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Titolo: Un aiuto indesiderato
Autore: Sadako
Serie: Darkover di Marion Zimmer Bradley e il gioco "The Elvas Project" ad esso ispirato
Pairing: Brydar x Duane
Spoiler: Gli esperimenti di Alar portano ad effetti collaterali ben poco desiderabili. Precede "Come davanti ad una porta chiusa" di Damon Aldaran e Dana n'ha Angela
Rating: NC-17 - X - Yaoi
Parti: 1
Status: concluso
Disclaimer: tutti i diritti su Darkover sono di Marion Zimmer Bradley e di chi la rappresenta. I personaggi di Elvas appartengono agli autori delle storie che li coinvolgono
Archivio: HSC

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: Un aiuto indesiderato :

< Sadako >



La locanda si era svuotata poco a poco, lasciando ad Alar sempre più tempo per studiare in tranquillità i clienti abituali dello Scoundrel. Aveva sperato che Dana restasse un po' più a lungo, per continuare ad insistere sulla necessità della presenza di un fornaio al villaggio, ma la donna si era dileguata poco dopo il suo arrivo, in compagnia del nuovo comyn della Torre.
Alar non riusciva a capire perché l'Amazzone fosse così contraria alla sua idea e, nonostante Alyson continuasse a fargli notare che forse non era l'idea del forno a renderla così ostile, ma la persona prescelta per condurlo, lui restava convinto che lei si opponesse solo perché era stata una sua idea e perché era un'idea brillante.
L'ex-mercenario si guardò intorno. Oltre ai gemelli MacAran e ad alcuni mercanti di passaggio, nella sala erano restati solo Brydar e Duane. Sarebbe stato un diversivo piacevole poter discutere con il comyn del passato della sua adorata sorella ma, quella sera, i due erano i soggetti di un suo esperimento che, se avesse avuto successo, avrebbe aperto nuove porte a inaspettati e succosi guadagni.
Purtroppo però le cose non sembravano andare nel modo previsto. Già si era visto sfuggire Dana, che poteva essere un soggetto da controllare ancora più interessante dei due uomini che, in quel momento, se ne stavano a parlare tranquillamente, senza neppure bere come al solito e senza che accadesse nulla. Il solo particolare degno di nota era che il McKee cominciava a sembrare un po' accaldato ma, del resto, Alar doveva ammettere che nel locale faceva effettivamente molto caldo rispetto al gelo esterno e i loro abiti non erano di certo leggeri.
Quando l'Elhalyn fece cenno al compagno di alzarsi, Alar trattenne a stento un'esclamazione rabbiosa. Non potevano andarsene anche loro.
«Puoi sempre tramortirli e nasconderli in cantina,» la voce di Will fece sobbalzare il locandiere.
«Taci,» lo zittì, seguendo con lo sguardo gli altri due che si alzavano, recuperavano i mantelli ed uscivano dallo Scoundrel.
Will si strinse nelle spalle, riprendendo il lavoro. «Quando farà effetto,» borbottò tra i denti, «se farà effetto,» precisò poi, «non credo che Dana prenderà bene la cosa.»
Dopo che Brydar e Duane furono usciti, Alar scoppiò in una risata, rassegnato a non vedere la conclusione del suo esperimento. «Cosa potrebbe fare di così terribile per farmela pagare?» chiese ironico, apprestandosi a chiudere il locale.
«È una donna,» si limitò a rispondere Will, tenendo la voce bassa, in modo da non essere udito dalla moglie. «Loro sanno sempre come fartela pagare.»


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Non appena l'aria più fredda dell'esterno iniziò a congelarlo Duane iniziò a sentirsi meglio. Aveva temuto di sentirsi male allo Scoundrel, faceva un caldo quasi insopportabile e negli ultimi minuti gli era sembrato che Alar li fissasse con aria famelica, quasi meditasse qualche tiro mancino nei loro confronti.
Brydar non sembrava aver notato nulla, stava ancora pensando al parente appena ritrovato e non sembrava far caso alle sue condizioni. Duane si sentiva il volto in fiamme, persino la stoffa del vestito sembrava insopportabile sulla pelle accaldata... per un istante l'idea di iniziare a togliersi qualcosa da dosso gli attraversò la mente ma, fortunatamente, riuscì a resistervi.
Sentiva la mente di Brydar distante. I pensieri del comyn continuavano a tornare agli anni trascorsi nei cadetti, a quello che aveva fatto fino a pochi mesi prima di partire per Elvas. Dopo settimane che aveva smesso di pensarci, Duane cominciò nuovamente a temere di essere solo un passatempo per il comyn, che le loro fossero prestazioni comprese nella sua paga da attendente.
