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[torna a Racconti][E.S.T. dE +1, aprile (13)] [Credits & Disclaimers]



Passeggiata nel Sopramondo

Dana n'ha Angela

Dopo aver lasciato Loreena con Fiona, Dana si era diretta alla serra, in modo da essere nei paraggi quando le prove condotte dalla Custode fossero terminate.
La serra era stata realizzata tra la Torre e la casa delle Rinunciatarie, come prolungamento del corridoio vetrato che collegava i due edifici tra di loro e che permetteva, quando ancora la Torre non era abitabile, ai primi abitanti di Elvas di passare da uno stabile all'altro senza dover uscire all'esterno.
Con la ristrutturazione dei vari ambienti e l'arrivo di nuovi ospiti, poco intenzionati ad alloggiare nella Casa delle Rinunciatarie, il corridoio di comunicazione, sempre meno utilizzato, venne ampliato a dovere, diventando una serra.
Grazie al lavoro del primo Cerchio di Elvas e all'abilità di chi si era preso cura delle piante messe a dimora, ben presto era stata disponibile anche una grande varietà di frutta e di vegetali.
Dana, con la collaborazione di Alar, il proprietario della locanda, si era dedicata anche alla coltivazione, e a vari tentativi di ibridazione, di tutte quelle piante che potevano essere usati come infusi, decotti o distillati. Naturalmente, Alar contava di aumentare la quantità e la varietà dei liquori conservata nella sua cantina, mentre Dana si preoccupava di rifornirsi di medicamenti di ogni genere: con l'aumento della popolazione dava per scontato anche un aumento dei problemi di salute della comunità.
Dopo un rapido controllo, Dana si era già accorta della sosta che Alar doveva aver fatto quella mattina, prima del sorgere del sole probabilmente. Le bacche di ginepro erano notevolmente diminuite e anche la scorta di alcune radici era calata.
L'Amazzone sistemò rapidamente un paio di piante, la cui crescita le aveva rese precarie, facendo crollare a terra alcuni degli oggetti che Alar aveva di sicuro utilizzato poco prima e che aveva, come al solito, lasciato fuori posto.
«Potresti fare meno rumore?» la voce di Kelan la colse di sorpresa, facendole quasi fare un salto.
«Kelan!» esclamò, voltandosi verso la voce. «Non ti ho sentito, mi hai fatto quasi prendere un colpo!»
Kelan emerse da dietro un cespuglio, la faccia che lasciava pochi dubbi riguardo il suo stato di salute.
«Hai con te uno smorzatore?» chiese perplessa.
Kelan annuì con una smorfia. «Mi sono preso una bella sbronza,» si giustificò. «Se non bloccavo tutto l'intera valle avrebbe sofferto per i miei postumi.»
Dana ridacchiò, come empatica le era capitato spesso di soffrire dei postumi di qualche sbornia, senza essersi ubriacata e perdendo così tutto il divertimento, trovandosi a godere solo la parte peggiore.
«Non ti era mai successo da quando siamo arrivati qui,» disse poi, finendo di sistemare gli attrezzi caduti.
«Sai che ho ritrovato le mie sorelle,» non era una domanda. Kelan sapeva che erano poche le cose che potevi tenere nascoste ad un altro telepate, specialmente se ci lavoravi assieme in un Cerchio quasi tutti i giorni. «Ho cominciato a pensare a mia moglie e ai bambini... non sono riuscito a fermarmi...»
Dana annuì silenziosamente. Kelan era stato quasi schiacciato dalla tragedia che lo aveva colpito e il fatto che si fosse lasciato andare, dopo aver ritrovato le due sorelle che credeva morte, era più che comprensibile.
«Sbronza triste?»
«All'inizio...» rispose l'uomo in tono vago. «Ero talmente ubriaco che credo di aver urlato per buona parte della serata.»
Dana sorrise. «Sei stato molto rumoroso, almeno fino a quando non sei rientrato nella Torre,» gli confermo. «Ma non credevo ti fossi ridotto così male.» Kelan trattenne il fiato, aumentando la curiosità della donna. «Quando sei rientrato, fortunatamente tutto si è calmato. Facevi così tanta confusione che non si distinguevano i pensieri... forse chi ti stava vicino ha goduto di una visione più completa del tuo delirio alcolico.»
