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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +1, dicembre (15)] [Credits & Disclaimers]



L'incontro

Allart Regis-Duvic Hastur MacAnndra

"Chi vuol conoscer, donne, il mio signore,
miri un signor di vago e dolce aspetto,
giovane d'anni e vecchio d'intelletto,
imagin de la gloria e del valore:
di pelo biondo, e di vivo colore,
di persona alta e spazioso petto,
e finalmente in ogni opra perfetto,
fuor ch'un poco (oimè lassa!) empio in amore."

Gaspara Stampa

Allart inciampò e cadde. Indirizzò un paio di imprecazioni oltremodo colorite alle sue gambe, che sei mesi di degenza avevano rammollito, e si sforzò di alzarsi. Forse, uscire in cortile non era stata una buona idea...
Con sorpresa, la sua mano, che annaspava in cerca di un appiglio, ne incontrò un'altra, pronta ad aiutare. Sobbalzò.
«E tu chi sei?»
Non aveva ancora finito di parlare, e già si sarebbe morso la lingua: per la sorpresa, aveva apostrofato quella mano tesa in cahuenga, per giunta dando del tu a qualcuno che, magari, gli era superiore per età, rango e laran! Quasi si rallegrò di avere il sole negli occhi, che gli impediva di distinguerne i tratti...
Ma, a dissipare ogni suo imbarazzo, sorse una risata schietta e spontanea; il ragazzo - tale appariva, dalla stretta e dalla voce - lo aiutò ad alzarsi. Quella mano, gentile ma forte, lo trasse verso un angolo che la luce solare non illuminava direttamente, così i suoi occhi, adattandosi alla diversa luminosità, poterono mettere a fuoco un viso franco e colorito, incorniciato da folti capelli bronzei, che si trovava, pressappoco, alla stessa altezza del suo; e questo lo stupì, perché era abituato a sovrastare i coetanei. Ma, rammentando la forza di cui aveva fatto mostra e notando come il suo corpo apparisse tonico e muscoloso, si chiese - più confuso che mai - se la giovinezza dei lineamenti non lo traesse in inganno a tal riguardo.
«Per rispondere alla tua domanda,» disse intanto quello in cahuenga, ancora con un luccichio allegro in fondo agli occhi, «mi chiamo Domenic-Rafael Ridenow-Aillard. Oh, non pensare che abbia riso di te,» in effetti, Allart lo stava fissando come se fosse stato un mostro a tre teste, «ma, in questa benedetta Torre, non avevo ancora incontrato nessuno che si concedesse il lusso di imprecare, parlare in cahuenga e dare del tu al prossimo. Macché! Tutti a ripulirsi il vocabolario, a darsi del vai Dom qui e vai leronis lì... Sono arrivato da sette giorni, e li ho passati tutti a sforzarmi di non ridere in faccia a queste marionette! Sono contento che ci sia anche qualche essere umano!»
Allart cercò di dare un senso alla sua bocca aperta: non riuscendo a trovare nulla da dire, scoppiò a ridere. Una risata esitante dapprima, poi sempre più sicura, cui Domenic fu ben felice di unirsi. Alla fine, ripreso fiato, il giovane Hastur inalberò un'espressione sardonica e sfoggiò la sua migliore riverenza:
«Z'par servu, vai Dom.» Sfoderò un ghigno da canaglia. «Non pensiate che vi fissassi per mancanza di rispetto,» abbassò gli occhi come una fanciulla, «ma, in questa Torre così soffocante, voi sembrate una folata di Vento Fantasma!»
Domenic ridacchiò: «E' la prima volta che sento usare il casta per fare battute! Non credevo neppure che fosse possibile
«Sembra incredibile, è vero, ma si può.» Aveva risposto in cahuenga, ma adesso sembrava la cosa giusta da fare. Chissà perché.
Si sorrisero nuovamente.
«Oh, perdonatemi!» fece Allart, tornando al casta, come per istinto. «Non mi sono ancora presentato: il mio nome è Allart Regis-Duvic Hastur y MacAnndra.»
Domenic si inchinò. «Vai Dom,» soggiunse, mostrando una padronanza perfetta del casta, «posso avere l'onore, io infimo tra i Comyn, di apostrofare un Figlio di Aldones con il tu? E anche di parlare in cahuenga, se così fosse gradito a vossignoria: sarebbe una boccata d'aria fresca... o una folata di Vento Fantasma, se vi pare!»
«Certamente,» replicò Allart, anch'egli ben felice, in segreto, di poter usare il cahuenga. «Ma, se non te ne sei già accorto, con la maggior parte della gente, qui, è meglio parlare in casta, prima che ti diano del villan rifatto. E' stupido, lo so, ma che vuoi farci?»
«Oh, due o tre persone hanno già avuto modo di dirmi quel che pensano di uno che parla in cahuenga... non credo che ripeterò l'errore!» rispose Domenic, con una smorfia tra l'amaro e il bellicoso.
