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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +2, maggio (30)] [Credits & Disclaimers]



Riabbracciarsi

Idriel n'ha Ysabeth

Erano passati ormai cinque mesi da quando Idriel era ad Elvas e quella mattina, a caccia, cavalcando con Kyria n'ha Doria, una delle sue sorelle della Gilda, non riusciva a tenere a freno i suoi ricordi. Non era successo nulla di particolare durante quei mesi, eppure lei ricordava tutto perfettamente. Ricordava il primo giorno, il secondo, il terzo... fino all'ultimo. Era stata felice in quei mesi come non lo era mai stata; non le mancava niente, solo la zia. Ma cercava di non pensarci. Qualche volta, la sera, sdraiata sul suo letto, aveva pianto. Pianto di nostalgia, pianto per la zia che forse non avrebbe più rivisto, quella zia che le era stata così vicina, l'unico suo sostegno dopo la morte della madre... Ma cercava di non pensarci.
Girandosi senza saperne il motivo verso la Gilda alle sue spalle, in lontananza, ripensò al primo giorno. Dopo essere stata accompagnata da Shonnach alla Gilda, aveva conosciuto Gwennis, che le aveva poi mostrato tutto l'edificio e fatto conoscere le altre Rinunciatarie. Ricordava perfettamente il suo primo incontro con Dana, soprattutto per la parola con la quale la donna l'aveva salutata. L'aveva chiamata parente. Anche adesso, dopo cinque mesi, quella parola le faceva uno strano effetto. Per tutta la vita aveva pensato alla sua parte comyn come un qualcosa di insopportabile, un qualcosa che non le sarebbe mai servito a nulla, perché tanto nessuno l'avrebbe riconosciuta come tale. Lei era una nedestro, ed era sempre stata convinta che nessun comyn puro l'avrebbe mai potuta trattare con rispetto. Invece no, non era stato così. Né per Dana né per tutti gli altri della Valle. Nessuno l'aveva guardata come l'aveva guardata suo padre; nessuno l'aveva guardata con disprezzo; molti, come Dana aveva fatto per prima, l'avevano chiamata parente. Ricordava che dopo il saluto della Rinunciataria lei era rimasta a fissarla con la bocca spalancata, incredula, quasi come se avesse visto un fantasma. Le sue barriere erano crollate e, leggendo i suoi pensieri, l'Amazzone aveva semplicemente sorriso, mentre Idriel si asciugava gli occhi bagnati di lacrime involontarie.
Dopo qualche giorno era stata accompagnata alla Torre, per essere controllata. Il suo cuore quel giorno batteva a mille; la semplice idea di incontrare la Custode era così emozionante, così strana... Tant'era la sua emozione che non era riuscita a dire quasi niente! Passato qualche giorno, però, aveva cominciato l'addestramento, ed ora la sua capacità di controllare l'empatia era migliorata notevolmente. Aveva chiesto di non lavorare nel Cerchio se non fosse strettamente necessario (aveva sempre odiato qualsiasi tipo di responsabilità) e per il momento era stata accontentata. Frequentando la Torre, aveva conosciuto molto presto sia Kasentlaya che Amyra che Aliciana, ed erano diventate buone amiche.
