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Titolo: Un'amara mezzaluna di miele
Autore: Sadako
Serie: Harry Potter di J.K. Rowlings
Pairing: Sirius Black, Remus Lupin
Spoiler: Seguito di "Sotto il vischio". Dopo sette anni di attesa, Remus e Sirius si sono dichiarati... ma il rientro degli altri crea non pochi problemi
Rating: NC17 - X - slash
Parti: 1/?
Status: in lavorazione
Disclaimer: non mi appartengono, putroppo, e non ottengo nulla scrivendo di loro. Tutti i meriti e gli onori vanno a JKR
Note: i nomi utilizzati sono quelli originali. Quindi Peter Pettigrew è Peter Minus, Dubledore è Silente, Snape è Piton e così via...
Archivio: HSC

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: Un'amara mezzaluna di miele :

< Sadako >



Quando quella mattina si erano svegliati, il mondo era sommerso da un mare di neve in movimento. La tempesta era cominciata due giorni prima e, dopo aver ormai ricoperto ogni centimetro disponibile, pareva essere intenzionata a sommergere l'intera scuola.
Remus e Sirius non sembravano impensieriti dalla cosa. Quando si erano rinchiusi nella torre di Gryffindor, ancora deserta per via delle festività in corso, avevano colto dei discorsi preoccupati di qualche insegnate ma, se la tempesta avesse impedito i festeggiamenti di Capodanno, per loro non avrebbe fatto differenza. Era trascorsa meno di una settimana dalla loro dichiarazione e stavano approfittando di ogni istante libero per saggiare quella loro nuova condizione. Sapevano fin troppo bene che con il rientro degli altri dalle vacanze non avrebbero più potuto godere di tutta quella intimità.
La festa per l'ultimo giorno dell'anno, che si sarebbe comunque tenuta in grande stile nel salone principale della scuola, avrebbe sancito la fine delle feste e, dal giorno successivo, i vari studenti avrebbero iniziato a rientrare in sede... neve permettendo.
Anche quella mattina, come tutte quelle che erano seguite al plenilunio natalizio, si erano svegliati stretti sotto le coperte, con ben pochi indumenti addosso. Il rumore della tempesta, sempre più scatenata, arrivava attutito alle loro orecchie e, dopo i primi momenti di intorpidimento, le loro mani erano corse sul corpo del compagno, come per confermare a loro stessi che la notte appena trascorsa non era stata un sogno passeggero.
In quei pochi giorni si erano studiati con interesse, avevano saggiato le somiglianze e le differenze che i loro corpi sembravano mostrare alle attenzioni che si rivolgevano l'un l'altro, sempre più ardite e sempre più impellenti. Nessuno dei due voleva pensare a cosa avrebbero fatto quando sarebbero rientrati gli altri. Si limitavano a godere del momento... in tutti significati del termine!
Nessuno dei due era completamente inesperto, ma la situazione era completamente diversa da quelle vissute fino a quel momento. Mentre non avrebbero avuto problemi con una rappresentate del sesso femminile, per entrambi era la prima esperienza omosessuale e, letteralmente, non sapevano dove mettere le mani, se non grazie alla loro esperienza personale di adolescenti carichi di ormoni.
Sirius si stiracchiò a lungo, prima di allungare un braccio a sfiorare il fianco di Remus. Il giovane licantropo era girato su un lato e lo stava trattenendo circondandogli i fianchi con una gamba, mentre lo fissava con quello che sembrava divertimento. Il bruno aprì distrattamente un occhio, ancora troppo addormentato per affrontare la luce che filtrava dalle tende, e sbuffò irritato.
«Posso sapere cosa ti diverte tanto?» chiese al compagno, girandosi a sua volta, circondandolo con le braccia e tirandolo verso di sé. «So di non avere un bell'aspetto quando mi sveglio.»
Remus ridacchiò sommessamente, posando la testa sul torace dell'altro. «Non stavo guardando la tua faccia, Sirius.»
«Sei un pervertito,» commentò seriamente, «un lupo e un pervertito. Quando ti decidi ad alzarti?»
Remus si strinse al corpo ancora caldo e morbido di sonno del compagno. «Perché dovrei? Oggi non sono di turno come Prefetto, tocca a uno dei Ravenclaw. Potrei starmene qui anche tutto il giorno.»
«Alzati,» in tono si era fatto imperioso.
«Dammi un buon motivo.»
Sirius rifletté per un breve istante. «Così posso rincorrerti gioiosamente per tutto il dormitorio.»
«E sarei io il pervertito?» ridacchiò Remus, liberandosi dalla stretta di Sirius e girandosi sull'altro fianco.
L'Animago lo afferrò di nuovo, stringendolo contro di sé e facendo scorrere le mani lungo il torace e il ventre di Remus, accarezzando ogni piccola cicatrice, fino ad arrivare all'inguine. «Direi di sì,» rispose sommessamente, «ma si può rimediare...»
Lentamente la mano di Sirius iniziò ad accarezzarlo, eccitandosi a sua volta mano a mano che il respiro di Remus si faceva sempre più corto e affannoso. Senza rendersene conto iniziò a sfregare l'inguine contro il suo bacino, fino a quando Remus non portò indietro una mano, rendendogli le cose più semplici. Rapidamente raggiunsero il culmine, quasi in contemporanea, restando poi completamente senza energie, uno nelle braccia dell'altro.
Lentamente piombarono in un dormiveglia disturbato dal rumore del vento e da voci lontane che parlavano tra loro. Brontolando tra sé, Sirius si allungò fino a raggiungere la bacchetta posata sulla testata del letto, e lanciò un breve incantesimo che riuscì ad isolarli dall'esterno. Nascosti dai pesanti tendaggi del letto, avvolti dal silenzio innaturale, i due amanti si addormentarono nuovamente.
Il rumore di una porta sbattuta, troppo vicina per essere annullata dal debole incantesimo realizzato da Sirius, li fece sobbalzare, risvegliandoli di colpo. Solo la rapidità dell'animago, addormentatosi con la bacchetta ancora stretta tra le dita, impedì alle mani dell'intruso di aprire d'un sol colpo il pesante tendaggio che proteggeva il letto dagli sguardi indiscreti.
«Avanti!» la voce fin troppo allegra di Peter Pettigrew risuonò nelle loro orecchie, forte come una scarica di fucile. «So benissimo che siete li dentro! Non vi pare l'ora di alzarvi?»
«Perché dovremmo?» Sirius cercò di assumere un tono gioviale, senza riuscire ad eliminare una nota di irritazione. «Stavamo dormendo e vorremmo continuare a farlo!»
Peter tentò nuovamente di aprire i tendaggi. «Se stavate solo dormendo perché hai bloccato le tende?» insistette, apparentemente senza malizia.
