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Titolo: Il Vento Fantasma
Autore: Sadako, Shadar, Aliciana, Gwennis
Serie: Darkover di Marion Zimmer Bradley e il gioco "The Elvas Project" ad esso ispirato
Pairing: Daenerys x Kasentralya, Shann x Gwennis, Mikhail x Renaldo
Spoiler: tutti gli episodi del Vento Fantasma non presenti sul sito ufficiale
Rating: NC17 - Yuri, Slash, Etero
Parti: 1
Status: concluso
Disclaimer: tutti i diritti su Darkover sono di Marion Zimmer Bradley e di chi la rappresenta. I personaggi di Elvas appartengono agli autori delle storie che li coinvolgono
Archivio: HSC

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: Il Vento Fantasma :

< Autori Vari >



Giorno Tre
Lungo la valle di Elvas - dopo mezzogiorno
     • Mikhail e Renaldo

Quando Mikhail si decise a dichiararsi irrimediabilmente perso, aveva ormai perduto anche la cognizione del tempo trascorso. Dalla posizione del sole, che si intravedeva tra le cime degli alberi, poteva scommettere sul fatto che fosse trascorso da poco il mezzogiorno e, dall'odore dolciastro e inebriante che percepiva attorno e su di sé, non aveva dubbi sul fatto che il vento fosse ormai spirato e che tutto fosse impregnato di polline.
Il solo pensiero che lo preoccupava era che aveva fame e, per soddisfarla, avrebbe dovuto trovare un rifugio dove poter scaldare un po' di acqua e prepararsi le razioni di cibo che si era portato dietro dalle cucine della Torre. Un rifugio come quello che si trovava davanti a lui in quel momento e che aveva notato solo quando aveva realizzato di avere fame.
Mikh si avvicinò alla porta che, assurdamente, resistette alla sua pressione come se fosse stata chiusa dall'interno. Ma chi poteva essere così stupido da chiudersi dentro ad un rifugio durante una giornata bella come quella? ...forse qualcuno che voleva ripararsi dal vento fantasma, concluse da solo il comyn.
Si voltò e si appoggiò all'uscio, lasciandosi andare contro la sottile lastra di legno con tutto il peso del suo corpo e, contro ogni aspettativa, la porta si aprì dietro di lui, facendolo cadere rovinosamente al suolo.
«Ma, per tutte le p... Renaldo?» Poteva essere lungo disteso al suolo, ma quello che lo sovrastava sembrava proprio lui. «Non puoi essere tu?!»
Il mercenario si allontanò di qualche passo, un'espressione perplessa e sospettosa sul volto. «Perché non dovrei essere io?» si informò. «Tu, piuttosto, non puoi essere tu.»
«Oh, questa è bella!» esclamò Mikhail, rialzandosi a fatica. «Ho fatto tutta questa strada, mi sono perso in un bosco che dovrei conoscere a menadito, solo per sentirmi dire che non sono io!»
Renaldo era ancora fermo sulla soglia, per nulla preoccupato dal polline che andava posandosi su di lui, cosa che deliziò Mikhail. «Dentro è completamente coperto di kireseth,» commentò il mercenario, come rispondendo ai timori del comyn. «E poi dovrei essere io a sapere chi sono,» continuò, riprendendo l'interessante discussione. «Sono arrivato fin qui da Caer Donn per vedere te,» puntò un indice minaccioso contro il petto di Mikhail. «Quindi è ovvio che io sia io, e che tu sia una allucinazione!»
Mikhail sgranò tanto d'occhi. «Avresti attraversato gli Hellers in pieno inverno per vedere me?» chiese incredulo. «Sei pazzo?»
«C'è il vento fantasma,» rispose Renaldo, con logica inoppugnabile.
«Mi fai entrare?» chiese ancora Mikhail.
«Sei un miraggio.»
«È un problema?»
Renaldo sembrò pensarci un po' sopra, come valutandone i pro e i contro. «No,» rispose alla fine, afferrando il comyn per un braccio e tirandolo dentro senza troppi complimenti.
«Hey, mi hai mentito,» il tono di Mikhail sembrava quasi deluso. «Non c'è kireseth ovunq...» prima ancora che potesse concludere le proprie rimostranze, il comyn si ritrovò bloccato contro la porta, il corpo di Renaldo premuto contro il suo, mentre la sua bocca veniva impegnata in qualcosa di molto più piacevole che non il lamentarsi dell'assenza di polline sui soprammobili.
Pur senza rimanere completamente passivo, Mikhail lo lasciò fare, assaporando le sensazioni come se fossero secoli che non provava qualcosa di così piacevole.
«Sai che non baci male per essere un chervine,» disse, non appena Renaldo lo lasciò libero di parlare.
«Suppongo che la tua esperienza di chervine sia vasta,» ribatté il mercenario, bloccando la porta e trascinando il comyn verso il misero giaciglio che si era preparato per trascorrere la notte solitaria.
«Con tutti quelli che girano per El...» venne interrotto nuovamente, stava diventando un'abitudine.
Con meno urgenza, ma più profondamente e con maggior decisione, Renaldo riprese a baciarlo, costringendolo a terra, sopra i vari strati di pelliccia che facevano da materasso. Senza che Mikhail cercasse di fermarlo, il mercenario iniziò a slacciare e sbottonare gli strati più esterni di vestiti che, complice il caldo della giornata, non erano numerosi come al solito.
«Se vuoi posso aiutarti,» si offrì Mikhail, nuovamente libero di parlare.
Renaldo lo fissò per un lungo istante. «Non ci stai mai zitto, vero?» chiese, chinandosi a baciarlo di nuovo, non appena Mikh fece il gesto di aprire bocca. «Non devi rispondermi,» aggiunse, mentre passava a baciare la gola, risalendo lungo il collo, sfiorando il lobo dell'orecchio con la punta umida della lingua.
Quando le mani di Renaldo riuscirono ad infilarsi sotto la camicia del comyn, Mikhail trattenne il fiato. La cosa sembrò divertire il mercenario che, sollevandosi a sedere, si spogliò della pesante casacca e della camicia che aveva indossato fino a quel momento. Senza troppi complimenti si chinò sul comyn, togliendogli la preziosa giubba di pelle e sfilandogli la camicia.
Quando, soddisfatto per il momento, Renaldo tornò a distendersi su di lui, Mikhail si afferrò alle sue spalle, stringendolo a sé, conficcandogli le unghie lungo la spina dorsale mentre, con rinnovata passione, riprendevano a baciarsi.
Erano mesi che Renaldo aspettava quel momento, anche se aveva pensato che sarebbe arrivato dopo una snervante fase di corteggiamento alla quale, conoscendosi, non sarebbe sopravvissuto. Non immaginava certo che si sarebbe trovato avvinghiato all'oggetto dei suoi desideri prima ancora di arrivare alla meta, con la sua lingua nella sua bocca e le mani l'uno nei pantaloni dell'altro prima ancora di essersi salutati educatamente.
