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Titolo: Bellatrix - Capitolo 2
Autore: Genkai
Serie: Saint Seiya (dal manga/anime di Masami Kurumada)
Pairing: Shaka x Mur
Spoiler: nessuno in particolare, il racconto si posiziona tra la battaglia al Grande Tempio e quella ad Asgard
Rating: PG 13
Parti: 6
Status: in lavorazione
Archivio: HSC

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: Bellatrix :

< Genkai >



Capitolo Secondo

Grecia, Santuario

Sono al Santuario, in Grecia.
Fa caldo, senza l'armatura potrei anche morirne.
Il Grande Sacerdote mi ha concesso un colloquio. È assiso sul suo trono, una figura imponente e magnetica. Mi inginocchio davanti a lui, senza maschera, mi hanno avvertito che sarebbe irrispettoso portarla alla sua presenza.
«Bene Cavaliere della Grande Nube. Cosa ti porta alla mia presenza?»
«Sono Bellator, figlio di...»
«Mur dell'Ariete. Ogni tratto del tuo viso dimostra la tua ascendenza.»
«Devo contraddirla Signore. Mia madre era sorella del Grande Mur, e da lei ho preso i tratti del volto, mio padre era Ayolos del Sagittario.»
Il Grande Sacerdote s'irrigidisce e scatta in piedi.
«Come osi presentarti al mio cospetto! Ayolos è stato dichiarato decaduto quattordici anni fa, per alto tradimento e tentato assassinio della mia persona.»
«Vi prego Signore, lo so, io sono qui per riscattare il nome di mia madre. Ayolos, tradì anche noi tentando di assassinarvi, e fuggendo dal Grande Tempio. Vi prego di concedermi la custodia temporanea della Casa del Sagittario, per ripulirla di ogni ricordo del Traditore.»
«Cosa ne pensi della ragazza di Nuova Luxor che usurpa il possesso dell'armatura del Sagittario?»
«Che anche questa è una vergogna che ricade su di me e farei di tutto per riportare l'armatura qui al Santuario e così purificarla dal tradimento di Ayolos e dall'indegno possesso di quella donna.»
«Va bene, ti concedo di dimostrare la tua fedeltà a me, tramite di Athena, ed al Grande Tempio, con la custodia della Casa del Sagittario.»
Così dicendo con un gesto della mano mi congeda, arretro senza volgergli le spalle e giunto alla porta, con un ultimo inchino, esco.
Scendendo le scale verso al Casa dei Pesci e poi giù verso la mia nuova dimora incontro un Santo d'Oro, lunghi capelli biondi gli scendono sulla schiena, sale le scale con una fluidità e grazia che mi affascinano. Si accorge che lo sto fissando e solleva il volto, la maschera m'impedisce di vedergli il viso, lui mi fissa inclinando la testa, sento che trattiene il fiato. Solo in questo momento mi ricordo di essere senza maschera.
«Mur? No non sei lui gli assomigli molto, ma il tuo Cosmo è diverso!» Sospira... «Chi sei?»
«Bellator.»
«Cavaliere di...»
«Della Grande Nube.»
«E figlio del Grande Mur.»
«No. Sono figlio di Rea sorella del Grande Mur e del Traditore.»
Trasalisce lievemente. «Il Grande Sacerdote mi aspetta. Ci vedremo giovane cavaliere.»
E si avvia lungo la scala. Resto fermo sulla scalinata a guardarlo, il mantello che ondeggia dietro le sue spalle. Spero intensamente di incontrare di nuovo quel cavaliere.


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Esploro i dintorni della Casa del Sagittario e trovo un viottolo che parte dal lato anteriore, svolta lungo la parete nord e segue la pendenza della montagna fino ad una piccola conca. In mezzo al prato sorge una casupola, sembra disabitata da anni, potrei farne la mia abitazione. Lo stipite sinistro della porta è rotto all'altezza del mio gomito, le schegge sono ancora per terra. Tocco il legno e vengo assalito da un dolore atroce ed una fortissima sensazione di dejavu. Questa è stata la casa dei miei genitori, qui sono nato! Ne sono certo anche se non ne ho alcun ricordo. E come potrei? Lo zio Mur ci portò via la mattina dopo la nostra nascita, la morte di nostra madre ed il tradimento di mio padre! Sì abiterò qui. L'interno è formato da due sole stanze, la prima con un tavolo e delle sedie, nella seconda un letto, una panca ai suoi piedi ed un'altra sotto la finestra, nell'angolo dietro la porta c'è una culla. Tutto è coperto da uno spesso strato di polvere. Mi avvicino alla culla e accarezzo il bordo intagliato, avremmo dovuto dormire in questa culla io e Bellatrix. Un moto di nostalgia agita la mia anima, chissà come sarebbe stata la mia vita se mio padre non ci avesse traditi, sarebbe stata diversa solo nei primi sei anni, poi sarei stato mandato ad addestrarmi lo stesso!