«Vattene, Peter,» la voce di Remus risuonò meno sicura di quella del compagno, ma abbastanza assonnata da non destare sospetti. «Sei troppo rumoroso per i miei gusti. Aspettaci di sotto,» sospirò tristemente, «dacci il tempo di svegliarci del tutto.»
Brontolando, Peter sembrò convito dalla ragionevole richiesta e, facendo molto più rumore del necessario, si ritirò verso la sala comune, permettendo così ai due amanti di tirare un sospiro di sollievo.
«Per Merlino!» esclamò Sirius, spingendo Remus giù dal letto e verso i bagni. «Ma non doveva tornare come tutti gli altri, a feste concluse?»
L'altro si strinse nelle spalle. «Forse lo hanno cacciato di casa,» ipotizzò, mentre Sirius si immergeva sotto il getto gelato delle docce, nel tentativo di eliminare da sé qualsiasi traccia delle loro attività notturne e mattutine. «Oppure voleva solo vederci.»
«Poteva aspettare,» ribatté l'animago, «avevamo ancora qualche giorno di pace, non poteva fare a meno di rovinarci tutto?»
Remus sorrise, alzando il volto contro il getto più caldo della sua doccia. «Ha interrotto la nostra mezzaluna di miele?» chiese divertito. «Da come parli sembra che l'abbia fatto apposta.»
Sirius si avvolse stretto nell'accappatoio, resistendo alla tentazione di avvolgere assieme a sé anche Remus. «Non lo escluderei.»
Remus sospirò, seguendolo nuovamente verso il dormitorio, vestendosi poi rapidamente. «Fossero tornati Lily e James non avrei dubbi,» concluse, sistemando gli abiti di Sirius e approfittandone per bloccarlo contro la porta. «Ma Peter non credo, non ha capito nulla.»
Sirius non mosse un muscolo quando Remus si sollevò a baciarlo, se non per stringerlo a sé con forza, ricambiando il bacio con passione, per nulla dispiaciuto all'idea di far attendere il terzo Malandrino qualche minuto in più.


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Nella sala comune di Gryffindor, Peter camminava nervosamente avanti e indietro, misurando a grandi passi la distanza tra il camino e la finestra e viceversa.
Aveva attraversato l'Inghilterra per tornare a Hogwards in tempo per i festeggiamenti dell'ultimo dell'anno, affrontando una tempesta di neve come non ne vedeva da anni, e ora doveva attendere come un comune visitatore che i due grandi amici si degnassero di raggiungerlo.
Fosse arrivato di primo mattino - cosa che era nelle sue intenzioni, ma la tempesta lo aveva costretto a rallentare il passo - avrebbe compreso la reazione dei due, ma era quasi mezzogiorno e non pensava di trovarli ancora a letto, come se avessero passato la notte a fare bagordi. Erano solo loro due, non c'era James a fare da scintilla per le idee più folli. Come potevano divertirsi da soli?
«Si può sapere perché sei tornato?» la voce di Sirius lo fece sobbalzare. Non li aveva sentiti arrivare e, voltandosi, si trovò a fissare l'espressione irritata dell'amico.
«Non pensavo di dare fastidio,» ribatté. «Volevo passare le feste con voi, visto che è l'ultima volta che potremo farlo.»
Remus tappò la bocca a Sirius prima che potesse aggiungere altro. «Ti saresti divertito di più restando con i tuoi,» disse il licantropo. «La scuola è praticamente deserta e, con questo tempo, non sanno neppure se riusciranno a portare a termine quanto avevano organizzato.»
Peter si strinse nelle spalle, sprofondando in una delle poltrone accanto al camino. «Grazie del bentornato, ragazzi,» disse piano. «Speravo di farvi una sorpresa, ma vedo che avreste preferito restare da soli.»
Gli altri due si fissarono, arrossendo leggermente. Avevano pensato solo a loro stessi, all'interruzione improvvisa e non gradita del loro momento magico, non avevano neppure preso in considerazione l'ipotesi che Peter l'avesse fatto perché voleva veramente passare con loro le feste. Dopotutto, lui era il solo del gruppo restato veramente tagliato fuori dagli altri. James aveva con sé Lily, Sirius avrebbe voluto avere solo per sé Remus, ma Peter era solo... e basta.
«Andiamo,» disse alla fine il licantropo, «inizio ad aver fame e ormai è ora di pranzo.»
Sirius lo guardò di sottecchi, ricevendo una gomitata nelle costole per sollecitarlo a muoversi e dire qualcosa. «Così potrai spiegarci come hai fatto ad arrivare fino a qui,» il tono era ancora irritato, ma meno ostile di prima. «Sempre tu che non abbia preso in prestito la slitta di Babbo Natale, ora che non gli serve più...»
Remus e Peter si voltarono a guardarsi l'un l'altro, scuotendo la testa e sospirando, seguendo l'amico verso la sala comune e il cibo che li aspettava.


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Durante il pranzo, Peter si informò su come i due amici avevano trascorso le feste natalizie, se tutto era andato per il verso giusto durante il plenilunio e se, tra tutti i regali ricevuti, avevano trovato qualcosa di particolarmente gradito.
Con tono forzatamente entusiasta, Sirius aveva risposto a tutte le domande, lanciando occhiatacce in tralice a Remus che, con la scusa di una conversazione riservata tra Prefetti, era stato trascinato lontano da un paio di ragazze, una Ravenclaw e una Hufflepuff. Mentre conversavano fittamente tra loro, le due ragazze lanciavano di tanto in tanto qualche occhiatina maliziosa al tavolo dei Gryffindor dove, con espressione sempre più cupa, Sirius spiava le loro mosse.
«Con quale delle due andrà alla festa, secondo te?» chiese all'improvviso Peter. «La rossa o la bionda?»
Sirius si voltò a guardarlo, fissandolo come se non capisse. Era evidente, almeno per lui, che Remus non avrebbe fatto coppia con nessuna ragazza durante il ballo di Capodanno, ma sarebbe restato con lui, il più in disparte possibile. Non fece in tempo a rispondere che Remus, con un'espressione divertita sul volto, tornò finalmente al tavolo, sedendosi e iniziando a mangiare con serafica tranquillità il dolce.
«Allora?» chiese spazientito Sirius. «Cosa volevano?»
«Nulla di particolare,» rispose il licantropo, prendendosi una seconda porzione di torta. «Solo informarsi di una cosa.»
Peter sogghignò, dando di gomito a Sirius. «Che ti dicevo? Il nostro Remus è un vero dongiovanni, soprattutto adesso che James è fuori dal giro.»
Remus scosse la testa negativamente. «Il rubacuori è il nostro bel tenebroso,» ribatté non appena fu in grado di parlare. «È sempre lui al centro degli interessi delle fanciulle di Hogwarts, il più delle volte almeno.»
«Quindi,» il volto di Peter sembrò illuminarsi, «erano interessate a lui...» fece una pausa, come se un dubbio fosse sorto ad incrinare la nuova scoperta. «Ma quella Hufflepuff non è stata la tua ultima fiamma, Remus?»
