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L'arrivo dell'inverno

Illa

Ferma accanto al suo cavallo, Illa osservava il villaggio di Roscommon, distante ancora poche centinaia di metri. Aveva deciso di arrivare a Elvas qualche settimana prima dell'inverno ma, per colpa di ingaggi risultati più impegnativi del previsto, la sua partenza per la valle maledetta era stata ritardata fin quasi all'arrivo delle prime forti nevicate.
Il nervosismo accumulatosi durante gli ultimi due viaggi era acuito dalla decisione di Illa di non lasciarsi contattare dalla sua compagna che, giornalmente, cercava di localizzarla grazie al suo laran.
Aveva fatto la stessa cosa anche qualche mese prima, poco dopo l'arrivo della bella stagione, perché era impegnata in una missione che a Dana non sarebbe piaciuta e, solo in quel momento, mentre combatteva contro il desiderio di cercare il contatto incorporeo con lei, si ricordò di quanto la cosa alla fine l'avesse disturbata.
Ma, mentre allora aveva solo cercato di tenerla all'oscuro delle ultime prodezze del padre, un argomento che la metteva sempre di malumore, questa volta si era ostinata a mantenere il silenzio solo per arrivare ad Elvas quando la sua compagna meno se lo aspettava.
Sapeva benissimo come sarebbero andate poi le cose, ma la mercenaria voleva godere di un piccolo vantaggio nei confronti della compagna.
Osservando con occhio esperto la posizione del sole, calcolò che le conveniva attendere ancora qualche ora prima di presentarsi all'appuntamento con il prossimo cliente.
La carovana a cui aveva deciso di aggregarsi per compiere la prima parte del viaggio era stata organizzata da un gruppo di elementi di sua vecchia conoscenza. Sapeva che sarebbero riusciti a dare una parvenza di solidità al gruppo di mercanti che aveva deciso di partire per Caer Donn a ridosso del cambio di stagione.
Il capo dei mercanti aveva assoldato una combriccola di personaggi dalla fama poco brillante mentre, per sua fortuna, un altro del suo gruppo aveva deciso di procurarsi una scorta personale più idonea ed aveva contattato due dei mercenari che solitamente costituivano il gruppo di Illa.
Renaldo, il più pratico dei due, aveva rintracciato altri tre commilitoni e, venuto a sapere che il suo capo aveva intenzione di salire a nord, verso il Dominio degli Aldaran, si era affrettato a contattarla. Illa non aveva intenzione di seguire la carovana fino a destinazione, ma era divertita dall'idea di compiere una parte del viaggio con gli uomini della sua banda.
Arrivando quando ormai Renaldo e Bertrand avevano di sicuro organizzato tutto, non sarebbe stata indotta a prendere in mano la situazione. Li conosceva e sapeva che non avrebbero esitato a chiederglielo e, ancora peggio, sapeva con certezza che lei avrebbe accettato la proposta senza esitare.
Parlandogli piano all'orecchio, Illa legò il cavallo dietro alcuni alberi, circondati da cespugli sempreverdi che permettevano una perfetta copertura. Poi, con pochi, rapidi movimenti, si issò fino al primo incrocio di rami, trovò una posizione comoda ed attese che il sole cominciasse a tramontare.


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Il villaggio di Roscommon era un piccolo borgo, arroccato attorno ai resti di quella che poteva essere stata una casa nobiliare fortificata, adesso trasformata in una locanda appena rispettabile.
Fermi fuori dall'entrata, coinvolti in una discussione, i capi del gruppo di mercanti stavano cercando di trovare un accordo su quando partire e su quale via seguire.
Bertrand aveva proposto una partenza di buon ora e, visto le dimensioni della carovana e l'entità della scorta che avevano messo insieme, proponeva di percorrere la via principale, più trafficata ma facilmente percorribile.
Il capo dei mercanti, dopo aver ascoltato i consigli degli uomini da lui scelti, aveva insistito per prendere una sorta di scorciatoia. Una strada più breve e meno frequentata, che costeggiava quella preferita da Bertrand, ma che sembrava essere più rapida e con meno passaggi presso centri abitati.
Secondo la scorta dell'uomo avrebbero trovato un buon numero di rifugi per permettere soste frequenti e meno probabilità di incontrare malintenzionati.
Renaldo, Bertrand e il loro gruppo si erano subito opposti. La carovana era lenta e chiunque sarebbe stato in grado di precederli e tendere loro un agguato. Quella che secondo gli altri era la via più rapida avrebbe comportato un rallentamento del passo dei molti chervine stracarichi di materiale, sia per le ridotte dimensioni della carreggiata che per il fondo stradale più insidioso.
La via più battuta avrebbe permesso alle bestie da soma di mantenere un passo costante e all'intera carovana di muoversi più rapidamente e in formazione compatta.
La discussione era andata avanti a lungo e, quando finalmente Illa arrivò al villaggio, il gruppo di mercanti aveva deciso di assecondare la proposta del loro capo, optando per la strada più corta.
Illa, dopo aver condotto il cavallo alle stalle ed aver provveduto alle sue necessità, si era avvicinata al gruppo ancora infervorato nella discussione, fermandosi silenziosamente alle spalle dei suoi due sottoposti. Solo dopo qualche minuto, sentendosi osservato, Bertrand si decise a voltarsi, trovandosi davanti allo sguardo tra il divertito e l'irritato di Illa.
La presentazione del loro capo di sempre, anche se non in quella veste, almeno per questa occasione, agli altri uomini del gruppo sancì la fine della discussione.
Chi, tra gli uomini della scorta, conosceva Illa non aveva domande da porre riguardo la sua presenza nel gruppo. Chi non la conosceva preferì non dire nulla, forse notando immediatamente il comportamento degli altri.
«Ero convinto che avrebbero protestato,» fu il commento di Bertrand, allontanandosi con gli altri due verso la locanda.
Renaldo aveva spiegato brevemente l'origine della disputa e lo sguardo di Illa si era fatto cupo.
