratto. Al momento di presentare la situazione a Taksya e Grisella, la donna aveva cercato di tralasciare tutti quei particolari relativi ai rischi che avrebbero potuto correre, calcando invece la mano su informazioni più allettanti come potevano essere la ricompensa che era stata offerta loro ed i vantaggi personali che, una volta arrivati alla meta, avrebbero sicuramente avuto.
Il tutto, tradotto in termini più accettabili, corrispondeva di certo alla descrizione di un viaggio che avrebbe portato poco guadagno e un bel po' di rischi. Ma, pur di andarsene dalla Casa di Darriel e dal caldo abbraccio di Madre Nives, Taksya sarebbe stata disposta ad organizzare un viaggio anche ad una covata di uccelli spettro.
L'arrivo di una delle loro Sorelle ruppe la cupa atmosfera che si era creata. La donna pregò Taksya e Grisella di recarsi nella saletta riservata agli incontri con i visitatori, dove Madre Nives e la loro cliente le stavano aspettando per stabilire gli ultimi accordi e, cosa a cui nessuno aveva ancora fatto cenno, il giorno preposto per la partenza e la destinazione finale.
Grisella lanciò un'occhiata d'intesa a Taksya che, per tutta risposta, alzò gli occhi al cielo ed allargò le braccia in segno di resa. Come d'abitudine sarebbe stata lei a trattare con la cliente mentre Taksya se ne sarebbe stata zitta e buona in un angolo. Il carattere poco cordiale e sospettoso di quest'ultima non avrebbe fatto altro che provocare una rapida recisione del contratto, ancora prima che fosse firmato.
Vennero scortate fino alla porta della sala e venne detto loro di attendere, fino a quando Madre Nives non le avesse invitate ad entrare. Dopo quasi un quarto d'ora Taksya stava per esplodere e quando, fortunatamente, una voce dall'interno del locale le invitò ad accomodarsi spalancò la porta con violenza, bloccandola appena un attimo prima che sbattesse contro la parete.
Ripetendosi mentalmente di mantenere la calma e di rispettare l'accordo fatto con la compagna, si fece da parte e lasciò entrare per prima Grisella, attardandosi poi nel chiudere la porta. La tentazione di lasciarla sbattere era quasi troppo forte per resisterle e dovette trattenersi e accompagnarla dolcemente.
Solo Grisella sembrò accorgersi della lotta che Taksya stava compiendo con se stessa. La situazione era più preoccupante del previsto, l'agitazione dell'amica stava raggiungendo livelli altissimi. Come aveva imparato a riconoscere durante gli anni di collaborazione con Taksya, Grisella adesso sapeva con assoluta certezza che avrebbero incontrato dei guai... guai molto grossi. Il suo sesto senso raramente veniva risvegliato a vuoto!
Dal canto suo Taksya, che non aveva mai preso seriamente quelle che le sue Sorelle definivano precognizioni, era talmente abituata a conviverci che non faceva nemmeno più caso alle variazioni del proprio comportamento. Si accorgeva della propria agitazione e della sua indisponibilità solo quando qualcuno glielo faceva notare. In quel momento era sicura che tutto fosse da imputare alla profonda antipatia che nutriva nei confronti di Madre Nives, per cui non si preoccupò più di tanto.
Senza badare all'espressione preoccupata della compagna, si sedette in silenzio accanto a lei, cercando di isolarsi quel tanto che le avrebbe permesso di studiare a fondo la donna per cui avrebbe dovuto lavorare. La Custode, seduta proprio davanti a lei, era alta, dai lunghi capelli di un rosso fuoco avvolti da un velo cremisi e impaludata nelle tipiche vesti delle Custodi. A occhio e croce, Taksya stabilì che doveva avere una decina di anni più di lei e, che i conti fossero esatti o meno, trentaquattro anni erano tanti per decidere di abbandonare una Torre e mettersi in viaggio con solo due Amazzoni come compagne.
«Ecco, vai leronis, queste sono le due Rinunciatarie che si sono offerte per accompagnarvi fino a Neskaya,» iniziò subito Nives n'ha Herta, senza neppure preoccuparsi di fare qualche piccola presentazione preliminare tra le tre donne che si vedevano allora per la prima volta.
«Devo correggervi, magistra, ma non sono diretta a Neskaya,» la corresse subito la Custode. «Devo raggiungere la mia casa natale ad Armida, la situazione in cui mi trovo mi obbliga purtroppo ad abbandonare la mia Torre ed a richiedere la protezione, spero temporanea, della mia famiglia e del Consiglio dei Comyn.»
