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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +2, febbraio (15)] [Credits & Disclaimers]



I desideri son sogni...

Caleb Leynier & Sybil-Anne Lindir-Aillard

A cosa pensi, caria
Sybil-Anne era davanti alla finestra, lo sguardo fisso sul mare e sui gabbiani. Caleb conosceva quello sguardo e quell'aria imbronciata.
«Ho parlato con Emaline.»
"Soltanto parlato?"
"Beh, abbiamo avuto uno scambio di opinioni sulle solite cose. Oh, non mi va giù, Caleb!"
Le appoggiò una mano sulla spalla, con affetto. Desiderava farle dimenticare le discussioni con Emaline, stringerla e baciarla fino a toglierle il fiato e far l'amore con lei per vederla gioire. Ma aveva lavorato duramente nel Cerchio, negli ultimi giorni, e non sarebbe stato in grado di fare niente. Si limitò ad abbracciarla e a comunicarle le sue intenzioni, che avrebbero atteso un momento migliore. Ma Sybil, ancora irritata dalla discussione con l'altra donna, non gli rispose con tenerezza, seguendo il filo dei propri pensieri.
«Lo sai, come figlia minore sono sempre stata abituata all'idea che qualcun altro avesse del potere, per così dire, istituzionalizzato. Ma, al tempo stesso, ho capito che chiunque aveva delle capacità proprie, e che poteva usarle in un modo che è soltanto suo e che non ha nulla a che vedere con l'anno di nascita e i doveri familiari.» Caleb lo sapeva bene: era un figlio minore anche lui, e come Sybil aveva dovuto ritagliarsi un proprio posto all'interno della famiglia, con i suoi meriti e capacità.
«Per Emaline» continuò la donna, «dovremmo esser tutti uguali, pensare tutti allo stesso modo e restare nel posto dove ci ha messo la nostra famiglia. Oh, accidenti, lo so che sarebbe nostro dovere dare dei figli alle nostre famiglie e così via, ma non possiamo essere anche noi stessi, nel frattempo? Non possiamo desiderare più di quel che abbiamo e facciamo? No, per lei dobbiamo fare solamente quel che ci viene imposto dalle nostre famiglie, dal Consiglio dei Comyn e dalla Custode. Se fosse per lei, saremmo ancora come nelle Età del Caos. Beh, io ho ventidue anni e la mia testa non ce l'ho solo per dividere le orecchie!»
«Lo so, caria, lo so bene.»
Emaline Di Asturien era una lontana parente di entrambi, e come loro lavorava alla Torre di Dalereuth. Il lavoro nel Cerchio, in genere, andava bene, ma di tanto in tanto i caratteri opposti delle due donne scatenavano lunghe discussioni che non avrebbero mai cambiato l'opinione di nessuna delle due. In sostanza, Emaline era una tradizionalista mentre Sybil sognava ancora di poter cambiare il mondo.
Quella mattina, Caleb era rimasto a controllare le comunicazioni attraverso i relais ma aveva presto iniziato ad avvertire un leggero disagio. Tornato in camera per riposare, aveva finalmente scoperto la causa del fastidio: lui e sua moglie erano in stretto contatto e si influenzavano spesso a vicenda, cosa che li faceva prendere in giro dagli altri.
Leonie lo diceva spesso: quando Caleb ha il raffreddore, è Sybil che starnutisce.


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Il lavoro previsto per quella notte era di semplice routine: si trattava di ricaricare un po' di lampade e ripararne alcune rotte o crepate. Sybil e Caleb si disposero ai propri posti, l'uno di fronte all'altra, e si rivolsero un ultimo sorriso prima di dimenticarsi di tutto ciò che li circondava ed unire la mente agli altri. Il momento della fusione era sempre piacevole e quasi esaltante: era passata quasi una stagione dall'inserimento dell'ultimo componente del Cerchio, perciò avevano avuto il tempo di armonizzarsi fra di loro, di conoscersi ed imparare a lavorare tutti insieme.
