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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, maggio (5)] [Credits & Disclaimers]



Come davanti ad una porta chiusa

Damon Aldaran & Dana n'ha Angela

Come sarebbe a dire che salta la seduta?» Amyra e Fiamma si voltarono contemporaneamente a guardare Anndra, gli occhi sgranati dallo stupore.
L'uomo sospirò con fare depresso. «Dana ha comunicato solo questa mattina che non si sente in grado di monitorare,» spiegò, «Kelan ha lavorato tutto ieri e Rys...» faticò a trovare una giustificazione accettabile per le due ragazze, «Rys oggi non può.»
Amyra si lasciò cadere sulla poltrona del salottino, accanto alla sorella. «È la prima volta che Dana manca ad un impegno,» disse, quasi preoccupata.
«Forse non sta bene,» Fiamma si strinse nelle spalle, «a volte capita.»
Anndra si accomodò accanto a loro, scegliendo una poltrona vicina al camino. Da quando era entrato nella Torre, poche ore prima, continuava a provare una sensazione di freddo intenso, così gelido da penetrare a fondo nelle ossa e nelle giunture, lasciando quasi senza forze. Sembrava come se avessero lasciato spalancate tutte le finestre della costruzione e spenti i camini.
«Da quel che ho capito,» disse, accettando con gratitudine una tazza di jaco bollente dalle mani di uno dei kyrri della Torre, «ci devono essere stati dei problemi ieri e la cosa non sembra essersi ancora risolta.»
«Problemi alla Torre?» chiesero all'unisono le due ragazze.
Anndra si strinse nelle spalle, sorseggiando la bevanda calda. «Non so, nessuno sembra intenzionato a dirci di più, per ora.»


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«Quindi, solo perché Alar ti ha propinato uno dei suoi intrugli, dovremmo chiudere la Torre a tutti gli atelepati?» il tono di Damon sembrava sorpreso. «Non ti sembra esagerato, Dana? In fondo non è la prima volta e non sarà l'ultima.»
La donna scosse la testa, cercando di reprimere la rabbia che rischiava di travolgerla dalla sera prima. «Non è solo una questione di intrugli, Damon,» ripeté per l'ennesima volta. «Ha realizzato un miscuglio di erbe che potrebbe essere molto pericoloso e l'ha offerto in giro come se fosse un normalissimo sciroppo per la tosse!»
«Sicura di non avercela con lui solo perché, questa volta, ti ha fregato?» chiese Kelan, rimasto in silenzio fino ad allora.
Loreena, dal suo angolo riparato, sospirò tristemente. Era da almeno tre ore che andava avanti quella discussione. Fortunatamente Shonnach era fuori per una battuta di caccia e non era potuta intervenire, altrimenti chissà cosa sarebbe potuto accadere. La ragazza si chiese dalla parte di chi si sarebbe schierata l'Amazzone: da quella della sua protetta o da quella del suo amante... Loreena cercò di immaginare la risposta, ma Shonnach era troppo imprevedibile nella sua prevedibilità per riuscirci.
«Torno a chiedere quanto già detto,» il tono di Dana e il clima della stanza avevano ormai raggiunto la stessa temperatura degli inferni più profondi di Zandru. «Dobbiamo trovare il modo di impedire che Alar raggiunga la serra, se non addirittura requisirgli quello che ha preparato fino ad ora, che sia pericoloso o meno. Non mi ritengo responsabile dei danni che potrebbe causare da oggi in poi.»
«Cerca di comprendere anche il loro punto di vista, Dana.» Era la prima volta da quando si erano riuniti che Fiona interveniva direttamente nella questione. «Il fatto che la nostra Torre non avesse un velo a separare i telepati da chi non possiede il laran è stato il nostro punto di contatto con il popolo.»
«Fiona ha ragione,» si intromise Damon. «Non possiamo farlo ora. Chi arriva nella speranza di avere il laran si troverebbe tagliato fuori. Potrebbe accedere solo accompagnato da uno di noi.»
Dana lo guardò, ironica. «Perché, adesso come accade invece? Nessuno entra senza invito o senza essere scortato all'interno da uno di noi. Non cambierebbe nulla.»
Damon scosse la testa, alzandosi e dirigendosi alla porta, seguito a ruota da Kelan. «È inutile continuare, Fiona. Quando sarai più ragionevole ne riparleremo,» concluse, rivolto a Dana.
L'Amazzone li guardò uscire, poi sprofondò nel divano, lasciando che una piccola parte della tensione si sfogasse all'esterno, facendo rabbrividire ancor di più le due Custodi.
Con un impercettibile cenno del capo, Fiona segnalò a Loreena di lasciarle sole. Un conto erano le discussioni del gruppo, che la giovane apprendista doveva imparare a gestire come futuro capo indiscusso della comunità di telepati. Un altro le loro discussioni private, tra amici più che tra Custode e leronyn della Torre. Dana aveva bisogno di sfogarsi in qualche modo, cosa che evidentemente non aveva potuto fare con Damon e Kelan presenti. E questo esulava ancora dai compiti della giovane Loreena.
Fiona attese qualche istante prima di cominciare a parlare. Voleva essere certa che nessuno, rimasto nei paraggi, potesse cogliere parte della loro conversazione privata.
«Bastava solo che tu fornissi qualche dettaglio in più dei problemi di ieri sera,» disse alla fine.
Dana non riuscì a trattenere un sospiro. «Alar ha creato un intruglio che è una via di mezzo tra un potente afrodisiaco e un allucinogeno, l'ha somministrato a cavie inconsapevoli e questo non basta?»
«Sei sempre stata tu a ripetere che Alar conosce di erboristeria più di quel che lascia credere.»
«Certo!» esclamò l'Amazzone. «Ma per quello che riguarda gli atelepati. Probabilmente quell'intruglio è del tutto innocuo per loro. Ma potrebbe avere effetti devastanti su un telepate non preparato...»
«A chi l'ha dato ieri sera, oltre te intendo?» la interruppe Fiona, ripetendo la domanda a cui, fino a quel momento, Dana aveva rifiutato di rispondere.
«Non importa...»
«Ti rendi conto che sarebbe bastato che tu dicessi a chi l'ha dato e quali problemi ha causato, se ci sono stati problemi, per far pendere il giudizio di Damon e Kelan dalla tua parte?»
Dana assunse un'espressione cupa. «Vi è sorto il dubbio che le persone a cui è stato offerto forse non gradirebbero rendere pubblica la cosa?» commentò, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
«Non capisco...» Fiona si interruppe immediatamente. Allucinogeno a parte, quello che restava era comunque un afrodisiaco e, come tale, poteva aver creato situazioni poco piacevoli a chi l'aveva bevuto o, come minimo, compromettenti. «Almeno puoi dirmi se stanno bene?» chiese poi, prima che la donna uscisse.
L'Amazzone si voltò per un istante a fissarla. «Non lo so,» rispose, rialzando al massimo le sue barriere. «Non li ho ancora visti,» concluse uscendo, trattenendosi a stento dallo sbattere la porta.