«Ma avevate detto...» protestò Madre Nives con voce petulante.
«So quello che avevo detto,» la interruppe nuovamente l'altra. «Ma le mie decisioni sono obbligate a variare a dispetto delle mie previsioni. Gli ultimi avvenimenti, quelli che mi costringono a lasciare Tramontana, mi impediscono di mettere in pericolo le vite degli abitanti di un'altra Torre. Le sole persone che mi possono dare protezione, senza potersi lamentare dei rischi, sono la mia famiglia ad Armida,» la donna fece una breve pausa, calcando poi il tono sulla frase seguente, in modo che Madre Nives potesse afferrarla senza incomprensioni, «e non credo proprio che questa modifica creerà problemi né a voi né a queste due gentili Rinunciatarie che hanno deciso di mettersi a mia disposizione,» la Custode fece un'altra breve pausa, come per controllare la reazione della Madre della Casa di Darriel.
Difatti, non appena Madre Nives riprese con le sue proteste, ricominciò il discorso che aveva lasciato in sospeso, interrompendola così per la terza volta. «Senza considerare che non vi siete neppure preoccupata di presentarci. Ma forse questa non è abitudine, tra gli abitanti degli Hellers!»
Madre Nives avvampò. «Bastava chiedere!» balbettò in maniera ridicola, avvallando con le sue parole il commento ironico della Custode. «Ma non capisco come possiate avere così poca considerazione della mia posizione...»
La Custode la fissò con durezza. «Non siete voi che vi siete offerta per questo lavoro e non ritengo che la vostra importanza riguardo il mio prossimo futuro sia di maggior valore di quella di queste due donne!»
Nel frattempo, mentre in un angolo della sua mente gioiva della situazione imbarazzante in cui si era cacciata Madre Nives, Taksya era giunta con sicurezza a due conclusioni. Primo, la Custode stava mentendo riguardo la meta del loro viaggio. Secondo, anche lei non poteva soffrire Madre Nives. Ovviamente la Rinunciataria non poteva che approvare il secondo fatto, cosa che la portava ad essere più indulgente riguardo il primo.
Avrebbe dato alla donna tutto il tempo necessario per chiarire a quattrocchi la sua posizione, lontano dall'ingombrante presenza della Madre della Casa che le ospitava. Non avrebbero potuto instaurare un buon rapporto di lavoro se lei avesse continuato a mentire su altri particolari relativi alla loro missione.
Finalmente, Madre Nives sembrava aver ripreso abbastanza contegno per poter rispondere alla semplice richiesta della sua nobile ospite.
«La bruna si chiama Grisella n'ha Jarmilla ed è la vostra guardia del corpo,» disse indicando Grisella, che salutò la Custode con un lieve cenno del capo. «Mentre la bionda, la vostra guida ovviamente, è Taksya n'ha Roslyn. La leronis che dovrete scortare,» proseguì poi rivolta alle due Rinunciatarie, «è Ellemir Alton, degli Alton di Armida e Custode della Torre di Tramontana.»
Taksya si ritrovò a condividere un sorriso divertito con la donna che aveva davanti, scuotendo la testa dinanzi all'evidente ignoranza che Madre Nives aveva nei confronti delle cariche dei responsabili di una Torre. Nessuno si sarebbe mai rivolto ad una Custode citando il nome della famiglia di provenienza, non ve n'era alcun bisogno. Una Custode era conosciuta solo con il nome della Torre in cui lavorava.
Improvvisamente provò una strana sensazione, come di complicità, provenire dalla loro futura cliente. Una sensazione che svanì molto rapidamente, facendo persino dubitare Taksya di quello che aveva provato. Senza darne a vedere, cercò di studiare il volto di Ellemir di Tramontana, ma nessuna emozione traspariva dai suoi lineamenti perfetti.
Madre Nives si alzò con fare teatrale dallo scranno che aveva occupato. «Capisco quando la mia presenza non è gradita!» Disse indignata. «Quindi vi lascio alle vostre contrattazioni. Non voglio prendere parte a cose che non si ritiene io debba sapere!»
