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Titolo: Sotto la polvere del tempo
Autore: Amy & SDE Creations
Serie: Darkover di Marion Zimmer Bradley e il gioco "The Elvas Project" ad esso ispirato
Pairing: Brydar x Reidel x Tristam
Spoiler: Durante la sua permanenza nel corpo dei Cadetti della Guardia cittadina, Brydar fa la conoscenza di un suo lontano parente, Tristam. La loro frequentazione fa aumentare i pettegolezzi che circolano su entrambi i cadetti
Rating: NC-17 - threesome - Yaoi
Parti: 1
Status: concluso
Disclaimer: tutti i diritti su Darkover sono di Marion Zimmer Bradley e di chi la rappresenta. I personaggi di Elvas appartengono agli autori delle storie che li coinvolgono
Archivio: HSC

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: Sotto la polvere del tempo :

< Amy & SDE Creations >



Il bicchiere di legno venne sbattuto con forza sul tavolo consumato da troppi anni di servizio e, nel sussulto seguito al brusco movimento, un po' del liquido ambrato che lo riempiva per metà finì ad ingrassare le enormi macchie scolorite sull'impiallacciato.
«Per il nono inferno di Zandru, sì!» Esclamò Tristam Rafael Elhalyn Alton, cadetto del terzo anno, scoppiando in una fragorosa risata.
Una voce bassa, calda, sorniona, come un enorme gatto che cammini nella neve scuotendo le regali zampe umide, gli fece eco.
Tristam tornò a sedersi, fissando con quella diffidenza che solo l'alcool ti dona il suo compagno di chiacchiere.
«Ma come mai non ti ho mai conosciuto?!» Chiese secco, mandando giù un altro sorso di birra mentre sentiva la testa galleggiare leggera come se fosse attaccata al collo solo dal sottile tendine che gli doleva per l'ultimo allenamento dell'ufficiale Syrtis.
Brydar fissò il parente appena ritrovato con espressione ironica.
«Fino all'anno scorso quasi non sapevo di avere parenti, oltre a quelli di Castel Ridenow.»
Tristam assunse un'aria perplessa. «Come è possibile?»
Brydar rise di nuovo, stupendosi lui stesso della cosa. «Non era bene rivelare le mie origini Elhalyn al mondo... visti i consanguinei!»
Tristam assunse un'espressione offesa, cosa che non gli riuscì del tutto, ma Brydar era troppo impegnato a guardare un gruppo di cadetti, del primo anno come lui, appena entrati nella taverna.
«Forse hai conosciuto mio zio,» continuò dopo un po'. «Nyal Elhalyn... matto come una capra di montagna!»
Tristam per un attimo abbassò lo sguardo sul bordo del bicchiere mentre un lungo, intenso brivido serpeggiava lungo la spina dorsale fino all'attaccatura dei capelli solo al sentire il nome di Dom Nyal.
«Sì... il laran...» disse pensoso, «nostra delizia e nostra croce,» sospirò finendo il bicchiere.
Alzò lo sguardo e, per un attimo, si perse nell'osservazione dello stesso vociante gruppo di impettiti ragazzini che ora attiravano l'attenzione di suo cugino.
Lo osservò fissarli con interesse ed un leggero ghigno dipinto sul volto. Possibile?
"È l'alcool!" si rispose, vuotando l'ultima goccia del liquido che gli bruciava stomaco e polmoni col suo sottile, piacevole fuoco. "Chissà se è vero che è ombredin?" si chiese e subito innalzò le sue barriere, irrigidendosi. Che idiota che era stato! Non aveva calcolato che forse anche suo cugino possedeva il laran!
Brydar distolse solo per un istante lo sguardo dal gruppetto assiepato davanti al bancone della taverna, lanciando una breve occhiata a Tristam e trattenendo a stento un sorrisino.
Forse era l'effetto della birra, cosa strana visto che quella contenuta nei loro boccali sembrava sempre più acqua sporca che birra, forse era stato un caso fortuito, ma i pensieri dell'altro gli erano arrivati abbastanza chiari.
Delle preferenze del cadetto più anziano aveva sentito parlare molto. Le sue, al confronto, erano ancora prodezze da dilettante. Ma non gli pareva il caso di sbilanciarsi subito... soprattutto perché era certo avessero le stesse preferenze in materia.
Tristam sorrise quietamente. Brydar era ombredin come lui, anche se probabilmente alla sua giovane età non poteva aver fatto ancora molto, o si sarebbe saputo subito. Le lingue dei cadetti oltre che morbide ed avvolgenti in alcune situazioni, in altre erano peggio delle migliori spade.
«Siete così carini voi cadetti del primo,» ridacchiò, chiamando un altro paio di bicchieri ma stavolta optando per del firi.
Brydar spostò finalmente lo sguardo su di lui, osservandolo con preoccupazione.
Solo quando notò che l'attenzione di Tristam era ancora rivolta ai suoi colleghi, finalmente radunatisi attorno ad un tavolo e non più in piedi davanti al bancone, disturbando così gli altri avventori, sembrò rilassarsi nuovamente.
Prese il bicchiere di liquore con circospezione, annusandone il contenuto e confermando la sua ipotesi riguardo la malafede del taverniere.
«Sì,» commentò distrattamente, bevendo in un solo sorso quello che era stato spacciato loro come firi. «Alcuni di noi sono veramente...» si interruppe, non riuscendo a trovare un giusto aggettivo.
Tristam leccò il bordo del bicchiere lentamente, gli occhi azzurro-verdi che brillavano di quella luce maligna che solo le belve hanno, fissati sul gruppetto.
«Puri, eccitati, curiosi...» sogghignò, facendo schioccare la lingua contro il palato, quasi a pregustare il sapore della sua preda.
In ogni Elhalyn c'è un po' del germe della follia e in quel momento in lui quel germe era maturato diventando un fiore di kireseth pronto a sbocciare, liberandosi prepotentemente del suo polline inebriante.
«Usano l'acqua dei piatti per far bere i propri avventori?» esclamò allontanando con disgusto il proprio bicchiere.
Brydar non riuscì a trattenere una risata, attirandosi l'attenzione degli altri avventori e del gruppetto di cadetti.
Notò lo sguardo di rimprovero negli occhi dei ragazzi ma, come sempre, la cosa non lo disturbò affatto. Sapeva benissimo che molti di loro invidiavano la sua capacità di non farsi ferire da commenti o allusioni anche crudeli.
«Credo sia meglio cambiare locale,» suggerì a Tristam. «Sempre che vogliamo bere qualcosa di decente!»
Il cugino annuì con decisione. «In effetti ho proprio voglia di bere qualcosa che sia veramente alcolico!»
