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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +1, dicembre (20)] [Credits & Disclaimers]



Debiti

Coryn MacAran

La porta della Torre era di quercia robusta, lucidata fino a farla risplendere, i pannelli intarsiati in betulla formavano su tutto lo specchio della porta il disegno della Torre stessa. Era stata montata la mattina precedente la Festa del Solstizio e, nonostante fossero passati già due mesi, Piedro non era ancora riuscito ad osservarla per bene. Certo l'aveva vista nascere e crescere durante tutto l'autunno e la prima parte dell'inverno e aveva anche aiutato passando sgorbie, martelli, pialle, pulendo il pavimento dai trucioli o stando semplicemente tra i piedi. Coryn vi aveva dedicato tutto il tempo che riusciva a sottrarre all'avviamento dei campi ed alla ristrutturazione della casa. A volte pensava ad alta voce che fosse vergognoso per un carpentiere e falegname metterci quasi cinque mesi a creare una porta. Ma una volta completata aveva detto a tavola: «È la porta migliore che abbia mai creato.» La mamma si era alzata e lo aveva baciato. «Domna Fiona e Dom Damon, ne saranno entusiasti.»
Mentre Coryn bussava, Piedro gli tirò una manica.
«Papà è veramente bellissima!»
Coryn piegò le ginocchia fino a trovarsi all'altezza degli occhi del figlio e scompigliandogli affettuosamente i capelli sorrise.
«Sono fiero che mio figlio trovi bellissima la mia opera.»
La porta scivolò sui cardini leggera e senza emettere un suono. Manolo li fece entrare e li scortò in una stanza, in cui li attendevano i membri del Cerchio originario di Elvas. Seduta su un'alta poltrona Fiona era attorniata dai suoi telepati, Damon sprofondato in una poltroncina, con la testa rivolta verso Kelan, in piedi alle sue spalle. La scena si ripeteva quasi speculare alla destra di Fiona: Dana seduta e Shonnach alle sue spalle.
Mentre Manolo portava un panchetto per Piedro, Kelan e Shonnach si accomodarono nelle poltroncine. Coryn, nonostante la poltrona alle sue spalle, rimase in piedi. Quando i cinque telepati furono seduti Coryn s'inchinò profondamente.
«Vai Domna, a veis ordenes emprézi. Vai Dom. Mestre. Kelan.»
Ognuno di loro gli rispose con un cenno del capo, accompagnato da un sorriso più o meno ampio, tranne Shonnach che scoccò all'uomo uno sguardo duro, non più sospettoso del solito, ma nemmeno più amichevole.
Fu Fiona a prendere parola.
«Accomodati Coryn, qui non servono tutti questi formalismi. Puoi anche chiamarmi per nome, sai?»
«Vai Leroni, non potrei mai, vi mancherei di rispetto!»
Fiona sorrise.
"Avevi proprio ragione Kelan, sono proprio fatti l'uno per l'altra."
«Comunque ti abbiamo chiamato per saldare il nostro debito. Quanto ti dobbiamo per la porta?»
Coryn sbiancò e dovette respirare a fondo prima di riuscire a balbettare.
«Vai... Vai Leroni, voi... voi non mi dovete assolutamente nulla.»
«Non è vero, Coryn,» Damon lo guardò a lungo, «hai lavorato a quella porta sottraendo tempo alla tua casa e ai tuoi campi, dobbiamo ripagarti.»
«No, vai Dom, io non voglio essere pagato per quel lavoro.»
«Ma, Coryn, hai usato del legno splendido,» Dana si alzò e si avvicinò all'uomo, «e io di vegetali me ne intendo! E poi l'intaglio con la figura della Torre... Coryn, un capolavoro del genere merita un compenso.»
«L'unico compenso che voglio è che tenga fuori il freddo da questa Torre. E visto che oltretutto vi piace, posso dire di essere stato ripagato a sufficienza. E se adesso voleste scusarmi, avrei del lavoro da fare.»
Kelan sfiorò il braccio di Damon che annuì.
«Va bene Coryn,» ignorò l'occhiata che le tre donne gli rivolsero e si voltò verso il suo scudiero. «Kelan, accompagnalo alla porta, per favore.»