Kelan si fece completamente rosso in viso, ma l'espressione di Dana era talmente rassicurante che riuscì a non sentirsi troppo in imbarazzo.
«Tieni questo,» l'Amazzone gli mise tra le mani una piccola bottiglia piena di liquido ambrato. «Prendine un cucchiaio adesso e, se le cose non migliorano prima di pranzo, prendine un secondo.» Kelan accettò con riconoscenza il contenitore. «Se pensi che ti possa tornare ancora utile, puoi tenere quello che resta.»
Kelan scosse la testa. «Non credo capiterà di nuovo,» disse sorridendo. «Nulla di quello che è capitato questa notte si ripeterà.»
«Allora domani mi restituirai il flacone, così posso riempirlo prima che gli esperimenti di Alar facciano nuove vittime!»
Kelan si allontanò ridendo. Dana aveva ragione su Alar, quell'uomo era capace di ricavare alcolici da qualunque cosa. Con l'aumento dei clienti della sua cantina, anche gli effetti collaterali da curare sarebbero aumentati. Per la gioia di Dana e delle altre guaritrici della Sorellanza.


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Dana terminò di sistemare la serra, lasciando la mente libera di vagare per le stanze della Torre, cercando di capire a che punto fossero con Loreena. Ma dagli appartamenti della Custode non giungeva alcun segnale.
Raggiunse un angolo riparato da alcune alte piante e si sedette, lo sguardo rivolto verso l'esterno, in direzione delle montagne, aspettando con pazienza che Fiona finisse il suo controllo e la chiamasse.
Ben presto i pensieri di Dana tornarono a Kelan.
L'intensità dei suoi pensieri era stato talmente elevato la sera prima che, benché le fosse facile immaginarlo, le era stato impossibile capire chi lo avesse aiutato ad uscire da quel momento di crisi.
Dalla reazione di Kelan era certa che non si fosse trattato solo di un aiuto temporaneo. Il proprietario del braccio che l'aveva sorretto fino alla Torre era di certo restato al suo fianco per tutta la notte.
Dana sorrise, riuscendo solo a pensare che Kelan si meritava qualcosa di più duraturo di una solitaria, anche se terapeutica, notte di passione.
"E pensare che è stata una stagione splendida fino adesso," pensò incoerentemente, guardando il nevischio leggero che aveva cominciato a scendere dal cielo coperto.
Ormai l'inverno era terminato e la primavera stava diventato sempre più calda. Solo delle brevi nevicate sul finire della giornata, per il resto piogge leggere e il rischio di fioriture estemporanee che avevano preoccupato terribilmente sia Damon che la Custode.
Dana si estraniò per pochi istanti, raggiungendo rapidamente il sopramondo, nella speranza di sentire qualcosa di familiare in avvicinamento.
La pianura desolata che un tempo ospitava il rudere della forma astrale della Torre si era trasformata in un accumulo di energia, turbinosa e lattescente.
Sapeva che questa era visione che lei aveva di quello spazio ma era certa che anche agli occhi degli altri il fantasma della Torre aveva assunto una realtà fisica, per quanto poteva esserci fisicità nel sopramondo, sempre maggiore.
La Torre di Elvas si stagliava nuovamente alta e splendente, di un bel verde brillante, tutto l'opposto di quello che avevano trovato quando Damon l'aveva proposta come loro futura dimora.
Solo un anno prima, quando lei, Shonnach e Damon avevano fatto il primo sopralluogo prima del definitivo trasferimento, la Torre di Elvas era, nella realtà e soprattutto nel sopramondo, un rudere ricoperto di rampicanti che si ergeva come un dito spezzato ad accusare il sole e le lune per la sua disfatta.
Con cautela avevano ripulito il terreno attorno alla costruzione, rivelando i resti pressoché intatti dei palazzi costruiti pietra che sorgevano attorno alla Torre che, nonostante i racconti terribili delle guerre del caos, era risultata distrutta solo nella sua sommità.
Su chissà quanti piani originari, sette erano sopravvissuti alla catastrofe, mentre dell'ottavo restavano solo i bordi frastagliati e anneriti delle mura esterne.