Il comyn si alzò di scatto, barcollando per un istante. Nonostante i liquidi ingurgitati contenessero una piccolissima parte di alcool, tutto quello che aveva bevuto aveva fatto i suoi pur deboli effetti.
Brydar seguì l'esempio, alzandosi più lentamente e dirigendosi verso l'uscita. Era già sulla soglia quando si accorse che Tristam non lo stava seguendo.
Si fermò di colpo, sbattendo contro un altro avventore che stava entrando in quel momento, senza fare molto caso alla cosa. Aveva percepito un eco delle intenzioni di Tristam e, dopo il primo attimo di incertezza, dovuto alle ferree regole in cui era cresciuto, si rilassò e si apprestò ad osservare quello che l'altro aveva intenzione di fare.
Tristam stava camminando lentamente nella mente polverosa dell'oste. Era stato facile dirgli che cosa fare, rimettere legge laddove la legge non poteva fare nulla ma ora doveva uscire. Si mosse nella camera buia della sua mente cieca fino ad aprire la porta di uscita da cui era entrato e richiuderla per ritrovarsi di nuovo nella locanda, con lo sguardo fisso sulle luminescenze fortissime all'interno della matrice.
Si affrettò a chiuderla e riappenderla al collo, al sicuro, sotto la pesante divisa, con un sorriso di soddisfazione.
Serpeggiò la lingua sulle labbra e sorridendo prese sottobraccio il cugino. «Ora possiamo davvero andare,» disse trascinandolo fuori.
Brydar si irrigidì un attimo, cercando di non opporre resistenza. Non era abituato a contatti fisici improvvisi e, solo dopo qualche istante, sembrò riuscire a rilassarsi.
Avevano afferrato i loro mantelli quando, con tono basso e timido, la figura che si era scontrata con lui poco prima gli rivolse parola.
«Brydar?» disse esitante il giovane cadetto, una mano allungata in avanti ma senza il coraggio di toccare neppure il bordo del mantello dell'Elhalyn.
L'interpellato si voltò, cercando di distinguere il volto del giovane del suo stesso anno nella penombra dell'ingresso.
«Reidel?» fu il commento sorpreso di Brydar, non appena l'ebbe riconosciuto. «I tuoi amici sono già dentro, sei in ritardo.»
Reidel McGriffin, decisamente di aspetto molto più fanciullesco rispetto a Brydar, guardò con aria triste il gruppo di cadetti della sua camerata riuniti attorno al tavolo più grande della taverna.
Il giovane sospirò, riportando lo sguardo su Brydar. «Tu non resti?» chiese speranzoso.
Brydar lanciò uno sguardo, quasi disgustato, alla massa di giovinastri già completamente sbronzi dopo il primo boccale di birra non tagliata che l'oste, dopo il lavoretto compiuto da Tristam nella sua mente, aveva cominciato a servire.
«Non credo proprio,» rispose, addolcendo il tono e guardando di sottecchi il cugino. «Stiamo cercando un posto più confortevole.»
L'Elhalyn Alton sorrise in risposta.
Il ragazzino era carino e, ora che lo poteva vedere bene, aveva un corpicino che sotto la divisa doveva essere abbastanza elegante nonostante le umili origini.
Fissò spudorato le iridi color nocciola, così diverse dagli occhi grigi che aveva osservato fin da bambino, così imprevedibili e sconosciuti.
Brydar colse l'occhiata di apprezzamento rivolta da Tristam al suo commilitone.
Era intenzionato a mandarlo via, spingendolo ad unirsi ai suoi amici di camerata, tutti ragazzi della stessa estrazione... invece la cosa stava facendosi inaspettatamente interessante.
Reidel sembrava indeciso sul da farsi. Avrebbe voluto chiedere a Brydar se poteva andare con lui, ma la presenza del cadetto del terzo anno lo metteva un po' a disagio.
«Brydar, io esco un attimo,» la voce di Tristam era di nuovo un guanto di velluto sotto cui lui, la pantera nera dei Cadetti, nascondeva i suoi artigli. Si drappeggiò il mantello sulle spalle e con quel movimento riuscì a portarsi abbastanza vicino a Brydar, in modo da potergli suggerire di invitare anche il suo amico per testare la sua resistenza all'alcool.
Ovviamente utilizzò il casta, come era regola fra comyn.
Quella lingua musicale e austera era così adatta in queste situazioni, pensò umettandosi le labbra che sapevano di firi.
Forse, se fosse stato sobrio, avrebbe pensato che tutto quello era una totale follia, ma l'alcool gli annebbiava la mente ed era esattamente quello di cui aveva bisogno quel giorno.
Brydar non poté trattenersi dal sollevare gli occhi al cielo.
Reidel, che aveva udito e compreso perfettamente quello che Tristam aveva detto, era arrossito violentemente. Anche se avesse voluto invitarlo, adesso era praticamente impossibile che accettasse qualunque proposta.
Con la fama che si ritrovava Tristam, la sola cosa a cui poteva pensare Reidel in quel momento era che lui l'avrebbe di sicuro ceduto al comyn più anziano in cambio di chissà quali favori.
Brydar attese che Tristam fosse in strada, per avvicinarsi al suo compagno di corso e rivolgersi a lui in tono più suadente, leggendo nelle sue emozioni, più che nei pensieri, quello che stava provando.
«Se non vuoi venire con noi, non ti obbliga nessuno.» Disse piano, indicando la tavolata che rumoreggiava all'interno. «Resta qui con i tuoi amici, forse è meglio.»
L'aria fredda dell'esterno aveva fatto rapidamente evaporare gli ultimi residui dell'alcool ingerito.
Brydar stava osservando Reidel, visibilmente indeciso sul da farsi.
«Brydar,» disse piano, «io vorrei venire, ma lui... voi...»
Il comyn non riuscì a trattenere un sorriso. Uscì dalla taverna, tirandosi dietro il compagno, spingendolo poi verso Tristam che li aspettava poco lontano.
«Non devi temere, Reidel. Non ho bisogno di cedere nulla a nessuno, non ho bisogno di protezione o di favori.»
Il passo di Reidel si fece un po' più sicuro, mentre avevano ormai raggiunto l'altro comyn.
«Quello che voglio lo prendo,» sussurro piano Brydar, facendo in modo che solo il giovane potesse udirlo. «Ma ci sono altri che sono molto più gentili...»


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La fredda aria notturna li fece rabbrividire dopo il caldo soffocante della taverna.
Avevano girato almeno tre locali, prima di trovarne uno senza rappresentanti della Guardia di Thendara al loro interno e, alla fine, erano giunti quasi ai confini di uno dei quartieri più malfamati della città.