Di tanto in tanto andava a caccia, e questa era diventata la sua attività principale. Così facendo aveva avuto modo di conoscere anche altri abitanti della Valle, come Mikhail, Alar, Benton... e tutti gli altri che partecipavano alle battute. Anche quella mattina era a caccia, con la sola compagnia di Kyria. Era parecchio tempo che giravano per i boschi attorno alla Valle, ma ancora non avevano trovato niente. Proprio in quel momento, l'altra Rinunciataria le fece notare un coniglio selvatico a poca distanza da loro, molto vicino ad una trappola. Rimasero entrambe in silenzio, fino a quando il piccolo animaletto fece qualche passo avanti, finendo intrappolato. Kyria scese da cavallo e mise il coniglio in una sacca.
Ripresa la marcia, Idriel si ritrovò a pensare alla zia. Erano cinque mesi che non la vedeva... chissà come stava, cosa le era successo, come stavano nonno Jacqual e nonna Fiora... Quando li aveva lasciati, la vecchia locanda era appena stata venduta. Dalla morte di sua madre, il locale aveva chiuso ed era stato messo in vendita, però, forse per la sua lontananza dalle strade più trafficate o anche per lo stato in cui era ridotto, nessuno l'aveva comprato fino a pochi giorni prima della partenza di Idriel. Chissà che tipo di negozio era diventato, o se era rimasto una locanda... magari era stato riadattato ad abitazione. La testa le si stava riempiendo di domande su ciò che era successo a Serrais durante la sua assenza e... sì, tra queste c'era anche: "Chissà come sta mio padre...?" Lo odiava, era vero, ma non riusciva ad augurargli del male. Una volta aveva visto i suoi fratellastri... erano un maschio e una femmina: Ryan, di circa vent'anni, e Sybil, di quindici. Chissà come stavano anche loro...
Mentre era immersa in questi pensieri, Kyria sussultò e le toccò leggermente una spalla:
«C'è qualcuno, laggiù...»
«Dove?» chiese Idriel.
«Laggiù, vicino quell'albero...» la Rinunciataria indicò col dito un punto poco lontano. «È steso per terra, potrebbe essere svenuto.»
«Si... lo vedo. Andiamo!»
Le due spronarono il cavallo e ben presto la figura cominciò a delinearsi. Era una donna, una Rinunciataria e...
«Non è possibile!» Idriel si fermò di colpo. Kyria fece lo stesso.
«Che c'è, Idriel?» chiese poi.
«Non può essere... non può essere...»
«Cosa? Idriel... cosa?»
«Non può essere la zia...» Idriel quasi piangeva, senza capire se per la gioia di rivederla, o per la paura che le potesse essere successo qualcosa.
«Andiamo a controllare!» disse l'altra dopo un po', poi scese da cavallo e raggiunse la donna.
Idriel invece rimase ferma dov'era. La possibilità che la zia fosse... morta... la sconvolgeva. Non voleva pensarci, non voleva avvicinarsi, non voleva vederla. Se le fosse successo davvero qualcosa, lei cos'avrebbe fatto? Come avrebbe fatto senza la zia? Come avrebbe avvisato i nonni? Con che coraggio poi, li avrebbe lasciati? Le lacrime ormai già le rigavano le guance. Se la zia era lì era senz'altro per causa sua...
«Idriel, corri, è svenuta!» la chiamò Kyria, dopo poco.
"Svenuta, è svenuta..." la frase le rimbombò nel cervello, penetrante, assillante, mentre le lacrime, sempre più copiose, le scivolavano sul viso. Poi si fece coraggio, scese da cavallo e corse verso la donna.
Sì, era la zia, ed era svenuta.
«Io torno alla valle a cercare qualcuno che ci possa aiutare... Tu resta con lei, farò il più in fretta è possibile!» Kyria salì sul cavallo, allontanandosi poi al galoppo.
Idriel si inginocchiò sull'erba morbida, e prese la testa della donna tra le braccia.
«Asillin... zia Asillin,» chiamò piano. Ma non ricevette alcuna risposta.


