[Home] [La storia del Progetto Elvas] [Regole Utilizzate]
[Personaggi] [Luoghi] [Racconti] [Download]
[Cronologia] [Genealogia] [Dizionario] [Musiche] [Immagini e Disegni]
[Giocatori] [Incontri] [Aggiornamenti] [Credits] [Link] [Mail]
barra spaziatrice
[torna a Racconti] [E.S.T. dE +2, luglio (5), flashback a dE +2, gennaio] [Credits & Disclaimers]



Sotto le quattro lune

Chya

Era iniziata una nuova giornata. Il sole era appena sorto, doveva muoversi! Chya scese dal letto, balzò in piedi e, dopo essersi velocemente dedicata alla toilette mattutina, infilò i primi vestiti che le capitarono in mano e uscì dal piccolo e luminoso alloggio che le aveva assegnato la Vedova in via del tutto eccezionale. Lavorava alle Terme da poco più di otto mesi e, nonostante sapesse che molti si chiedevano come poteva sopportare di stare con la sua datrice di lavoro, a lei non importava: stava bene come non le capitava da anni.
La Vedova, nonostante qualcuno la ritenesse un'impicciona senza speranza, in realtà era gentile, solo che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno e, in questo, erano uguali. Che fosse per questo che si trovavano così bene? Il lavoro era stancante ma non troppo, era sempre rimasta affascinata dalla cura del proprio corpo, fin da quando era una girovaga. Non era facile definire il suo lavoro alle Terme, di tutto un po': riordinare, pulire, occuparsi di asciugamani, oli ed essenze, e naturalmente svolgere qualsiasi commissione per la Vedova. Soprattutto quelle alla Gilda delle Rinunciatarie... Era risaputo che tra la Vedova e alcune delle Amazzoni non correva affatto buon sangue!
Lei era la sola, tra le dipendenti della Vedova, ad alloggiare dentro lo stabile delle Terme e la sua stanza era stata ricavata da una specie di magazzino al piano terra in precedenza non molto usato. Su una parete c'erano ancora le scaffalature dove una volta c'erano boccette e contenitori di ogni forma e dimensione, che lei stessa aveva dovuto faticosamente trasportare in un altro luogo. Il suo primo incarico lì alle Terme...