Taksya e Grisella la salutarono con un'ossequiosa frase di rito, mentre la Custode rimase immobile e con lo sguardo innaturalmente gelido fino a quando la donna non fu definitivamente uscita dalla sala. Fece cenno alle altre due di rimanere in silenzio poi, come se avesse atteso un segnale udibile solo da lei, si rivolse loro con un tono molto più caloroso di quello che aveva fino a quel momento riservato a Madre Nives.
«Adesso sono sicura che nessuno ci stia ascoltando,» disse per spiegare il proprio comportamento. «Come Madre Nives vi avrà sicuramente detto, il motivo principale per cui mi vedo costretta a mettermi in viaggio è perché la mia vita è minacciata.»
«Sì,» confermò Grisella, mantenendo il suo ruolo di mediatrice. «Anche se non ci ha detto nulla né sulla nostra destinazione né sul tipo di prestazione che vi aspettate da noi, vai leronis
Alle parole di Grisella, Taksya alzò involontariamente gli occhi al cielo. Non aveva mai potuto soffrire il tono ossequioso con cui si rivolgeva ai probabili clienti. Ma era noto il fatto che lei non era mai riuscita ad apprendere un metro di comportamento che non la facesse sembrare scortese ed irrispettosa nei confronti di coloro i quali ritenevano la loro persona, a torto o a ragione, al di sopra di tutti gli altri.
Questo era uno dei motivi che l'avevano sempre spinta a collaborare con Grisella. La sua capacità di comunicazione, unita al senso pratico per gli affari di Taksya, rendevano la compagnia delle due Amazzoni una garanzia per qualsiasi viaggiatore. In qualche modo, Ellemir riuscì a percepire tutto ciò e non si ritenne offesa dal comportamento di Taksya. Ma sentiva che c'era qualcosa di stonato in quella ragazza, anche se non riusciva a capire cosa.
All'ingresso delle due donne nella piccola sala aveva ricevuto la strana sensazione di essere in presenza di una persona dotata di laran. Però, quando aveva tentato di mettersi in contatto con la mente di ognuna delle due nuove venute, nessuna sembrava aver ricevuto il suo messaggio. Ma, ancora, dopo il brusco scambio di convenevoli con Madre Nives e la presentazione delle due Rinunciatarie, Ellemir era convinta di aver ricevuto un pensiero di incoraggiamento e simpatia da parte della guida, sensazione che era svanita altrettanto rapidamente quando aveva tentato di afferrare il pensiero per stringere con la donna un legame più approfondito.
Tutto ciò aveva creato una certa apprensione nell'animo della Custode. Se una delle due aveva poteri telepatici non controllati poteva involontariamente trasmettere quello che lei avrebbe rivelato loro, facendole correre il rischio di vedere rivelate le proprie mosse. Era un rischio che non poteva permettersi di correre quindi, mentre aveva controllato che Madre Nives si fosse veramente allontanata dalla sala, Ellemir aveva provato nuovamente di entrare in contatto con la mente di Taksya.
Anche se era certa che il primo messaggio fosse giunto da lei, adesso si trovò davanti ad una barriera impenetrabile che prima era sicura di non aver incontrato. Era come se la donna si fosse istintivamente protetta da un ulteriore contatto ma, si chiese, come sarebbe stato possibile tutto ciò se la Libera Amazzone non fosse stata dotata di un laran perfettamente addestrato?
«Spero di non sembrare offensiva,» la voce di Taksya la colse quasi alla sprovvista. «Ma sono certa che prima voi stavate mentendo, riguardo alla nostra meta intendo... o mi sbaglio?»
Grisella lanciò un'occhiata di fuoco alla compagna, come poteva parlare così ad una comynara, una Custode oltretutto. Ma Taksya non aveva resistito, era sicura di quello che aveva sentito, voleva solo una conferma. Se avesse avuto ancora la sensazione che la donna che era stata presentata loro come Ellemir Alton di Armida, oltre che come Custode di Tramontana, avesse continuato a mentire, Taksya avrebbe fermamente rifiutato l'incarico. Non poteva viaggiare con il sospetto di essere truffata dalla persona che era stata incaricata di scortare e proteggere.
Ellemir guardò attentamente le due Rinunciatarie. La sensazione di contatto con una mente dotata del laran indugiava ancora nei suoi sensi. Poteva escludere con tutta sicurezza Grisella, la sua mente era aperta e limpida come solo quella di un atelepate poteva essere. Taksya invece... adesso che ci prestava più attenzione poteva vedere chiaramente il muro ben fortificato che proteggeva la sua mente. Poteva essere una spia, la sua poteva essere una protezione creata apposta per dissimulare le sue vere intenzioni.