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Damon e Kelan avevano raggiunto il salottino a pianterreno ma, immerso nella lettura, dei telepati convocati quella mattina era rimasto solo Anndra. Le ragazze, raggiunte da Aliciana e Shaya, avevano deciso di visitare i nuovi locali che presto avrebbero ospitato il negozio di sartoria di Elorie e Liriel. Solo l'uomo, sapendo che la compagna era impegnata in qualche lavoretto alla Gilda - cosa a cui non poteva rinunciare neppure essendo incinta - non aveva trovato nulla di meglio che studiare un pesante tomo di genealogia, nel tentativo di individuare qualcuno dei personaggi che aveva incontrato durante i vari viaggi nel passato. Posizionarli all'interno dei lunghi elenchi di nomi avrebbe aiutato a collocare i fatti in un periodo storico ben preciso e, alla fin fine, lo aiutava a non pensare ad altro.
«Allora?» chiese a mo' di saluto agli altri due. «Si può sapere che cosa è successo?»
Damon, sospirando, si lasciò andare su una poltrona, sprofondando in un mutismo quasi ostinato. Kelan, dopo aver atteso qualche istante, si decise a rispondere al povero Castamir che, sempre più preoccupato, li fissava con ostinazione.
«Dana è infuriata con Alar e ci ha chiesto di bloccare l'accesso alla Torre ai non telepati, in modo di impedirgli di accedere alla serra,» disse tutto d'un fiato.
Anndra restò in silenzio, come meditando sulla cosa, senza riuscire a trovare nulla di sbagliato in quanto richiesto dalla donna. «Alar è un pericolo per tutti,» disse dopo un po'. «Per ora è riuscito a mantenere un comportamento civile, il più delle volte almeno, ma è indubbio che cerchi in ogni modo di minare la tranquillità della Torre.»
Damon sospirò, servendosi di una dose di jaco ancora caldo. «Non è questo il punto,» commentò, «non credo sia così stupido da mettersi nei guai da solo.»
Anndra non poté fare a meno di annuire. In effetti, per quanto sgradevole, l'ex bandito stava bene attento a non superare certi limiti, cercando di mantenersi in posizioni inattaccabili anche quando si trovava nel torto.
«Io non ho mai visto Dana così infuriata,» si limitò ad aggiungere Kelan. «Forse sarebbe meglio fare quello che chiede, prima che capiti di peggio.»
Damon posò con decisione il boccale di jaco sul tavolo, facendone traboccare il contenuto. «Se non è in grado di farci capire cosa è accaduto di così drammatico da averla portata a questa decisione, allora vuol dire che è solo una ripicca!»
«State parlando di mia sorella?» Brydar era fermo da qualche istante alle loro spalle ed aveva ascoltato con interesse la discussione. «Dana non è in grado di agire per ripicca.» Non vi era incertezza nel tono del comyn. «È una cosa che non appartiene ai modi di agire che ci erano insegnati.»
«Hai un'aria affaticata, Brydar,» cercò di cambiare discorso l'Aldaran.
«Dovresti vedere Duane,» ribatté ironico il giovane. «Spero che sia solo un problema di stagione.»
Kelan fece per alzarsi. «Se volete vi controllo,» si offrì, anche se era chiaramente un tentativo di sfuggire a una discussione che andava degenerando di momento in momento.
«Ti ringrazio, ma non serve,» Brydar si esibì in un elegante inchino, prima di allontanarsi verso la serra, dove Duane lo stava aspettando impaziente. «Dana ha già promesso una visita completa ad entrambi.»
Damon e Kelan si scambiarono uno sguardo preoccupato. «Non credo sia la giornata giusta...»
Brydar sollevò una mano, bloccandoli. «Non basta una discussione per far perdere di vista a mia sorella i suoi doveri nei confronti della comunità,» disse ironico. «Non avrà problemi a controllare Duane, speriamo solo di esserci presi lo stesso malanno,» concluse, uscendo dalla sala.
«Presto non avremo più problemi,» commentò Anndra, osservando il giovane comyn sparire oltre le scale. «Considerando l'umore di Dana,» spiegò poi ai due amici che lo fissavano con aria interrogativa, «la sua reazione alla gentile richiesta del Nobile Elhalyn provocherà di certo la completa distruzione di tutti i vetri della serra...»
Damon ridacchiò al pensiero, mettendosi però subito in ascolto, pronto a scattare al primo rumore sospetto.


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Dana stava cercando di calmarsi, sistemando tutte le erbe e le radici dentro gli armadietti e meditando sul sistema migliore per metterle al sicuro, almeno fino a quando gli altri della Torre non si fossero visti costretti ad accettare la sua richiesta.
«Io metterei delle belle serrature a matrice a quegli armadi,» il tono ironico del fratello non la colse del tutto impreparata. «Sempre che tu non voglia trasferire tutto alla Gilda.»
«Potrebbero essere entrambe delle buone idee,» delle serrature a matrice avrebbero impedito ad Alar di servirsi degli ingredienti già pronti, ma non di saccheggiare il resto della serra. «Purtroppo nessuna delle due basterebbe a risolvere il problema.»
L'Amazzone si voltò, trattenendo il commento che le era salito alle labbra vedendo l'aspetto dei due compagni. «Cosa volete?» chiese invece, sapendo già la risposta.
«Conferme sul nostro stato di salute,» rispose Brydar, spingendo avanti Duane, «evitando battutacce sul nostro aspetto fisico.»
«Non hai detto nulla agli altri?» chiese Duane, diventando rosso fino alla radice dei capelli. «Di noi... di ieri notte intendo...»
«No, Duane, non ha detto nulla,» rispose Brydar, ricevendo un cenno di conferma dalla sorella. «Perché non hai detto nulla?» chiese poi. «Mi pare d'aver capito che i tuoi fedeli compagni di lavoro non vogliano venirti incontro. Portare noi ad esempio delle meschinità di Alar ti avrebbe fatto vincere qualsiasi opposizione.»
Dana indicò con un cenno del capo l'espressione di Duane, mentre con la naturalezza guadagnata con anni di lavoro lo controllava rapidamente. «Forse per te non sarebbe un problema,» disse poi, conclusa l'operazione. «Sei un decadente Ridenow nascosto sotto gli abiti di un pervertito Elhalyn... la tua persona avrebbe guadagnato in popolarità. Ma per Duane forse sarebbe stato diverso. Essere il centro dei pettegolezzi della Torre o dell'intera Elvas non è di certo la sua massima aspirazione. Che ne dici, Brydar?»
Il McKee fissò con occhi quasi terrorizzati Brydar, quasi temendo la risposta. «Hai ragione,» sospirò invece il comyn, lasciando che la sorella lo controllasse. «Come sempre...»
Dana riuscì a non far trapelare il brivido di soddisfazione che l'aveva pervasa nell'udire le parole bisbigliate tra i denti dal fratello. «State bene entrambi,» disse invece, «avete solo bisogno di un po' di riposo.»
«Cosa farai ad Alar?» chiese Duane, prima di lasciare la serra. «Non lo lascerai agire ancora indisturbato...»
Dana sospirò, stringendosi nelle spalle. «Non farò nulla, Duane. Se lo conosco abbastanza bene, come credo, riuscirà a fare tutto da solo.»


