[Home] [Fanfic e Original] [Fanart] [News] [Links] [Glossario] [Mail]
barra spaziatrice
[Stampa] [Scarica] [Elvas fanfic] [Scenario 3]


Titolo: Niente che un buon bagno
Autore: Sadako
Serie: Darkover di Marion Zimmer Bradley e il gioco "The Elvas Project" ad esso ispirato
Pairing: Dana x Illa x Dana
Spoiler: incuneato tra le vicende narrate in "La festa del Solstizio"
Rating: NC-17 - X - Yuri
Parti: 1
Status: concluso
Disclaimer: tutti i diritti su Darkover sono di Marion Zimmer Bradley e di chi la rappresenta. I personaggi di Elvas appartengono agli autori delle storie che li coinvolgono
Archivio: HSC

barra spaziatrice


: Niente che un buon bagno :

< Sadako >



Il brusco contatto con la fredda aria esterna, dopo il caldo soffocante della serra affollata, snebbiò per un attimo la mente di Illa. Se fosse rimasta là dentro avrebbe di sicuro fatto molto male alla Vedova, anche se la donna non aveva di fatto detto nulla di irreparabile.
"Perché mai dovrebbe voler passare da sola questa notte?" la domanda turbinava nella sua mente all'infinito, mentre si dirigeva verso il palazzo delle Terme, cercando di tranquillizzarsi e di sciogliere quel groppo che le si era formato nello stomaco.
Anche quando erano deserte, la porta d'ingresso delle Terme non era mai chiusa a chiave. La Vedova bloccava solo l'accesso al piano superiore, dove viveva. Il resto dello stabile era frequentabile ad ogni ora del giorno e della notte.
"Chiavi per dove?" si chiese entrando, protendendo la mente come Dana aveva cercato di insegnarle, ma senza captare la sua presenza.
"Bak'ha! Se ha uno smorzatore non riuscirò di certo a sentire dov'è!" Si rispose, con poca gentilezza.
Poi si ricordò.
Qualche tempo prima avevano scoperto un altro locale sotterraneo, una stanza che oltre alla polla di acqua sulfurea calda aveva anche una sorta di piccola cascata, che rinnovava di continuo l'acqua nella vasca. La cosa rendeva ancora più attraente la permanenza e, per rendere ancora più esclusiva la nuova scoperta, la Vedova aveva dotato le porte di comunicazione di robusti chiavistelli.
Illa raggiunse rapidamente la camera sotterranea e trovò la prima porta aperta.
Entrò nell'anticamera, con un sorriso di trionfo sulle labbra. Gli abiti di Dana erano accuratamente piegati accanto alla scatola che conteneva le candele e l'olio da massaggi e, dalla pila di teli da bagno, mancavano almeno la metà degli asciugamani.
Il sorriso della mercenaria si mutò in una smorfia di disappunto quando si accorse che la seconda porta, quella che introduceva nel locale della cascata vero e proprio, era saldamente sbarrata.
Illa sentì un moto di rabbia salire lentamente dentro di lei e colpì con violenza la porta.
«Vattene, Illa!» fu la risposta di Dana ai suoi colpi. «Voglio stare da sola!»
Il senso di rabbia divenne più profondo, ma Illa cercò di non farlo trasparire dalla sua voce.
«Non puoi lasciarmi qui fuori!» estrasse il coltello, studiando il meccanismo che bloccava la pesante porta. «Sai benissimo che non basta questa,» colpì di nuovo con violenza la porta, «a fermarmi!»
Dana, immersa nella piccola piscina, sospirò tristemente. Quella settimana era stata pesantissima, corollario di un lungo periodo non facile da smaltire.
