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La cosa giusta da fare

Fiamma Hastur & Fiona di Elvas

Fiamma era seduta nella stanza della sorella, che la guardava esitante, ma non riusciva a parlarle.
Amyra si aspettava una risposta positiva, Fiamma ne era sicura. Era ancora così ingenua, la sua sorellina. Come poteva darle un simile dolore? Perché, ne era sicura, qualunque cosa Fiamma avesse detto, Amyra si sarebbe ritenuta responsabile.
«Allora, bredha? Cosa ti hanno detto? Sicuramente saranno felici di aver trovato una persona capace come te, mentre io...» disse Amyra. Fiamma capì di aver sentito anche i pensieri della sorella, perché Amyra non aveva pronunciato a voce l'ultima parte.
«Chiya, non è vero! Tu sei solo giovane, ma un giorno diventerai un ottimo Tecnico, molto capace e...» senza il suo addestramento, che le aveva insegnato a non esternare i suoi sentimenti, Fiamma sentiva che sarebbe crollata, ma si sforzò di continuare, «saranno tutti molto felici di averti con loro.» Prese un profondo respiro e si buttò. "Chiya, ora ti devo dire una cosa. Per me sarà più difficile. Molto più difficile. Dovrai essere forte. Se voglio restare, dovrò... cambiare, in un certo senso, in modo che se casualmente dovessi incontrare qualcuno nel sopramondo... o semplicemente, se mi cercassero telepaticamente, non mi riconoscano."
"Che cambiamento?" chiese Amyra, cercando di non urlare. Perché tutto doveva sempre complicarsi?
"Amyra, il mio laran è forte, e mi identifica con quello che ero... Non piangere, sorellina. La Custode ha accettato di fare una cosa molto rischiosa per lei, e non dovrai mai provare risentimento... ma piuttosto ringraziarla. Vedi... brucerà alcuni centri del mio laran, ma non preoccuparti, non credo che ne resterò totalmente priva e..."
Come aveva temuto, Amyra per poco non si fece prendere da una crisi isterica. "Ma... ma come? Perché? Non devi! Oh, Fiamma... i tuoi poteri! Non devi farlo! Non farlo per me! Prometto, ritornerò! Ma non farlo... Ti prego! Mi sposerò... Ma non farlo..."
Le ultime parole erano confuse in un unico lamento di dolore.
Fiamma non capiva. Amyra doveva essere grata del fatto che lei restasse, visto che i sacrifici avrebbe dovuto farli lei! Ma com'era egoista! E poi...
"Amyra, ti prego, smettila! Tutti i telepati di questa Torre staranno partecipando al tuo dolore, e ti posso assicurare che non è divertente!"
Dopo averla scossa con questa affermazione, almeno per farle ritornare la capacità di formulare pensieri coerenti, le disse: «Amyra, io sono felice così. Davvero, preferisco essere qui, vicino a te, di mia libera scelta, piuttosto che rinchiusa in una Torre qualsiasi, ma con un velo cremisi addosso. Il destino ha deciso per me, e ora vorrei tanto che anche tu lo accettassi.»
«Ma... il tuo futuro...»
«Non bisogna essere necessariamente una Custode, per avere un futuro, chiya! Se sarà come credo, potrò essere ancora di qualche utilità alla Torre... almeno quel tanto sufficiente a non farmi cacciare!» disse, trasmettendole l'immagine mentale di una strizzatina d'occhio. «E forse, chissà, se riuscirò ad eliminare tutte le imposizioni che mi hanno trasmesso... forse, un giorno, anche io mi sposerò. Almeno, in questo modo potrò trasmettere il Potere ai miei figli, e non mi sarà stato dato per niente. Forse sarà una mia figlia a pagare il debito che ho contratto con la Torre di Neskaya e a diventare una Custode! Come vedi, Amyra, c'è ancora qualche speranza.»