La Torre e il palazzo adiacente erano stati i primi ad essere risistemati, per dare alloggio al primo nucleo degli abitanti della nuova Elvas.
Nel sopramondo, Dana si sedette accanto all'alta costruzione. L'aumento degli abitanti dotati di laran stava rendendo sempre più visibile la sua proiezione astrale. Dovevano sbrigarsi a fare qualcosa per nascondersi e rendersi rintracciabili solo a chi veramente voleva o sperava di trovarli.
Come d'abitudine, dopo anni di pratica, Dana sondò rapidamente lo spazio attorno a lei, lanciando una sorta di richiamo che sperava evidenziasse la presenza di Illa, la sua libera compagna.
Era difficile che la donna fosse capitata volontariamente nel sopramondo, ma il legame che le univa utilizzava lo spazio immateriale come tramite, permettendo all'Amazzone di localizzare la compagna ovunque fosse.
Sempre... tranne che nell'ultima settimana.
Con un vago senso di irritazione, Dana rientrò nel proprio corpo, alzandosi per sgranchire le articolazioni. Era restata nel sopramondo solo per pochi istanti e non ne aveva realmente bisogno, ma decise di fare un salto nelle cucine per prendersi qualcosa da mangiare.
Marelie era seduta al tavolo principale, intenta a mangiare frutta essiccata mentre affilava il lungo coltello che sostituiva le loro spade.
«Tutto bene?» chiese, notando lo sguardo depresso dell'altra.
Dana annuì, prendendo una manciata di frutta e mangiandola lentamente. «Non sono riuscita a localizzare Illa,» disse poi, «è da una settimana ormai!»
Marelie ripose il coltello nel fodero, passando alla manutenzione del suo pugnale.
«Credi le sia capitato qualcosa?»
Conosceva Illa solo di vista. Quando le due si incontravano era difficile che la libera compagna di Dana si palesasse al resto del gruppo di Rinunciatarie. Solo quando le due condividevano gli stessi ingaggi o percorrevano le stesse piste la mercenaria diventava più presente, ma a Marelie non era mai capitato di essere parte di una di queste missioni.
Dana scosse la testa negativamente, mentre prendeva un'altra manciata di frutta.
«Lo fa apposta,» replicò. «Se le fosse capitato qualcosa l'avrei sentito. Dice di non avere laran e di trovare del tutto inutili i miei insegnamenti... però come occultarsi l'ha imparato subito!»
Il richiamo mentale di Damon, che chiedeva a Marelie di andare a cercare Dana, interruppe la risata dell'Amazzone.
Dana la fermò mentre stava per alzarsi: «Vado, devono aver terminato il controllo di Loreena, chissà in che condizioni è...»
Marelie la salutò con un cenno, riprendendo il lavoro di affilatura sul suo pugnale, mentre Dana prendeva la strada che l'avrebbe portata al terzo piano della Torre, cove avevano ospitato i primi comyn arrivati a Elvas.



Trovò Damon, nel salottino adiacente le stanze private di Fiona, che l'aspettava con impazienza.
Loreena, seduta su un piccolo divanetto accanto al camino, aveva un'espressione terribile.
"Allora?" chiese a Damon, avvicinandosi alla ragazza che, quando la vide, non riuscì a trattenere le lacrime.
Damon sembrava imbarazzato dallo sfogo di Loreena.
«È andato tutto bene,» si decise a parlare, «anche oltre le aspettative.»
Le raccontò brevemente quello che era accaduto e Dana dovette trattenersi dal ridere. Si sedette accanto alla piccola telepate, prendendole una mano e tranquillizzandola.
Anche se distante, Damon percepì chiaramente l'allentarsi della tensione e tirò un sospiro di sollievo.
«Torna da Fiona,» lo congedò l'Amazzone, «ha più bisogno lei di te.» "Qui non servi," concluse telepaticamente.
Damon non se lo fece ripetere due volte e tornò rapidamente alla postazione d'ascolto nell'anticamera della stanza dei controlli.
«Allora,» disse Dana, rivolta a Loreena, una volta che l'uomo si fu allontanato. «Adesso raccontami tu come è andata.»
