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Titolo: Bellatrix - Capitolo 5
Autore: Genkai
Serie: Saint Seiya (dal manga/anime di Masami Kurumada)
Pairing: Hyoga x Bellatrix, Hyoga x Shun
Spoiler: nessuno in particolare, il racconto si posiziona tra la battaglia al Grande Tempio e quella ad Asgard
Rating: NC17, yaoi, etero
Parti: 6
Status: in lavorazione
Archivio: HSC

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: Bellatrix :

< Genkai >



Capitolo Quinto

Bellatrix

Quando mi risveglio sono in una stanza che non è la mia, e neanche quella di Shun, le pareti sono bianche, e c'è uno strano odore che non ho mai sentito, misto al profumo dei fiori. Ho una maschera sul viso ed un tubicino infilato nel braccio. Sento dolore quasi dovunque. Cerco di voltare un poco la testa e scopro su un tavolino un vaso pieno di quei fiori di campo che mi piacciono tanto.
«Would you like to tell me how could your friend have second degree burns even in her vagina?» La voce alterata proviene da fuori la porta. «I should put a denouncement of torture a the police! But I can't. A scandal of this kind would destroy the Foundation!»
«I don't know how she did, we found her unconscious and full of bladders! Excuse me, but now I go to see her!» Il tono gelido di questa risposta è inconfondibile, è Igor infatti che apre la porta ed entra, noto che con un certo sforzo la chiude senza sbatterla. Prende una sedia appoggiata la muro e la porta accanto al letto, ci si siede a cavalcioni appoggiando le braccia allo schienale e finalmente mi guarda.
«Bellatrix. Ti sei svegliata! Aspetta che chiamo il dottore,» si alza e corre alla porta, la apre e chiama qualcuno.
Entra un uomo alto e magro, un po' stempiato, ha un fare gentile, mi si avvicina e mi punta una lucina negli occhi.
«Now miss I have to control your hearth beat and your lungs.» Appoggia sulla mia pelle un dischettino tiepido.
«It's cold?»
«Può togliermi questa cosa dal viso?»
«Doctor, she's asking if you can take off the oxygen mask.»
«We can try, but even if it's difficult to breath she had to put on again.» Me la toglie e sorride.
«Dice che appena fai fatica a respirare devi rimetterla su.»
«Va bene, ma respiro bene, mi fa male tutto il resto del corpo, ma a respirare non ho problemi.»
Igor traduce quel che ho detto al dottore, che risponde qualcosa, sorride di nuovo e se ne va.
«Tornerà tra qualche ora a visitarti.» Poi indica il vaso di fiori. «Quelli te li manda Shun.»
«Ringrazialo. E grazie a te per essere qui!»
Restiamo in silenzio, sembra che io e il russo non abbiamo nulla da dirci!
Per una settimana Igor viene a trovarmi portandomi sempre dei fiori, da parte di Shun.
«Igor, Shun mi manca molto, quando verrà a trovarmi?»
«Non verrà!»
Sento il mio cuore spezzarsi, e gli occhi riempirsi di lacrime, ma riesco a mantenere un tono di voce quasi fermo.
«Ho capito, non gli piaccio più. Ha ragione. Chi vorrebbe un ragazzo con delle cicatrici così orribili! Guarda.»
E togliendo le coperte, strappate le medicazioni, gli mostro il mio petto: la pelle segnata dal forte calore. Lui la guarda affascinato.
«É affascinante vero? Il fascino dell'orrido! Ma chi vorrebbe una donna così nel proprio letto?»
«Non è vero, guarda che tu a Shun piaci ancora molto. E le cicatrici guariranno, sei un Santo dopotutto!»
«Igor, non cercare di consolarmi raccontandomi bugie, non sono più un bambino spaventato nella stiva di una nave! Shun non vuole più vedermi vero? E quei fiori sono un'idea tua per farmi credere che lui pensi ancora a me!»
Igor si alza in piedi arrabbiatissimo!
«Bellatrix! Tu piaci ancora talmente tanto a Shun, che hai preso il MIO posto nel suo cuore, ed è talmente preoccupato per te che non vuole venire a trovarti perché ha paura di farti ancora del male.» Non grida, la sua voce è un sussurro roco e gelido. «Vorrebbe che tu lo dimenticassi, anche se ci soffrirebbe come un cane, perché ha paura di non poter resistere e di voler fare di nuovo l'amore con te!»
E sbattendo la porta se ne va.
Resto da sola per giorni, passo il mio tempo guardando fuori dalla finestra, i grandi alberi nel parco, a volte le loro chiome si piegano agitate dal vento. Le infermiere ogni tanto mettono la testa dentro la mia stanza, a volte entrano, mi tastano il polso, sorridono e se ne vanno. Una volta al giorno mi cambiano le medicazioni sulle gambe, sul ventre e sul petto me le cambiano ogni dieci ore, all'inizio il bruciore era tremendo, ma col passare dei giorni si è affievolito Anche i dottori quando vengono a visitarmi mi fanno sempre dei grandi sorrisi. É passata una settimana, gli ultimi fiori che Igor mi aveva portati sono morti da giorni, le infermiere li hanno buttai via, dicendomi qualcosa che non ho capito, ma sembravano tristi. Bussano alla porta, sento il lieve cigolio dei cardini, non ho bisogno di voltarmi per sapere chi sia entrato, me lo dice l'aumento di temperatura nella stanza. Uno o due gradi, nulla per gli altri, ma per me, che trovo questa stanza già calda, sono quasi un tortura. Intanto lo straniero si è seduto a cavalcioni della sedia a fianco del mio letto.
«Benvenuto Ikki.»
«Bellatrix, o devo ancora chiamarti Bellator?»
Mi volto verso di lui, emana un tale calore!
«Chiamami come vuoi, rispondo ad entrambi i nomi. Oramai ci sono solo io, e rispondo anche per mia sorella.»
«Allora preferisco Bellatrix.»
«Ti manda Shun?»
«In un certo senso. Ha insistito tanto che venissi a trovarti, se sapesse che sono qui... Ha insistito con tutti, ma non ti sei fatta molti amici alla Fondazione e visto che col russo hai litigato proprio qui, e che Shun ha paura di venirti a trovare, non credo che potrai aspettarti molte altre visite.»
Faccio per sollevare le spalle per fargli capire che non m'importa, ma il dolore mi blocca a metà movimento. Faccio un paio di profondi respiri per calmare il dolore, poi riesco di nuovo a parlare con un tono di voce normale.
«Allora perché sei qui?»
«Per capire cosa vuoi fare! Shun vorrebbe che tu cercassi di dimenticarlo. Come al solito pensa sempre al bene degli altri prima che al proprio! Sta male perché non può vederti, ma ha talmente voglia di te che sa che faticherebbe a trattenersi dal baciarti ustionandoti di nuovo le labbra.»
Sorrido: si credono tanto diversi, lui e Igor, ma in realtà sono tanto simili! Entrambi gelosi del cuore di Shun, entrambi lupi solitari tanto bisognosi di un contatto umano, che neanche loro sanno quanto, bisognosi di quel che concedono solo a quel dolce agnello che è Shun di dare loro...
«Forse non è la risposta che vuoi, ma è l'unica che posso darti. Non posso andarmene. Ormai ho un'unica assoluta certezza: qualsiasi cosa mi succeda io devo stare al fianco di Shun! Se volete, non gli starò così vicina come ho fatto finora, non cercherò più la sua compagnia, ma se lui resta a Villa Thule, anch'io resterò. Il mio compito è stargli vicino e proteggerlo, con la mia stessa vita, se fosse necessario. Non chiedermi il perché. Le cose stanno così e non ne conosco il motivo.»
«Lo ami?»
«Più della mia vita, ma non è solo questo. Nel momento in cui l'ho visto alla Casa del Sagittario, ho sentito in me un senso di completezza, ho capito di aver finalmente ritrovato qualcosa, perso secoli fa. Neanche quando ero bambino con Bellator nel Pamir, mi sentivo così completa. Io gli appartengo e nulla mi potrà staccare da lui, se non la sua esplicita volontà! Ma deve dirmelo in faccia, non può mandare Igor o te, o tutti gli altri Cavalieri, o tantomeno la loro padrona.»
«Non anche la mia?»
«Non cercare di farmi credere di quello che non è. Tu rimani per il mio stesso motivo: Shun, a te non interessa che lei sia Athena, tu credi solo in te stesso e nell'affetto che provi per Shun. Io la odio, ma se Shun la considera la sua dea, mi adatterò a vivere alla sua corte. Non la venererò mai, ma per Shun, cercherò di tollerarla. In questo siamo uguali Ikki, per Shun faremmo qualsiasi cosa.»
Non gli piace essere così trasparente, ma è facile capire chi ci è simile. Lo capisce anche lui.
«Ci vediamo alla villa, Bellatrix.»


