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Titolo: Cuore di amianto
Autore: Amy e Jacq
Serie: original
Pairing: original
Rating: NC17 - X - yaoi
Parti: 1
Status: concluso
Disclaimers: Questo racconto è stato ideato un giorno al telefono,durante un dialogo telefonico col mio compatriota Jacques. Spero vi piacerà.
Dedica: Dedicato a Vanilla ^^ visto che per il demone mi sono ispirata a un suo disegno. Grazie.
Note: Questo racconto ha vinto il secondo premio della sezione racconti della rivista "CUT4G"
Archivio: HSC, YSAL

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: Cuore di amianto :

< Amy & Jacq >



Umidità... ovunque... piovono gocce di sangue. Esco piano, in punta di piedi, da questo scheletro di edificio, dalla muffa delle vecchie cose, in punta di piedi per non disturbare il sogno di queste anime sopite.
Il cielo grigio si confonde col cemento delle strade, piccole auto sfrecciano incuranti del tempo, contro la luce del sole che tramonta.
Inutilmente mi stringo nelle spalle, cercando un po' di calore che sciolga questo freddo.Una coppia di fidanzatini passeggia giurandosi eterno amore...io non sono più capace di amare. Ci fu un tempo in cui mi illudevo di poterlo fare, poi anche l'illusione svanì, strepitando il suo ultimo rumoroso addio nelle mani del mio nero signore.
Quel tempo ora mi appare così lontano che anche i ricordi si sbiadiscono come colori antichi, perdendo lucentezza e trasparenza.
Imbocco il viale e salgo le scale due a due, come se avessi fretta. A volte mi chiedo cosa provino gli umani quando corrono come formiche impazzite, pieni di stress come palloncini pieni di rabbia... ma mi rispondo subito che qualunque essi siano, i sentimenti non fanno parte di me.
E' una certezza eppure perché in questi momenti, mentre salgo queste scale mi pare di sentire il mio cuore palpitare?
Apro la porta, piano. La stanza è buia, come sempre, ma questa volta non c'è la fiamma della candela: essa giace vicino al letto, spenta. LUI non è ancora arrivato.
Butto la mia giacca di pelle in terra, senza badare allo strato di polvere che ingrigisce il pavimento.
I miei passi si smorzano sui brandelli di moquette.
Mi avvicino alla finestra chiedendomi come mai non sia ancora arrivato.Non è da lui... forse un ritardo..un impegno...niente potrebbe costringerlo a non venire più qui, nel nostro rifugio decadente e freddo.
Solo una persona potrebbe... e se?... Scuoto la testa. Che stupido che sono!... siamo immortali, il tempo, le malattie non ci fanno paura e la morte... beh la morte siamo noi!
Sento le anime che si contorcono, morenti: questa città sta morendo e neppure se ne accorge.
Quei lamenti mi feriscono le orecchie... mio signore, dove sei ? Perché mi hai lasciato solo? Sai cosa rischio per te. Hai visto le mie ali perdere il loro candore, hai assistito immutabile alla mia cacciata.
Con un tonfo mi lascio andare sul nostro giaciglio: un materasso umido e niente di più. "Non servono inutili abbellimenti per quello che facciamo" aveva detto indicando il materasso e io lo avevo guardato stupito, rendendomi conto della verità intrinseca delle sue parole. Ma poi cosa facevamo? Cosa eravamo l'uno per l'altro? Cosa ero io per lui? Probabilmente non avrei mai saputo la risposta a quelle tacite domande Le voci, ancora quelle voci imploranti... perché? Perché tanto dolore?
Chiudo gli occhi per cercare di fare tacere quei sussurri lamentosi, quelle preghiere rivolte alla parte di me che non c'era più o che forse non c'era mai stata.
Le scapole mi dolgono... le mie ali non si sono ancora rigenerate.
E mentre sono steso, come uno scheletro giace nella bara, il corso e ricorso dei miei pensieri torna a fluire verso i lidi sabbiosi del mio passato e la mia vita ritorna prepotentemente con le immagini dei suoi ricordi. Nel mio riposo le mie barriere cadono e i ricordi hanno nuovamente lo splendore delle cose passate e perdute.
Respiro piano, spaventato dai miei stessi respiri. A volte mi stupisco di essere ancora vivo. Un profumo invade i miei pensieri, uno di quei profumi speziati, lo stesso profumo dei mercati egizi, quando il sole inizia a riscaldare l'atmosfera. Un profumo misterioso e antico,che racchiudeva in se mille segreti perduti, mille promesse... un profumo conosciuto... il SUO profumo. Spalancai di colpo gli occhi, per ritrovarmi a fissare l'immensità oscura dei suoi,appena ombreggiati da due fila di lunghissime ciglia.
Oddio... basta il tuo profumo per rendermi così? Non mi riesco più a muovere.
Semplicemente esisto. Su quel letto, immobile, schiacciato dal tuo sguardo ironico e selvaggio.
Non mi saluti, non mi chiedi neppure come sto, solamente mi fissi con quegli occhi grigi e ardenti, in silenzio.
Anche quella volta non parlasti, lasciasti che i miei stessi fratelli, i figli di Dio, i Caritatevoli (che ironia in quel nome!) facessero di me uno sciocco pupazzo senza ali, sanguinante. E quando mi alzai, sporco di fango e sangue e fissai quegli occhi che mi avevano legato a loro, come catene, in cerca di comprensione... amore?In cerca forse solo di pietà essi si socchiusero, privandomi anche di quel poco di conforto che le tue iridi scarlatte potevano darmi.
Non più angelo, non demone, sono dovuto fuggire da tutti... ma non da te.
Solo a te mi dono così, senza ribellarmi,senza difendermi.
Le tue mani si insinuano sotto i miei abiti leggeri e pesanti sfogliandoli come petali di una rosa, lasciandoli cadere, incurante di ogni cosa, sul pavimento.
Vorrei fare qualcosa per dimostrarti il mio desiderio invece giaccio,supino, incatenato a questo letto di piacere, privo di volontà alcuna.
Sento le tue labbra, come scie di fiamma sulla mia pelle, percorrere strade immaginarie, incuranti dei miei ansiti.
Il sangue pulsa in ogni particella del mio corpo e capisco che vivo per questo: per sentirmi per un'ora vivo, una sola interminabile ora di silenzi e gemiti e null'altro. Solo qui, in questo letto squallido, con la luce del sole morente riesco a capire veramente perché vivo.
Sento il tuo corpo nudo ardere contro il mio, pelle contro pelle. I tuoi capelli che scivolano sul tuo volto mentre mi fai tuo, mentre ti muovi dentro di me, in un ritmo incalzante, poi con un lento incedere, poi di nuovo violento per poi abbandonarsi a delle pause in cui ascolti i nostri corpi pulsare sotto le spinte del tuo ardore.
Non posso più muovermi, completamente soggiogato, privo di dignità, aperto e nudo come non sono mai stato, posso solo implorare di finirmi... di darmi il colpo finale e mentre soffoco i miei respiri finali sulla tua spalla, mentre assaggi il mio sangue dalla ferita inferta dai tuoi artigli, mi illudo di sentire la tua mascella contrarsi in un gesto nervoso e stanco allo stesso tempo, un gesto che mi dimostri che vivi, che odi... che ami.
E invece tu infrangi tutti i miei sogni. Ti alzi e ti vesti senza neppure guardarmi in volto, come se fossi una puttana indegna perfino del tuo sguardo... i tuoi passi che si allontanano mentre io giaccio nudo, preda e vittima di un demone dal cuore di amianto.














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© Amy & Jacq