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I giorni successivi sembrarono dare ragione alla cautela richiesta da Damon nel giudicare e condannare il povero Alar. La nuova creazione del locandiere sembrava andare a ruba e nessuno si era lamentato di effetti collaterali o altro. Dana, secondo il parere di tutti, aveva esagerato e Alar stava mettendo da parte una piccola fortuna.
Nonostante le richieste sempre più numerose, la quantità di liquore prodotto andava esaurendosi molto lentamente. L'uomo aveva avuto l'accortezza di diminuire le dosi, modificando di tanto in tanto la composizione, e i risultati ottenuti erano comunque così stupefacenti da far arrivare tra le sue mani sempre più ordinazioni.
Alar non voleva porsi il problema di come si sarebbe potuto procurare gli ingredienti ora che tutto il materiale utile della serra era stato messo sotto chiave. Quando sarebbe rimasto con solo la quantità che aveva fissato come riserva di attenzione allora avrebbe iniziato a preoccuparsene. Fino ad allora si sarebbe limitato a godersi il meritato successo.
Anche quella sera l'ex bandito aveva fatto buoni affari con la sua creazione e l'arrivo allo Scoundrel di Brydar e Duane sembrò ai suoi occhi una sorta di vittoria nei confronti dell'Amazzone.
«Vedo con piacere che non avete potuto fare a meno di tornare,» disse a mo' di saluto, accogliendo i due amici e scortandoli personalmente ad un tavolo riservato.
«Non metterti strane idee in testa,» il tono di Brydar era tutto fuorché amichevole. «Non abbiamo intenzione di fermarci. Sto solo cercando Mikhail.»
«Non s'è visto,» il tono di Alar mutò immediatamente, rendendosi simile a quello del comyn. «Starà spettegolando con la Vedova.»
«È fuori a caccia,» lo informò invece Alyson. «Questa mattina si stava accordando con i gemelli e con Shonnach.»
Brydar fece un cenno di ringraziamento alla donna e, senza degnare di altre attenzioni il locandiere, si diresse verso l'uscita, seguito a ruota da Duane. Non fecero in tempo a raggiungerla che vennero intercettati da Alar, il quale, poco gentilmente, li bloccò nella piccola anticamera della taverna.
«Non importa che siate così altezzoso, vai dom,» sibilò a Brydar, «non potete negare che il mio liquore ha destato certi interessi...»
«Non ci servono droghe per questo,» rispose freddamente il comyn, «e devi ringraziare solo mia sorella di essere ancora vivo.»
Alar raddrizzò le spalle, trattenendo a stento una risata sarcastica. «Posso immaginarlo.»
«No, non immagini,» rispose Duane gelidamente. «Se Dana non avesse mantenuto il riserbo sui tuoi primi esperimenti, non solo Shann, ma tutti i McKee della valle si sarebbero contesi l'onore di farti la pelle.»
Non dovettero aggiungere altro. L'espressione di pura angoscia che si era dipinta sul volto dell'ex mercenario a quell'ipotesi ripagò completamente qualsiasi sete di vendetta potessero aver covato fino a quel momento.


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Nonostante le raccomandazioni di tutte le Sorelle e i commenti sempre meno gentili di Dana e delle altre Anziane riguardo la sicurezza delle produzioni di Alar, sia Dika che Hedwig non avevano resistito alla tentazione di provare questo tanto decantato liquore così in voga tra gli abitanti di Elvas.
Entrambe le ragazze avevano assistito alla discussione tenutasi nella Gilda solo una settimana prima, quando Dana aveva spiegato alle altre Amazzoni che si alternavano a lei nella cura della serra, il perché della necessità di tenere sotto chiave parte delle droghe e dei prodotti grezzi da utilizzare per la loro realizzazione.
Shonnach, a dispetto di quanto tutte avevano creduto, si era subito schierata dalla parte dell'amica. Anche se intratteneva con Alar una relazione che durava da oltre un anno, non significava che lo considerasse degno di fiducia e, se per salvaguardare il benessere degli abitanti della valle, fosse stato necessario barricare l'intera Torre, allora lei sarebbe stata la prima a portare il necessario ai piedi dell'alta costruzione.
La più perplessa sulla necessità di chiudere tutto era stata Madre Gwennis. Come avevano già detto Damon e Kelan posti davanti alle stesse argomentazioni, anche per lei Alar meritava il beneficio del dubbio. Solo dopo aver parlato a quattrocchi con Dana, ed aver scoperto che una delle cavie inconsapevoli degli esperimenti del locandiere era stato il suo libero nipote Duane, il suo atteggiamento era cambiato diametralmente ed era divenuta una strenua sostenitrice del progetto di Dana.
Nessuna delle due giovani Rinunciatarie era a conoscenza dei motivi che avevano fatto cambiare idea così repentinamente a Madre Gwennis, e, del resto, non avevano sentito provenire lamentele da parte di nessuno dei clienti fissi di Alar.
Quando fecero ritorno alla Gilda, con il piccolo quantitativo di liquore ben nascosto sotto i mantelli, si sentivano molto più eccitate dall'idea di stare commettendo un'azione che le avrebbe rese passibili di una qualche punizione che dal pensiero della notte di fuoco che stavano per passare.
Dika era appena ritornata dal bagno quando Hedwig le comunicò di voler essere la prima a provare il liquore. La giovane amazzone, scura di capelli e di occhi, aveva sorriso davanti l'impazienza della compagna e non l'aveva fermata. Era certa che l'effetto non sarebbe mutato se avessero bevuto l'intruglio a distanza di qualche minuto l'una dall'altra.
La prima ad accorgersi che qualcosa non andava fu Vivienne, ancora sveglia a causa del sonno difficile della figlia, colpita da una leggera influenza e irritata dalla tosse e dal mal di testa. La stanza delle due ragazze era dall'altro lato del piano ma l'effetto che la droga creata da Alar ebbe sulla mente di Hedwig fu talmente forte che il dolore quasi fisico della ragazza si propagò all'esterno fino a raggiungerla. Quando fece irruzione nella stanza trovò Dika in lacrime ai piedi del letto della compagna e Hedwig riversa sul materasso, con ancora stretta in pugno la fialetta contenente la mistura.
Vivienne tentò un breve controllo delle condizioni di Hedwig ma, a parte che verificare lo stato di Malessere della soglia che l'aveva colpita in maniera brutale e repentina, non riusciva a spiegarsi come potesse essere caduta nello stato così simile al coma in cui si trovava in quel momento.
Non fece in tempo a chiamare aiuto che Dana e Shonnach si precipitarono nella stanza, altrettanto preoccupate ma meglio preparate ad affrontare la situazione. Senza perdersi troppo in chiacchiere, Dana organizzò il trasporto di Hedwig fino ad una delle stanze isolate in cima alla Torre e, mentre il corpo inanimato della ragazza veniva trasportato fin lassù, corse a svegliare la Custode e Manolo, il secondo per dare una mano nel trasporto, la prima come sola speranza di sopravvivenza immediata della giovane Rinunciataria.
«Dimmi solo una cosa,» disse Dana prima di uscire, rivolta alla povera Dika. «Siete state da Alar?» La ragazza arrossì violentemente, senza trovare la forza di rispondere... o di mentire. «Come sospettavo,» a Dana non servivano altre risposte, "speriamo solo di riuscire a salvarla..." disse tra sé, lasciando che il pensiero arrivasse esclusivamente alle altre telepati presenti.