Coryn si accomiatò con un inchino, subito imitato da Piedro.
Quando furono sulla porta, oggetto della discussione, Coryn l'accarezzò con lo sguardo.
«È la porta migliore che abbia mai realizzato. Sono contento che sia la porta di una Torre!»
«Senti Piedro, perché non vai a dire alla mamma che porto Coryn con me a pranzo da Alar?» Tirò fuori da una tasca un barretta di frutta secca avvolta in un tovagliolo che il nipote prese senza farselo ripetere.
«Come si dice, Piedro?»
«Sì, kiyu Kelan. Grazie kiyu Kelan. Va bene papà?»
«Sì, così va bene, ma non mangiarti subito quel dolce, che altrimenti ti rovini l'appetito. Adesso vai a casa.»
«Sì papà. Ciao kiyu Kelan.»
Piedro si allontanò di corsa sgranocchiando la barretta.
«Non avresti dovuto dargliela, Kelan, avrebbe fatto quel che gli hai chiesto anche senza quell'incentivo.»
«Non dire così, Coryn, era solo un dolcetto di frutta secca.»
Con un finto piglio severo Coryn sentenziò.
«Tu li vizi troppo!»
«Altrimenti a cosa servirebbe uno zio vedovo se non a viziare i nipoti?»
«Povero me. E quanto lo vizierai Aidan che sarà tuo figlioccio?»
«Lo vizierò più di quanto viziassi il mio piccolo,» lo sguardo di Kelan si era fatto cupo.
«Scusami, non volevo riportarti alla mente cose tristi.»
«Non ti preoccupare Coryn, non sono mai così distanti dalla mia mente da esservi riportate. I pensieri tristi sono diventati i miei compagni di vita.»
Dalla porta del Northern Scoundrell arrivava un profumino decisamente invitante, quel giorno Alyson aveva dato il meglio di sé cucinando un delizioso stufato di chervine alle erbe. Coryn e Kelan innaffiarono il tutto con del sidro secco e aromatico, mangiarono in silenzio, Coryn cercando di capire quanto avessero rattristato il cognato quei suoi stupidi commenti e Kelan cercando il modo migliore per affrontare la spinosa situazione in cui si era trovato.
Quando gli altri avventori del locale ebbero finito di mangiare e furono usciti per sfruttare al meglio le poche ore di luce, Kelan si schiarì la gola e, per guadagnare altro tempo, fece un cenno ad Alar che, oltre il bancone, stava asciugando dei boccali.
«Alar, fa i miei complimenti ad Alyson, quello stufato era assolutamente delizioso, e portaci due boccali di sidro dolce.»
Mentre l'ex mercenario provvedeva a soddisfare l'ordinazione Kelan sospirò.
«E va bene, da qualche parte devo pur cominciare. Senti Coryn per quella faccenda della porta...»
«Kelan, credevo di essere stato chiaro. Non voglio essere pagato!»
«Ma perché?»
«E me lo chiedi anche?»
Kelan non rispose subito, Alar stava posando tre boccali. I due MacAran non avevano parlato sottovoce, ma neanche a voce così alta che Alar dal banco di mescita potesse intendere tutto. Alar prese una sedia e si accomodò a cavalcioni.
«Se mi spiegate la situazione, posso darvi il mio parere.»
«Non c'è bisogno di pareri, Alar, ho fatto un lavoro per la Torre, fine della storia.»
«La porta? La guardavo stamattina. È proprio bella. Ma qual è il problema?»
«Non c'è nessun problema.»
«E invece c'è. Fiona e Damon lo vogliono pagare, ma lui non ne vuol sapere.»
«Io li prenderei. Sui soldi non si sputa.»
«Lo sappiamo che TU li prenderesti,» i due MacAran risposero in coro e scoppiarono a ridere, mentre Alar li gratificava di uno sguardo di finta superiorità alzando un sopracciglio, tra una risata e l'altra Kelan trovò il fiato di commentare.
«Neanche fossimo i gemelli!»
Quando si furono calmati Coryn sorseggiò del sidro.
«Sono Comyn. Non posso farmi pagare da dei Comyn
«Sei pazzo se non prendi quei soldi. Che t'importa se sono Comyn, anzi meglio prender soldi a loro che ad altri poveracci come noi.»