Emaline avrebbe fatto da monitore, ed il suo viso bello ed austero era illuminato dal bianco dell'abito mentre si sedeva all'esterno del Cerchio di telepati. Ora la sua consapevolezza si accostò lentamente a quella degli altri e Sybil, già in leggera trance, si sentì sfiorare dal tocco leggero, che lei associava istintivamente ad una sottile garza di lino. Per un momento le tornò in mente, a distrarla, il ricordo della discussione avuta poco tempo prima. Emaline raccolse da lei il pensiero e riuscì a stento a frenare l'irritazione per non farla riverberare sugli altri, ma la vicinanza mentale la fece avvertire in pieno a Sybil. La giovane donna si impose di concentrarsi e scacciare la sensazione per non rallentare il lavoro. Entro qualche istante erano entrambe di nuovo calme e concentrate, inconsapevoli di tutto al di fuori del flusso di energon. Però la sensazione era stata raccolta anche da Caleb e Gisela, e quest'ultima fece un po' di fatica a concentrarsi di nuovo influendo a sua volta su un paio degli altri.
Il lavoro iniziò a rilento e si trascinò nella serata con qualche distrazione ogni tanto, fino a che la Custode non lo interruppe, esasperata.
«Ma cosa succede questa sera? Siete tutti distratti come dei ragazzini il primo giorno di addestramento! Sybil-Anne lavori qui da cinque anni, e tu, Emaline, dopo due anni a Corandolis ed uno a Dalereuth...»
"...Vi sembra il caso di litigare come fanno le bambine per i dolci alle noci?"
Il fatto che il rimprovero non fosse stato pronunciato non lo rese meno duro o meno efficace, e le due donne abbassarono gli occhi, imbarazzate. Fortunatamente, in quel momento arrivarono due kyrri con altrettanti vassoi carichi di dolcetti, pane e composta di frutta ed i telepati si divisero in due gruppi per rifocillarsi.
Tutti erano consapevoli - e come avrebbero potuto non esserlo? - dell'incompatibilità caratteriale fra Emaline e Sybil, ma raramente ne erano stati direttamente coinvolti, e fecero finta che niente fosse accaduto, ramanzina inclusa. Educatamente, nessuno commentò il fatto che le due donne fossero state ben attente a servirsi ciascuna da un diverso vassoio.
"Che cosa devo fare con loro?" Si interrogava intanto Fiora. "Questa stagione hanno avuto già tre litigi di una certa importanza, e la tensione non fa che aumentare e scaricarsi su tutto il Cerchio. Dovrò trovare una soluzione al più presto, o finiremo per impazzire."
Con le barriere mentali ancora abbassate, Sybil percepì parte di quei pensieri, e si sentì stringere lo stomaco. Non voleva essere causa di problemi o discordie alla Torre, ed amava tutti i componenti del suo Cerchio: voleva bene perfino ad Emaline, nei periodi in cui non litigavano! Scorse sul viso dell'altra una smorfia simile alla sua. Probabilmente anche per Emaline era la stessa cosa, si disse. Non era colpa loro, se non erano fatte per vivere insieme a stretto contatto... ma qual era l'alternativa?
"Lo so benissimo qual è: una di noi deve allontanarsi, tornando a casa o cambiando Torre. Ma io non voglio abbandonare né Dalereuth né l'uso del laran."
Anche se era sposata con Caleb, sapevano entrambi che non era il caso di rischiare gravidanze: conoscevano bene i rischi dei matrimoni fra consanguinei e lei, per quanto sana, aveva un fisico esile e poco adatto alla gravidanza. Da bambina aveva spesso sentito dire, sul suo conto, che non sarebbe mai diventata una donna e che non avrebbe mai avuto bambini; quando aveva poi raggiunto la pubertà, una leronis sua parente le aveva detto che non era comunque il caso di avere dei figli. Perciò, almeno per il momento, lei e il marito non sarebbero tornati a casa, per crescere una famiglia. Entrambi erano poi appassionati alla scienza delle matrici e all'uso del laran, e non avrebbero mai voluto adagiarsi nell'ozio, a guardare il mare per tutta la giornata.
Quanto ad Emaline, pensò, aveva sentito dire che la sua famiglia l'aveva promessa in sposa, ma per il momento non si era fatto niente. Proprio lei, si disse, che aveva come massima aspirazione quella di passare le proprie capacità a una nidiata di pargoli! Ma anche Emaline era una figlia minore, e il suo destino era di secondaria importanza per i genitori.