Nel tentativo di raggiungere la sacca posata a poca distanza da loro, Renaldo si ritrovò schiena a terra, con Mikhail saldamente seduto sulle sue gambe e l'espressione di chi sta osservando il più bel campo di divertimenti della sua vita. Rassegnato al triste destino, Renaldo lasciò che il comyn lo baciasse a lungo, mentre le sue mani armeggiavano sulla complicata chiusura dei pantaloni.
«L'offerta di aiuto è ancora valida,» si ripropose Mikhail.
Renaldo allargò le braccia in segno di resa, osservando con attenzione i movimenti dell'altro, bloccandolo non appena l'operazione fu completata, alzandosi di scatto per ribaltare nuovamente le posizioni. Mikhail si ritrovò schiena a terra, il corpo del mercenario incuneato tra le sue gambe, e iniziò a protestare vivacemente per il cambio inaspettato. Renaldo lo zittì nel solo modo che sapeva essere efficace, mentre con rapidità infilava le mani dentro gli stretti calzoni, spingendoli in basso fino a toglierli del tutto.
Tenendolo bloccato con il proprio peso, il mercenario riuscì finalmente a raggiungere la sua sacca e estrarre dalla tasca laterale una confezione di unguento comprata prima di partire. Nel vederla le pupille di Mikhail si dilatarono: sapeva benissimo cosa conteneva e, nonostante l'eccitazione data dal polline, non si sentiva ancora disposto a passare ad una conclusione così rapida.
Si sollevò a sedere di scatto, spingendo indietro Renaldo. «Cosa hai intenzione di fare?» Disteso a terra, con le braccia bloccate e Mikhail sdraiato su di lui, il mercenario non sembrava più così tanto minaccioso. «È presto,» continuò il comyn, sfiorandogli le labbra con la lingua. «Lasciami il tempo di divertirmi un po'...»
A Renaldo bastò esercitare solo un po' di forza in più per tirarsi a sedere e costringere Mikh a sdraiarsi nuovamente.
«Tu non avrai fretta,» disse piano, tenendolo bloccato a terra mentre, con l'abilità guadagnata con l'esercizio, apriva il contenitore e intingeva le dita nel lubrificante. «Sono mesi che penso solo a questo,» continuò il mercenario, sollevando una gamba del comyn oltre le spalle e penetrandolo con le dita senza troppi complimenti. «Non ho voglia di perdere tempo in preliminari,» si chinò verso di lui, «per quelli ci sarà tempo la prossima volta.»
Mikhail trattenne il fiato, travolto dall'ondata di emozioni che Renaldo trasmetteva senza controllo. Poteva sentire la sua urgenza e la necessità di una rapida soddisfazione di un desidero rimasto inappagato per troppo tempo. L'Ardais chiuse gli occhi, sospirando rassegnato. Per lui non era stata così dura, i suoi pensieri non erano stati incentrati su un solo obiettivo irraggiungibile come per Renaldo. Comunque non aveva nessuna intenzione di impedire al mercenario di fare quello che voleva.
Sentendo i muscoli di Mikhail rilassarsi sotto di lui, Renaldo sorrise soddisfatto. Non aveva l'intenzione di fargli male e, dopo, gli avrebbe lasciato fare tutto quello che desiderava. Al momento, però, non riusciva a pensare ad altro. Mantenne sollevata la gamba e, aiutandosi con una mano, iniziò a penetrarlo. Sapeva, ma non avrebbe potuto dire come, che Mikhail non era abituato ad assumere un ruolo passivo quando faceva sesso e, a pensarci bene, la cosa si sarebbe potuta rivelare complicata in futuro visto che lui stesso amava essere la parte dominante della coppia.
Mikh trattenne il fiato mentre il membro di Renaldo entrava dentro di lui, cercando di non lamentarsi e di assaporare quella sensazione che, nonostante non fosse abituale, non era del tutto sgradevole. Dopo la prima ondata di dolore, dovuta alla violazione così profonda, una sensazione di piacere e di urgenza iniziò a farsi strada nel comyn. Non avrebbe saputo dire se erano solo le sue emozioni o se percepiva anche quelle di Renaldo ma, per nulla disturbato dalla cosa, Mikh iniziò ad assecondare i movimenti del mercenario, afferrandosi alle sue braccia e spingendo il bacino verso l'alto tutte le volte che le spinte si facevano più profonde.
L'astinenza, più che il polline, li portò entrambi ad una rapida conclusione e, dopo pochi minuti, vennero entrambi. Mentre i muscoli del comyn si rilassavano, Renaldo uscì da lui e si sdraiò accanto al corpo accaldato dell'amante, sospirando soddisfatto.
«Non male per un chervine, vero?» chiese divertito, sollevandosi a guardarlo. «Sempre che tu abbia qualche metro di paragone.»
«Come direbbe il tuo capo, bak'ha!» rispose Mikhail, voltandosi verso il fuoco, dando coraggiosamente le spalle al mercenario. «Anche se, devo ammetterlo, non mi sarebbe dispiaciuto provare...»
Renaldo lo costrinse a girarsi sulla schiena e lo osservò preoccupato. «Provare? Con un chervine?»
Mikhail sospirò, sorridendo al mercenario con espressione di sufficienza. «No, non con un animale, ma con Benton.»
«E chi sarebbe?» nonostante l'assurdità della cosa, Renaldo si sentì improvvisamente geloso di questo tizio e, ovviamente, dei chervine in generale.
Il comyn si girò verso di lui, osservandolo mentre si distendeva, i muscoli tesi nello sforzo di apparire completamente rilassato e indifferente. Mikhail sorrise, passando una mano lungo l'ampio torace dell'uomo, sfiorando delicatamente una lunga cicatrice che attraversava il suo ventre.
«Lo vedrai,» rispose enigmaticamente, «e lo troverai interessante. Non come Manolo, ma decisamente interessante.»
«Suppongo avresti preferito la presenza di uno di loro.»
Mikhail si leccò le labbra, eccitato dalla reazione dell'altro. Percepiva la sua assurda gelosia, avvertiva la rabbia mantenuta appena al di sotto del livello di guardia, e si sentiva estremamente soddisfatto di tutto questo senso di proprietà che il mercenario nutriva nei confronti della sua persona. Era certo che, col passare del tempo, e l'abbassarsi degli effetti del polline, nessuno dei due avrebbe ricordato tutto quello che si erano detti in quei pochi minuti di amena conversazione, ma era anche certo che Renaldo non sarebbe riuscito a trovare simpatici Benton McKee e Manolo, anche se non avrebbe mai capito perché, una volta che li avesse incontrati.
Mikhail si sedette sulle gambe del mercenario, chinandosi in avanti a baciarlo. «Se così fosse, se avessi desiderato Benton,» sussurrò sulle sue labbra, «sarei rimasto al villaggio, avrei eliminato la sua legittima compagna e lo avrei legato ad uno dei recinti dei suoi amati chervine da competizione.»