«Alar! Con il lavoro nelle Torri i Comyn ripagano abbondantemente qualsiasi lavoro un artigiano come me, possa fare per loro!»
«Coryn questo lo so anche io, ma so anche benissimo che tu e mia sorella avrete presto il settimo figlio e la vostra fattoria non ha ancora dato un raccolto.»
«Abbiamo le provviste che abbiamo comprato prima di venire qui. E sapevamo che il primo anno sarebbe stato duro.»
«Coryn, quei soldi possono esservi utili.»
«Elorie ha guadagnato parecchio con i vestiti che ha venduto alle Rinunciatarie per la Festa del Solstizio.»
«Già, ma Dana dovrà litigare con lei perché accetti un compenso per gli abiti che ci sta confezionando. Per non parlare degli stendardi. Neanche per quelli vorrete un compenso?»
«Esatto! Quel che fate in quella Torre è troppo importante! E poi se non fosse per voi io sarei ancora a fare il carpentiere a Caer Donn.»
«E avresti fatto un mucchio di soldi dopo l'incendio.»
«Ma grazie a voi ho potuto avere un pezzo di terra mia da lasciare ai miei figli. I Comyn lavorano nelle Torri per tutti e con questo lavoro loro ripagano quello di cui hanno bisogno, qualsiasi cosa sia!»
Coryn finì in un sorso il suo boccale di sidro e si alzò.
«Alar, quanto ti devo?»
«Coryn, avevo detto che saresti stato mio ospite! E non transigo.»
«Va bene Kelan, ma una sera di queste vieni a cena da noi.»
Kelan sorrise, alzandosi a salutare il cognato.
«Con piacere!»
Arrivato sulla porta Coryn sbuffò e rivolto agli altri due rimasti seduti al tavolo commentò:
«Le giornate sono così corte in questo periodo e la luce così poca. Sarà praticamente già buio quando arriverò a casa e se penso ai lavori che devo ancora finire... Almeno non devo seguire i campi!» Stava già uscendo quando si ricordò di una cosa. «Ah Alar, hai visto Benton in giro, oggi?»
«No, ma ieri mi diceva che oggi sarebbe andato oltre il vostro pascolo a nord.»
«Grazie Alar. Ci vediamo Kelan.»
Kelan rimase a rimuginare sul problema, seduto al tavolo che aveva occupato, per tutto il pomeriggio.
«Certo Coryn ha ragione. I Comyn pongono i frutti del lavoro nelle Torri al servizio di tutti e giustamente per ripagarli di questo sforzo, ogni loro necessità deve essere soddisfatta. Anche io sono stato allevato in questa convinzione. Però adesso le cose sono diverse, qui ad Elvas Coryn non ha le stesse possibilità di guadagno che aveva a Caer Donn. E alla Torre non siamo ancora in grado di fare qualcosa per il paese.»
«Abbiamo liberato i torrenti sotterranei, bredhu
Kelan sobbalzò sulla sedia, era convinto di aver chiuso tutte le entrate del suo nido, eppure Damon aveva sentito. Vedendo la faccia costernata di Kelan, Damon non poté fare a meno di sorridere ed intuire i suoi pensieri.
«Le tue barriere sono molto alte Kelan, neanche uno spillo potrebbe entrare nel tuo nido.»
«Ma allora...»
«Stavi parlando a mezza voce.»
«Oh bene... adesso parlo anche da solo!»
«Guarda che l'hai sempre fatto.»
Kelan spalancò gli occhi esterrefatto.
«Quando parli coi tuoi amici pennuti, per gli altri che non li sentono, per me, è come se tu parlassi da solo, ma almeno questa volta il tuo era un discorso sensato. Coryn non ne ha voluto sapere?»
«No. Sai mi sento preso in mezzo. Io sono un contadino, esattamente come lui. Adesso però lavoro nella Torre...»
«Esattamente come me.»
«Sì e no. Tu e gli altri siete Comyn, io no. Insomma sono un contadino, ma vivo e lavoro alla Torre. Faccio parte del Cerchio, ma non sono un Comyn
Damon aprì la bocca per parlare, ma Kelan lo fermò.