Accidenti, non potevano organizzarle un matrimonio, una buona volta? Così loro due si sarebbero riviste, presumibilmente, per le feste e i matrimoni e non avrebbero più avuto occasione di litigare su gerarchie familiari e usi del laran. Sarebbe stato meglio per tutti, si disse, dato che Emaline voleva sposarsi e crescere una famiglia.
Lentamente, i membri del Cerchio iniziarono a dirigersi ciascuno verso la propria stanza, stanchi per la notte di lavoro e il sovraccarico mentale. Sybil notò l'occhiata languida che Gisela lanciava a Caleb e sentì una leggera fitta di gelosia: in realtà, proveniva da un vago senso del dovere, da uno sfocato strascico di conoscenze che si portava dietro, relative alla vita di una Comynara, piuttosto che da un vero e proprio senso di possesso. Ad ogni modo, quel giorno Caleb non sarebbe stato né suo né di Gisela. Entro un paio di giorni, forse... Sybil conosceva Gisela attraverso Caleb e le venne in mente un'immagine assai poco pudica che la vedeva impegnata insieme con l'altra giovane.
"Ma anch'io non potrei: i miei canali sono ancora sovraccarichi per il laran, e non è davvero il caso di ostruirli! Forse è il caso di andare a dormire."
Durante il tragitto verso la loro stanza lei rimase zitta, persa nei suoi preoccupati pensieri. Caleb la osservava anche lui in silenzio, non aveva bisogno di essere un empate per condividere i sentimenti di Sybil, a volte gli sembrava quasi di comprendere meglio le sensazioni di lei delle proprie! Ora però, diversamente dal solito, non sapeva proprio come comportarsi, il suo primo istinto sarebbe stato quello di schierarsi dalla parte della moglie per sostenerla ed incoraggiarla, in fondo ciò che lei asseriva erano le sue stesse idee, le sue stesse speranze... Ma allo stesso tempo si rendeva conto che lo scontro con Emaline non avrebbe portato a nulla: non era certo lei il vero problema, ne era solo una degna rappresentante. Per realizzare i loro sogni si sarebbero dovuti scontrare con tutte le Torri e con l'intero Consiglio! Impensabile! Eppure... Eppure era solo facendo ricorso a tutta la sua autodisciplina che si era tenuto fuori dalla disputa ripetendosi continuamente che se già il lavoro del Cerchio era limitato bloccarlo del tutto non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione...
Si riscosse improvvisamente da quei pensieri, ormai li conosceva a memoria, erano sempre gli stessi che si ripetevano da giorni e giorni, ma sapeva che nemmeno per quella sera avrebbe trovato la soluzione e non era da lui lasciarsi abbattere, lui e Sybil ne sarebbero venuti fuori, ne era certo, l'importante era non perdersi d'animo!
Rinfrancato da queste considerazioni si avviò deciso verso Sybil, la sollevò e la baciò fino a lasciarla quasi senza fiato.
«Finalmente un sorriso! Ora, mia tentatrice, finisci di vestirti, prima che perda il controllo ed accompagnami di sotto, il mio fiol mi ha comunicato che se anche stasera non lo suonerò cambierà padrone.»
Lei non riuscì a trattenere una risata, lo baciò ancora una volta e si cambiò velocemente, dimentica, almeno per un po', dei suoi pensieri: cantò qualche canzone insieme agli altri, prima di ritirarsi per le poche ore di notte rimaste, poi tornò nella stanza dalla quale, quel pomeriggio, aveva guardato malinconicamente il mare.
Mentre si infilava nel letto accanto a lei, Caleb, che poco prima aveva fatto finta di niente come gli altri, le disse: «Forse però sei davvero troppo idealista. Ti procuri un sacco di fastidi, così.»
«Eppure ci dev'essere un modo,» gli rispose mentre scivolava nel sonno, «una soluzione, qualcosa...»


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Il giorno dopo, mentre faceva colazione, ricevette il messaggio che la Custode desiderava parlarle nel proprio studio, una delle stanze più belle della Torre di Dalereuth, dalle pareti rivestite di broccato di seta verde e dalle ampie finestre romboidali che davano sul punto in cui la terra si confondeva con gli scogli.
