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Titolo: Gli Dei di Darkover, capitolo 12
Autore: Simona Degli Esposti
Serie: Marion Zimmer Bradely's Darkover
Status: in lavorazione
Archivio: SLC
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Gli Dei di Darkover

Simona Degli Esposti



capitolo 12

Laran

Le voci arrivavano alle orecchie di Taksya come da una grande distanza, attutite e ovattate, come se per raggiungerla fossero state costrette ad attraversare una parete imbottita. Da quello che sentiva, le pareva di distinguere la presenza di tre uomini, ma non le sembrava di riconoscerne nessuna. Sapeva che stavano parlando di lei, non capiva il perché della concitazione che traspariva dalle voci, ma intuiva che il problema di base doveva essere grave.
«Sinceramente non capisco,» stava dicendo uno degli uomini, «se ha parlato con Alaric, per forza i suoi poteri dovevano essere già stati risvegliati.»
«Ti posso assicurare di no!»
«È impossibile Alaric, lo sai benissimo. Non ci è mai capitato di incontrare persone con poteri telepatici sviluppati ma con i centri del laran ancora da attivare.»
«Il fatto che non ci sia mai capitato non significa che non sia possibile,» Alaric non sembrava volersi arrendere. «Tu non hai sentito la potenza generata. Chiedi ad Edric, era collegato con me e non è riuscito a mantenere il contatto.»
Ci fu un lungo silenzio, durante il quale Taksya ebbe l'impressione di continuare comunque a percepire una sorta ronzio sommesso, come stralci di conversazione, ma non udite con i normali sensi.
Darren Darriel rimase pensieroso, Edric gli aveva trasmesso le sensazioni provate durante il primo contatto tra l'Amazzone ed Alaric, non poteva comunicarlo a parole, non c'erano termini per descrivere la cosa. Il fatto che neppure Edric fosse in grado di spiegarsi il fatto rendeva la situazione ancora più ambigua.
La conversazione divenne completamente incomprensibile per Taksya. La giovane cercò di riaddormentarsi, anche se doveva ammettere di non essere sicura di essere completamente sveglia, ma il dialogo tra i tre continuava a penetrare nel suo cervello, sommergendolo di parole senza alcun significato. Solo quando cominciò a lamentarsi, i tre si resero finalmente conto che il soggetto della loro discussione si stava finalmente riprendendo.
Edric si chinò sul letto, evitando di toccarla per non provocarle un pericoloso sovraccarico. Passando le mani su tutta la lunghezza del suo corpo mise in evidenza i canali dell'energia psi, facendo notare con preoccupazione che le sue condizioni non erano di molto migliorate dopo la prima notte di riposo.
Edric aveva deciso, non senza una lunga consultazione con il gemello, di aspettare almeno una decina di ore, prima di procedere alla liberazione dei canali dall'esterno. La manovra era estremamente dolorosa e non erano certi che Taksya fosse in grado di reggere l'intero processo. C'era la possibilità, dopo una notte di completo riposo, che il sovraccarico provocato dal contatto con il catalizzatore si risolvesse da solo.
Ma, dopo quasi sedici ore, il solo miglioramento che sembrava esserci stato era l'attenuazione del pulsare dei linfonodi collegati ai canali di energia, assestatisi ora su un fisso e malsano colore rosso sangue.
«Si è svegliata?» chiese Darren.
Edric non alzò nemmeno la testa, ancora immerso nell'analisi. «Non completamente. Riesce a percepire il mondo esterno, ma non mi sembra che la sua coscienza sia ancora del tutto vigile.» Provò a sondare con delicatezza la mente confusa dell'Amazzone, ricavandone solo un'impressione di caos e rumore. «Riesce a sentire i nostri pensieri,» avvisò.
«Ne sei sicuro?» si informò Alaric, sedendosi accanto a Taksya.
Edric sfiorò la mano del gemello, permettendogli così di percepire l'estrema confusione di echi che il cervello di Taksya rimandava da un angolo all'altro della sua mente, incapace di escludere qualsiasi impulso.