«So cosa vuoi dire, che qui ad Elvas le cose sono diverse. Loreena non è una comynara, ma è sicuramente una nedestro di qualcuno dei tuoi parenti. Lo so che Fiona è pronta ad accogliere chiunque sia dotato di buon laran indipendentemente dall'estrazione sociale. So che in tutto il pianeta non c'è un villaggio come questo dove il braccio destro della Custode conosce il garzone della taverna e conosce benissimo i figli di una coppia di contadini che oltretutto abitano fuori del villaggio! Vedi Damon. Io non sono né carne né pesce, sono il figlio di un contadino che lavora nel Primo Cerchio di una Torre. È una posizione anomala la mia, ma mi permette di capire sia la vo, la nostra proposta che il rifiuto di Coryn. È vero che abbiamo ridato acqua calda sia alla fontana che a molti degli edifici del villaggio, ma in quelle case non abita ancora nessuno, quindi per il villaggio non abbiamo fatto nulla.»
La candela, posata da Alar qualche ora prima sul tavolo, si consumò lasciandoli illuminati solo dal fuoco nel camino alle spalle di Damon. Alar si avvicinò al loro tavolo borbottando, posò il vassoio e cambiata la candela andò al camino a prendere un bastoncino incendiato. Accese la candela e la luce dorata si diffuse sul tavolo permettendo ai due telepati di vedere che il liquido nei due grossi bicchieri aveva uno strano colore verdelatteo. Alar tornò al camino e poi di nuovo al tavolo.
«Ecco qui!» Mise i bicchieri davanti a loro. Damon e Kelan squadrarono prima i bicchieri, poi il biondo padrone di casa.
«Cosa c'è dentro?»
«Ma guarda che ingrati! Io vi offro una delizia e voi, per prima cosa, volete analizzarla! Almeno assaggiatela prima.»
«Se non ci dici cosa hai messo in quest'intruglio non se ne parla di assaggiarlo!»
«E va bene. Distillato di grano, latte di chervine e sciroppo di un'erba di Dana. Contenti?»
«No. Le hai chiesto che erba fosse, prima di prenderla e farne uno sciroppo?»
«No, non gliel'ho chiesta, ma Alyson usa quell'erba per il suo stufato, adesso volete assaggiarlo?»
Kelan e Damon si scambiarono un'occhiata dubbiosa, ma presero i bicchieri. Con circospezione bagnarono appena le labbra.
«Buono. Questo esperimento ti è venuto bene, Alar.»
«E allora bevetelo. Da come lo bevete goccia a goccia sembra che non vi fidiate delle mie creazioni!»
I due telepati si schiarirono la gola.
«Ma bene! Io vi offro da bere, invece che segnare sul conto le tre candele che hai consumato oggi, Kelan, e guarda come vengo ricambiato! Alla Torre usate quei vostri globi luminosi, ma qui fuori usiamo le candele, e le candele costano!»
Damon e Kelan si guardarono, mentre i loro volti si illuminavano. Finirono in un sorso quel che rimaneva nei loro bicchieri mezzo pieni e si alzarono.
«Grazie Alar, hai avuto una magnifica idea. Quanto ti dobbiamo?»
L'ex-mercenario stupito dalla reazione dei due mormorò qualcosa a proposito di una ventina di sekal.
Alcuni giorni dopo Kelan, scrollandosi la neve dal mantello, bussò alla porta della fattoria MacAran, gli aprirono Rafe e Kiryll.
«Kiyu! Mamma c'è kiyu Kelan!»
E sparirono all'interno lasciando la porta aperta. Kelan chiuse la porta alle proprie spalle e sentì Elorie che scendeva le scale.
«Buon giorno breda, Coryn è in casa?»
«Sì, mmm senti Kelan, posso parlarti?»
Si sedettero su una panca.
«Coryn mi ha detto che alla Torre vogliono pagarlo per la porta.»
«Sì, ci sembra giusto, voi qui non avete molte possibilità e i...»
«E i campi non sono ancora stati avviati, lo so, e so anche che hai detto queste cose a Coryn, ma adesso sono arrivati anche Edric e Dyan.»
«Due bocche in più da sfamare.»