Senza rendersene conto si strinse a Brydar, afferrandosi al mantello, cercando di passare oltre il turbine dei ricordi per entrare in contatto con la sua mente, restandone però invischiato.
Il comyn si era reso conto da un pezzo che qualcosa non andava nel compagno. Fosse stato solo per il comportamento scontroso alla locanda, quando Dana era arrivata con Tristam, non si sarebbe sorpreso più di tanto. Sentiva Duane avvicinarsi a lui, giorno dopo giorno, cercando contatti sempre più intimi, un tipo di rapporto che aveva sempre cercato di evitare fino ad allora.
Doveva però ammettere che la cosa non gli dispiaceva. Percepiva il disagio di Duane quando erano in pubblico, ma, in maniera ancor più prepotente, avvertiva la completa disponibilità che il McKee gli offriva quando erano da soli, nella tranquillità della loro casa. Il contrasto tra i due comportamenti lo eccitava, portandolo a chiedersi cosa avrebbe fatto Duane se il suo atteggiamento si fosse fatto più esplicito anche fuori dalle mura domestiche.
Il pensiero lo distrasse dai ricordi degli amanti passati, dei quali conservava memorie vaghe e indistinte, portando invece la sua attenzione sul McKee. Duane si era stretto a lui, riuscendo ad infilare le mani sotto il mantello. I pensieri di Duane arrivavano confusi alla sua mente, come le parole di un ubriaco. Ma non avevano bevuto, non più del solito... solo in quel momento il comyn si rese conto di provare uno strano calore, una sensazione non dissimile dall'eccitazione, che lo pervadeva, colmando lentamente ogni cellula del suo corpo.
Pensò subito che fosse una sorta di eco dello stato in cui si trovava il McKee. Duane era rosso e accaldato, la sua espressione non era differente da quella che assumeva quando stavano facendo sesso, anche se stavano ancora camminando con passo spedito verso casa. La reazione immediata che ebbe il suo corpo alla mano di Duane che si infilava sotto la lunga tunica, arrivando a sfiorare, ancora timorosamente, il suo fondoschiena gli tolse ogni dubbio.
Non erano le sensazioni del McKee che sentiva, erano solo quelle del suo stesso corpo.
Avevano quasi raggiunto il retro delle Terme e la piazzetta che separava la grande costruzione dal viottolo che conduceva alla loro casa, quando Brydar si sentì spingere di lato. Duane aveva deciso di passare all'azione, bloccandolo spalle al muro, cercando di oltrepassare la barriera degli abiti strappando quasi la stoffa.
«Duane!?» Brydar non poteva usare un tono di voce troppo alto. Anche se quella parte di Elvas non era stata ancora ricostruita completamente, le case del primo cerchio erano tutte occupate e, nelle poche ricostruite alle loro spalle, qualche luce faceva intuire la presenza di popolani ancora svegli.
Il McKee alzò lo sguardo nel sentire il proprio nome. Le pupille erano dilatate, l'espressione eccitata e chiaramente priva di controllo. Si avvicinò a Brydar, cercando di raggiungerne il volto, sollevandosi sulla punta dei piedi.
Il comyn lo allontanò con forza, cercando di bloccare i suoi movimenti. «Smettila ora,» sibilò, trascinandolo verso casa. «Si può sapere cosa diavolo ti ha preso?»
Duane scosse la testa, aprendo più volte la bocca, come nel tentativo di trovare una risposta. «Non sto facendo nulla di male...» disse alla fine.
Con sollievo, Brydar riuscì a spingerlo sul sentiero che girava dietro alla loro casa, passando accanto alle stalle e arrivando fino all'entrata della cucina. «È normale che tu cerchi di baciarmi in mezzo alla strada?»
Duane scosse nuovamente la testa, riuscendo a divincolarsi e a riprendere in mano la situazione, costringendo il comyn a dirigersi verso le stalle invece che verso la casa.
«No,» rispose, «tu non ti fai mai baciare.»
Duane spinse Brydar contro la parete di fondo della stalla, lontano dai due cavalli e più riparata da sguardi indiscreti. Infilò le mani nella cintura della tunica, slegandola e lasciandola cadere a terra. Guadagnata una via più facile di accesso, sollevò la lunga camicia e posò le mani sul torace del comyn.
Brydar trattenne a stento un gemito. Le mani di Duane erano calde ma ottenevano lo stesso effetto di un pezzo di ghiaccio strofinato sulla pelle febbricitante. Il McKee si avvicinò ancora di più, sollevando del tutto la tunica e le camicie sottostanti, chinandosi a baciare la pelle nuda, scendendo fino ad un capezzolo, stringendolo tra i denti con poca delicatezza, strappando finalmente un gemito dalle labbra serrate di Brydar.