Renaldo trattenne un sospiro quando Mikh iniziò a scendere lungo il torace, baciando e mordendo, via via sempre più famelicamente, la pelle accaldata e sensibile. «Vedi,» ansimò, «ti saresti approfittato di quei poveri chervine indifesi...»
«L'argomento sta diventando noioso,» Mikhail si sollevò, guardandosi in giro con interesse. «Sono certo che puoi trovare soggetti migliori di conversazione.» Finalmente sembrò trovare quello che cercava e, facendo rabbrividire Renaldo, iniziò a passare un panno umido e gelato sul suo corpo.
«Sei impazzito?» chiese il mercenario, arrivando a comprendere le intenzioni del comyn solo quando la mano arrivò a detergere con accuratezza il suo inguine. «È ghiacciato...» cercò di insistere, perdendosi in una serie di gemiti che fecero eccitare ancora di più Mikhail.
«Allora dovrò cercare di scaldarti,» commentò il comyn, lanciando lontano la pezzuola umida e tornando a sdraiarsi su di lui. «Cosa preferisci? Devo puntare direttamente il mio obiettivo o posso... perdermi in preliminari?»
Renaldo deglutì a vuoto, spaventato più dalla seconda opzione che dall'idea che, per la prima volta in vita sua, sarebbe stato l'oggetto passivo dei desideri di qualcuno. «Fai quello che preferisci,» rispose, «non posso impedirtelo.»
«Direi proprio di no,» convenne Mikhail, «Non dopo quello che hai già fatto.» Riprese a baciarlo, mordendo e succhiando i capezzoli irrigiditi dal freddo e dall'eccitazione. «Anche se non devi prenderla come una vendetta,» scese ancora, passando la punta della lingua lungo la vecchia cicatrice e scendendo verso il basso, seguendo le linee disegnate dai muscoli.
«Cercherò di non farlo,» lo rassicurò Renaldo, deglutendo a fatica e cercando di trattenersi dallo spingere verso il basso la testa del comyn.
«Non avere fretta,» ridacchiò Mikhail, percependo le intenzioni dell'altro. «Questa volta tocca a me giocare un po'.»
Renaldo annuì, mentre Mikhail risaliva a baciarlo. Sole le sue mani continuavano ad accarezzarlo, percorrendo ogni centimetro di pelle con accuratezza, alternando carezze più piene a lievi tocchi delle dita o a lunghi graffi che lasciavano striature rosse sulla pelle accaldata. Quando il comyn fu certo di avergli fatto raggiungere il culmine della sopportazione, ricominciò a baciarlo, scendendo lungo il basso ventre, fino ad accarezzare con la punta della lingua l'interno delle cosce, sfiorando quasi casualmente il membro eretto e turgido e, solo quando le mani di Renaldo si artigliarono ai sui capelli, Mikhail si decise a dedicargli tutta la sua attenzione.
Iniziò lentamente, leccandone la punta e scendendo lungo il corpo, fino a raggiungere la base, per poi risalire con una lentezza ancora più esasperante. Le mani del mercenario continuavano a stringere i biondi capelli del comyn, fino a quando Mikhail fu costretto a fermarsi per allontanarle.
«Stai fermo, Renaldo,» disse, mentre intingeva le dita nel lubrificante utilizzato poco prima dal compagno. «Se ti faccio male dimmelo, non cercare di strapparmi la testa.»
Il mercenario annuì, afferrandosi alla pelliccia su cui erano sdraiati, mentre Mikhail riprendeva a leccare il suo pene eretto, accompagnando il movimento della bocca con quello delle mani che, sempre più decise, si avvicinavano al solco tra le natiche, forzando il passaggio ed accarezzando con le dita unte di unguento un punto fino a quel momento inviolato.
Prima di penetrarlo, Mikhail prese in bocca la punta del membro eretto di Renaldo, strappando un ulteriore gemito dalle labbra del mercenario. Scese con il capo fino ad accogliere quasi completamente il pene tra le sue labbra, succhiando dolcemente e risalendo con lentezza, lasciando che la sua lingua accarezzasse lungamente la punta inumidita. Poi, ripetendo l'operazione, fece penetrare un dito all'interno del corpo dell'altro, fermandosi non appena sentì i muscoli stringersi con violenza in risposta a quella violazione profonda. Rimase immobile con la mano, mentre continuava a succhiare e leccare il pene eretto, aspettando con pazienza che Renaldo si rilassasse e cercando di evitare che raggiungesse l'apice del piacere prima del previsto.
Lentamente Mikhail iniziò a muover il dito che aveva penetrato Renaldo, cercando di sincronizzare il movimento con quello della bocca. Quando il mercenario riprese a lamentarsi, Mikh lo penetrò con un secondo dito, senza fermare il movimento ed eccitandosi nel riconoscere l'inarcarsi della schiena di Renaldo come un risposta alle sollecitazioni della sua lingua e non in un tentativo di fuga dalla penetrazione.
Quando lo ritenne pronto, estrasse le dita, sollevandosi. «Bene,» disse, passandosi il dorso della mano sulla bocca, «è arrivato il momento... non ti muovere.»
Renaldo ubbidì senza protestare alla ferma richiesta del comyn. Non fece resistenza quando Mikhail gli sollevò una gamba, ottenendo così lo spazio sufficiente per avvicinarsi a lui e penetrarlo nuovamente con un dito. Non appena la muscolatura si fu nuovamente abituata a quella presenza altrimenti estranea, Mikhail si avvicinò ulteriormente e iniziò a penetrarlo con decisione, fermandosi di tanto in tanto per verificare le reazioni del compagno.
Quando fu completamente dentro, Mikhail si fermò un istante, in attesa di una qualche protesta da parte del mercenario, ma Renaldo restò in silenzio, gli occhi chiusi e le labbra serrate, nel tentativo di non lasciarsi sfuggire neppure un lamento per paura che il comyn potesse fraintendere.
L'Ardais sorrise e, lentamente, iniziò a muoversi all'interno del compagno, sostenendo il suo bacino con un braccio mentre la mano libera si muoveva lungo il membro eretto, prendendo ben presto lo stesso ritmo delle sue spinte. Bastarono pochi minuti, poi Renaldo iniziò ad inarcarsi ad ogni spinta, favorendo così la penetrazione, mentre le sue mani si stringevano a quella che stava frizionando con sempre più vigore la sua erezione.
Rapidamente il mercenario raggiunse il culmine, rilassandosi completamente mentre Mikhail continuava con intensità sempre crescente le spinte. Per non perdere la posizione, il comyn costrinse Renaldo a girarsi di lato, riuscendo così a penetrarlo ancora più in profondità e, dopo poche spinte decise, venne a sua volta, crollando poi lungo disteso accanto a Renaldo.
Il mercenario si girò contro di lui, circondandolo da dietro con le braccia, stringendolo contro di sé. Nessuno dei due disse nulla, scivolando rapidamente nel sonno mentre i loro respiri rallentavano fino a sincronizzarsi nel più regolare ritmo dato dal riposo.