In poche parole, poteva veramente fidarsi di lei?
Ma, riflettendo su quello che era accaduto, dovette ammettere a se stessa che la protezione creata attorno al centro del laran di Taksya non era molto efficiente, visto che per ben due volte la giovane aveva trasmesso messaggi chiari e ben decifrabili ed Ellemir sapeva benissimo che chiunque, in possesso di un laran ben addestrato e che avesse voluto nascondere i propri poteri, avrebbe fatto in modo di evitare di trasmettere pensieri, specialmente sapendo di essere in presenza di un altro telepate.
"Forse sono diventata solo troppo paranoica," pensò Ellemir, "non posso sospettare di tutte le persone che incrociano la mia strada."
«Non saremo affatto diretti ad Armida, come spero invece abbia creduto Madre Nives,» disse alla fine la Custode, mantenendo il tono della voce pari ad un sussurro, come per impedire a chiunque al di fuori dei presenti nella sala, di poter udire le sue parole. «So che vi è stato accennato il fatto che per tutto il viaggio sarò la probabile vittima di attentati. Non so perché, ma qualcuno si è messo in testa di volermi uccidere!» commentò quasi ironicamente, trasmettendo nel contempo a Taksya una visione del piano che lei stessa aveva progettato per raggiungere la sua meta finale.
«Se ho ben capito,» disse invece Grisella. «Voi temete che qualche spia possa nascondersi anche qui, tra le mura di una Casa della Gilda delle Rinunciatarie!» Aveva preso l'eccessiva preoccupazione della donna come una mancanza di fiducia non solo nei loro confronti, ma in quelli dell'intera Sorellanza.
«Calmati, Grisella!» Intervenne Taksya. «Se le nostre sorelle di Darriel dovessero venire indotte a rivelare dove siamo dirette, non credi sia meglio che dicano la verità, quando affermeranno che siamo partite alla volta di Armida?» Grisella stava per ribattere, poi afferrò la lieve sfumatura che le parole della compagna nascondevano e richiuse la bocca, annuendo. «Posso chiedere, con discrezione, dove saremmo dirette in realtà?» Chiese poi con un filo di voce.
La Custode la fissò direttamente negli occhi, continuando a trasmettere i suoi piani per il viaggio. «Credo che non vi farà piacere saperlo,» disse, cercando di sorridere. «Ma la sola persona che mi può dare aiuto in questo momento si trova a Caer Donn.»
«Una gita nel Dominio Rinnegato!» Esclamò Grisella, con tono da cospiratore.
«Avete già qualche piano?» si informò Taksya, dando una gomitata alla compagna. Sapeva, ma non avrebbe potuto spiegare il perché, che quello che aveva sentito era la verità ed aveva già accantonato tutti i suoi sospetti. La sua mente pratica aveva iniziato a fare brevi calcoli su quello che sarebbe servito loro durante il lungo viaggio e non voleva essere distratta da stupidaggini del genere.
«Non saprei,» mentì Ellemir, «voi avete sicuramente più esperienza di me.»
«Pensavo...» cominciò la guida, quasi perplessa. «Non so come mi sia venuto in mente, ma potrebbe anche funzionare...» fece un'altra pausa, come nel tentativo di raccogliere i frammenti di un'idea non ancora completamente formata.
«Allora?» si spazientì Grisella, che aveva perso la convinzione iniziale ed era irritata all'idea che adesso fosse Taksya ad essere così tranquilla e sicura riguardo al loro nuovo lavoro.
«Potremmo effettivamente dirigerci verso Armida, noi due e la vai leronis. Poi, alla prima occasione, potremmo travestirla da Libera Amazzone e tornare sui nostri passi, dirigendoci verso Caer Donn.»
Ellemir, da principio soddisfatta in quanto l'idea di Taksya rispecchiava chiaramente quella che le aveva inviato, rimase lievemente scossa all'idea di doversi vestire ed acconciare in quel modo così...
«Naturalmente, se non sarete d'accordo, se riterrete troppo sconveniente indossare i nostri abiti, faremo tutto il viaggio senza cercare di passare inosservate!» Le parole di Taksya, volutamente derisorie, sembrarono zittire di proposito i pensieri della Custode. «Se qualcuno vi insegue con l'intenzione di uccidervi, vi troverà sicuramente anche sotto mentite spoglie. Ma se volete facilitare di proposito il loro compito...» le parole di Taksya, pronunciate con un involontario tono di disprezzo, suonarono alle orecchie della Custode come un oscuro presagio ed ebbero il potere di far calare il silenzio nella sala.