«Vai leronis...»
«Siediti pure, Sybil-Anne. Del tè?» Le disse gentilmente, ma i suoi occhi chiari erano adombrati.
«No grazie.» Sybil sapeva bene di cosa la Custode avrebbe voluto parlarle: cosa, se non i continui problemi fra lei ed Emaline? Ma non stava a lei incominciare il discorso, ed attese in silenzio per qualche istante.
«Ragazza mia, ti ho vista crescere, ti ho vista perder conoscenza e avere le convulsioni per il mal della soglia, e poi rinforzarti e giungere alla pienezza delle tue capacità. Sei uno dei nostri migliori meccanici, e tuttavia a volte non riesci ancora a controllare le tue emozioni e questo danneggia il nostro lavoro. Non era mai successo niente di simile nella nostra Torre. Voglio essere giusta: farò lo stesso discorso ad Emaline, ma forse, intanto, potrai spiegarmi il tuo punto di vista ed aiutarmi a trovare una soluzione.»
«Mi rendo conto di essere diventata una causa di instabilità, e me ne vergogno.» Le rispose francamente. «Ci ho pensato anche io, soprattutto dopo ieri sera, e sono arrivata alla conclusione che noi due, Emaline ed io, non siamo fatte per vivere a stretto contatto. Non un contatto così stretto come quello che si ha in un Cerchio. Siamo troppo diverse... o forse troppo simili, per quanto assurdo possa sembrare! Siamo entrambe ferme sulle nostre posizioni, diametralmente opposte, e non facciamo che discutere e punzecchiarci. Non ho niente contro di lei, le nostre madri erano cugine, quindi siamo parenti, però non possiamo evitarlo.» Spiegando la situazione, si sentì improvvisamente stupida. Si presumeva che entrambe avessero superato l'adolescenza qualche anno prima, ma i problemi che avevano insieme sembravano davvero quelli di due ragazzine che si disputano dei nastri.
«No, chiya, non siete delle ragazzine. Sai bene come me quanto si possa arrivare vicini a una persona, se vi si lavora insieme in un Cerchio. Mi è stato richiesto l'addestramento per quattro nuovi ragazzi, due maschi e due femmine. Stiamo aumentando il nostro numero, e pensavo che forse potremmo creare un altro Cerchio. Potrei dividervi in questo modo, ma non sono sicura che cambierebbe qualcosa: entrambe voi, dopo una discussione, restate spesso irritate e lo avvertiamo anche quando una di voi due non lavora per... beh, motivi fisiologici.» Fiora tossicchiò per coprire l'imbarazzo. «Ad ogni modo penso che valga la pena provare. Ma non vorresti spiegarmi cosa vi spinge a discutere? Credi davvero che non ci sia niente da fare, perlomeno dal tuo punto di vista?»
«Come vi ho detto, vai leronis, siamo cugine e piuttosto affezionate, ma se fosse per lei Darkover sarebbe ferma all'età dei Cento Regni e gli uomini sposerebbero tre sorelle per volta!» Fiora non poté nascondere una risatina: non era quella che potesse definirsi una progressista, ma aveva già notato le tendenze conservatrici di Emaline, e sentirle descrivere in questo modo le sembrava buffo. Sybil continuò: «Emaline non farebbe mai niente che non sia stato fatto da sua madre e sua nonna prima di lei e si sentirebbe appagata di caricare lampade ed estrarre metalli per metà della sua vita, se questi fossero gli ordini. Invece io credo che noi, nelle Torri, dovremmo sfruttare le capacità che abbiamo per essere più vicini al mondo esterno, anziché separati da esso, chiusi in queste alte mura. Ci sono tante cose che potremmo fare... Ho letto un libro sulle Età del Caos e ho scoperto che quel periodo terribile non ha prodotto solo armi e guerre. Certamente voi lo avrete letto, e saprete che avevano sostanze alchemiche per spegnere gli incendi, che estraevano il rame dall'acqua del mare, e possedevano carrozze volanti per muoversi in fretta da una parte all'altra del mondo.»