«Non mi pare una buona decisione,» commentò semplicemente. «Andrà di sicuro storto qualcosa,» aggiunse a mezza voce, «ma cercheremo di far cadere i problemi lontano dai nostri.»
«Se non capita qualche inconveniente lungo il percorso...»
Bertrand venne fulminato dagli sguardi degli altri due. Adesso era certo che sarebbe accaduto qualcosa. In tutti gli anni di attività che aveva sulle spalle, Illa non aveva mai incontrato un uccello del malaugurio efficace come lui.
La serata passò abbastanza tranquillamente.
Gli uomini delle due scorte divisi in due gruppi. Nessuno apparentemente disposto a fraternizzare con gli altri, mentre i mercanti formavano un terzo gruppo ancora più isolato da tutti.
Ad un tavolo appartato Illa, Bertrand e Renaldo osservavano con occhio distaccato la cosa.
Questa separazione non era di certo un vantaggio. La sola speranza era che, una volta partiti, i due gruppi di mercenari trovassero un argomento che li potesse accomunare tra loro e che, in caso di attacco da parte di briganti, le due fazioni mostrassero almeno il buonsenso di unirsi nella battaglia.
«Hai intenzione di fermarti tutto l'inverno?» chiese al un tratto Renaldo, con tono poco convinto.
«La cosa ti sembra così strana?» chiese di rimando la donna.
Renaldo si strinse nella spalle. «Credo di non averti mai vista ferma nello stesso posto per più di un paio di settimane... ed è capitato solo una volta, prima del terzo matrimonio di Diego Rid...» riflettendo su quello che stava per dire, Renaldo si interruppe, alzando le mani in segno di resa.
«Starà meditando di mettersi a riposo, come Alar,» fu il commento di Bertrand, impegnato a seguire con lo sguardo una borsa colma di monete, agganciata al fianco di una prosperosa cliente della locanda.
«Non voglio guai, Bertrand!»
Anche se il tono di Illa non era né minaccioso né di rimprovero, la frase bastò a distrarre l'ex-ladro dalla preda che aveva puntato. L'uomo tornò a concentrare la sua attenzione sul boccale di birra che aveva davanti.
«Per quando ti aspetta?» continuò Renaldo.
L'espressione di Illa si fece cupa. «Non mi sta aspettando.»
I due uomini sui scambiarono uno sguardo di intesa, prima di alzare gli occhi al cielo.
Ricordavano ancora con apprensione come il loro capo era diventato intrattabile durante l'ultimo ingaggio da parte di Diego Ridenow, quando Illa si era ostinata a non farsi contattare dalla sua compagna per più di due settimane.
«Basta questo per mettermi di malumore!» esclamò Bertrand, alzandosi. «Non svegliatemi all'alba, mi raccomando!» aggiunse andandosene, seguendo la formosa proprietaria della sacca di monete che, inequivocabilmente, gli aveva fatto cenno di seguirla.
Renaldo Renaldo sospirò tristemente. «Quindi, nessuna novità da Elvas,» commentò poi.
Illa ridacchiò, finendo il boccale di sidro e sprofondando nello scranno di legno. «Nulla di nuovo,» confermò. «L'ultima cosa che mi aveva comunicato Dana era l'intenzione di Alar e Shonnach di organizzare qualche battuta di caccia prima dell'arrivo dell'inverno vero e proprio...»
Renaldo le lanciò una delle occhiatacce che di solito riservava al suo partner fisso di lavoro.
«Vorresti dire che potrebbe anche scapparci qualche incontro... fortuito?»
Illa si strinse nelle spalle, alzandosi. «Se ti sta così a cuore puoi sempre venire con me.»
L'uomo sollevò il boccale di birra, come brindando agli Dei. «Non credo di essere così fortunato,» svuotò il boccale in poche sorsate. «Ha di sicuro di meglio sottomano!»
Illa gli batté una mano sulla spalla, prima di allontanarsi. «Io non mi abbatterei. Sai come la penso, il destino non è ancora stato scritto per nessuno, tranne per chi ha perso la speranza.»


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La mattina arrivò accompagnata da nuove discussioni tra le due fazioni che si erano venute a creare in seno al gruppo di mercanti.
Mentre i mercenari, stabilito cosa fare e come comportarsi, erano pronti alla partenza, gli altri stavano mettendo in discussione ogni piccolo particolare, in special modo quelli più inutili.
Il capo del secondo gruppo di mercenari si era confrontato con Renaldo, visto che Illa si era categoricamente rifiutata di prendersi carico dell'organizzazione.
Anche se i due uomini non erano d'accordo riguardo la via da seguire, ormai la scelta era stata fatta e la cosa migliore era organizzarsi di conseguenza.
Il tempo sembrava mantenersi ottimale e non erano previste nevicate in eccesso, rispetto a quelle tipiche della stagione.
«Non mi piace,» Bertrand si agitava nervosamente sulla sella, annusando l'aria come un segugio.
Illa lo guardava con occhio divertito. La sua era solo una presa in giro, Bertrand non sarebbe stato in grado di prevedere un pericolo neppure trovandosi al centro di un incendio nella stagione secca. Ma era in grado di riconoscere il disagio che lei e Renaldo provavano quando qualcosa di poco positivo aleggiava nell'aria.
Nonostante tutto, la carovana riuscì a muoversi verso la prossima destinazione quando il sole era alto e la colazione abbondante ormai dimenticata.
Divisi a coprire tutta la carovana, i due gruppi di mercenari si erano finalmente mescolati tra loro, scambiandosi commenti poco lusinghieri riguardo l'ingaggio.
Illa si era portata in coda alla comitiva, affiancata da uno o l'altro degli uomini dalla sua banda.
Chi chiedeva notizie di altri componenti del nucleo storico del loro gruppo, chi invece raccontava aneddoti e pettegolezzi su fatti accaduti nel periodo della sua assenza.
Pochi altri, solo quelli che potevano dire di conoscerla da sempre, chiedevano notizie della sua compagna e se era vero che Alar si fosse fermato nello stesso villaggio dove lei e le sue Sorelle avevano fondato una nuova Gilda.
