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Titolo: Gli Dei di Darkover, capitolo 11
Autore: Simona Degli Esposti
Serie: Marion Zimmer Bradely's Darkover
Status: in lavorazione
Archivio: SLC
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Gli Dei di Darkover

Simona Degli Esposti



capitolo 11

Men dia

Ellemir rinvenne pochi istanti dopo che Edric l'ebbe posata sul letto. Si sollevò a sedere di scatto, preoccupata e convinta di trovarsi ancora in mezzo ai ghiacci delle montagne ma, quasi immediatamente, si ricordò del salvataggio e dell'arrivo a Castel Aldaran. La preoccupazione non passò, ma Ellemir permise a se stessa di rilassarsi e riprendere un parziale autocontrollo sulle proprie emozioni.
Ellemir era certa che Alaric non avesse ancora avuto modo di rivelare al gemello le proprie intuizioni riguardo i cambiamenti da lei subiti, quindi Edric non poteva ancora sapere della sua nuova condizione e la credeva ancora una Custode. Questo le avrebbe dato un po' di tempo per riflettere sul modo migliore di presentare le novità al suo vecchio amico e di ritrovare le giuste forze che le avrebbero permesso di ribattere ad ogni suo volere.
Nel frattempo, Edric aveva fatto cenno alla governante di entrare nella stanza. La donna, approssimativamente dell'età di Ellemir, era rimasta bloccata a cavallo della porta, senza trovare il coraggio di entrare. Erano anni che quegli appartamenti non venivano utilizzati e Mhaire Scathfell, da un quarto di secolo governante del Castello, aveva trovato la decisione di sistemarvi un'ospite così importante veramente disdicevole.
Sfortunatamente nessuno sembrava condividere le sue idee, specialmente le sorelle MacAran e la vecchia governante, che in quel momento si stavano prendendo cura dell'altra donna, che avevano sistemato nella stanza accanto a quella in cui si trovavano lei ed il Nobile Edric, in origine riservata alla cameriera personale dell'antica proprietaria dell'appartamento.
«Mhaire, sarebbe carino se vi occupaste voi di Domna Ellemir,» il tono di Edric era gentile, ma non ammetteva commenti. «Credo che una donna farebbe sicuramente meno danni di quelli che potrei fare io, aiutando la nostra ospite a sistemarsi.»
Mhaire non rispose, si inchinò leggermente e, senza attendere oltre, cominciò ad aiutare Ellemir a togliersi gli abiti bagnati ed a prepararsi per un caldo bagno ristoratore. Edric attese solo un breve istante, per assicurarsi che il suo ordine sarebbe stato eseguito, poi passò nell'altra stanza, per controllare di persona anche le condizioni dell'accompagnatrice della sua Custode.
Alyssa e Lyanella avevano già liberato l'Amazzone dai vestiti laceri e inzuppati, mentre Renata, la vecchia governante che aveva cresciuto entrambi i gemelli, aveva già preparato un bagno caldo ed attendeva solo che le altre due donne la chiamassero per aiutarle a portare il corpo inerte della ragazza fino alla vasca.
Un'occhiataccia di Alyssa convinse Edric ad andarsene immediatamente dalla camera. «Quando avremo finito ti verrò a chiamare, Edric,» lo tranquillizzò la cognata.
«Volevo solo dire... forse Mhaire ha bisogno di aiuto con Ellemir...» disse Edric, uscendo immediatamente nel corridoio e rimanendo rispettosamente fuori dalla porta.
«Dorilys non è arrivata?» non si stupì Alyssa, assicurandosi che la sorella e Renata non avessero più bisogno di lei. «Vado subito. Tu, nel frattempo, pensa a come raccontare a Dom Kevin l'ultima novità,» aggiunse, ridacchiando nel vedere l'espressione perplessa dell'altro. «Non credo che tu gli abbia riferito dell'arrivo della nostra seconda ospite. Penso che sarà entusiasta nel sapere che una Libera Amazzone è entrata a far parte del gruppo... almeno per il momento!»
Edric non riuscì a ribattere, Alyssa era passata nella stanza di Ellemir, chiudendogli immediatamente la porta in faccia. Rimase per qualche istante fermo davanti alla porta chiusa, rimuginando su quanto aveva detto la donna. Come aveva già previsto, loro padre non avrebbe preso molto bene questa svolta negli eventi, ma non vedeva la necessità di andare subito a riferirgli le ultime novità.
