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Titolo: Una tomba per il passato
Autore: Sadako
Serie: Darkover di Marion Zimmer Bradley e il gioco "The Elvas Project" ad esso ispirato
Pairing: Brydar x Duane
Spoiler: successivo al tentativo di Shann di uccidere Brydar
Rating: NC-17 - Yaoi
Parti: 1
Status: concluso
Disclaimer: tutti i diritti su Darkover sono di Marion Zimmer Bradley e di chi la rappresenta. I personaggi di Elvas appartengono agli autori delle storie che li coinvolgono
Archivio: HSC

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: Una tomba per il passato :

< Sadako >



L'intero villaggio sembrava in lutto. Tutti i negozi che affacciavano sulla piazza della fontana erano chiusi, le insegne tolte dai supporti, drappi scuri a coprire le imposte delle finestre. Solo lo Scoundrel sembrava affollato come sempre, ma era un'impressione data dal fatto che, al suo interno, si stava tenendo la veglia funebre.
Solo ad una seconda occhiata, fatta con più attenzione, si poteva notare come le scuderie e i locali annessi al negozio dei McKee fossero aperti e fossero i soli a non recare nessun segno di cordoglio nei confronti del defunto, ma la cosa non sembrava stupire nessuno dei partecipanti alla veglia, così come nessuno era stupito dall'assenza di Shann McKee stesso. Suo nipote Duane sembrava essere il solo rappresentante del clan ad essersi fermato, cosa assolutamente normale e che, almeno per quel giorno, non avrebbe scandalizzato nessuno.
Il ragazzo se ne stava con la testa china sul tavolo, ritratto della stanchezza che colpiva quando ormai la disperazione si stava tramutando nel sordo dolore che avrebbe poi condotto alla rassegnazione.
Tutti si stavano chiedendo cosa avrebbe fatto, una volta trascorso il periodo di lutto e quando le ceneri del suo compagno si fossero ormai raffreddate. Nessuno, però, osava avvicinarsi, né per chiedere come stava, né per dare qualche parola di conforto. Solo Mikhail Ardais, di tanto in tanto, controllava che stesse bene e che le sue condizioni fossero stazionarie.
«Duane...» sussurrava, scuotendolo piano, «Duane, cerca di svegliarti...»


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Il McKee si agitò nel sonno, continuando a lamentarsi. «Duane, svegliati!» ripeté, con tono più deciso l'Ardais, facendo sobbalzare anche Keith, impegnato a far illuminare una serie di griglie di matrici poco distante da loro.
Duane borbottò nel sonno qualcosa di inintelligibile, girando la testa dall'altra parte e continuando a dormire.
«Lascialo stare,» il fratello posò la griglia che era riuscito ad illuminare fino all'ultima matrice e passò ad un'altra, con meno pietre inserite nella trama, ma con collegamenti molto più complicati da attivare. «Ieri sera siamo passati a trovare Gwennis e il bambino,» il giovane sospirò tristemente. «Duane ha trascorso tutta la serata in tensione come la corda di un fiol, cercando di evitare di rispondere alle provocazioni di Shann...»
«Non credo che vostro zio sia questo mostro senza cuore che cerchi di descrivermi,» lo interruppe Mikhail, dando un nuovo scossone a Duane.
«No, certo,» concordò l'altro McKee. «Ha solo cercato di ammazzare Brydar... mi sembra strano che lui e Duane non si parlino ancora.»
In quel momento Duane spalancò gli occhi, un'espressione allertata sul volto. «Perché stavi parlando di Brydar?» chiese rivolto al fratello. «Cosa è successo?»
«Nulla,» brontolò Keith, tornando a fissare la sua attenzione sulla griglia di matrici. «Si discuteva sul perché tu, oggi, non riesca a tenere gli occhi aperti, e sul perché tocchi a me fare tutto il lavoro.»
Duane si alzò di scatto, facendo cadere all'indietro la sedia.
«Dove vorresti andare adesso?» il tono di Mikhail non riuscì ad essere duro e severo come aveva sperato. «La lezione di oggi non è ancora conclusa, Dana mi ha detto...»
«Mi scuso,» Duane si fermò per un istante sulla porta. «Hai Keith da tenere dietro, io ti faccio solo perdere tempo. Parlerò io con Dana, se dovesse avere da ridire.» Fece una breve pausa, ricordando i dettagli del sogno da cui si era risvegliato poco prima. «Devo andare... Brydar...»
Mikhail non fece in tempo a dargli il permesso di andarsene, che Duane stava già correndo fuori dalla Torre.