Loreena la guardò con li occhi nuovamente lucidi. «Ho sbagliato tutto!» disse. «Tutto quello che la Custode mi ha chiesto di fare...» Dana restò in silenzio, attendendo che i singhiozzi si calmassero. «Mi ha chiesto di sollevare delle pietre... e ho fatto cadere tutto. Poi avrei dovuto sentire i pensieri di Dom Damon... invece...» Dana colse l'accaduto direttamente dalla mente di Loreena, che stava trasmettendo come una torretta per segnalazioni.
Si era sempre chiesta cosa pensasse la Vedova di Manolo e vedeva che non era molto diverso da quello che Illa le aveva raccontato di aver pensato la prima volta che l'aveva incontrato.
"Accidenti a te, Illa!" si spazientì Dana, irritata dal fatto che i suoi pensieri tornassero sempre alla sua libera compagna.
«Se ti spingevi un po' più in là avresti potuto dire a Damon come stava la sua famiglia!»
Loreena la guardò disperata ma, quando si rese conto che non stava scherzando, non seppe più cosa pensare.
«Non ho sbagliato?» le chiese.
«Solo perché hai superato i limiti che ti avevano chiesto di raggiungere? Direi di no,» Dana non riuscì a trattenere un sospiro. «Il problema è insegnarti come gestire le tue capacità.»
Si alzò in piedi, invitando Loreena a fare altrettanto. «Adesso devi mangiare qualcosa. È la regola più semplice da imparare: se usi il laran consumi energia e quindi devi recuperarla,» la spinse oltre la porta, dirigendosi verso la cucina.
«Tutto quello che voglio?»
«Dolci, miele, frutta secca... tutte e tre le cose assieme. Basta che ti alzi da tavola senza sentirti più stanca.»
Loreena restò silenziosa per un istante ma Dana poteva percepire un sommesso e continuo rumore di sottofondo. Doveva insegnarle al più presto come schermarsi, altrimenti li avrebbe fatti impazzire tutti.
Trovarono la cucina deserta. Marelie doveva essere tornata alla Gilda e nessuno degli altri telepati sembrava essere in giro quella mattina.
Dana fissò il sole fuori della basse finestre del piano terra. «Orami deve essere mezzogiorno!» esclamò. «Conviene mangiare qualcosa di più di uno spuntino.»
Rapidamente organizzò un piccolo pasto per entrambe. Sarebbero potute andare alla Gilda, dove avrebbero trovato qualcosa di pronto ma anche qualche Sorella troppo impicciona, oppure alla Locanda, meglio non fare ipotesi su quello che Alar avrebbe potuto combinare con la sua mancanza di tatto.
Quindi restarono lì, consumando il pasto in silenzio. Dopo poco Dana schermò completamente la sua mente, l'afflusso di informazioni e di pensieri che proveniva da Loreena era sommesso ma continuo.
Doveva assolutamente insegnarle a chiudere la sua mente, lasciando solo un piccolo spiraglio per permettere le comunicazioni più semplici.
Le serviva un posto isolato, dove nessuno potesse disturbarle, anche involontariamente.
L'intero villaggio era quindi da escludere!
Il solo posto che disponeva di un po' di privacy che le veniva in mente erano le camere sotterranee delle Terme... ma non era il caso.
Il castello in rovina dei MacAran sarebbe stato un luogo perfetto, ma non poteva costringere la ragazza ad una lunga camminata solo per spiegarle due semplici concetti.
Restava solo un posto...
«Vieni con me,» disse alzandosi, subito imitata dalla giovane. «Vediamo se riesco a rendere un po' più accettabile questa giornata.»
Percepì chiaramente risalire la marea delle lacrime nella ragazza.
"Che la Beata Evanda mi assista!" esclamò Dana. "Sembra mia sorella Lynnea!"
Loreena tirò rumorosamente su col naso. «Chi è Lynnea?» chiese.
Dana si congratulò con se stessa, avrebbe dovuto fare più attenzione. «Una delle mie sorelle più piccole, sorella di sangue, non Amazzone,» precisò.
Nel frattempo avevano sceso una rampa di scale e si erano introdotte nel primo livello sotterraneo della Torre.
Un salone ancora più ampio del piano terra ospitava alcuni depositi e, cosa più importante, la camera principale del Cerchio di Elvas.