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Giorno Tre
Un vecchio mulino nella valle - pomeriggio
     • Daenerys e Kasentlaya

Kasentlaya lasciò che Rys le togliesse la tunica e i pantaloni e la spogliò a sua volta.
I vestiti erano l'unica barriera che ancora le divideva, le loro difese mentali erano infatti cadute per l'effetto del kireseth e le loro coscienze si erano fuse in una cosa sola. Poteva avvertire con paurosa esattezza tutti i sentimenti, le pulsioni, i desideri e le paure di Rys. Sapeva che anche per l'altra era lo stesso: fino a quel momento la loro conoscenza era stata solo superficiale, anche se non se ne era mai resa conto; solo grazie al kireseth, che aveva abbattuto ogni residua barriera tra loro, compresa quella del pudore, le loro anime ed i loro cuori si conoscevano perfettamente.
Kas poteva avvertire il profondo amore che la legava alla compagna. Non aveva mai creduto di poter provare un sentimento così coinvolgente. Fin da piccola aveva imparato a non lasciarsi toccare dalle sensazioni e dai sentimenti altrui, sia perché essendo un empate sarebbe probabilmente andata incontro alla pazzia, sia perché non voleva dimostrarsi vulnerabile.
Ma adesso... con un lieve sospiro affondò il viso nei capelli di Rys e in risposta l'altra le baciò il collo e le spalle.
Adesso davvero capiva cosa aveva perso in tutti quegli anni di solitudine e voleva assolutamente recuperare.
Prese le mani di Rys tra le sue e se le portò alle labbra come aveva fatto la sera prima. La sua compagna si sollevò leggermente scostandole i capelli dal viso, poi le sfiorò le labbra con le dita. Le sue mani scesero più in basso soffermandosi ad accarezzarle i seni. Kas gemette piano.
Il calore della mano di Rys sulla sua pelle era un piacere quasi insopportabile; quel contatto, così intimo, aveva sensibilizzato fino allo spasimo i suoi sensi: sentiva il suo respiro e quello della compagna accelerare all'unisono, poteva avvertire il profumo dei capelli di Rys, premuti contro il suo viso, e più intenso e nascosto, l'odore della sua candida pelle.
Quando Kas baciò piano l'orecchio dell'altra, accarezzandolo piano con la lingua, le mani di Rys presero a scorrere sul corpo della più piccola come ali di farfalla, rubando, ogni volta che si soffermavano su un punto particolarmente sensibile, ansimi di piacere ed aspettativa.
Kas, in realtà, non sapeva cosa aspettarsi dalla situazione: la sua esperienza in campo sessuale era praticamente nulla; decise quindi di lasciarsi sorprendere, di lasciare che Rys conducesse il gioco; un giorno avrebbe saputo ricambiare.
Rys lasciò che le sue mani vagassero ancora qualche istante sul corpo della compagna, ancora incredula di fronte alla morbidezza della pelle che accarezzava; poi quando Kas diede segno di volere di più, le lasciò sui fianchi della più piccola, quasi a marcare il proprio territorio, e prese a baciare piano ogni centimetro della pelle dell'altra.
Più i baci della compagna scendevano verso il suo ventre, più Kas sentiva il suo sangue divenire fuoco liquido nelle sue vene: mille onde di piacere si propagavano dalla pelle sfiorata dai baci di Rys, annebbiando la mente di Kas e facendo vertiginosamente salire il suo desiderio.
Quando Rys, dopo aver maliziosamente sogghignato, aveva affondato il suo viso tra le cosce aperte di Kas, un lungo urlo di piacere aveva riempito la stanza.
Incredula, la ragazza più piccola aveva cercato con le mani la testa ramata di Rys, accarezzandole i capelli come in una preghiera.
Il corpo sollevato, la schiena inarcata dal piacere, Kas aveva continuato a gemere senza sosta, mentre Rys le accarezzava le cosce snelle.
Un urlo ancora più lungo del primo proruppe dalla gola inaridita di Kas, e la sua amante cominciò a risalire il suo corpo, ancora scosso dai gemiti, come un sinuoso serpente, accarezzandola e baciandola.
Il respiro della comynara era rotto ed accelerato, il colorito del suo viso gareggiava con il rosso dei suoi capelli; Rys, fresca come una rosa, le si distese accanto, baciandole dolcemente la guancia, rigata da una lacrima di felicità.
«È stato meraviglioso... io non avevo idea...» cercò di sussurrare Kas, ma fu subito interrotta dall'affusolato dito di Rys posto come un sigillo sulle sue labbra.
«Perché, credi che abbiamo già finito? Questo è solo l'inizio...» la corresse con voce roca e sensuale.
Un altro gemito sfuggì alla sempre più incredula Kas, ormai un burattino nelle mani del suo piacere; Rys prese tra le proprie la mano dell'altra, e leccò accuratamente un dito, facendolo scorrere tra le sue labbra.
Poi si fece accarezzare dalla mano dell'amante, fino a quando non ebbe raggiunto il suo ventre; Kas non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni: oramai aveva capito come funzionava la cosa; Rys lo aveva saputo spiegare in modo piuttosto esauriente.


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Giorno Tre
Il negozio dei McKee - tarda sera
     • Shann e Gwennis

«Ma perché lo hai fatto?» sussurrò Shann.
«Perché potevo,» replicò Gwennis. «Adesso stai tranquillo un momento, e aspettiamo che ci passi, va bene?»
Shann annuì debolmente, mentre la prima cosa che cominciava a riscaldarsi era il suo sguardo. Con le labbra ancora livide, riuscì a sorridere. Gwennis scostò le coperte e si infilò sotto insieme a lui. Lo coprì con il suo corpo e cominciò a baciargli dolcemente le labbra gelide, stringendogli le mani contro il seno fino a quando ripresero vita.
«Per un attimo ho pensato davvero che mi avresti lasciato là fuori...»
«No,» replicò Gwennis senza staccare le labbra dalle sue. Lo sentì bere avidamente il suo fiato caldo, sollevando il petto sotto il suo. Per qualche momento, continuò a sfiorargli solo le labbra, a picchiettarle di brevi baci morbidi, a sottrarsi scherzosamente quando lui cercava un contatto più saldo, strofinando la punta del naso sulla sua. Poi, quando sentì solo pelle calda, gli prese il labbro inferiore fra i denti e lo mordicchiò in maniera incoraggiante. Shann doveva essere parecchio intorpidito, perché non parve reagire, a parte una risata sommessa. Dunque Gwennis fece aderire con fermezza la bocca alla sua e gli insinuò la lingua fra i denti.