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La casa era deserta e silenziosa.
Miranda era tornata allo Scoundrel già da qualche ora, lasciando pronti per essere scaldati o finiti di cucinare i piatti per la cena di quella sera e per un eventuale spuntino notturno.
Quando Duane varcò la soglia, mentre si toglieva di dosso il mantello sporco di neve e gli stivali infangati, restò come in attesa di un saluto. Provò a chiamare Brydar, ma nessuna voce gli rispose, facendogli temere il peggio.
Era la prima volta che Brydar restava a casa da solo per un intero pomeriggio e, dopo il sogno in cui aveva assistito al suo funerale, Duane temeva che il comyn potesse essere stato male e, senza nessuno presente, non essere riuscito a chiamare qualcuno in soccorso.
Il McKee si precipitò nella camera da letto, aprendo con foga la porta e facendola sbattere contro lo spigolo dell'armadio, svegliando di soprassalto l'Elhalyn che stava tranquillamente dormendo.
«Duane?» Brydar si sollevò suoi gomiti, cercando di mettere a fuoco l'immagine. «Cosa dia... mph...» venne spinto indietro da peso dell'altro, mentre un bacio quasi disperato interrompeva le sue proteste.
«Cosa ti ha preso?» chiese, quando l'impeto di Duane sembrò essersi smorzato. «Non dovevi rientrare stasera, dopo la lezione di Mikh?»
«Stai bene?» chiese di rimando il McKee. «Dopo che Miranda se ne andata, hai avuto problemi? Non hai avuto bisogno?»
Brydar sorrise, divertito dalla preoccupazione dell'altro. «Non sono più in punto di morte,» lo rassicurò. «Dana mi ha dichiarato completamente fuori pericolo da più di due settimane, ricordi?» Duane si sollevò a sedere, fissandolo ancora con preoccupazione. «La lezione di Mikh è stata così terribile da averti fatto temere una mia ricaduta?»
«Ho sognato che eri morto,» il tono di voce era basso a tal punto che Brydar fece quasi fatica ad udire le parole. «Avevamo appena concluso il tuo funerale, eravamo tutti riuniti allo Scoundrel per la tua veglia...» Nonostante Duane tenesse lo sguardo abbassato, il comyn fu certo di intravedere delle lacrime spuntare tra le sue ciglia. «Quando mi sono svegliato ho temuto che...»
Brydar lo tirò verso di sé, stringendolo al petto ed accarezzandogli piano i capelli, aspettando che i singhiozzi si calmassero.
Duane era rimasto sempre accanto a lui, aiutando Dana e Mikhail nella difficile operazione che gli aveva salvato la vita dopo che, spinto da un impulso irrazionale, Shann McKee aveva tentato di ucciderlo. Non aveva mai mostrato apertamente la sua paura, il timore che le cure dei migliori telepati della Torre fallissero e che il comyn perdesse alla fine la vita.
Il McKee aveva trascorso gli ultimi due mesi accudendolo, spronandolo a reagire quando la volontà di ripresa di Brydar sembrava essere sul punto di arrendersi, senza mai mostrare un attimo di smarrimento o di paura. Ma in quel momento, quando la situazione sembrava essersi completamente risolta, le barriere di Duane avevano ceduto e, ora che non c'erano più pericoli per il suo compagno, poteva lasciarsi andare alla disperazione tanto a lungo trattenuta.
«Era un funerale così brutto?» chiese il comyn, quando i singhiozzi si furono calmati. «Oppure non ha partecipato nessuno?»
Duane sollevò lo sguardo, gli occhi ancora lucidi e il volto rigato dalle lacrime. «Bak'ha...» rispose, asciugandosi il viso con la manica della camicia. «Io mi precipito a casa, angosciato per le tue condizioni... e tu ti preoccupi solo di quanti hanno assistito alla tua veglia,» si alzò a sedere, passandosi una mano tra i capelli. «Ingrato!»
Brydar lo afferrò per la camicia, tirandolo verso di sé. «Certo che sono preoccupato per questo,» disse, costringendolo a sdraiarsi accanto a lui e iniziando ad asciugargli il volto con una serie di piccoli baci e carezze. «Il primo funerale a Elvas. Doveva essere per forza un evento eccezionale!»
Duane lo lasciò fare, limitandosi a tentare di baciarlo tutte le volte che le loro labbra si sfioravano. Sentiva il desiderio crescere in Brydar, eccitandolo a sua volta. Erano settimane che non si sfioravano neppure. Da quando Brydar era uscito dal coma, subito dopo l'intervento, Duane era stato attentissimo a non fare nulla che potesse compromettere la sua ripresa. Ma ora, dopo che anche Dana l'aveva considerato definitivamente fuori pericolo, più di una volta si era trovato a desiderare che le mani del comyn si posassero su di lui, pretendendo attenzioni che non fossero solo lenitive.