«Abbiamo parlato poco, quindi deve aver percepito i nostri pensieri. Se non è in grado di schermarsi da sola, prima di fare qualsiasi cosa per liberare i canali, dobbiamo fare in modo che la sua mente venga isolata.»
Darren scosse la testa, senza cercare di nascondere il sorriso ironico che gli si era stampato sulle labbra. «Nessuno di noi è in grado di eseguire un tale lavoro.»
«Sappiamo benissimo che ti stai divertendo come un matto, Darren,» commentò a sua volta Alaric. «Scommetto che non vedevi l'ora che accadesse una cosa del genere.»
Edric si estraniò immediatamente dalla discussione. Quando si trattava di Darren, uno solo di loro era più che sufficiente a sostenere le loro opinioni. Riprese quindi a scandagliare la mente dell'Amazzone, rendendosi immediatamente conto che il caos all'interno della sua mente stava aumentando in proporzione all'accaloramento della disputa.
«Siete telepati addestrati!» sibilò rivolto ai fratelli. «Lei non è in grado di escludervi, ma voi potete benissimo farlo!»
L'esecuzione dell'ordine fu immediato e, altrettanto rapidamente, si placò anche Taksya. Nonostante ciò, la discussione tra i due fratellastri sembrava appena all'inizio.
«Non puoi negarlo, Alaric,» riprese Darren, «è indubbio che nessuno di voi due possieda l'abilità necessaria per compiere quello che avete in mente.»
«Tu cosa suggerisci?»
«Di certo non potete ancora chiedere aiuto alla Custode, le sue condizioni non devono essere di molto migliori.»
«Se ci mettiamo insieme, fra tutti e tre dovremmo ottenere qualcosa di buono.»
Darren non riuscì a trattenere una risata. «Vi riesce tanto difficile considerare Dorilys?»
Alaric ed Edric si scambiarono un'occhiata. «Tu credi veramente che Dorilys accetterebbe di curare lei?» si limitò a ribattere il primo.
«È un tecnico addestrato,» rispose Darren, visibilmente irritato. «È una Ridenow e una donna, a vostro dispetto mi sembra lei la persona più adatta per compiere questo lavoro.»
«Darren ha ragione!» concluse Edric per tutti. «Quanto tempo le occorre per arrivare qui?»
«Potresti chiederglielo tu stesso!» il tono di Darren era decisamente provocatorio. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, era sempre stato irritato dalla facilità con cui Edric riusciva a fare quello che a lui risultava difficoltoso. Nonostante lo stretto legame che lo univa alla moglie, lui non era mai stato in grado di entrare in contatto telepatico con lei da una così grande distanza.
«Lo farò immediatamente,» Edric ignorò volutamente Darren. «Alaric, vedi se puoi fare qualcosa per isolarla, sarò subito di ritorno.»
Alaric lo guardò uscire, evitando di commentare la sua scelta, per non essere costretto a riprendere la discussione. Non aveva mai avuto problemi con la moglie del fratellastro, ma non poteva negare che tra di loro esistesse una profonda antipatia. Edric, avendo la possibilità di essere più obiettivo di lui, imputava il fatto alla precarietà che la situazione sentimentale di Alaric aveva agli occhi della cognata.
Dorilys, secondo l'educazione impartita ad ogni giovane comynara, era certa che la sola cosa che una donna potesse desiderare, per sentirsi completa ed appagata, fosse l'essere sposata ed avere la possibilità di mettere al mondo una mezza dozzina di figli, preferibilmente maschi. Era sicura che nessuna donna potesse vivere con tranquillità accanto ad un uomo se non dopo averlo sposato di catenas, essere unita a lui come Libera Compagna valeva per lei poco più che un contratto per essere la sua barragana.
Per questo aveva sempre male tollerato la vicinanza di Alaric ed Alyssa, trattenendosi dal fare commenti sgradevoli solo per lo stretto legame di parentela che esisteva tra le loro famiglie. Non perdeva comunque nessuna occasione per far pesare questa terribile verità sulle loro spalle.