Avrebbe atteso almeno fino al mattino dopo, oppure, nella più malaugurata delle ipotesi, fino a quando Ellemir non si fosse ripresa e non fosse giunto il momento di presentarla ufficialmente al vecchio Dom.
"Per prima cosa, devo parlare con Alaric," si disse, cercando una giustificazione plausibile anche per la propria coscienza, "dobbiamo capire cosa è accaduto quando ha toccato l'Amazzone. Se le sue condizioni sono gravi almeno la metà di quanto sembra, forse non avremo neppure bisogno di portare questa notizia a nostro padre."

***

Finalmente libera dagli indumenti bagnati e comodamente immersa nella calda acqua del bagno, Ellemir cominciò lentamente ad esaminare e valutare gli avvenimenti di quelle ultime ore. Si ricordava perfettamente quello che era accaduto mentre lei e Taksya combattevano contro la morte. Soprattutto ricordava le decisioni prese la prima notte dopo il loro salvataggio.
Una parte della sua mente aveva ascoltato e immagazzinato tutte le conversazioni che si erano tenute nel piccolo appartamento che le era stato assegnato. Aveva captato una sorta di astio misto a timore reverenziale provenire dalla donna che per prima l'aveva aiutata a spogliarsi, ma non era riuscita a capire se entrambi erano rivolti alla sua persona.
La seconda arrivata, molto più giovane, forse coetanea di Taksya, era stata invece come una ventata d'aria fresca. Se non fosse stato per il suo contegno nel trattarla con tutti gli onori relativi al suo rango, Ellemir non avrebbe necessitato di altro che della sua presenza, per rimettersi in sesto. Sarebbe stato difficile e doloroso, sperava solo per i suoi ospiti, spiegare il fatto che lei non era e non voleva più essere una Custode.
Ben presto, abbandonandosi al corso dei suoi pensieri e al piacevole tepore del bagno, Ellemir cominciò ad addormentarsi. Grazie all'addestramento che si era autoimposta dal momento in cui aveva scoperto la trappola che l'attendeva nel sopramondo, rimase ad un livello di poco più profondo del dormiveglia.
I pensieri delle persone che continuavano ad affaccendarsi nell'appartamento scivolavano leggeri attraverso la sua mente. Solo di tanto in tanto un commento più interessante degli altri riusciva a ridestarla un poco, ma ben presto neppure questo sembrò disturbarla.
Frequentemente, Alyssa si affacciava alla porta del bagno per controllare che tutto andasse bene. Decise di lasciare riposare Ellemir in pace, almeno fino a quando l'acqua non si fosse raffreddata troppo. Nel frattempo avrebbe aiutato Mhaire a sistemare i vari oggetti che Dorilys si era premurata di far arrivare al castello, tutto materiale di prima necessità di cui nessuna comynara poteva fare a meno.
«Poteva almeno degnarsi di venire,» commentò Alyssa, depositando sul piccolo tavolo disposto sotto la specchiera un incredibile insieme di spazzole, fermagli e prodotti vari per la cura personale, metà dei quali erano cose di cui Alyssa ignorava persino la finalità. «Anche solo per spiegarle l'utilizzo di tutta questa roba!»
«Dom Kevin ha chiesto a Domna Dorilys di occuparsi degli inviti per la Festa del Solstizio,» ribatté Mhaire, come se i commenti di Alyssa l'avessero ferita personalmente. «Se fosse stata a conoscenza della situazione sarebbe venuta.»
Alyssa non rispose, sapeva benissimo che Edric aveva avvertito per tempo sia Darren che la moglie della brutta piega che aveva preso la situazione. Sarebbe stato almeno doveroso da parte di Dorilys informarsi se poteva essere utile, non per niente era lei la telepate più forte del gruppo, subito dopo Edric.
«Ne ero certa!» il tono irritato nella voce della governante la distolse dai suoi pensieri. «Nessuno si è mai preoccupato di togliere tutti questi vestiti, come se dopo così tanti anni...»