La prima giornata era quindi trascorsa senza problemi, e anche il rifugio che avevano scelto per la sosta notturna sembrava essere abbastanza spazioso da ospitare quasi tutti.
Renaldo aveva comunque deciso di passare la nottata nella stalla, preferendo la compagnia degli animali a quella dei propri simili. Nonostante tutto fosse filato liscio, non si sentiva tranquillo e il bisogno di restare solo era maggiore del desiderio di condividere il pasto e i commenti sul primo giorno di viaggio con gli altri compagni.
Il grande Clive, un gigante dall'aria sempre minacciosa che faceva parte della banda dai tempi in cui il capo era Ranalt, era passato per controllare che tutto fosse a posto.
Nonostante il suo aspetto portasse più a vederlo come un pazzo pronto ad uccidere, in realtà era una sorta di chioccia per gli altri componenti del gruppo, specialmente quelli di vecchia data.
Si era fermato giusto il tempo di dargli la buona notte, di controllare il proprio cavallo e, subito dopo, era tornato nel rifugio per tenere sotto controllo gli altri.
Dopo un paio d'ore, quando ormai stava per addormentarsi, Renaldo sentì Illa raggiungere il suo cavallo, prelevare dalla sacca da sella il necessario per sistemare il giaciglio per la notte e raggiungerlo silenziosamente.
«Non lamentarti,» gli disse, stendendosi poco distante. «So benissimo che non stavi dormendo.»
Renaldo non riuscì a reprimere un sorriso. «Dove non controlla l'uno, l'altra ha già la situazione in pungo.»
Illa si sdraiò di schiena, braccia sotto la testa, e per qualche istante il suo sguardo si perse nel vuoto. Tornando presente, scosse con violenza la testa, girandosi sul fianco per guardare Renaldo.
«Devi fare uno sforzo notevole,» commentò l'uomo, mentre Illa lo fissava interrogativamente. «Per non farti trovare da Dana. Siete così unite che mi sembra quasi impossibile che tu riesca ad impedirle di localizzarti.»
Illa brontolò qualcosa tra i denti. «Non è la prima volta.»
«No di certo! Ma, tutte le volte che ci provi, tu diventi intrattabile più del solito, mentre lei si preoccupa per nulla.» La mercenaria sbuffò irritata, voltandosi sull'altro fianco. «Tra pochi giorni saremo arrivati, allora dovrò preoccuparmi solo di non finire nelle mani di quella Custode.»
«Perché tu, ovviamente, non hai nessun laran da farti controllare?!» il tono dell'uomo era ironico.
Illa gli gettò una rapida occhiataccia. «Perché non ti fai controllare tu?» chiese di rimando «Con quei capelli rossi che ti ritrovi!»
Renaldo sospirò. «Chissà,» disse, prima di voltarsi schiena a schiena con il suo capo. «Forse lo farò!»
«Certo... allora vorrò esserci per divertirmi un po'!»
«Ti prendo in parola.»
«Bak'ha
Dopo l'ultimo scambio di cortesie, i due scivolarono in un sonno leggero, disturbato di tanto in tanto dal nervosismo dei cavalli.


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La partenza tranquilla del viaggio era stata presto dimenticata. I giorni trascorsi nell'avvicinamento del territorio del Carthon e l'attraversamento del fiume avevano portato ad una nuova divisione dei due gruppi.
Sulle rive del fiume, mentre cercavano di raggiungere l'unico guado ancora praticabile della zona, erano stati affiancati da un gruppo di Rinunciatarie dirette a Thendara.
Alcune di loro si erano attardate per scambiare due parole con Illa, comunicandole che poco oltre il guado era stata individuata una banda di briganti che sembravano stare aspettando solo una carovana come la loro per scatenare un attacco.
L'informazione aveva messo in allerta Renaldo e i suoi uomini, abituati a condividere ingaggi con Rinunciatarie, mentre era stata derisa dagli altri, che avevano archiviato le voci come esagerazioni di donnette isteriche.
In poche ore la carovana si era come trasformata da una sola processione di cervine stracarichi e mercanti, in due convogli ben distinti.
Il gruppo guidato da Renaldo aveva serrato la guardia, facendo avvicinare gli animali carichi di materiale prezioso e mettendo al centro le bestie più lente e chi tra gli uomini sembrava meno in grado di difendersi.
Il resto della carovana, pur trovando le precauzioni assurde, si era solo messo in stato di allerta, nel caso ci fosse effettivamente qualche rischio davanti a loro.
Le ombre avevano già cominciato ad allungarsi quando, sempre più nervosa, Illa aveva raggiunto Renaldo e Bertrand che, al momento, stavano guidando il gruppo.
«Qualcuno ci sta seguendo,» disse loro.
Bertrand lanciò uno sguardo oltre la sua spalla, come se potesse essere in grado di vedere i fantomatici inseguitori.
Renaldo, invece, scosse la testa dubbioso. «Se sono delle Terre Aride ci attaccheranno ai fianchi, dopo aver bloccato la strada.»
Illa annuì. «È solo una sensazione, non credo facciano parte di quelli che ci aspettano avanti.»
Bertrand si agitò nervosamente, controllando la spada infilata nel fodero da sella. «Altri banditi che pensano di approfittare della situazione?» chiese. Dopo tutto non sarebbe stata la prima volta.
Gruppi di kyorebni dalle sembianze umane che approfittavano della carovane già decimante da altri gruppi di briganti più forti di loro e che si limitavano a saccheggiare e distruggere i miseri resti che erano sopravissuti al precedente attacco.
«Vado a controllare,» comunicò alla fine Illa, voltando la cavalcatura.
«Prendi con te Bertrand e Clive,» le suggerì Renaldo. «Se è un falso allarme avrete solo sprecato qualche ora, se sono banditi potrete cominciare a fare un po' di pulizia.»
Bertrand annuì, facendo cenno a Clive di raggiungerlo e seguendo poi Illa verso la direzione da cui erano provenuti.
Il capo della seconda metà della carovana, notando gli strani movimenti, si affiancò con fare indispettito a Renaldo, chiedendo spiegazioni con tono quasi sprezzante.