barra

Sei mesi prima

Buongiorno domna, mi chiamo Chya, mi chiedevo se poteste avere bisogno di un aiuto.» Ero entrata in quell'edificio sconosciuto, le Terme di Elvas, circa un'ora dopo la chiusura serale. Il piano terra era deserto, così mi ero diretta verso le scale e, in quel momento, avevo visto la tremenda, formidabile, ineguagliabile padrona di quell'edificio su cui tanti mi avevano messa in guardia.
"Strano," avevo pensato, "non è più giovane ma ha uno sguardo che trafigge". Non avevo perso tempo, e mi ero presentata ("Ci tiene così tanto all'educazione e alle buone maniere, mi raccomando!" mi avevano gentilmente avvisato). E a quel punto, per la prima ma non per l'ultima volta, mi ero chiesta se era stata davvero una buona idea quella di presentarmi lì. Ma dovevo pur mantenermi nell'attesa di decidere cosa fare di me e della mia vita!
La Vedova non mi aveva risposto, ed era rimasta lì a fissarmi attentamente. Poi, improvvisamente: «Ah, ho capito chi sei, la girovaga che ha creato tutta quella confusione giù allo Scoundrel! Eppure non sembri così aggressiva come mi aspettavo. Arruffata sì, e anche non troppo curata, ma inoffensiva.» Ero rimasta senza parole, non sapevo se ridere, arrabbiarmi o picchiarla. E invece ero arrossita, inaudito. Ed ero rimasta in silenzio, sentendomi inutile come la quinta gamba di un cavallo.
«Sì, suppongo che tutto sommato potrei avere bisogno di un altro aiuto, c'è sempre così tanto da fare qui... Come hai detto che ti chiami giovane cara?» E così era iniziato il nostro rapporto lavorativo. Le raccontai come ero arrivata ad Elvas e di cosa avevo bisogno (anche se sospetto tuttora che lei sapesse già tutto quello che le interessasse di me), e lei mi aveva accompagnato davanti ad una porta chiusa del piano terra, un magazzino sovraffollato. «Questa è la tua camera, porta ciò che sta dentro nel magazzino in fondo al corridoio a destra, organizzati come vuoi e poi vieni a cercarmi nel primo sotterraneo.» Se ne andò senza aggiungere una parola, e io iniziai a lavorare; cos'altro potevo fare?
Con grande sorpresa scoprii che quel vecchio magazzino non era malaccio. C'era un letto, una cassapanca dove riposi i miei abiti, e numerosi scaffali dove appoggiai armi e attrezzi da girovaga. In un angolo c'era un treppiede dove avrei potuto mettere un catino per lavarmi al mattino, e c'era perfino una finestra che lasciava entrare un po' di luce. Certo, avrei dovuto strofinarla un bel po' prima di poter definire accogliente quella stanza. Fui velocissima e in un'ora avevo terminato. A quel punto scesi nei sotterranei, talmente belli che ne rimasi affascinata. Lì trovai la Vedova che iniziò a spiegarmi la struttura e il funzionamento della vita lì alle Terme. Specificò quali erano i suoi alloggi e dove sarei potuta entrare, e naturalmente i compiti che mi sarebbero spettati dal giorno seguente. Non mi lasciò senza assicurarsi che avessi approfittato di una vasca delle Terme per ripulirmi e acquisire un aspetto perlomeno decente. Mi portò unguenti da passarmi sui lividi e su alcune cicatrici, e insistette perché prendessi l'abitudine di spazzolare i miei capelli arruffati. Non sapevo cosa pensare di una donna così ironica ed esperta, scaltra e intelligente. Ma a dire la verità già da allora la apprezzavo, e nei giorni seguenti la mia divenne stima sincera.
Un giorno, senza tanti preamboli, mi chiese da chi avevo preso i miei capelli, ma non appena io mi irrigidii lei esclamò: «Non voglio giudicarti, tranquilla, solo i cavalli e i Comyn si giudicano dal pedigree! Ma sono curiosa, e preferisco sapere la verità da te piuttosto che dai pettegolezzi che girano.» Come fidarmi di lei? Eppure avvertivo sincerità e forza in questa donna, e mi andava bene.
I primi tempi furono molto, molto faticosi, dall'orario di apertura a quello di chiusura correvo tra i vari piani a portare ai clienti asciugamani, unguenti, essenze. In certi momenti mi dovevo preoccupare che il salottino privato fosse fornito di jaco e di altro da mangiare, mentre dopo la chiusura iniziava il processo di pulizia e riordinamento. Credetemi, anche se eravamo in quattro a darci il cambio, alla sera ero distrutta e non sognavo che di dormire.
Man mano che i giorni passavano la Vedova iniziò ad apprezzare il mio lavoro e la mia serietà, e ad affidarmi compiti di responsabilità. Iniziai a svolgere commissioni che mi portavano fuori dalle mura di quello che per me era diventato un alloggio sicuro, e i primi tempi non ne ero entusiasta. Sospetto che la Vedova, che amava girare per le strade di Elvas a caccia di pettegolezzi, avrebbe facilmente potuto cavarsela da sola, ma credo avesse deciso di spingermi a socializzare. E la accontentai; non dico che creai amicizie profonde, ma almeno iniziai a conoscere gli abitanti di Elvas, e a farmi conoscere e rispettare a mia volta. Il mio carattere riservato e guardingo non mi permetteva altro. In particolare amavo gli incarichi che mi portavano in cerca di unguenti e essenze dalle Rinunciatarie. Dopotutto per molto tempo avevo pensato di diventare una di loro, anche se al momento avevo deciso di aspettare. L'edificio era bello ed efficiente, e mi trovavo bene a parlare soprattutto con le ragazze più giovani, suppergiù della mia età. Gli argomenti non mancavano, stavo alla larga dai pettegolezzi ma mi intrattenevo volentieri a parlare di armi e cavalli.
La mia vita procedeva così, tranquilla e senza scossoni. Con i primi soldi che guadagnai decisi di ripagare gli abiti nuovi che la stessa Vedova mi aveva portato il mio primo mattino di lavoro, sostenendo che non avrebbe accettato la mia offerta di lavoro se non mi fossi adeguata allo stile e all'eleganza delle Terme. E io mi ero adeguata.