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Ormai era notte inoltrata, ma Amyra non riusciva a dormire. Non era la sola, perché percepì, più che sentire, la sorella che piangeva nella camera attigua. Povera Fiamma! Lei, che era nata con questo grande dono... "Ma come si può fare una cosa del genere?" Pensò, con ira.
Ma Fiamma le aveva spiegato che aveva scelto liberamente quella soluzione, e che anche lei doveva accettarla. Per rispetto alla sorella, lo aveva fatto, ma si sentiva terribilmente colpevole... Non riusciva a levarsi dalla mente che era tutta colpa sua! Se solo avesse fatto il proprio dovere, sposandosi! Tutto questo non sarebbe mai successo! Le pareva di sentire suo nonno che la rimproverava, sua nonna che le diceva che non era una brava comynara, suo padre che rideva... Basta, era troppo!
Si alzò e, rabbrividendo nella seppur pesante camicia da notte, si avvicinò alla finestra e la spalancò. Sobbalzò al gelo improvviso, ma sicuramente questo le schiarì la mente. Fuori nevicava e, quando tese un braccio, un fiocco le si posò sul palmo della mano. Rimase incantata a guardare come le si scioglieva sulla pelle al contatto del suo calore; era incurante della neve che entrava nella stanza, sospinta dalle improvvise raffiche del vento.
Quanto tempo restò così? Non lo seppe mai con precisione, ma all'improvviso una voce invase la sua mente, come da molto lontano:
"Amyra, vuoi prenderti un malanno?!"
Fiamma corse alla finestra e la chiuse. Guardò attentamente la sorella e, grazie al suo addestramento, si accorse che era sprofondata in una sorta di auto-ipnosi. Prese una coperta e vi avvolse il corpo di Amyra, prossimo al congelamento. Si rese conto di avere tra le braccia un corpo privo di spirito. Dov'era la coscienza di sua sorella? Era tardi ormai per chiamare la Custode, che probabilmente dormiva; d'altra parte, dopo la conversazione della mattina, non osava disturbarla. E poi, ogni secondo poteva essere prezioso.
Estrasse la sua matrice, una pietra dalle dimensioni di un uovo di piccione e, lanciando un'ultima occhiata al guscio vuoto che era il corpo di Amyra, si lasciò trasportare nel sopramondo. Sapeva che era pericoloso, ma d'altronde era in gioco la vita di sua sorella! Avrebbe avuto tempo poi per pentirsene.
Arrivò in un piano poco frequentato e, grazie al legame che la univa ad Amyra, cercò di raggiungerla. Si concentrò sull'immagine mentale che aveva di lei, un'energia in evoluzione, chiara e allegra. Quasi immediatamente si materializzò davanti a lei una scala composta del materiale madreperlaceo che sembrava formare ogni cosa in quel luogo.
Iniziò ad inerpicarsi su di essa, attraversando vari livelli di sopramondo, aggrottando sempre più la fronte. In quel luogo si vedeva ancora con le vesti purpuree delle Custodi. Sarebbe mai riuscita a liberarsi delle vecchie imposizioni, o ormai ne era indissolubilmente legata? Questa paura per poco non la riportò nel proprio corpo, ma lei lottò, cercando disperatamente di scacciare le paure e il pensiero di quello che le sarebbe successo...
E finalmente la scala terminò. Era arrivata in un piano molto distante, in cui non si sentivano più i rumori di sottofondo dei telepati. Sembrava di essere in un vasto giardino, formato da piante strane, eppur familiari, solcato da sentieri che si aprivano ai suoi passi. Solo due esseri erano presenti, oltre a lei. Uno era sua sorella. Era alta, più grande e stranamente più donna, i capelli sciolti ad un invisibile vento, le antiche vesti azzurre dei Tecnici. Era abbracciata ad una altra entità, che lentamente la lasciò. Fiamma si avvicinò, preoccupata.
"Amyra! Sorella!" la chiamò. Lei si girò, sorridendo.
"Amyra, ero così preoccupata!" Disse. "Chi era?"
"Nostra madre. Ha detto che ci vuole molto bene. E che non mi avrebbe lasciato, finché non saresti arrivata tu riportarmi indietro." Fiamma la guardò, meravigliata, per poi fissare il punto in cui aveva visto scomparire l'altra entità.
"Ha detto che non la possiamo seguire, ma che lei sarà sempre con noi. Fiamma?"
"Sì?"
"Ha anche detto che andrà tutto bene."
All'improvviso si sentirono cadere, come trascinate da un'invisibile corda di sicurezza, verso i loro corpi, mentre una voce diceva: "Bene, fanciulle, direi che è il momento di tornare."
Fiamma aprì gli occhi, ritrovandosi avvolta da una calda coperta, i piedi sopra dei mattoni caldi. Il viso severo di Fiona di Elvas la fissava, gli occhi stranamente stanchi e preoccupati.
«Bene, sei tornata. Non preoccuparti, Amyra sta bene. Immagino tu sappia che grande pericolo hai corso tu stessa ed hai fatto correre ad Elvas. Ma hai salvato la vita a tua sorella, e di questo non posso rimproverarti. Ormai dovrò intervenire su di te al più presto.»
«Quanto tempo siamo state via?» disse Fiamma, sentendo che la collera della Custode era pienamente giustificata. «Ormai è mattina inoltrata. Penso...»
Un gemito proveniente dalla sua destra le impedì di sapere cosa pensasse la Custode.
Si accorse di essere distesa accanto ad Amyra, che aprì gli occhi di scatto e, vista Fiona, disse, articolando furiosamente le parole. «Non è stata colpa di Fiamma!»
«Lo so, chiya, ma ora riposa, hai fatto un lungo viaggio.»
Fiona si alzò e, assicurandosi che le due giovani stessero effettivamente bene, si diresse alla porta, dicendo: «Vi manderò qualcuno dalle cucine con del jaco caldo e del cibo.»
"Fiona!"
La Custode guardò nella direzione di Fiamma, alzando un ciglio in segno interrogativo.
"Vi ringrazio. Avete vegliato personalmente su di me e mia sorella, oggi, per molto tempo. Vi sarò eternamente grata," disse Fiamma, chinando la testa.
"Ragazza, vedo che hai una grande forza di volontà. Ora prenditi cura di tua sorella, a te penseremo dopo."
"Lo farò, vai leronis."