Soddisfatto della cosa, Duane scese ancora più in basso, finendo per inginocchiarsi. Senza staccare le labbra dalla pelle di Brydar, iniziò ad aprirgli i pantaloni, liberando così l'erezione del compagno dalla costrizione del tessuto.
Mentre la lingua di Duane percorreva il membro in tutta la sua lunghezza, Brydar lo afferrò per i capelli, costringendolo ad allontanarsi e a rimettersi in piedi.
«Non sei normale,» ansimò, ribaltando le posizioni e bloccando Duane contro la parete di legno. «Non so cosa diavolo ti ha preso...»
Duane si spinse contro di lui, sollevando una gamba fino a passarla attorno ai fianchi di Brydar, sfregandosi contro di lui mentre, con difficoltà, cercava di liberarsi le mani dalla stretta non troppo decisa che lo teneva bloccato.
«Non mi pare ti dispiaccia,» sussurrò all'orecchio del comyn, «lasciami finire...»
Brydar non perse tempo a rispondere. Caricandoselo quasi sulle spalle, lo portò di peso fino all'entrata sul retro e, con una certa difficoltà, riuscì finalmente a varcarne la soglia. Nonostante le proteste il comyn non si fermò se non una volta giunti nella loro stanza, dove lasciò cadere Duane sul letto, allontanandosi poi verso la cucina.
«Perché non vuoi? Non è diverso da quello che facciamo sempre!» Duane si sollevò immediatamente a sedere, seguendo Brydar in ogni spostamento. «È solo perché hai incontrato quello... quel tuo parente... è per questo che non vuoi farlo?»
Brydar si voltò di scatto, afferrando Duane per il mantello e strappandoglielo di dosso. Senza rispondere tornò a sollevarlo, portandolo fino al divano. Le mani bloccate dietro la schiena impedivano a Duane qualsiasi movimento. Avrebbe voluto costringere Brydar a lasciarlo fare, a farsi spogliare, a farsi prendere completamente e venire poi dentro di lui. Ma l'Elhalyn resisteva, dopo quella sera poteva essere solo per un motivo.
«Vuoi piantarla!» il tono del comyn era freddo e tagliente ma le sue mani si stavano muovendo fuori dal controllo della sua parte razionale.
L'espressione arrabbiata di Duane era troppo per resistere. Ben presto la camicia del giovane giaceva a brandelli ai piedi del divano e i pantaloni del McKee erano aperti e calati fino a mezza gamba. Con un furore prossimo alla rabbia Brydar percorreva il suo torace con baci e morsi mentre, senza troppi preliminari, una mano era passata sotto la sua schiena ed era scesa fino ai glutei, forzando dolorosamente lo stretto passaggio e strappando gemiti di dolore e piacere dalle labbra del giovane.
Più in profondità andavano le sue dita, più il corpo di Duane si inarcava contro il suo. Ben presto Brydar fu costretto a lasciare libere le mani del McKee che, immediatamente, corsero ad afferrarsi alla sua schiena, cercando di liberarlo degli indumenti che ancora indossava. Solo quando l'ultima delle camicie finì a terra Brydar si bloccò di colpo, fissando con occhi sgranati il giovane ansimante sotto di lui.
Duane gli aveva inviato le sensazioni che provava, chiedendogli mentalmente ma esplicitamente di essere penetrato, visto che le sue dita non erano che un pallido sostitutivo del membro e a lui, in quel momento, non bastavano affatto.
«Duane...» Brydar si allontanò dal compagno, sedendosi all'estremità opposta del divano, cercando di ritrovare fiato e tranquillità.
«Perché ti sei fermato?» il McKee si sollevò sui gomiti, fissando preoccupato il comyn, dimentico delle accuse e delle preoccupazioni di poco prima.
Brydar scosse la testa, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Sentiva ancora la pelle in fiamme, come se ognuna delle sue terminazioni nervose celasse all'interno una piccola carica elettrica che generava calore ed eccitazione. L'eco della richiesta di Duane riverberava ancora nella sua mente, rimbalzando sul muro creato da ricordi che sperava di aver dimenticato da tempo.
«Io, Duane...» non fece in tempo a trovare le parole giuste per spiegare quello che stava provando quando, con colpi forti e decisi, qualcuno bussò alla porta d'ingresso, richiamando a gran voce la loro attenzione.
«Non vorrai andare ad aprire?!» Duane si era sollevato di scatto, afferrandolo per le gambe nel tentativo di bloccarlo. «Se ne andrà, non può essere importante. Brydar!»