«C'erano tutti,» disse alla fine, «eccetto Shann.»
Brydar posò la testa sul suo petto, il mento appoggiato sulle mani, restando a fissarlo con intensità. «Dana? Mia sorella non era impegnata con qualcun altro?»
Duane sorrise, passando una mano tra i capelli neri come la pece dell'Elhalyn. «No, c'era anche lei. Non sembrava molto provata, però...»
Brydar si girò di schiena, allontanandosi da lui. «Lo immaginavo!» escalmò, rivolto al soffitto. «Non ammetterebbe di volermi bene neppure da morto!»
«Sei ingiusto,» il McKee si girò di lato, sollevandosi su un gomito. «Ti ha salvato la vita. Ha passato due giorni interi al tuo capezzale, impedendo che l'emorragia riprendesse e facendo in modo che i tuoi polmoni continuassero a funzionare... non credo l'abbia fatto solo perché non aveva altri impegni.»
Brydar si passò una mano lungo il fianco, dove la cicatrice della ferita risaltava ancora rossa sulla pelle divenuta ancora più pallida dopo la lunga malattia. «Sarà...» si voltò a guardare il compagno. «Va meglio?» chiese, realmente preoccupato per gli eventuali strascichi che lo sfogo improvviso di Duane poteva avere.
«Non ancora,» fu la preoccupante risposta del McKee. Brydar lo fissò preoccupato, strappando un sorriso dalle labbra corrucciate di Duane. «Non ancora...» ripeté ancora una volta, avvicinandosi a lui e chinandosi a baciarlo, come non era riuscito a fare fino a quel momento.
Le mani di Brydar si afferrarono alla sua camicia, stringendolo a sé, lasciando che la lingua del McKee esplorasse ogni centimetro della sua bocca e lottasse con la sua nel tentativo di prendere il sopravvento. Bastarono pochi minuti perché il bacio, da giocoso, diventasse sempre più profondo e carico di urgenza, una chiara richiesta di qualcosa di più completo e appagante. Ben presto il comyn cercò di prendere le redini della situazione, ma Duane riuscì a tenerlo bloccato sotto di sé, senza alcun sforzo apparente.
«Cosa vorresti fare, coileán?» il tono di Brydar era più sorpreso che altro, «frequentare mia sorella ti ha messo delle strane idee in testa?»
"Sei debole," ribatté Duane, mentre con la lingua percorreva il contorno delle labbra del compagno, portandogli le braccia in alto, sopra la testa, e tenendole ancora saldamente strette. "Non devi fare troppi sforzi... poi mi ringrazierai."
Brydar cercò di divincolarsi, ma fu presto chiaro che non sarebbe riuscito a liberarsi. «Sei diventato troppo impertinente, coileán,» una nota di irritazione rendeva meno piacevole il tono della sua voce, «sarò costretto a darti una bella strigliata...»
Duane si alzò a sedere, lasciando pericolosamente libere le braccia del comyn, e lo fissò con divertimento. «Con la costanza con cui stai cercando di rimetterti in forze...»
Brydar si sollevò a sedere di scatto, facendo cadere all'indietro Duane. «Ma sentilo,» sibilò, sollevandogli le gambe oltre le proprie spalle, impedendogli così qualsiasi possibilità di fuga. «Chi sarebbe quello che mi impedisce persino di andare in bagno da solo?» iniziò a recriminare, facendo scorrere le lunghe dita lungo l'interno delle cosce del McKee, provocandogli brividi di piacere. «Chi sarebbe quello che, al minimo colpo di tosse, corre a chiamare Dana, perché si sente inadeguato ad affrontare qualsiasi controllo?» Le mani risalirono lungo l'inguine, raggiungendo la chiusura dei calzoni e iniziando ad aprirla con estrema lentezza, soddisfatte nel sentire la stoffa tendersi sotto di loro. «Chi sarebbe quello che, se deve allontanarsi per più di due ore, deve per forza trovarmi una balia, in modo da non lasciarmi mai solo?» Brydar iniziò a sfilare i calzoni del compagno, sollevandosi sulle ginocchia, in modo da avere più spazio di manovra. «Ma sai cos'è quello che veramente mi irrita?» chiese alla fine, con tono seccato. «Quello che veramente mi dà fastidio è dover ammettere che hai ragione...»