«Non ho assolutamente nulla contro Dorilys,» affermò Alaric, captando i pensieri di Darren. «Ma, sono sicuro che non sarà contenta di dover aiutare una Libera Amazzone. Se consideri quello che pensa di Alyssa e me, come credi che si comporterebbe con lei?»
Darren non si preoccupò di ribattere, conosceva la moglie e sapeva che Alaric aveva ragione. Se Dorilys avesse accettato di liberare i canali di energia psi di Taksya, l'avrebbe fatto solo perché era giunta a Castel Aldaran come scorta a una Custode... "e per dimostrare la propria magnanimità all'erede della casata," aggiunse mentalmente, chiedendosi poi con stupore se quel pensiero fosse veramente suo.
«Aspetterò le novità nello studio di Dom Kevin, penso che qualcuno dovrebbe preoccuparsi di dargli una mano per organizzare la permanenza a palazzo di tutti gli ospiti che abbiamo messo assieme.»
Senza attendere una risposta, uscì dalla stanza, lasciando ad Alaric il compito di provvedere alla schermatura della mente di Taksya. Il catalizzatore, nonostante fosse abituato a compiere quella manovra, si sentiva agitato al pensiero di doversi occupare da solo della cosa. Si sentiva fin troppo responsabile delle condizioni della donna e, inconsciamente, aveva paura di fare altri danni. "Se solo Alyssa fosse qui," pensò sospirando. Anche se non avrebbe potuto aiutarlo molto, almeno la sua presenza lo avrebbe risollevato un po'.
«Basta chiedere,» fece una voce alle sue spalle. «Dimmi cosa devo fare e cercherò di non creare più problemi di quelli che potresti fare tu da solo!»
Alaric finse di non reagire alla battuta della sua compagna. Detta da chiunque altro sarebbe stata fonte di una disputa che sarebbe poi stata annegata nel sangue delle famiglie dei due contendenti ma, provenendo dalle labbra di Alyssa, la frase non poteva che farlo sorridere.
Fu un lavoro più facile del previsto. Sembrava infatti che la mente di Taksya possedesse già una sorta di schermatura, messa parzialmente fuori uso dal primo contatto con Alaric, e che lei non vedesse l'ora di rialzarla per concedersi un po' di pace. La sola cosa che il giovane aveva dovuto fare era dare un po' di energia a questa forma di difesa e sperare che potesse isolare adeguatamente Taksya anche da quello che stavano per farle.
«Non sarebbe più comodo uno smorzatore telepatico?» domandò Alyssa, una volta terminata l'operazione.
Alaric scosse la testa in senso di diniego. «Sinceramente non so se Dorilys riuscirebbe a lavorare con uno smorzatore a dieci centimetri da lei.»
«Dorilys?» lo stupore di Alyssa sarebbe bastato per entrambi. «Povera ragazza, non potevate farlo voi, questo lavoraccio?»
«Per una volta, Darren ha ragione. Dorilys è una empatica ed è una donna. Nessuno meglio di lei potrebbe eseguire un'operazione delicata come questa...»
«Tranne, forse, una Custode.»
«Non possiamo chiederglielo,» ribatté Alaric. «Deve ancora riprendersi del tutto. Poi, dopo quello che hanno passato, starebbe troppo attenta ad evitare di causarle altro dolore e, di dolore, ne sentirà parecchio mentre Dorilys cercherà di liberarle i canali.»
«Sarà...»
«Pessimista?»
«Fin troppo realista,» borbottò Alyssa. «A Dorilys non piacciono le donne come Taksya. Se fosse per lei le spedirebbe tutte in uno degli inferni di Zandru, e senza troppi complimenti. Non credo che farà salti di gioia, quando Edric le dirà cosa vuole da lei.»
«Non sottovalutarla. Farà tutto quello che le chiede e lo farà nella maniera più inappuntabile... né più né meno di quello che farebbe se Edric le chiedesse di curare uno dei suoi cavalli preferiti o il primo bastardino che trovasse rifugio dentro la cuccia di Rusty.»