Il comyn si divincolò a fatica, spingendo indietro il giovane e allontanandosi prima che potesse riafferrarlo. Riuscì a fare poca strada perché, appena messa una mano sulla maniglia, Duane lo afferrò per la vita, cercando di allontanarlo da essa.
Quando la porta si aprì, dopo un'attesa che le sembrò fin troppo lunga, Dana si trovò davanti allo sguardo quasi spiritato del fratello.
Brydar aveva indosso solo i pantaloni, il fiato ancora corto a causa della lotta appena conclusasi con Duane che, praticamente senza nulla indosso, cercava ancora di allontanarlo dalla porta.
Per un lungo istante i due fratelli si fissarono poi, spingendolo di lato, l'Amazzone entrò con decisione, senza lasciarsi impressionare dallo stato dei due.
«Lo sai di essere un pervertito?» chiese al fratello, fissando Duane che, con difficoltà, cercava di ricoprirsi con il mantello che Brydar gli aveva tolto poco prima.
«È da quando siamo usciti dallo Scoundrel che cerca di violentarmi e IO sarei il pervertito?»
«Non trovare scuse,» Dana lo squadrò dalla testa ai piedi, «e non cercare di convincermi che la cosa ti ha fatto schifo.»
Duane si piazzò tra i due fratelli, come a difesa di Brydar. «No che non gli è piaciuto,» iniziò invece a dire, «sta cercando di allontanarmi, dice che non sono norm...» il comyn gli impedì di continuare, tappandogli la bocca con una mano e cercando di spingerlo fino al salotto.
Dana scosse la testa, sospirando. «Non ha tutti i torti,» disse alla fine, seguendoli e sedendosi su una delle poltrone.
«Cosa vorresti intendere?» Brydar era finalmente riuscito a bloccare i movimenti di Duane, avvolgendolo strettamente nel mantello e tenendoselo sulle ginocchia, stringendolo a sé con decisione.
«Questa volta Alar l'ha combinata grossa,» disse, con un tono che fece venire i brividi al fratello, «è riuscito a preparare un intruglio con varie erbe prese dalla serra che, se mescolate, danno effetti collaterali poco controllabili.»
«Dana, cerca di essere più semplice,» la implorò Brydar, «non credo di essere in grado di comprendere...»
«Ha realizzato un afrodisiaco, Brydar, ma con la roba che ci ha messo dentro quello che ha ottenuto ha anche effetti allucinogeni e chissà cos'altro!»
Il fratello la guardò per un lungo istante, poi il suo sguardo su illuminò. «Il liquore che ci ha offerto! Quel bastardo... ma l'hai bevuto anche tu, perché a te non ha fatto nulla?» aggiunse sospettoso.
Dana assunse un'espressione ancora più infuriata di quella che aveva mantenuto fino a quel momento. «Ha fatto effetto, te lo assicuro, solo che alle prime avvisaglie ho preso un antidoto. Ha ridotto l'effetto giusto il tempo di permettermi di capire cosa avesse messo nel suo intruglio.» Estrasse da una delle tasche del mantello una piccola bottiglia, colma di liquido ambrato. «Con questo eliminerete ogni effetto della sua creazione.» Posò la bottiglia sul tavolino davanti a lei. «Sempre che vogliate prenderla.»
«No che non vogliamo!» Duane si riscosse dallo stato di torpore in cui sembrava essere caduto da quando Brydar aveva iniziato a stringerlo per impedirgli di muoversi.
Brydar sospirò, facendo cenno alla sorella di lasciare l'antidoto. «Troverò il modo di farglielo prendere,» la rassicurò, «ma perché a me non ha fatto lo stesso effetto?»
Dana si alzò, sistemandosi il mantello. «Forse perché ne hai bevuto meno,» rispose, «ma non resisterai ancora a lungo, l'effetto immediato è quello dell'allucinogeno, ma presto non riuscirai più a contrastare l'effetto degli altri ingredienti.»
«Consolante,» commentò Brydar, cercando di sollevarsi senza perdere la stretta su Duane.
«Non ti disturbare,» lo bloccò Dana, «conosco la strada.»
Il comyn restò immobile a fissare la bottiglia per molto tempo dopo l'uscita della sorella. Duane aveva nuovamente smesso di dibattersi ma, di nuovo sveglio e attivo, stava cercando di attirare la sua attenzione baciando e mordendo quella parte di collo che riusciva a raggiungere.
«Adesso basta, Duane,» disse spazientito, sentendo risvegliarsi la strana eccitazione che adesso poteva riconoscere come effetto della bevanda di Alar.