Il licantropo non fece in tempo a rispondere. Con un'espressione fin troppo eloquente, Sirius si alzò dal tavolo dei Gryffindor e si allontanò a grandi passi verso l'uscita del salone. Non sapeva chi dei due gli aveva dato più sui nervi, ma non poteva discutere con Remus in presenza di Peter e, se fosse restato, avrebbe detto qualche stupidaggine come sempre.
Continuò a camminare lungo i corridoi della scuola deserta, ignorando chiunque. Solo giunto davanti ad un vicolo cieco alzò lo sguardo, cercando di capire dove si trovasse. La statua che bloccava l'entrata per lo studio di Dumbledore era semiaperta e, alle sue spalle, Sirius avvertì una sorta di presenza, mentre il rumore di un piede che batteva nervosamente a terra lo indusse a voltarsi rapidamente.
«Il giovane Black ha intenzione di bloccare l'entrata ancora a lungo?» il tono del preside era più incuriosito che irritato. «Non sarebbe più consono correre alla Torre dei Gryffindor e iniziare a prepararsi per i festeggiamenti di questa notte?»
Sirius sentì il proprio volto andare in fiamme, mentre tentava di balbettare una qualche scusa mentre si scostava dall'ingresso ai quartieri privati dell'anziano stregone.
«La ringrazio, Signor Black,» disse l'uomo, iniziando a salire la scala a chiocciola celata dietro la statua. «ma le conviene correre, prima che i suoi amici decidano di organizzarsi senza di lei. Avanti, muoversi, muoversi!»


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Peter seguì Remus in silenzio, limitandosi di tanto in tanto a fischiettare qualche canzoncina natalizia, fino al dipinto che bloccava l'entrata alla loro torre. Era talmente immerso nei suoi pensieri che andò quasi a sbattere contro l'amico che, fermo davanti al ritratto, attendeva con pazienza che la Signora Grassa facesse ritorno nella cornice.
Anche i personaggi dei dipinti che decoravano le pareti di Hogwarts, così come i fantasmi e - forse - gli elfi domestici, stavano organizzando i loro festeggiamenti, e la Signora Grassa stava volteggiando da cornice a cornice, distribuendo inviti per il ricevimento che si sarebbe tenuto nel grande arazzo raffigurante una fiera di paese che era stato collocato da poco in uno degli ultimi piani della scuola.
Finalmente, notando i due giovani fermi davanti alla sua cornice vuota, si precipitò al suo posto e, ansimando, chiese loro la parola d'ordine. Ma, non appena ebbero varcato la soglia, riprese immediatamente il suo concitato giro di inviti.
«Non ci posso credere,» mormorò Peter, «sarei curioso di vedere cosa organizzano per questa sera.»
Remus si strinse nelle spalle, lasciandosi cadere sul divano e rannicchiandosi in un angolo. «Sicuramente si divertiranno più di noi,» borbottò tra i denti. «Tu che progetti hai?» chiese poi a Peter, sprofondato su una delle poltrone vicine al camino.
«Che domanda stupida,» ribatté lui. «Staremo con gli altri, bevendo e mangiando fino a quando non ci diranno se ci saranno i fuochi o se saremo costretti a ballare fino a mattina.»
Remus lanciò un'occhiata alla porta, sperando che Sirius tornasse in fretta e che, a dispetto del suo stato d'animo al momento della fuga, fosse un po' più tranquillo. «Un bel programma...» commentò, "considerando soprattutto il plurale che hai utilizzato..." aggiunse tra sé e sé.
Peter lo fissò con aria perplessa. «Si può sapere che avete voi due?» chiese con tono irritato. «È solo la mia presenza che vi disturba? Oppure avevate ideato un programmino fatto su misura, approfittando del fatto che eravate soli?» Si alzò di scatto, dirigendosi verso il dormitorio. «Quando avrete deciso se dirmi o meno cosa avete in mente, fatemelo sapere. Sarò qui dentro, fino all'inizio dei festeggiamenti.»
Il rumore della porta che sbatteva fece sobbalzare Remus, che si strinse ancora di più su se stesso. Poteva comprendere la reazione di Peter al loro freddo bentornato, ma non riusciva a capire cosa avesse fatto irritare Sirius al punto da farlo quasi scappare.
Il giovane licantropo rimase immobile per alcuni minuti, nell'attesa che uno o l'altro dei due Malandrini si facesse vivo. Poi, quando fu chiaro che né Peter né Sirius avevano intenzione di mostrasi, entrambi troppo offesi per capitolare, Remus si alzò dal divano e si diresse verso il suo bagno preferito. Ormai mancava poco alla festa e, se doveva trascorrere le ultime ore in solitudine, tanto valeva farlo prendendosi un buon bagno caldo e preparandosi al meglio possibile.


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Sirius era rimasto a fissare con odio crescente la cornice vuota per più di mezzora. La Signora Grassa stava flirtando con un cavaliere mascherato, cercando di convincerlo ad accompagnarla alla loro festa, e non aveva fatto caso a lui. Per essere più esatti, non aveva badato alla sua presenza fino a quando il giovane Black non aveva estratto la bacchetta, puntandola al centro esatto del dipinto. Solo allora, rapida come un fulmine, la donna riprese la sua posizione di guardiano dell'entrata alla torre e si sbrigò ad aprire il passaggio non appena Sirius ebbe recitato la giusta parola d'ordine.
Prima di abbandonare nuovamente il dipinto, la Signora Grassa si chiese come mai quei tre giovani, i soli presenti nella torre di Gryffindor, la stessero facendo lavorare più che nelle normali giornate di scuola. Mentre riprendeva a volteggiare da dipinto a dipinto, si augurò che nessuno dei tre decidesse di rientrare fino al mattino seguente, una volta usciti per la loro piccola festicciola.
Sirius, nel frattempo, aveva raggiunto rapidamente la sala comune e, deluso dal trovarla deserta, si era diretto verso il dormitorio quasi correndo.
«Finalmente qualcuno si fa vedere!» fu il saluto di Peter, indaffarato con abiti, accessori e impiastri vari, regalatigli da James, che avrebbero dovuto renderlo irresistibile agli occhi di qualsiasi ragazza.
«Dov'è Remus?» chiese Sirius, aprendo le tende che nascondevano il letto dell'amico, nella speranza di trovarlo lì.
«Quando ci siamo lasciati, lui era nella sala comune,» rispose Peter, «non ho idea di dove sia adesso. Forse si sta preparando per incontrare quella Hufflepuff...» ipotizzò maliziosamente.
«Mi auguro di no,» ringhiò tra i denti Sirius, afferrando il completo che aveva scelto di indossare quella sera e dirigendosi verso i bagni. «Ci vediamo di sotto!»