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La mattina di due giorni dopo Igor compare di nuovo alla mia porta. In volto è scuro come un temporale, ma porta dei fiori rossi, li ho già visti da qualche parte, le mette nel vaso e si siede. Non voglio litigare di nuovo con lui, gli sorrido e gli do il benvenuto.
«Grazie per i fiori, sono molto belli. Come si chiamano?»
«Sono rose. Le rose rosse erano i fiori preferiti di mia madre.»
Ecco dove li ho già visti! la Dodicesima Casa, il corpo del Cavaliere ne era coperto e Shun ne aveva una nel petto. Mi sento male solo a ripensarci.
«I dottori dicono che possono dimetterti, basta che tu venga a farti controllare le medicazioni ogni giorno.»
«Non vedo l'ora di uscire!»
«Bene, vado a dire al dottore di preparare i documenti: potrai uscire questo pomeriggio.»
Si alza e sta via per una mezzora. Una volta tornato si siede e non dice più nulla. Il silenzio comincia a farsi pesante tra di noi, so cosa dovrei fare, non sono mai stato un codardo, quindi prendo fiato.
«Igor... devo chiederti scusa. L'altro giorno, non avrei dovuto comportarmi così puerilmente, non avrei dovuto accusarti di mentire. Quei fiori erano davvero da parte di Shun e tu sei stato così gentile, da portarmeli.» Lui non fa una piega, sospiro, perché deve rendere le cose così difficili? «Ho preso una decisione. Non me ne andrò da Nuova Luxor, devo proteggere Shun, lui è importante. Però è tuo. Non mi metterò in mezzo.»
Finalmente il suo ferreo autocontrollo s'incrina. Un sorriso sale alle sue labbra e lui non riesce a fermarlo.
«Davvero?"»
«Quando dico una cosa è quella, chiederò a,» respiro a fondo ripetendomi che lo faccio per Shun, «Lady Isabel un alloggio fuori dalla fondazione. Però vorrei che mi avvertiste qualora ci fossero problemi!»
«Beh una mano non ci darebbe fastidio.» Respira a fondo, anche lui deve dirmi qualcosa che gli costa. «Anche io devo scusarmi con te! Ero geloso. Shun una volta mi aveva dichiarato i suoi sentimenti e io l'avevo rifiutato, ma tra noi non era cambiato nulla. Finche non sei arrivata tu! Vederti nel suo letto mi ha fatto capire quanto io tenga a lui. Però in questi giorni ci siamo... ecco... riavvicinati.»
«Sono contenta per voi,» che bugiarda che sono. «Te l'ho detto, non mi metterò tra di voi. Shun con me non può essere felice, mentre con te sì. E se avete già costruito qualcosa è ancora molto meglio!» É così felice! Se non avessi parlato per prima, forse lui si sarebbe dichiarato pronto a farsi indietro. Meglio che non ci pensi, devo concentrarmi sul mio dovere.