Costrinse il McKee a distendersi sul divano, sedendosi su di lui e bloccandolo col peso del proprio corpo. Sentiva l'eccitazione di Duane crescere, la sua erezione premergli contro il corpo, ma doveva impedirsi di cedere alla tentazione di gettare la bottiglia nel fuoco e lasciare invece sfogare i suoi più bassi istinti.
Brydar riuscì ad afferrare la bottiglia. «Forza, un bel sorso.»
«No,» Duane continuò ad agitare la testa fino a quando Brydar non rinunciò all'impresa. «Adesso sai perché sono così,» disse poi, «non è strano! Perché non vuoi farlo?» Si inarcò sotto di lui, spingendo il bacino verso l'alto. Poteva vedere oltre che sentire l'erezione di Brydar aumentare di momento in momento, non poteva credere che lui volesse rinunciare a fare sesso con lui per colpa dell'intruglio di quel bastardo di Alar.
«Posso fare sesso con te quando voglio, Duane,» Brydar si era chinato su di lui, sussurrandogli piano, senza riuscire ad impedirsi di mordergli il lobo dell'orecchio. «Non ci servono aiuti.»
Duane riuscì a liberarsi le braccia dalla stretta delle gambe di Brydar. Sollevò la testa, afferrando il volto del comyn, riuscendo ad imporgli un breve bacio prima che potesse allontanarsi.
«Perché non mi vuoi baciare?» il tono del McKee era stizzito. «Scommetto che non ti facevi di questi problemi con lui... e con tutti gli altri.»
Brydar sentì la rabbia risalire lentamente, sostituendo la razionalità a cui si era aggrappato fino a quel momento. Sapeva che, se avesse perso il controllo, tutti i desideri di Duane si sarebbero avverati, fino a fargli implorare il contrario.
«Sono stato baciato solo una volta, Duane,» gli sibilò all'orecchio, bloccandogli le mani sopra la testa. «Non ho mai baciato Tristam, non ho mai neppure fatto veramente sesso con lui, se ti può tranquillizzare,» Duane sgranò gli occhi, ma non disse nulla. «Non ho mai baciato i miei amanti e non ho intenzione di cominciare adesso, ricordalo.»
L'Elhalyn afferrò la bottiglia, stappandola con i denti. «Questo è il massimo che potrai mai ottenere,» aggiunse, bevendo una lunga sorsata del liquido e chinandosi poi su Duane.
Quando le labbra del McKee si aprirono, al contatto inaspettato con quelle di Brydar, il comyn riempì la sua bocca con il liquido appena bevuto, attendendo qualche istante prima di allontanarsi.
Duane lo guardò sorpreso ma, prima che l'altro potesse fare nulla, si girò di lato e sputò fuori tutto quello che avrebbe dovuto invece deglutire.
«Sei un bastardo, Brydar,» riprese a divincolarsi con forza, riuscendo a fargli cadere di mano la bottiglietta che ancora stringeva, che si svuotò completamente ancora prima di toccare terra. «Un lurido, sporco comyn. Lasciami!»
Prima ancora di realizzare quello che stava facendo, Brydar bloccò di nuovo entrambe le mani di Duane e si chinò su di lui, questa volta baciandolo veramente, anche se solo per pochi istanti. «No,» disse, lasciandolo improvvisamente libero e iniziando a togliersi i pantaloni. «È ora di piantarla.»
Il comyn sollevò le gambe di Duane, portandole oltre le proprie spalle. Lo forzò a prendere in bocca le sue dita e, non appena furono umide della sua saliva, iniziò a penetralo, un dito dopo l'altro, fino a quando Duane smise di agitarsi, trattenendo invece il respiro come in attesa della prossima aggiunta.
«Tre bastano, coileán?» chiese ironico, iniziando a muovere lentamente la mano, strappando a Duane gemiti sempre più forti mano a mano che si spingeva più all'interno. «Credi sia ora di passare a qualcosa di più consistente?»
Duane annuì, senza parlare, ansimando leggermente. Brydar restò a fissarlo per un lungo istante. L'espressione del giovane, per nulla spaventato o contrariato dalla brutalità della sua reazione, avevano fatto scemare il senso di rabbia che lo aveva spinto fino a quel momento. Il comyn pensò per un breve istante se era il caso di continuare o se non fosse meglio fermarsi e andarsene, ma la sua parte razionale si stava spegnendo come la fiamma di una lampada rimasta senza più combustibile. Estrasse le dita, lasciandole però in posizione in modo da aiutarsi nella penetrazione. Non fece neppure in tempo ad entrare completamente che Duane si inarcò, spingendosi contro di lui, come per sollecitarlo. Bastò questo per fargli scordare completamente il perché del suo ostinato rifiutarsi di poco prima.