Il fatto che qualcuno di potenzialmente pericoloso li stesse seguendo gli sembrò più accettabile dell'agguato che doveva attenderli più avanti. Quindi, con fare deciso, ordinò a due dei propri uomini di seguire il terzetto e di controllare a loro volta la situazione.
Un brivido di freddo attraversò la schiena di Renaldo.
"Sta per accadere qualcosa," pensò tra se e se, guardando con occhio critico la carovana nella sua interezza. "Speriamo solo che tornino in tempo."


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La presenza degli altri due uomini aveva indispettito il terzetto di compagni. Tutti e tre avevano immediatamente stabilito che, in caso di bisogno, la loro presenza sarebbe stata solo di intralcio.
«Se fossero rimasti con gli altri forse potevano essere di aiuto,» borbottò Clive, fissando con malcelato disprezzo il portamento degli uomini.
«Shh!» Illa aveva avvertito la presenza di quattro, forse cinque persone, accampate nella radure a poche decine di metri la loro.
«Si sono accampati senza accendere fuochi,» commentò sottovoce Bertrand.
Clive annuì silenziosamente, la cosa non giocava a favore degli sconosciuti. Se fossero stati ancora guidati da Ranalt li avrebbero attaccati immediatamente, ridotti all'immobilità e, se qualcuno fosse sopravissuto, fatto domande sulle loro intenzioni. Ma Illa non era convinta che fossero malintenzionati e, ora che erano praticamente alle loro spalle, poteva vedere che si trattavano di tre Rinunciatarie e di un comyn. Anche se doveva ammettere l'eventualità di un trucco, non lo riteneva tanto probabile. Quante donne erano in grado di travestirsi da Rinunciatarie e, rischiando la loro vita anche solo per questo, essere anche in grado di combattere e sostenere eventuali attacchi? Illa poteva dire di conoscerne pochissime.
Nel frattempo l'uomo si era allontanato nel fitto del bosco, mentre le tre donne si erano improvvisamente messe in allerta.
agguato La mercenaria sorrise soddisfatta, almeno non erano impreparate ad eventuali imboscate. Fece poi cenno agli uomini di disporsi a ventaglio e, avvicinandosi silenziosamente, estrasse la spada corta che portava al fianco e la puntò alla gola della donna più vicina che, dimostrando un certo acume, rinfoderò l'arma che aveva cominciato ad estrarre.
«Chi siete?» chiese seccamente.
«Rinunciatarie,» rispose, con lo stesso tono di voce, quella che sembrava essere il capo del terzetto.
Illa vide Bertrand alzare gli occhi al cielo e trattenne un sorriso ironico. "Questo è evidente," pensò. «Lo vedo,» continuò a voce alta. «È da varie ore che ci state inseguendo. Perché?»
«Siamo dirette a Caer Donn,» rispose la donna, «se siete dei banditi avete trovato un ben misero bottino.»
Clive fece un cenno impercettibile col capo, ricevendo un segno d'intesa sia da Bertrand che dalla stessa Illa. "Sta mentendo," era il significato di quel gesto.
Dopo più di vent'anni di quella vita era fin troppo facile capire particolari simili anche solo dal tono della voce dei loro interlocutori.
L'uomo che si era appartato poco prima ricomparve al fianco della Rinunciataria a capo del gruppo.
«E in ogni modo vi costerebbe molto caro!» disse, con un tono che forse voleva essere minaccioso, mentre il suo volto era illuminato dalla luce azzurrina proveniente dalla matrice che teneva tra le mani.
Illa sollevò un sopracciglio. Quella pietra sembrava essere grande quasi quanto quella della sua compagna. Doveva essere un telepate molto esperto per riuscire a controllare una matrice di quelle dimensioni. Ma la cosa non spiegava il loro comportamento così guardingo anzi, un tale atteggiamento non faceva altro che insospettirli ancora di più.
L'Amazzone, dopo aver lanciato un'imprecazione mentale contro il comyn, si rivolse nuovamente a loro.
«Siete della carovana?» chiese, dimostrando così che sapevano della loro esistenza e che, probabilmente, li stavano veramente seguendo.
«Sì,» rispose Illa. «Ma non avete ancora risposto alla mia domanda. Perché ci stavate seguendo?»
«Alla locanda del guado ci avevano detto che una carovana era ad una giornata di distanza e ci avevano consigliato di raggiungerla, per viaggiare con più tranquillità.» Nella mente di Illa comparve l'immagine di una delle Rinunciatarie che avevano incrociato poco prima del guado, e la cosa sembrò tranquillizzarla. «Pensavamo di poterlo fare nella giornata di domani,» concluse l'Amazzone.
Illa abbassò la spada, rinfoderandola, e Bertrand e Clive la imitarono immediatamente. «Abbassate le spade,» aggiunse poi, notando che gli altri due sembravano restii ad abbassare la guardia. «Non sono banditi.»
Passato il momento di tensione, i componenti dei due schieramenti si avvicinarono, studiandosi a vicenda.
Illa Il comyn continuava a tenere la matrice tra le mani, mentre l'Amazzone sembrava studiarla con fin troppo interesse.
Illa sbuffò mentalmente. La Rinunciataria si era resa conto che lei era una donna ed ora si stava di sicuro ponendo tutti gli interrogativi del caso, cercando di decidere come comportarsi con lei.
Anche Bertrand e Clive avevano notato la cosa e stavano confabulando tra loro, probabilmente scommettendo sulle probabili reazioni dell'altra donna di fronte a questa rivelazione. Ma nessuna delle Amazzoni o il comyn facevano caso a loro, avevano stabilito che non erano pericolosi. Quindi non meritavano un secondo sguardo.
Sempre con la pietra tra le mani, il comyn continuò il discorso. «No, non siamo banditi,» ribadì a conferma delle parole di Illa, «siamo solo viaggiatori.» L'uomo scrutò Illa con curiosità, ma la mercenaria cercò di mantenere la calma, nonostante la cosa le desse notevolmente fastidio. «Chi siete voi?» chiese alla fine. «Come vi chiamate?»