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Dopo essere stata ristorata da un buon pasto caldo, Fiamma si voltò a guardare la sorella, comprendendo appieno solo allora il reale pericolo che aveva corso. Amyra dovette capirlo perché, esitante, le strinse la mano. Condizionata da anni d'addestramento, Fiamma la ritirò fulminea, mordendosi le labbra dal sollievo di non aver fatto altro. Amyra la guardò desolata, combattuta fra il senso di colpa e il risentimento.
"Amyra! Lo sai che... che avrei potuto farti del male!"
"Scusami, Fiamma... non intendevo..."
Fiamma sospirò, al momento era troppo esausta per replicare, spiegare o... qualsiasi altra cosa. La sua mente rifiutava categoricamente di pensare. Facendo segno alla sorella di imitarla, si coricò, con ancora in mente le parole di Fiona...
Si svegliò sentendo un leggero richiamo mentale. Dentro di sé sapeva che il momento era giunto, ma stranamente non aveva paura. Guardò Amyra, che per fortuna era ancora coricata. Meglio così.
In fretta, si vestì con il primo abito che vide e si pettinò i capelli. Dopodiché aprì la porta, e non fu meravigliata di vedere l'umanoide a servizio della Custode indicarle di seguirla. Lei procedeva a testa alta, seguendolo attraverso le scale e i corridoi deserti. Alla fine giunsero ad un piano che lei non aveva mai visto, probabilmente a livello interrato, davanti ad una porta antica con una serratura a matrice di tipo sconosciuto. La guardò incuriosita, più che altro per tenere distratta la mente, ma l'umanoide le fece capire che doveva andare avanti. Rassegnata, aprì la porta, e vide che c'era qualcuno ad attenderla.
Fiona sedeva su una bassa poltrona, e guardava fisso il braciere da cui giungeva un calore invitante. Di fronte a lei, Dana, con indosso l'ampia veste bianca dei monitori, si voltò a farle un silenzioso cenno di benvenuto. Sul tavolino accanto alla Rinunciataria, lavorati in uno strano cristallo, c'erano dei piccoli bicchieri vuoti e una bottiglia contenente un liquido ambrato. Fiamma lo riconobbe immediatamente. Kirian. Un distillato del fiore di Kireseth che aveva la proprietà di abbassare le difese della mente. Solamente le Torri avevano il permesso di usarlo.
Ad un cenno della Custode, si accomodò sul divanetto che le indicava.
"Questa stanza è isolata, e gli altri telepati non ci disturberanno."
"Ma perché di giorno?" domandò la ragazza, per pura curiosità.
"Perché, chiya, sono le alte Torri a lavorare di notte. Ma se noi lavoriamo di giorno, abbiamo meno probabilità di essere scoperti, capisci?"
Fiamma annuì. La Rinunciataria stappò la bottiglietta contenente il liquido ambrato e ne versò due dita in un bicchiere che le avvicinò senza sollevarlo dal tavolo.
Con mano tremante, Fiamma lo prese e se lo portò alle labbra, vuotandolo tutto d'un fiato. Sapeva di averne bisogno, per quello che stavano per fare.
"Cosa accadrà, adesso?"
"Pian piano le tue barriere si abbasseranno, e tu ti ritroverai, probabilmente, in stato d'incoscienza. Io mi occuperò di far funzionare il tuo organismo, mentre Fiona agirà sui tuoi centri del laran e ne brucerà alcuni. Come il laran è usato per guarire ferite e riallacciare tessuti muscolari, il laran è anche in grado di distruggere." Disse, più rivolta a se stessa che alla ragazza. Ma vedendo che Fiamma iniziava a inquietarsi, le disse: "Tu possiedi il Dono degli Alton e la pirocinesi, giusto? Due doni difficili da gestire."
E in effetti, Fiamma doveva ammettere che, sì ,era stato difficile domare i suoi poteri e imbrigliarli per usarli nel modo corretto. Quanto avrebbe dato, nella sua giovinezza dopo il Mal della Soglia, per potersene disfare... Ma ora che stava per perdere i suoi doni ne era tremendamente dispiaciuta.
"Tanti sforzi per niente..."
E non riuscì mai a capire di chi fosse stato quel pensiero.