Con un sospiro di rassegnazione, Brydar tornò a distendersi, lasciando Duane libero di muoversi. Il McKee non perse tempo, si mise a cavalcioni del comyn e iniziò a fissarlo con aria preoccupata.
«Stai bene?» chiese, «Devo controllarti? Fai fatica a...» Brydar lo afferrò ai fianchi, spingendolo verso il basso, «... no, non fai fatica a respirare...» constatò, trattenendo a stendo un sospiro di sollievo che, dopo pochi istanti, si tramutò in un gemito sommesso.
Quando Duane si fermò improvvisamente, smettendo di strusciare il proprio bacino contro quello di Brydar, fu il turno del comyn di guardare preoccupato il compagno. Il McKee lo stava fissando con un'espressione indecifrabile, la punta della lingua che inumidiva il contorno delle labbra, il viso leggermente arrossato dall'eccitazione.
Duane rispose con un sorriso malizioso ai pensieri preoccupati del comyn, chinandosi a sfiorargli le labbra con un bacio, mentre le mani scendevano lungo il suo petto, aprendo la camicia e sfiorandogli la pelle pallida del torace. Brydar trattenne a stento un gemito quando il McKee gli affondò le unghie nella carne, mentre la sua lingua scivolava verso i capezzoli ormai turgidi e poi ancora più giù, verso l'addome.
Duane scivolò in basso, allargando le gambe di Brydar e sfilandogli i calzoni, prima di accucciarsi tra di esse e riprendere da dove si era interrotto. Tornò per qualche istante sui suoi passi, tormentando i capezzoli e mordendoli fino a quando Brydar non iniziò a protestare. Sorridendo, Duane riprese a scendere, limitandosi a percorrere con la punta della lingua il disegno dei muscoli addominali del comyn, constatando con sollievo che non erano stati troppo consumati dalla malattia e dall'inattività.
Solo quando una mano di Brydar lo afferrò per i capelli, spingendolo verso il basso, il McKee si rese conto di quanto fosse urgente il suo desiderio. Poteva avvertire l'aspettativa del comyn, il desiderio di sentire le sue labbra impegnate in qualcosa di più eccitante che non un semplice bacio.
Lentamente, in modo da portare ancor di più il comyn sull'orlo dell'esasperazione, Duane si avvicinò all'inguine, verso il membro di Brydar che era ormai completamente eretto. Lo percorse solo con la punta della lingua, limitandosi a prestare un po' più di attenzione alla punta già inumidita. Poi, quando sentì il corpo di Brydar inarcarsi dopo un passaggio più ardito dei precedenti, si decise finalmente a prenderlo in bocca completamente.
Duane chiuse gli occhi, eccitato e soddisfatto delle reazioni che riusciva ad ottenere da Brydar. Mentre l'azione combinata della lingua e delle labbra stavano portando il comyn verso l'apice, Duane si ritrovò a pensare come poteva aumentare ancor di più il piacere del compagno. Il McKee sapeva benissimo cosa faceva con lui Brydar in quelle occasioni, ma non era certo che avrebbe ottenuto da lui le stesse reazioni. Certo che, se avesse provato almeno una volta, avrebbe potuto poi decidere se continuare a farlo o meno.
In quel momento la mano di Brydar si strinse nuovamente sui suoi capelli, allontanandolo di colpo da sé e sollevandosi a sedere, appoggiando la schiena contro la testata del letto.
«Cosa diavolo stai pensando?» la voce del comyn era ansimante, ma il tono era più spaventato che altro. «Ti ho già avvertito di non prendere troppe iniziative, cucciolo
Duane si allontanò da lui, asciugandosi la bocca con il dorso della mano e guardandolo con espressione ferita, fino a quando non ricordò il perché Brydar non amava certe attenzioni.
«Non volevo,» disse, abbassando lo sguardo quasi con vergogna. «Non ricordavo... volevo solo...»
Brydar sospirò piano, consapevole delle buone intenzioni di Duane, ma la sua era ormai una reazione istintiva. «Duane,» il tono della voce ormai raddolcito sembrò calmare immediatamente il McKee. «Vieni qui...»
Il giovane si avvicinò, sedendosi sulle gambe del compagno, restando in silenzio e trattenendo a fatica un singulto quando Brydar posò le mani sul suo pene e cominciò ad accarezzarlo, portandolo a completa erezione. Ma, quando l'Elhalyn lo spinse sui fianchi, facendogli cenno di sollevarsi, si rifiutò.