Quando si rese conto del punto in cui si era spinto il suo discorso, avvampò. Forse non era il caso di tessere le lodi di quell'epoca storica, come per contestare il modus operandi della Custode e delle nove Torri di Darkover. Fiora non sembrava però irritata o infastidita, era piuttosto persa nei suoi pensieri. Per un attimo Sybil si domandò se l'avesse davvero ascoltata.
«Allora vorresti andartene in giro in un carro volante?»
«Oh no, leronis, non intendevo questo. Beh, senza dubbio sarebbe interessante, ma pensavo piuttosto alle vittime degli incendi o delle tempeste marine, che potrebbero essere portate qui molto più rapidamente per ricevere delle cure. Credo che la scienza delle matrici e l'uso del laran potrebbero fare molto per Darkover, molto più di quanto non facciano già. Siamo Comynarii, e il nostro dovere è servire il nostro popolo, e penso che forse potremmo farlo anche in altri modi.»
«Tutto questo è molto interessante, Sybil. Sapevo che eri appassionata al tuo lavoro, ma non credevo che lo fossi fino a questo punto. Peccato che sia troppo tardi per questo, ma avresti potuto essere una Custode molto agguerrita! Che cosa ne dice tuo marito?»
«Caleb è d'accordo con me... anche se forse non è altrettanto entusiasta.»
La Custode annuì, sempre un po' distratta. Alla fine si scosse, alzandosi in piedi, e disse: «Molto bene, forse anche lui può dirmi cosa ne pensa, così come hai fatto tu.»


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Poco dopo si sentirono un paio di colpi alla porta, e la voce mentale di Caleb che domandava il permesso. Entrò e si inchinò alla Custode, salutandola nel modo tradizionale, interrogandosi nel frattempo sulle ragioni per cui era stato convocato. Aveva capito il motivo per cui era stata chiamata la moglie, ma lui non aveva mai interferito nei rapporti che lei aveva con gli altri membri della Torre. Ad alta voce disse solamente: «Z'par servu, vai leronis
Fiora accettò i segni di deferenza con un cenno del capo e lo invitò a sedersi accanto all'altra donna. Vedendoli fianco a fianco - concentrandosi sulla vista degli occhi e non quella del laran - si rese conto una volta di più di come i due si somigliassero: entrambi alti, sottili, scuri di capelli. Ma dopo tutto non era strano, dal momento che erano cugini.
«Buongiorno, Caleb. Immagino tu ti stia chiedendo perché ti ho convocato qui. È ormai nota a tutti, qui nella Torre, la situazione fra Sybil ed Emaline.» Alzò la mano, per prevenire la sua risposta. «Sì, so bene che tu non interferisci, e te ne siamo tutti grati: non vorrei che nella mia Torre ci fossero schieramenti e rivalità come in certe altre. Ad ogni modo, Sybil mi ha parlato dei suoi interessi, delle sue speranze per il futuro delle Torri, e del modo in cui cozzano con le idee della vostra parente.» Gliene fece un riassunto piuttosto rapido, dal momento che lui era già a conoscenza di questi fatti. «Qual è la tua opinione, dunque?»
Caleb, sospirò, e così alla fine si era arrivati al punto in cui non ci si poteva più astenere dall'esprimere un parere! Beh, tanto meglio allora, mantenersi neutrale gli era costato così tanto che ora il sollievo datogli dal potersi finalmente esprimere compensava l'irritazione dell'essere trascinato apertamente nella discussione.
«Vai leronis,» rispose, abbassando le barriere mentali per dimostrare la sua sincerità, «devo ammettere che anche io condivido le idee di Sybil - non vorrei essere frainteso, il lavoro che svolgiamo è certamente utile ed importante, ma... Non posso fare a meno di pensare che forse i limiti che noi stessi ci siamo imposti sono troppo angusti. Lo studio delle potenzialità del laran e delle matrici è la mia vita, la ragione per cui sono entrato in una Torre, ma è molto frustrante per me vedere che ogni mia ricerca finisce in un vicolo cieco!»
Sybil gli sfiorò la mente, in modo delicato come una carezza, e per un istante furono legati dagli ideali comuni, dalla condivisione di un sogno che non si sarebbe mai realizzato. Il contatto fu brevissimo, ma liberò emozioni abbastanza forti perché Fiora le percepisse.