Quando avevano trovato quello giusto, non avevano dovuto attendere molto prima che Reidel perdesse la sua iniziale timidezza e cominciasse a rispondere a tono alle battute di Brydar e ai commenti di Tristam.
L'alcool aveva anche ridotto al naturale reticenza che Brydar aveva nei confronti del prossimo e si era lasciato avvicinare dal compagno di corso più di quanto avesse mai fatto fino ad allora.
Fuori stava nevicando e i tre uomini camminavano rasente i muri delle case, riparati in parte dai piccoli porticati spioventi che erano stati realizzati per proteggere i passanti.
Dopo i primi metri Reidel comprese il perché di tale accortezza.
Non vi era rientranza nelle pareti delle case che non ospitasse coppie assorte in atteggiamenti che lasciavano poco all'immaginazione.
Il giovane cadetto boccheggiò sentendo per un attimo un groppo in gola bloccargli la salivazione. Ma il panico non gli bastava a staccare gli occhi da quelle scene. Era come calamitato e man mano che andava avanti, con piccoli passi stentati, la consapevolezza del reale motivo per cui erano finiti in quel quartiere (e a questo punto che fosse un avvenimento dettato dal caso gli pareva eccessivo da credere, anche per il più stolto degli stolti) si impossessava di lui facendogli salire il numero dei battiti del cuore in maniera esponenziale.
Sentiva il profumo speziato del cadetto Elhalyn e quello della pelle di Brydar che lo stordivano, come una droga... o era solo colpa del firi che gli scorreva nelle vene?
Si portò una mano alla fronte mentre il mondo ondeggiava leggermente sotto i suoi piedi. I riccioli castani erano sudati e appiccicati alla fronte. Ritrasse la mano con disgusto e si appoggiò ad uno dei compagni.
Questi non si era ritratto al contatto imprevisto e Reidel pensò di essere finito contro Tristam ma, alzando gli occhi, trovò quelli verdi e freddi di Brydar a fissarlo con aria interrogativa.
Forse... ancora temeva fosse l'effetto dell'alcool nel suo sangue... lo sguardo del comyn era meno freddo e distante del solito. Sembrava quasi preoccupato del suo capogiro e lo sorreggeva tenendolo con forza alla vita.
Prima che si rendesse conto di quello che faceva, le mani di Reidel si infilarono sotto il mantello di Brydar, raggiungendo la morbida stoffa della casacca dell'uniforme.
Brydar non si allontanò dalla stretta, ma gli sembrò di vivere la situazione da un punto di vista distaccato dal suo corpo, come se fosse al contempo protagonista e spettatore di quello che stava accadendo.
«Non qui,» mormorò Tristam sforzandosi di usare il cahuenga mentre li spingeva dolcemente verso una piccola piazzetta isolata, al cui centro una fontana occupava il centro d'onore, punto di origine del cerchio.
«Qui potremo stare più tranquilli,» commentò, alzando le proprie barriere mentali quel tanto che bastava per non sentire tutti i pensieri degli abitanti dei postriboli li intorno.
Brydar si era fatto spingere nella via laterale senza protestare. Da quando era a Thendara non gli era mai capitato di lasciarsi coinvolgere in situazioni del genere. Se doveva sedurre qualcuno lo faceva in un territorio di sua scelta... non nel bel mezzo di un bordello a cielo aperto.
Quello che non sembrava essere stato affatto colpito dalla cosa era Reidel che, sempre più attivamente, stava muovendo le mani sul petto e sui fianchi di Brydar, come cercando un'apertura bella casacca, per riuscire così a raggiungere strati di vestiario più vicini alla pelle del comyn.
Il solo problema in quel momento, oltre all'evidente stato di eccitazione di Reidel, cosa che non lasciava del tutto indifferente neppure Brydar, era l'assoluta mancanza di appoggi.
Brydar poteva comprendere perchè tutti i frequentatori del luogo preferissero oscuri anfratti dove rifugiarsi, e non una piazza deserta ma completamente priva di sostegni tranne, forse, la fontana al centro.
Con la coda dell'occhio Brydar colse lo sguardo divertito di Tristam, che li osservava seduto sul bordo della fontana.
Reidel nel mentre era tornato alla carica e si era trasformato da timido ragazzino in ninfomane assatanato e fu proprio la sua irruenza che gli costò cara!
A metà del secondo attacco che cercava di portare a termine, l'oggetto del suo desiderio, il cadetto Elhalyn... Elhalyn l'altro... sì, insomma, Brydar si spostò di quel tanto che bastava perchè Reidel, privo di appoggio mettesse il piede in fallo e capitombolasse, sollevando un notevole spruzzo, dritto dentro la fontana.
Brydar, che era stato colto più di sorpresa dal bagno non previsto del compagno che dagli assalti sempre più focosi, si avvicinò al bordo per controllare la situazione.
Fortunatamente l'acqua era bassa, anche se gelida, e Reidel stava fissando i due comyn con occhi spalancati, improvvisamente completamente sobrio.
Non gli era passata solo l'ubriacatura, anche la carica sessuale che lo aveva spinto ad assalire Brydar, che in condizioni normali lo avrebbe fatto tremare come un coniglio ad una sola occhiata, e si sentiva incredibilmente stupido.
Brydar passò lo sguardo da Reidel, talmente rosso da risplendere nella semioscurità della piazzetta, a Tristam, apparentemente freddo e impassibile ma, fortunatamente poteva udirlo solo lui e, forse, quella decina di telepati nascosti dietro le mura delle casupole che circondavano la fontana, in preda ad una crisi irrefrenabile di ilarità.
Brydar si fece cupo, desiderando per un istante che quello stupido di Reidel avesse mantenuto un po' più di calma e, chinandosi verso di lui per aiutarlo ad alzarsi, diede una spinta al cugino che, colto alla sprovvista, finì nell'acqua al posto del giovane cadetto.
"Brrrr!" Pensò mentalmente Tristam, mentre usciva dall'acqua per metà come se lo avessero colpito con un fulmine. Con uno scatto balzò completamente fuori dalla vasca e con uno scatto altrettanto veloce, mentre scivolava rovinando miseramente in terra (non aveva calcolato le suole bagnate) riuscì a dare un colpo abbastanza forte a Brydar che finì per fare la fine che prima gli aveva riservato.
«Cugino, chi la fa l'aspetti!» esclamò rialzandosi, mentre si strizzava il mantello completamente bagnato. «Spero che siate tutti andati a Nevarsin,» commentò con un sorriso sardonico.
Brydar restò immerso nella fontana. Il freddo gli stava rapidamente penetrando attraverso i vestiti fin dentro le ossa.