Torno nella stanza anteriore e scosto una sedia dal tavolo, appena il mio peso grava sul legno con un pauroso scricchiolio questo si schianta ed io mi ritrovo col sedere per terra in mezzo alla nube di polvere sollevata dalla mia caduta.
«In questi quattordici anni nessuno ha messo piede in questa casa, il legno è marcito, dovrai sostituire tutto se vorrai abitare qui!»
Sono rivolto verso la luce ed immerso nella polvere così non riesco ad identificare il possessore di questa voce, che mi tende una mano e mi aiuta ad alzarmi. La pelle è liscia e fresca nonostante il caldo. Usciamo dalla casa e nella luce del sole vedo un uomo bellissimo: alto, biondo, gli occhi sono chiusi, ma me li immagino azzurri come questo cielo immenso che ci sovrasta. Veste una tunica induista che gli lascia scoperta parte del torace. Il neo in mezzo alla fronte non riesce a sminuire il candore della sua pelle, e poi io che ne ho due, di nei sulla fronte, non potrei proprio dire niente.
«Grazie...»
«Il mio nome è Shaka.»
«Grazie dell'aiuto Shaka, io sono Bellator,» adesso sono io a tendergli la mano, la stringe saldamente, «se non ti spiace aspettarmi, io andrei dentro a togliermi l'armatura.»
Annuisce, gli volto le spalle, entro in casa e mi dirigo nella stanza da letto. Tolto l'elmo sfilo il pettorale e sento i capelli a contatto con la tunica sudata che porto sotto. Mi chino per slacciare gli stivali e sono improvvisamente consapevole dello sguardo di Shaka puntato sul mio fondoschiena, mi sento abbracciare ed il respiro di Shaka sul collo.
«Oh Mur, quanto mi sei mancato!»
Qualcosa di duro preme contro le mie natiche, Shaka mi gira e stringendomi a se mi bacia con forza. Il bacio s'interrompe bruscamente, Shaka ha aperto gli occhi e mi guarda inorridito.
«Ma tu... tu sei...» arretra, come se avesse davanti a se qualcosa di spaventoso. Tendo una mano.
«Shaka...»
È arrivato alla porta, volta le spalle e quasi scappa via. Vedendolo di spalle riconosco in lui il Santo d'Oro della Vergine.
Mi sento soffocare dal caldo di questa casupola, espando il mio Cosmo ed uno strato di brina si forma sulle pareti, mi sento fisicamente meglio, ma spiritualmente mi sento a pezzi. Cosa può aver sconvolto così il Santo della Vergine da farlo andar via in quel modo?


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Athena è ai piedi della prima casa con una freccia di Beteljuice nel petto. "Finalmente portò vendicare la morte di mio padre." Esco dal percorso obbligato tra le dodici case e mi teleporto sotto la casa custodita dallo zio Mur. Eccola lì da sola, indifesa, agonizzante, è la mia occasione. Lentamente mi avvicino al suo corpo, il sangue che esce dalla ferita arrossa il suo vestito bianco. "Finalmente, madre, potrai riposare in pace." Mi chino su di lei ed afferro la freccia per spingerla più a fondo, verso il suo cuore.
«Bellator! Cosa stai facendo?» lo zio Mur è uscito dalla casa dell'Ariete.
«Regolo il conto che ho in sospeso con questa!» "Come può non capirlo?"
«È la nostra dea e dobbiamo servirla, difenderla e venerarla.»
Il mio Cosmo divampa forte dell'odio che provo nei confronti di questa ragazza. «Io non venererò, difenderò e servirò mai la causa della morte di mio padre! Se non fosse stato per questa qui, mio padre non sarebbe morto, sarebbe stato accanto a mia madre e anche lei sarebbe sopravvissuta al parto! E Bellatrix è morta cercando di divenire cavaliere di Athena! Sono rimasto solo per colpa di questa qui. Merita la morte per tutto il dolore che ha causato!»
«Non posso permetterti di ucciderla,» si teleporta alle mie spalle e si mette in posizione d'attacco.
Mentre mi alzo e mi giro a fronteggiarlo Kiki si mette tra me e la moribonda per terra.
«Siete i fratelli di mia madre non posso credere che non siate d'accordo con me, e soprattutto tu, Mur: Rea è morta per colpa sua! Ma non voglio combattere contro di te zio. Preferisco ritirarmi ed aspettare che gli altri Santi d'Oro sconfiggano i suoi Santi di Bronzo. A più tardi zii.»
Sparisco davanti ai loro occhi, torno alla casa del Sagittario che custodisco, fintanto che non giunga il nuovo Cavaliere che prenderà il posto di mio padre!