barra

Presente

Dopo la rapida toilette, Chya si precipitò fuori dal suo alloggio e si diresse verso la cucina, dove preparò una veloce colazione solo per se stessa (la Vedova provvedeva da sola ai suoi pasti ai piani superori), ma mentre mangiava si macchiò di jaco. Proprio in quel momento sentì i familiari passi scendere le scale, dunque si precipitò in camera, urtò con il ginocchio il cassettone, e mentre si cambiava gli abiti sporchi cercava a tentoni una spazzola per provvedere alla sua capigliatura che aveva dimenticato di pettinare quella stessa mattina. Fu così che trenta secondi dopo, pulita ma dolorante, si presentò davanti alla Vedova per le commissioni mattutine.
La Vedova, perfettamente pettinata e impeccabilmente vestita, le disse che aveva circa un'ora di tempo per recarsi alla Gilda per rifornire la settimanale riserva di essenze e profumi, e che nel ritornare alle Terme avrebbe dovuto sbrigarsi, perché clienti speciali avevano richiesto la vasca del secondo sotterraneo e bisognava che il servizio fosse come sempre perfetto, perciò doveva essere là.
La mattinata dunque si preannunciava frenetica, infatti di ritorno dalle commissioni bisognò occuparsi di preparare alla perfezione il piano sotterraneo, provvedere agli ospiti di tutte le vasche e a tutte le altre cose relative, mentre la Vedova si dedicava a chiacchierare ora con uno ora con un altro, diplomatica e affabile. Non che lei non si desse da fare, ma non era mai affannata o scarmigliata. Nel pomeriggio, dopo un veloce spuntino, Chya si ritrovò con un paio di ore libere, e siccome non le piaceva oziare, preferì andare verso il boschetto limitrofo per esercitarsi come al suo solito con la spada e la lotta. Quando tornò era già ora di ricominciare, e alla sera bisognava riordinare. Non si poteva dire che la sua vita sociale brillasse, infatti di tempo libero gliene rimaneva ben poco! Alla sera, poco dopo aver cenato da sola in cucina, la Vedova venne a cercarla.
«Seguimi, è ora che ti mostri una cosa,» disse semplicemente, e così Chya si affrettò ad andarle dietro giù per le scale che portavano ai piani sotterranei. Con suo grande stupore, continuò a scendere verso il secondo sotterraneo, ma, invece che dirigersi verso la sola costosissima sala in funzione per il pubblico, la Vedova si diresse verso un corridoio poco illuminato.
Già dal primo giorno di lavoro la Vedova era stata chiarissima con la sua nuova inserviente: «Puoi andare dove vuoi tra il piano terra e il primo piano dei sotterranei, ma mai e poi mai voglio che tu venga nei miei appartamenti o che cerchi di entrare nelle stanze chiuse a chiave.» Invece ora, dopo aver svoltato in quel corridoio sconosciuto, stava estraendo da sotto le sue voluminose gonne l'enorme mazzo di chiavi delle Terme, e con gesti abili e precisi aveva aperto la serratura dell'imponente portone che sembrava bloccarlo completamente pochi metri dopo la curva.
Il portone si spalancò senza far rumore, e lasciò intravedere uno splendido vestibolo arredato con mobili pregiati, da cui si diramavano alcuni corridoi, sulle cui pareti si aprivano numerose porte, che la Vedova si premurò di spiegare come fossero spogliatoi e cabine, tutti ben arredati anche se polverosi. Le donne seguirono fino alla fine il corridoio centrale, leggermente in discesa, e si ritrovarono in un'enorme, altissima sala scavata nella roccia con ben quattro vasche piene di acqua.