«Dom Kevin non ha mai voluto che toccassimo nulla,» Renata era comparsa silenziosamente sulla soglia, salvando in extremis Alyssa da un'ennesima discussione delirante con Mhaire. «Mi stupisce addirittura che abbia dato il consenso ad usare questi appartamenti. Ma, forse, ha preferito che venisse ospitata qui la Custode, piuttosto che qualcuno di quei montanari suoi vicini invitati per la Festa.»
Mhaire scosse la testa irritata, nessuno sembrava capire nulla in quella casa. Continuando a brontolare tra i denti uscì dall'appartamento, portandosi dietro i vecchi abiti da viaggio indossati da Ellemir. Di sicuro quelli nuovi, forniti ovviamente da Domna Dorilys, sarebbero stati molto più adatti per lei.
«È davvero così grave, il fatto che queste stanze siano state riaperte?» chiese Alyssa, non appena fu certa che Mhaire fosse fuori portata.
«Per lei sicuramente,» commentò Renata, «oltre ad esse si possono riaprire anche vecchie ferite.»
«Non mi dire che centra con quella tragedia a cui Edric e Alaric accennano di tanto in tanto?»
Renata si limitò ad annuire, se Dom Kevin non aveva mai raccontato tutta la storia neppure ai suoi figli, non era di certo suo compito decidere di svelare il mistero di Castel Aldaran, come i gemelli amavano definire quella vecchia faccenda. «Su una cosa Mhaire ha ragione, non credo che Dom Kevin sia contento di essere stato costretto a riutilizzare quest'ala del castello, così come non desidera affatto che si parli del perché.»
Alyssa annuì a sua volta, concludendo poi il lavoro che aveva interrotto. Ormai era ora che la Custode uscisse dal bagno e mangiasse un buon pasto abbondante, prima che Edric piovesse nuovamente nella stanza per concludere la sua indagine sulle condizioni delle due donne.
Ellemir si lasciò condurre docilmente fuori dal bagno, lasciandosi avvolgere in una calda vestaglia ornata di pelliccia. Non era sua intenzione ricominciare a mangiare, durante il viaggio verso il castello il vecchio Donald l'aveva rimpinzata di frutta caramellata e miele, ma non riuscì a resistere alle premure della ragazza.
Dopo aver divorato, contro tutte le sue previsioni, più della metà del cibo che le era stato portato, Ellemir crollò letteralmente sulla poltrona, sprofondando in un sonno profondo, o lo stato di assopimento più simile ad esso che riusciva a concedersi in quei giorni. Alyssa e Renata non ebbero problemi nel sistemarla a letto, uscendo poi in silenzio dalla camera, spostandosi in quella riservata alla Libera Amazzone.
«Credevo che non si sarebbe mai addormentata,» commentò Renata, «le si leggeva in faccia che non riusciva più a tenere gli occhi aperti.»
«Addestramento,» rispose Alyssa. «Dopo tutto è una Custode. Resistere al sonno, per lavorare con le matrici fino al completamento del lavoro, deve essere stata una delle prime cose che le hanno insegnato... credo che sia la stessa cosa che Edric ha cercato più volte di convincerci a fare.»
«Cosa avrei fatto, questa volta?» la voce la fece sobbalzare.
«Niente di grave,» rispose la ragazza a Edric. «Non puoi vederla, si è appena addormentata. Almeno fino a domani mattina la devi lasciare in pace.»
Il tono di Alyssa non ammetteva repliche, quindi Edric si diresse, con malcelata noncuranza, verso il letto dove era stata distesa l'Amazzone.
«Ero venuto per lei, so benissimo che Ellemir ha solo bisogno di riposo,» commentò, ben consapevole che Alyssa non avrebbe creduto neppure ad una delle sue parole. «Le sue condizioni sembrano stabili.»
«Non capisco tutto questo ottimismo,» la voce di Lyanella li raggiunse dalla piccola stanza da bagno adiacente la camera. «Non ha dato nessun segno di ripresa, neppure dopo il bagno. Ho cercato di massaggiare un po' gli arti, per favorire la circolazione, ma sembra non reagire a livello cosciente. Non so come potremo farle riprendere le forze, non riesce a mandare giù nemmeno un goccio d'acqua.»
Edric annuì in silenzio. Magari a livello cosciente non rispondeva, ma la sua mente sembrava ribollire in preda al caos più totale. Passò lentamente una mano lungo il corpo della donna, mettendo in evidenza i canali che conducevano l'energia psi. Un groviglio di nodi linfatici, rossi come il fuoco, cominciarono a pulsare con violenza.