Passano le ore e con sgomento sempre crescente sento i Cosmi dei Cavalieri d'Oro divampare l'uno dopo l'altro e poi spegnersi: Aldebaran viene incredibilmente sconfitto e li lascia passare, Death Mask muore nella sua casa. Alla casa della Bilancia Camus seppellisce in una bara di ghiaccio uno dei Cavalieri di Bronzo, sento la sua fiamma vitale spegnersi lentamente, mentre Ioria sta conciando per bene un'altro di quei quattro temerari. Alla casa della Vergine sento Shaka che lancia tutti suoi colpi contro un nuovo Cosmo impossibilmente caldo, mi soffoca col suo fuoco da questa distanza se mi trovassi a combattere contro questo Cavaliere verrei molto probabilmente sconfitto. Ma repentinamente spariscono entrambi, sia Shaka che il Cavaliere di Bronzo, sento il dolore di mio zio che s'irradia dalla prima casa.
È passata un'altra ora ed improvvisamente dalla casa della Bilancia si sprigiona un Cosmo caldo e dolcissimo che riporta forza e vitalità al Cosmo quasi estinto del cavaliere sconfitto da Camus. Sono sicura che Milo li sconfiggerà definitivamente, eppure il Cavaliere dal Cosmo freddo lo sconfigge!


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I cavalieri sono entrati nella casa del Sagittario, e tra poco si perderanno per sempre nel labirinto tra le grotte sotto la Casa. Io aspetto paziente, nel caso la fortuna li assista ancora e riescano ad uscire, ci sarò io ad aspettarli per fermare la loro corsa.
Eccoli, sono quattro, li osservo da dietro il piedistallo dell'armatura. Sembrano commossi dal ritrovarsi tutti insieme e ancora vivi. Li osservo per bene e noto che le armature sono state riparate dallo zio Mur. Il più alto ha tratti asiatici e lunghi capelli neri sciolti sulle schiena, dimostra calma e serenità, ha un Cosmo degno di rispetto. Alla sua sinistra un'altro asiatico, più tozzo e scuro di carnagione, i suoi capelli sono corti, il suo Cosmo è poco maggiore di quell'altro. Gli altri due devo essere europei: entrambi hanno i capelli biondi e lunghi sulle spalle, il più alto dei due porta ancora i segni del combattimento contro Milo di Scorpio, è il cavaliere col Cosmo freddo, che è stato sconfitto da Camus. L'ultimo deve essere quello dal Cosmo dolcissimo e caldo che ha riportato alla vita il suo compagno. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Non solo il suo Cosmo è caldo e dolce, ma anche immenso e perfetto. Come perfetti sono il suo volto ed il suo corpo.
L'armatura di Sagittar punta un freccia contro uno dei quattro i suoi compagni sembrano spaventati, io esulto, l'armatura è dalla mai parte! Inspiegabilmente la freccia manca il suo bersaglio e colpisce la parete rivelando un messaggio di mio padre inciso sul muro. Leggono commossi il messaggio, io ne sono sconvolta, non posso credere che mio padre ci abbia abbandonato e tradito mia madre per quella... e oltretutto il suo abbandono e tradimento continuino: anche dopo la sua morte chiede a questi quattro di difendere la dea... Fatico a trattenere il mio Cosmo, non voglio che sappiano di me troppo presto... oh al diavolo!
La parete si sgretola e si apre un'uscita da cui entra una folata dell'aria calda di Grecia. Non si erano accorti del freddo che regna nella casa del Sagittario finche l'aria calda non ha riscaldato la loro pelle. Si preparano ad uscire, ma non hanno ancora fatto i conti con me!
Esco dal mio nascondiglio dietro il piedistallo, mi paro dietro le loro spalle ed senza espandere il mio Cosmo li avverto:
«Fermi, non cercate di andarvene o sarà peggio per voi!»
Si voltano di scatto, pronti al combattimento.
«Chi sei?» chiede l'asiatico più basso.
«Sono Bellator, della Grande Nube! E voi chi siete?»
«Seiya di Pegasus Santo di Athena. Cosa ci fai nella Casa di Ayolos di Sagitter?»
«Non vi devo alcuna spiegazione, ma visto che state per morire ve lo dirò ugualmente: proteggo la casa da insetti come voi e perché la ragazza ai piedi della Casa dell'Ariete muoia farò di tutto!»
«Ma è Athena, non lo sai cavaliere? Il Grande Sacerdote non è più il tramite di Athena, Lei è con noi e come suo cavaliere devi combattere per lei e difenderla.»
Fatico sempre più a trattenere il mio Cosmo. Per scaricare l'ira che mi pervade a quelle parole esplodo in una risata profonda.
«Io cavaliere di Athena? Ma non farmi ridere. Certo che lo so che quella sgualdrinella è Athena, ma proprio per questo deve morire!»
Le loro facce sbiancano come se tutta la vita che fluisce in loro fosse d'un colpo evaporata, l'odio nei confronti della loro padrona che sentono nella mia voce li lascia senza fiato. Il primo a riprendersi è il biondo.
«Bene preparati a combattere, allora!» il biondo accende il suo Cosmo freddo, ma quello con le catene esclama:
«Non è un nemico, la mie catene non sentono ostilità provenire da questo cavaliere?»
«Tu devi essere Cavaliere di Andromeda, le catene rivelano la tua identità celeste. Comunque non mi serve ricorrere all'energia Cosmica per sconfiggervi!»