Grisella trovava buono il piano dell'amica, avrebbero perso qualche giorno di viaggio ma, forse, sarebbero riuscite ad evitare un agguato. Però, sapeva anche di stare volontariamente mentendo a se stessa: per essere all'inizio della loro impresa, le reazioni di Taksya erano troppo esasperate perché le tre viaggiatrici se la cavassero a buon mercato. Per qualcuna di loro, un brivido gelato le corse lungo la schiena al pensiero, quello che stavano per intraprendere sarebbe stato l'ultimo viaggio.
«Se pensate che questo sia il sistema più sicuro per proteggere la mia persona...» la Custode sospirò dolorosamente, «allora acconsento. Un taglio di capelli non è una condizione irrimediabile.»
Taksya annuì soddisfatta, non era sicura che la loro cliente avrebbe accettato la sua proposta, sarebbe stata disposta ad organizzare il viaggio anche portandosela in giro con l'abito cremisi che indossava in quel momento, ma era contenta che avesse deciso di indossare indumenti che, in un certo senso, l'avrebbero resa meno individuabile.
Grisella, cercando di scuotersi di dosso il senso di angoscia che sembrava essersi rintanato nella sua anima, chiese alla Custode per quando era prevista la partenza. Ellemir rimase in pensoso silenzio, non sapeva per quanto ancora sarebbe potuta restare a Tramontana, più preoccupata per la sicurezza della Torre e dei tecnici che vi risiedevano che per la propria incolumità. Dal canto suo, Grisella non aveva abbastanza senso pratico da poter stabilire così su due piedi quanto tempo sarebbe occorso per radunare tutte le scorte necessarie al viaggio.
Nessuna delle due donne sembrava voler azzardare una data e, dopo qualche istante di imbarazzato silenzio, si voltarono verso Taksya, immersa in profonda meditazione.
La guida, sentendosi osservata, si riscosse dai suoi pensieri. «Ci vorranno almeno un paio d'ore per radunare gli animali, di questo puoi occupartene tu Grisella, intanto io andrò in città a comprare provviste e indumenti. Nel frattempo, vai leronis, voi potreste cominciare a preparare i bagagli. Spero che vi rendiate conto che non potrete portarvi dietro molte cose, il viaggio sarà difficile e dovremo viaggiare leggere.»
Ellemir annuì, non aveva bisogno di portarsi dietro nulla di più di quello che aveva indosso in quel momento. Qualche mantello pesante ed un vestito da indossare nei primi giorni, agli abiti necessari per il grosso del viaggio avrebbero di sicuro provveduto le due Rinunciatarie, alcuni documenti che le avrebbero fatto comodo una volta giunta a Caer Donn e la sua pietra matrice. Tutto il resto poteva restare a Tramontana, a disposizione della nuova Custode... se mai fossero riusciti a trovarne una.
«Penso che due, tre ore al massimo, siano sufficienti ad organizzare la mia partenza,» disse Ellemir. «Non sarà necessario comunicare ad altri dove sono diretta, alla Torre sanno già che mi appresto a lasciarli. Sarò pronta a partire non appena voi sarete pronte. Nel frattempo,» allungò a Grisella un sacchetto contenete un buon numero di monete, «spero che vi sia abbastanza denaro per provvedere all'acquisto degli animali e delle provviste.»
Taksya annuì, sbirciando il contenuto del sacchetto. «Non credo abbiate urgenza di partire questa stessa notte,» disse, facendo cenno a Grisella di alzarsi. «Metteremo a punto con calma i preparativi e domani mattina all'alba vi verremo a prendere alla Torre.»
Ellemir si alzò, avviandosi con le due Amazzoni verso la porta. Sapendo per esperienza che i comyn non gradivano il contatto fisico, fastidioso per qualsiasi telepate in quando creava un contatto diretto e a volte doloroso con la mente dell'altra persona, nessuna delle due si preoccupò di tendere una mano verso la loro cliente per suggellare l'accordo e scambiarsi un segno di saluto.
Ellemir aveva però ancora un interrogativo da sciogliere e, contravvenendo ad una delle regole fondamentali delle Torri, tese la mano prima verso Grisella, che la strinse perplessa e quasi desiderosa di interrompere subito il contatto, poi a Taksya.