Il lavoro con il Cerchio e l'addestramento dei nuovi telepati. I preparativi della Festa che avrebbe coinvolto, sperava in maniera non drammatica, la serra. Illa che, a causa dell'immobilità invernale e delle poche fonti di distrazione, aveva presentato un repentino risveglio dei suoi appetiti sessuali... se non trovava il modo di scaricare la tensione Dana sapeva che sarebbe potuta esplodere da un momento all'altro.
Le era sembrata la cosa migliore, con tutti gli abitanti della valle riuniti nello stesso posto, prendersi una serata di sicuro isolamento... ma non aveva fatto i conti con Illa e poteva solo prendersela con se stessa se adesso si trovava in quella situazione.
La presenza dello smorzatore impediva a Dana di capire quanto fosse infuriata la compagna e, per contro, non permetteva a Illa di rendersi conto del livello di tensione raggiunto dall'Amazzone.
Dana si ritirò in un angolo della vasca, dal lato più basso, fornito di sedili in pietra che permettevano di stare seduti e di restare completamente immersi nell'acqua calda.
Si abbracciò le ginocchia ed attese l'inevitabile irruzione da parte di Illa.
Bastarono pochi istanti. La lama del coltello fece scattare il meccanismo e la porta si spalancò sotto un calcio deciso della mercenaria.
Le due donne si fissarono per un istante senza parlare. Illa voleva riprendere il controllo su se stessa prima di assalire verbalmente la compagna. Dana era rimasta come abbagliata dall'aspetto della mercenaria, era la prima volta che le vedeva indosso qualcosa che non fossero i suoi abiti scuri.
«Illa, sei bellissima,» disse alla fine, senza però fare cenno di aprirsi dalla sua posizione di difesa.
Illa divenne immediatamente rossa. «E secondo te perché mi sono conciata così?» chiese di rimando, portandosi sul bordo della vasca. «Perché era il sogno della mia vita partecipare al una stupidissima festa con quelli?»
Dana si sentì ancora più in colpa.
Che a Illa non importasse nulla della Festa lo sapeva, così come era consapevole del fatto che la sua compagna avesse deciso di parteciparvi solo per fare un piacere a lei.
«Non riesco a capire perché, dopo tanti preparativi, tu abbia deciso di chiuderti qua dentro,» continuò Illa con voce gelida, mentre con lo sguardo si soffermava sulla bottiglia di firi e sull'unico bicchiere posato accanto. «Almeno non aspettavi nessuno!» concluse ironica.
Dana divenne rossa, il fatto che Illa potesse dubitare di lei, anche solo per un momento, la feriva di più di qualsiasi frase avesse potuto pronunciare appositamente per farle del male.
«Ho solo bisogno di restare sola, senza sentire nessuno per un po'...» con lo sguardo corse allo smorzatore telepatico posato accanto alla vasca, «... silenzio assoluto...»
Illa rinfoderò il pugnale, che si era accorta di tenere ancora spasmodicamente stretto in pugno.
«Tra le persone che desideri non vedere si sono anch'io, evidentemente!» non era una domanda.
Dana non disse nulla che potesse giustificarla, erano troppe le cose che si erano accumulate e la sua libera compagna ne rappresentava solo una minima parte.
Si limitò ad abbassare lo sguardo, arrossendo.
Illa non seppe cosa aggiungere. «Se è questo che vuoi» disse semplicemente, voltandosi ed uscendo prima che Dana potesse fermarla.
L'Amazzone restò a fissare la porta, resistendo all'impulso di correrle dietro. Sapeva che, se avesse voluto, non sarebbe riuscita a raggiungerla né tantomeno trovarla, se così aveva deciso.
Rimase lì, stretta a se stessa, per qualche minuto. Poi si portò sotto la cascata, le spalle rivolte alla porta, e per la prima volta dopo tanti anni, pianse.