«Bene, Bellator della Grande Nube, preparati ad essere sconfitto da Igor il Cigno!»
Non mi metto neanche in posizione d'attacco, e lui comincia una specie di balletto, lo lascio fare, ho già sentito il suo Cosmo in azione e se crede di potermi fare qualcosa, si sbaglia di grosso. Lancia la sua Polvere di Diamanti: una massa d'aria, che lui crede, ghiacciata che ha bloccato per qualche istante Milo. Mi metto a ridere di gusto:
«Credi di sconfiggermi con una folata d'aria calda?» I suoi occhi azzurri si spalancano per lo stupore e l'ira.
«Aria calda? Sei pazzo cavaliere? Il Cigno è il cavaliere dei ghiacci eterni della Siberia orientale!»
«Pegasus, vero?» annuisce. «Se voi credete che questo sia il cavaliere dei ghiacci eterni, non sapete proprio cosa sia il ghiaccio eterno!» Intanto il Cigno lancia un'altro colpo: l'Aurora del Nord, mi viene vicino e toccandomi dovrebbe sottrarmi calore, ma quando si ferma ha una brutta sorpresa, sono le sue mani ad essere congelate!
«Hyoga!» l'altro biondino si precipita dal supposto cavaliere dei ghiacci, gli prende le mani ed espande lievemente il suo Cosmo per riscaldarle. «Com'è possibile, non ha neanche acceso una briciola del suo Cosmo!»
«Chi vuole essere il prossimo?» chiedo sorridendo.
«Bellatrix!» La voce risuona dal nulla. «Fermati, non intralciare oltre la missione dei Santi di Athena!»
Mi guardo intorno alla ricerca del possessore della voce.
«Chi sei?» Anche gli altri quattro sono stupiti da quella bella voce baritonale.
«Come chi sono, Bellatrix? Sono Ayolos di Sagitter, custode di questa casa e Santo di Athena.»
«Padre? Io sono Bellator, non Bellatrix!»
«Puoi ingannare chiunque qui al Santuario, anche chi ti ha cresciuta, non puoi ingannare chi ti ha dato la vita, figlia mia. Ferma questa tua follia, questi cavalieri stanno salvando la vita della fanciulla che io salvai sedici anni fa dalla mano assassina del Grande Sacerdote!»
«Come puoi chiedermi di fermarmi. Quella ragazza deve morire!»
«Se morisse, il mio sacrificio sarebbe vano!»
«Vano?» Il mio Cosmo esplode e la pareti della Casa si coprono di un strato di ghiaccio spesso venti centimetri. «Come osi chiedermi di permettere loro di salvarla? Tu per quella hai tradito mia madre che è morta di dolore nel metterci al mondo! La odio, deve morire! E non parlarmi di sacrificio! È comodo dire: io che sono morto per lei ho sacrificato tutto me stesso, sono il più santo tra i Santi di Athena,» quasi sputo il suo nome. «No padre, tu hai sacrificato solo la tua vita; ma hai fatto morire nostra madre e mia sorella! Sono morte per colpa di quella... di quella...» non conosco molti insulti e tutti quelli che conosco sono inadeguati a quella strega.
Sento un tintinnare frenetico di catene e percepisco il loro sgomento, non riescono a credere che Ayolos avesse dei figli e neanche comprendono più se io sia un uomo od una donna. Ma quello che più li sgomenta e il potere del mio Cosmo, adesso capiscono che la Polvere di Diamanti del Cigno è veramente aria calda al confronto del mio freddo.
«Cavalieri di Athena...» mio padre si rivolge direttamente a loro, «andate e salvate la nostra Dea!» Annuiscono e fanno per muoversi.
«No! Non ve lo permetterò!» Alzo una mano e creo un muro di ghiaccio davanti all'apertura.
«Basta Bellatrix!» il tono di mio padre schianterebbe persino Aldebaran, ma cerco di resistere. L'armatura scocca un'altra freccia che infrange il mio muro di ghiaccio, i cavalieri vi s'infilano e spariscono! Percepisco solo marginalmente la loro fuga, ora sono impegnata in altro.
«Non crederai di avere dell'ascendente su di me? Tu ci hai rinnegati nel momento in cui te ne andasti pur sapendo che stavamo per nascere! Ci hai abbandonati e traditi e adesso pretendi che io riconosca la tua autorità?»
«Se non quella di padre riconosci la mia autorità di Santo d'Oro di Athena!»
«Basta!! Io non credo in Athena, e tu hai perso ogni diritto su di noi abbandonandoci per un'orfana figlia di chissà chi! Noi eravamo i tuoi figli e ci hai lasciati: ci hai costretti ad essere dei profughi, in un mondo che ci apparteneva di diritto. Solo il nostro odio per Athena ci ha permesso di tornare e occupare il posto che ci spetta!»