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Al mio arrivo c'è solo Shun, che non sa cosa fare. Mi tende una mano per stringermela, poi vede le bende e la ritira, arrossendo vistosamente. Igor lo bacia affettuosamente e Shun sembra ancor più impacciato, ma quando vede che sorrido, si rilassa di un minuto. Igor gli passa un braccio sopra le spalle e mi accompagnano alla mia stanza. Sul tavolo c'è una vaso pieno di bellissimi fiori di campo ai quali aggiungo le rose di Igor. Si fermano solo il tempo necessario per vedere che sia tutto a posto poi si dileguano diretti verso le loro stanze. Li guardo allontanarsi lungo il corridoio: Igor ha infilato una mano nella tasca posteriore dei pantaloni di Shun e vedo fin da qui che lo sta abbondantemente palpando. Sono tremendamente invidiosa ed infelice. So che tra noi non potrà più esserci nulla, è come se il mio corpo fosse allergico a quello di Shun, però io lo amo ancora, e per lui sopporterò di vederli insieme e felici.
La prima sera, Shun bussa alla mia porta, non entra, resta sulla porta. Non riesco a trattenermi dal divorarlo con gli occhi. Lui se ne accorge ed arrossisce, così abbasso gli occhi.
«Bellatrix, io volevo chiederti scusa.»
«Di cosa? Anzi sono io che devo chiederti scusa! Non ti ho ringraziato per i bellissimi fiori che mi hai mandato e che mi hai fatto trovare qui!»
«No, erano di Hyoga!»
«Non cercare d'imbrogliarmi Cavaliere della Nebulosa! Solo tu sai che mi piacciono i fiori di campo, Igor mi ha portato oggi dei fiori, da parte sua, ed erano delle rose rosse, i fiori preferiti di sua madre. Tu non mi avresti mai mandato delle rose.»
Arrossisce ancora di più. Poi si riscuote.
«Io sono venuto a chiederti scusa per quel che ti ho fatto!»
«Tu non mi hai fatto niente.»
«Non è vero hai ancora le bende. É colpa mia se ti sei ustionata. Non avrei dovuto lasciarmi trasportare, avrei dovuto pensare. Avevo visto che ti erano venute le vesciche dove Ikki ti ha stretto il polso.» Sta per piangere. Abbasso la testa, quanto vorrei che mi abbracciasse e mi baciasse. Voglio fare ancora l'amore con lui, a dispetto del dolore che provo quando mi muovo, a dispetto di queste maledette medicazioni, a dispetto del mio stesso corpo che non sopporta le alte temperature. Shun fa un passo verso di me, non posso permetterglielo, non deve riavvicinarsi a me. Soffrirebbe soltanto, può essere felice solo con Igor. Non con me!
«Shun non ti devi preoccupare per me!» Cerco di tirare fuori il tono più gelido del mio repertorio, e sembra che ci sia riuscito, Shun si blocca sul posto. «Tra noi non è successo nulla d'irreparabile, ma sarebbe un errore che accadesse di nuovo. Igor è stato molto gentile con me in queste due settimane e non voglio tradire la sua fiducia. Voi state insieme e insieme siete felici. Vi ho visti. Non voglio che buttiate via questa felicità per me!» Quasi sento il suo cuore andare in frantumi, in un eco del mio. Per non farmi vedere crollare mi teleporto in ghiacciaia. Qui nel mio rifugio posso piangere e disperarmi che nessuno se ne accorgerà.
I primi giorni alla villa sono infernali. La ragazza non ha tempo per ricevermi ed il pelatone non vuole starmi a sentire. Mi tengo in disparte dagli altri, mi alleno, o almeno ci provo, visto il poco che mi consentono le mie condizioni, in ghiacciaia. Quando mi toglieranno definitivamente le bende andrò a correre e a nuotare. Devo tenermi in forma: anche se gli altri si credono al sicuro dopo aver sconfitto Arles, potrebbero esserci nemici dovunque.
Shun e Igor trascorrono insieme tutto il loro tempo. Cerco di evitarli il più possibile: mi fa ma le vederli felici insieme. A volte però mi sembra di sentire lo sguardo di Shun su di me, allora mi allontano, per non pensare a quella mattina.