Questa volta Shann reagì con un gemito in gola e un rilassarsi delle membra raggelate, mentre lasciava ricadere indietro la testa sul cuscino per permetterle maggiore accesso. Una cosa calda che gli entrava dentro era indubbiamente gradita in quel momento, al di là di tutto. Gwennis cercò di non ridere al pensiero e continuò dolcemente a penetrarlo con la lingua, sfiorandogli il palato con la punta in un gesto che di solito lo faceva impazzire. Naturalmente, molto di quello che Gwennis sapeva dell'amore lo aveva imparato da Shann, ma molto lo aveva scoperto da sola, sorprendendo anche lui... Ottenne un promettente fremito e un moto della lingua che si sollevava a cercarla, e chiuse forte gli occhi mentre il dolce ritmo del bacio e il sapore della sua bocca trasformavano il suo intento altruista in una vampata di passione.
Lasciò le mani di Shann che ancora stringeva in mezzo a loro due e mentre lo baciava gli prese il volto ancora freddo fra le mani, poi gli fece scorrere le dita fra i capelli per fortuna asciutti (o si sarebbe seriamente preoccupata per la sua salute, ma fuori naturalmente non nevicava). Le mani di Shann si mossero a coprirle i seni, cercando la punta dei capezzoli attraverso la camicia pesante. Il delizioso sfregamento sulla zona sensibile spinse Gwennis ad assestarsi meglio addosso a lui e a stringergli i fianchi con le cosce, con un mugolio di apprezzamento. Shann, sopraffatto da quelle attenzioni, inarcò la schiena, strofinando il bacino contro il suo. A cavalcioni sopra di lui, Gwennis sentì finalmente che le sue premure avevano sortito in lui una certa eccitazione. Sebbene ancora fossero separati da almeno tre strati di tessuto, premette contro la sua carne rigida la propria, già palpitante e rugiadosa. Le mani di Shann che le esploravano i seni le scivolarono lungo i fianchi e giù per la schiena, stringendola più forte contro di sé, assaporando ogni fremito di quei goffi preliminari, di quell'ondulare ancora privo di pieno compimento.
Poi fu lui a interrompere il bacio. Girò la testa con un ansito e smise di muoversi, stringendo i denti e le palpebre. «Non ce la faccio...» disse un soffio. «Lascia che...»
Gwennis abbassò il capo contro la sua guancia, cercando con la bocca contro i suoi capelli un breve ristoro dall'ardore. «Fra poco,» gli sussurrò. Non era facile staccarsi in quel momento, infrangere quell'abbraccio già caldo e vibrante, ma l'uso di indossare vesti maschili aveva i suoi svantaggi. Shann girò di nuovo la testa a guardarla, gli occhi trasparenti e spalancati, le labbra socchiuse. Appoggiandosi sui gomiti, Gwennis si mise da sdraiata in ginocchio - per un momento Shann rise sommessamente, apprezzando la prospettiva del suo fondoschiena levato in aria - e sedette di nuovo sulle sue cosce. Le coperte si alzarono come una tenda attorno a loro e l'aria fredda si insinuò fra di loro, ma per poco. Gwennis si chinò verso di lui e cominciò a slacciargli la camicia, mentre lui faceva altrettanto a lei in una confusione di mani e di risa. Il tocco delle dita di Shann sulla pelle nuda dei seni la fece inspirare bruscamente fra i denti. Lui le spinse la camicia giù dalle spalle e per qualche istante Gwennis si adattò a rimanere intralciata nei movimenti, pur di assaporare la sensazione, lo sfioramento di un pollice contro un capezzolo che spuntava fra i lacci, la costrizione della stoffa che spingeva una mammella in una solidità ancora più piacevole al tocco. Poi liberò le braccia dalle maniche e lasciò che Shann le abbassasse la camicia giù verso la vita. L'ultimo sfregamento contro le punte inturgidite la fece fremere fino in fondo al ventre e le strappò un gemito.
Con Shann fece meno cerimonie. Gli sollevò la camicia a scoprire il petto liscio, risalendo con le mani dai muscoli contratti dello stomaco fino ai capezzoli a loro volta induriti. In altre circostanze avrebbe indugiato a coprirgli il petto di baci e leccatine e succhiotti e morsetti lievi, come senza dubbio sarebbe stato dispostissimo a fare anche lui, ma adesso non voleva disperdere il calore corporeo e la peculiare esaltazione dovuta al Vento Fantasma. Gli sfilò la camicia e la gettò fuori dal letto.
Shann non stava perdendo tempo. Le stava già disfacendo il nodo dei pantaloni, avidamente, e quindi Gwennis si dispose a fare altrettanto. Prima però, con un sorriso dolce, lo accarezzò attraverso la stoffa, apprezzando la solidità della carne. Shann gemette ad alta voce e gettò indietro la testa. A quanto pareva, aveva ragione. Ma Gwennis era sicura che provocarlo almeno ancora un poco non gli avrebbe esattamente fatto male. Gli slacciò i pantaloni e liberò il membro, caldo e pesante nella sua mano, vellutato, già un poco umido alla sommità. Trasportata, insinuò la mano più in basso ad accarezzargli lo scroto teso.
Shann emise quasi un singhiozzo. Era al limite della resistenza, e sebbene ci provasse non riusciva ad aprirsi la strada verso il centro accogliente di lei, a causa dei pantaloni e della sua posizione seduta. Nei suoi movimenti frenetici per toglierle in qualche modo i pantaloni era riuscito solo a infilarle goffamente le dita fra le cosce a frugare la stoffa umida delle mutande, toccandola in maniera deliziosamente stimolante. Gwennis chiuse gli occhi e inarcò il collo, sospirando. «Adesso,» ansimò.
Dovette staccarsi da lui solo per un istante, liberandosi in una volta sola dei pantaloni e delle mutande e della camicia ancora attorcigliata attorno alla vita. Nuda, si sdraiò su di lui come una brava donna darkovana. Ricordò in un lampo involontario la prima volta, avvolti nei mantelli accanto al fuoco, la tenerezza di Shann nel dominare l'ardore per non farle troppo male, la schiena sull'erba e sul terreno sconnesso mentre lui la baciava e dolcemente l'accarezzava stuzzicando il delicato nucleo di carne e penetrandola piano per eccitarla fino al punto di renderla pienamente pronta ad accoglierlo. Qualche giorno dopo, quando si era reso conto che malgrado l'ebbrezza dell'innamoramento Gwennis provava ancora un certo disagio, le aveva fatto la stessa cosa con la lingua, e il ricordo era un piacere accecante e pervasivo. Data la sua maggiore esperienza, spesso era Shann a prendere l'iniziativa e a trovarsi in posizione dominante. Ma spesso era il contrario. In questo caso, le parve che Shann se lo meritasse. Non gli aveva tolto i pantaloni, ma non era più il momento di pensare a quello...