«Basta Bellatrix! Non sopporterò un attimo di più questa tua insolenza!» E così com'era venuto sparisce. Quanto lo odio!!! Mi volto verso il buco da cui sono usciti i Santi di Bronzo e vedo che uno di loro è rimasto indietro. Sono furiosa, e questo sciocco si prepara ad essere il perfetto bersaglio su cui sfogare la mia ira. Carico di energia la mia mano, lo trasformerò in una statua di ghiaccio, fino al cuore in meno di un solo istante! Lo guardo e vedo che piange, l'energia che avevo raccolto evapora tra le mie dita come neve al sole.
«Che fai? Piangi per un nemico, ma cosa sei un Santo di Bronzo od una infermiera?»
«Sono un Santo di Athena e sì piango per una nemica. Bellatrix, perché odi così tanto tuo padre e la Dea che serviamo!»
«Io sono Bellator!»
«Ma Ayolos ti ha chiamata Bellatrix, ha detto che sei sua figlia!»
«Io sono Bellator! Perché odio quella strega? Tu cosa proveresti per chi ti ha strappato tuo padre e tua madre? E poi non sono fatti tuoi. Vattene.»
«Io... non posso risponderti perché sono stato io la causa della morte dei miei stessi genitori. Ma sono sicuro che Athena non sia colpevole della morte di Ayolos, anzi è il Grande Sacerdote il colpevole!»
«No è colpa di quella strega!» Grido. Sono sull'orlo di una crisi isterica, ma non riesco a controllarmi. «Vattene, adesso se non vuoi che ti colpisca. Voglio essere lasciata in pace. E non voglio la tua comprensione. Io sono...» carico di nuovo l'energia nella mano, ma la mia concentrazione si spezza. Di nuovo non riesco a colpirlo. Crollo a terra scosso dai singhiozzi. Lui mi corre accanto e mi abbraccia. Tento di allontanarlo, ma lui è più forte di me in questo momento e mi stringe. È la prima volta in otto anni che qualcuno mi si avvicina abbastanza da abbracciarmi, da lui emana un forte calore che rischia di soffocarmi, vorrei allontanarlo, ma è così bello stare tra le braccia di un uomo...


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Quando mi risveglio vedo il volto preoccupato dello zio Mur che si rilassa notevolmente, mi sorride e si volta.
«Bellator si è ripreso grazie a voi Athena.»
Faccio per alzarmi, ma mi sento ancora troppo debole, il caldo mi soffoca. Sento dell'acqua sotto di me. Il ghiaccio che avevo generato deve essersi sciolto.
«Non ti sforzare Bellator, adesso ti aiutiamo noi. Aldebaran...»
Il gigantesco Cavaliere del Toro si avvicina, si accoscia e mi prende in braccio come fossi un fuscello, attorno a me ci sono i cavalieri superstiti e Athena con gli altri Santi di Bronzo. Mi sorride con condiscendenza, e io volto la faccia dalla parte opposta, mi infastidisce solo guardarla in faccia.
Tra le braccia di Aldebaran mi sembra di essere tornata bambino, quando uno di noi due si faceva male e lo zio lo prendeva in braccio per coccolarlo un po'. Appena usciamo dalla Casa del Sagittario il sole abbagliante mi fa chiudere gli occhi ed il caldo mi porta ad una stato di semincoscienza dal quale mi riprendo solo nella Casa dell'Acquario: qui il biondo e Camus si sono battuti, abbassando la temperatura dell'aria fino ad una temperatura decente, certo che Camus deve aver forzato parecchio il ragazzo perché riuscisse a generare qualcosa di meglio della sua calda Polvere di Diamanti. Il Santo d'Oro è morto, mentre quello di Bronzo viene rianimato da Athena. Mi accorgo che Ioria tiene tra le braccia l'asiatico dai capelli lunghi.
Mi divincolo tra le braccia del Toro.
«Adesso posso reggermi in piedi da solo.»
Prosegue la nostra ascesa verso le stanze del Grande Sacerdote devo resistere al caldo e questo mi affatica molto, ma sento una forza che mi spinge quasi a correre lungo quelle maledette scale, a superare la ragazza e ad affacciarmi per prima alla casa dei Pesci. Lo spettacolo che mi si para davanti agli occhi mi trasforma il cuore in un pezzo di marmo. Al vedere il cavaliere di Andromeda a terra, ucciso da una delle rose di Aphrotide, qualcosa dentro di me si spezza.
Mi precipito verso di lui.
«No!» Gli urlo contro. «Tu non dovevi morire! Non per quella! Non puoi lasciarmi così! Non adesso che ti avevo appena trovato!» Piango, non riesco a fermarmi, mi sento solo, più sola di quando morì Bellatrix. Sento il mio Cosmo affievolirsi e non riesco a far nulla. Mi sento molto debole, ma riesco ancora a chiamare lo zio Mur e a chiedergli di aiutarlo prima di precipitare in un abisso nero, dal quale neanche la ragazza riesce a strapparmi.


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Mi risveglio nella mia casupola, anche qui il ghiaccio si è sciolto e così mi hanno sdraiata in una vasca e coperto di cubetti di ghiaccio.