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Igor

Bellatrix è tornata a Villa Thule da cinque giorni. Mantiene la parola, cerca di stare il più lontana possibile da Shun. Passa le sue giornate in ghiacciaia, il suo Cosmo è quasi sempre inattivo. Tranne questa sera. Oggi l'ho vista discutere animatamente con Shun in giardino. Dopo cena Shun si è rinchiuso in camera sua e non vuole farmi entrare, devo sapere cosa si siano detti quei due.
Busso alla porta della stanza di Bellatrix, che cede sotto le mie nocche. Lei è lì davanti allo specchio, indossa solo un paio di pantaloni corti. Oggi le hanno tolto le bende, ma la sua pelle è ancora rossa e segnata. Non mi guarda nemmeno.
«Sai il medico mi ha detto che posso stare senza bende, ma che non sono ancora guarita del tutto e che difficilmente le cicatrici andranno mai via. Mi resteranno i segni per sempre.»
«Ma Bellatrix, il tuo maestro non ti ha spiegato che con l'energia Cosmica puoi guarire le tue ferite?»
«No, per lui le ferite e le cicatrici erano il simbolo della virtù guerriera di un cavaliere, ogni uomo la pensa alla stessa maniera, ma adesso che ho delle cicatrici vistose vorrei che... essere ancora attraente e con queste cicatrici non è possibile!»
«Potresti far sparire quelle cicatrici semplicemente concentrando una briciola della tua energia Cosmica dove le ustioni ti hanno lasciato le cicatrici.»
«Sarebbe bello! Senti Igor, possiamo parlare?»
«Sì, va bene. Ti va di bere qualcosa? Andiamo in cucina.»


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Ci sediamo ai lati di uno dei banconi da lavoro del cuoco, dietro Bellatrix la porta della ghiacciaia, tra di noi una bottiglia di vodka che ho tirato fuori dal freezer. Al primo sorso Bellatrix fa una serie di smorfie abbastanza comiche, ma poi beve il resto tutto d'un fiato. Gliene verso ancora.
«Trattalo bene Igor! Shun merita di essere felice.» E giù d'un fiato il secondo bicchiere, adesso si serve da sola del terzo, io sono al secondo appena iniziato.
«Lo so, ma a volte penso che vorrebbe averti di nuovo al suo fianco...» mi ha fatto male capirlo e mi fa ancora più male dirlo proprio a lei, perciò finisco il secondo bicchiere, me ne verso un terzo e mentre lei parla lo svuoto.
«Io sarò sempre al suo fianco, nella vita come in battaglia sarò il suo scudo. Solo, adesso, non posso stargli troppo vicino. Ti ho dato la mia parola e ho intenzione di mantenerla. Non sono riuscito a mantenere la promessa che feci a mia sorella, ma questa la voglio mantenere.»
Cerco nella vodka il coraggio per porre la domanda che mi ronza in testa, e lo trovo.
«E se lui non volesse me, ma te?»
«Io voglio che lui sia felice. E con me non può trovare altro che infelicità! Tu puoi e devi farlo felice.»
Per un po' beviamo in silenzio. Lei era ubriaca già al terzo bicchiere, ma va avanti a bere, io sono in quello stato di felicità che ti possono dare solo l'amore e quasi mezzo litro di alcool in corpo.
Bellatrix si alza e mi prende per mano trascinandomi giù dallo sgabello. Con passo barcollante, tenendomi sempre per mano, si avvicina alla porta della ghiacciaia, avanza fino a sbatterci contro, scoppia ridere come una bambina. Ricordo al sua cupa risata alla Casa del Sagittario, ma questa è completamente diversa, cristallina, infantile quasi. Si concentra, io sento il pavimento cedermi sotto i piedi, ma non succede niente altro, Bellatrix ridacchia, è talmente ubriaca che non riesce a teleportarsi, ed io sono così ubriaco che ne rido con lei. Laboriosamente riusciamo ad aprire la porta della ghiacciaia ed entriamo, Bellatrix si gira verso di me, mi tiene sempre per mano, sorride e mi porta fino al suo giaciglio di ghiaccio. Mi attira a se, sento il suo corpo morbido contro il mio. Lei inclina la testa con uno strano sguardo interrogativo negli occhi. Mi bacia piano, la mia lingua preme contro le sue labbra fino ad aprirsi un varco. Lascio la sua mano; le passo le mani tra i lunghissimi capelli le accarezzo la schiena, la sento rabbrividire ed inarcarsi verso di me. Mi sto eccitando, se ne accorge e con una mossa fluida mi libera della maglietta, le sue mani vagano sul mio petto, quando si mette a giocare coi capezzoli, che s'induriscono, un gemito mi sfugge dalle labbra. Mi struscio contro di lei, le bacio il collo, imprimendo il segno della mia passione. La sollevo per i fianchi e la poso sulla lastra, infilo le mie mani sotto la sua maglietta e sento la pelle segnata dalle ustioni. Voglio baciare il suo seno, morderle i capezzoli, dimostrarle che è ancora bellissima nonostante le terribili ustioni che ha subito. Una strana furia s'impossessa di noi: i baci si fanno sempre più profondi e passionali, le mani insistenti. Pochi minuti dopo sono sdraiato sulla lastra di ghiaccio lei è nuda sopra di me, ed io sono dentro di lei. Nel momento culminante lei chiama Shun. Nonostante mi renda conto che lei vorrebbe essere con lui e non con me, gli istinti hanno preso il sopravvento e facciamo ancora l'amore.


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Mi sveglio nel cuore della notte, sento un cerchio di ferro rovente stringermi il cervello, ho bevuto troppo ieri sera! Bellatrix è di fianco a me addormentata, le mie braccia avvolgono la sua schiena. Mi appaiono davanti agli occhi, come lampi, immagini di quel che è successo stanotte tra noi, e soprattutto lei che invoca il nome di Shun. Non voglio che al suo risveglio si accorga di aver fatto l'amore con me, che pensi che sia stato un sogno, anche io seppellirò questa notte nel mio cuore e mi convincerò che sia stato solo un sogno! Mi alzo, raccolgo i miei vestiti e la lascio. Non dirò una parola di quanto è successo a Shun, io che l'ho praticamente violentato per gelosia nei confronti della ragazza con cui ho fatto l'amore questa notte! Cosa penserebbe di me?