Duane si aggrappò alle sua spalle, sollevandosi a sedere. Iniziò a muoversi anche lui, prima lentamente poi sempre più velocemente, assecondando le spinte di Brydar. Fu questione di poco, entrambi vennero rapidamente, crollando poi distesi l'uno sull'altro, completamente senza fiato e energie.
Quando Brydar cercò di rialzarsi, Duane lo bloccò avvinghiandosi a lui con le gambe e le braccia.
«Lasciami, Duane,» sospirò Brydar, «devo andare in bagno. Tu vai in camera.»
Senza troppa convinzione il McKee lasciò andare il compagno, alzandosi subito dopo per seguirlo. Si avvolse nel mantello ancora appallottolato ai piedi del divano e restò fermo fuori dalla porta del bagno, attendendo che dall'interno non provenissero più rumori. Poi, silenziosamente, aprì la porta e si introdusse nel piccolo locale.
Brydar, fermo davanti al lavabo, aveva percepito le intenzioni di Duane ancora prima che si decidesse ad entrare. La sola presenza del McKee fermo alle sue spalle lo aveva fatto nuovamente eccitare, come se non avessero fatto nulla fino a quel momento.
Duane posò le mani sulla schiena di Brydar, mentre il mantello scivolava nuovamente a terra. Conficcando le unghie nella carne iniziò a scendere verso il basso, mentre il comyn inarcava la schiena al passaggio. Arrivato sui fianchi, Duane portò le mani sull'addome, continuando ad usare le unghie e lasciando striature rosse ad ogni passaggio. Pochi secondi dopo si trovò con la schiena alla parete, le mani bloccate sopra la testa e la bocca di Brydar impegnata a mordergli la gola, passando lentamente verso le spalle per poi risalire lungo il collo fino al lobo delle orecchie.
Duane sollevò una delle gambe, puntellandosi contro il lavandino, mentre con il bacino iniziò a strusciarsi contro quello del comyn, aumentando con il movimento l'erezione di entrambi.
Brydar lasciò le mani del giovane, sollevando ancora di più la gamba che lo circondava e iniziando ad accarezzare con la punta delle dita il membro eretto e turgido che premeva contro il suo fianco. Duane si aggrappò alla sua schiena, conficcando le unghie nella carne e aumentando il movimento del bacino, cercando di ottenere un maggiore contatto con la mano del comyn.
Brydar affondò il volto nell'incavo della spalla del McKee, trattenendo un gemito quando una delle sue mani si staccò dalla schiena e scese ad afferrare il suo pene, iniziando a sfregarlo con movimenti più rapidi e decisi di quanto non stesse facendo lui.
«Basta,» ansimo poco dopo, allontanandosi dal giovane, «... cucina...»
Duane lo fissò per un istante, senza capire. Poi Brydar lo strattonò con violenza, staccandolo dal muro e spingendolo verso la cucina, più calda a causa del fuoco non del tutto spento, e con più superfici da utilizzare.
«Perché non in camera?» cercò di protestare, quando Brydar lo spinse contro il tavolo, facendolo sedere e sollevandogli le gambe in modo da offrirgli più libertà di azione.
Il comyn, si chinò su di lui, baciandogli la pelle del torace e stuzzicandone i capezzoli con la punta della lingua. "Chi ha detto che poi non ci andremo," ribattè, mentre con la lingua scendeva verso il basso, traendo guizzi nei muscoli che sollecitava al suo passaggio. "Non mi sembri dispiaciuto della sosta."
La lingua di Brydar era arrivata a lambire la punta del membro eretto di Duane, leccandola con attenzione come a volerla ripulire dai residui del precedente rapporto. Il respiro di Duane si faceva sempre più rapido mentre la lingua di Brydar scendeva sempre più in basso, percorrendo il pene in tutta la sua lunghezza, e, quando arrivò a prenderlo completamente in bocca, il McKee non riuscì a trattenere un gemito di piacere.
Mentre le mani di Brydar si dividevano il compito di continuare a solleticare sia il corpo che i testicoli di Duane, il giovane strinse le sue attorno ai capelli del comyn, mentre si inarcava sul tavolo, gemendo ad ogni movimento della sua lingua, fino a quando non riuscì più a trattenersi e, con un urlo soffocato, venne nella bocca del compagno.
Brydar non si staccò subito, attese fino a quando il respiro di Duane si fu calmato e il suo corpo rilassato completamente sulla superficie del tavolo. Poi, risalendo lentamente fino alla punta, lo lasciò libero e si rialzò, appoggiandosi con i gomiti ai lati del corpo del compagno, restando a fissarlo con espressione divertita e compiaciuta.