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Fiona vide Fiamma a poco a poco scivolare nell'incoscienza. Sapeva che il kirian non avrebbe avuto effetto a lungo, ma aveva provato pietà per quella ragazza e, condividendo le sue emozioni, forse Dana gliene aveva dato più del dovuto.
Tirò fuori dalla protezione di seta la sua matrice e la fissò, sentendo la familiare sensazione di scivolare dentro se stessa. Era ancora in contatto mentale con la ragazza, e ora rafforzò quel legame. Subito fuori dalle loro coscienze, poté percepire la salda stretta dei rampicanti di Dana che le avvolgeva.
Sapeva cosa doveva fare, anche se non aveva mai eseguito prima un intervento di questo tipo. Prese fiato e si immerse completamente nell'oceano della mente di Fiamma.
Dall'esterno, la Rinunciataria controllò che i due corpi continuassero le loro funzioni senza problemi, poi, rassicurata, si concentrò su ciò che stava accadendo.
Il suo addestramento da monitore le aveva inculcato un vigoroso senso di rispetto per le potenzialità della mente umana e una parte di se stessa si stava ribellando all'idea dello spreco che la decisione di Fiona avrebbe comportato... d'altra parte la sua lealtà per la Custode era assoluta e la gravità delle motivazioni che l'avevano spinta a quel gesto era innegabile.
Allentò la tensione nei muscoli del collo di Fiona: in tanti anni di lavoro insieme non l'aveva mai vista così tesa.
Per un istante provò a collegarsi con lei, restando affascinata dalla rapidità con cui la donna si muoveva tra i minuscoli filamenti del cervello della ragazza, recidendo, bruciando, potando singole terminazioni nervose come un esperto giardiniere avrebbe fatto con le radici di una pianta da travasare. Si rese conto di aver visualizzato la complessa operazione con le immagini più rassicuranti del suo lavoro nella serra. Era certa che Fiona vedesse il tutto come una serie di canalizzazioni, dighe e chiuse che spostavano corsi d'acqua in modo da desertificare alcune aree e allagarne altre, ma si chiese con curiosità come Fiamma stesse vivendo quell'esperienza. Dopo un ultimo controllo ai due organismi, lasciò che un viticcio della sua empatia si avvolgesse intorno alla coscienza della giovane per condividerne i pensieri.
All'improvviso, vide dinanzi a sé una landa ghiacciata. Era meravigliata, sebbene ad un livello più basso di quello conscio. Ma come? A dispetto del suo laran, la pirocinesi, Fiamma visualizzava il suo potere come ghiaccio? Che in realtà fosse una rappresentazione della sua anima?
Scacciò quei pensieri e si avventurò su quel terreno ostile. Davanti a lei vide una figura vestita di cremisi, che procedeva lentamente ma con decisione: blocchi di ghiaccio le impedivano il cammino, ma non appena esercitava una leggera pressione essi sparivano. La Custode doveva trovare i centri del laran di Fiamma e non si sarebbe certo lasciata fermare da quei miseri ostacoli. In lontananza, l'Amazzone vide come delle colonne, che brillavano di brina, e che racchiudevano, lo sentiva, molto potere. La figura in rosso si diresse verso la più vicina e, in effetti, era proprio quello che cercava. Scacciò automaticamente i ricordi della ragazza che vorticavano, come tanti fiocchi di neve in una furiosa tempesta, attorno alla colonna. Quello che stava per fare non le piaceva ma, del resto, andava fatto. Dana si rese conto che la ragazza stava visualizzando la scena dal punto di vista della Custode e si chiese se ciò non fosse dovuto allo stretto legame che univa le due donne a causa del loro comune addestramento.
Fiona/Fiamma visualizzò il suo Potere come una lingua d'acqua, che si avvolse sull'enorme stalattite. Il volume della corrente d'acqua aumentò fino a quando, ormai in parte sciolta, la colonna crollò, producendo un suono simile ad un boato. La Custode continuò il suo lavoro, distruggendo qua e là altre colonne, fino a quando decise che ormai era abbastanza.
Ancora incosciente, Fiamma si dibatteva furiosamente sul divanetto. Dana la indusse a calmarsi, prima di verificare le sue condizioni fisiche... quelle emotive sarebbero state un problema non solo della ragazza ma anche di Fiona.
Dopotutto, il laran della giovane era calato sicuramente, ma non del tutto svanito, e poteva essere ancora utilizzata all'interno di un Cerchio. Fiona aveva eliminato quasi esclusivamente il potere della Pirocinesi e buona parte dei ricordi del suo addestramento da Custode. Alcuni giorni più tardi, Amyra avrebbe cercato di tirar su la sorella scherzando sul fatto che ormai era una Fiamma senza fiamma, facendo più male che bene.