Reidel, fuori dalla fontana, stava tremando violentemente. Gli abiti bagnati non gli erano di nessun conforto e, anche se ci avesse pensato, neppure Tristam avrebbe potuto cedergli un po' del calore che sapeva centellinare così bene grazie alle lezioni dei monaci.
«Beh,» borbottò Brydar uscendo dall'acqua e avvicinandosi a Reidel. «Sempre meglio un bagno nell'acqua gelida che il pastone dei maiali!»
Gli altri due lo guardarono senza capire e Reidel, vedendo che si avvicinava a lui con passo deciso, temette qualche recriminazione sul suo precedente comportamento. Cercò di indietreggiare ma, un dolore sordo all'anca, gli fece quasi perdere l'equilibrio.
Brydar, battendo sul tempo Tristam, scattato a sua volta per sorreggerlo, lo afferrò per la vita, sollevandolo tra le braccia.
«Va bene... locanda...» disse Tristam tornando a torcere il proprio mantello, come faceva la sua balia coi vestiti nei giorni di bucato, e detto questo si indirizzò verso una delle locande che erano aperte a quell'ora.
Dire che il padrone della locanda restò a bocca aperta nel vederli entrare sarebbe dire poco.
Due comyn di razza della Guardia di Thendara, a giudicare dal loro portamento, completamente fradici e con un altro giovane cadetto, ancora più bagnato se era possibile, portato in braccio da uno degli altri due.
Tristam si avvicinò all'uomo e, amabilmente, gli chiese se era libera una stanza abbastanza grande da contenere loro tre e un camino, o un grosso braciere, per asciugare i loro abiti.
Il locandiere li guardò con occhio lascivo. "Certo," pensò, dimenticando che sicuramente i due uomini erano in gradi di leggere nella sua mente, "solo per asciugare i vestiti..." Brydar, cominciando a sentire il peso di Reidel sulle sue braccia, cominciò a dare segni di impazienza e l'espressione del suo volto mise una certa fretta ai modi del padrone nell'accontentarli.
Rapidamente consegnò loro le chiavi della stanza, una rarità in quei luoghi ma molti clienti volevano essere certi di non essere disturbati, e indicò al terzetto la strada da seguire, continuando a guardarli fino a quando non sparirono alla sua vista, oltre la prima rampa delle scale.


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La stanza era calda, il fuoco nel caminetto doveva essere stato acceso per ore a giudicare dal calore che si era sviluppato e al sottile odore resinoso che saturava l'aria.
Tristam si era tolto il mantello e aveva tolto quello di Brydar, mentre lui posava Reidel sul letto che troneggiava al centro della stanza. Li appoggiò vicino al camino, in modo che asciugassero, ma ad una distanza tale che ogni rischio di incendio fosse assolutamente scongiurato.
Si levò velocemente la parte superiore della divisa e la mise ad asciugare vicino ai mantelli.
«Dovremmo spogliarti,» disse in tono professionale.
In quel momento, dopo il bagno gelido, Reidel gli sembrava solo uno dei tanti volontari su cui venivano fatti i primi addestramenti da monitore. Sfiorò istintivamente il sacchetto che tratteneva la matrice e la proteggeva e provò disappunto constatando che era assolutamente fradicio.
Brydar aveva prontamente imitato il cugino, liberandosi non solo della parte superiore ma anche dei pantaloni e degli stivali della divisa. Il contatto con la stoffa e la pelle bagnata, che con il freddo erano diventate una lastra quasi solida, era diventato un supplizio inutile.
Si avvolse in uno dei teli consegnati loro da una delle domestiche della locanda e si avvicinò al compagno.
«Coraggio, Reidel,» disse piano, con tono sicuramente meno tranquillizzante di quello di Tristam. «Non possiamo lasciarti morire di freddo.»
Si sedette sul bordo del letto e, con fare esperto, iniziò a slacciare prima casacca poi la larga camicia del ragazzo.
Reidel lo lasciò fare, anche se completamente sobrio, l'eccitazione dovuta al contatto ravvicinato con il comyn era irrefrenabile.
«Dove ti fa male?» chiese Tristam sfilandosi gli stivali che opponevano un po' di forza.
Per quelli di sicuro i tempi di asciugatura si sarebbero dovuti triplicare! Ammesso che si asciugassero in tempi utili... ma nella caduta erano rimasti per metà fuori quindi si poteva sperare in un aiuto da parte degli Dei.
Tristam si riavvicinò al letto, questa volta con un sorriso rassicurante che accompagnava le parole. «Sono certo che non sia nulla di grave, ma vedrò cosa posso fare per alleviarti il dolore, chiyu
Si fermò accanto al cugino, facendogli cenno di lasciargli il posto.
Brydar, sospirando, si alzò, sedendosi poco lontano e facendo il modo che Reidel potesse appoggiarsi contro di lui mentre, con fare esperto, Tristam lo controllava.
Un grosso ematoma stava cominciando ad affiorare lungo il bordo dell'osso iliaco di Reidel. A prima vista sembrava solo il risultato della botta che doveva aver dato sul fondo della fontana, ma era meglio fare un controllo più accurato.
Tristam si concentrò sulla matrice, che aveva estratto dal sacchetto umido, messo vicino al camino assieme agli altri indumenti sperando si asciugasse prima che il controllo fosse terminato.
Scese con sicurezza attraverso i vari strati dei tessuti del corpo di Reidel, indeciso se compiere solo un controllo o anche risolvere la situazione.
"Se ti sforzi troppo poi non avrai più energie," il monito di Brydar, più serio che scherzoso, gli impedì di iniziare una qualsiasi cura.
Finì il controllo, passando più volte in rassegna la superficie spugnosa dell'osso, dove non rilevò nessuna traccia di fratture, neppure la più microscopica lesione, e risalì lentamente in superficie, controllando che anche i fasci muscolari e i tendini non avessero subito danni.
Riaprendo gli occhi, staccandosi dal contatto intimo con la propria pietra, li fissò in quelli di Reidel.
«Solo una bella botta,» commentò, posando la mano sul fianco dolorante. «Se vuoi posso comunque cercare di ridurti il dolore...»
Si aspettava qualunque reazione ma non quella che Reidel ebbe: un subitaneo rossore accompagnato da un proposito immediato del suo corpo.
«Oh...» disse Tristam e poi scoppiò in una risata argentina. «Forse ho toccato un po' troppo,» si staccò languidamente dal corpo del ragazzo e andò a riporre la matrice nel suo sacchetto, che ovviamente era ancora umido.
"Per il nono inferno di Zandru!" sospirò.
«Su, su, Reidel, non voglio rubarti al tuo amore,» commentò dandogli le spalle, rammaricandosi di non poterne vedere le reazioni.
Brydar gli lanciò uno sguardo irritato, che Tristam non poté cogliere, come invece colse l'imprecazione mentale.