«Io non ho avuto questo problema, ma a casa mia si parla regolarmente in casta, perciò...»
«Eh già, a Castello Hastur, figuriamoci...»
Allart lo fissò un istante, sbalordito; poi si diede del cretino. Naturalmente, Domenic non sapeva nulla di lui, né lo avrebbero saputo gli altri telepati (La cosa lo amareggiò alquanto). Sospirò. «Non so se a Castello Hastur sia così, ma mia madre non tollererebbe nulla di diverso, a Navan.»
Toccò a Domenic restare di stucco.
«Navan? Ti prego di perdonare la mia ignoranza, parente, ma non ho mai sentito nominare questo possedimento degli Hastur.» La sua confusione era quasi palpabile.
«Non mi stupisce, è una piccola valle senza importanza, poco oltre il Kadarin.» Avrebbe voluto magnificare il feudo paterno, ma non aveva voglia di spiegare il complesso intreccio politico che gli permetteva di sopravvivere.
«Oltre il Kadarin? Credevo che, al di là del fiume, dominassero gli Aldaran.» Era chiaro che la confusione di Domenic si era, semmai, accresciuta.
Allart fece spallucce. «Da noi non hanno mai osato mettere il naso, e sono ormai vent'anni che mio padre, Dom Damon MacAnndra, governa sulla valle in nome dei Comyn.» Il suo tono si era fatto fiero. «Certo, prima le cose stavano diversamente, quello era un covo di banditi, il covo,» abbassò la voce, «di Gwynn lo Sfregiato.»
La reazione di Domenic superò le sue più rosee speranze: «Tuo padre ha sconfitto Gwynn lo Sfregiato?» chiese attonito, con un filo di voce.
«Proprio così. Credi che, altrimenti, gli avrebbero concesso di sposare una donna degli Hastur?» Assaporò il piacere di averlo lasciato senza parole, poi soggiunse: «Mi sorprende, ad ogni modo, che queste storie vecchie e di scarsa importanza si raccontino ancora, a Serrais.»
Domenic rise di nuovo e Allart gli fece eco. Gli sembrava di non aver mai udito nessuno ridere, non da quando era alla Torre.
«Io non ho nulla a che fare con Serrais! Sono cresciuto ben lontano dal cuore del Dominio. Conosci Dom Diego Ridenow?»
«Temo proprio di no, parente. E' tuo padre?»
«Il mio padre adottivo.» Domenic fece una smorfia. «Se così si può dire.»
Allart lo fissò, incuriosito, ma non disse nulla.
«Mia madre, Domna Annelys Aillard, è morta quando avevo due anni; mio padre, Dom Kester Ridenow, l'ha seguita tre anni dopo. Dom Diego è il mio tutore e padre adottivo.»
«Oh.» Il giovane Hastur era veramente a corto di parole. «Mi spiace.»
«Grazie, ma non ce n'è motivo, davvero. Non ricordo affatto mia madre e non sento la mancanza di mio padre. Dom Diego non è una persona molto amorevole, ma... insomma, non mi lamento. Perlomeno, non soffro di nostalgia!»
Ma Allart comprese che c'erano molte cose su cui quello sconcertante ragazzo biondo taceva. Tentando di allontanarsi da temi troppo personali, gli sorrise e chiese: «Allora non tornerai a casa, terrorizzato dal laran
«Non penso proprio; finora, non ho visto nulla di spaventoso. E tu?»
«Temo di aver visto ancora meno di te: fino a cinque giorni fa, sono rimasto in preda al delirio... sai, il malessere della soglia...» Domenic annuì. «Oggi ho lasciato la mia stanza per la prima volta e, come hai potuto vedere, non sono molto in forma.» Ridacchiò, nervoso. «E non ho potuto imparare molto, finora, anche se la tenerésteis si dice fiduciosa. Sostiene che ho molto talento... un talento insolito
Domenic aggrottò leggermente la fronte. «Insolito? Non sono sicuro di capire.»
«Neanch'io,» rise Allart, franco. «Possiedo il Dono degli Elhalyn, ma non so cosa ci sia di insolito, in questo. Tuttavia, la tenerésteis ritiene probabile che io possieda altri donas, ancora latenti; alcuni di quelli più antichi, sai.»
«I più pericolosi,» assentì il biondo, serio.
«Proprio. E anche i più difficili da rilevare, visto che non sono esattamente il pane quotidiano, neanche ad Arilinn. Io non me ne preoccupo, per ora: il Dono che conosco mi dà già abbastanza daffare!»
«Il Dono degli Elhalyn... non credo di averlo mai sentito descrivere. In cosa consiste? Se non sono indiscreto...»
«Oh, non è certo un segreto; il Dono degli Hastur, quello nessuno sa cosa sia. Forse perché non si vede da troppo tempo. Ma il donas Elhalyn è ancora piuttosto comune e, qui alla Torre, lo conoscono tutti. E'una specie di preveggenza, ma complicata...»
«Credevo che quello fosse il Dono degli Aldaran.»
«E'quello che ho detto anch'io; ma un Aldaran vedrebbe un futuro soltanto, non più futuri contemporaneamente.» Rabbrividì. «E'difficile da descrivere.»