«Se non riesce a scaricare tutta l'energia che ha dentro di sé, non credo che riuscirà a sopravvivere,» disse laconico.
«Non puoi fare nulla?» probabilmente, considerato il tono angosciato con cui aveva posto la domanda, era Alaric che stava parlando per bocca di Alyssa.
«Se tentassimo di liberarle i canali adesso... rischieremmo solo di anticiparne la morte. Dobbiamo lasciar passare almeno questa notte. Domani mattina tutto potrebbe essersi risolto per il meglio.» "O, più probabilmente, per il peggio," ma Edric tenne per se il suo pessimismo.
Non potendo fare altro per nessuna delle due ospiti, Edric ed Alyssa uscirono dall'appartamento, lasciando solo Lyanella e Renata ad occuparsi delle ultime cose.
«Se vuoi puoi andare anche tu, figliola,» disse la vecchia governante dopo poco. «Hai altri lavori da fare. Penserò io a sistemare tutto con calma.»
Dopo qualche flebile protesta, anche Lyanella lasciò la camera. Del resto era vero, doveva occuparsi dei cavalli e sistemare gli altri animali per la notte.
Rimasta sola, Renata sbrigò in fretta le ultime faccende. Aveva portato qualche coperta in più per la notte e abiti nuovi per entrambe la donne, nel caso che la mattina seguente almeno una delle due fosse stata in grado di muoversi. Ma non aveva pensato che Dorilys si sarebbe premurata di rifornire la loro nobile ospite di tutto il necessario e, soprattutto, del superfluo.
Per trovare posto per i vari abiti e le cianfrusaglie nell'armadio della camera padronale, Renata cominciò a spostare i vestiti che ancora vi si trovavano, riponendoli in bell'ordine in quello della stanza dove riposava l'Amazzone.
Mhaire li aveva accatastati tutti in un angolo ma, fortunatamente, non si erano rovinati. La vecchia governante era certa che alla Rinunciataria sarebbero piaciuti anzi, era sicura che avrebbe indossato proprio uno di quelli per la Festa del Solstizio, se si fosse rimessa per tempo.
Rimase per un attimo a rimirare uno degli abiti, persa nei ricordi, poi terminò rapidamente quelle poche cose rimaste in sospeso. Prima di andarsene controllò nuovamente le condizioni delle due ospiti. La Custode sembrava dormire tranquillamente, mentre l'Amazzone era ancora sprofondata nel suo stato di incoscienza.
Sospirando, Renata uscì dall'appartamento, ripromettendosi un'ulteriore controllo durante la notte.

***

Ellemir si svegliò di soprassalto. Era certa di aver sentito un rumore, qualcuno che stava cercando di introdursi nella sua stanza. Sondò mentalmente l'intero appartamento ma non percepì nulla di anomalo, a parte quelli che dovevano essere i pensieri che Taksya stava trasmettendo dalla stanza accanto.
Nonostante la stanchezza che ancora la pervadeva, Ellemir si alzò con cautela. Quando i suoi piedi toccarono il pavimento ebbe l'improvvisa certezza di non essere affatto sveglia. Le sue gambe erano avvolte nel caldo tessuto dei pantaloni di un'Amazzone e i piedi calzavano comodi stivali da camera, foderati di pelliccia e caldi come quelli che aveva lasciato a Tramontana.
Restò per un attimo in quella posizione, incerta sul da farsi. "Sicuramente non sono nel Sopramondo," pensò, "e questo è senza dubbio Castel Aldaran. Non ho mai camminato nel sonno..." Ellemir scosse la testa, confusa. Non le era mai capitata una situazione del genere, "ma non mi sono mai capitati neppure tutti i problemi di questi ultimi giorni!" esclamò irritata a se stessa.
Stava per coricarsi di nuovo quando, attutita dalla pesante porta di legno, la voce di Taksya le giunse dalla stanza accanto.
«Ellemir?» chiese l'Amazzone incerta.
«Taksya!» non poté trattenere la gioia. «Ti sei svegliata! Non ti muovere, vengo io.»