Peter lo guardò uscire, scuotendo la testa sconsolato. Chi riusciva a capirli quei due? L'importante era che non decidessero di rompergli le uova nel paniere quando, e non aveva dubbi su questo, avrebbe conquistato quella bella Slytherin che da qualche tempo sembrava fargli gli occhi dolci.


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Sirius oltrepassò il bagno dei Prefetti che Remus utilizzava per i suoi bagni ristoratori, senza neppure pensare di darci una sbirciatina nell'eventualità che l'amico si fosse rintanato lì dentro.
L'Animago stava ribollendo di rabbia. Non riusciva a sopportare che Peter insistesse così tanto sul loro passato interesse per le ragazze che popolavano la scuola e, per contro, temeva che le parole del giovane Pettigrew potessero nascondere una qualche verità. Del resto Remus aveva intrecciato varie relazioni, fino alla rivelazione natalizia del suo interesse per lui. Non era vero che non aveva mai condiviso il suo affetto con nessuno... in questo aveva mentito. Perché, allora, non poteva avergli mentito anche sull'esclusività del loro rapporto? Forse, se poteva scegliere, avrebbe preferito una ragazza a lui...
Sirius cacciò la testa sotto il getto gelato della doccia, cercando di raffreddare sia le idee che lo spirito.
Dopo qualche minuto iniziò a darsi dello stupido. Si stava comportando come una insulsa ragazzina alla sua prima cotta! Senza contare che aveva reagito come il solito idiota, con la sola scusante di essere riuscito ad abbandonare il campo prima di compromettere la situazione, come invece gli riusciva così bene!
Restò a fissarsi nello specchio per qualche minuto, osservando con malcelato compiacimento il proprio corpo e decidendo che l'abito scelto per la festa era del tutto inadatto all'occasione. Ridacchiando, Sirius rientrò nel dormitorio deserto. Fortunatamente Peter se ne era andato e, dalla confusione di abiti ammonticchiati sul letto di Remus, anche il licantropo sembrava aver già compiuto la sua scelta ed era probabilmente già sceso.
Sirius si vestì in fretta, indossando un vestito che sapeva avrebbe fatto girare più di una testa, e si precipitò nel salone principale sulle tracce dei due amici.


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Dumbledore stava fissando il cielo con interesse e, con apprensione, tutti gli studenti e persino qualcuno degli insegnanti stavano a loro volta fissando il preside della scuola, preoccupati dalla sua espressione.
Peter, Remus e un piccolo gruppo di ragazze stavano un po' in disparte rispetto agli altri e, quando Sirius fece il suo trionfale ingresso, nessuno di loro gli prestò attenzione. Solo dopo un paio di minuti, quando fu chiaro che Dumbledore si era scordato di quello che aveva appena minacciato di fare al tempo, il piccolo gruppetto di ragazze fu attratta dalla figura immobile sulla porta e, una ad una, si voltarono a guardarla. Per ultimi, sentendo il mormorio entusiasta delle fanciulle, Peter e Remus seguirono il loro sguardo e si trovarono ad incrociare quello inferocito di Sirius.
«Sta diventando insopportabile,» commentò Peter, passando un braccio attorno alla vita della giovane Slytherin e conducendola al centro della pista.
«Remus?» il licantropo si voltò verso la ragazza che l'aveva chiamato. «Li imitiamo?» chiese speranzosa.
«No,» fu la secca risposta del giovane. «Non ora,» fu pronto ad aggiungere, in tono meno gelido, «forse uno dei prossimi,» aggiunse, chinandosi verso di lei, sfiorandole senza volerlo una guancia.
Sirius ebbe l'accortezza di aspettare che le due ragazze rimaste accanto all'amico si allontanassero, prima di raggiungerlo. «Sei un bastardo, Remus!» gli sibilò all'orecchio, raggelandolo. «Non cercare di seguirmi,» gli intimò, allontanandosi a grandi passi dalla sala.
Remus rimase per un attimo come pietrificato dalle parole cariche d'odio di Sirius poi, con uno slancio improvviso, corse dietro all'Animago, sperando di riuscire a raggiungerlo prima che svanisse nell'intricato labirinto di corridoi.


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L'inseguimento non era stato facile. Sirius aveva fatto perdere rapidamente le sue tracce, ma non aveva fatto i conti con l'olfatto molto più sensibile di Remus.
Essere un licantropo aveva dei vantaggi a volte.
Remus perse l'usta solo un paio di volte e, alla fine, si trovò davanti al probabile rifugio di Sirius. Aveva perso il conto dei corridoi attraversati e non sapeva dove si trovava, anche la porta davanti a lui era del tutto sconosciuta. Ma l'odore di Sirius era forte e penetrante in quel punto, quasi fosse stato amplificato per permettergli di localizzarlo meglio. Non gli restava altro che entrare.


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«Merda! Remus!» Sirius afferrò una delle bottiglie posate sull'unico mobile presente nella stanza, lanciandolo contro l'amico. «Ti avevo detto di non seguirmi!»
Il licantropo si abbassò di quel poco che gli serviva per evitare l'oggetto, chiudendo la porta dietro di sé. «E, secondo te, avrei dovuto fare quello che chiedevi?» si appoggiò alla parete alle sue spalle, notando con sorpresa che la porta da cui era appena passato era scomparsa. «Dovevo restare alla festa a chiedermi perplesso perché sono un bastardo?»
«Lo sai benissimo!» Sirius gli voltò le spalle, guardando ostentatamente fuori dalla finestra.
Remus si avvicinò a lui con lentezza, guardando l'ambiente che li circondava. La stanza era praticamente vuota, nessun tipo di arredo se non la credenza che aveva fornito i proiettili a Sirius e una marea di cuscini a terra. Alzò una mano, dirigendo un piccolo incantesimo alle torce che decoravano le pareti ma, incomprensibilmente, queste restarono spente.
«No, non lo so, Sirius,» disse freddamente. «Non riesco proprio a capire cosa ti sia accaduto. Andava tutto così bene...»
Sirius si voltò a fronteggiarlo. «Finché eravamo soli. È bastato l'arrivo di Peter ad aprirmi gli occhi... a farmi vedere le cose da un'altra prospettiva!»
Remus inclinò la testa di lato, fissandolo perplesso. «Ti spiace spiegalo anche a me?»
Sirius tornò a girarsi verso la finestra. «Vattene!» fu l'unica risposta.
«No,» il tono di Remus era ancora calmo e, anche se non sarebbe riuscito a spiegare il perché neppure a se stesso, lievemente divertito. «Primo perché avevo altri progetti per stasera, invece di litigare con te,» disse, afferrando l'amico e costringendolo a girarsi, «secondo perché devi spiegarmi cosa ti ha fatto capire Peter, anche a costo di costringerti con la forza,» spinse Sirius contro la finestra, bloccandolo con il proprio peso, «terzo... la porta è scomparsa e siamo bloccati qui dentro, senza la possibilità di usare la magia per uscire e, ho il sospetto, saremo costretti a restare qui fino a quando non chiariremo questo problema insormontabile che ti sei inventato adesso!»