«Più futuri?» Domenic era chiaramente perplesso. «E qual è quello giusto?»
Allart crollò le spalle. «Forse non c'è.»
«Davvero un donas complicato. Non che quello dei Ridenow sia semplice da controllare...»
«Quindi possiedi il Dono del tuo clan?»
«Sì, e in una forma molto vicina a quella pura, mi è stato detto, anche se la mia ascendenza è piuttosto distante dalla linea principale del Dominio. Pare che io abbia il potenziale per sfruttare l'empatia in maniera attiva e che questo faccia di me un Monitore ideale.»
«Beh, sono contento per te. Io sembro un caso più complicato, non hanno ancora idea di cosa farmi fare.»
«Un Tecnico, magari?»
«Non so. Non ci ho riflettuto molto.» "Mi rendo conto di non sapere un accidente sulle Torri... mi manca il materiale su cui riflettere!" «E'così importante?»
Domenic rise: «Per me, no di certo! che ne so, di cosa fa davvero un Monitore, o un Tecnico?» Risero insieme. «Ma sembra che ci sia gente che considera i Monitori telepati di rango inferiore.»
Allart era perplesso. «La tenerésteis mi ha spiegato che...» Corrugò le sopracciglia, nello sforzo di ricordare. «... Che, in un Cerchio, tutti sono egualmente importanti, perché tutti sono necessari, dal Monitore alla Custode. Togli un elemento soltanto, e non avrai più il Cerchio. Come se togliessi un pezzo di circonferenza.»
«Sembra senz'altro più giusto. A me non l'hanno detto. Come mai la tenerésteis te l'ha spiegato?»
Allart Hastur non poté fare a meno di sollevare il capo con orgoglio: «Si occupa personalmente del mio addestramento.»
Domenic era palesemente colpito; tacque per un momento. «Lo fa con tutti gli Hastur?»
«Non che io sappia. Ma dice che questo donas è difficile da controllare e che potrebbero esserlo anche quelli latenti, casomai venissero alla luce.» Aveva parlato in tono neutro, ma Domenic - forse per merito del suo Dono - avvertì la sua preoccupazione.
Come evocata dalla loro conversazione, Marelie Hastur, Dama e Custode di Arilinn, emerse nel cortile. Indossava la veste cerimoniale color cremisi, come sempre; e, come sempre, si rivolse ad Allart con quella voce inespressiva che il ragazzo trovava ancora strana, tanto più che - come aveva scoperto - non significava affatto freddezza.
«Nobile Allart, vedo che siete uscito. Non è un male - la vostra salute può solo guadagnarci - ma, in futuro, avvertite uno dei kyrri, se pensate di non rientrare per l'ora della lezione.»
Benché la voce della Custode non contenesse traccia di rimprovero, Allart chinò il capo, mormorando mortificato: «Z'par servu, vai leronis
«Nobile Domenic.» Il ragazzo biondo scattò in piedi, confuso, e arrossì. «Mi parlano molto bene di voi. Sembra che possediate talento, intelligenza e buona volontà. Ma ricordate che questi doni non significano nulla, senza la disciplina
Domandandosi cosa, esattamente, fosse giunto alle sue orecchie, anche il giovane Ridenow mormorò: «Z'par servu, vai leronis
«Nobile Allart.» Con un cenno del capo, lo invitò a seguirla all'interno della Torre. Il ragazzo si alzò quasi di furia, rischiando di cadere; ma Domenic lo sorresse di nuovo.
«Grazie,» mormorò. «Ora ce la faccio... mi sono alzato troppo in fretta, tutto qui.»
Domenic lo fissò negli occhi. «Sicuro?»
Allart sentì di poter ricambiare quello sguardo franco e diretto: «Sì. Grazie ancora.» Gli regalò uno dei suoi sorrisi più affascinanti. «Ci vediamo.»
«A presto,» rispose Domenic, un po' imbarazzato dalla presenza di Marelie Hastur.
Con un altro sorriso, il giovane telepate dai capelli rossi si allontanò, al seguito della Custode, seguito dagli occhi incuriositi del biondo. Ecco, finalmente, qualcuno che, pur essendo un Hastur, sembrava una persona interessante... Addestrato dalla Formidabile Marelie, per giunta. Come poteva essere, la Custode da vicino?
Scrollò le spalle, pensando che la giornata sembrava perfetta per una cavalcata. Dopotutto, non aveva impegni e Regis, il suo castrone (forse l'unica cosa al mondo che potesse davvero chiamare sua), avrebbe certamente apprezzato un po' di moto. Senza altri pensieri, si diresse verso le scuderie.










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Disclaimers

Intento a riconquistare la forma fisica perduta nei lunghi mesi di immobilità forzata, Allart incontra un nuovo arrivato alla Torre, Domenic-Rafael Ridenow-Aillard.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008