La guida guardò per un attimo la mano che la donna le stava tendendo. Aveva avuto a che fare con poche persone dotate di laran ma sapeva, grazie ai ricordi provenienti dal suo passato più che per esperienza diretta, che il saluto tipico tra due telepati era un leggero contatto ai polsi. Sfiorò quindi, con una cautela pari a quella della compagna il polso delicato della Custode.
Un contatto breve che colse comunque Ellemir di sorpresa. La Custode fu nuovamente assalita della sensazione di contatto con la mente di un altro telepate, anche se alla fine fu l'immagine di una donna di nobile aspetto, dai capelli rossi come una cascata di rame incandescente, che riempì la sua mente.
Dalle sensazioni che fluivano da Taksya, Ellemir poté intuire che quella era l'immagine mentale che la guida aveva della propria madre e attorno ad essa sembrava aleggiare un intenso alone di rabbia e rancore. Ma, ben presto, come se la Rinunciataria si fosse accorta di quello che stava accadendo, il contatto svanì, lasciando posto alla solita barriera di protezione che sembrava essere stata costruita attorno alle capacità telepati di Taksya.
«È ora che rientri alla Torre,» balbettò Ellemir confusa, il contatto era stato breve ma di una certa intensità. «Vi attenderò per domani mattina.»
Taksya si fece da parte per consentire alla Custode di uscire, dando quasi l'impressione di stare cercando di evitare qualsiasi ulteriore contatto con lei. Grisella non diede importanza alla cosa e accompagnò la loro cliente alla porta d'ingresso, attendendo fino a quando la donna e la sua scorta non furono sparite dalla sua visuale. Tornò poi nella sala della visite per recuperare la compagna, ma Taksya sembrava scomparsa. Sbuffando, si recò allora nella stanza che dividevano e la trovò, con lo sguardo perso nel vuoto, sdraiata sul suo letto a fissare il soffitto.
Grisella la riportò alla realtà, dicendole che forse era il caso che si mettesse in movimento, visto che per trovare qualche buon fornitore avrebbe dovuto recarsi nel cuore della città. Taksya si alzò borbottando, lamentandosi del fatto che c'era tempo e che non le sarebbe occorso molto per procurarsi provviste ed indumenti. Ma, quando Grisella cominciò a punzecchiarla riguardo il suo comportamento poco ortodosso nei confronti della comynara che le aveva assunte, Taksya afferrò il suo mantello ed uscì dalla camera senza rispondere.
Grisella rimase per qualche istante a fissare la porta della loro camera, non credeva di essere andata così pesante con i suoi commenti, ma si distrasse subito dal pensiero di aver offeso o meno la compagna, preoccupandosi invece di cominciare la sua cerca per gli animali da soma e le cavalcature che le avrebbero accompagnate attraverso gli Hellers.
Non perse tempo a chiedere a Madre Nives, o a qualche altra Rinunciataria del posto, se era possibile avere qualcuno dei cavalli custoditi nelle loro scuderie. Lei e Taksya potevano riprendere le due cavalcature che le avevano condotte lì da Thendara ma, sia per le provviste che per la Custode ed i suoi bagagli, necessitavano di almeno altri tre animali. Quindi indossò il mantello più pesante che aveva ed uscì, in cerca di qualcuno che avrebbe potuto indirizzarla verso un onesto fornitore.

***

Taksya, uscita d'impeto dalla Casa della Gilda, si ritrovò a vagare per la piazza del mercato di Darriel. Soprappensiero osservava i banchi più forniti, una parte della sua mente comparava automaticamente il prezzo e la qualità della merce esposta, considerando se era conveniente o meno mettersi a contrattare. Alcuni dei venditori le lanciavano occhiate di disprezzo, Taksya evitò accuratamente quei banchi, mentre altri si rivolgevano a lei come ad un cliente su cui fare un sicuro affidamento.
Dopo poco più di un'ora la Rinunciataria aveva comprato quasi tutto il necessario, le mancavano solo un paio di attrezzi che le sarebbero tornati utili verso la prima metà del viaggio.
Su un banco un po' defilato, pieno di lozioni e intrugli vari, Taksya comprò le ultime cose, che sarebbero servite unicamente a lei e alla loro cliente. Spazzola e forbici, insieme ad una buona quantità di un impasto ottenuto con il mallo delle noci, che sarebbe servito a scurire i capelli della leronis, ed un altro intruglio, ottimo per decolorare i capelli.