Nel frattempo Reidel si era spinto ancora di più contro Brydar, tremando visibilmente per il freddo e cercando un po' di calore.
Il comyn si appoggiò contro la spalliera del letto, allargando il telo che proteggeva il proprio corpo e avvolgendolo anche attorno al ragazzo.
Il rossore sulle guance di Reidel divenne ancora più forse e diffuso, mentre contro di sé poteva avvertire l'incipiente erezione di Brydar.
Le fila di pensieri di Reidel erano talmente forti che Tristam non ebbe neppure bisogno di sondare la sua mente per sentirli. Erano piccole, confuse frasi, intrecciate ad uno stato di ansia quasi opprimente.
Sorrise riconoscendo in quell'ansia la stessa ansia che aveva sentito così tante volte intorno a sé da esserne quasi annoiato. Eppure Reidel era così fiducioso, così eccitato e pronto a donarsi che nell'insieme lo inteneriva, e la fama che Brydar aveva non era di sicuro quella adatta a una persona a cui un ragazzino così pieno di amore sperasse affidarsi.
"È così fiducioso," trasmise a Brydar.
Brydar sollevò lo sguardo verso il cugino, lanciandogli un'occhiata carica di... poteva essere tristezza.
"Tutti siamo stati fiduciosi, finché la vita ce l'ha consentito," rispose.
Poteva immaginare quello che Brydar stava facendo al corpo di Reidel, anche se il telo li copriva entrambi.
Brydar si chinò un poco in avanti, mentre Reidel si inarcava all'indietro, facendo scivolare quella parte del lenzuolo che non teneva tra le mani strette a pugno.
Il comyn solleticava con la lingua la sensibile pelle del collo, mordicchiando il lobo dell'orecchio o affondando con gentilezza i denti nella morbida carne della spalla. Le sua mani stavano percorrendo il corpo del giovane, ora non più scosso da brividi di freddo e reso bollente dall'eccitazione.
Tristam socchiuse gli occhi, indietreggiando fino ad arrivare vicino al fuoco ma il calore, quello vero che sentiva non era quello provocato dalle fiamme che lambivano il legno né quello imparato a sviluppare a Nevarsin, era qualcosa di molto più conturbante e incontrollabile.
Per la prima volta, osservando come quel cadetto si donava docilmente a Brydar sentì quanto gli mancasse Kylar, lo avvertì come un senso di vuoto e vertigine dentro lo stomaco che lo stordì.
Brydar alzò un attimo lo sguardo. Prima che le barriere di Tristam tornassero salde alcuni frammenti di immagini erano arrivate fino a lui.
Tristam e un giovane che non conosceva, ricordi che potevano sovrapporsi a quello che avveniva a pochi centimetri da lui. Un rapporto che sembrava molto più di un incontro occasionale, come poteva rivelarsi alla fine quella serata.
Le mani di Reidel che si stringevano alle sue braccia fecero tornare l'attenzione di Brydar al presente, al corpo del ragazzo che si spingeva e strusciava contro il suo.
Sentiva, percepiva chiaramente il desiderio di Reidel, ma per lui sarebbe stata la prima volta e Brydar non voleva mai consumare tutto così rapidamente. Doveva essere qualcosa di volontario, non dettato solo dall'estrema eccitazione del momento.
Lasciò che una mano scivolasse verso l'inguine di Reidel, mentre con l'altra stuzzicava prima i capezzoli induriti poi le labbra, secche ma turgide.
Tristam deglutì a vuoto, quando Reidel con una mano afferrò quella di Brydar e la portò rapidamente sul suo membro eretto, reclamando un appagamento più completo.
Era bellissimo: così sconcio... come ogni ragazzino di quell'età.
Camminò fino al letto, quasi in punta di piedi, lasciando che i capelli umidi gli si incollassero sul viso e sul collo. Magnetizzato dai due corpi lambiti dai riflessi del fuoco si sedette sull'altro lato del letto, sfiorando con la punta delle proprie dita quelle di Reidel che stringevano, quasi istericamente il sottile cotone delle coperte.
Invece che rifiutare il contatto, la mano del ragazzo lasciò le coperte e si strinse su quella di Tristam, trasmettendogli con ancora più violenza il fiume delle sue emozioni.
Mentre la mano scivolava lungo il pene di Reidel, assecondando i desideri che sentiva provenire da lui, Brydar alzò lo sguardo su quello di Tristam, condividendo con lui le emozioni più intime di quel momento.
Ad entrambi arrivava il chiaro desiderio di Reidel di ricevere qualcosa di più, mentre si spingeva contro il bacino di Brydar e lasciava che le sue dita venissero accolte e inumidite dalla propria lingua.
Era come se Brydar, Tristam e Reidel fossero tre entità separate ma così vicine da quasi fondersi l'uno nell'altro: l'unica cosa che ancora li teneva distinti era la forza di volontà dei due cugini, che pareva anelare ma opporsi a quel totale abbandono.
Mentre entrambi realizzavano questa cosa, Reidel ebbe un ultimo spasmo prima dell'orgasmo, abbandonandosi poi spossato contro il corpo di Brydar che, recuperando il lenzuolo quasi caduto al suolo, ricoprì il ragazzo sudato e ansante. Brydar, con l'erezione ancora premuta contro il corpo esanime di Reidel, non sapeva esattamente cosa fare. O, meglio, un'idea l'aveva anche ma non poteva di certo corrispondere ai desideri dei presenti.
Non aveva intenzione di prendere completamente Reidel, non in quel momento di totale abbandono e non fino a quando non glielo avesse chiesto implorando.
Mentre Tristam... una sorta di leggero picchiettio mentale richiamò la sua attenzione.
Il cugino, una mano ancora ferma sul braccio di Reidel, lo stava guardando incuriosito. Le sue condizioni non erano di certo migliori e, chiaramente, sembrava che fosse giunto alle stesse conclusioni riguardo una eventuale unione con Reidel.
Con delicatezza Brydar si divincolò dal peso costituito da Reidel il quale, brontolando piano, rotolò da un lato, finendo tra i corpi dei due Elhalyn.
Brydar si avvicinò a Tristam, che lo stava fissando divertito, curioso di vedere cosa avrebbe fatto.
Senza troppa delicatezza, Brydar fece stendere di schiena Tristam e iniziò a passare la punta della lingua lungo il disegno dei muscoli dell'addome, provocandogli spasmi involontari.
Mettendosi a cavalcioni su di lui, Brydar continuò a stuzzicare il cugino, baciando e titillando i capezzoli e mordendoli, sempre con più decisione, fino a quando Tristam non lo afferrò per le spalle, facendolo ricadere sulla schiena.