Sirius rabbrividì. Poteva percepire l'acre aroma della rabbia crescere nel licantropo ma, di pari passo, anche la propria stava raggiungendo livelli difficilmente controllabili.
«Peter mi ha fatto notare che l'elenco delle tue conquiste femminili è di tutto rispetto,» disse alla fine, allontanandosi da Remus dopo averlo spinto.
«Come il tuo, mi pare,» il licantropo non riusciva ancora a capire dove l'altro voleva arrivare.
«Quindi, tutta quella storia dell'unico amore eterno non è altro che una bella storiella, creata apposta per impietosirmi... quante volte l'hai usata per fare colpo, eh, Moony?»
Il pugno lo colpì al volto prima ancora che l'eco delle parole si fosse spento nelle orecchie di Remus. La sorpresa lo fece indietreggiare e bastò solo una piccola spinta del licantropo per farlo finire lungo disteso.
«Vuoi sapere quante donne ho avuto, Sirius?» Remus gli fu sopra, bloccandolo a terra con il proprio peso. «Credi che la cosa possa farti sentire meglio?» gli sibilò all'orecchio.
Sirius girò la testa di lato, cercando di allontanarsi, permettendo invece a Remus di avvicinarsi ancora di più a lui.
«E, dimmi, a quante credi abbia rivelato il mio problemino mensile?» gli occhi di Sirius si dilatarono quando i denti di Remus afferrarono il colletto della camicia, strappandolo con forza. «Quante credi potessero essere pronte per Moony? Certo...» la bocca di Remus si posò sulla sua spalla nuda, percorrendola con la lingua prima di affondarvi i denti con decisione. «Per Remus la cosa è diversa,» si sollevò un poco, afferrando poi un altro pezzo di camicia e scoprendo ancora di più il torace di Sirius, «lui è dolce e sensibile, sa come far sognare una ragazza... peccato che le sue storie non siano mai durate più di un mese... senza contare che è anche molto irritante quella certa simpatia che ha per i suoi amici... per uno in particolare...» I denti di Remus morsero la pelle di Sirius, scendendo verso il basso, fermandosi a tormentare prima un capezzolo, poi l'altro, fino a quando non riuscì a strappare un lamento dalle sue labbra. «A quante credi sia stato tentato di parlare di Moony?»
Sirius lo fissò, le pupille dilatate più dall'eccitazione che quella situazione gli stava comunque portando che non per la paura di un qualsiasi attacco. Scosse la testa negativamente, deglutendo a fatica la saliva. «Non è importante...»
«No?» chiese ironico Remus. «Non è importate sapere di poter dividere tutto te stesso con la persona che ami?» si allontanò da lui di scatto, voltandosi dandogli le spalle. «Temere che, nonostante sappia già tutto di te, ti rifiuti lo stesso... perché non ti considera all'altezza?»
Sirius rimase disteso, ansimando piano, pensando e ricontrollando ogni parola prima di rispondere. «Remus...»
«Sono sempre stato felice di avere la tua amicizia, solo quella se il rischio era perderti del tutto,» riprese il licantropo, prima che l'altro potesse concludere la frase. «Se le battutine di Peter sono bastate a mettere in dubbio quello che provi per me... allora significa che mi sono illuso per nulla.»
«Non puoi separare Remus da Moony,» disse piano Sirius, ben deciso a non perdere in quella assurda discussione. «Se Remus ha avuto altre compagne, anche Moony era lì...»
Remus si voltò a guardarlo. «Dovresti essere l'ultimo a dire stupidaggini del genere, sai,» rispose. «Due anni fa, ti ricordi come eri ridotto alla fine dell'estate?» Gli occhi di Sirius si velarono al pensiero. «Sì, lo ricordi benissimo,» il tono di Remus era tornato freddo, tagliente, deciso a ferire. «Mary doveva essere la donna della tua vita, progetti di vita assieme, una vita babbana ti sarebbe andata benissimo... non saresti stato il primo... ma non potevi vivere con lei tenendo il segreto su una parte della tua vita...»
«Remus, basta...»
«Una parte importate, quella che rendeva Sirius Black quello che era... e lei, spaventata, è scappata. Senza dire nulla e lasciandoti col cuore spezzato.»
«Remus...»
«L'ho odiata sai,» il tono di voce del licantropo si era abbassato, reso cupo dalle forti emozioni che il ricordo aveva riportato alla luce. «L'ho odiata più quando ti ha lasciato, permettendomi di passare notti intere a consolarti, che quando stavate insieme.»
«Non puoi paragonare la mia storia con Mary con quello di cui stiamo parlando... non è la stessa cosa...»
Remus gli fu di nuovo addosso, quasi ringhiando. «No?»
«Io amavo Mary, non potevo tenerle nascosta la mia natura di mago.»
«Questo vuol dire che non ami me? O che io non ti amo, perché voglio dividere tutto me stesso con te, impegnandomi per il resto della mia vita, ma non posso perché ho avuto altre ragazze?» Sirius si sentì come se fosse stato schiaffeggiato in pieno volto. «L'avere avuto in passato altre storie di solo sesso con persone che non mi avrebbero neppure guardato se avessero saputo la verità mette in dubbio questo sentimento? È questo che vuoi che sia tra noi? Solo sesso?»
Remus afferrò la fascia che decorava la vita di Sirius, strappandola e riducendola in brandelli. Con altri pochi colpi decisi anche la camicia e i pantaloni fecero la stessa fine. Sirius cercò di divincolarsi, ma senza riuscire a ad allontanarsi se non di pochi metri. Avanzando verso di lui come l'animale feroce che era, Remus lo raggiunse, afferrandolo per le caviglie e costringendolo a terra, pancia sotto, bloccandolo sedendosi su di lui e circondandogli la vita e le braccia con le gambe.
Remus riuscì ad afferrare il cordone che pendeva accanto ad una delle tende e lo utilizzò per legare le braccia di Sirius in alto, sopra la sua testa. «Non è poi un peccato non poter utilizzare la magia... i normali sistemi babbani sono sempre buoni... vero Sirius, tu dovresti essere un esperto, no?»
«Remus, smettila...» Sirius cercò di liberarsi, riuscendo solo stringere ancora di più i nodi che lo immobilizzavano.
Il licantropo lo girò di schiena, fermandogli le braccia facendo passare il cordone attorno al piede dell'unico mobile presente nella stanza. «Solitamente Remus è molto più gentile con le sue amanti, non che abbia mai fatto veramente sesso molte volte. La gentilezza sopperisce la mancanza di affetto, non se ne accorgono neppure, forse non importa neanche?» Si chinò, baciando Sirius con decisione, forzandolo ad aprire la bocca e insinuando la sua lingua all'interno, impedendogli di replicare. «Remus, se mai ti fossi sprecato a chiedere, è famoso per essere gentile ed è abile a farsi lasciare dopo solo due, tre settimane di frequentazione. Perché,» morse la spalla di Sirius, prima di scendere verso i capezzoli, «se ti lasciano loro non c'è rimpianto. È finita e basta... anche questo dovresti saperlo, vero Sirius?»