"Due idealisti senza speranze... non avevo mai immaginato - e senza quest'occasione non avrei mai potuto immaginare - che fossero così convinti delle loro idee, che non si trattasse soltanto di frasi dette tanto per dire nelle chiacchierate a cena. Ebbene, dovremo farne qualcosa..."
«Molto bene, grazie Caleb. Mi rendo conto soltanto ora di quanto entrambi siate risoluti. Ad ogni modo, prima di prendere una qualsivoglia decisione devo parlare con qualcuno... e prima fra tutti Emaline stessa. Vedremo di sbrogliare la faccenda.»
Li congedò dunque, mentre faceva un gesto verso il suo servitore kyrri perché andasse a chiamare la giovane Monitore. Mentre si incamminavano per le scale della Torre, Sybil sfiorò il braccio del marito.
«Cosa credi che farà? Non mi sembra arrabbiata, piuttosto infastidita. Ma è chiaro che non sa che pesci prendere e questo la mette a disagio.»
«Non deve essere una situazione usuale per una Custode: avere due telepati addestrate che non fanno che punzecchiarsi - scusa, caria, ma è davvero così - e poi non avere idea su cosa può fare per rimetterle al loro posto. Immagino che tutte le Custodi siano abituate ad avere sempre il massimo controllo sulle loro Torri.»
«Me l'aveva detto, la mamma, che per quelli della Torre sarei stata una bella gatta da pelare. Però pensavo si riferisse solo al mal della soglia!»
«Stupida!» Le disse Caleb, prendendola in giro.
Erano ormai arrivati alle loro stanze, e ripresero le loro attività giornaliere: Caleb aveva iniziato a leggere un testo di teoria delle matrici, in cerca di una legge di meccanica che gli sfuggiva, mentre Sybil accordava il rryl. Entrambi erano nervosi: egli non riusciva a concentrarsi sulle parole, distratto dalle note discordanti, mentre la donna continuava a stringere ed allentare le corde, senza raggiungere mai la purezza del suono, infastidita dal fruscio delle pagine e dalle parole che lui pronunciava a mezza voce. Poteva inoltre percepire chiaramente il fastidio di lui, e questo non l'aiutava. Alla fine rinunciarono ai loro tentativi, con due grandi sospiri.
"Non ce la faremo mai! Continuo a domandarmi cosa voglia fare di me la Custode. Secondo te con chi vorrà parlare, a parte Emaline?"
"Non ne ho idea, preciosa, con gli altri del Cerchio, forse."
"Vorrei quanto meno saperlo..."
"Lo so, ed anche io voglio saperlo. Ormai ci sono dentro con tutte le scarpe. Alla fine ha parlato di noi due come di una persona sola, o così mi è sembrato di capire dalle parole e dai pensieri."
Per un attimo, Sybil lanciò un'occhiata alle loro catenas, identiche se non fosse stato per le diverse dimensioni. In un certo senso, loro erano una persona, così vicini... E il suo destino avrebbe interessato anche Caleb. Deglutì a vuoto: e se la Custode avesse deciso che, dopotutto, non era fatta per stare in una Torre? Forse sarebbe riuscita a vivere una vita normale, da Comynara, usando il laran giusto per ritrovare qualche oggetto smarrito o per aiutare un nipotino colpito dal mal della soglia, ma non avrebbe potuto imporlo a Caleb, che si era sempre comportato in modo ineccepibile.
«Smettila di tormentarti!» Le disse ad alta voce, e solo allora Sybil si rese conto di avergli trasmesso parte dei propri pensieri e delle proprie angosce. «Da' qua questo rryl, vediamo di accordarlo e poi magari scendiamo giù a vedere chi ha voglia di ascoltare qualche canzone, d'accordo? Ad ogni modo non sapremo niente fino a che Fiora non deciderà che è il caso di farcelo sapere, quindi tanto vale cercare di distrarci un po'.» Si alzò, avvicinandolesi, e prese in mano il piccolo strumento.