Il contatto fisico con la Custode le aveva riportato alla mente la propria madre, morta quando lei aveva da poco compiuto undici anni. I suoi capelli non avevano la stessa sfumature di quelli della leronis ma erano altrettanto rossi e, come lei, aveva il dono del laran.
Ricordava che, nei primi anni della sua infanzia, la madre le aveva raccontato di come quel dono potesse essere utilizzato e di come sarebbe stato valorizzato quando loro due sarebbero riuscite a tornare a casa, nel Valeron, e sarebbero rientrate di diritto nell'aristocrazia comyn.
La piccola Taksya non aveva mai fatto molto affidamento sui sogni della madre, soprattutto avendo sempre dinnanzi a sé la triste realtà delle Terre Aride. Non aveva mai creduto che un giorno qualcuno sarebbe venuto a liberarle ma, grazie all'ostinato comportamento della madre, non si era mai lasciata soggiogare dalle abitudini di quelle popolazioni, anche se i racconti che aveva ascoltato avevano alla fine assunto i contorni di una favola.
Poi, la madre era morta in maniera tragica e lei non aveva mai avuto la possibilità di scoprire se possedeva o meno il laran, sapeva solo che la forte sfumatura rossa dei suoi capelli le avrebbe solo creato dei fastidi.
La donna aveva cominciato molto presto a tingere e decolorare il colore ramato dei capelli della figlia, cercando di renderli il più simile possibile al biondo spento che contraddistingueva le capigliature delle popolazioni delle Terre Aride. Una volta fuggita dai quei luoghi, l'abitudine era rimasta ed in quel momento sentiva più che mai il bisogno di nascondere la sua presunta identità di figlia nedestro di qualche nobile.
In qualche modo sentiva che la Custode si era troppo interessata a lei, aveva percepito i suoi tentativi di sondare la sua mente, proprio come faceva sua madre nel tentativo di scoprire in lei qualche scintilla di laran, ma sapeva anche che la donna non poteva aver trovato nulla perché era sicura di non possedere alcun potere. Taksya era certa che le sue sensazioni fossero semplicemente state rese ipersensibili dal paranoico bisogno di sua madre di scoprire in lei qualcosa che la potesse riportare vicino ai contatti che descriveva avvenivano tra telepati.
"Una partita persa," pensò Taksya sulla via del ritorno, ma si sentiva lo stesso attratta dalla Custode, in un modo che non avrebbe potuto spiegare, come se sentisse che i loro destini si sarebbero presto intrecciati in maniera indissolubile. "Proprio un buon inizio per la nostra scampagnata," la mente della guida continuava a vagare attorno al ricordo della madre, a cui non aveva più pensato dal giorno del suo Giuramento, la cui immagine tendeva a sovrapporsi a quella di Ellemir di Tramontana.
Taksya rientrò in silenzio, salendo con circospezione fino alla camera che divideva con Grisella. La sua compagna era già a letto e solo allora si accorse della tarda ora che aveva fatto vagando per le viuzze di Darriel. Posando in silenzio i vari pacchi, nascondendo con cura il piccolo involucro contenente il necessario per la cura dei capelli all'interno della sua sacca, si preparò per la notte.
Dopo i mesi passati a Nevarsin, durante i quali non aveva ritenuto necessario decolorare i propri capelli, e la permanenza fin troppo lunga a Darriel, la sua corta capigliatura aveva ricominciato a scurirsi e ad assumere il suo normale colorito. Purtroppo le sostanze vendute a Darriel erano di pessima qualità e, dopo solo due mesi dall'ultimo ritocco, Taksya si vedeva costretta a ripetere l'operazione su tutta la lunghezza dei capelli.
Era un lavoro che non aveva voglia di fare quella notte, avrebbe atteso il momento in cui avrebbe dovuto sistemare i capelli della Custode, infondo non c'era tutta quella fretta e Taksya sperava di riuscire a procurarsi qualche prodotto più efficace, nei banchi del mercato di Caer Donn.
Lanciò un'occhiata a Grisella, ma la sua compagna sembrava stesse dormendo tranquillamente. Taksya si distese e cercò di imitarla prontamente, l'indomani le attendeva pieno di rischi e di incognite.
Quella notte, Taksya sognò sua madre.







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