Una stanza dalle pareti spesse e isolanti, chiusa da un doppio sistema di pesanti porte in legno, separate da un altrettanto pesante drappeggio di seta.
Avevano tutti temuto di ritrovare quella stanza completamente distrutta, come i piani più alti, invece era risultato chiaro che la causa scatenante della catastrofe si era sviluppata nelle stanze oltre l'ottavo piano, e si era propagata verso l'alto e verso il resto della valle.
L'Amazzone entrò nella stanza del Cerchio con sicurezza. Ci passavano ormai metà del loro tempo ed era diventata quasi una seconda casa.
Loreena si fermò invece sulla soglia, intimorita.
L'interno era spoglio e disadorno, solo un gruppo di comode poltrone, una decina per il momento, erano state disposte a cerchio nel centro esatto.
«È qui che usate il laran?» chiese, facendo un timoroso passo verso l'interno.
«Qui lavoriamo con le matrici,» ripose Dana. «Abbiamo ricaricato i globi luminosi della Torre e degli altri palazzi che ne erano forniti. Abbiamo anche ricaricato le piastre energetiche.»
Loreena annuiva, questo lo comprendeva, era una delle cose che le avevano spiegato e che aveva capito.
«L'intera stanza è isolata,» continuò l'Amazzone. «Qui al centro viene posta la griglia di matrici su cui focalizziamo il nostro laran e la Custode,» indicò con un cenno l'unica poltrona posta leggermente rialzata rispetto alle altre, «utilizza tutta la nostra energia per eseguire il lavoro al meglio, o per riversarla su chi di noi dovrà farlo.»
Loreena guardò con timore la poltrona della Custode, quasi non volesse neppure avvicinarsi ad essa.
«Anch'io dovrò fare questo?» chiese con un filo di voce.
Dana si sedette su una delle poltrone, annuendo. «È quello che ci aspettiamo da tutti voi,» disse. «Per ora siamo solo in...» fece un rapido calcolo mentale, «sei, sette al massimo e non sempre siamo tutti disponibili per il lavoro. Vedi, i canali che vengono utilizzati dal laran non sono esclusivi, vengono anche condivisi dagli impulsi che regolano la nostra sfera sessuale. Quindi...»
«È per questo che quando si è in una Torre non si possono fare...» Loreena interruppe Dana, ma divenne immediatamente rossa come un peperone prima di riuscire a completare la frase. «L'ho sentito dire quando siamo andati a Caer Donn...» cercò di giustificarsi.
«Credo che dopo quello che hai visto dalla Vedova tu non abbia più bisogno di altre spiegazioni in materia,» sospirò Dana. «Comunque è vero, ma non solo. Anche quando una donna ha il suo ciclo o, ancora di più, se dovesse essere incinta, non sarebbe bene farla sedere nel Cerchio.»
Loreena assunse un'aria perplessa. Non era ancora diventata donna e non capiva come la cosa potesse avere a che fare con il laran.
Dana le fece cenno di sedersi e cominciò con la prima lezione vera e propria della prima allieva della Torre.
«Quando utilizzi il laran i canali devono essere liberi per permettere alla sua energia, l'energon, di scorrere senza problemi,» fece scorrere una mano a pochi centimetri dal proprio corpo, mettendo in evidenza i canali azzurri che trasportavano l'energon e gli impulsi sessuali. «Se hai fatto l'amore da poco i canali sono esauriti da quello... chiamiamolo sforzo, quindi non si possono utilizzare per lavorare con il laran
Loreena annuì, sembrava facile detto così e non una cosa misteriosa come tanti le avevano fatto credere.
«Quando hai il ciclo i canali sono intasati, quindi bisogna aspettare che la congestione passi, a volte prima ancora della conclusione del ciclo stesso, per poter lavorare. Certe volte invece insorgono dei problemi che impediscono il normalizzarsi della situazione. In quei casi sarà un monitore o una Custode, se il caso è veramente grave, a dover provvedere alla pulitura dei canali.»
«Come capita con il Malessere della Soglia?» chiese Loreena.
Dana annuì. «Il Malessere della Soglia si presenta quando nel il nostro corpo si risvegliano i primi istinti sessuali. In quel momento i canali si aprono completamente...»