«Hai ragione, koi, ma non è così semplice. Speriamo vada tutto bene. E poi sono convinta che Emaline dovrebbe tornare a casa per sposarsi, ha quasi diciott'anni ormai, cosa vogliono aspettare?»
Caleb ridacchiò, prima di risponderle: «Poi magari farà come noi: due decadi a casa per organizzare le ultime cose, altre due per fare bella figura con le famiglie, e via di nuovo alla Torre!»
«Non so, dipende da quel che le ordinerà il marito, non credi?»
«Già. Però se io ti avessi ordinato di non venire qui alla Torre, tu mi avresti incenerito, come si conviene ad ogni mogliettina devota.»
«Tesoro, sono una Aillard, non puoi pretendere che sia sottomessa. La mamma non me l'ha mai insegnato. Però ho tante altre doti, e tu mi ami comunque.» Rispose Sybil, trattenendosi per non ridere.
Egli si chinò su di lei per baciarla ed, avendo le labbra occupate, formulò mentalmente la risposta: "Sfrontata! Me l'avevano detto, di non sposarti, ma sono così testardo e ti ho voluta lo stesso..."
Si distrassero, per il momento, ma tornarono ad interrogarsi sul loro destino per tutta la giornata e per buona parte della notte. Di tanto in tanto uno dei due iniziava a rimuginare, pensava ad una qualche possibilità, e coinvolgeva l'altro, fino a che non si costringevano a smetterla, esausti. Durante la notte dormirono male, sognando tutto quel che sarebbe potuto accadere nel loro futuro, continuando a svegliarsi, riaddormentarsi e muoversi nel letto.


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"Caleb, Sybil-Anne..."
Era la Custode. Caleb chiuse bruscamente il libro, mentre sua moglie annaspava per ritrovare la seconda scarpa finita chissà come sotto ad una poltrona, e cercava d'infilarla al piede sbagliato (che aveva già la sua scarpa) per la fretta. Si precipitarono allo studio di Fiora con tutta la fretta permessa dal mantenimento di un certo decoro. Il tono mentale della chiamato era stato tranquillo, quasi distratto.
"Tu cosa pensi?"
"Non saprei, Caleb. Te l'ho detto, vero, che pensava ad un secondo Cerchio..."
"Sì, mezza dozzina di volte."
"...Beh, ad ogni modo spero che non metta Emaline ad addestrare i ragazzi. Non farebbe che ripeter loro doveri su doveri."
Arrivarono davanti alla porta, e ricevettero l'autorizzazione ad entrare. Fiora li aspettava seduta su una poltrona, vicino ad un basso tavolino con caraffe e dolci. Aveva l'aspetto tranquillo mentre sorseggiava una tisana, e le sue barriere erano piuttosto alzate, in modo che non poterono intuirne i pensieri.
«Vai leronis, z'dia shaya.»
«Anche a voi, sedetevi pure. Come vi avevo detto, ho preso i miei contatti, ed ora posso farvi una proposta che vi può interessare. Vi devo però domandare di avere la massima discrezione su quello che sto per dirvi.»
Colse lo sguardo ed il contatto mentale che i due si scambiarono per un attimo, e sorrise, sperando che il velo cremisi potesse nascondere un po' il suo divertimento. Ma non era giusto lasciare che la coppia davanti a lei temesse chissà cosa: erano visibilmente preoccupati e non avevano idea di cosa aspettarsi, nonostante non fosse effettivamente successo niente di grave.
«Ho parlato con la mia parente Fiona... Aillard. Sybil, credo che sia anche tua parente, non è così?»
«Fiona di Neskaya, intendete dire? Sì, ma fa parte di un altro ramo della famiglia... e non la vedo da anni, ormai, da quando ero una ragazzina.»
«Sì, vedo che hai capito a chi mi riferisco, ma non possiamo più chiamarla Fiona di Neskaya, ormai.» Sorrise nuovamente.
Sybil batté le palpebre, perplessa. Che Fiona si fosse coperta di disonore? No, non era certo possibile! E allora...?
«Fiona,» continuò la Custode, «non è più a Neskaya perché ha realizzato, o quanto meno sta cercando di realizzare un progetto simile a quello che voi due sognate: ritrovare gli antichi usi del laran o, perché no, inventarne di nuovi. È un progetto segreto, almeno per il momento, e ne sono a conoscenza solo le Custodi delle Torri. Per questo vi prego di non diffondere queste informazioni.»