barra spaziatrice

Illa raggiunse rapidamente il portone d'ingresso, per fermarsi un istante prima di uscire all'esterno.
"Perché diavolo dovrei andarmene!" si disse, voltandosi a guardare le scale che portavano ai livelli sotterranei. "È Sempre stata lei a gestire il gioco, fin dalla prima volta," pensò cinicamente, senza considerare che se fosse toccato a lei fare la prima mossa non si sarebbero mai neppure parlate.
Con piglio deciso tornò sui suoi passi, raggiungendo un livello di fredda determinazione mano a mano che si avvicinava alla stanza dove si trovava Dana. Gli ultimi metri li compì spogliandosi completamente, lasciando cadere a terra i suoi abiti senza curarsene troppo.
Raggiunta l'anticamera ebbe un attimo di esitazione, ma fu solo un breve istante.
"Se non sono più in grado di soddisfarla," pensò un attimo prima di entrare, posando una mano sulla scatola con le candele, "allora vedremo di rimediare." Concluse, afferrando quella che tra le candele conservate nel contenitore le sembrava la più adatta.
Dana era sotto la cascata, ancora con la schiena rivolta verso la porta. Con il rumore dell'acqua e lo smorzatore ancora attivo era improbabile che potesse averla sentiva tornare indietro.
Non era da lei un comportamento del genere, restare scoperta ad un probabile attacco, ma in quel momento Illa riusciva solo a pensare al fatto che la cosa le tornava più che utile.
Cercando di fare meno rumore possibile si immerse nella vasca, avvicinandosi alla compagna con lentezza.
In quel preciso istante voleva solo farla soffrire quanto era stata male lei quella sera, senza soffermarsi sulle motivazioni che potevano aver spinto la compagna ad agire in quel modo. Scuse e rimpianti, se mai ce ne fossero stati, sarebbero venuti dopo... in quel momento voleva solo vendicarsi.
Una volta che le fu alla spalle, Illa la afferrò per i capelli, tirandola prima verso di sé per poi spingerla in avanti, bloccandola contro il bordo leggermente rialzato della vasca.
«Vediamo se riesco a farti passare un po' di tensione,» le sibilò all'orecchio, prima di costringerla a chinarsi in avanti.
«Illa, cosa diav...» Dana non fece in tempo ad aggiungere altro, né fu in grado di divincolarsi.
Per essere sicura che l'Amazzone non riuscisse a sfuggirle, Illa le tenne per qualche istante la testa sottacqua, bloccandola di nuovo contro il bordo mentre cercava di riprendere fiato.
Senza preoccuparsi troppo delle conseguenze, Illa afferrò saldamente la candela, penetrando Dana con violenza e determinazione... e scatenando in pochi secondi la valanga delle emozioni che a fatica la donna era riuscita a non far traboccare all'esterno in tutti quei mesi.


barra spaziatrice

... Fiona che, trascorsa la prima settimana dall'arrivo di Illa a Elvas, aveva cominciato a controllarla ancora prima che lei mettesse piede nella sua stanza nella Torre ... Damon che ironizzava tutte le volte che il discorso verteva sulla sua conoscenza riguardo le differenze sul fisico maschile e femminile ... Alar che chiedeva perplesso come potesse essere possibile lavorare tutta la giornata nella Torre e passare notti come quelle, a soli pochi centimetri dalla sua stanza ... Manolo che, senza dire nulla, passava e le batteva amichevolmente una mano sulle spalle ... Loreena e Kasentlaya che non facevano altro che sfinirla, tentando di eludere le lezioni più complicate e noiose ... Illa che, colpa la noia, tentava di abbordarla tutte le volte che le era possibile ... Mikhail sempre più preoccupato nel vedere la comparsa di quei segni premonitori che aveva visto in lei solo una volta ma che sembrava conoscere e temere fin troppo bene ... Damon che recriminava sul fatto che il lavoro alla Torre non procedeva con i ritmi che aveva previsto di mantenere ... Alar che cominciava a preoccuparsi, avendo intuito che non era possibile mantenere quel livello di attività senza crollare ... Illa che sembrava più irritata che preoccupata dal suo apparente calo di interesse mostrato davanti alle sue proposte sempre più frequenti, anche se non passava notte senza essere completamente soddisfatta, prima che la compagna crollasse in sonno profondo ...