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«Asillin... zia Asillin...»
Quel nome. Conosceva quel nome. Era forse il suo? O era il nome di qualcuno a lei caro?
Non lo sapeva.
«Zia Asillin, ti prego, svegliati...»
Zia Asillin. Chi era? Era lei? Aveva una nipote? Non ricordava più niente ed era tutto buio.
«Zia...»
Quella voce... la conosceva, ne era sicura. Apparteneva a qualcuno che le era molto caro. Era di... non riusciva a ricordare. Però sembrava che chiamasse proprio lei. Quindi si chiamava Asillin ed aveva una nipote. Ma dov'era? Perché era tutto buio?
Provò ad aprire gli occhi, lentamente. Appena vide la luce, però, fu costretta a richiuderli immediatamente. La luce era troppo forte.
«Zia Asillin...» la voce di quella che sembrava essere sua nipote, ora era sorpresa, ma continuava a piangere. «Zia, sei viva... Oh, zia...»
Cercò di nuovo di aprire gli occhi; vide qualcosa, delle montagne, ma ancora una volta la luce era troppo forte.
Montagne. Forse cominciava a ricordare qualcosa. Era in viaggio e poi... no, non ricordava altro.
«Zia, ti prego, apri gli occhi...»
Alla preghiera della ragazza, la donna provò di nuovo. La luce le dava ancora molto fastidio, ma riusciva a tenere gli occhi aperti. Lentamente il paesaggio si delineò. Davanti a lei c'erano le montagne e in lontananza si vedeva una torre. Una Torre? Ma dov'era? Era a Neskaya? No, quella non era la Torre di Neskaya.
Girò lentamente la testa, assalita dalle vertigini, fino a quando non riuscì a vedere la ragazza. Sì, era sua nipote! Immediatamente si ricordò di lei; la sua bambina, la sua piccola Idriel!
La ragazza aveva il volto inondato di lacrime e gli occhi lucidi mostravano preoccupazione mista a felicità e speranza.
«Idriel, bambina mia!» Con voce flebile, quasi impercettibile, Asillin riuscì a salutare la ragazza.
Idriel scoppiò in un pianto di gioia. Strinse la zia tra le braccia, continuando a ripetere: «Oh, zia, zia, sei viva, stai bene...zia...»
Le due rimasero così a lungo, poi la ragazza si asciugò gli occhi e il volto e chiese:
«Cos'è successo? Perché sei qui ad Elvas?»
Allora ricordò. Era ad Elvas... ed era andata a cercare la nipote. Poi, però, un cervo impazzito aveva tagliato la strada alla sua cavalla, che l'aveva disarcionata. Quindi era caduta a terra e... chissà quanto tempo era rimasta svenuta.
«Beh, chiya, ero venuta a cercarti.» Tossì, poi, lentamente, riprese. «Solo che poi la piccola Kallie mi ha disarcionata!» si fermò per un istante, poi riprese: «A proposito, l'hai vista?»
«Kallie?»
«Si.»
«No... mi spiace. Speriamo stia bene.»
«Già.» Tossì di nuovo.
br> «Oh... zia, non ti sforzare di parlare, non ti preoccupare.» Sorrise. «Sono così contenta di vederti, sana e salva! Quando ti ho visto lì per terra, io...» chinò il capo e il suo tono s'incupì. «Ho creduto fossi morta.»
«Non dovevi neanche pensarlo, chiya
«Lo so, zia, lo so, ma...»
«Non ne parliamo più, piccola, d'accordo?»
«D'accordo,» Idriel sorrise e Asillin fece lo stesso.
Dopo poco, in lontananza, di sentì un rumore di zoccoli. Idriel si girò e vide che c'erano Kyria e Dana. Quando queste la raggiunsero, Kyria disse, sollevata:
«Meno male, si è svegliata. Come vi sentite, mestra
«Mi gira la testa... ma sto meglio,» dichiarò Asillin.
«Sentite dolore nelle braccia, o nelle gambe?» chiese Dana.
«No. Solo un gran torpore.»
«Meno male, ma forse è meglio che vi controlli.»
La donna si inginocchiò sull'erba accanto ad Asillin e le passò le mani a pochi centimetri dal corpo. Dopo un po', sorridendo, disse:
«No, nulla di rotto, e neanche contratture,» si fermò, poi, come se se ne fosse appena ricordata, disse: «Scusatemi se non mi sono presentata prima, comunque io sono Dana n'ha Angela, piacere di conoscervi.»
«Il piacere è tutto mio. Sono Asillin n'ha Fiora, la zia di Idriel,» tossì. «E avrei tanto bisogno di dormire...» concluse poi, sorridendo.
«Naturalmente. Ce la fai ad alzarti, zia?» chiese Idriel.
«Non lo so. Dammi una mano, bambina.»
«Subito.» Idriel si chinò sulla zia e la aiutò ad alzarsi, poi Kyria e Dana la aiutarono a salire sul cavallo.
«Avete visto una cavalla, mentre venivate qui?»
«No,» rispose la ragazza.
«Bene, andiamo,» disse infine Dana, e le quattro Rinunciatarie spronarono i cavalli e in breve raggiunsero la Valle.