«No, bredillu, quattro forti braccia per i nostri campi. Coryn ha avuto tantissime ordinazioni di mobili e se arriveranno nuove famiglie, Coryn riprenderà a fare il carpentiere, pur controvoglia.»
«E allora come farete?»
«Io lavoro come sarta per le Rinunciatarie, pagano bene e sempre puntualmente, sono tra le clienti migliori che si possano avere.»
«Ma non ti farai pagare gli stendardi e gli abiti da lavoro del Cerchio.»
«Sai anche tu cosa ci ha insegnato nostro padre e ho chiarito la cosa con Dana nel momento in cui me l'ha proposta. Io non mi faccio pagare dai laranzu'in
«Ma i lavori che fai meritano un compenso.»
«Kelan, anche se non siamo nobili, abbiamo una sola parola. Non accetteremo denaro per i lavori per la Torre. Dalla Gilda, e dagli altri sì, ma non da voi.»
«Ma breda... sii ragionevole. Avete sette figli...»
«So anche questo Kelan, ma io come sarta e Coryn coi mobili guadagniamo abbastanza e dei campi potranno occuparsene i gemelli.»
«E la guarnigione? Lo sai che Edric e Dyan vogliono creare una nuova guarnigione per Elvas.»
«Solo loro due? Mi sembra difficile, e poi possono sempre curare i campi pur facendo parte della guarnigione.»
«Sì, ma io sono convinto che dovreste accettare i pagamenti.»
Dalla cucina provenne il rumore di pentole cadute ed Elorie con un sospiro si alzò.
«Devo andare a vedere cosa hanno combinato di là. Coryn è nel suo laboratorio. Ti fermi a cena, bredu
«Mi piacerebbe, ma mi aspettano alla Torre, adesso ho una pupilla da addestrare. Una Hastur y Alton col dono della pirocinesi. Ha gia fatto tre mesi di addestramento, ma deve imparare ancora molte cose.»
«Vorrei capirne di più, bredu
«Non ti preoccupare, basta che mi ascolti.»
Elorie carezzò la testa del fratello.
«Lo sai che sono sempre qui.»
Kelan sorrise, ma poi si alzò e raggiunse il cognato nel laboratorio, dove Coryn stava lavorando ad un tavolo ottagonale.
«Buon giorno Coryn.»
Il carpentiere alzò al testa dal proprio lavoro ed accolse il cognato con un sorriso.
«Domani dopo pranzo potresti venire alla Torre?»
«Non sarà ancora per quella faccenda del pagamento?»
«Sì, ma Fiona ha una proposta che non potrai rifiutare.»
«Mmm. Vedremo.»


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Il pomeriggio seguente Coryn si presentò alla porta della Torre, gli aprì Manolo che lo portò nella stessa sala del precedente colloquio. Quando aprì al porta i telepati erano tutti in piedi e lo guardavano con l'aria di quelli che la sanno lunga.
«Accomodiamoci,» Fiona mise in atto per prima le sue stesse parole e quando si furono tutti accomodati riprese. «Dunque, Coryn, Kelan mi ha informato di non essere riuscito a farti cambiare idea, ma forse ciò che ti stiamo per proporre lo troverai una buona soluzione, così com'è sembrata noi.»
Fiona fece cenno a Damon che proseguì.
«Abbiamo pensato che per fare quella magnifica porta avrai consumato parecchie candele. Quindi abbiamo deciso di ripagarti in un modo diverso che coi soldi.»
«Quale?» Chiese Coryn che all'inizio del discorso si era sentito quasi esasperato dalla pervicacia che i telepati dimostravano nell'insistere a volerlo pagare, ma adesso era incuriosito.
Damon e Kelan si guardarono sorridendo e dissero in coro:
«Globi luminosi! Così non dovrai spendere soldi per acquistare nuove candele potrà usufruirne anche Elorie per i prossimi ordini che riceverà sicuramente.»
Coryn sospirò.
«Posso pensarci?»
«Davvero hai bisogno di pensarci? Sarebbero un grande vantaggio per voi, e noi avremmo ripagato il nostro debito.»
«Va bene. Posso accettare i globi luminosi.»









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Disclaimers

Coryn MacAran consegna alla Torre la nuova porta per l'ingresso la mattina prima della Festa del Solstizio.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008