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Immobile davanti al capezzale della giovane Rinunciataria, Fiona stava cercando di valutare la gravità della situazione. Dana, seduta accanto al caminetto, la osservava senza parlare, cercando di capire perché il delirio della Sorella le sembrasse così familiare.
«Dobbiamo liberare i canali,» disse la Custode, il tono freddo e distante tradiva la preoccupazione. Dana si limitò ad annuire, avvicinandosi a lei. «Come è possibile che quel liquore abbia potuto provocare tutto ciò?»
«A quanto pare Hedwig aveva un potenziale laran latente,» rispose l'Amazzone. «Una qualche parte del composto avrà fatto da scintilla, risvegliandolo.»
La Custode si voltò verso la donna, fissandola con attenzione. «Tu sapevi che sarebbe accaduto qualcosa di simile,» non era una domanda, «come puoi essere così tranquilla?»
Dana sollevò lo sguardo, osservando la Custode con espressione sorpresa. «Di cosa dovrei preoccuparmi?» disse, cercando di escludere Hedwig dalla discussione che stava creandosi. «Io ho fatto il possibile per mettervi in guardia. La fiducia che avete riservato ad Alar non vi ha mai messo al riparo dalle conseguenze delle sue azioni.»
Fiona non trovò nulla con cui ribattere. Dana non aveva tutti i torti e la sola a pagare era una ragazza innocente. «Avanti allora,» disse sospirando. «Cerchiamo di salvarla.»


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Quella stessa giornata, complice una mattinata libera da neve e tempeste, Damon ed Aliciana avevano deciso di trascorrere qualche ora in pace e tranquillità, lontani dal caos della Torre e dalle interruzioni involontarie degli altri telepati.
Dopo un pomeriggio passato vagabondando nella vallata ed un leggero pranzo al sacco consumato sotto le rovine del vecchio castello, i due innamorati avevano deciso di finire la serata nel tepore della taverna, senza doversi preoccupare di chi avrebbe preparato il cibo e interrogarsi su cosa stavano mangiando.
Seduti in un angolo riparato dello Scoundrel Damon e Aliciana facevano poca attenzione al via vai di persone attorno a loro. Di tanto in tanto qualcuno salutava e loro rispondevano meccanicamente, con la stessa noncuranza con cui mangiavano il cibo che Alyson aveva posato davanti a loro.
Solo quando la loro voce divenne più forte del brusio di sottofondo si accorsero che il locale era quasi deserto e che Alar e Will li fissavano con l'espressione di chi non vede l'ora di cacciare fuori gli ultimi ritardatari.
«Scusami, Alar,» disse Damon, avvicinandosi al bancone per saldare il salatissimo conto. «Non avevo notato l'orario.»
Alar lanciò uno sguardo ad Aliciana, che non poté fare a meno di arrossire ed abbassare gli occhi.
D'improvviso il locandiere capì che la situazione poteva essere mutata a suo vantaggio. Se fosse riuscito a portare dalla sua parte il nobile capo della Torre, Dana e i suoi patetici tentativi di tenerlo lontano dagli ingredienti del nuovo distillato sarebbero diventati solo un lontano ricordo.
«Non devi scusarti, vai dom. Anzi...» Armeggiò un attimo dietro il bancone, poi, con aria da cospiratore posò davanti a lui un piccolo bicchiere con il suo liquore preferito. «Un piccolo omaggio della casa,» disse, abbassando il tono, «la notte sarà indimenticabile.»
Damon rise di gusto, osservando controluce il liquore. «Conosci i gusti di tutti i tuoi clienti? O è solo un tentativo di renderti benvoluto da chi potrebbe influenzare Dana?» Ribatté, annusando e poi centellinando il liquore, prima di bere quello che restava tutto d'un fiato.
«Vedremo...» rispose il locandiere, accompagnando i due comyn alla porta. «Ho più assi nella manica di quanto quella donna possa pensare.»
Damon e Aliciana uscirono all'esterno. Il cielo era libero da nubi e il freddo era ancora più intenso che nelle notti cariche di neve. Con passo rapido si diressero alla Torre, chiudendosi alle spalle il portone e sospirando soddisfatti nel tepore che le possenti mura conservavano al loro interno.
Consapevoli del fatto di essere sotto l'occhio curioso di buona parte dei loro amici e colleghi, i due amanti si separarono immediatamente, scambiandosi solo un tenero bacio davanti alla porta socchiusa della stanza di lei. Poi, fischiettando, Damon ridiscese verso il salotto a pianterreno, buttandosi sul divano ed osservando distrattamente il fuoco che bruciava allegro nel camino.
Kelan lo raggiunse dopo qualche tempo, preoccupato dal ritardo, e si sedette accanto a lui, fissandolo con apprensione. L'Aldaran aveva lo sguardo fisso, le pupille dilatate, sembrava sotto l'effetto di una qualche droga. Lo scosse con forza e, solo dopo un lungo istante, Damon si voltò a guardarlo, dando l'impressione di non riconoscerlo affatto.
«Sai cosa stavo pensando?» disse dopo un po', la voce impastata come quella di un ubriaco. «Che se salissi nella stanza di Aliciana nessuno se ne accorgerebbe. Stanno dormendo tutti,» aggiunse, a voce più bassa, «e, forse...» ridacchiò al pensiero, «... forse anche lei non se ne accorgerebbe. Sarebbe una bella sorpresa, non trovi?»
Kelan lo fissò con espressione inorridita. «No,» rispose. «La trovo orribile,» si alzò, imitato subito da Damon. «Andiamo in camera, su...»
«Allora mi accompagni?» il tono dell'Aldaran si era fatto ancor più divertito. «Potresti stare di guardia, per evitare che qualcuno venga a disturbarci.»
«No, Damon,» adesso Kelan stava cominciando a preoccuparsi sul serio. «Ti porto fino in camera tua e ti ci chiudo dentro!»
Damon lo spinse, facendolo cadere lungo disteso sul divano. «Prima dovrai prendermi!» disse ridendo, iniziando a correre verso le scale, solo per inciampare nei piedi di Mikhail e cadere rovinosamente al suolo appena varcata la soglia del salotto.
«Oh, Damon!» il tono dell'Ardais era divertito e preoccupato allo stesso tempo. «Spero di non averti fatto rompere qualcosa...» aggiunse, allungando una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Damon allontanò la mano con un gesto di stizza, fissando l'Ardais con espressione cupa e irritata. «Certo,» disse, alzandosi a fatica da solo, «adesso ho capito,» aggiunse, passando lo sguardo più volte da Kelan a Mikhail, «il vostro è un complotto per tenermi lontano da Aliciana!» L'espressione si colorò di terrore e poi di odio feroce. «Cosa volete fare con lei? Siete solo gelosi perché voi non avete una donna accanto! Non mi pare un buon motivo per volervi prendere la mia!»
Mikhail trattenne Kelan dal rispondere. Era evidente che Damon non era in possesso di tutte le sue facoltà mentali e rispondere ai suoi vaneggiamenti sarebbe stato come versare combustibile sul focolaio di un incendio.
«Manolo...» il tono di Mikhail suonò alle orecchie di Damon come un'accusa inappuntabile.
«COSA? MANOLO?!» gridò l'Aldaran, alzando i pugni in segno di sfida. «Se quel bestione solo prova...» Mikhail fece un piccolo cenno con un dito, indicando lo spazio alle spalle di Damon.
L'Aldaran si voltò di scatto, sollevò lo sguardo e si trovò a fissare il volto serio e preoccupato del factotum della Custode. Damon cercò di spintonarlo, senza riuscire a muoverlo di un centimetro, iniziando poi a colpirlo fino a quando, scuotendo la testa con riprovazione, Manolo lo colpì con quello che per lui era solo un buffetto allo stomaco, afferrandolo poi prima che cadesse al suolo, tramortito.
«Nella sua stanza,» disse semplicemente l'Ardais, «tu vai a cercare Fiona,» concluse poi rivolto a Kelan che, ancor prima che la frase terminasse, stava già volando su per la scalinata.