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Bellatrix

L'ultima cosa che ricordo è di aver bevuto non so quanti bicchieri di vodka parlando con Igor, ieri sera! Che idiota sono stato, la prima vola che bevo qualcosa e mi ubriaco! E questa mattina la testa sembra pulsare e voler scoppiare da un momento all'altro! Cosa diceva ieri sera a proposito delle cicatrici? Che con l'energia cosmica posso farle sparire? Chissà se funziona anche col mal di testa. Devo chiedergli spiegazioni! Cerco di teleportarmi nella stanza si Igor, ma non ci riesco, ci dovrò andare a piedi! Mi accorgo che il mio passo è particolarmente barcollante. Quando apro al porta della ghiacciaia, mi trovo davanti un Ikki particolarmente stupito con in mano un bicchiere mezzo pieno di qualcosa di arancione.
«Cosa ci facevi in ghiacciaia Bellatrix?»
«Io dormo lì.» Mi stringo forte le tempie, «per favore non gridare e riusciresti a far in modo che il pavimento smetta di ondeggiare da una parte e dell'altra?»
«Abbiamo bevuto parecchio ieri sera eh?»
«Credo di essermi ubriacato! Sento la testa che mi scoppia. Igor ieri mi diceva che con l'energia cosmica potrei guarire le cicatrici. Sai se funziona anche con il mal di testa?»
«Non ho mai avuto un dopo sbornia come il tuo, ma credo che possa funzionare. Credo però sia meglio che te lo faccia vedere il russo! Se ci provassi io, ti ritroveresti con delle nuove ustioni.»
«Credo anche io, sai dov'è la stanza di Igor? O magari potresti accompagnarmici?»