«Allora anche il laran può scorrere liberamente!» escalmò la ragazza.
«Capita tutto in pochissimo tempo,» confermò Dana, «e i canali si trovano congestionati dai troppi stimoli che ricevono e, se l'organismo non compensa da solo, si comincia a stare male.»
Loreena diventò triste. «Un bambino del mio villaggio è stato male per quello,» raccontò. «La sapiente mon arrivò in tempo e lui morì...»
Dana sospirò a sua volta. Almeno quattro, tra i suoi fratelli e sorelle, erano morti per il Malessere della Soglia e sempre quando lei era a Neskaya, visto che suo padre non si era mai preoccupato di mandarli alla Torre più vicina per essere controllati alla comparsa dei primi sintomi.
«Purtroppo capita ancora,» si riprese l'Amazzone, «anche se meno frequentemente che in passato. Quando i donas erano più potenti e i clan cercavano di renderli ancora più puri, capitava molto più spesso.»
Loreena si lasciò andare contro lo schienale della poltrona.
«Quando una donna è incinta usare il laran in un Cerchio può mettere in bambino in pericolo?»
«Esatto,» la parte più semplice della teoria era finita e la ragazza sembrava non aver avuto troppi problemi nel comprenderla.
«E il controllo che mi hanno fatto oggi a cosa serviva?»
«Per vedere in tuo potenziale e per capire quanto sei in grado di gestirlo.»
Loreena abbassò gli occhi. «Allora non mi farete mai lavorare qui!» sentenziò con sicurezza.
Dana represse un sorriso. «E come fai ad esserne così sicura?»
«Ho sbagliato tutto, invece l'altra ha fatto tutto bene!» Dana ripensò a chi era stata controllata prima di lei. «Kasentlaya ha fatto tutto quello che la Custode le ha detto, con lei non dite che sentite tutto quello che pensa!»
Dana alzò gli occhi al cielo. «Perché lei è nata in una famiglia comyn ed è stata educata fin da piccola su come comportarsi da telepate educata, e lo stesso vale per tutti gli altri figli di comyn. Quando cresci in un ambiente dove tutti sono telepati, come tenere dentro i tuoi pensieri e lasciare fuori i loro è la prima cosa che impari.»
Loreena cominciava ed essere meno preoccupata. La cosa era un problema di estrazione sociale e non un suo limite personale, quindi poteva... anzi doveva essere superato!
«Come si fa?» chiese.
«Ognuno di noi visualizza il proprio laran in maniera diversa,» cominciò l'Amazzone. «Io lo vedo come delle piante, piante che crescono e si allungano e si dispongono in maniera diversa a seconda di quello che devo fare. Visualizzo così anche il laran degli altri.»
«Io come sono?»
Dana la fissò per un istante con attenzione. Non sapeva se dirglielo o meno. Attorno al corpo della ragazza riusciva a visualizzare una massa di vegetazione che sembrava l'insieme dei rampicanti che avevano trovato a ricoprire la Torre quando erano arrivati a Elvas.
«Diciamo che hai bisogno di una buona potatura,» si risolse Dana. «Anche se sono convinta che, non appena troverai il modo di tenere sotto controllo il tuo laran, tutto prenderà un aspetto più ordinato.»
«Ma io non so che aspetto ha il mio laran...» Loreena assunse nuovamente il tono lacrimevole di quando era uscita dalle stanze della Custode.
«Questo non posso suggerirtelo io,» Dana si alzò, sedendosi accanto a lei. «Io posso farti vedere quello che faccio io, ma sarai tu a trovare il modo migliore per rendere più efficace la cosa, trovando qualcosa che ti appartenga più delle mie piante.»
Dana prese le mani della ragazza tra le sue. Il contato mise in comunicazione più intima le due menti e per un attimo Dana abbassò le proprie barriere.
Loreena vide crescere attorno a loro dei viticci sottili e verdissimi, che salivano verso il soffitto avvolgendosi attorno ad una struttura invisibile che sembrava circondare i loro corpi.
La massa di rampicanti si fece più compatta, dando l'impressione di forza e robustezza ma, cosa che a Loreena sembrava incredibile, si riusciva a perfettamente a vedere oltre il verde, come se fosse una vetrata trasparente.