barra spaziatrice

Illa lasciò immediatamente la presa, lasciandosi andare contro la compagna e stringendola alla vita, nascondendo il viso contro la pelle calda e umida della sua schiena. La cascata di episodi e emozioni che il contatto fisico aveva riversato direttamente dentro la sua testa l'aveva lasciata senza fiato. Era stata troppo impegnata a lamentarsi della sua noia e della mancanza di interessi per accorgersi di quanto fosse diventata complicata la vita di Dana all'interno del suo gruppo di telepati.
L'Amazzone invece si sentiva come se tutti i pesi del pianeta fossero finalmente stati tolti dalle sue spalle. Forse doveva imparare nuovamente a sfogarsi prima che la tensione raggiungesse quei livelli, non aspettare fino all'esplosione finale.
Quando cercò di raddrizzare la schiena, Dana non riuscì a spostarsi. Illa era ancora saldamente assicurata alla sua vita e sembrava intenzionata a voler mantenere a lungo quella posizione.
«Breda...» disse dolcemente Dana, apparentemente intoccata dall'atto di violenza appena subito. «Tutto bene?» Illa scosse la testa, senza sollevarla dalla sua schiena. «Non possiamo rimanere così a lungo...»
Illa si strinse ancora di più a lei, incapace di reagire alla scarica emotiva che aveva appena subito. Come poteva Dana essere così dolce con lei dopo quello che le aveva fatto, non solo quella sera ma durante gli ultimi mesi?
La donna sospirò sommessamente, percependo i pensieri della mercenaria senza troppi problemi. Le sue capacità erano tornate alla massima efficienza, cosa che invece non poteva dire della terribile e fredda guerriera che sembrava decisa a restare attaccata alla sua schiena a piagnucolare sul danno che era convinta di aver fatto.
«Potevi essere più gentile,» le disse piano, cercando di spostare il peso di Illa da un lato, senza riuscirci. «Quando ragioni come un maschio non c'è nulla da fare...» aggiunse poi, rinunciando ai tentativi di liberarsi della compagna e limitandosi ad estrarre la candela che ancora si trovava all'interno del suo corpo.
L'Amazzone si appoggiò al bordo della vasca, fissando con sorpresa l'attrezzo che doveva essere il veicolo della vendetta della compagna e che si era invece rivelato essere la valvola di sfogo della sua tensione.
«Ti avevo fatto veramente arrabb...»
«Smettila!» sbottò finalmente Illa, lasciando la presa e allontanandosi verso il alto più lontano della vasca. «Tu stavi male e io pensavo solo a vendicarmi del fatto che mi avevi lasciata come una scema a quella festa, senza preoccuparti di avvisarmi dei tuoi progetti.»
Dana si girò, sedendosi sul basso sedile immerso nell'acqua, fissando la compagna con espressione seria. «Potevo dirti che stavo male,» ribatté. «Invece che continuare ad accumulare tensione potevo mandarti a quel paese prima. Avremmo litigato e non saremmo arrivati a... questo!»
Illa arrossì violentemente quando Dana le sventolò a pochi centimetri dal naso la candela che aveva usato per penetrala, cercando di allontanarsi ancora di più e trovandosi con le spalle bloccate contro la parete del lato più profondo della vasca. L'eco della tempesta emotiva e l'odore proveniente sia dal corpo della compagna che dalla candela le provocarono un'improvvisa eccitazione.
La mercenaria inspirò profondamente, peggiorando la situazione, e si immerse. Dandosi una leggera spinta si diresse verso il lato più basso e la cascata.