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Siamo nell'atrio quando sentiamo un'energia Cosmica sconosciuta divampare estremamente vicina e quella di Shun accendersi per contrastarla, ci blocchiamo sul posto e senza neanche guardarci cambiamo direzione, non importa la testa che pulsa, non importa che mi senta a pezzi, Shun è in pericolo e io devo proteggerlo. Ikki apre la porta e ci lanciamo nel giardino.
"Bellatrix!" la voce rimbomba nella mia testa, ci mancava solo questo!
"Non posso zio Mur. Shun è in pericolo, devo aiutarlo!"
"Ci sono i suoi compagni"
"Non sono abbastanza forti per questo nemico."
"Lo so, ma devono affrontarlo da soli, se ti intromettessi non riuscirebbero a concretizzare i risultati che hanno raggiunto al Santuario."
"Questo cavaliere possiede un'energia fredda che Igor non potrà mai raggiungere! Solo io posso sconfiggerlo."
"Pensi di poter sconfiggere chi ha sconfitto Aldebaran?"
"Anche Seiya è riuscito a sconfiggerlo, e io sono molto più forte di Seiya. Io sono stato addestrato al Polo Sud! Chi meglio di me può padroneggiare le energie fredde?"
Continuo a correre attraverso il giardino verso il boschetto da cui provengono le emanazioni cosmiche, ma vengo bloccata dalla forza psichica del cavaliere dell'Ariete.
"ZIO! Lasciami andare!"
"Non posso Bellatrix! Devono cavarsela da soli."
Grido per la frustrazione il muro psichico è molto forte, ma devo riuscire ad infrangerlo, Shun sta combattendo contro un cavaliere sconosciuto e molto forte. La resistenza del muro mi da la possibilità di studiare il Cosmo nemico da lontano. Da qualche parte dentro di me un fragile ricordo lotta per riemergere: ho già percepito questo Cosmo devo solo ricordarmi dove e chi sia. Assieme al ricordo emerge una fortissima sensazione di nostalgia, questo cavaliere proviene da Asgaard, ma chi è? Chi è? Con uno sforzo enorme riesco a superare il muro, sento un rivolo caldo e appiccicoso sul collo, ma non ho tempo da perdere per controllare. Mi dirigo più in fretta che posso verso il boschetto, vedo Shun che combatte contro un cavaliere vestito di un armatura nera, quando una seconda energia Cosmica ostile, lievemente più forte della prima attrae la mia attenzione. Un secondo cavaliere identico al primo tranne per l'armatura di colore bianco. Mi paro davanti a lui e cominciamo a combattere. É molto forte e oltretutto sono senza armatura, cerco di richiamarla a me, ma quello non me ne da il tempo. I suoi attacchi sono fulminei e riesco a malapena a pararli con il muro di ghiaccio, non riesco però a contrattaccare, se per un attimo smettessi di difendermi verrei sicuramente ferito, ma devo comunque provarci, cerco di avvicinarmi il più possibile senza abbassare la difesa, improvvisamente il mio avversario riesce ad infrangere il mio scudo, lancia il suo colpo, Artigli della Tigre, lo chiama. Mi sento sbalzata contro un albero ed il contraccolpo è tale da togliermi il fiato.
«Sei forte donna, e anche fortunata! Ricordati del mio nome: Bud Cavaliere Ombra di Syd di Asgaard. Se un giorno ci incontreremo di nuovo stammi lontana! Perché non esiterò ad ucciderti se di nuovo ti metterai sulla mia strada.»
Detto questo scompare nel folto del bosco. É la mia prima vera sconfitta, dopo il mio maestro, che ho comunque battuto, nessuno era mai uscito vincitore da uno scontro contro di me! Anche l'altro scontro deve essere finito perché non sento più rumori di lotta, a fatica mi rialzo e mi dirigo verso gli altri cavalieri. Percepisco il mondo attorno a me come attraverso una spessa cortina che mi ovatta la vista l'udito e persino il tatto. Quando li vedo sono appoggiato ad un albero, il sangue che cola dalle ferite infertemi da Bud e una traccia di sangue rappreso che da un orecchio scende lungo il collo. Sono raccolti attorno alla ragazza, Shun, che ha delle ferite simili alle mie, è sostenuto da Igor. Non voglio che mi vedano: non solo sono stato sconfitto, ma non sono riuscita a proteggere Shun. Il sangue che cola dalle mie ferite si porta via molta energia e presto mi trovo col fiato corto sotto questo sole cocente. Crollo ai piedi di un albero, devo riuscire a teleportarmi alla ghiacciaia, lì non dovrò combattere anche col caldo, ma per quanto mi concentri non riesco a muovermi, sono troppo indebolito dalle ferite, se riuscissi almeno a richiamare a me la mia armatura, potrei avere qualche speranza.
«Bellatrix! Mi spiace ci sono solo io, ma se ti succedesse qualcosa Shun non me lo perdonerebbe mai. Meglio nuove vesciche che morire.»
Ikki sprigiona un calore molto forte, ma dalla forza delle sue braccia traggo un innegabile conforto.
«Grazie Ikki»
Pochi minuti dopo Ikki mi deposita sul mio letto in ghiacciaia.
«E così l'invincibile Bellatrix della Grande Nube, che ha infranto persino il mio Fantasma Diabolico è stata sconfitta!» La sua voce è ironica e lievemente crudele, «una nuova esperienza per te. Come ci si sente?»
«Dimmelo tu Ikki. Tu che riesci a leggere così facilmente nelle menti altrui dimmi: come mi sento? Sono stato sconfitto, ma la cosa più grave è che Shun stava combattendo da solo contro un nemico più forte di lui, il Grande Mur mi ha impedito di intervenire e così è rimasto ferito!»
«Perché?»
«Sostiene che dovete concretizzare i risultati che avete ottenuto al Santuario!»
«É vero, hanno bisogno di crescere come guerrieri, Shun soprattutto! Solo io e te abbiamo percepito la presenza del secondo guerriero.»
Detto questo Ikki si alza e mi lascia solo.
Se la mia situazione prima di oggi non era delle migliori questa sera è addirittura peggiorata! Mi vengono rivolti solo sguardi di astio e colgo un commento a mezza voce.
«E aveva giurato di proteggere Shun anche con la sua vita. Hai visto anche tu in che condizioni era ridotto Shun!»
Shun, che ha sentito questa frase, arrossisce violentemente, e mi si avvicina.
«Bellatrix ...» non riesce a guardarmi negli occhi, seguo il suo sguardo che si posa sul mio braccio stretto in vita dove Bud mi ha ferito. «Bellatrix, ma tu sei ferita, perdi sangue! Cosa hai fatto?»
«Non è niente, Shun, no preoccuparti!»
«Hai la camicia inzuppata dal sangue e non dovrei preoccuparmi!» Sembra isterico. «Come ti sei ferita? Dimmelo!»
Se gli dicessi che c'era un secondo guerriero e non se ne sono accorti? Sembrerebbe una scusa, ma non posso neanche dirgli che sono solo le ustioni che si sono riaperte! Si sentirebbe ancor più in colpa!
«Ti ho detto di non preoccuparti! Adesso pensiamo a capire cosa volesse Syd da voi!»
«Syd?»
«Sì, il cavaliere che ti ha attaccato.»
Tutti si voltano verso di me, Asher si avvicina quasi minaccioso.
«Tu lo conosci?»
«L'ho visto una volta o due ad Asgaard, me era un bambino in addestramento, non posso dirvi nulla sulla sua forza o sui suoi attacchi, o perlomeno nulla più di quel che avete visto coi vostri stessi occhi.»
La ragazza è seduta sulla sua solita poltrona che sembra un trono regale, il suo volto è più pallido del solito e le labbra tremano lievemente mentre parla.
«Asgaard è sempre stata una città pacifica, non capisco perché debbano voler attaccarci.»
«Milady potrei andare ad indagare.» É Igor ad offrirsi volontario, starà via per giorni, Shun lo capisce immediatamente ed impallidisce, ma posso notarlo solo io, perché è ancora voltato verso di me e da le spalle alla sala e agli altri cavalieri.
«Credo sia una buona idea Hyoga. Potresti partire domattina con un elicottero della Fondazione.»
«Benissimo Milady.»
Posso vedere negli occhi di Shun una disperazione non avrei mai creduto possibile in un essere umano. Non mi accorgo che se ne è andato finché non sento la porta sbattere. Se fino a questo momento potevo avere dei dubbi, ora non ne ho più. Shun è innamorato di Igor, sono stato solo un passatempo, o forse cercava di dimenticare Igor con me, ma ora non conta più nulla. Mi teleporto in camera di Shun, lui è sul letto che piange disperato, ma si accorge della mia presenza, alza gli occhi. Per un istante ci fissiamo.
«Addio.»
Torno a casa. Dallo zio Mur.