Ellemir entrò nella stanza dell'Amazzone appena in tempo per impedirle di alzarsi. Mentre l'aiutava a ridistendersi sul letto, si rese conto che il proprio abbigliamento era cambiato ed era tornato ad essere quella semplice veste da camera che le avevano fatto indossare qualche ora prima.
Dimenticò subito il fatto e tornò a preoccuparsi delle condizioni di Taksya. Con gentilezza le sfiorò la fronte, cercando di calmare la marea di pensieri che tentavano di soffocare la parte cosciente del cervello dell'Amazzone. Si accorse assurdamente che una parte del suo essere analizzava freddamente tutte le azioni che stava compiendo, facendo notare a se stessa che quello era il comportamento più adeguato per una Custode, non più adatto a lei.
Si costrinse ad abbandonare immediatamente questi pensieri, rivolgendo invece tutta la sua attenzione al tentativo di portare un po' di sollievo a Taksya, ma l'operazione si rivelò molto più difficoltosa del previsto. Lo stato di prostrazione in cui si trovava l'organismo dell'Amazzone le aveva tolto ogni forma di resistenza, specialmente quella che la donna sembrava avere sempre avuto nei confronti dei contatti telepatici.
Il dover pensare al corpo debole e malfermo aveva costretto Taksya ad abbassare le barriere psichiche, restando completamente disarmata contro il contatto catalizzatore di Alaric. Il suo centro del laran si era risvegliato completamente, in maniera improvvisa e devastante, travolgendo il resto della mente e sommergendola con un'infinità di nuove informazioni.
Taksya cercò di girarsi su un lato, tentando di sfuggire ad ogni contatto, quasi infastidita dall'analisi che la donna stava compiendo su di lei.
«Per favore...» la implorò, cercando di allontanare la mano di Ellemir ancora posata sulla sua fronte. «Non farlo, ti prego...»
Ellemir si sentì rabbrividire a quelle parole. Non riusciva a immaginare cosa avrebbe fatto se Taksya avesse veramente deciso di rifiutare ogni contatto con lei. La sua decisione di vivere una vita normale avrebbe perso ogni valore e lei sarebbe stata ricacciata nel freddo bozzolo che le avrebbero ricostruito attorno. Taksya le sarebbe stata sempre accanto, fedele al giuramento di difenderla che aveva prestato non appena si era ripresa dopo l'agguato, ma il pensiero di averla vicina solo come un'ombra protettrice non la soddisfaceva.
"Ma non è per questo che voglio vivere!" pensò rabbiosamente Ellemir.
Taksya sembrò percepire la confusione ed il panico che le sue parole avevano scatenato nell'altra donna e si raddolcì un poco. «Non mi è mai piaciuto...» trovava difficoltà ad esprimere coerentemente i propri pensieri, «sentire qualcuno frugare dentro la mia testa. È una cosa a cui pensavo di non dovere più sottostare.»
Ellemir la guardò con tristezza, poteva capire la sensazione di disorientamento in cui stava vivendo Taksya, aveva provato la stessa cosa durante il breve viaggio che aveva compiuto con lei e la sua compagna Grisella attraverso gli Hellers. Una continua sensazione di essere come un pesce fuor d'acqua, costretta a vivere indossando panni che non erano suoi e che non era stata educata a portare. Come aveva agognato il momento in cui avrebbe potuto varcare la soglia della casa di Edric, per ritrovarsi in un ambiente a lei più congeniale.
«No,» Taksya interruppe il corso dei pensieri di Ellemir. «Non è questo. Non ho mai desiderato essere una comynara, ma non ho paura di non riuscire a vivere in un ambiente che non conosco...» le parole sembravano uscire via via più fluide mentre, tra il caos che regnava nella sua mente, Taksya sembrò far emergere la figura di donna che Ellemir aveva già scorto una volta, all'inizio del loro viaggio.
«Tua madre,» disse incerta. «Era una comynara.» Non aveva bisogno di una risposta, il colore dei capelli di Taksya aveva già cominciato a cambiare dal biondo spento, probabile retaggio di una discendenza dalle Terre Aride, ad un rosso sempre più brillante.
Ellemir non riusciva ancora a capire la repulsione che Taksya aveva nei confronti dei contatti mentali e, tanto meno, cosa potesse centrare la madre in questo. Doveva però capire che sarebbe stato necessario sottostare a questa... tortura, la parola era arrivata direttamente dalla mente della ragazza.