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Arrivati alla Gilda, trovarono Shonnach fuori la stalla con una cavalla.
«Oh, è Kallie! Per fortuna sta bene,» disse Asillin, nel vederla.
«Chi è questa donna?» chiese Shonnach.
«La zia di Idriel,» rispose Dana. «E quella è la sua cavalla,» disse, indicando l'animale che l'altra teneva per le briglie. «Bene. La porto dentro,» fece la quinta Rinunciataria ed entrò nella stalla.
Le altre aiutarono Asillin a scendere da cavallo, poi la portarono in una stanza vicino a quella di Idriel dove la donna si addormentò presto. La nipote era accanto a lei e vi rimase finché la zia non si fu svegliata. Nel frattempo aveva pensato ancora una volta al tempo trascorso dalla sua partenza. La zia era rimasta quella di sempre, anzi, forse le erano cresciuti un po' i capelli... Le era mancata così tanto e ora vederla lì, davanti a lei, dormire placidamente, le dava uno strano senso di tranquillità. Nella Valle non era mai stata sola, ma ora che c'era la zia, sembrava che in quei cinque mesi fosse stata completamente isolata.
"Quando si sveglierà," pensò poi, "mi riempirà di domande. Quindi è meglio che cominci a pensare alle risposte!"
Infatti, non appena aprì gli occhi, Asillin disse:
«Buongiorno, chiya, ho molte cose da chiederti.»
«L'avevo immaginato zia,» sorrise. «Qual è la prima domanda?»
«Come mai sei partita senza avvisarmi?» il volto della donna aveva cambiato espressione e Idriel percepì chiaramente il suo disappunto.
«Ma io... ho avvisato le mie sorelle e pensavo che loro ti avrebbero raccontato tutto! Avevo anche detto che mi sarei diretta qui, ad Elvas!» Idriel era notevolmente dispiaciuta.
«Lo so, chiya. Mi hanno raccontato tutto, ma sei stata incosciente! Potevi avvisarmi ed io ti avrei accompagnato! Invece sei partita da sola, in pieno inverno! Ti rendi conto di quanto tu sia stata stupida, Idriel?» Asillin ora non era più arrabbiata, il tono era calmo.
«Lo so, zia. Anche la madre della Lega di Elvas, Gwennis n'ha Hannah, mi ha detto le stesse cose, al mio arrivo. Sono stata incosciente e non sarei dovuta partire da sola. Sono solo una ragazzina e gli Hellers d'inverno possono essere molto pericolosi, lo so... Ma io dovevo partire! Non ce la facevo più!»
«È stato per via di tuo padre?»
Idriel sospirò. Poi disse, semplicemente: «Sì.»
«L'avevo immaginato. Lo odi così tanto?»
«No, ora non più... almeno non come prima. Stare lontano da lui tutto questo tempo mi ha fatto bene.»
«Ne sono contenta.» Asillin sorrise, poi si rabbuiò. «Ma sono stata molto in pensiero per te, chiya. E non solo io, ma anche la nonna e il nonno, tutte le tue sorelle, la Madre della Lega...»
«Chiedo scusa, zia,» disse Idriel sommessamente.
«Non ti preoccupare. Ora ciò che importa è che ti ho trovata. Ti ho cercata ovunque, sai?» sorrise la zia.
«Ovunque?» la ragazza sorrise a sua volta.
«Ovunque, e prima di trovarti ci ho messo cinque mesi, come vedi. Ma dimmi, come ti trovi qui?»
«Benissimo. Ho anche cominciato un vero addestramento. La Custode è una persona stupenda... tutti sono fantastici qui! Rimarrai?» gli occhi della ragazza si riempirono di speranza.
«Si, Idriel, rimarrò...» rise, «se mi vorranno!»
«Ma certo che ti vorranno! Una cuoca brava come te fa sempre comodo!»
Le due risero contemporaneamente, poi si abbracciarono. Finalmente erano di nuovo insieme. Finalmente, dopo cinque mesi, Idriel poteva riabbracciare sua zia.









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Disclaimers

A cinque mesi dalla sua partenza da Serrais, Idriel reincontra la zia Asillin..

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008