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Titolo: Ho sparato a Lord Voldemort
Capitolo 6/11: Contro ogni probabilità
Autore: sssilvia
Serie: J.K. Rowling's Harry Potter
Status: concluso
Archivio: SLC, Fanfiction.net
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Ho sparato a Lord Voldemort

sssilvia



capitolo 6

Contro ogni probabilità

Lene guardò il soffitto della sua stanza e mosse svogliatamente la bacchetta su e giù. Quasi all'istante milioni di piccole luci si accesero, illuminando dolcemente l'ambiente. Non ricordava come dovevano essere le costellazioni, anche se le aveva viste un sacco di volte, e così se ne inventò di sue. La costellazione dell'armadillo, del bradipo e della papera fecero spazio a quella di Mary-Hi-Ho, che poi era il nuovo puledro di Jenny-Sbuffa. Chissà che cosa stavano combinando, senza di lei.
Aveva come il sospetto che a Voldemort non interessassero un granché i suoi cavalli. Ogni volta che aveva provato ad accennare alla cosa lui aveva cambiato argomento. Potter di qua, Potter di là... era una vera e propria ossessione.
Aveva anche il sospetto che se fosse di nuovo uscita dalla casa e si fosse materializzata in Texas lui non sarebbe stato affatto contento.
Non che la cosa avesse molta importanza, ma quando lui non era contento tendeva a diventare sarcastico. A Lene non piacevano le persone sarcastiche, forse perché lei era un'esponente di spicco della categoria.
In quei pochi giorni aveva imparato un sacco di cose sulla magia. E sui maghi. Ai maghi non piacevano le cose divertenti, ad esempio. Non è che non si divertissero (beh, a parte noi-sappiamo-chi, pensò, di cattivo umore), ma proprio non avevano il bernoccolo per un po' di divertimento vecchio stampo. Usavano magie dai nomi pomposi, vestivano in modo pomposo e parlavano in modo pomposo.
Sembrava che per loro la magia fosse la roba più importante del mondo.
Certo, la magia non era male. Lei aveva già imparato un sacco di incantesimi... beh non è che avesse avuto molte alternative, vero? Quando non puoi staccare gli occhi dai libri...
Mh, quella gente era strana. Sia i buoni che i cattivi.
Scalciò via un po' di coperte e scese silenziosamente dal letto. Non aveva sonno, mentre invece aveva fame.
Quello che voleva in quel momento era un gustoso ed appetitoso chili con carne. Tempo prima aveva surrettiziamente messo le mani su un'antica ricetta tradizionale, qualcosa per cui ogni texano avrebbe ucciso, e aveva imparato a cucinarla.
Sventolò la bacchetta e fece comparire pentola ed ingredienti.
Sperava che gli ingredienti evocati fossero altrettanto freschi di quelli comprati all'alimentari.
E che servissero a scacciare un certo pensiero che si era intrufolato nel suo cervello e non voleva uscirne. Il pensiero era: «Ma sei stupida?»