Caleb e Sybil si scambiarono un'altra occhiata, sempre più perplessa, ma con una scintilla di speranza.
«Ho esposto alla mia parente la nostra situazione, mettendola a parte dei vostri sogni e desideri, ed è sembrata molto interessata ai vostri talenti e alla vostra esperienza per la sua Elvas.» Pronunciandone il nome, mandò loro un'immagine mentale del villaggio e della Torre verde, e qualche informazione sul lavoro che vi si svolgeva.
"Elvas? Ricordo questa immagine, ma..."
"Ma certo, l'abbiamo sognata! O almeno pensavamo fosse un sogno..."
"... la scorsa primavera se non mi sbaglio..."
"... sì, nel periodo del disgelo..."
"... non avevo riconosciuto la mia parente..."
"... parlava di rinnovamento..."
"... e di speranza..."
"... allora..."
"... forse...?"
I pensieri si sovrapposero e le arrivarono come una massa indistinta di ricordi, speranza ed euforia. Le ricordarono la sua giovinezza, quando la Custode le aveva proposto di iniziare ad addestrarla per poi farle prendere il suo posto. Anche lei era stata così euforica. Si concesse un sorriso, nel guardare i due volti che splendevano per le aspettative. Li vedeva fremere, come se non vedessero l'ora di partire. E probabilmente era così.
Bene, si disse, aveva visto giusto per i due giovani. Si augurò che l'irruenza non li portasse a compiere scelte sbagliate, ma confidava nel loro raziocinio. E poi il progetto di Fiona e dei suoi colleghi andava avanti bene, stando a quel che ne sapeva.
Il fuoco nel camino era stato mantenuto basso, dal momento che la stagione era calda, ed ebbe all'improvviso un guizzo di fiamme.
«E va bene, ragazzi miei, tornate pure nelle vostre stanze, prima di darmi fuoco allo studio! Ho già capito che siete interessati alla mia proposta e, se vorrete partire, Fiona di Elvas vi aspetterà con piacere.»
"Grazie, non sapete che speranza ci avete dato..."
"Anche se dovessimo lasciare Dalereuth - e ci ricorderemmo sempre della vostra bontà - ne varrebbe la pena."
I due avevano parlato mentalmente, forse perché poco sicuri della propria voce.


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Continuarono a scambiarsi mentalmente impressioni e progetti, probabilmente infastidendo una buona metà dei telepati alla Torre, fino a che non furono arrivati in camera.
«Ebbene...» iniziò Sybil, leccandosi le labbra improvvisamente secche.
«Andiamoci subito! Quanto meno, voglio dire, nel sopramondo per renderci conto, per vedere se le cose stanno come dice Fiora...»
«Andiamoci, sì.» Ripeté la moglie.
«Pensa a quale potere, e a tutto ciò che se ne potrebbe fare.» Ricominciò Caleb. «Insomma, si potrebbe studiare a lungo, in teoria...»
«Ma anche nella pratica, Caleb!» Lo interruppe lei, ridendo. «Chissà che genere di reti useranno e che genere di lavori... io non voglio più riparare la crepa di una lampada in vita mia, giuro!»
«Allora partiamo... voglio dire, quando?»
«Ma quando vuoi tu, amore!» La donna andò ad aprire l'armadio in cui conservavano i vestiti di entrambi, e a parlottare tra sé e sé. «Quello grigio sicuramente, e anche quello rosa. Quello verde ha bisogno di esser ripreso in vita, ma ad Elvas ci saranno sicuramente dei sarti, no? E i sandali, quelli con le piume e quelli semplici, e poi gli stivali per il viaggio... ah, e ovviamente l'abito per cavalcare. E un vestito da gala, perché anche sulle montagne si festeggiano i solstizi! Credi che debba portare anche la collana di perle e il fermaglio d'argento?»









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Disclaimers

I telepati Sybil Anne Lindir Aillard e Caleb Leynier cominciano a soffrire del clima tradizionalista della loro Torre.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008