«In modo rapido, efficiente e senza sporcarsi troppo le mani!» concluse per lui Alyssa, annuendo vigorosamente.
Rimasero in silenzio per qualche istante, chiedendosi quanto di quello che avevano detto potesse essere stato capito dall'Amazzone. Anche se priva di conoscenza, poteva benissimo creare una forte resistenza alle manovre che Dorilys avrebbe dovuto compiere. Se poi, anche se involontariamente, era stata precedentemente istigata contro la sua salvatrice...
«Forse era meglio se stavamo zitti, vero Alaric?» commentò Alyssa, quasi dispiaciuta.
Il giovane scosse negativamente la testa. «Se riceve con la stessa potenza con cui trasmette... credo che avrebbe trovato la vicinanza di Dorilys molto fastidiosa anche senza il nostro aiuto.»
Il rumore della porta alle loro spalle che si apriva interruppe bruscamente la conversazione. Alyssa ebbe la fugace immagine di Dorilys e Darren che si avventavano su di loro, protestando animatamente su quello che avevano appena sentito, invece, da dietro il pesante uscio, comparve la testa canuta della vecchia leronis di Castel Aldaran.
Alaric non aveva mai saputo il suo vero nome, la vecchia abitava al castello fin da prima della loro nascita e, in passato, si era occupata di tenere in vita una specie di Torre. Ma, dopo che era sopraggiunta la necessità di mandare Edric presso la Torre di Tramontana, nella speranza di alleviare le sue crisi di Malessere della Soglia, la donna aveva rinunciato anche a quel compito.
La Torre del castello, soprattutto per mancanza di telepati, non si era mai potuta sviluppare al pieno delle sue possibilità ed era andata rapidamente in rovina. Solo la grande pazienza che la contraddistingueva aveva impedito alla leronis di abbandonare per sempre il casato e il suo Dom al loro destino, per trasferirsi nella legittima Torre del vero Castel Aldaran.
Infatti, Dom Kevin non era mai stato un grande telepate e, stando alle chiacchiere, non era neppure stato addestrato in una vera Torre, come del resto la maggior parte dei suoi nobili vicini. La donna che aveva preceduto l'attuale leronis si era preoccupata di addestrare alla meno peggio tutti i componenti del clan dotati di laran, così come la sua erede aveva tentato di fare con i figli di Dom Kevin.
Quando era venuta a sapere del probabile arrivo al castello di una Custode, la vecchia leronis si era sentita come liberata da un peso. "Finalmente," aveva pensato, "il giovane erede non verrà più ad attaccarsi alle mie gonne, quando gli servirà aiuto per i suoi giochetti o per tentare di controllare una matrice troppo potente."
Si era immediatamente preoccupata delle disavventure subite dalla preziosa ospite e, grazie alle notizie fornitegli dalla vecchia governante Renata, aveva evitato di trovarsi tra i piedi del Nobile Edric al momento dell'arrivo di questa famosa Ellemir di Tramontana.
Quel mattino, Renata si era recata da lei per raccontarle le ultime novità e le aveva parlato dell'altra donna che era giunta al castello assieme alla Custode del giovane Edric. Incuriosita dalla cosa si era finalmente decisa di fare una capatina nei vecchi appartamenti dove avevano sistemato le due donne. Era rimasta per qualche istante ferma fuori della porta che portava alle stanze secondarie dell'appartamento, ripensando alle vecchie vicende legate a quelle camere poi, avvertendo all'interno solo la presenza di Alaric ed Alyssa, si era decisa ad entrare.
«Siete voi,» sospirò Alyssa sollevata.
«Pensavamo di vedervi qui ieri sera, leronis,» aggiunse Alaric, cercando di cambiare discorso.
La vecchia donna ridacchiò sommessamente. «Se fossero stati loro li avreste sentiti molto prima di quanto avete sentito me!» esclamò poi, fissando i due giovani con tale intensità da farli arrossire.
Subito dopo, quasi avvertendo nell'aria qualcosa di familiare, la donna si avvicinò con circospezione al letto su cui giaceva l'Amazzone.