«Non posso costringerti a fare qualcosa che non desideri,» aggiunse Ellemir, in tono forzatamente neutro, «ma dovrai essere addestrata su come utilizzare i tuoi nuovi poteri. Non puoi correre il rischio di mettere in pericolo la tua vita o quella di altri telepati.»
Ellemir rimase atterrita dalla facilità con cui il suo spirito di Custode prendeva ancora così facilmente il sopravvento, nonostante quello che aveva deciso. Ellemir tornò a chiedersi atterrita cosa avrebbe fatto se le condizioni di Taksya fossero di nuovo peggiorate o se, una volta ristabilitasi del tutto, avesse deciso di partire. La parte della sua mente che ancora agognava ritrovare il suo vecchio ruolo si chiese come potesse essere così angosciata al pensiero che la donna che aveva davanti potesse decidere veramente di andarsene, abbandonandola.
Taksya si sollevò a sedere, puntellandosi a fatica su un gomito. «Non crederai davvero che io sia capace di infrangere un giuramento!» esclamò irritata. «Forse per te potrà non essere importante, vai leronis, ma mi hai salvato la vita e io non posso cancellare questo fatto.»
Ellemir si girò verso l'Amazzone, rossa in volto. «Credi forse che non conosca l'importanza del giuramento che hai fatto nei miei confronti? Pensi che il fatto di essere stata rinchiusa per anni in una Torre mi consenta di passare sopra a quello che c'è stato tra di noi?»
Taksya la guardò perplessa, Ellemir le stava inviandole un insieme di immagini, una eco dei fatti accaduti subito dopo l'agguato, di cui non riusciva a cogliere il significato.
«Posso chiedere cosa, esattamente?» nulla di ciò che aveva visto e, soprattutto, nulla di quello che ricordava, poteva spiegarle il commento fatto da Ellemir.
La Custode si alzò, cominciando a camminare nervosamente per la stanza. Non sapeva da dove cominciare a spiegare qualcosa che, nonostante ci avesse riflettuto sopra a lungo, neppure lei era ancora riuscita ad accettare completamente.
«Non importa,» le disse dolcemente Taksya. «Se non per te non è facile da raccontare non voglio sapere più nulla. Spero solo di non avere fatto qualcosa di cui dovermi pentire o vergognare,» concluse con un filo di voce.
Ellemir si avvicino alla Rinunciataria, posandole nuovamente le mani sulle tempie. Quasi istintivamente Taksya cercò di ritrarsi dal contatto poi, dopo pochi istanti, l'espressione sul suo volto si rilassò leggermente, mentre l'altra tentava di ridurre le interferenze che intasavano le sue vie per la ricezione telepatica.
Con tranquillità, tentò di mostrarle più chiaramente quello che lei provava nei suoi confronti, dopo quella prima notte trascorsa insieme. Taksya sembrò irrigidirsi nuovamente ed Ellemir ripensò allo scatto che la giovane aveva avuto quando, dopo la prima notte passata all'addiaccio, si era svegliata e si era accorta di stringere tra le sue braccia...
"Una Custode! Allora è veramente questo il problema," si disse tristemente. Aveva pensato che Taksya sarebbe stata l'ultima persona contro cui avrebbe dovuto combattere per riacquistare la propria identità di donna. "Invece, la più sconvolta di noi di fronte a questa mia decisione, sembra essere proprio lei." Ellemir si sentì all'improvviso stanchissima, incapace di continuare a lottare, fosse pure solo con se stessa.
Taksya percepì lo sconforto in cui era caduta Ellemir e il suo primo istinto fu quello di stringerla a sé e consolarla, ma era troppo scossa da quello che stava passando per riuscire a fare qualunque cosa. Il problema non era il suo ruolo di Custode, sapeva che era stata dispensata dal Giuramento e che ora era una donna libera di ricercare ciò che più desiderava per il proprio futuro.
Lasciò la sua mente libera di vagare, cercando nei propri ricordi qualcosa che potesse far comprendere ad Ellemir quello che stava provando, cosa che le parole avrebbero reso solamente più confusa. Ellemir si sentì come immergere nel turbinio di suoni ed immagini che in quel momento dovevano essere i pensieri di Taksya, ma non riuscì a capire subito quello che la giovane cercava di mostrarle.