Sondo lievemente i dintorni: nell'altra stanza lo zio Kiki si è addormentato con la testa appoggiata sul tavolo, mentre lo zio Mur, che dorme seduto sulla panca tra le braccia di Shaka, apre gli occhi e risponde al mio lieve tocco. Si muove con circospezione per non svegliare il cavaliere della Vergine, invano, cosicché si alzano e vengono entrambi a vedere come sto.
Lo zio Mur ha le guance segnate dalla stoffa della tunica di Shaka, ma anche dalle tracce delle lacrime.
«Bellator, mi hai fatto preoccupare da morire! Quando ho sentito il tuo richiamo ero già all'ultimo gradino, altrimenti non ti avrei sentito, eri troppo debole. Nemmeno Athena riusciva a risvegliarti, ha provato per tanto tempo, ma alla fine ha dovuto rinunciare, era molto triste per...»
«Dite a quella che non deve essere triste per me! Ditele che prima o poi vendicherò mia madre e mia sorella!»
«Bellator! Te l'ho già detto una volta non devi parlare così!»
«Quanto tempo è passato? I Cavalieri di Bronzo sono ancora al Grande Tempio?» Cerco di sondare oltre le mura della casa, ma non ci riesco, per lo sforzo mi s'imperla fronte di sudore.
«Una settimana. Hai delirato per una settimana chiamavi Bellatrix e altre volte il tuo nome! Chiamavi me, e Thor. Chiamavi anche Mio Signore
«Una settimana? Sono ancora qui?»
«Non siamo riusciti a toglierti l'armatura, chiunque provasse a toccarti veniva ustionato, neanche Igor ci è riuscito, ha detto che forse Camus ce l'avrebbe potuta fare, ma non era sicuro, alla fine ti abbiamo immerso nella vasca e coperto di ghiaccio, ma la febbre non scendeva. Temevo che morissi!»
«Adesso sono sveglio! Sto bene! Voglio sapere se i Cavalieri di Bronzo sono ancora qui!»
«No se ne sono andati quattro giorni fa.»
«Dove? Dove sono andati? Zio, dimmelo, devo saperlo.»
Faccio per alzarmi dalla vasca ma i due Cavalieri d'Oro mi trattengono.
«No Bellator, sei ancora debole e potresti avere una ricaduta da un momento all'altro, ti prego resta ancora qualche giorno, curati e quando sarai in forze ti dirò dov'è Athena e i Suoi Santi.»
«Non me ne frega niente di quella puttana!» Urlo. «Io voglio sapere dov'è il Cavaliere di Andromeda!» All'improvviso alla mia mente si affaccia l'immagine di lui a terra nella casa dei Pesci. «Siete riusciti a salvarlo, vero? Zio, Shaka?»
Li guardo imploranti. È per questo che non mi vogliono dire dove sia, è morto, non sono riusciti a salvarlo!
«Quella puttana! Se è una Dea perché non l'ha salvato?» L'odio che provo per lei divampa sempre più forte, ed il mio Cosmo esplode investendo in pieno i due cavalieri di una nevicata che lo zio non deve aver mai visto neanche a casa. «No! Lui può essere morto. L'avevo appena trovato!»
«Calmati Bellator! Athena è riuscita a rianimare il giovane Shun. Adesso ti porto qualcosa da mangiare.»
Shaka resta con me, i suoi occhi perennemente chiusi, ma sento che mi fissa anche attraverso le palpebre.
«Mur si è preoccupato molto in questi giorni, non si è mai staccato da questa vasca fino a questa mattina, sono riuscito a convincerlo a dormire qualche ora su quella panca. Gli spiace molto non essere stato qui quando ti sei svegliata.»
Quando parla dello zio la sua voce si addolcisce.
Sento un rumore di passi e dietro le spalle di Shaka vedo lo zio Kiki che stropicciandosi gli occhi entra nella stanza.
«Oh Bellator ti sei svegliato, finalmente, eravamo in pena per te.»
«Si adesso sto bene, zio Kiki dove sono andati i Cavalieri di Bronzo?»
«Hanno seguito Lady Saori a Nuova L...»
«Kiki! Vai a prendere dell'acqua per Bellator.»
«Sì fratellone.»
Lo zio Mur portando una ciotola fumante si avvicina alla vasca, Shaka gli porge una sedia, ha gli occhi stanchi e cerchiati per la mancanza di sonno.
«Bellator, ti sei appena svegliato, dopo una settimana d'incoscienza e già vorresti andartene dall'altra parte del pianeta? Non hai ancora forze sufficienti per farlo, potresti anche riuscirci, ma moriresti di fatica appena arrivato. Non pensi che valga al pena aspettare ancora qualche giorno, per poi poterti godere il resto della vita accanto a Shun?»
Mi sento il volto in fiamme, devo essere arrossito violentemente, perché quei due si scambiano un sorriso di complice affetto.
Zio Mur prende il cucchiaio e lo avvicina alle mie labbra, ma è troppo caldo lo rifiuto ansante.
«Avanti Bellator, non sei più un bambino, non vorrai metterti a fare i capricci? È minestra calda non può che farti bene. Avanti.»