Reidel, che si era rannicchiato contro la testiera, avvolto strettamente nella coperta, li guardava con occhi sgranati.
Da quella posizione gli occhi di Tristam parevano quasi verdi e ferini come quelli degli Uomini-gatto e qualcosa nella sua risata andò a rafforzare questa sensazione.
Brydar sentì i denti scivolare sulla giugulare con un ringhio sordo provocandogli un lunghissimo brivido a fior di pelle. In quel momento suo cugino era totalmente differente dal composto cadetto del terzo anno, troppo simile a quello che vedeva lottare con ferocia selvatica con la spada durante le ore di scherma, sudato e concentrato.
Sentiva le labbra giocare, i denti candidi sfiorare, quasi mordere per poi ritrarsi all'ultimo, spostarsi e inaspettatamente affondare un morso. Come in una danza. Come seguendo lo schema di un duello: attacco, difesa, stoccata e affondo.
Il contatto telepatico che si era formato al primo contatto dei loro corpi permetteva ad entrambi di capire fino a quando quel gioco poteva andare avanti ma, dopo aver già condiviso l'orgasmo di Reidel, entrambi non si sentivano disposti a stuzzicarsi oltre.
Tristam si tirò a sedere, fissando il cugino per un breve istante, ricevendo una muta approvazione su come continuare.
Nessuno dei due aveva intenzione di subire passivamente, quindi non c'era altro modo.
Tristam voltò le spalle e si chinò sul pene eretto di Brydar, i capelli sudati ad incorniciarli il viso, mentre Brydar accoglieva nella sua bocca il membro altrettanto turgido del cugino. Non volevano una cosa troppo rapida, entrambi si muovevano lentamente, assaporando non solo le proprie sensazioni, ma anche quelle dell'altro.
Quando Reidel lasciò il suo angolino nessuno dei due parve notarlo.
Solo quando una mano si posò sulla spalla di Tristam, spingendolo delicatamente ma con decisione, in modo da farlo spostare, i due cugini sembrarono ricordarsi del giovane che era con loro.
I due cugini si interruppero sorpresi, ma la pausa non fece calare il loro desiderio. Le intenzioni di Reidel, anche se solo abbozzate, sembravano ben chiare... anche se non sembrava sapere come metterle in atto.
Brydar si tirò a sedere, poggiando la schiena contro la spalliera del letto. Mentre Tristam si sedeva ai piedi del cugino, aspettando che Reidel si decidesse a compiere la prima mossa.
Il ragazzino pareva comunque sapere il fatto suo e, dovette constatare Tristam con un sospiro mentale, lui non era compreso in quel gioco che tanto intrigava Brydar e il giovane cadetto riccioluto.
Si sedette sui talloni osservando i due corpi nudi, così diversi seppure condividessero l'anno di nascita.
Dandogli le spalle, Reidel si era chinato sul bacino di Brydar, continuando in quello che era stato così bruscamente interrotto.
Prima con cautela, poi con maggiore entusiasmo, passando la lingua lungo tutta la lunghezza del pene eretto, prima di prenderlo in bocca completamente, traendo un singulto dalle labbra di Brydar.
Continuò per qualche minuto, prima di interrompersi nuovamente. Alzò lo sguardo su Brydar, sul cui volto poteva leggere un notevole disappunto per quella ennesima interruzione.
Si avvicinò a lui, arrivando a sedersi sui suoi fianchi, il membro del comyn che gli premeva contro le natiche in maniera invitante.
«Brydar,» sospirò piano, «prendimi, adesso... ti prego...»
Brydar lo guardò con aria sorpresa, passando poi lo sguardo sul cugino, che sembrava molto più interessato di lui alla proposta.
Non fece in tempo a rispondere che Tristam si era alzato dalla sua posizione e si era avvicinato a loro, inginocchiandosi alle spalle di Reidel, passandogli le mani sulla schiena e sul petto, fino a farle scendere fino ai fianchi.
Non disse nulla, Reidel si irrigidì quando senti il secondo comyn appoggiarsi a lui ma, dopo le prime carezze, i muscoli tornarono a sciogliersi e il calore sembro tornare ad impossessarsi di lui.
La mano di Tristam stava accarezzando lentamente il suo pene, che lentamente sta tornando ad inturgidirsi, mentre con l'altra mano gli accarezzava languidamente il volto, il collo, le labbra.
Brydar lo osservava, eccitandosi nuovamente. Facendo forza contro le spalle di Reidel costrinse i due ad allontanarsi, in modo che il giovane riprendesse la posizione originaria.
Prima di lasciare che Reidel si riprendesse cura del cugino, Tristam passò due dita lungo il profilo delle labbra di Reidel che, socchiudendosi, le invitarono all'interno, succhiandole leggermente.
Era una atmosfera strana, quasi rarefatta, in cui i gesti parevano a volte sciogliersi stemperarsi nel tempo, come a rallentatore.
Tristam abbassò leggermente le proprie barriere, socchiudendo quelle porte che si aprivano sul corridoio della sua mente e che di solito si schiudevano solo al tocco di Kylar. Stava lasciando che qualcuno potesse passeggiare nell'anticamera della sua intimità e, quando sarebbe tornato in sé e il firi avrebbe ceduto il suo posto alla ragione, se ne sarebbe pentito, già lo sapeva.
Ma questo non sarebbe accaduto fino all'indomani.
Scivolò indietro iniziando una lunga scia di piccoli morsi sulla pelle ardente di Reidel, godendosi la sensazione del calore che ne nasceva, dell'eccitazione che saliva. Ne passava e ripassava i punti, soffermandosi sui reni, mentre le dita scivolavano umide nel solco delle natiche umido di sudore.
Sentiva il corpo caldo di Reidel tendersi sotto di lui, ne avvertiva il nervosismo e il desiderio che si mischiavano, si arrotolavano come serpi ricoperte di lame nello stomaco del ragazzino.
Era una tortura e un piacere perdersi in quelle menti, camminare sulla consapevolezza dei loro corpi che si risvegliavano come sulle acque di un lago denso e fumoso.
Era come lasciarsi precipitare nelle nebbie del lago Hali e abbandonarvisi, perdersi in quella non-esistenza.
"Cugino," trasmise sentendo la mente di Brydar ritornare alla piena consapevolezza di sé, serrandolo al di fuori, non permettendogli di conoscere i bagliori di quei pensieri e ricordi che iniziavano a svelarglisi.
Morse con più forza Reidel mentre lo penetrava piano con la prima falange.
Il ragazzo si irrigidì, ma si spinse indietro con il bacino, come chiedendo di più.