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Shun

Igor domattina partirà per Asgaard e starà via chissà quanto tempo rischiando al vita, non voglio che lui parta! E se non tornasse più? Cosa farei, adesso che ci siamo ritrovati se lo perdessi, come potrei andare avanti? Anche se tengo la faccia sprofondata nel cuscino per nascondere le lacrime sono immediatamente consapevole della presenza di Bellatrix in armatura in piedi accanto al mio letto. Ha l'espressione di chi ha perso tutto e non si aspetta niente altro dalla vita.
«Addio.»
E scompare, non mi lascia tempo di dire nulla. Se ne è andata anche lei. Nuovi singhiozzi mi scuotono e torno ad affondare la faccia nel cuscino. Dopo non so quanto tempo sento un lieve bussare alla porta. Mi tiro su e col dorso di una mano cerco di asciugarmi la faccia.
«Avanti,» per fortuna la mia voce è meno tremante di quel che temessi.
Hyoga entra e guardandomi inclina la testa da una lato.
«Tutto bene cucciolo?»
«E me lo chiedi?» scoppio nuovamente a piangere e mi rituffo nel cuscino.
Hyoga si precipita sul letto ad abbracciarmi.
«Shun ti prego non piangere.»
Mi giro e mi stringo a lui, sento le sue mani che mi accarezzano dolcemente la schiena.
«Come puoi chiedermi di non piangere? Domani partirai per Asgaard e chissà cosa può succederti! Se ti succedesse qualcosa io cosa farei?»
«Vedrai non mi succederà nulla!»
Si stacca un poco da me e mi solleva il volto rigato dalle lacrime con il pollice che poi passa sulla guance ad asciugarle.
«Sei così dolce!» E posa un bacio sulle mie labbra.
«Non mi lasciare Hyoga.»
«Non ti lascerò mai cucciolo.»
«Ma domani te ne vai.»
«É mio dovere, piccolo, dobbiamo scoprire perché i Cavalieri di Asgaard ci abbiamo attaccato!»
«Ma perché devi andarci proprio tu? Non potrebbe andarci Seiya o qualcuno degli altri?»
«Io sono il più adatto, in un clima del genere non dovrò riscaldarmi con l'energia Cosmica e sarò meno facilmente individuabile!»
«Non voglio che tu parta. Non voglio che te ne vada anche tu!»
«Anche?»
«Sì te vai anche tu!»
«Shh, non ti preoccupare. Non mi succederà nulla. E adesso vuoi sprecare queste ore piangendo?»


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Le sue carezze si sono fatte più insistenti, sorrido, non voglio sprecare così queste poche ore che ci rimangono. Lo bacio e la mia lingua non incontra alcuna resistenza a penetrare nella sua bocca. Per qualche momento duelliamo per il controllo del bacio, poi lascio che sia lui a dare il ritmo.
Approfitto del momento in cui ci stacchiamo per prendere fiato per slacciarmi la camicia, ma non la tolgo, vedo i suoi occhi seguire ogni movimento delle mie mani quando salgono al bottone del colletto della sua camicia a slacciarlo. Le sue mani lasciano la mia schiena solo per posarsi dolcemente sul mio petto, scosta leggermente la camicia e con la punta delle dita mi sfiora la pelle mandandomi lunghi brividi lungo la schiena, finche non comincia a giocare con i capezzoli, mi inarco contro di lui, sento il suo cuore battere all'impazzata contro il mio.
«Voglio essere tuo, adesso!» Riesco a mormorare al suo orecchio, passo la punta della lingua lungo il lobo e lo sento rabbrividire.
«Shun...» le sue mani scendono a slacciarmi i pantaloni ma si fermano in una lunga carezza che se possibile mi rende ancor più eccitato, lo imito e sento il suo membro duro e caldo sotto le mani. Questo basta a portarmi molto vicino all'orgasmo, che esplode senza che io possa far nulla quando Hyoga, dopo aver slacciato i pantaloni infila una mano nei boxer e mi accarezza. Mi accascio spossato contro di lui, ma se devo farmi bastare questa notte per molto tempo, questo non mi basta e non può bastare neanche Hyoga, così mi stacco da lui mi alzo dal letto e gli tendo le mani perché mi raggiunga. Mentre si alza faccio scivolare la camicia giù dalle spalle e lui fa lo stesso, mentre lo abbraccio fa scivolare i pantaloni a terra e io mi occupo dei suoi. Restiamo così nudi e abbracciati per qualche momento, le sue mani esplorano il corpo, poi la passione prende il sopravvento e rimanendo abbracciati ci lasciamo cadere sul letto. Mi siedo a cavalcioni sopra di lui, sentire i suoi addominali duri e lisci contro di me mi fa eccitare nuovamente, e lo accolgo in me, il dolore che provo per un istante è nulla paragonato al piacere che lo segue. Hyoga spalanca gli occhi e trattiene il fiato, poi comincia muoversi, scivola quasi fuori per poi rientrare con una spinta decisa. La carezza dei nostri corpi mi eccita sempre di più. Ad ogni sua spinta l'ondata di piacere che mi sommerge mi fa gemere, e lui geme con me, fino all'ultima spinta, s'inarca contro di me, lo sento in profondità che esplode, mentre io inondo il suo ventre, la mia voce che lo invoca si confonde con la sua che invoca me.