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Loreena stava percorrendo il pavimento della sua camera a grandi passi quando Kelan arrivò nel salottino che separava le stanze delle due Custodi, bussando senza troppe cerimonie direttamente alla porta della stanza di Fiona.
«Non c'è,» disse piano la ragazza, sbirciando dalla sua camera, «di cosa hai bisogno Kelan?»
L'uomo si voltò verso la ragazzina, notando distrattamente che, per una volta almeno, non aveva il volto velato. «Mi serve Fiona,» rispose, il tono fin troppo duro. «Damon ha bisogno di lei, subito.»
Loreena si decise a lasciare la sommaria protezione della propria stanzetta, uscendo a fronteggiare il MacAran. «Fiona è impegnata,» ribadì, «non può venire da Damon, adesso.»
Il tono severo e deciso della fanciulla fece perdere un po' di baldanza all'uomo più anziano. Nonostante le lezioni fossero iniziate da pochi mesi, Loreena aveva già imparato a padroneggiare il suo ruolo dominante, quando serviva.
«Loreena, non ho tempo da perdere,» la voce di Kelan si fece più dolce, come se stesse parlando a qualcuno dei suoi nipoti. «Damon è sotto l'effetto di qualche droga, Fiona deve controllarlo, non può essere impegnata in cose più importanti...»
Lo sguardo di Loreena si fece ancora più duro. «Sono certa che Fiona sappia distinguere da sola le priorità dei suoi interventi,» la voce non era ancora maturata, ma il tono era quello di una vera Custode. «Per Damon basterà questa,» allungò al MacAran una bottiglietta colma di un liquido ambrato. «Dana l'ha lasciata a disposizione, per ogni evenienza.»
Lo sguardo di Kelan passò dalla bottiglietta alla mano affusolata che la reggeva poi, con cautela estrema, prese il contenitore e uscì dalla stanza, senza neppure ringraziare, attraversando il pianerottolo di corsa e precipitandosi nella stanza di Damon, dove Manolo aveva portato l'Aldaran.
L'uomo era ancora privo di conoscenza, ma questo non sembrò fermare Kelan. Con rapide mosse che denotavano la sua notevole esperienza, riuscì a far ingoiare a Damon una bella sorsata di liquido e, nel giro di pochi istanti, il respiro dell'Aldaran divenne quello calmo e rilassato di chi è piombato in un sonno profondo.
«Credo che il peggio sia passato,» commentò Mikhail, «dopotutto siamo stati fortunati.»
Kelan sollevò lo sguardo sull'Ardais. «Fortunati?» chiese con tono dubbioso.
Mikhail annuì, indicando con un cenno del capo il loro dom placidamente addormentato. «La droga di Alar ha avuto un effetto relativamente rapido,» disse, «ma anche l'effetto dell'antidoto di Dana è stato immediato. Altrimenti Manolo avrebbe dovuto legarlo al letto. Anche se, con ogni probabilità, Damon sarebbe riuscito a liberarsi e a compiere chissà quale stupidaggine suggeritagli da quell'intruglio.»
Manolo, restato fino a quel momento accanto al letto di Damon come per assicurarsi che l'Aldaran non decidesse improvvisamente di rialzarsi, si avvicinò a Mikhail, posandogli una mano sulla spalla.
L'Ardais sollevò lo sguardo, sorpreso. L'umanoide gli stava facendo cenno di seguirlo, indicando Kelan e Damon e facendo chiaramente capire che la sua presenza non era più necessaria.
«E se io volessi restare, Manolo?» chiese quasi divertito il comyn. L'umanoide incrociò le braccia sul petto e lo fissò minacciosamente. Senza volerlo l'Ardais si portò una mano sullo stomaco, massaggiandolo leggermente. «Mi hai convinto,» disse poi, «ti seguo.»
Kelan li guardò uscire, sorridendo divertito e preparandosi a passare una notte in bianco al capezzale di Damon, nella speranza che al risveglio non permanessero postumi dell'effetto della droga.