«Potresti fare altrettanto?» chiese dopo un po', quando l'espressione di Duane sembrò farsi nuovamente vigile. «Dopotutto, è tutta la sera che ci provi...» concluse, avviandosi verso la camera da letto.
Duane si sollevò a sedere, guardandolo allontanarsi. Si sentiva stanco ma, dopo una sfida del genere, non poteva tirarsi indietro di certo. Scese dal tavolo con cautela, testando la resistenza delle sue gambe alla stazione eretta, poi, quando fu certo che non sarebbe finito lungo disteso a terra, seguì Brydar in camera.
Il comyn aveva nel frattempo raccolto gli abiti, o quello che restava di loro, e li stava sistemando su una delle sedie poste accanto alla cassettiera. Stava ripensando a come era cominciata quella serata ma, gli eventi di poche ore prima gli sembravano distanti nel tempo, come se fossero già trascorsi anni. Ricordava il perché erano in quelle condizioni, ed era certo che Alar avrebbe pagato per questo, ma non riusciva più ad afferrare il motivo per cui si erano scontrati duramente tra loro. Quando le mani di Duane si posarono sulla sua schiena, spingendolo verso il letto, decise che il motivo non era di così fondamentale interesse e, assecondando il volere del compagno, si distese e si accomodò contro i cuscini.
Duane si sedette sulle sue gambe, restando a fissarlo per un lungo istante. Era chiaro ad entrambi che non ci fosse alcun bisogno di preparazione. Il McKee doveva ammettere che, escludendo il comportamento paranoico dell'inizio, l'intruglio di Alar non era poi così tanto da criticare. Si chinò in avanti, indeciso sul da farsi, poi si assestò sui talloni e, afferrando il membro di Brydar alla base, iniziò piano a leccarlo, prendendo di tanto in tanto la punta o l'intero corpo del pene completamente in bocca. Dopo i primi minuti sollevò lo sguardo: Brydar era completamente sprofondato nei cuscini, le mani strette alle coperte, le labbra lievemente dischiuse.
Quando si spostò più avanti, sollevandosi sopra il bacino di Brydar, il comyn socchiuse gli occhi, per controllare quali fossero le intenzioni di Duane. Il giovane prese le sue mani, spostandole prima sui suoi fianchi per poi spingerle dietro, finché non si strinsero sulle sue natiche.
«Aiutami,» disse piano, portandosi in posizione sopra il pene completamente eretto di Brydar.
L'Elhalyn fece quanto richiesto, inarcandosi quando Duane si impalò su di lui, penetrandolo più in profondità, continuando poi a muoversi. Poco dopo si tirò a sedere, costringendo Duane a sdraiarsi, portandogli le gambe sopra la sua testa, continuando a dare spinte sempre più forti e decise, aumentando o diminuendo la loro intensità a seconda dei gemiti e delle richieste del McKee.
Continuarono a lungo, tanto che sotto le unghie di Duane, saldamente conficcate nella pelle di Brydar, iniziarono a scendere piccole gocce di sangue. Poi, con un simultaneo grido liberatorio, entrambi gli amanti vennero, contemporaneamente, crollando poi esausti sul letto, uno accanto all'altro.
Faticosamente, i due si infilarono sotto le coperte, percependo solo allora il freddo della stanza. Si strinsero a vicenda, la schiena di Duane poggiata al petto di Brydar, mentre lentamente riprendevano il controllo di loro stessi. Dopo una decina di minuti, il respiro lento e costante di Duane avvisò Brydar che il McKee si era addormentato.
Invece che imitarlo, il comyn si rese conto di non essere per nulla soddisfatto della cosa. La vicinanza del corpo caldo di Duane e l'odore di sesso appena consumato che permeava la stanza sembrarono concentrare in lui quel poco di energia che era rimasta, provocando un nuovo inizio di erezione.
Sorridendo, Brydar iniziò ad accarezzare il petto di Duane, seguendo il disegno della muscolatura con le unghie, solleticandolo fino a quando, sospirando, il McKee non si decise a riaprire gli occhi. Nel frattempo la mano di Brydar era scesa fino al suo inguine, prendendo tra le dita il suo pene che, come immediata risposta, iniziò nuovamente a gonfiarsi e inturgidirsi.
«Mi sembra che non siamo ancora completamente sfiniti,» gli sussurrò il comyn ad un orecchio. «Riesce a metterti in ginocchio?»