«Sai benissimo che non siamo mai riuscite a litigare!» esclamò riemergendo, prima di voltarsi e di trovarsi nuovamente con le spalle bloccate contro il bordo della vasca.
Dana sorrise ironica. «Lo so,» ammise, «ed è anche colpa mia» La bloccò contro il bordo prima che potesse allontanarsi di nuovo. «Però non hai tutte le colpe, abbiamo parlato di più durante tutto l'anno che in questi ultimi mesi.»
Illa cercò di divincolarsi, ma senza troppa convinzione. I sensi erano ancora amplificati dall'esposizione al donas di Dana e continuava a percepire chiaramente le emozioni della compagna... ma non voleva lasciarsi perdonare così facilmente.
Dana si allontanò di qualche centimetro, provocando un involontario gemito contrariato da Illa che, nonostante tutto quello a cui stava pensando, non trovava così sgradevoli le sue attenzioni.
«Volevi ferirmi,» le disse piano, sfiorandole un orecchio con la lingua. «Ma ti ho già detto una volta che non mi rompo facilmente. Non sono una bambola preziosa da osservare da lontano.» L'Amazzone fece scivolare una mano lungo il corpo bagnato della compagna, raggiungendo l'inguine e premendo con forza con il palmo della mano. «Credevo te ne fossi accorta da tempo.»
La mercenaria trattenne a stento un gemito, cercando ancora di allontanarsi. «Non stasera...»
«... non te lo meriti?» finì la frase Dana, mordendo con più interesse il lobo dell'orecchio, per poi allontanarsi sbuffando.
Illa stava per uscire dall'acqua, quando Dana la afferrò nuovamente, facendola sedere con la forza sul basso sedile e allargandole le gambe in modo da potersi incuneare tra di esse. Le unghie della mercenaria penetrarono profondamente nella sua pelle qualche istante prima che l'Amazzone facesse scivolare dentro di lei la candela.
«Per fortuna ne hai presa una dalle dimensioni giuste...» le disse all'orecchio, allontanandosi da lei e sedendosi sulle gambe.
Illa restò per un attimo immobile, cose se non sapesse cosa Dana si aspettava da lei poi, staccando le unghie dalla sua schiena, portò le mani verso il basso, aiutando l'altra estremità della candela ancora una volta all'interno di Dana.
"Adesso finisci quello che avevi cominciato," le disse Dana, chinandosi su di lei e baciandola profondamente.
Illa inarcò la schiena, facendo penetrare ancora più in profondità la candela all'interno dei loro corpi poi, non senza difficoltà, scambiò la sua posizione con quella della compagna, in modo da trovarsi sopra di lei, con le ginocchia poggiate contro il bordo del sedile immerso nell'acqua calda.
Quando fu sicura che la posizione fosse stabile, si chinò a baciarla, sincronizzando le spinte della sua lingua con quelle del bacino. Ad ogni nuova spinta il corpo di Dana si inarcava sempre di più, costringendo Illa a spingersi verso di lei per mantenere la posizione.
Bastarono pochi minuti ed entrambe raggiunsero rapidamente il culmine, venendo a pochi secondi di distanza l'una dall'altra.
Ricadendo contro la parete della vasca, Dana strinse a sé Illa, che la abbracciò strettamente, in silenzio. Non avevano bisogno di aggiungere altro. Le sensazioni provate da entrambe in qui pochi minuti sarebbero bastate ad appianare qualsiasi dubbio potessero ancora avere l'una nei confronti dell'altra.