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Mikhail aveva seguito Manolo in silenzio fino al penultimo piano della Torre, curioso di scoprire quale fosse il problema che aveva impedito a Fiona e a Dana di scendere ad assistere al delirio di Damon provocato dalla droga.
L'Ardais si era trattenuto in biblioteca fino a tardi e aveva sentito tutto il trambusto provocato dall'arrivo del gruppo di Amazzoni, seguite a ruota da Dana e dalle due Custodi. Fiona aveva rimandato subito Loreena nei loro appartamenti. La ragazza non era ancora pronta ad affrontare quello che le attendeva e la leronis più anziana, temendo che il risultato dei loro sforzi risultasse alla fine nullo, non voleva che la cosa scoraggiasse la più giovane, proprio quando iniziava a mostrare un po' dell'orgoglio delle vere Custodi.
Indeciso se curiosare o meno, Mikhail era rimasto al sicuro dentro la biblioteca, decidendosi a scendere solo quando aveva percepito le assurde emanazioni di pensiero che la mente annebbiata dell'Aldaran era riuscita a trasmettere fino a lui.
Non sapeva come, ma l'Ardais era certo che anche quanto stava accadendo all'interno in una delle due stanzette isolate avesse a che fare con il famigerato liquore di Alar ma, nonostante avesse potuto vedere di persona gli effetti su Damon, non immaginava neppure lontanamente cosa potessero stare facendo in quel momento la Custode e il Primo Monitore della loro Torre.
La sete di informazioni di Mikhail sembrava però destinata a restare insoddisfatta ancora a lungo. Ad aspettarlo fuori dalla porta c'era Shonnach, pronta ad impedire a chiunque di oltrepassare la soglia. Rapidamente gli riferì quello che si voleva da lui, facendogli ripetere più volte cosa avrebbe dovuto chiedere a Brydar, col tono di chi era certa che nessuno oltre lei sarebbe stato in grado di portare a termine la missione e che a malincuore lasciava il compito ad altri, solo perché la sua presenza era più necessaria lì.
Mentre arrancava nella neve ghiacciata, Mikhail si domandava perché fosse toccata a lui quell'incombenza. L'intera Torre pullulava di telepati che si sarebbero accollati di buon grado quella scarpinata, senza contare che Shonnach, se solo le avessero dato l'opportunità, si sarebbe cimentata volentieri anche nell'arte della bilocazione, riuscendo di certo nell'impresa!
Solo quando si trovò davanti alla porta della casa dell'Elhalyn, il pugno fermo a pochi centimetri dal legno, indeciso se bussare o meno, l'Ardais si rese conto che Dana aveva dato a lui quell'incombenza perché era il solo che non sarebbe stato colto di sorpresa da quello che avrebbe potuto vedere.
Bussando con vigore, cercando di rendere bene evidente la propria identità a chi dei due avrebbe aperto, Mikhail si preparò a subire l'ira che lo avrebbe travolto di li a poco.
"Spiegami, ma in maniera molto convincente, cosa..." la porta si spalancò davanti a lui, «... diavolo ci sei venuto a fare qui a quest'ora.»
«Brydar,» Mikhail alzò le mani in segno di resa. «Io non volevo, ma sono in missione per conto di D...»
«Non mi importa chi ti manda, fosse Zandru in persona!» l'Elhalyn si fece da parte per farlo entrare. Nonostante l'orario inopportuno era troppo freddo per restare a parlare sulla porta. «Cosa vuoi?»
Mikhail entrò tenendo gli occhi bassi. Non sapeva cosa poteva aver interrotto, se aveva interrotto qualcosa, ma non voleva correre il rischio di scorgere particolari compromettenti.
«Stavamo dormendo, Mikhail, nessun gustoso pettegolezzo da riportare ai tuoi amici,» il tono di Brydar era sempre irritato, «Ti vuoi decidere a parlare?»
«Ci sono stati dei problemi, alla Torre,» disse finalmente, salutando con un cenno Duane che li aveva raggiunti. «Sono ore che Dana e Fiona stanno cercando di salvare qualcuno, una delle Rinunciatarie credo,» fece una breve pausa, sospirando. «Non fanno entrare nessuno, non penso che la situazione stia migliorando. Mi hanno mandato qui per chiederti una cosa.» Sollevò lo sguardo su Brydar, che continuava a fissarlo con rabbia a stento trattenuta. «Dana vuole sapere se hai mai aiutato Nyal.»
L'espressione di Brydar mutò completamente. Il comyn si alzò di scatto, chiudendosi per alcuni minuti in camera e uscendone perfettamente vestito.
«Non aspettarmi sveglio, Duane,» disse, bloccandolo prima che si proponesse di seguirli. «Temo non sarà una cosa rapida e mi sarai più di aiuto dopo, qui a casa, che non ad aspettare su qualche divano della Torre.»
Il McKee annuì, senza parlare, accompagnandoli verso la porta e chiudendola alle loro spalle non appena furono usciti.
«Non mi pare che le cosa vadano tanto bene,» azzardò l'Ardais, faticando a stare dietro al passo rapido dell'Elhalyn. «Sembra quasi che siate due perfetti sconosciuti...»
Brydar si fermò di colpo, voltandosi a fronteggiare Mikhail. «Non sono cose che ti riguardano, parente,» disse piano, con un tono che avrebbe fatto raggelare chiunque. «Non è tuo compito valutare i miei rapporti con gli altri.»
Mikhail lo fissò senza lasciarsi impressionale. «Puoi mentire agli altri, Brydar,» ribatté, riprendendo di buon passo la strada per la Torre. «Presto dovrai affrontare la realtà.»
L'Elhalyn parve non cogliere l'ultimo commento dell'Ardais, proseguendo senza degnarlo più di uno sguardo. Il problema del comportamento suo o di Duane era l'ultimo dei suoi pensieri in quel momento. Se Dana, per indurlo ad andare alla Torre, aveva tirato in ballo Nyal voleva dire che la situazione era critica e non poteva perdere tempo litigando con quell'ombredin dichiarato di Mikhail.
Non appena varcarono la soglia dell'alta costruzione, Brydar si diresse immediatamente verso gli ultimi piani della Torre, dove sapeva avrebbe trovato Dana e la Custode. Mikhail, continuando ad osservarlo perplesso, si fermò nel salotto principale, raggiungendo gli altri telepati che erano stati svegliati dalla confusione.
«Cosa ci fa lui qui?» chiese Kennard, stupito. L'indolenza mostrata dall'Elhalyn nei confronti del lavoro del Cerchio non lo rendeva ai suoi occhi il migliore appoggio in caso di bisogno, soprattutto se la situazione era grave come sembrava.
Mikhail si strinse nelle spalle, sedendosi vicino al camino. «Lo ha mandato a chiamare Dana,» rispose.
«Ottimista, in una situazione come questa,» commentò Anndra. «E come lo ha convinto?»
«Dovevo solo fargli una domanda, riguardo un certo Nyal,» disse il biondo comyn. «Non ha chiesto nulla. Sentito il nome mi ha seguito fino qui senza fiatare.»
«Nyal Elhalyn era suo zio,» Tristam Elhalyn Alton, ultimo acquisto della Torre e vecchio compagno di Accademia di Brydar era a conoscenza di particolari di cui gli altri potevano non essere al corrente, grazie anche al legame di parentela che lo legava all'altro Elhalyn. «Era pazzo, il donas della famiglia era quasi puro. Forse, l'aiuto che serve, riguarda questo...»
"Potevano chiedere ad uno di voi," commentò sarcastico Patrick, il cui rapporto con Brydar oscillava dalla semplice antipatia, da parte del McHarlaw, all'odio quasi totale, da parte dell'Elhalyn. "Damon sarà fuori combattimento, ma Anndra e Kelan potevano di certo essere più utili."
Mikhail si alzò, fissando per un istante il gruppo di telepati riuniti nel salotto, come vedendoli per la prima volta. «Sono certo che se Dana ha voluto suo fratello ad assisterle il motivo non può che essere dei migliori,» si diresse con passo deciso verso lo scalone centrale. «Per un attimo, dai vostri discorsi, mi è sembrato di essere tornato a Dalereuth,» commentò tristemente, iniziando a salire prima che uno degli altri potesse ribattere.