«Remus, basta, smettila!» la voce era roca, Sirius sentiva che faceva fatica a parlare senza correre il rischio di mettersi a gemere o a pregare perché non si fermasse.
Remus, seduto sulle sue gambe, sentiva la sua eccitazione. Premeva contro l'interno delle sue cosce e rendeva evidente il fatto che, nonostante tutto, quella situazione era tutt'altro che spiacevole. Continuò a tormentagli i capezzoli, baciandoli e mordendoli. Sapeva che Sirius preferiva quando lo mordeva, quando passava le unghie sulla sua pelle, lasciando lunghi segni rossi che sarebbero svaniti solo dopo qualche ora o con l'aiuto della magia.
Il licantropo si sollevò a sedere, liberandosi della giacca e della camicia, approfittando del momento in cui si alzava per sfilarsi i pantaloni per prendere una delle boccette ben allineate sul mobile. Quando Sirius aveva cercato di colpirlo, una parte del contenuto era schizzato su di lui e si era accorto che erano lozioni oleose, utilizzate per chissà quale scopo. Ma, mentre tornava a chinarsi sulla sua preda, sapeva benissimo come lui le avrebbe utilizzate quella notte.
«Pensa,» disse, riprendendo a baciare la pelle sudata di Sirius, facendolo sobbalzare ogni volta che il suo corpo sfregava contro la sua erezione, mentre scivolava sempre più in basso, fino a trovarsi tra le gambe allargate dell'Animago. «Peter ci ha sorpresi più di una volta in compagnia di ragazze,» si chinò sul membro eretto di Sirius, mentre i suoi occhi seguivano ogni sua mossa, le pupille dilatate per l'eccitazione e l'aspettativa. «Cosa avrebbe pensato se ci avesse scoperto stamattina?» Remus percorse il pene per tutta la sua lunghezza, fermandosi ad assaporarne il sapore, indugiando a lungo sulla sua punta.
«Ci sarebbe rimasto secco,» ansimò Sirius. «Liberami...»
Remus lo guardò per un attimo, prima di riprendere a leccarlo, prendendolo in bocca completamente e succhiandolo piano. Poi, quando le richieste di essere slegato tornarono ad essere gemiti incomprensibili, si interruppe e rispose. «No,» disse, «non ti libero. Ricordati, solo sesso.»
Remus prese la bottiglietta e la aprì, annusando il contenuto con circospezione prima di versarsene un po' sulle mani. Le sfregò per ben tra loro, preoccupandosi bene di coprire di liquido tutte le dita e per tutta la loro lunghezza. Poi, sorridendo a Sirius, tornò a chinarsi, riprendendo a leccare e succhiare il suo pene, ormai turgido e rigido al punto da rendere quasi dolorosa l'attesa di un qualsiasi contatto.
L'Animago sentì le mani di Remus sulle sue gambe, il licantropo le stava allargando con decisione, scendendo sempre più con le sue carezze verso i fianchi e i glutei, le sentiva percorrere la pelle sensibile dell'interno delle sue cosce e, mentre il suo pene spariva nuovamente, inghiottito completamente dalla sua bocca, sentì una delle mani fermarsi appena sotto le sue palle, il pollice appoggiato all'unica parte di lui che poteva ancora considerare vergine.
«Remus...» ansimò, cercando di sollevarsi, di sfuggire a quel contatto. Ma la mano ancora libera del licantropo lo spinse in basso, fermandosi alla base del suo membro, mentre con il pollice iniziava a forzare il muscolo che serrava l'entrata. «Remus, ti prego...»
«Pensa,» Remus continuò a massaggiare il pene di Sirius, mentre le due dita che avevano sostituito il pollice scivolavano lentamente all'interno del corpo dell'Animago, muovendosi in sintonia con la mano all'esterno. «Solo una ventina di giorni, poi potrai scaricarmi, come hanno sempre fatto tutte. Non è neppure necessario spiegarlo agli altri... no, non è esatto...» si sollevò sulle ginocchia, costringendo Sirius a sollevare il bacino, portandolo in posizione favorevole per l'ultima fase. «Dovrai spiegare a Lily perché, dopo che ci aveva lasciati attratti l'uno dall'altro, indecisi se fare o meno il primo passo, ci troverà invece freddi e distanti, come se non fossimo mai neppure stati amici.»
Sirius si irrigidì, nel sentire la punta del pene duro e rigido di Remus premere contro la sua apertura, nell'immaginare l'istante in cui l'olio di cui era cosparso avrebbe adempiuto egregiamente al suo scopo e l'avrebbe fatto scivolare all'interno, forzandola e allargandola, fino a permettergli di penetrarlo completamente.
«No!» gridò alla fine. «Non voglio! Non così...»
Remus si fermò, guardandolo interrogativamente. «Non così?» chiese. «È solo una scopata, Sirius. Come dovrebbe essere? Un po' di violenza, essere legati, molti lo trovano eccitante, lo sai. Del resto... io non posso volere altro con te, non è vero?»
«Smettila, Remus,» Sirius cercò di riprendere il controllo di se stesso, mantenendo la voce ferma e sicura. «Così ti stai solo comportando da pervertito...»
«Stamattina hai detto che lo ero,» gli fece notare Remus, incrociando le gambe e sedendosi, costringendo Sirius a mantenere le proprie appoggiate sopra le sue cosce.
«Stamattina era diverso,» Sirius sentiva la mente più sgombra e stava ripensando a come erano finiti in quella situazione. «Stamattina pensavo di essere stato il primo.»
Remus si irrigidì, fissandolo per un lungo istante, le iridi che sembravano diventare pozzi scuri carichi di rimpianto. «Non il primo, Sirius,» puntualizzò per l'ennesima volta Remus, allungandosi per sciogliere le corde che lo trattenevano, «semplicemente l'unico... la sola persona con cui ho mai desiderato dividere tutto.» Guardò Sirius sollevarsi a sedere e massaggiarsi i polsi. «Per te non sarò mai nessuna delle due cose... vattene,» disse poi, dandogli le spalle e rannicchiandosi su se stesso. «Appena quella dannata porta ricomparirà lasciami... domani chiederò a Dumbledore se può ricevermi e mi inventerò qualcosa per convincerlo farmi cambiare dormitorio.»
Sirius stava per controbattere, ma l'ultima affermazione di Remus lo lasciò senza parole. «Cosa vorresti dire?» Si avvicinò a lui, senza toccarlo, per paura che potesse scacciarlo. «Tu non puoi... io... noi...»