Mi porge ancora il cucchiaio, io lo rifiuto di nuovo.
«Zio è troppo calda, davvero, è troppo calda, non ci riesco, per favore. Ti giuro non sono capricci, starei peggio se mangiassi quella roba bollente! Se non avessi l'armatura qui dentro mi scioglierei dal caldo!»
«Va bene ti credo, ma qualcosa devi mangiare, altrimenti no ti rimetterai in forze!»
«Mangerò quella minestra quando si sarà raffreddata. Adesso vorrei dormire ancora un po'. Andate anche voi a dormire, io sarò anche malato, ma se andate avanti così poi toccherà a me curare voi. Adesso sto bene, davvero zio, non devi più preoccuparti!»
«Lo so che adesso sei un Cavaliere di Ath...» s'interrompe fulminato dal mio sguardo, il mio debole Cosmo non riesce che a creare un piccolo granello di grandine, «ma per me si ancora il bambino che cullavo di notte o che veniva in braccio per farsi coccolare quando tua sorella ti faceva un dispetto.»
Posa un bacio sulla mia fronte, sorride e si allontana con Shaka. Cado nel dormiveglia ma li sento lo stesso parlare.
«Perché quell'esplosione del suo Cosmo quando hai nominato la Dea? E che sguardo ti ha lanciato!»
«Mi ricordo che uno degli ultimi giorni prima che partissero per l'addestramento successe una cosa simile: stavano giocando fuori di casa e li chiamai. Non riuscivo a distinguerli, non fare quella faccia, anche io me ne stupivo, insomma i miei poteri sono abbastanza sviluppati eppure quei due bambini riuscivano a parlare telepaticamente tra loro davanti ai miei occhi ed io non riuscivo a sentire una parola! Insomma quella volta stavo spiegando loro che sarebbero partiti e dove sarebbero andati. Non gradirono l'idea di essere separati. Bellator mi chiese perché non potesse addestrarli io, gli risposi che era perché diventassero forti cavalieri di Athena quando Bellatrix ha improvvisamente espresso un Cosmo immenso causando una grandinata sulle nostre teste e mi guardava con uno sguardo infuocato. Speravo che riuscissero entrambi, ma credevo che avesse maggiori possibilità Bellatrix.»
«E Bellator come reagì quando nominasti Athena?»
«Non con la stessa furia, anzi sembrava quasi spaventato dalla sorella. A dirla tutta, mi ha stupito trovare in Bellator quest'odio verso Athena, non posso credere che abbia imputato a Lei la morte della madre e della sorella. Rea in punto di morte Le diede la colpa della morte di Ayolos e quella volta nello sguardo di Bellatrix ho rivisto Rea. Sono sempre stati identici, ma adesso mi sembra che Bellator abbia assunto alcuni aspetti della personalità di Bellatrix.»
«Mur, devo confessarti una cosa. Il giorno che Bellator arrivò al Tempio... L'ho visto in faccia, era appena stato a colloquio con Arles, e... erano sedici anni che non ti vedevo, quando l'ho visto ho sentito il cuore mancare un battito. Più tardi l'ho raggiunto qui e...»
«E avete fatto l'amore?» La voce dello zio Mur è carica di dolore. «Sai ti capisco, anche a me mancavi molto e avevo voglia di te. Effettivamente Bellator potrebbe passare per me senza troppe difficoltà! L'avrei fatto anch'io se mi fosse capitato davanti una tua copia.» Sta mentendo, lo sento io dalla voce, e anche Shaka deve essersene accorto.
«No non abbiamo fatto l'amore, ma l'avremmo fatto, ormai non ragionavo più. L'ho abbracciato e baciato, ma niente di più. Sono stato orribile, se fosse stato veramente un ragazzo avrei fatto l'amore con lui chiamando te. Sono un mostro Mur. Se vuoi che finisca tra noi accetterò la tua decisione.»
A questo punto tutta la mia sonnolenza è passata.
«Cos'hai detto?»
«Ho detto che ti avrei tradito, che in pratica ho tradito la tua fiducia, il nostro rapporto e che se vuoi lasciarmi, accetterò la cosa.»
«No prima cos'hai detto di Bellator?»
«Che ti assomiglia tanto che se fosse un ragazzo ti avrei tradito!»
«Come se fosse un ragazzo? Bellator è un ragazzo! L'ho visto nudo, quando era bambino l'ho cambiato, l'ho lavato, l'ho cresciuto per sei anni.»
«Allora il bambino che hai cresciuto per sei anni si è fatto crescere il seno!»
«Vuoi dire che in quella stanza c'è Bellatrix?»
«No io sono Bellator, Bellatrix è morta ad Asgaard durante l'allenamento!»
Si voltano verso di me non si accorti che mi sono alzato e mi sono appoggiato alla porta.
«Bellator! Cosa i fai in piedi? O devo chiamarti Bellatrix?»
«Anche tu con questa storia? Anche Ayolos mi ha chiamata Bellatrix, ma io sono Bellator!»