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Brydar non aveva avuto bisogno di essere messo al corrente di quello che stava accadendo in quella camera. Da quando Shonnach lo aveva fatto entrare, senza battere ciglio, la potenza del delirio dell'Amazzone distesa sul letto lo aveva colpito con la stessa forza di un chervine impazzito.
Si era avvicinato alla sorella, seduta accanto al camino e intenta a mangiare alcune barre di miele e noci. «Da quanto è così?» le chiese semplicemente.
«Ormai più di tre ore,» rispose per lei Fiona, «ma, non appena riusciamo a decongestionare uno dei nodi, un altro ritorna in stato critico e dobbiamo ricominciare da capo.»
«Non riusciremo a salvarla,» commentò tristemente Dana, «non possiamo contrastare l'effetto delle droghe e il malessere.»
«Alar?» il tono dell'Elhalyn era gelido e, in realtà, non gli serviva una risposta. «È una nedestro Elhalyn?» chiese poi.
Dana si alzò, lasciando il posto a Fiona e riprendendo il lavoro sul corpo al limite del collasso della ragazza. «Non penso sapesse di avere il laran,» rispose, trattenendo a stento un'imprecazione quando, all'ennesimo controllo, ritrovò tutti i nodi nuovamente congestionati come se non vi avessero neppure messo mano.
«Se sei certa che non sopravviverà, perché continuare? Una morte rapida sarebbe di certo migliore.»
Dana lo guardò con disprezzo. «Senza tentare il tutto e per tutto per salvarla? No!» Il tono non ammetteva repliche.
Brydar si strinse nelle spalle, dopotutto non era un problema suo. Si sedette accanto alla testata del letto, estraendo la sua matrice dal sacchetto e concentrandosi su di essa. Con la pratica guadagnata dopo anni trascorsi a spiare sua sorella e, successivamente, a mettere in pratica quanto aveva imparato, l'Elhalyn riuscì a intonare una sorta di nenia ipnotica, inviata direttamente alla mente dell'Amazzone, che, dopo lunghi, interminabili minuti, sembrò calmare il vortice di pensieri che la opprimeva da quando il suo potere era stato risvegliato.
Dana sorrise, la prima volta da quando si erano rinchiuse in quella stanza, e riprese il suo lavoro sul corpo della Sorella, iniziando nuovamente a decongestionare un nodo dopo l'altro, fino ad ottenere una parziale riduzione dell'energia in eccesso.
Fiona le diede il cambio dopo un tempo che le parve interminabile, cercando di non creare interruzioni nel lavoro. La Custode era affascinata da quello che il giovane Elhalyn stava facendo e, non appena quella situazione si fosse risolta, non voleva prevedere come, avrebbe chiesto a Dana spiegazioni a riguardo. Sapeva che non poteva essere una tecnica ideata da Brydar e l'artefice non poteva essere altri che sua sorella maggiore, vissuta per anni a contatto con un Elhalyn dal donas perfettamente sviluppato.
La nenia sembrava aver messo sotto controllo quasi completamente il donas appena risvegliatosi dell'Amazzone e, dopo alcune ore di lavoro ininterrotto, la situazione pareva essere migliorata, per la prima volta da quando avevano iniziato a lavorare sulla poveretta. Ad un gesto di Fiona, Dana e Brydar interruppero quello che stavano facendo: era giunto il momento di vedere se, dopo tanta fatica, il corpo della ragazza avrebbe resistito o se, dopo qualche minuto, tutto sarebbe tornato allo stato iniziale.
Passò un minuto, poi due. Persino Brydar si rese conto di stare trattenendo il respiro in attesa di una qualche reazione. Ma, lentamente e inesorabilmente, tutti i canali che percorrevano il corpo di Hedwig ripresero ad intasarsi, trattenendo il flusso di energon e rendendo vermigli i nodi che concentravano quel potere. Dana si voltò verso Fiona, una muta domanda che ottenne come unica risposta un cenno negativo del capo.
«Abbiamo fatto il possibile,» disse gravemente la Custode, «non riusciremo a salvarla... lasciamo solo che la morte non sia dolorosa... e lunga.»
Dana si fermò accanto alla Sorella, posandole una mano sulla fronte. Le droghe contenute nella bevanda comprata da Alar avevano risvegliato i suoi appetiti sessuali e, altrettanto ferocemente, anche il suo laran latente. Il vortice delle visioni che il donas Elhalyn, risvegliato così prepotentemente, aveva creato era ripreso nella sua mente, provocando una nuova ondata di terrore nella ragazza e un aumento dell'energia trasmessa al resto del corpo. Senza alcuno sforzo apparente, l'Amazzone esercitò una piccola pressione su un punto ben preciso all'interno della corteccia cerebrale della ragazza che, senza emettere un lamento, si spense rapidamente.
«Forse avreste potuto salvarla,» la voce di Shonnach ruppe il silenzio che era caduto nella stanza, «se fosse stata attivata solo una delle due energie convogliate dai suoi canali.»
Dana sollevò lo sguardo, nessuna emozione traspariva dal suo volto e Brydar, ben conscio di quello che la cosa significava, desiderò immediatamente di essere altrove.
«Sarebbe riuscita a sopravvivere,» confermò Dana, «completamente pazza, forse ridotta a un vegetale, ma sarebbe stata viva...» il tono della sua voce suonava quasi sarcastico alle orecchie delle altre due donne.
Brydar si addirizzò, cercando di rilassare i muscoli della schiena. Non gli sarebbe stato facile scordarsi di quella giornata. Aveva promesso a se stesso che non si sarebbe mai più fatto coinvolgere in situazioni simili, non voleva più essere costretto ad assistere alla morte di qualcuno... la sola consolazione era che, almeno questa volta, non era una persona che aveva amato.
«Ti ringrazio dell'aiuto, Brydar,» le parole della Custode lo riscossero dai cupi ricordi in cui era caduto.
«Se non fossi venuto sarebbe morta prima,» disse piano, inchinandosi a lei per accomiatarsi, «e avrebbe sofferto di meno.» Nessuna delle donne trovò nulla da ribattere e, quando l'Elhalyn uscì dalla stanza, nessuna di loro fece un gesto per fermarlo.
Dana e Fiona restarono per qualche minuto nella stanza, mentre Shonnach sembrava essere svanita nel nulla poco dopo la fuga precipitosa di Brydar. Le due donne dovevano riprendersi non solo dalla fatica fisica ma anche da quella mentale ed emotiva. Non era la prima volta che perdevano qualcuno durante un attacco del Male della Soglia ma, come tutte le volte, il fatto le lasciava completamente prive di energie.
«Vai ad avvisare la sua compagna?» chiese la Custode quando l'altra si alzò sospirando.
«No,» rispose Dana. «È compito di Madre Gwennis quello di portare notizie del genere, un privilegio che non le invidio.»
«Credi ci saranno ripercussioni?»
Dana scosse la testa. «Credo che lo scopriremo solo col tempo,» fu la laconica risposta. «Per i primi giorni Dika sarà troppo impegnata a piangere la sua compagna per pensare ad altro. Ci preoccuperemo delle sue reazioni quando si riprenderà.»
Seguite da Manolo, le due donne scesero le scale in silenzio, fino a raggiungere il pianterreno dove si separarono. Dana doveva portare la ferale notizia a Madre Gwennis e, indirettamente, al resto della Gilda. Hedwig era la prima vittima di Elvas e la cosa, indipendentemente dal motivo della morte, avrebbe colpito duramente il gruppo di Rinunciatarie. A Fiona restava invece il compito di informare il resto dei telepati della Torre sui fatti di quella notte e, non appena si fosse rifocillata e riposata adeguatamente, decidere con quale modalità attivare la matrice sul portone dell'altra costruzione, tagliando così fuori dalle sue mura tutti i non telepati della valle.