«Quando ho imparato ad erigere la mia barriera io vedevo questo,» Dana indicò con un gesto del capo la cupola verde e lussureggiante. «Nulla poteva passare se non aprivo qualche spiraglio,» da un lato si creò un perfetto cerchio tra le foglie, dal quale potevano vedere la stanza senza il filtro verde delle piante. «Essendo empatica non devo proteggermi solo dai pensieri ma anche dalle emozioni degli altri e la barriera deve essere molto resistente ma, quando la cosa è diventata abituale, allora ho smesso di visualizzarla tutte le volte,» Dana lasciò le mani di Loreena e la barriera verde scomparve lentamente, come svanendo nel nulla. «Adesso visualizzo il mio laran solo quando lavoro nel Cerchio, per permettere alla Custode di vedere a sua volta cosa e come sfruttarlo.»
La ragazza rimase pensierosa.
Dana si appoggiò allo schienale, aspettando domande o una qualsiasi richiesta di aiuto.
Sentiva che la tensione era calata adesso che Loreena aveva visto qualcosa di più concreto a cui appoggiarsi.
Un sorriso increspò le labbra dell'Amazzone quando sentì diminuire il brusio di sottofondo che le aveva accompagnate fino a quel momento.
Si chiese divertita come la ragazzina fosse riuscita a visualizzare la sua barriera.
Si ricordava quando aveva cercato di spiegare a Illa la stessa cosa, in maniera solo teorica, visto che la mercenaria continuava ad insistere sul fatto che non aveva laran. Illa era riuscita a visualizzare una sorta di drago gigantesco, che la avvolgeva completamente, tenendo lontano qualunque cosa avesse mai tentato di avvicinarsi a lei.
Fortunatamente era stato un avvenimento sporadico e capitava raramente che la sua compagna tirasse fuori la visione del laran che non aveva.
Il volto di Loreena si era fatto rosso, come se stesse compiendo uno sforzo incredibile. Dana poteva sentire i pensieri e le emozioni provenire dalla ragazza calare sempre più velocemente, fino a quando non restò che il silenzio totale.
«Credo di esserci riuscita...» disse alla fine la ragazza, alzando gli occhi e allungando una mano perché Dana potesse toccarla.
Una cosa era certa... non sarebbe passato nulla da lì.
Loreena aveva eretto attorno a se stessa una barriera fatta di pesanti mattoni, spessa come le mura del vecchio Castello dei MacAran. Piccole feritoie permettevano alla luce di entrare ma, per il resto, tutto era buio e silenzioso. Solo una piccola luce azzurra pulsava all'interno di quel cubo di solida pietra... una piccola luce che apparteneva alla matrice che Fiona aveva donato alla ragazza e che era diventata il cuore pulsante del suo nuovo mondo.
«Efficace,» fu il solo commento di Dana, non appena si fu liberata dal tocco della fanciulla. «Forse eccessivo, ma un buon inizio.»
Loreena era seria in volto. «Non voglio che mi prendano in giro perché possono sentire quello che penso fino Thendara,» disse lentamente. «Credi che così riuscirò ad evitare di fare errori?»
Dana sorrise, passandole una mano tra i capelli scuri. «Nessuno è in grado di evitare errori,» le rispose. «Se non sbagli non puoi imparare, ricordatelo.»
Loreena abbassò gli occhi, sapeva che non era un rimprovero ed era contenta che fosse l'Amazzone a occuparsi di lei. Non si sarebbe sentita al sicuro con nessuno degli altri telepati della Torre.
Dana si alzò in piedi, stiracchiandosi. Aveva di nuovo fame, nonostante non avessero usato molto il loro potere.
«Uno spuntino?» propose alla ragazzina.
Loreena annuì in silenzio. «Poi mi racconti di tua sorella Lynnea,» disse timidamente, «e di... Illa?»
Dana la guardò, alzando poi gli occhi al cielo. Cosa mai faceva di così particolare per mettersi sempre in condizioni simili!









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Disclaimers

Terminato il primo controllo, Loreena si sente inadeguata e spaventata all'idea di dover utilizzare il laran. Dana cerca di spiegarle come fare.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008