Tristam sentì un brivido caldo scorrergli lungo la schiena. Istintivamente il corpo di Reidel poteva essersi opposto alla prima violazione della sua intimità ma, i suoi pensieri, le sue reazioni ora incontrollate gli gridavano ben altri propositi. Anche Brydar doveva aver colto la richiesta gridata a gran voce dalla mente di Reidel, ma la sua mente restava barricata e impenetrabile, dopo quel breve contato di pochi istanti prima.
Tristam poteva solo percepire l'accrescersi del desiderio del cugino, come avvertiva quello di Reidel, ma non gli arrivava altro.
Sentiva solo un volontario allontanamento da lui, dalla sola altra persona presente che poteva essere in grado di leggere quello che realmente provava.
Tentò di saggiare la resistenza di Brydar, fiaccata dalla tensione sessuale che consumava entrambi, ma ricevette in risposta solo uno sguardo gelido e un chiaro invito a continuare quello che stava facendo con Reidel.
Tristam non capiva.
Non capiva perchè quella strana sensazione di dejavu, quella porta sbattutagli in faccia con una freddezza metodica, gli esplodesse nello stomaco trasformandosi in risentimento e poi in passione, una passione esagerata.
Reidel era alla loro mercé, miagolante come una gatta nel suo primo calore, disponibile, caldo e invitante e Tristam aveva tutte le intenzioni di goderselo appieno.
Sentiva il desiderio del ragazzo invaderlo, penetrargli nella mente stordendola, drogandola.
Oscillò in quella nebbia multiforme accesa da mille colori, sprazzi di ricordi non suoi, che si mischiavano tanto bene alle sue esperienze vissute da assumere nuove forme, plasmate come argilla cruda.
Si sentiva come un acrobata sulle nuvole e quando affondò nella carne di Reidel fu una spirale di colori, voci, silenzi immensi.
Si dovette staccare con forza dalla mente del ragazzo, tornando al brusco presente fatto di quella carne morbida che si chiudeva spasmodicamente intorno a lui, chiedendo requie e supplicando la tortura al medesimo tempo.
Brydar aveva deglutito un paio di volte prima di riuscire a riprendersi dalla raffica di emozioni che l'aveva colpito.
La sua empatia non era mai stata troppo forte, solo in rare occasioni poteva coglierle nella loro cruda interezza e, quando questo capitava, non era mai in grado di difendersi.
Il volto di Reidel, arrossato e al limite dello spasimo, si era avvicinato al suo corpo e, con difficoltà il ragazzo aveva cercato di afferrarsi alle sue mani, cercando un contatto con lui come prima gli aveva concesso Tristam.
Brydar posò una mano sul suo capo, afferrando i capelli e sollevandogli il viso.
Ormai Tristam non tentava più di forzare le sue barriere, se non inconsapevolmente.
Qualsiasi telepate cerca il contatto più intimo con i suoi simili, condividendo con loro anche le emozioni più riposte. Anche in quel momento, mentre l'atto fisico stava prendendo il sopravvento, la mente di Tristam brancolava alla ricerca della sua, per condividere, per mostrargli quello che lui, loro stavano provando.
Le spinte di Tristam, non solo nella carne di Reidel, ma anche nella sua mente. Il volto ormai soggiogato dal piacere del ragazzo, le emozioni che crescevano in maniera esponenziale, addossandosi contro le sue difese, cercando di abbattere quella parete di ghiaccio che aveva costruito in anni di volontaria segregazione dai sentimenti altrui che potevano corromperlo.
No, non corromperlo... non poteva cedere a quello che provava dentro, non lo avrebbe fatto un'altra volta...
La mano di Brydar si strinse con forza sui capelli di Reidel, costringendo il ragazzo ad abbassare nuovamente il volto.
Non ci fu bisogno d'altro. La bocca del giovane accolse completamente il pene eretto del comyn, mentre strappava un gemito involontario dalle sue labbra.
Le dita di Tristam si serrarono sul pene di Reidel, stuzzicandone la pelle congestionata, scivolando sul perineo teso e sudato con delicatezza e forza allo stesso tempo, godendo della pelle vellutata.
Un singulto di Reidel e poi le sue emozioni che sprizzavano fuori insieme al suo seme e investivano la realtà sommergendola, distorcendola e increspandola.
Uno scoppio di fuochi di artificio, il corpo che tremava nella liberazione di quella tensione, che esplodeva... e poi la calma.
Il silenzio totale delle menti: un lago calmo appena increspato dal vento.


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Il primo che si riscosse fu Reidel, sdraiato sopra Brydar. Cercò di sollevarsi sui gomiti ma era troppo esausto anche solo per rotolare accanto al comyn. Brydar lo afferrò per un braccio, costringendolo a stare fermo. Mentre Tristam, sdraiato accanto a loro, si svegliava dall'intorpidimento in cui era caduto.
Girato su un fianco, si sollevò su un gomito, guardando con aria soddisfatta gli altri due.
«Sarebbe ora di ricomporci,» disse divertito. «Domani mattina sono di servizio.»
Ricadde sulla schiena, gli occhi chiusi per l'improvvisa vertigine. Si era dimenticato della sbronza e, passato il momento di eccitazione, i postumi della bevuta tornavano a farsi sentire prepotentemente.
Poteva sentire ogni minimo respiro dei suoi compagni, la loro tensione fisica che scemava e, più lontano, quasi simile a una biscia nel suo sibilare, una coscienza molto più accesa delle loro che strisciava al piano di sopra.
Aprì di scatto gli occhi fissando un punto preciso sul soffitto e mentre i suoi occhi fissavano un paio di occhi castani che li fissavano da due fori improvvisati sul soffitto, il pavimento della stanza del piano superiore, la consapevolezza che quell'uomo sgradevole che li aveva accolti all'entrata e che gestiva quel posto li stesse spiando da un pezzo lo colse in pieno come uno schiaffo.
Qualunque altro comyn si sarebbe arrabbiato, sentendo il suo orgoglio ferito ma quanti comyn, spossati da un orgasmo fisico e mentale, totalmente appagati nei sensi avrebbero avuto anche solo la voglia di trovare la forza di arrabbiarsi per un maniaco voyeur?
«Ragazzi credo che abbiamo dato spettacolo! La prossima volta chiediamo il biglietto?» disse indicando i due occhi che da quella distanza sarebbero parsi solo due macchie nel soffitto ad un atelepate.
Brydar sollevò lo sguardo e sogghignò nel percepire l'improvvisa paura che sembrava essersi impossessata del locandiere.
«Avrebbe dovuto organizzarsi meglio,» commentò poi, spingendo di lato Reidel che, trovandosi a sua volta a fissare il soffitto, sembrò non notare nulla.
Brydar passò un braccio attorno alle spalle del compagno, indicandogli il punto sul soffitto da cui l'uomo li stava spiando e che, anche dopo essere stato scoperto, non riusciva ad abbandonare.