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L'arrivo di Fiona nel salottino situato accanto alle cucine fece piombare nel silenzio più assoluto il gruppetto di telepati lì riunito. Tutti i presenti erano rimasti molto irritati dalla fuga precipitosa di Brydar che, dopo essere passato dalle cucine per prendere un po' di cibo, si era subito allontanato verso l'anticamera, per poi uscire dalla Torre senza neppure salutarli.
La Custode si lasciò andare su una delle poltrone accanto al camino, lasciata subito libera da Kennard. Non fece neppure in tempo a chiedere qualcosa che Manolo, efficiente come sempre, era comparso nella stanza con le braccia cariche di ogni qualità di cibo calorico presente negli stipi della cucina.
Il gruppo di telepati restò in silenzio, osservando la Custode mangiare avidamente e, quasi all'unisono, tutti si chiesero dove fosse andata Dana e cosa potesse essere accaduto in cima alla loro Torre.
«Dana è andata da Madre Gwennis,» disse dopo un po' Fiona, una volta che le fu passato il senso di spossatezza che l'aveva pervasa al termine del lavoro. «Devono avvisare le altre Rinunciatarie che la loro sorella è morta, e questo compito tocca alla Madre della Gilda.»
«Non siete riuscite a salvarle la vita?» il tono di Anndra era quasi incredulo. «Le sue condizioni erano davvero così gravi?»
Fiona passò lo sguardo sui suoi telepati, con un'espressione indecifrabile sul volto. «Sì, Anndra, la ragazza è morta. Un attacco del Male della Soglia in piena regola, con il risveglio del donas degli Elhalyn a piena potenza, mentre il suo organismo era sotto l'effetto di un afrodisiaco che aveva caricato ancor di più i suoi canali... forse solo Aldones in persona sarebbe riuscito a fare qualcosa.»
Un cupo silenzio tornò ad avvolgere la stanza. Tutti avvertivano quel fallimento come una sorta di sconfitta che macchiava inesorabilmente la loro comunità, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo a voce alta. Fiona, percependo fin troppo bene le sensazioni degli altri, stava per ribattere ma, cogliendo tutti di sorpresa, fu Loreena a dare voce ai pensieri della Custode.
«Non possono esserci solo vittorie,» disse, avvicinandosi a Fiona e fissando con occhi seri e fin troppo maturi il resto dei presenti. «Dovreste essere più dispiaciuti per la morte di Hedwig... che poteva essere evitata...» aggiunse con un filo di voce, temendo una reazione da parte di Fiona che, pur assumendo un'espressione contrariata, non ribatté. «Non dovreste essere preoccupati da quella che voi ritenete una macchia per il buon nome della nostra comunità di telepati,» si voltò a fissarli, uno ad uno, facendo abbassare i loro sguardi uno dopo l'altro. «La forza di una Custode non si vede nelle vittorie, o nei lavori portati brillantemente a termine. Una vera Custode dimostra la propria forza traendo coraggio e determinazione dalle sconfitte, in modo da non esserne sopraffatta e di permettere a tutti gli altri telepati di continuare il loro lavoro senza subire gli stessi contraccolpi.» Si voltò verso Fiona, prima di inchinarsi al gruppo ed uscire dal salottino, per rientrare nella propria stanza, senza attendere commenti che, già lo sapeva, non sarebbero venuti.









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Disclaimers

L'ultima creazione di Alar riscuote molti successi... a caro prezzo.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008