Senza dire nulla Duane si voltò, tornando poi a sedersi nella stessa posizione ma con la schiena rivolta al compagno. «Aiutami,» disse solo, restando sollevato fino a quando Brydar non ebbe raggiunto la confezione di unguento che tenevano sempre a portata di mano.
Il comyn intinse due dita nel barattolo e, con delicatezza, iniziò a prepararlo per una penetrazione più completa. Duane sospirava piano, tutte le volte in cui un dito passava più vicino all'apertura o si fermava su di essa, fino a quando non giunse un chiaro invito nella mente di Brydar a non perdere più tempo inutilmente.
In quel momento, mentre estraeva le proprie dita dal corpo del compagno, Brydar iniziò a percepire una nuova sensazione, all'inizio simile ad un formicolio che si insinuò nella sua mente con una velocità imprevista e, mentre Duane tratteneva per un breve istante il respiro, mentre scendeva ad accogliere dentro di sé l'erezione del compagno, il comyn fu certo che quello che sentiva non erano altro che le sensazioni del McKee.
Per un istante, che a Brydar sembrò durare in eterno, la sensazione di essere penetrato fu talmente vivida da fargli scemare completamente l'erezione. Ma, prima che questo accadesse, le sensazioni di Duane gli affollarono la mente, ridandogli forza.
La sola volta in cui aveva subito un atto sessuale completo era stato quando i fratelli l'avevano violentato e i suoi ricordi di allora non avevano nulla a che fare con quello che Duane sembrava provare in quel momento.
Dopo il primo dolore iniziale, dovuto alla violazione così profonda, la sensazione di pienezza si trasformò in ondate di piacere, che si accentuavano ogni volta che il McKee faceva forza sulle ginocchia e si alzava da lui, permettendogli così una stimolazione e una penetrazione sempre più profonda.
Brydar non riusciva più a distinguere da chi di loro stesse arrivando la marea di piacere che sentiva crescere in sé e, ben presto, si ritrovò prossimo all'estremo della propria resistenza e, prima ancora di rendersene conto, venne inarcandosi e penetrando per un'ultima volta in profondità Duane.
Quando il McKee sentì Brydar rilassarsi sotto di sé si voltò indietro, per controllare la situazione. «Tutto bene?» chiese, ansimando e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, un po' contrariato dalla rapidità dell'orgasmo del compagno.
Brydar lo spinse lontano da sé, facendogli cenno di sdraiarsi accanto a lui. «Sì,» rispose, facendolo girare di fianco e abbracciandolo da dietro. «Anche se resti un piccolo bastardo,» commentò, stringendogli il pene ancora eretto tra le mani e iniziando a massaggiarlo. «Un cucciolo impertinente e bastardo,» concluse, ignorando le sue proteste e continuando a masturbarlo con forza, fino a quando i lamenti di disapprovazione non diventarono di piacere incontrollato.
Duane si inarcò contro di lui, afferrando la mano che stringeva la sua erezione e cercando di diminuire un po' il ritmo, ma Brydar lo allontanò, ignorando le sue richieste. Solo quando sentì che era prossimo a venire, iniziò a rallentare la velocità, facendo in modo che ogni passaggio forse lento e deciso, in modo da prolungare l'orgasmo il più possibile. Quando, finalmente, il seme del McKee inondò le sue mani, Brydar si dichiarò soddisfatto ed attese con pazienza che Duane fosse di nuovo in grado di articolare qualche frase degna di significato.
«Cosa ti ho fatto?» gli chiese ansimando. «Spiegamelo... così posso ripeterlo ancora la prossima volta...»
Brydar lo strinse a sé, trattenendo una risata. «Non hai fatto nulla,» lo rassicurò, ricevendo in risposta un gemito dispiaciuto. «Ma non è detto che non possa rifarlo.»
Duane si divincolò dall'abbraccio, girandosi sull'altro fianco e cercando una posizione comoda tra le braccia del comyn. «Allora perché sarei un piccolo bastardo?» chiese con voce assonnata, scivolando lentamente in un dormiveglia appagato.
«Perché ti amo,» rispose Brydar, con la voce poco più forte di un sussurro, «e per questo ti permetto di farmi fare cose che avevo giurato di non compiere mai.»
In risposta il McKee si strinse ancora di più a lui, incapace di rispondere a parole. "E la cosa ti da così fastidio?" c'era quasi una nota di paura nella domanda, un leggera vibrazione che colorava di rosso intenso le sensazioni che Brydar percepiva ora più sfumate e indistinte.
«No,» lo tranquillizzò, lasciandosi andare al torpore che lo trascinò rapidamente verso il sonno.














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