***

Severus Piton si era appena materializzato fuori dalla porta del covo dell'Oscuro Signore. Detestava profondamente la tempesta perenne, la voragine di ghiaccio e la neve, anche perché l'elfo domestico ci metteva sempre dei secoli ad andare ad aprire.
Quando finalmente l'alto portale cigolò sui cardini Piton si affrettò ad entrare, scrollandosi i venti centimetri di neve che gli si erano appoggiati sulle spalle. Qualcuno avrebbe detto che erano sempre meglio della solita forfora, ma lui preferiva la forfora, grazie tante. E poi non era colpa sua se aveva i capelli grassi.
Seguì il decrepito elfo attraverso i corridoi oscuri (leggi: dannatamente bui) della casa, sollevando perplesso le sopracciglia alla vista dei cambiamenti che erano stati fatti al suo vestito. Era sempre un cencio puzzolente dal colore indefinibile, ma ora, proprio sul di dietro, aveva una grossa stella dorata e brilluccicante. Piton pensò che forse Voldemort ce l'aveva attaccata per non perderlo di vista tra le ombre.
L'oscuro signore sedeva sulla sua grossa seggiola di ebano nero davanti al camino. Sembrava non muovere un passo senza la grossa seggiola (il trono, come a volte lo chiamavano).
Piton si inchinò deferente, fin quasi ad appoggiare la fronte sul pavimento (la sua lombaggine non era d'accordo, ma meglio così che trovarsi la spina dorsale fratturata).
«Ah, Severus...» prese gentilmente atto della sua esistenza l'Oscuro Signore.
«Mio padrone...»
«Che notizie mi porti?»
Piton si risollevò lentamente e si guardò intorno. Era una sua impressione o anche sopra al camino c'era una fila di stelline?
«Ho scoperto qualcosa su Potter, signore,» Piton riusciva a mettere nel nome Potter anche più disgusto di quello che abitualmente ci metteva Lord Voldemort, il che era tutto dire.
«Ah sì?»
«Sì, signore... ma che cos'è questo strano odore?»
Nell'aria ferma e polverosa della sala, infatti, si era lentamente infiltrato un aroma pungente e speziato. Sembrava anche dannatamente urticante, tra l'altro.
Voldemort annusò l'aria con fare circospetto, poi si mise una mano sugli occhi.
«Che cosa sta combinando, ancora?» borbottò, desolato.
Piton rimase in rispettoso silenzio.
Il suo maestro si alzò pesantemente dalla sedia e annusò di nuovo l'aria.
«Mi stavi dicendo, Severus?» chiese, in tono assente, mentre si incamminava lungo un corridoio. Piton gli si piazzò alle costole, la mano sulla bacchetta. Non che ci fosse qualcosa da temere, proprio nella casa dell'Oscuro Signore (beh, a parte l'Oscuro Signore stesso, ovviamente), ma per Piton mettere mano alla bacchetta appena qualcuno gli dava le spalle era un riflesso automatico.
«Potter sta disperatamente cercando qualcosa, signore. E' stato visto aggirarsi in una serie di posti piuttosto... insoliti, si potrebbe dire.»
«Insoliti?» Voldemort si era addentrato in un corridoio dall'aria lugubre (beh, tutti i corridoio lo erano), sul cui fondo doveva indubbiamente trovarsi la fonte dell'odore. A giudicare da questo, poi, doveva trattarsi di una pozione particolarmente potente e letale.
«Hem, sì, signore. In una palude in Scozia... e intendo proprio dentro la palude, signore... su un ponte sospeso in Sud America... qui pare che si sia dondolato a lungo fingendo di perdere l'equilibrio...»
«Ah! Sapevo che eri tu!» gridò in quel momento Voldemort, aprendo di scatto una porta. «Che cosa stai combinando!»
Piton si sporse per osservare l'interno della stanza.
Era una camera da letto (c'era un letto, il che era un buon indizio - dalle coperte tutte appallottolate, tra l'altro). Il soffitto sembrava la riproduzione di un cielo visto da qualcuno che si fosse drogato col veleno di arcomantula, le tende nere erano cosparse di stelline fucsia (sì, fucsia!) e il camino scoppiettava allegramente di verde. Sopra c'era un grosso calderone da pozioni, dal quale indubbiamente proveniva l'odore.
Affianco al calderone, con aria perplessa c'era una strega con una bacchetta in mano.
Doveva essere sulla trentina, aveva larghi occhi azzurri, labbra carnose e un po'imbronciate, quello che si sarebbe detto "un bel personalino" e sotto agli abiti da strega calzava degli stivali da cow-boy di pelle di serpente.
«Oh, ciao. Chi è il tuo amico?»
Piton sbatté la palpebre un paio di volte. Quella donna poteva possibilmente aver appena detto "ciao" in tono distratto al più grande mago malvagio di tutti i tempi? Evidentemente sì, visto che Lord Voldemort non si era dimostrato sorpreso, ma si limitava a fissarla in cagnesco.
«Che. Cosa. E'. Quella. Roba.» Scandì.
Lei sorrise. «Chili,» disse, tutta contenta.
«Cosa?»
«Chili. Una ricetta texana. Ne vuoi assaggiare un po'? E' quasi pronto.»
Lord Voldemort rise velenosamente. «Vorrai scherzare? Sembra linfa di Bubbotubero!»