Tenendogli le mani sulle spalle, gli occhi negli occhi - era bellissimo in quel momento, e Gwennis sperò di esserlo altrettanto per lui - mosse i fianchi fino a sentire la carne turgida sfiorare la sua. Shann chiuse gli occhi brevemente, sospirando. Gwennis si mosse ancora lievemente, lasciando che il punto più sensibile di lui sfregasse deliziosamente contro quello di lei, ma il gemito di Shann e la contrazione del suo ventre sotto di lei le disse che non era più tempo per i giochi. Gli sorrise. «Adesso,» ripeté, chinando la testa a baciarlo. Shann le mise una mano sul fianco e con l'altra si aiutò a trovare l'inclinazione giusta. La carne di lei umida e pulsante accolse la testa del membro, lo tenne per un attimo così, poi si abbassò ancora e lo avvolse completamente, saldo e pieno e bollente. Ansimarono insieme, le labbra sulle labbra. Gwennis sentì una goccia di sudore scivolarle fra i seni e cadere sul petto di Shann, e quando si abbassò completamente per stringerlo scoprì che anche lui era coperto di sudore per l'emozione e lo sforzo di trattenersi.
Rimasero immobili per qualche momento, allacciati in un lungo bacio, profondamente uniti. Gwennis sperava di dargli un poco di tempo per calmarsi. Che cosa provano i telepati in questo momento, si chiese, e sollevò il viso per guardarlo. Shann teneva gli occhi chiusi, ormai dalle labbra gli uscivano soltanto ansiti lievi, un sorriso aleggiava mentre lei lo accarezzava e gli baciava il viso, un fremito e un mordersi le labbra quando si mosse leggermente. Poi aprì gli occhi e la guardò, e Gwennis si sentì annegare in quel cielo limpido e pensò che tutto sommato non sentiva la mancanza della telepatia.
Ricominciò a muoversi nello stesso momento in cui lo faceva lui, ritmicamente, ora premendo il bacino contro il suo, ora ritraendosi e contraendo i muscoli interni, risucchiandolo irresistibilmente. Non sarebbe durato a lungo e neppure lei lo voleva. Aumentarono il ritmo, strettamente abbracciati, le ondate di piacere sempre più forti, sempre più travolgenti. Dalle labbra di Gwennis sfuggivano gemiti incontrollabili che non facevano che aumentare l'eccitazione di Shann. Le mani fra i capelli, la bocca sulla bocca, le gambe intrecciate, lo scorrere umido del petto e del ventre contro quelli dell'altro, il dolce sfregare della peluria pubica, e la carne fusa in un unico nucleo di piacere e di amore - Gwennis si sentì esplodere, le intime contrazioni si moltiplicarono mentre la calda e vibrante voluttà si allargava dal centro luminoso alle cosce e allo stomaco e a tutto il suo corpo, e Shann a quell'ultima frenesia di stimolazione si inarcò quasi con violenza e gridò il suo piacere mentre il getto caldo del suo seme si sprigionava dentro di lei.
Rimasero immobili, ansanti, fradici, ancora uniti, il membro ora molle di Shann appoggiato dentro di lei senza che lei si muovesse per liberarsi. Gwennis ancora mormorava il suo nome contro il suo orecchio, mentre lui le accarezzava lentamente la schiena.
«Ma dopo tutto...» sussurrò Shann, «... in questo momento mi sto veramente godendo l'intera Gilda.»
«Maiale,» replicò Gwennis, e rise di piacere, mentre la notte del Vento Fantasma si concludeva nel migliore dei modi.


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Giorno Tre
Un vecchio mulino nella valle - notte fonda
     • Daenerys e Kasentlaya

Sul mulino abbandonato era ormai da tempo scesa la notte. Una violenta pioggia aveva spazzato via il polline dorato del kireseth, riportando il freddo sulle montagne.
La porta del rifugio era rimasta aperta, e lingue di gelido vento si erano insinuate nella stanza, oltretutto sprovvista di un fuoco.
Rys fu bruscamente svegliata da brividi di freddo che scorrevano lungo la sua schiena nuda.
Si affrettò a chiudere la porta del locale e in pochi minuti la sala fu, seppur debolmente, riscaldata da un tiepido fuoco.
Portate a termine il più rapidamente possibile queste operazioni, vitali per la loro sopravvivenza, Rys si ridistese a fianco della sua amante. Kas dormiva di un sonno profondo e sereno; il corpo nudo, illuminato dai riflessi della fiamma, sembrava d'alabastro; il petto si alzava piano al ritmo del suo tenue respiro.
Rys sorrise, scorgendo sulla spalla della compagna un livido ancora rossastro: un ricordo del suo piacere.
Le accarezzò piano i capelli, sapendo che l'altra non si sarebbe svegliata così facilmente: per soddisfare il suo desiderio, la ragazza aveva dovuto spendere tutte le sue energie. Si ritrovò a ripensare agli eventi di poche ore prima: un brivido le attraversò la schiena; non era di freddo.
Erano così tante le sensazioni che provava, che faticava a mettere ordine nei propri pensieri.
Chiuse gli occhi sospirando e lasciò che le immagini di quell'esperienza scorressero davanti a lei...
L'incertezza mista a desiderio che aveva avvertito in Kas l'aveva all'inizio lasciata perplessa poi indotta a guidare la compagna. Ancora si meravigliava della facilità con cui la giovane aveva accettato la cosa abbandonandosi fiduciosamente a lei e adesso che aveva la mente lucida poteva capire lo sforzo che le era costato.
Si accorse di essere diventata improvvisamente possessiva nei suoi confronti. Faticava ad ammetterlo ma considerava Kas come sua e avrebbe lottato con quanta forza aveva se qualcuno avesse provato a portargliela via.
Sorrise ancora, ricordando il momento in cui Kas si era sostituita a lei e aveva iniziato a soddisfarla baciandola con sempre più decisione, non poteva certo dire di aver avuto una cattiva allieva! E sicuramente lei si era dimostrata un'ottima insegnante.
Tese la mano ad accarezzare il livido sulla spalla dell'altra, quel livido che aveva lasciato sulla sua pelle diafana quando, all'apice del piacere, aveva poggiato la bocca sulla spalla della compagna mordendola con forza.
Sentì il desiderio risvegliarsi dentro di lei in maniera quasi dolorosa e fu tentata, per un solo istante, di svegliare la compagna. No, non ancora almeno. Si strinse di più a lei cercando di ritrovare il piacere provato prima grazie al calore del suo corpo.
Prese dolcemente Kas tra le braccia e altri ricordi si affacciarono alla sua mente.
Il respiro soffocato della più giovane mentre le accarezzava la pelle, la sua voce rotta dall'emozione mentre le professava il suo amore, ed il piacere che la rapiva come un fiume in piena mentre Kas ricambiava le sue carezze.
Un gemito le sfuggì dalle labbra mentre stringeva di più il corpo dell'amante; Kas si svegliò, cercando anch'ella il calore del corpo di Rys: «Amore mio,» sussurrò piano, stringendola a sua volta, «non sei stata solo un meraviglioso sogno...»
«Ti amo...» rispose in un soffio Rys, appoggiando la testa sulla spalla dell'altra, proprio sopra il segno che le aveva lasciato sulla pelle.
«Anch'io...» rispose Kas. Poi, lasciando scorrere le sue mani sul corpo dell'altra, la baciò con passione.
E per quella notte non ebbero più bisogno delle coperte.