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Igor

Anche io sono triste per l'imminente separazione, ma aver visto Shun quasi distrutto dal dolore mi ha provocato sentimenti contrastanti: mi ha gettato nella disperazione perché so di essere la causa della sua tristezza, ma mi ha fatto sentire anche estremamente felice perché se è così triste per la mia partenza tiene davvero a me! Mi sono odiato per questo: come posso essere felice dell'infelicità della persona che amo? Ma anche solo vedere il suo viso mentre facciamo l'amore è così eccitante che tutti i miei pensieri svaniscono.
Dopo l'orgasmo lo stringo a me, non vorrei separarmi da lui, ma il dovere verso Athena deve superare i nostri sentimenti personali, ma adesso non voglio pensarci, voglio solo imprimere in ogni cellula del mio corpo il ricordo del mio angelo, e voglio lasciare su di lui il segno del mio amore.
Comincio a baciargli il collo, Shun mugola proprio come un gattino, poi aumento la pressione, le mani di Shun si aggrappano alla mia schiena e dalla sua gola esce un basso gemito, quando mi stacco un grosso livido si è già formato all'attaccatura del suo collo. Che idiota! avrei dovuto ricordarmi che la sua pelle è così delicata!
«Oh Shun, non volevo lasciarti un segno così evidente!»
«Meglio, così tutti sapranno che ti appartengo.»
Si struscia contro di me, sento contro una gamba che si sta eccitando, riprendo a baciarlo, mi allontano dalle sue labbra seguendo la linea del mento e giù per il collo lungo la vena e lungo la clavicola fino all'incavo alla base del collo. Non lascio le mani inoperose e accarezzo dolcemente la sua schiena su e giù, fino alle natiche così sode e calde, le stringo per un attimo, poi mentre con un dito stimolo l'apertura, con l'altra mano scivolo lungo un fianco fino al suo membro eretto. Nel momento in cui lo sfioro Shun trattiene il fiato e geme. Ma non ho intenzione di fermarmi, lo accarezzo a lungo mentre Shun mormora il mio nome. Lo giro sulla schiena e mi sposto lungo il suo corpo lasciando una scia di baci lungo il tracciato, fino all'ombelico dove mi fermo, con la lingua traccio i contorni e poi scendo fino alla congiuntura della pelle, allora prendo a succhiare piano piano. Con la coda dell'occhio vedo le mani di Shun che artigliano le lenzuola, ma la mia lingua scivola sulla sua pelle di seta fino all'inguine e su per la sua virilità. Nel momento in cui la mia bocca lo avvolge Shun annaspa alla ricerca d'aria. A guardarlo così dolce e delicato non si direbbe che in realtà sia così grande. In pochi secondi mi abituo alle sue dimensioni, e comincio a muovermi avanti e indietro fin sulla punta che lecco con voluttà. Improvvisamente Shun inarca la schiena, reggendosi sulle braccia tese, le mani stringono la stoffa del lenzuolo, quasi soffocandomi, e con un gemito che è quasi un urlo viene nella mia bocca. Resta così ansante poi si lascia cadere.
«Hyoga,» dalla mia posizione il suo petto che si solleva m'impedisce di vedere il suo volto, ma riesco ad immaginarmelo, le gote arrossate, sul volto ancora espressioni di piacere, potrei venire anche solo pensandoci. «Hyoga,» sentire Shun che mormora il mio nome, ecco cosa vorrei sentire per il resto della mia vita. Non voglio più sentirlo gemere per il dolore delle ferite o piangere per lo strazio che gli provocano le battaglie. Voglio sentirlo gemere di piacere e piangere di gioia. Risalgo lungo il suo corpo baciandolo ancora, un'idea sfiora la mia mente, ma per realizzarla devo attendere che Shun si riprenda. Non voglio mettergli fretta, posso aspettare buona parte della notte, mi basta essergli accanto.
«Hyoga.»
«Dimmi, tesoro mio,» sussurro al suo orecchio.
«Ma questa volta tu non hai...»
«Non importa cucciolo, è stato bellissimo, tu sei bellissimo.»
Le sue guance si fanno scarlatte, è ancora più delizioso così.
«Importa eccome! Adesso ci penso io.»
E sfiorandomi il petto con quei suoi capelli di seta, scende lungo il mio corpo, fino a leccarmi in punta. Alza la testa, si lecca le labbra e con un sorriso malizioso mormora.
«Che buon sapore hai...»
E si china nuovamente su di me. Sentire la sua bocca calda e umida che mi avvolge dà sensazioni indescrivibili, non riesco a distinguere i singoli movimenti, sento solo il piacere che cresce da un istante all'altro, finché non raggiungo l'orgasmo. Shun succhia con avidità ogni goccia ed io resto ansante ed inerme sotto di lui. Si sdraia al mio fianco e lo bacio dolcemente, sulle sue labbra c'è ancora il mio sapore. Mi assopisco per qualche minuto e lo stesso succede a Shun perché quando riapro gli occhi lo trovo addormentato al mio fianco. Quando dorme è ancora più bello, se possibile! Non so se lasciarlo dormire o svegliarlo. Gli bacio delicatamente gli occhi e le labbra, a quest'ultimo bacio lui risponde protendendo la punta della lingua a sfiorarmi le labbra, gli lascio via libera. Il bacio si approfondisce e si fa più passionale, sta risvegliando i nostri corpi, sento il sangue che pulsa veloce nelle vene e percepisco l'eccitazione di Shun nei respiri affannati che esala quando ci separiamo.
«Shun, senti... Questa volta voglio essere tuo.»
Mi guarda con una dolcissima espressione interrogativa.
«Voglio sapere cosa si prova ad appartenerti. Voglio prenderti dentro di me.»
Spalanca i suoi grandi occhi di giada finché sono enormi ed arrossisce fino alla punta dei capelli. Apre la bocca come per parlare, ma non dice niente.
«Ti amo Shun, e voglio che il nostro rapporto sia paritario, non è giusto com'è andata fino ad oggi!»
«Hyoga,» non riesce a dire nient'altro, mi guarda spaesato, sembra addirittura spaventato. Non voglio essere la causa della sua paura, allora lo bacio e comincio ad accarezzarlo, fino a fargli dimenticare la mia proposta e tutto riprende come sempre.
La mattina seguente io e Shun ci salutiamo in camera, non vuole scendere, dice che non reggerebbe a salutarmi davanti agli altri. Lo capisco, ma non mi rende più facile partire, allontanarmi da lui. Devo svolgere la mia missione in meno tempo possibile.














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