La Vedova iniziò a spiegare: «Vedi Chya che meraviglia? Questo è il cuore delle Terme, e queste vasche sono un capolavoro di idraulica: ognuna ha una temperatura differente dalla successiva, sono tutte rifornite di acqua corrente e rappresentano il mio sogno personale da quando le ho riscoperte. I piani che ci sovrastano mi rendono molto, per non parlare dell'altra sala qui al secondo livello, ma ti sarai accorta anche tu come il lavoro aumenti sempre di più, e negli affari per continuare ad essere competitivi bisogna sapersi rinnovare... E poi qui è splendido non trovi anche tu?»
«Domna, ho sempre creduto che tutto l'edificio delle Terme fosse incredibile ma questo... questo è divino. Ha intenzione di aprirlo presto?»
«A dire la verità è un sogno che accarezzo da tempo, ma è un'impresa molto costosa che prenderà molto tempo. Non ho alcuna intenzione di iniziare prima di un paio d'anni, e poi per ora volevo solo mostrartelo: avremo bisogno di aumentare le forniture, e di assumere almeno altre due o tre persone… Allora cosa ne dici?»
La Vedova accompagnò la ragazza per tutta la sala, e insieme discussero di tutti i dettagli. A Chya girava la testa, era un progetto talmente affascinante ed eccitante! Naturalmente la Vedova le ordinò il silenzio più totale sui loro progetti. La notizia doveva essere preparata molto bene commercialmente, avrebbe dovuto rappresentare uno degli avvenimenti memorabili nella vita della comunità di Elvas. Le due donne risalirono verso il piano terra, ed entrarono in uno dei salottini privati prediletti dalla proprietaria, dove continuarono a definire gli ultimi dettagli.
Ad un certo punto la Vedova esclamò: «Bisognerebbe pensare ad un nome d'effetto per il nuovo piano, non possiamo continuare semplicemente a definirlo come il secondo sotterraneo, non è per niente indicato. Solo che non riesco a farmi venire in mente niente di adatto, che ricordi immediatamente a chi lo sente la magia di quel luogo suggestivo, con quelle magnifiche quattro vasche. Per caso hai qualche idea ragazza?»
«Beh, è davvero un luogo magico, con quella cascatella naturale e i riflessi sull'acqua! Mi chiedevo se potesse piacervi un nome un po' particolare...» La Vedova si agitò sulla poltroncina, drizzando le orecchie. «Pensavo a qualcosa come le quattro lune? O qualcosa del genere. Dopotutto le vasche sono quattro...» Chya era quasi spaventata di aver espresso un'opinione personale a quella formidabile donna, forse aveva commesso un errore, ma ormai era fatta.
Il viso della proprietaria era imperscrutabile, lo sguardo concentrato sulle possibili implicazioni. Alla fine sorrise, e tutto il suo viso si rischiarò: «Mia cara ragazza, hai avuto un colpo di genio. Il suo nome sarà quello, è perfetto: suggestivo, magico, un po' romantico e anche misterioso. La gente accorrerà a fiumi. Sotto le quattro lune, ecco come si chiamerà. Ogni vasca avrà un nome, sia esso Mormallor, Liriel, Kyrddis o Idriel e sopra ognuna di esse faremo incidere il nome o qualcosa di simile. Vieni, ti preparo una tazza di jaco, dobbiamo festeggiare. No, non in cucina, per di qua.»
Chya la seguì, felice di aver soddisfatto quella sua benefattrice che le aveva appena dimostrato tanta fiducia nel mostrarle il piano segreto e che la stava addirittura portando nei suoi appartamenti. E, seguendola per le scale conosciute, le parve di sentirla sussurrare: «Non vi pentirete di ciò che avete fatto sotto le quattro lune!» Che incredibile donna d'affari.










barra









Disclaimers

Dopo sei mesi passati al suo servizio, Chya viene messa a conoscenza di un prezioso segreto delle Terme

torna all'inizio







The Elvas Project © 1999 - 2008
© SDE Creations
Ultimo aggiornamento: 31/12/2008