La strega sventolò un po' la bacchetta, che si trasformò in un lungo cucchiaio di legno, e la immerse nel calderone.
«Avanti, poche storie,» disse, tendendo il cucchiaio. (Piton quasi svenne per l'impudenza della frase).
«Oh, no...» si schermì l'Oscuro Signore (che quel giorno era molto strano, secondo Piton).
«Forza, aprì la bocca...» la strega si era fatta sotto col cucchiaio, e adesso lo stava infilando in bocca all'Oscuro Signore. Un tentato avvelenamento? Proprio davanti ai suoi occhi?
Il cervello di Piton lavorò velocemente: quella donna stava cercando di avvelenare il suo capo... lui era lì e poteva impedirlo... se il capo fosse morto chi gli sarebbe succeduto?... hem, in fondo immischiarsi non era educato.
Voldemort mandò giù un boccone e iniziò a contorcersi in modo strano.
Ecco! Piton lo sapeva! Era veleno! Ma perché Voldemort lo aveva mangiato?
Gli occhi del capo sembrarono premere per uscirgli dalle orbite, la pelle solitamente candida si fece di un'intensa sfumatura porporina... poi Voldemort aprì la bocca ed emise una fiammata rossa.
«Ma che accidenti... coff! Coff! Ma che diavolo...» provò a dire, strabuzzando gli occhi, tossendo, ed emettendo altre fiamme.
«Te l'ho detto, è chili. Bello piccante, come lo facciamo noi in Texas! Oh, beh... immagino che bisogna farci l'abitudine...»
Detto questo la strega fece uscire dalla punta della bacchetta un getto d'acqua e lo diresse dentro la bocca aperta dell'altro.
«Tu sei pazza!» strillò Voldemort, quando ebbe finito di bere a garganella. «Tu sei malata! Pericolosa!»
Piton non l'aveva mai visto perdere le staffe a quel modo. Si fece un passo indietro, aspettandosi da un momento all'altro uno scoppio di luce verde e un anatema mortale.
Ma l'anatema non arrivò.
Quando Piton riaprì gli occhi vide la strega che faceva labbrino e l'Oscuro Signore che ridacchiava.
«Beh, potremmo sempre usarlo come arma di distruzione di massa...» sghignazzò, facendo tap-tap in testa alla strega.
«Dalle nostre parti è molto popolare...» disse lei, con la vocina mortificata.
«Dalle vostre parti sono popolari un sacco di cose assurde,» replicò Lord Voldemort.
Piton sbatté di nuovo le palpebre. Quello che aveva appena visto non poteva essere in alcun modo possibile. Era stata un'allucinazione, uno scherzo della luce, una fattura... Lord Voldemort non aveva assolutamente dato un bacio sulla fronte di quella tizia!
«Ora, se non ti dispiace far evanescere questa roba... io e il mio amico, come lo chiami tu, abbiamo alcune cose di cui discutere. Tra l'altro, il suo nome è Severus.»
«Oh, piacere!» trillò la strega allungando una mano. «Io sono Magdalene Rice, Lene in breve.»
Piton fissò la mano dell'altra come se fosse un animale particolarmente viscido e disgustoso.
«Non essere scortese, Severus,» gli arrivò la voce fredda del padrone.
Piton si rassegnò a stringere la mano sporca di chili dell'altra. Era una sua impressione o era vagamente urticante?
«E butta quella roba,» disse Voldemort, a mo' di congedo, chiudendosi dietro la porta.
Piton lo seguì di nuovo fino alla sala principale e aspettò che lui si risedesse sulla grossa seggiola.
«Mi stavi dicendo?»
«Hem... sì, signore. Potter...»
«Sta cercando qualcosa,» concluse lui, ricordandosi il tema della conversazione prima dell'interruzione. «Ma che cosa? Un'arma, forse? Ci sono agriturismi, da quelle parti?»
Piton inarcò le sopracciglia. «Definitivamente no, signore.»
«Già, beh. Immagino di no. E' molto interessante, Severus...» si grattò il mento. «A te piacciono le stelline?» chiese.
«Io... non credo di aver capito, signore...»
Voldemort sventolò la mano verso il camino. «Le stelline. A quanto pare casa mia sta diventando una via Lattea in miniatura.»
Piton si guardò nervosamente intorno.
«Hem... sono molto...»
«A me non piacciono un granché.»
«Ah... certo...»
«Ma la piccola peste ne appiccica dappertutto. E sai una cosa? Non si staccano. Ci ho provato in tutti i modi.»
Piton socchiuse gli occhi. «Potrei chiedere...»
«Oh, è l'ultima discendente di una vecchia famiglia purosangue americana. Sono un po' bizzarri questi texani.»
Piton si inchinò. «Certo, ma naturalmente...»
«Naturalmente?»
«Beh, avrà qualcosa di speciale, no?»
Voldemort meditò sulla sua affermazione.
«Pasticcia con la probabilità. A parte questo non ho ancora capito che cosa potrebbe avere di speciale.»
«Pasticcia con...»
«Esatto. Dimmi la cosa più improbabile che ti viene in mente.»
Piton, preso in contropiede, cercò disperatamente di pensare a qualcosa di improbabile.
«Hem... che la luna cada sulla terra?»
«No, non quel genere di cosa. Diciamo piuttosto... che probabilità ci sono che un cavallo si materializzi in mezzo a questa stanza?»