«L'essere un comyn non vi da alcun diritto di fare delle domande,» rispose seccamente la mercenaria, cogliendo con la coda dell'occhio un rapido passaggio di monete tra Clive e Bertrand.
Quando sarebbero usciti da quella situazione avrebbe chiesto informazioni sull'origine della scommessa e preteso una parte della vincita.
«Non intendevo avvalermi di alcun diritto,» rispose lui, rimettendo la matrice nel suo sacchetto, con mosse piuttosto affettate, «è solo per sapere con chi abbiamo a che fare.»
Clive trattenne Bertrand dal rispondere. Non era il caso di scatenare discussioni solo per poche frasi.
«Io sono Anndra,» si presentò il comyn, soprassedendo sulla sfilza di cognomi che lo avrebbero posizionato in un punto ben preciso della scala gerarchica dell'aristocrazia darkovana. «Lei è Elaine e non stiamo andando a Caer Donn, ma in una vallata a due o tre giornate di viaggio da qui. Le altre due Rinunciatarie ci stanno scortando.»
Illa si voltò a fissarlo. L'immagine della valle di Elvas si era formata nella sua mente. Una cittadina ormai ricostruita del tutto, se pensava a come l'aveva vista lei quasi un anno prima.
«Mi chiamo Illa,» rispose poi, «e sto andando a Elvas.»
«Vai a Elvas!» esclamò l'Amazzone. «anche noi siamo diretti là. Ma non ci teniamo a farlo sapere a tutti!»
Il tono della donna fece sorridere Illa. La valle di Elvas non era un luogo proibito e sconosciuto, almeno per i non telepati, e il senso di cospirazione che aveva colto in quelle parole le fece venire in mente per un istante Shonnach. "Chissà se si conoscono?" si chiese ironica.
«Vieni a stabilirti con noi?» le chiese invece il comyn con tono affabile.
Quelle poche parole fecero abbassare per un istante le barriere di Illa che, per un attimo, percepì chiaramente la presenza di Dana come se fosse lì al suo fianco.
«Penso di no,» rispose a voce, cercando di barricarsi ancora più di prima. «Forse mi limiterò a passarci l'inverno,» tacque per un istante, poi aggiunse, più rivolta a se stessa che ai due davanti a lei. «Ma in ogni modo non per sempre.»
Bertrand e Clive la stavano fissando con espressione preoccupata. Non era normale che il loro capo si comportasse in quella maniera ma, evidentemente, la teoria di Renaldo sull'effetto del silenzio ad oltranza tra lei e Dana era fondata.
La stilettata provocata dagli sguardi dei due amici riscosse Illa dallo stato in cui era caduta e, con tono più normale, si rivolse all'Amazzone.
«La vostra scorta ha corso proprio un bel rischio, non ho tagliato la gola a quella là solo perché potevate davvero essere delle Rinunciatarie. Vi siete fatte sorprendere in maniera vergognosa.»
L'Amazzone sembrò non trovare parole per rispondere, evidentemente perché le critiche di Illa erano veritiere.
Uno degli altri uomini borbottò qualcosa tra i denti, rivolto più che altro al suo compagno.
Illa sembrò annuire al commento, aggiungendo poi rivolta alle Amazzoni e al comyn: «Se volete aggregavi alla carovana sarà meglio che vi sbrighiate. Fra un'ora è buio.»


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Il piccolo accampamento era stato smontato rapidamente e, senza la necessità di estinguere il fuoco da campo, dopo pochi minuti erano in partenza.
I quattro mercenari guidavano il gruppo, ansiosi di riunirsi al resto della loro carovana. La coppia di Rinunciatarie chiudeva la guardia mentre la terza donna, il comyn e Illa restavano al centro del piccolo drappello.
Bertrand si voltava di frequente ad osservare il suo capo. Clive gli aveva fatto ricordare che il comportamento anomalo di Illa era lo stesso di quando erano passati a Castel Ridenow la primavera precedente, ma il fatto che la donna fosse solo stressata perché non sentiva la compagna da tempo non lo convinceva. Se ci fosse stato anche Renaldo nei paraggi ne avrebbe avuto la conferma, ma Bertrand poteva giurare che Illa percepiva guai, grossi e in rapido avvicinamento.
Improvvisamente anche l'espressione del comyn sembrò rabbuiarsi. Fece fermare il cavallo, estraendo quel sasso luminoso che aveva in mano quando l'avevano visto per la prima volta. Lo sguardo si fece assorto poi, dopo alcuni secondi che sembrarono interminabili, si decise a parlare.
«La carovana, la stanno attaccando,» sentenziò. «Ho sentito ora un uomo che moriva.»
Illa impallidì alla notizia, che confermava le sue sensazioni e i timori di Bertrand. Imprecò tra i denti, lanciando qualche maledizione all'indirizzo di quelli che si erano fatti sorprendere come degli stupidi.
«Siete sicuro?» chiese poi all'uomo che annuì, riponendo nuovamente la matrice nel sacchetto.
La mercenaria lanciò un breve fischio, per richiamare l'attenzione dei suoi uomini, se mai ce ne fosse stato bisogno. Bertrand e Clive furono prontamente al suo fianco, pronti ad obbedire a qualsiasi ordine. Anche le due Rinunciatarie si portarono avanti, riunendosi al gruppo che ora doveva agire il più rapidamente possibile.
«Cerchiamo di prenderli alle spalle,» disse Illa, prendendo in mano la situazione. «Sicuramente non si aspettano il nostro arrivo. Stiamo uniti e facciamo meno rumore possibile.» Si voltò poi verso il comyn, rivolgendosi a lui direttamene. «Immagino che tu non sappia usare in maniera decente la spada,» disse senza mezzi termini, «quindi cerca di stare indietro e non metterci nei guai. Pensa a tenere i vostri chervine.» Stava per voltare il cavallo, per spronarlo verso la carovana, quando si voltò nuovamente verso di lui, utilizzando un tono meno aggressivo. «Aiutaci come puoi e se puoi con i tuoi poteri.» Poi si allontanò, per raggiungere la testa del gruppo.