L'incredibile afflusso di informazioni stordì Ellemir al punto da farle perdere per qualche istante la cognizione della propria identità. Si sentì trasportare e sommergere da tutte quelle emozioni e, finalmente, comprese tutti i dubbi e le paure che avevano animato Taksya contro ogni rappresentazione del potere tanto agognato da generazioni di comyn.
Si ritrovò bambina, educata nei principi tipici delle popolazioni delle Terre Aride mentre, nottetempo, sua madre le raccontava del suo passato glorioso nel mondo delle Torri, dove non poteva tornare perché non possedeva più la sua pietra matrice. Allora estraeva da un piccolo sacchetto di seta una piccola pietra azzurra, con la quale tentava di saggiare le capacità di Taksya bambina, scoprendo sempre con disappunto che ancora nulla sembrava essersi risvegliato.
Sentiva la costante, atroce presenza della mente della donna nella sua, un continuo stillicidio di immagini e informazioni, quello che la donna ricordava del suo passato e che aveva idealizzato in modo esasperato, come per proteggersi dalla sua condizione di schiava. Sembrava esserci un buco nei ricordi, non venivano mai alla luce i momenti che l'avevano condotta lì, solo gli anni precedenti, nel caldo riparo fornito dalla Torre e dall'utilizzo della matrice.
Poi il vuoto assoluto, il doloroso distacco delle due menti quando, proprio mentre stava agendo sui centri del laran della figlia per risvegliare il donas, senza neppure la certezza che ci fosse realmente, la madre trovò invece la propria morte. Non era chiaro come la donna chiamata Roslyn fosse morta ma, Ellemir ne era certa, quando questo era accaduto si trovava dentro la mente di Taksya. Questa era la spiegazione della barriera che circondava la maggior parte dei centri laran della donna, una difesa contro gli avvenimenti che avevano portato al risveglio del suo donas, anche se era abbastanza chiaro ad Ellemir quale questo potesse essere.
Taksya era ancora troppo debole per riuscire a reggere a lungo lo sforzo di mantenere lucidi i propri pensieri, ben presto le forze la abbandonarono e svenne. Le immagini si interruppero bruscamente, lasciando Ellemir in preda ad una disperazione ancora più profonda.
Nonostante le condizioni dell'Amazzone fossero ancora critiche, aveva trasmesso quelle immagini con una potenza tale che solo un sentimento profondo come l'amore, o forse l'odio, poteva dare. Adesso poteva capire perché Taksya provasse un astio così bruciante nei confronti dei comyn e del laran. Quello che aveva passato da piccola era stato certamente pari ad un incubo.
Ellemir rimase a lungo ad osservarla, accarezzandone in silenzio la fronte. Sperava che fosse ricaduta in quello stato di incoscienza solo a causa dello sforzo fatto, perché aveva come l'assurda sensazione che, in realtà, la giovane non si fosse mai risvegliata.
Con mano leggera ed addestrata, Ellemir controllò la situazione dei canali dell'energia psi della giovane. Erano ancora rossi e pulsanti, come pronti ad incendiarsi. Si chiese come mai Edric non avesse provveduto subito a liberarli, dando così un po' di sollievo al corpo martoriato di Taksya.
Senza scendere troppo in profondità, del resto non avrebbe mai trovato l'energia necessaria per eseguire un lavoro completo, cercò di far defluire l'eccesso di energia lungo quelle poche diramazioni linfonodali apparentemente meno sature delle altre, fermandosi solo quando vide affievolirsi il pulsare dei nodi principali. Sapeva che sarebbe servito a poco, ma almeno avrebbe decongestionato un po' l'intero sistema.
Rimase lì, ferma accanto al corpo inerte di Taksya, indecisa se tornare al suo letto o se restare accanto a lei, sperando in un suo repentino miglioramento e meditando su quello che aveva appena scoperto.
"Non sarà facile," pensò tristemente, posando ancora una volta la propria mano sulla fronte di Taksya, "non dovrò combattere solo contro me stessa, ma anche contro tutti gli insegnamenti impostigli durante la sua infanzia. Che Avarra mi aiuti a non cedere sotto il peso dei miei stessi sogni."