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Fiamma si risvegliò nella sua stanza. Era vagamente consapevole di essersi risvegliata dopo l'operazione, di aver delirato e di aver preso del sonnifero. Ma tutto questo, quando? Anni fa, le sembrava.
Amyra la vegliava silenziosamente seduta su una sedia, in grembo un libro che Kelan le aveva consegnato per migliorare la sua lettura. Ricordava ancora la tremenda paura che qualcosa fosse andato storto, al vedere che la sorella non si svegliava per molti giorni di seguito, ma la Custode l'aveva rassicurata dicendo che era normale, e che un periodo di forzato riposo sarebbe stato utile alla mente di Fiamma per riprendersi dal trauma.
Si sarebbe sempre ricordata le parole che Fiona le aveva rivolto prima di lasciarla: "Adesso tua sorella ha bisogno di te e della tua comprensione più di qualsiasi altra cosa. Abbi cura di lei."
Amyra aveva quasi urlato di gioia nel vedere aprirsi i meravigliosi occhi viola della sorella.


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I primi giorni dopo il risveglio furono lunghi e angosciosi per Fiamma. Fu ricompensata solo dall'amore dimostratole in quei momenti dalla sorella e dall'affettuoso benvenuto che gli altri membri della Torre le diedero, finalmente messi al corrente della sua presenza.
La giovane comynara dovette in quei momenti combattere, più che altro da sola, contro se stessa e le imposizioni che le avevano impresso nella mente, contro le sue certezze che crollavano e con... una nuova visione del mondo.
Una notte, prima di addormentarsi, le passarono per la mente tutte quelle volte che, a causa del suo laran potente, aveva involontariamente umiliato e disprezzato, forse, tutti quei miseri che non l'eguagliavano, compresa la sua stessa sorella, e in quel momento si chiese come poteva Amyra volerle ancora bene. Finalmente una comprensione più profonda la fece tremare, e lacrime di sollievo le bagnarono le guance mentre lentamente cedeva al sonno.
Nella stanza vicina, anche Amyra prese una decisione. Fiamma aveva sacrificato se stessa per quello in cui credeva, ormai l'aveva compreso. Aveva provato compassione per lei, poi rispetto.
Amyra si sarebbe applicata nello studio, e avrebbe domato il suo Potere una volta per tutte. Si, era decisa a diventare un Tecnico di cui Fiamma, e lei stessa, sarebbero andate fiere.









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Disclaimers

Fiona e Fiamma si preparano al difficile intervento che le vedrà coinvolte e che cambierà la vita alla ragazza.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008