Bertrand, deliziato dal fatto che Illa fosse tornata finalmente normale, si lanciò dietro di lei, imitato da Clive e dagli altri. Sperava che Renaldo fosse riuscito ad affrontare adeguatamente l'agguato. Infondo sapeva a cosa stava andando incontro e si era preparato adeguatamente.
"Se si è fatto ammazzare..." pensò incoerentemente, ricevendo un'occhiataccia da Illa, che si era girata di scatto percependo il suo pensiero.
«Sta zitto, e muoviti!» gli intimò, senza aggiungere altro.
Pochi minuti prima di raggiungere la carovana, trovarono la strada sbarrata da un grosso albero. «Quei bastardi hanno le idee molto chiare,» Clive si era affiancato a lui mentre, raggiunto l'ostacolo, avevano abbandonato i cavalli e ripreso l'avvicinamento a piedi. «Oltre che la strada davanti hanno anche bloccato ogni via di fuga. Non sono intenzionati a prendere prigionieri!»
Bertrand annuì, senza parlare. Gli era sembrata un'infinità il tempo trascorso da quando avevano trovato l'albero abbattuto e, finalmente, cominciava a sentire i primi rumori della battaglia. Non era più il momento di parlare.
I due mercenari dell'altra squadra furono colpiti immediatamente. I predoni dovevano averli visti tornare indietro sul sentiero e si erano organizzati per aspettarli e eliminarli prima che potessero rendersi conto di quello che stava capitando.
Fortunatamente le Rinunciatarie sembravano più in gamba del previsto, anche se quella che sembrava essere il loro capo fece la cosa più assurda che Bertrand avesse mai visto fare: lasciò la sua spada per afferrare quella più grande e pesante del comyn, cominciando a menare fendenti con essa e mettendo a mal partito un buon numero dei loro assalitori.
Bertrand si riscosse immediatamente, non appena un predone si lanciò verso di lui con la spada in mano e il coltello puntato alla sua gola. Assurdamente pensò di conoscere quell'uomo, ma la sensazione non gli impedì di trafiggerlo con la propria spada e di lasciarlo agonizzante sul terreno.
Con la coda dell'occhio vide una delle Rinunciatarie cadere sotto i colpi di un predone e Illa, che tentava di raggiungere lo spazio lasciato vuoto dalla donna, cadere rovinosamente al suolo, dopo essere inciampata in un ramo sporgente. Due dei predoni, accortisi della cosa, si fecero subito sotto per attaccarla e Bertrand scattò a sua volta, nel tentativo di soccorrere il suo capo.
«FERMI!» la voce dell'Amazzone capo tagliò l'aria come una lama, immobilizzando tutti.
Bloccato nella posizione che aveva raggiunto al momento del comando dato con laran, Bertrand non poté fare altro che assistere immobile alle ultime fasi del combattimento.
Il comyn, che sembrava aver accusato pochissimo il colpo, e la donna rimasero immobili ad osservare quello che era capitato, come incerti sul da farsi. Solo quando Illa si rialzò dal terreno, pulendosi i pantaloni e afferrando nuovamente la sua spada, sembrarono riscuotersi.
Con apparente indifferenza, Illa uccise entrambi gli uomini che avevano tentato di attaccarla, imitata dall'Amazzone. Quando l'effetto della parola immobilizzatrice svanì, i banditi rimasti erano in uno svantaggio tale che non poterono fare altro che rendere le loro anime ad Avarra.
Senza pensare troppo ai cadaveri rimasti sul terreno, i sopravvissuti si lanciarono verso la carovana ancora sotto attacco.
Renaldo e i suoi uomini avevano difeso strenuamente entrambe le parti del convoglio. Appena avevano individuato il blocco davanti a loro, l'uomo aveva costretto tutti a serrare i ranghi, disponendo i trasporti in modo da formare una barriera tra loro e gli assalitori.
L'attacco era stato feroce, come può esserlo un agguato di banditi delle Terre Aride decisi a non lasciare superstiti, ma le perdite potevano definirsi contenute.
Tre uomini del gruppo dei mercenari erano morti, purtroppo del gruppo di Renaldo, e tre dei mercanti avevano fatto la stessa fine. In tutto otto persone, contando anche i due feriti che, a causa del veleno delle lame degli assalitori, non avrebbero rivisto l'alba. Tra le Rinunciatarie solo una era rimasta uccisa, ma era forse il bilancio peggiore tra tutti i gruppi di superstiti.


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Col calare delle tenebre i vari gruppi tornarono a dividersi, per parlare e esorcizzare l'attacco subito.
Illa era seduta tra Bertrand e Renaldo, Clive, di fronte a loro, faceva da sostegno ad altri due uomini del loro gruppo. Gli altri si erano già distesi per dormire, come indifferenti a tutto.
Illa si era abbandonata contro la spalla di Renaldo, lo sguardo fisso nel fuoco e la mente persa chissà dove.
«In fondo è stata una bella battaglia!» disse improvvisamente Bertrand, facendo sobbalzare tutti.
Illa e Renaldo si voltarono a guardarlo. «Hai preso qualche botta in testa?» chiese l'uomo. «Qualcuna più del solito, intendo.»
Bertrand Bertrand si strinse nelle spalle. «Quelle donne non combattevano male,» continuò, imperterrito. «Mi ha sorpreso la tattica del loro capo.»
Illa lo guardò interrogativa. «Quale tattica?»
«Cambiare il suo coltello con la spada dell'uomo. L'ho trovato stupido, al principio.»
«Per imparare veramente l'arte del duello dovresti addestrarti con spade sempre diverse e cambiarle di frequente,» gli rispose Illa, sistemandosi meglio contro la schiena di Renaldo. «Se l'ha fatto significa che era in grado di utilizzarla al meglio, non credi?»
Bertrand sembrò riflettere sulle parole della donna. «Se lo dici tu,» rispose poi. «Ma con quello che costa una spada, come fai a cambiarla di frequente? Tutti i tuoi compensi se ne andrebbero in armi!»