«Non fare finta di essere preoccupato, adesso,» la voce di Remus stava tremando, ancora un po' e, se l'altro non l'avesse lasciato in pace, si sarebbe messo a piangere. Non voleva piangere, non davanti a quell'idiota... non di nuovo. «Vuoi che rimanga, così puoi continuare a tormentarmi con le tue provocazioni...»
La luce dei primi fuochi d'artificio, che dalla festa che ancora proseguiva a piano terra sembravano essere finalmente riusciti a far partire, illuminò il volto di Remus. Le prime lacrime silenziose avevano iniziato a scorrere e, nello scorgerle, Sirius si sentì raggelare. Conosceva quella sensazione... era la stessa che aveva provato quando, tra le lacrime, Mary era fuggita da lui. Quel sentimento gli sembrò lontano e indistinto davanti alla paura e al dolore che sentiva di provare in quel momento.
«Remus... Moony...» posò le mani sulle sue spalle, cercando il coraggio di confortarlo. «Sono un idiota, dovresti saperlo...» Il licantropo si allontanò dal suo tocco, senza rispondere.
«Io ero... sono geloso, Remus,» Sirius tornò ad avvicinarsi a lui, afferrandolo con più decisione, in modo che non potesse sfuggire alla sua stretta. «Volevo essere il primo, ricordare che non era vero mi ha fatto solo pensare che mi avevi mentito... se Peter non fosse tornato proprio oggi, se non avesse iniziato a mettermi il tarlo del dubbio...»
«L'avrebbe fatto tra una settimana, un mese... non sarebbe cambiato nulla,» la voce era gelida, nonostante lo sguardo ferito che gli lanciò al di sopra di una spalla. «Se solo ti fossi fermato ad ascoltare... ma non lo fai mai,» Remus sentiva la sua volontà vacillare, ma non voleva ricaderci. Sirius sarebbe solo riuscito a farlo soffrire ancora e ogni volta sarebbe stato sempre peggio. «Esisti solo tu... anche adesso,» si voltò a fronteggiarlo, gli occhi ancora pieni di lacrime. «Non vuoi rimediare perché hai capito... solo, non vuoi soffrire di nuovo come ti è già capitato con Mary... non lo fai per me, ma solo per te stesso...»
«Adesso sei tu ad essere crudele,» Sirius lo afferrò per le spalle, spingendolo indietro, contro i cuscini. «Ho amato Mary e mi ha fatto soffrire,» Remus girò la testa di lato, per non doverlo fissare negli occhi, per non essere costretto a credere alle sue parole. «Ma, hai ragione, non voglio soffrire ancora come allora... ma non voglio che tu soffra per me, Remus,» afferrò gentilmente il suo viso, facendo in modo che i loro sguardi si incrociassero, «ti amo!»
Il licantropo si divincolò, cercando di allontanarsi da lui. «No,» disse piano, «non voglio cascarci di nuovo...» fissò di nuovo Sirius negli occhi, quando fu chiaro che non sarebbe riuscito a liberarsi. «Non farai altro che ferirmi, tutte le volte che qualche pensiero ti convincerà che ti sto tradendo, o che mi sto allontanando da te. Non potrai essere sempre al centro della mia vita, Sirius,» restò immobile sotto di lui, lasciando che le parole penetrassero nel cervello dell'animago prima di continuare, «ma, se non capisci che, oltre te, non proverò più nessuna attrazione o sentimento per nessuno, allora non potrà esserci nulla.»
«Ho l'impressione che tu stia cercando di ripetermi sempre le stesse cose,» cercò di scherzare Sirius, lasciandolo e sedendosi davanti a lui. «Perché non hai finito, prima?» chiese, cercando di cambiare discorso, ben consapevole di dare così all'amico l'ennesima prova della sua inaffidabilità. «Perché non mi hai penetrato?»
«Perché ti amo,» fu la disarmante risposta, «hai detto di no e io non posso farti del male...»
Per Sirius fu come essere trafitto da uno stiletto di ghiaccio. Era stupido, lo sapeva, non riusciva a fare nulla senza rovinare tutto ancor prima di cominciare. La sua vita non poteva essere peggio di così, ma sapeva benissimo come rovinarla del tutto alle persone che amava.
«Remus,» si inginocchiò davanti a lui. Si sentiva ridicolo e doveva esserlo perché, per un istante, l'espressione dell'amico assunse toni meno cupi. «Prometto... no, non prometto... se lo faccio poi rovino tutto ancor più rapidamente,» questa volta Remus sorrise. Quanto adorava quel sorriso! «Remus. Mi impegno a cercare di non ferirti più. Di fidarmi e di non assalirti ogni volta che sarai gentile con qualcuno... a meno che non sia evidente che...» l'espressione del licantropo tornò seria e l'animago fu rapido ad interrompersi. «Vedi... non riesco a farti neppure una dichiarazione di fiducia e di fedeltà che già rovino tutto... Remus... ?»
Il licantropo sospirò, passandosi una mano tra i capelli. «Tanto so che è inutile,» disse piano. «Tu continuerai a credere alla buona fede di chiunque, tranne che alla mia,» alzò una mano, per zittirlo prima che iniziasse a protestare. «Basterà che qualcuno ti dica qualcosa di appena credibile, che subito salterai alle conclusioni.»
Sirius si mise a quattro zampe, se fosse stato in grado di farlo si sarebbe trasformato in Padfoot per convincerlo, guaendo e scodinzolando, che le sue erano buone intenzioni.
«Non riuscirai a farti perdonare, Sirius,» il tono della voce contraddiceva le parole di Remus. «Questa volta hai esagerato...»
Sirius avanzò verso di lui, costringendolo a distendersi mentre si sdraiava su di lui, sfregandosi contro ogni centimetro di pelle che poteva raggiungere. «Sarò capace di fare anche di peggio in futuro,» ed entrambi sapevano che era solo la verità, «finisci quello che hai cominciato...» le labbra di Sirius impedirono a Remus di continuare a recriminare.
Solo dopo qualche minuto il licantropo fu di nuovo libero di parlare. «Finire cosa?» chiese ansimando.
Sirius si sdraiò accanto a lui, invertendo le posizioni prima di stringerlo a sé, trattenendolo con le gambe. «Prendimi,» ansimò, mentre sollevava il bacino, in modo da strusciarsi contro di lui. «non importa se mi farai male, te lo sto chiedendo... non ti dirò di fermarti...» Remus si morse le labbra per non emettere alcun suono quando le loro erezioni entrano in contatto. «Avanti,» insistette Sirius, «o devo farti arrabbiare ancora per farti ritrovare il filo?»
Lo scintillio negli occhi di Remus non piacque affatto all'Animago ma, non appena la sua lingua ricominciò a percorrere la sua pelle ogni timore sembrò svanire.
Molto più intensamente della prima volta, non essendo impegnato a recriminare le colpe dell'uno o dell'altro, Remus iniziò a prendersi cura delle necessità di Sirius, riuscendo a prevedere dove e come l'amico voleva che lo baciasse, o lo mordesse o, semplicemente, lo solleticasse fino a fargli desiderare di essere morso.