«E allora togliti l'armatura e dimostracelo!»
«Non ho bisogno di togliermi l'armatura per dimostrarti che sono un uomo! Basta il mio Cosmo!»
Cerco di espanderlo, ma ha ragione lo zio, sono troppo debole.
«Lo sai benissimo che il Cosmo non ha aspetto femminile o maschile! Se vuoi dimostrarci di essere Bellator devi toglierti l'armatura!»
«E va bene!» L'elmo l'ho lasciato nell'altra stanza, tolgo i guanti e slaccio il corpetto, voltandomi tento di tenerlo in aria con la telecinesi per montare la panoplia, ma non riesco neanche in questo, così il corpetto cade a terra, mi tolgo copribraccia e bracciali, copriventre, gambali e schinieri, la tunica che porto sotto è bagnata per l'acqua nella vasca e per qualche secondo mi tiene fresco, ma il caldo è troppo ed io sono troppo debole per contrastarlo. Di nuovo svengo.
«Bellatrix, Bellatrix! Non dovevamo costringerla a togliersi l'armatura! È troppo debole, non riesce a difendersi dal caldo di Grecia!»
«Bellator, io sono Bellator,» sussurro.
«Ti sei ripresa, che spavento! Scusaci, avremmo dovuto prevedere questa conseguenza. Adesso riposati tesoro, poi ci dirai come mai sei finita al Polo Sud!»


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È passata una settimana. Il giorno dopo il mio primo risveglio, mi sono alzato e espandendo il Cosmo ho reso di nuovo la mia casa un posto abitabile. È buffo tutti mi parlano al femminile, mentre io mi penso al maschile, ormai non li correggo neanche più, i primi due giorni mi ci sono sgolato a furia di tentare di convincerli a parlarmi al maschile. Ma non c'è stato niente da fare. Lo zio Mur mi ha trattato come una bambola di vetro che avrebbe potuto andare in frantumi da un momento all'altro. Si sono fatti raccontare tutto di quella notte tremenda in cui è morta Bellatrix. Alla fine hanno commentato che probabilmente era destino che io divenissi il Cavaliere della Grande Nube, e non Bellator. Non gli entra proprio in testa che io sia Bellator!
Oggi sono deciso ad affrontare l'argomento Cavalieri di Bronzo e a vincere: mi farò dire dove sono e ci andrò. Trovo telepaticamente lo zio e Shaka, che da quando hanno potuto ritrovarsi non si sono separati per più di cinque minuti, alla casa dell'Ariete, indossata l'armatura li raggiungo. Si stanno baciando e non si accorgono immediatamente della mia presenza, aspetto qualche minuto poi visto che non hanno intenzione di smetterla con le effusioni tossicchio, mi spiace interromperli ma per me è troppo importante. Mi guardano lievemente contriti.
«Bellatrix, è tanto che sei qui?»
«No, non tanto. Adesso che è passata una settimana e mi sono rimesso in forze, volete dirmi dove sono i Cavalieri di Bronzo così posso raggiungerli?»
«È lodevole che tu voglia raggiungerli, ma puoi svolgere il tuo compito di Cavaliere di Athena anche qui!»
«Non chiamatemi mai in quel modo!» Trattengo il mio Cosmo, non voglio trasformare la Prima Casa in un blocco di ghiacci con dentro quei due teneri amanti! Loro comunque lo percepiscono e capiscono l'antifona!
«Ma allora perché vuoi andare la?»
«Non certo per la ragazza, non so cosa sia, ma c'è qualcosa che mi spinge a... adesso che l'ho trovato non posso perderlo di nuovo.»
«Va bene, sono in Giappone a Nuova Luxor alla Fondazione Thule.»
«Grazie! Zio...» mi mancano le parole, così mi avvicino e lo abbraccio, lui che è senza a armatura rabbrividisce al contatto con la superficie gelata. Anche Shaka mi abbraccia e anche lui ha la stessa reazione.
«Kiki è già lì, mi ha chiesto di andare è diventato molto amico del Cavaliere del Dragone, ti aiuterà se avrai bisogno di qualcosa.»
«Grazie zio. Arrivederci.»
Mi concentro, ma lo zio si alza e mi abbraccia di nuovo.
«Mi mancherai Bellatrix!»
«Anche a me zio!» Abbasso il tono della voce, «e vedi di tenerti vicino quell'assatanato, non vorrei che ti facesse soffrire!»
«Non preoccuparti piccola, piuttosto tu stai attenta!»
Mi da un bacio come quando ero piccolo.
Shaka mi si avvicina e mentre mi abbraccia gli sussurro.
«Non provare a far nulla che faccia soffrire lo zio che Cavaliere D'Oro o no, troverei il modo di fartela pagare.»
Anche lui mi bacia sulla guancia, nello stesso punto dove mi ha baciato lo zio, poi gli sorride.
«Siete troppo mielosi voi due,» sorridiamo tutti .
Mi concentro di nuovo: la Fondazione Thule a Nuova Luxor.














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