Clive scoppiò in una grassa risata. «Se fai questo mestiere da tutti questi anni e non hai ancora trovato un modo meno costoso di procurarti una spada nuova, che non sia andarla a comprare... allora hai davvero qualcosa che non funziona in quella testa dura!»
Renaldo si mise a ridere a sua volta, facendo sobbalzare Illa che, lentamente, si stava addormentando.
«Tutti a dormire adesso,» ordinò la donna ai propri uomini, alzandosi per prepararsi per la notte. «Domani si riparte e tutto sarà sulle vostre spalle.»


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Il mattino seguente quello che restava della carovana riprese la marcia, decidendo di dirottare l'ultima parte del viaggio sulla strada che in principio Renaldo aveva suggerito di prendere.
Nessuno dei mercenari superstiti né dei mercanti aveva fatto commenti riguardo l'accaduto. I morti lasciati alle spalle parlavano abbastanza per tutti.
Il comyn e la sua scorta si erano aggregati a loro, restando però sempre in disparte, non trovando argomenti di conversazione con gli altri. Anche i primi tentativi di approccio con Illa, cercando di portare il discorso sulla sua prossima permanenza a Elvas, erano caduti nel vuoto. La mercenaria era sempre più agitata e passava il tempo in un silenzio ostinato, in coda alla carovana, sopportata a stento solo da Renaldo, il cui umore non era di molto migliore, e da Clive.
L'ultima sera, prima che le loro strade si dividessero, Renaldo si era appartato con Illa, affrontando il rischio di essere cacciato via a male parole dal suo capo.
Accovacciata davanti al fuoco della sua stanza, nella locanda che avevano fortunosamente trovato, Illa era rimasta a fissare le fiamme senza neppure accorgersi della presenza dell'uomo che, silenziosamente, si era seduto su una poltrona accanto a lei. Solo dopo molti minuti la donna sembrò riscuotersi e notare la figura lì accanto.
«Cosa vuoi?» chiese bruscamente.
«Quanto tempo impiegherei se volessi fare una deviazione?» chiese Renaldo, senza bisogno di specificare altro.
«Nh!» borbottò Illa. «Non puoi allontanarti, lo sapevi quando hai preso l'impegno di guidare la carovana.»
Renaldo sospirò tristemente. «Lo so benissimo!» ribatté, punto sul vivo. «Anche se lasciare Bertrand e Clive a capo del gruppo per una giornata non costerebbe nulla a nessuno.»
Illa si voltò a guardarlo, l'espressione che aveva sul viso bastò a far arrossire l'uomo fino alla radice dei capelli.
Un contratto era un contratto, Illa lo ripeteva sempre fino alla nausea. Se non si era in grado di rispettarlo allora era meglio cambiare mestiere.
Renaldo sapeva benissimo che, nell'anno appena trascorso, la donna sarebbe riuscita più di una volta a fare una scappata a Elvas, per vedere la sua compagna, ma non l'aveva mai fatto perché sarebbe stata costretta ad abbandonare il comando della squadra di cui si era presa la responsabilità.
«Una volta arrivati a Caer Donn, e terminato l'ingaggio, allora potrai andare dove vuoi,» fu il laconico commento.
«Grazie,» ribatté Renaldo. «Senza contare che i passi saranno già bloccati per quando avremo sbrigato le ultime incombenze.»
«La primavera arriva presto, e puoi sempre sperare in un disgelo anticipato.»
L'uomo si alzò, fermandosi davanti alla finestra. Oltre i pesanti tendaggi poteva vedere i picchi degli Hellers che circondavano la vallata di Nevarsin. Per vedere il tratto di montagne che li separava da Elvas sarebbe dovuto tornare nella propria stanza, ma l'idea di dover sopportare le chiacchiere di Bertrand era quasi peggio della strigliata che stava ricevendo da Illa.
Tre giorni per Caer Donn, altrettanti per concludere il tutto. Almeno cinque giorni per tornare a valle, considerando il sicuro peggioramento del tempo.
«Bertrand dovrà sopportarmi per tutto l'inverno!» fu la sua conclusione.
«Bertrand troverà il modo di distrarsi,» fu il commento di Illa.
Renaldo sorrise ironico. "Lui di sicuro," pensò uscendo. "Io mi divertirò molto meno."
Illa attese di sentire il colpo secco della porta che si chiudeva alle spalle dell'uomo poi, sospirando, riprese a fissare le fiamme.
"Ancora pochi giorni," pensò, riuscendo a trattenersi a fatica dal raggiungere quel basso livello del sopramondo dove solitamente si incontrava con Dana. "Se capita un altro contrattempo, rischio di diventare matta!"


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La separazione tra il gruppo di mercenari e il loro capo fu quasi straziante.
Bertrand la supplicava di andare con loro, almeno Renaldo avrebbe avuto compagnia durante le crisi invernali di solitudine. Poi, considerando la determinazione di Illa, sarebbero di sicuro riusciti a scendere a Elvas anche con una tormenta di neve di proporzioni eccezionali.
Renaldo, la cui tentazione era quella di dare corda all'amico, stava in silenzio in un angolo. Se Illa avesse mai accettato una proposta del genere lui si sarebbe sentito in colpa fino a primavera, oltre che solo come un cane.
Clive e gli altri, dopo i primi cinque minuti di sceneggiata del loro compagno, avevano cominciato a sbuffare e, poco gentilmente, l'avevano costretto a tacere per permettere anche a loro di salutare la donna.
«Non avete fatto tutte queste storie neppure quando Alar vi comunicò che si ritirava a vita privata,» sbuffò Illa, incapace di affrontare situazioni del genere.
«Ma è la prima volta che ti fermi per così tanto in un posto,» le fece notare Clive. «Salutami muirnín Fearbán e cerca di non farla impazzire troppo.»
Illa, poco gentilmente, gli diede un calcio negli stinchi che, vista la stazza dell'uomo, non sortì alcun effetto.
«Adesso devo andare,» concluse, salendo a cavallo. «Vi saluto Alar e Dana, se mai a loro possano interessare i vostri saluti, naturalmente!»