Quando si fermò, un istante prima di iniziare a leccare il suo membro eretto, vide le pupille di Sirius dilatarsi. Il volto arrossato dall'eccitazione e i pugni stretti sui cuscini che li circondavano. L'Animago non riuscì a trattenere un gemito quando vide la lingua di Remus dardeggiare fuori dalle labbra, inumidendole prima di chinarsi su di lui, prendendo tutto il suo membro dentro la bocca e succhiandolo fino a quando i gemiti non si tramutarono in una sorta di ululato continuo.
Remus sorrise, senza smettere quello che stava facendo, ma iniziando ad accarezzare anche l'interno delle cosce di Sirius e a stuzzicare la base del pene e la pelle ancor più sensibile dello scroto. Rallentò solo per un istante i movimenti della propria bocca, quando si rese conto di non avere a portata di mano nessuna delle lozioni che sembravano essere state messe a disposizione per loro.
Sollevandosi, ma senza smettere di massaggiare l'erezione dell'amico, si guardò in giro. Senza crederci troppo, Remus sussurrò un incantesimo che gli avrebbe permesso di ottenere una perfetta lubrificazione e restò sorpreso di sentire tra le sue dita la consistenza fluida e oleosa della sostanza evocata.
«Sembra che la magia sia tornata,» constatò, avvicinando le labbra alla punta del pene inumidita dalle secrezioni che precedevano l'orgasmo, «ma credo che non ti manchi molto... dobbiamo fare in fretta...»
Sirius annuì concitatamente, sollevando il bacino nella posizione che pensava sarebbe stata più favorevole per Remus.
Il licantropo ridacchiò. «Troppa fretta,» disse, approfittando comunque della cosa, passando la punta del pollice attorno al muscolo che difendeva all'entrata che presto avrebbe violato. «Ormai credo di sapere come funziona... prima devo prepararti,» la punta del pollice penetrò di poco all'interno del corpo di Sirius, i cui muscoli si tesero involontariamente. «Shh... rilassati,» l'indice sostituì il pollice, iniziando a muoversi avanti e indietro, con lentezza, fino a quando Sirius tornò a tendersi, ma non più per il dolore.
Prima di penetrarlo con un altro dito, Remus si chinò su di lui, accompagnando il movimento all'interno del suo corpo con quello, altrettanto lento e deciso, della bocca, mentre un terzo dito andava a raggiungere i primi due all'interno del corpo dell'Animago.
Sirius aprì gli occhi contrariato quando le mani e le labbra di Remus si allontanarono da lui. «Ci siamo,» la voce del licantropo gli provocò un lungo brivido di piacere lungo la spina dorsale. «Rilassati, non voglio farti male,» assestò le gambe di Sirius in modo da allargare il più possibile la zona, «questo sarà una sorta di primo esperimento, non sono sicuro della sua riuscita...»
«Smettila di parlare, Moony,» ansimò Sirius, spingendo il bacino contro il membro eretto e accuratamente lubrificato di Remus. «Avanti...»
Il licantropo attese un breve istante, fissando il proprio sguardo in quello del compagno. Poi, lentamente, aiutandosi con la mano che fino a quel momento aveva utilizzato per prepararlo, iniziò a penetrarlo, pronto a fermarsi al minimo accenno di rifiuto da parte di Sirius.
Si fermò non appena la punta ebbe oltrepassato il muscolo, forzandone la resistenza. Sirius aveva stretto gli occhi e afferrato con forza i cuscini, cercando di non emettere alcun suono. Remus sapeva che doveva essere doloroso e, da parte sua, era certo che la successiva penetrazione non sarebbe stata da meno. Nonostante la preparazione, il corpo di Sirius era stretto attorno al suo membro e, solo forzandolo con decisione, sarebbe riuscito a penetralo più in profondità.
Quando Sirius riaprì gli occhi, fissandoli nuovamente in quelli del compagno, Remus riprese lentamente a spingere, fermandosi solo quando fu completamente dentro di lui.
L'Animago non aveva allontanato lo sguardo e Remus fu in grado di cogliere il passaggio dalla sensazione di dolore causata dalla profonda violazione ad una di piacere. Con cautela, prima, poi con crescente intensità, Remus iniziò a muoversi, assaporando la sensazione del corpo stretto attorno a lui, eccitandosi nel sentire le reazioni di Sirius alle sue spinte sempre più decise, fino a quando anche l'Animago iniziò a muoversi, sollevando il bacino in modo favorire una penetrazione sempre più profonda.
«Sirius,» la voce roca e ansimante di Remus acuì ancor di più la sua eccitazione, «non so per quanto ancora...»
L'Animago annuì, senza rispondere. Sentiva di essere all'estremo della sua resistenza. Sentire Remus muoversi sopra e dentro di lui, sentire la sua voce ripetere il suo nome ad ogni spinta più profonda, osservare il suo sguardo farsi sempre più scuro e acceso di passione... tutto lo stava portando al limite dell'orgasmo. Si sollevò ancora, pronto ad accoglierlo dentro di sé ancor più profondamente di quanto aveva fatto fino ad allora. Sentì i muscoli del licantropo tendersi nello spasmo che precedeva il raggiungimento del culmine, per poi rilassarsi faticosamente non appena tutte le energie furono defluite dentro il suo corpo. Bastò questo per fargli sorpassare definitivamente il limite e, mentre Remus si chinava verso di lui per baciarlo, Sirius lo afferrò con forza, stringendolo a sé mentre il suo seme inondava entrambi.
Ansimando, Remus si sdraiò accanto a Sirius, lasciando che l'Animago si stringesse a lui, accarezzandolo languidamente, accompagnandolo con dolcezza verso il sonno.
«Fa niente se restiamo qui, stanotte?» chiese, nascondendo a stento uno sbadiglio. «Non credo di riuscire a fare più di qualche passo.»
Sirius chiamò verso di loro le tende che coprivano una delle finestre, utilizzandole poi a mo' di coperte. «Non credo sia un problema,» rispose, stringendosi ancora di più accanto a lui, «non credo che sentiranno la nostra mancanza.»
Remus sorrise, sbadigliando nuovamente. «Dumbledore ha fatto un buon lavoro anche quest'anno,» disse, indicando i fuochi d'artificio che ancora illuminavano il cielo sopra Hogwarts.
«Non quanto il tuo,» gli sussurrò piano Sirius, facendolo arrossire. «Dovrò farti provare, prima o poi.»
«Sempre a minacciare,» Remus si strinse contro Sirius,guardandolo sorridendo. «Scommetto che anche questa volta non manterrai la promessa.»
L'Animago fece per controbattere, ma il compagno era ormai caduto in sonno profondo, le labbra ancora atteggiate in un sorriso appagato.


... continua ...














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