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Giorno Quattro
Un vecchio mulino nella valle - notte fonda
     • Daenerys e Kasentlaya

«La tempesta si sta calmando,» annunciò Kasentlaya rientrando nel rifugio. Si affrettò a richiudere la porta che il vento minacciava di strapparle dalle mani.
«Come stanno i cavalli?» Rys le porse una tazza ricolma di jaco bollente e la giovane ne bevve un paio di sorsi prima di rispondere.
«Stanno benone, quei due mangiabiada a tradimento! E direi,» soggiunse maliziosamente, «che godono della reciproca compagnia. Dovresti vedere gli occhioni languidi che fa Alita quando guarda il suo aitante compare.»
Rys rise. «Senti chi parla! Non sono le stesse occhiate che mi lanci tu?» Kas arrossì imbarazzata cercando di nascondersi inutilmente dietro la tazza che teneva tra le mani.
Rys restò a fissarla in silenzio per alcuni momenti sulle spine. «Quando pensi che potremo tornare?» chiese infine.
Kas si alzò avvicinandosi all'unica finestra del rifugio. «Se il vento continua a soffiare con questa intensità spazzerà via le nubi. Forse anche stanotte ma, se non è strettamente necessario, preferirei non viaggiare col buio.»
«Per fortuna,» aggiunse, «hai portato più provviste.»
«Esatto,» ribadì con puntiglio, «se non fosse per me adesso staremmo morendo di fame!»
Kas ridacchiò. «Esagerata! Ci sono sempre i cavalli...»
Poi si voltò mettendosi a frugare nella sua sacca. Estratti il pugnale e la cote si sedette e cominciò ad affilare l'arma con colpi rapidi e secchi.
Rys la fissò affascinata. Sapeva che la sua compagna tirava di scherma ma restava ogni volta meravigliata di fronte alla cura con cui trattava le sue armi.
«Ma non è abbastanza affilato quel coso?» le chiese ridendo tra sé. Se c'era una cosa che Kas odiava era che qualcuno criticasse il modo in cui trattava le sue armi. E Rys adorava enormemente punzecchiarla.
Kas la fissò di rimando con un'occhiataccia. «Il maestro d'armi del castello diceva sempre che chi non ha cura delle sua spada...»
«Finirà morto prima del tramonto!» completò Rys per lei. A furia di ascoltare le massime del maestro di spada di Castel Ridenow le conosceva quasi meglio della stessa Kas.
La ragazza sorrise e scrollò le spalle, Rys proseguì. «Ma non aveva niente di meglio da fare quel tizio se non coniare proverbi strampalati? Che ne so... una moglie, dei figli...»
Kas rise fino alle lacrime. «Diavolo no! Era più brutto dello stesso Zandru! Per farlo arrabbiare gli altri soldati lo prendevano in giro dicendo che era un suo cugino e gli chiedevano quanto freddo fosse l'inferno! Però,» ricordò con un pizzico di nostalgia, «era difficile farlo uscire dai gangheri. Si arrabbiava solo quando era alticcio. La cicatrice che ho sul braccio è opera sua. Ed è stato lui a scoprire che mi ero travestita da maschio per imparare a maneggiare la spada.»
«Scommetto che eri la spadaccina più brava del Dominio!» esclamò Daenerys.
«Mi sopravvaluti, chiya. Però ero la più veloce a scappare quando si trattava di lezioni di ricamo!»
Le due giovani sorrisero, poi Kas ritornò al suo pugnale.
Improvvisamente si sentì afferrare da dietro. Approfittando della sua sorpresa, Rys le tolse il coltello scagliandolo lontano da lei.
La tenne ferma contro di sé impedendole di muovere le braccia, poi, poggiatale la testa sulla spalla, strusciò il suo corpo contro la schiena di Kas.
La Ridenow poteva avvertire l'eccitazione ed il desiderio di Rys come se fossero i suoi; erano anche suoi. Ma non voleva lasciare che fosse ancora una volta Rys a condurre il gioco.
Contorcendosi, senza però usare troppa forza, cercò di liberarsi dalla stretta di Rys. Ma l'altra ragazza non intendeva minimamente lasciarla andare. Anticipando le sue mosse le portò le mani dietro la schiena rendendo vani i suoi tentativi.
Kas rimase immobile tra le braccia dell'amante; era interdetta, nessuno era mai riuscito a ridurla all'impotenza così facilmente. A ben pensarci però nessuno ci aveva mai nemmeno provato.
E comunque non era proprio impotente. Rilassandosi si lasciò andare all'indietro e reclinando il capo permise a Rys di baciarla.
Tanta era la foga della compagna che finì per morsicarle le labbra. Kas sussultò e l'altra si scostò da lei avvertendo il suo dolore. Un rivoletto di sangue colava lungo il mento di Kas. Prima che potesse pulirsi Rys le prese il volto tra le mani e con metodo cominciò a leccarlo via baciandola più volte sulle labbra come a scusarsi.
"Sei davvero un ottimo monitore, bredhiya," Kas sorrise maliziosamente. "Anche le tue cure sono piuttosto piacevoli."
Rys ridacchiò mordicchiandola sul collo. "Attenta! Uno di questi giorni potrei propinarti qualche intruglio schifoso..."
Kas non se ne diede per inteso, impegnata com'era ad armeggiare con le chiusure del suo vestito.
"Accidenti! Non riesco a scioglierlo!" Rys rise ancora di più allontanando le mani inesperte della compagna.
"Sei proprio una pasticciona lo sai? Si vede che ti vesti sempre come un maschiaccio!" Mentre osservava la compagna che finiva di spogliarsi Kas assunse un'espressione contrariata, "sto molto più comoda se permetti... almeno la MIA tunica ha i bottoni non quei dannati lacci!"
"Eppure..." riprese Rys che, avvoltasi in una coperta, le si era inginocchiata di fronte, "i vestiti da donna ti stanno benissimo..."
Kas si appoggiò sui gomiti per sostenersi. «Se lo dici tu!» esclamò poco convinta. Daenerys le aprì la camicia e facendo scivolare le mani sotto il tessuto prese ad accarezzarle le spalle ed il collo scendendo lentamente verso il suo seno ma senza toccarlo. Kas, sempre più eccitata, si distese assecondando le carezze della compagna.
Si ritrovarono nude, strette in un abbraccio appassionato.
Le mani di Kas vagarono sul corpo dell'altra, tocchi leggeri, quasi impercettibili. Rys la lasciò fare per un poco, poi prendendola per i polsi le fece poggiare le braccia sulle coperte.
Così bloccata la giovane non poteva più praticamente far nulla se non subire qualsiasi cosa Daenerys avesse in mente di fare.
La sua compagna sorrise maliziosamente avvertendo quei pensieri. Chinandosi su di lei la baciò di nuovo, profondamente. insinuandole la lingua tra le labbra.