«Non può essere...» mormorò, stringendo tra le dita il sacchetto di pelle decorata in cui teneva la propria pietra matrice. «Infatti, non poteva essere!» aggiunse poi a voce più alta, raddrizzando completamente la sua figura e assumendo un'aria più professionale.
«Stavo tentando di schermare la sua mente,» le disse Alaric, portandosi al suo fianco, «Dorilys dovrebbe tentare di liberarle i canali, senza un po' di aiuto potrebbe morire.»
La leronis annuì in silenzio. Con mano esperta controllò di persona le condizioni della ragazza poi, perplessa, si rivolse al giovane catalizzatore. «Questa donna avrà quasi la tua età, Alaric. Come è possibile che i suoi centri del laran non si fossero ancora risvegliati completamente?»
«È quello che ci stiamo chiedendo tutti.»
«Hai notato nulla... di strano, quando ti sei messo in contatto con lei?» chiese poi la donna, con apparente noncuranza.
Alaric restò per un attimo in silenzio. «No, niente di particolare,» rispose alla fine. «Tranne, forse...» Non fece in tempo a terminare la frase che, in un attimo, la stanza si riempì della presenza di Dorilys Ridenow, moglie legittima di Darren Darriel.
Nel momento in cui la donna fece il suo ingresso nella stanza, qualche minuto dopo, la leronis scambiò uno sguardo divertito con Alaric ed Alyssa. Era questo quello che aveva inteso dire al momento del suo arrivo. Non si trattenne oltre, disse rapidamente ad Alaric di cercarla, una volta terminata l'operazione, per riferirle i risultati, ed uscì silenziosamente dalla stanza.
Dorilys, già impegnata a studiare la situazione, non si era neppure accorta della sua presenza, così come aveva praticamente ignorato i cognati ma, con un sussulto, si sentì come intimorita quando Ellemir Alton varcò la soglia della piccola camera.
Alaric ed Alyssa le si fecero subito incontro. Entrambi avevano trascorso il loro anno di addestramento alla Torre di Tramontana ed avevano di lei un caro ricordo. Alyssa, ricordandosi appena in tempo di presentarla alla seconda coppia che ancora non la conosceva, si preoccupò immediatamente delle sue condizioni, avvisandola che non riteneva ancora opportuno che lei si alzasse dal letto.
«Così eri tu,» le disse Ellemir. «Mi sembrava di sentirmi troppo a mio agio ieri sera, dovevo immaginare che fosse perché conoscevo già la persona che si occupava di me. È un peccato che non abbia realizzato subito.»
«Eravate molto stanca, vai leronis, anche adesso non dovreste affaticarvi. Dovreste passare a letto almeno un'altra mattinata.»
Ellemir scosse negativamente la testa. «Ti ringrazio per la tua buona volontà, Alyssa, ma dovevo vedere Taksya. Questa notte...» Ellemir si rese conto di non riuscire a trovare le parole adatte a spiegare i fatti accaduti quella notte.
In quel momento poteva vedere le condizioni critiche in cui versava l'Amazzone e, nonostante fossero ben schermati, nessuno dei presenti riusciva a nascondere del tutto la preoccupazione e la convinzione che la giovane non sarebbe riuscita a sopravvivere all'operazione che si vedevano costretti a compiere.
«Questa notte credo di essermi riposata abbastanza,» concluse la frase Ellemir. «Posso?» Tutti si scostarono, lasciandole la via libera per raggiungere il letto di Taksya.
Ellemir non riuscì a reprimere un brivido. Nel sogno, ma era ancora convinta che non lo fosse stato affatto, Taksya le era sembrata solo molto provata ma, quel mattino, poteva vedere da sola che l'Amazzone si trovava ad un passo dalla morte.
Con mano esperta controllò la situazione, mettendo in evidenza i canali. Come ricordava, prima di addormentarsi nuovamente, lei stessa si era preoccupata di decongestionare il flusso dell'energia e, effettivamente, i linfonodi erano ancora di quel colore rosso sangue che tanto l'aveva preoccupata.
«Ellemir!»