Ellemir decise di rimanere a vegliare l'Amazzone, ma ben presto la stanchezza ebbe la meglio sul suo fisico ancora affaticato e, senza rendersene conto, si distese accanto a Taksya, occupando quel poco spazio che restava vuoto accanto a lei.

***

Erano trascorse solo poche ore, forse soltanto minuti, quando Ellemir tornò a svegliarsi di soprassalto, nuovamente in preda alla sensazione che una terza persona si fosse introdotta nell'appartamento. Si aspettava di trovarsi ancora accanto a Taksya mentre, con sua grande sorpresa, si ritrovò comodamente distesa nel suo letto e nulla faceva pensare che si fosse mai alzata da lì.
Come la prima volta, sondò attentamente l'ambiente attorno a lei ma, a parte le deboli emanazioni di pensiero che giungevano dalla camera di Taksya, non sembrava esserci nulla di anomalo.
Improvvisamente davanti a lei la stanza sembrò animarsi, come se una cortina di veli si sollevasse lentamente davanti ai suoi occhi, rivelandole un paesaggio solitamente celato alla vista degli uomini.
La cosa non sembrò preoccuparla più di tanto. Aveva sperimentato più volte la strana esperienza della preveggenza, facoltà che aveva ereditato dal nonno paterno, oltre al quarto di sangue Hastur che le scorreva nelle vene e ad un sacco di altri problemi che sperava di essersi lasciata per sempre alle spalle.
Sapeva che non esistevano due persone che avessero riferito la stessa esperienza, ognuno vedeva il proprio futuro in maniera assolutamente diversa. Nessuno poteva affermare con certezza quale delle immagini che scorrevano davanti ai loro occhi si sarebbe avverata ma, nella maggioranza dei casi, la cosa importante era come avrebbero poi affrontato gli eventi, essendo a conoscenza del diretto risultato delle loro azioni.
Anche per Ellemir le cose erano sempre andate in quella maniera ma, questa volta, sembrava diverso. Erano anni che aveva cominciato a vedere se stessa nel ruolo di Custode ma, fino ad allora, non c'era mai stata chiarezza riguardo il punto finale della sua esistenza. Ora, diversamente dal solito, vedeva davanti a sé innumerevoli sentieri da percorrere ma, per la prima volta, tutti conducevano alla stessa destinazione. Per una volta non sarebbe contato quello che lei avrebbe fatto per ottenere quello che più desiderava perché, davanti a lei, vi era una sola possibile conclusione.
Con passo malfermo si alzò dal letto, coprendosi le spalle con il pesante scialle che le avevano lasciato a disposizione la sera prima. Si sentiva stanca e affamata, come se avesse lavorato duramente con la matrice per ore, e stentava a reggersi in piedi ma, passo dopo passo, riuscì a raggiungere il letto di Taksya.
Le sue condizioni non erano cambiate da quando aveva tentato di portare un po' di sollievo al suo organismo... se davvero l'aveva fatto, cosa di cui cominciava ormai a dubitare. Ellemir tentò di fare un rapido controllo, ma non riuscì a trovare dentro di sé neppure quel briciolo di energia che le necessitava per farlo.
Si limitò a sedere accanto a lei, stringendole dolcemente una mano, sicura che, in un modo o nell'altro, le sue parole avrebbero raggiunto la coscienza di Taksya.
«Ora sono sicura,» disse sottovoce, stringendo la mano dell'Amazzone al petto. «Per la prima volta in vita mia, non ho paura di rivelare a me stessa quello che desidero, nel timore di vedermelo sfuggire da sotto le dita.»
Ellemir strinse con più forza la mano di Taksya, posando dolcemente le labbra sulla sua fronte, in un tenero bacio che le rendesse per un istante più vicine. Cercò con attenzione le parole che le sarebbero servite per rendere veramente importante, anche agli occhi di Taksya, trovando quello che cercava proprio nella mente dell'Amazzone, in un angolo dove il caos sembrava non essere arrivato.
"Men dia pre'z'biuro, da questo giorno io prometto che ti aspetterò, non importa quanto, per l'amore che ora so che mi lega a te, io giuro che saprò come proteggerti e ti aiuterò, nel modo in cui tu vorrai. Nessuno potrà cambiare questo, fino a quando Avarra vorrà, ed io saprò attendere fino a quando non verrà il momento in cui anche tu scoprirai finalmente dentro di te di amarmi."







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