Poi la baciò sul collo con insistenza finché non la senti gemere piano. Rys sapeva benissimo che Kas desiderava di più ma non voleva che si consumasse tutto troppo in fretta. Anche per lei comunque era difficile resistere, attraverso il legame mentale con la compagna avvertiva le sue sensazioni mescolarsi e sommarsi alle proprie. Ma chissà quando avrebbero di nuovo potuto stare assieme così, totalmente.
Con dolcezza scese verso il basso sfiorando con le labbra la pelle serica dell'altra. Kas gemette ancora mentre la compagna le tormentava il seno baciandola e morsicandole piano i capezzoli.
Daenerys si sollevò leggermente guardandola in viso come se volesse imprimersi nella memoria i suoi lineamenti. Kas la guardò a sua volta. Non sapeva se anche secondo gli altri era così, ma per lei Rys era bellissima. Il fuoco traeva mille scintille dai suoi capelli rossi, rossi come le fiamme che ardevano nel camino ed i suoi occhi, che a volte parevano azzurri a volte grigi, erano ora dilatati e colmi di gioia.
Kas sentì un groppo in gola, avrebbe voluto dirle tantissime cose ma lo sguardo che Rys le lanciò le fece capire che non era necessario.
Le mani di Rys lasciarono la presa sui suoi polsi passando ad accarezzarle le spalle ed il corpo fermandosi infine sul bacino di Kas.
La giovane sentiva, dove le dita della compagna l'avevano accarezzata, una sensazione di calore e di freddo insieme, come se avesse la febbre. Non osava nemmeno muoversi per paura che quel magico incantesimo potesse spezzarsi.
Rys la baciò tra i seni accarezzandole la pelle con la punta della lingua ed assaporando il gusto salato del suo corpo. Poi i suoi baci scesero ancora, più in basso sul ventre dell'amante.
Brividi di piacere attraversavano la ragazza più giovane, Kas strinse cocciutamente la coperta tra le dita per evitare di gemere ancora ma l'altra poteva avvertire la tensione dei suoi muscoli sotto le dita.
Con un sorriso tra il compiaciuto ed il divertito Rys portò una mano tra le cosce della compagna. Kas gemette ancora affondando il viso tra i suoi capelli.
Quando però Rys la penetrò piano con le dita la più giovane si irrigidì ritraendosi.
Non aveva il coraggio di guardare in faccia la compagna. Non era colpa di Rys o di quello che aveva fatto... solo Kas non si sentiva pronta ad affrontarlo. Aveva paura anche se faticava ad ammetterlo.
"Bredhiya..." quello di Rys era un sussurro appena udibile al di sopra dell'ululato del vento che si accaniva contro le pareti del rifugio.
Kas sollevò lo sguardo. Si aspettava di vedere delusione, offesa negli occhi di Rys. La sua compagna scosse il capo seguendo i suoi pensieri.
"Come potrei? Anch'io ho avuto paura la prima volta." Le tese le braccia e Kas si rannicchiò contro di lei cercando conforto nella sua vicinanza.
Rys le accarezzò la schiena cercando di calmare i tremiti che scuotevano la sua compagna. Il respiro di Kas, rotto ed accelerato, sembrava non volersi chetare mai. Le dita di Rys cercarono il cordoncino che assicurava al collo la matrice della compagna. Con delicatezza l'Hastur sfiorò la pietra.
Anche attraverso la seta isolante Kas poteva avvertire il contatto con l'altra. Si era aspettata di sentire dolore, si accorse invece che il suo respiro si andava calmando e che i loro cuori battevano all'unisono.
Restarono abbracciate a lungo ad ascoltare il suono del vento che scuoteva gli alberi nella foresta, le menti fuse in un unico essere che pure percepiva con i sensi di entrambe.
Alla fine Kas tese una mano a sfiorare le cicatrici sul polso della compagna in un gesto che, tra loro valeva più di mille parole. Poi prendendole la mano la guidò di nuovo verso il suo ventre. "Sei sicura?"
Kas annuì con decisione.
Questa volta il dolore durò solo un istante tramutandosi in estasi. Le due giovani vennero assieme e grazie al legame con la matrice ognuna poteva vedersi attraverso gli occhi dell'altra. In quel momento non furono più due entità distinte ma un'unica mente che le conteneva entrambe assieme ai loro difetti, alle loro imperfezioni, a tutto ciò che di buono e cattivo c'era in loro. Rys esausta si distese di fianco alla compagna una mano poggiata pigramente sul suo seno.
«Ti amo piccola...» mormorò strusciando la guancia contro il volto di Kas.
«Non sono piccola» bofonchiò in risposta la Ridenow reprimendo uno sbadiglio.
«Sei più grande di me solo se sali su uno sgabello, preciosa
L'altra non rispose e si limitò a stringersi di più a lei poggiandole la testa sulla spalla. Rys sorrise accorgendosi che la giovane si era già addormentata.
Le accarezzò i capelli mentre la sua mente pensava già all'indomani.
Poi sospirò chiudendo gli occhi. All'alba sarebbero partite, si disse stringendo a sé Kas, ma l'alba era ancora lontana.


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Mikhail aprì la porta della Torre. Aveva voglia di fare due chiacchiere con la Vedova. Dopo il suo incontro con Renaldo si sentiva molto meglio ed era sicuro che Ellemir gli avrebbe fatto qualche domanda indiscreta.
I suoi programmi cambiarono drasticamente quando mise il naso fuori della Torre. Davanti gli stavano Kas e Rys.
Mikh si spostò per farle passare ma l'occhiata che lanciò alla sua protetta le fece correre brividi gelidi lungo la schiena.
«Vi siete degnate di tornare, eh? Vi rendete conto dello spavento che ci avete fatto prendere?» si rivolse a Kasentlaya. «Da te mi aspettavo qualcosa di più, chiya...mi farai venire i capelli bianchi!»
Kas sapeva che Mikh era stato davvero in pena per lei. Ma cosa poteva farci? Nemmeno il più abile dei fabbri delle forge di Zandru riuscirebbe a riparare un uovo dopo che si è rotto.
«Sei biondo quindi non si noterebbe,» Mikh incurante della battuta continuò a fissarla come se le mancasse qualche pezzo.
«Anzi, probabilmente ne hai già cosi tanti in testa che assomigli di più ad un tasso che a un Ardais!»
L'uomo non rispose continuando ad osservarle. Cosa c'era di diverso in loro? Una sorta di strana energia legava le due giovani ed i loro occhi brillavano di una luce nuova.
Poi capì. Avrebbe voluto sorridere a Kas. Sapeva che ultimamente la ragazza aveva avuto dei problemi di tipo... sentimentale. Ed invece si costrinse a restare serio. Quello che le due avevano fatto era comunque gravissimo.
«Sarà meglio che andiate a dare qualche spiegazione alla Custode.»
Kas non aveva nemmeno fatto in tempo a fare tra scalini che si ritrovò tra le braccia di un uragano dai capelli rossi.
«Kas!» Aliciana si scostò per guardarla in viso. «Dove siete state? E cos'è successo?»
La giovane abbassò gli occhi e non rispose, come poteva dirle che...














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