Reidel non individuò subito il punto ma, dopo pochi istanti, il rumore di sedie spostare e di suppellettili finite al suolo fu indice della fuga precipitosa dell'uomo dal suo punto di osservazione.
«Cosa gli farete, adesso?» chiese ai due comyn, ben sapendo che anche se il pettegolezzo si fosse diffuso avrebbe rappresentato per loro un problema insormontabile.
I due cugini si guardarono, sorridendo appena.
«Io avrei intenzione di dormire,» rispose Brydar, stiracchiandosi e distendendosi sul letto più comodamente, tirando sul corpo che si stava rapidamente raffreddando la coperta appallottolata sul fondo.
«Anche io, la sua paura farà il resto,» sorrise Tristam di rimando accaparrandosi, dopo un paio di strattoni una minuscola parte della coperta e rinunciandovi subito. «Oh... tienila tu coileán, io non soffro il freddo.»


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La luce del sole che filtrava dalle imposte sconnesse svegliò Reidel da uno strano sogno.
Solo quando realizzò di trovarsi nudo, nel letto di una locanda con affianco Brydar, che ancora dormiva tranquillamente, si rese conto che il suo non era stato un sogno.
Si sollevò su un gomito, sbadigliando, strattonando il compagno per indurlo a svegliarsi, ma Brydar non sembrava intenzionato a farlo. Si girò, dandogli le spalle, e borbottando qualcosa sul fatto che non avevano servizi per quel giorno e che potevano presentarsi all'appello del pomeriggio senza problemi.
Sospirando, ma anche stranamente felice del fatto che potessero restare ancora in quel posto anonimo, senza timore di essere colti in flagrante da un compagno o da un superiore, Reidel tornò a sdraiarsi, pensando a dove potesse essere Tristam in quel momento.
Si erano accorti del suo risveglio improvviso, quando da un punto imprecisato della strada erano salite le prime voci che annunciavano l'arrivo del nuovo giorno.
Imprecando era balzato fuori dal letto, aveva raccattato parte dei vestiti e si era precipitato fuori dalla stanza, solo per tornare pochi istanti dopo per recuperare i pezzi dell'uniforme che aveva scordato.
Mentre stava per riaddormentarsi, accucciato contro la schiena di Brydar, ricordò che Tristam aveva parlato di essere di servizio quella mattina.
Fece mentalmente i conti per ricordare chi fosse di servizio come sottoufficiale e non riuscì a trattenere una risata quando il nome compare nella sua mente.


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«Il cibo sembra quasi migliore oggi,» osservò Reidel guardando la scodella di terracotta in cui salsicciotti e verdure giacevano schiacciati per il poco spazio.
Accanto a lui alcuni cadetti del terzo anno parlavano sottovoce ridacchiando. Fu quasi casualmente che venne a sentire il discorso che tanto pareva attirare la loro attenzione.
Sembrava che uno dei loro compagni, non solo non si fosse presentato all'appello ma che, quando il sottoufficiale responsabile di giornata si era recato nel suo alloggio per la strigliata del caso, il cadetto gli avesse vomitato sugli stivali.
Altri due cadetti del terzo di unirono al gruppo e nuovi dettagli arricchirono la storia.
Nel sentire il nome del protagonista della vicenda, Reidel diede di gomito a Brydar.
«Hai sentito?» gli chiese sottovoce. «Sembra che Tristam sia in punizione.»
Brydar distolse l'attenzione dal cibo, che non gli sembrava così buono come decantato dall'amico, e si mise in ascolto dei pettegolezzi.
«Trissy glielo aveva detto! È stato lui così idiota da non voler ascoltare,» disse crucciato un ragazzo dai capelli scuri e la pelle altrettanto abbronzata, con l'aria imbronciata.
«Sì, come no... già si è fatto una volata di circa metà corridoio stamattina, perchè l'ufficiale Storn lo ha colto di sorpresa!» rispose un altro a bocca piena.
«È di corvèe alle latrine, sai? Beh gli sta bene, chissà cosa è andato a fare quella vecchia carogna ieri notte e non ci ha voluto dire nulla, per tutti gli inferni di Zandru!» gli fece eco il terzo cadetto che invece aveva finito il proprio pranzo con la voracità degna di un uccello-spettro.
Reidel si voltò verso Brydar, che aveva ascoltato tutto senza battere ciglio.
Il comyn si sarebbe divertito moltissimo a vedere la scena. Suo cugino che vomitava sulle scarpe del sottoufficiale Hastur tutto quello che aveva bevuto la sera prima.
L'Elhalyn scambiò uno sguardo divertito con il compagno, riprendendo a mangiare con più gusto.
Stavano uscendo dalla mensa quando il sottoufficiale li fermò.
«So che ieri sera siete stato visto in compagnia del cadetto Elhalyn,» disse con tono imperioso a Brydar.
«Sì Signore,» rispose, con tono fermo ma senza la deferenza che i non comyn gli riservavano per timore del grado e del nome.
«Cosa avete fatto?»
Brydar lo guardò, sollevando un sopraciglio. «Rimpatriata in famiglia, Signore.»
«Signore...» Reidel si era avvicinato, ma Brydar lo bloccò prima che potesse aprire bocca con uno sguardo di fuoco. Non c'era motivo per farsi coinvolgere in quella che era più una faida famigliare che una vera punizione militare.
«Io e il cadetto Elhalyn Alton,» specifico, calcando il tono sul doppio cognome, «abbiamo fatto un giro delle taverne del centro. L'ultima volta che l'ho visto stava nuotando in una fontana... forse il freddo non gli ha fatto bene.»
L'Hastur lo fissò con sguardo gelido, un'occhiataccia che avrebbe fatto tremare chiunque... o quasi.
Mentre Reidel cercava di passare inosservato, restando il più possibile coperto da Brydar, l'Elhalyn Ridenow ricambiò lo sguardo del superiore con atteggiamento quasi distratto.
«Se volete sapere da me perché è arrivato tardi o perché vi ha vomitato sui piedi, credo che continuare la conversazione sia inutile.»
L'Hastur si irrigidì, cercando di assumere un aspetto minaccioso. ma sapeva che era inutile: l'Elhalyn che aveva davanti non si sarebbe fatto troppi problemi se fosse stato espulso dai cadetti.
«Esatto,» sorrise Brydar, allontanandosi. «Sono qui solo perché mi hanno costretto. Cacciarmi mi rimanderebbe a casa, dove di sicuro starei molto meglio.»
Brydar spinse avanti Reidel, facendolo incamminare verso le latrine e lo spettacolo che Tristam di sicuro rappresentava.














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