***

Lena aveva trovato una soluzione al suo problema coi cavalli. Se lei non poteva andare dai cavalli... beh, i cavalli sarebbero andati da lei!
Naturalmente c'era il problema dello scudo anti-magia che c'era intorno alla casa, ma lei aveva già in mente come aggirare l'ostacolo. Avrebbe semplicemente aperto un piccolo buco, che poi avrebbe subito richiuso. Voldemort non se ne sarebbe neanche accorto.
«Puffulus!» gridò, tutta contenta, puntando la bacchetta contro al soffitto.

***

«Oh, sembrerebbe quasi impossibile, sign-»
Con un boato il tetto della casa sembrò sollevarsi da un lato. Piton e voldemort fissarono per un istante il cielo burrascoso sopra di loro e poi udirono un distinto doppio crok in mezzo alla sala. Il soffitto tornò a posto e loro fissarono con aria confusa i due cavalli che adesso si trovavano a pochi passi.
Una delle bestie alzò gli occhi e li guardò con blando interesse, poi riprese pacificamente a brucare il tappeto.
«LEEEENEEEE!» gridò Voldemort, una volta che si fu ripreso dallo shock.
Lei stava già arrivando al trotto.
«Un piccolo errore di coordinate! Li porto subito via.»
Voldemort stava facendo fumo dalle orecchie. «Io ti strozzo! Ti uccido!» starnazzò, alzandosi dal suo trono e afferrandola per la gola.
«... un... piccolo... disguido...» cercò di scusarsi lei, la faccia che diventava cianotica.
Uno dei due cavalli nitrì. Piton fece un salto indietro.
«Come fai ad essere così... sconsiderata! Ti hanno diluito il cervello con la burrobirra!» continuava ad urlare Voldemort tenendola per la gola.
«Non... ho fatto...»
«Apposta! Lo so, dannazione!» ma pian piano stava allentando la presa alla gola.
«Esatto e non...»
«... Si ripeterà più. Ho già sentito anche questa.»
«Mi...»
«... Dispiace, come no.»
Piton continuava a far vagare lo sguardo dai cavalli al suo padrone, sconcertato. Per prima cosa non uno ma due cavalli erano davvero apparsi in mezzo alla sala, secondariamente l'Oscuro Signore ancora una volta non aveva ucciso la strega di nome Lene, terzo i cavalli stavano continuando a brucare il tappeto, quarto l'Oscuro Signore stava di nuovo facendo pat-pat in testa alla strega, come se fosse stata brava (e... beh, bisognava ammettere che era stata una magia niente male), quinto lei gli si stava strofinando contro e lui ne sembrava compiaciuto...
Piton, confusissimo, cercò una via d'uscita a tutte quelle assurdità.







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