La donna si sentì come mancare. Edric era arrivato nella stanza da pochi secondi e già lei, nonostante il suo aspetto così poco regale, si senti come innalzata su un piedistallo.
«Felice di rivederti, Edric.»
«Ellemir,» il tono del giovane si fece più caldo. «Pensavo che non sarei riuscito a vederti neppure oggi,» aggiunse poi, allontanandosi da lei per osservarla meglio.
«Non è questo il momento,» si schermì Ellemir, «ci sono problemi molto più importanti!»
Edric si avvicinò al letto dell'Amazzone, controllandola per l'ennesima volta, come aveva fatto poco prima la stessa Ellemir. «Incredibile!»
«Cosa?» si informò Dorilys, solo a quel momento rimasta in disparte ad osservare gli avvenimenti.
«Non credevo possibile che le sue condizioni potessero stabilizzarsi in così breve tempo,» le spiegò Edric, descrivendole rapidamente lo stato in cui si trovava solo poche ore prima. «Sembra addirittura che i canali si siano un po' liberati dall'ultima volta che l'ho controllata.»
«Forse è la sua presenza,» azzardò Alyssa, indicando con un cenno della testa Ellemir.
«Idiozie!» fu il secco commento di Dorilys, pronunciato a mezza voce al marito.
Ellemir si sedette sul letto di Taksya, prendendole gentilmente una mano mentre, senza accorgersene, Edric trattenne per un istante il respiro. Era la prima volta che vedeva la sua Custode toccare qualcuno che non fosse un membro di un Cerchio o un altro telepate pienamente addestrato.
«Forse Alyssa non ha tutti i torti,» la contraddisse Ellemir. «Probabilmente sono la sola, in questa stanza, che le dia un po' di fiducia e a cui possa appoggiarsi.»
«Parlate come se fosse cosciente,» ribatté Dorilys.
Ellemir fissò attentamente la giovane. Dorilys era una bella donna: alta, bionda e con due grandi e profondi occhi azzurri. Anche se i suoi capelli erano del tipico colore chiaro dei Ridenow, nessuno poteva mettere in dubbio la sua educazione tipicamente comyn. Ellemir provò nei suoi confronti un immediato senso di distacco, rendendosi subito conto che, in realtà, stava somatizzando quello che Dorilys provava invece nei confronti degli altri presenti nella camera.
Dorilys, caparbiamente, fronteggiò a viso aperto l'esame di Ellemir, lasciando trasparire fin troppo chiaramente quello che pensava di Taksya e di lei stessa, che si era messa nelle mani di una donna di così facili costumi invece che farsi scortare dal gruppo di soldati che Edric sicuramente le aveva offerto come scorta.
Ellemir rispose seccamente, rispondendo al suo commento. «Ovviamente, anche il telepate meno dotato lo noterebbe!» Dorilys avvampò. «Mi troverete nello studio di Edric, quando vi sarete decisi sul da farsi, venite pure a chiamarmi!» disse, uscendo precipitosamente dalla stanza, seguita a ruota dal marito.
Nessuno tentò di fermarli e, non appena l'eco della loro presenza fu scomparso dall'aria, Alaric si avvicinò ad Ellemir, inchinandosi lievemente davanti a lei.
«Benvenuta a Castel Aldaran,» le disse, «e benvenuta nell'inferno privato della nostra Dorilys.»
Ellemir non fece altre domande, si sarebbe preoccupata in seguito della famiglia di Edric. In quel momento la cosa che più la preoccupava erano le condizioni di Taksya.
«Cosa avevate intenzione di fare?» chiese, rivolgendosi a Edric. «Dovevate tentare subito di far defluire l'energia in eccesso. Poteva anche non sopravvivere, nessuna persona normale lo avrebbe fatto in quelle condizioni.»
«Lo hai appena detto tu stessa,» cercò di giustificarsi Edric. «La tua Amazzone sembra avere una fibra molto più resistente di quanto non possa sembrare. Agire nelle condizioni in cui si trovava ieri sera voleva dire rischiare di ucciderla a sangue freddo.» Ellemir scosse la testa, poco convinta dall'affermazione di Edric. «Inoltre,» riprese il giovane, prima che lei potesse dire qualsiasi altra cosa, «non c'era nessuno a cui potevamo rivolgerci per compiere un'operazione così delicata.»