barra spaziatrice

«Smettila di guardarmi!»
Illa, comodamente sdraiata sul letto di Dana, sbuffò voltandosi da un'altra parte. «Come se non ti avessi mai vista mentre ti vesti!»
Dana le buttò contro la larga tunica del suo abito da Amazzone, aprendo il piccolo armadio addossato contro la stessa parete che ospitava anche alcune grandi mensole coperte di vasi di piante ancora non germogliate. Frugò dentro per qualche istante e ne estrasse un lungo abito coperto da un telo di cotone grezzo che sembrava proteggerlo dalla polvere.
Erano tornate dalle Terme da almeno una mezz'ora e Dana non aveva fatto altro che passare tutto il tempo davanti al camino per asciugarsi completamente i capelli. Quando finalmente era stata pronta aveva cominciato a lamentarsi di come la compagna la osservava.
«Forse facevo meglio a lasciarti la!» ribatté Illa, liberandosi della tunica e lasciandola cadere a terra. «Ti vuoi sbrigare!»
Dana non perse altro tempo e liberò il vestito dalla copertura, estraendone un ricco abito di velluto verde, decorato con intarsi in oro finissimo.
Illa sentì il proprio viso avvampare. «Dove lo hai preso?» riuscì a borbottare.
«Bello vero?» chiese l'altra con indifferenza. «Lo ha fatto Elorie. È stata bravissima, considerando le scarse indicazioni che ero riuscita a darle.»
Illa si era seduta sul bordo del letto, ancora col viso arrossato. «Poche indicazioni?» ironizzò, allungando una mano per toccarlo. «È identico a... uno di quelli che avevi da piccola.»
Dana sorrise, appendendo l'abito all'anta dell'armadio e sfilandosi la lunga camicia che ancora indossava. «Sì...» disse sospirando. «Avevo dodici anni, era il primo vestito da grande che mi avevano realizzato. La prima vera festa del solstizio a cui mi avrebbero fatto partecipare.»
L'Amazzone cominciò ad indossare il sottogonna ma, arrivata a metà dell'operazione, dovette chiedere una mano a Illa. Era praticamente impossibile indossare uno di quei vestiti senza l'aiuto di almeno un paio di persone.
«Come facevi a saperlo?» si decise alla fine Illa, terminando di stringere il complesso sistema di stringhe sulla schiena dell'abito.
«Cosa?» chiese di rimando Dana, guardandola con la coda dell'occhio e notando che la donna era nuovamente arrossita. «Che ti sei innamorata di me da quando mi hai visto con quest'abito indosso?»
«Bak'ha!» Illa tirò più del necessario l'ultima delle chiusure, strappando un gemito alla compagna.
«È stato Alar a dirmelo,» rispose alla fine l'Amazzone, terminando la propria vestizione indossando l'ultima delle sopragonne. « Voleva puntualizzare il fatto che né io né lui avremmo mai potuto competere con il tuo primo amore... Però non credo sapesse che stava parlando di me.»
Illa si mise a ridere, sedendosi sul basso sgabello davanti al fuoco. «Se ben ricordo avete fatto una scommessa a riguardo,» disse, osservando con sempre più eccitazione le ultime fasi della trasformazione di Dana nella comynara che aveva conosciuto da giovane. «Cosa avevate scommesso?»
Dana finì di spazzolarsi i capelli, lunghi fino alle spalle. Con movimenti mai dimenticati, realizzo una treccia e la fissò con un fermaglio di rame a forma di farfalla. Una fitta rete di pizzo, che richiamava i colori del vestito, era fissata al margine inferiore del fermaglio e Dana vi raccolse dentro i capelli e la parte di rete che sarebbe restata vuota, dando così l'impressione di avere un'acconciatura molto più elaborata di quanto non fosse in realtà.
«Se fossi riuscita a dimostrargli che io non ero solo una seconda scelta, lui mi avrebbe dato quello che di più prezioso avesse posseduto in quel momento,» rispose alla fine, girandosi verso la compagna.
L'espressione di Illa valeva molto di più di tutto quello che Alar avrebbe mai potuto darle. Si avvicinò a lei, tendendole la mano per invitarla ad alzarsi.
«Possiamo andare adesso,» disse, chinandosi a baciare le labbra calde della compagna. «Devo andare a riscuotere il secondo premio della mia scommessa...»














HotSpringCircle & SDE Creations © 2002 - 2004
© Sadako