Duane annuì, senza parlare, aggrappandosi alla spalliera del letto e gemendo sempre più forte, sempre meno dispiaciuto del brusco risveglio. Brydar si mise dietro di lui, continuando a lavorare sul suo membro, mentre con l'altra mano si sistemava e lo penetrava di nuovo, iniziando a muoversi lentamente, assaporando ogni sensazione come prima, nella foga inarrestabile, non avevano potuto fare.
Nonostante l'evidente stanchezza, Duane fu il primo a venire, ma cercò di mantenere la posizione per premettere anche a Brydar di arrivare a compimento. Un'impresa più difficile del previsto perché, dopo pochi minuti, Brydar si accorse che il compagno stava lentamente ricadendo su se stesso, piombando direttamente in un sonno profondo.
Non fece in tempo a rammaricarsi della cosa perché, come contagiato, iniziò ad assopirsi e, nonostante fosse ancora fisicamente dentro il compagno, si addormentò a sua volta, sulla schiena di Duane.


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Il primo sole del mezzogiorno colse i due amanti ancora avvinghiati l'uno all'altro. La testa di Duane sul petto di Brydar, un braccio disteso a cingergli la vita, mentre il comyn lo teneva saldamente vicino a sé, un braccio stretto attorno alle spalle.
In cucina Miranda aveva portato a termini i lavori del giorno ma non aveva osato spingersi fino alla porta della stanza da letto per svegliare i due. Aveva saputo da voci abbastanza affidabili quello che aveva tentato di fare Alar la sera prima e, sapendo come stavano realmente le cose tra il suo padrone e l'attendente, era certa che non avevano passato la notte raccontandosi aneddoti del passato.
Poco prima di lasciare la casa, la donna decise che era giunta l'ora di dare almeno la sveglia ai due uomini. Quello che poi avrebbero deciso di fare non la riguardava. Le pulizie erano fatte, il cibo preparato, ora doveva tornare allo Scoundrel per aiutare Alyson a sistemare alcune cose nella locanda, prima che Alar decidesse di fare da solo rovinando tutto.
Dall'interno della camera da letto rispose la voce impastata di Brydar, che la mandò a raggiungere Zandru in uno dei suoi inferni. Miranda salutò a sua volta, avvisandoli che stava per andarsene e, visto che non giungevano altre risposte, si rivestì e uscì, affrontando la seconda nevicata della giornata.
Dopo qualche minuto Duane trovò la forza di aprire gli occhi. Cercò di rigirarsi nel letto, con il solo risultato di trovarsi a fissare il soffitto con ogni muscolo del suo corpo trafitto da una miriade di aghi incandescenti. Si voltò a guardare Brydar e, con soddisfazione, notò che non era in condizioni migliori.
Solo dopo un tempo che sembrò ad entrambi interminabile, riuscirono a raggiungere la posizione eretta e a trascinarsi prima in bagno e poi in cucina dove, nonostante il corpo dolorante, si gettarono come lupi affamati sul cibo lasciato dalla governante.
«Pensi di riuscire a vestirti?» chiese Brydar dopo aver divorato l'ultima fetta di pane alle noci, strappandola quasi dalle mani di Duane.
Il McKee scosse la testa negativamente, cercando di ingoiare il boccone. «Non ho nessuna intenzione di uscire di qui,» rispose, «né di fare alcun tipo di attività fisica per i prossimi tre...»
Lo sguardo divertito di Brydar gli fece morire le parole in gola. «Ti vestirai,» lo rassicurò. «E ci trascineremo fino alla Torre. Dobbiamo farci dare una controllata,» il volto di Duane era sbiancato all'idea. «Chiederemo a Dana,» lo rassicurò, «ma non voglio che quell'intruglio abbia causato altri danni, oltre a quelli visibili.»
Il comyn passò una mano sul volto del compagno, liberando il collo dai capelli. I segni rossastri dei morsi erano ancora molto evidenti e il resto dei loro corpi non era di certo in condizioni migliori.
«Poi, voglio fare una visitina ad Alar,» concluse Brydar, alzandosi a fatica e riguadagnando la strada per la camera da letto.
Lo sguardo di Duane tornò a farsi preoccupato. «Cosa gli vuoi fare?» chiese raggiungendolo e preparando i vestiti da esterno per entrambi. «Non è successo nulla di male, dopo tutto...»
Brydar ridacchiò, trattenendo Duane per un braccio e avvicinandolo a sé, passando la punta della lingua sui segni rossi che marchiavano ancora il suo collo. «Sono solo curioso di vedere cosa farà mia sorella,» rispose, «Alar non ha la più pallida idea del mostro che ha scatenato.»














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