«Tu non ne eri capace?»
«Lo sai benissimo,» si schermì Edric. «Sono molte le cose che posso fare, ma questo è fuori dalla mia portata.»
«Chi allora?»
«Dorilys è la sola ad avere abbastanza capacità per portare a termine un'operazione simile.»
«E... Dorilys non era disponibile?» il tono della voce di Ellemir era involontariamente sarcastico.
«Lei e Darren non abitano al castello, non è riuscita ad essere presente al vostro arrivo.» Il tono di Edric era abbastanza convincente, ma ad Ellemir bastò osservare le espressioni di Alaric e di Alyssa per capire come stavano veramente le cose.
«Basta!» disse alla fine. «Più aspettiamo meno possibilità di riuscita ci rimangono.»
«Vado a chiamare Dorilys,» disse Edric, uscendo dalla stanza prima che Ellemir potesse protestare.
Alyssa si avvicinò a Taksya, appoggiando una mano sulla sua fronte. «Scotta e anche voi sembrate accaldata.» Ellemir annuì, sentiva dentro di se un'eco di tutto il dolore provato da Taksya. «Non potete rimanere,» concluse Alyssa. «Non l'aiutereste.»
Ellemir la guardò interrogativamente poi, in un lampo, capì a cosa si riferiva la donna. Ormai, lei e Taksya erano entrate come in sintonia e qualsiasi cosa una provasse veniva immediatamente trasmessa anche all'altra. Ellemir avrebbe vissuto in prima persona il dolore causato dall'operazione che Dorilys si accingeva ad eseguire e, a dispetto di tutte le volte che era stata lei stessa ad eseguirla, questa volta non sarebbe riuscita a contenere le emozioni. Taksya avrebbe trasmesso le sue sensazioni, lei le avrebbe assorbite e rimandate verso l'Amazzone, rischiando solo di aumentare il dolore e la sofferenza che avrebbe sicuramente provato.
«Ha bisogno di qualcuno che la sostenga,» per un attimo Ellemir temette di crollare, mettendosi a piagnucolare come una bambina.
«Resteremo noi,» si offrì Alaric. «Credo di essere abbastanza in sintonia con Taksya, sono riuscito a stimolare le barriere di protezione del suo cervello senza troppi sforzi e, con Alyssa vicino, dovremmo riuscire a tenerla calma ed a farle sopportare tutto fino alla fine.»
Ellemir annuì riconoscente. «Qual è il posto più isolato del castello,» chiese poi. «C'è sempre il rischio che la vicinanza renda inutili tutte queste precauzioni.»
«Lo studio di Edric,» risposero Alaric ed Alyssa all'unisono.
Ellemir li ringraziò con un cenno, dirigendosi rapidamente verso la propria stanza. «Sarà meglio che vada, prima che torni Dorilys, e che indossi abiti più consoni all'ambiente in cui mi trovo, prima di raggiungere Edric,» disse, lisciando pensosamente la preziosa veste da camera bordata in pelliccia che aveva trovato al risveglio accanto al letto.
La porta della camera si chiuse una frazione di secondo prima che Dorilys entrasse nella stanza. Una volta dentro si guardò intorno, come per controllare che non vi fosse nessun altro nelle vicinanze, poi, soddisfatta, si avvicinò al letto.
«Mi aiuterete voi?» chiese ai cognati.
«Se la cosa non ti disturba,» rispose Alaric.
«Affatto, la tua conoscenza delle reazioni di queste... donne, potrebbe esserci utile in questo momento,» commentò Dorilys, sorridendo maliziosamente ad Alyssa.
«Non vedo il motivo di attendere oltre,» fu l'unico commento della ragazza.
«D'accordo,» sospirò Dorilys, «cominciamo.»







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© Simona Degli Esposti