Un coro di fischi di disapprovazione salutò la partenza di Illa che, ben decisa a viaggiare da sola per l'ultimo tratto di strada, cercò di mantenere un'andatura che le impedisse di raggiungere il comyn e l'Amazzone che già da un paio d'ore avevano preso la strada per Elvas.
Non appena il sentiero si fosse allargato, Illa avrebbe lasciato la via principale per prendere una piccola pista che non l'avrebbe portata direttamente sulla piazza del villaggio, ma che l'avrebbe fatta spuntare alle spalle della Locanda. Durante i pochi giorni di permanenza trascorsi con Dana l'anno precedente, la mercenaria aveva studiato tutte le possibili vie di accesso da entrambi i lati della valle e ora non c'era sentiero che le fosse sconosciuto.
Avrebbe lasciato il cavallo nelle stalle della locanda, sicura che sia Alar che Will l'avrebbero riconosciuto senza problemi, e avrebbe atteso che Dana tornasse nella sua stanza. Non voleva incontrare qualcuno di poco simpatico, come quella pazza di Shonnach o il Nobile Damon. Non nutriva simpatie per nessuno dei due, visto che la consideravano un peso che gravava sulle spalle della loro amica.
Si sarebbe sistemata nel piccolo gruppo di alberi che crescevano poco distanti dal retro della Gilda e da dove sapeva di avere una buona visuale della serra, luogo in cui la sua compagna avrebbe sicuramente fatto una sosta prima di tornare nella sua stanza.
Dalla strada poteva sentire le voci degli altri due diretti al villaggio. Non ascoltava le loro parole e, ben presto, li superò inoltrandosi nella rada foresta che si apriva leggermente rivelando il sentiero tracciato da generazioni di prede e cacciatori.
Pochi minuti dopo essersi lasciata indietro il comyn e la sua amica, Illa percepì una presenza, prima si sentire il chiaro rumore di rami che si spezzavano.
Rapidamente assunse una posizione di difesa ma, dopo pochi istanti, una voce del tutto sconosciuta le rivolse un saluto e un'offerta di pace.
«Sappiamo entrambi che siamo armati e pericolosi,» disse la voce, che si rivelò appartenere ad un uomo di bassa statura, biondo e oltre la trentina. «Almeno tu sembri pericolosa, io sono solo armato.»
Illa lo fissò con apparente disinteresse. «Sono solo diretta a Elvas,» non sapeva perché ma aveva come la certezza che quel tipo fosse il comyn dietro cui spasimava Renaldo. «Ma la carovana che ho seguito fin qui non deve aver ancora raggiunto il bivio per Caer Donn,» aggiunse, con tono distratto.
L'uomo si irrigidì per un attimo. «Tu devi essere l'amica di Dana!» esclamò alla fine. «Ne sei sicura?» chiese poi, con un lieve senso di disagio, ben sapendo di essere stato riconosciuto e catalogato come il biondino amico di Renaldo nella mente pratica della mercenaria.
Illa risalì a cavallo, tirando le redini e riportandolo sulla giusta direzione. «Se restiamo a fare conversazione ancora per un po',» commentò avviandosi verso il villaggio, «probabilmente arriveranno al passo prima che tu ti decida a raggiungerli.»
Mikahil Ardais restò per qualche istante immobile sul posto, continuando ad osservare la minuta figura scura che si allontanava rapidamente lungo il sentiero. Si ritrovò a chiedersi cosa potessero avere in comune le due donne, tanto da permettere ad un tipo calmo e tranquillo come Dana di convivere con un mercenario spietato come aveva percepito essere Illa.
Il pensiero che la stessa domanda poteva porsela riguardo se stesso e Renaldo lo distolse dalla riflessione. Non era il caso di pensare a questo, almeno adesso, visto che non c'era nulla tra loro due di quello che poteva esserci tra le due donne.
Intristito da tutto il suo ragionare, come spesso gli capitava quando non aveva un interlocutore da assillare con le sue divagazioni, Mikhail riprese il sentiero diretto verso la strada per Caer Donn. Senza stare a riflettere se quell'impresa avrebbe portato allegria o tristezza nei mesi invernali che stavano per raggiungerli.


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La mercenaria arrivò al villaggio con quasi un'ora di anticipo sul comyn e la sua compagna.
Mentre lei stava sgattaiolando fuori dalle stalle della Locanda, dopo aver sistemato e nutrito il suo cavallo, loro stavano portando le cavalcature sfinite dal viaggio alla stalla comune. Li osservò mentre scambiavano qualche saluto con alcuni dei paesani che sembravano vagabondare per la piccola piazza poi, con passo deciso, si recarono alla Torre, probabilmente per conferire con la Custode sull'esito del loro viaggio.
Sulla porta dell'alta costruzione si scontrarono con Kelan MacAran, molto più in forma rispetto alla prima volta che l'aveva incontrato, e dopo un breve scambio di battute, si diressero tutti in tre diverse direzioni.
L'Amazzone sembrava aver deciso di passare prima per la Gilda mentre il comyn aveva varcato con decisione il portone della Torre. Kelan, restato per qualche istante a fissare i due, si era poi diretto verso la Locanda, salutando Will che stava invece raggiungendo la grande costruzione in pietra costruita esattamente di fronte alla Torre Verde.
Il villaggio era cambiato notevolmente dal quando lei vi aveva lasciato Dana e il primo gruppo di colonizzatori l'inverno precedente. La sua compagna avrebbe dovuto farle da guida per aiutarla ad orizzontarsi tra le nuove costruzioni e gli stabili rimessi a nuovo dai nuovi valligiani.
Alar Con circospezione raggiunse il piccolo boschetto che, fortunatamente, nessuno aveva pensato di eliminare e si arrampicò sull'albero da cui si godeva la migliore visuale della serra.
All'interno del locale non fu sorpresa di scorgere Alar intento a servirsi di alcune delle radici raccolte in piccoli vasi di terracotta, ordinatamente disposti sulla bacheca appoggiata ad uno dei muri di pietra della serra.
Era curiosa di scoprire in che rapporti erano quei due, il suo ex amante e l'attuale compagna. Al loro primo incontro aveva temuto per le reazione dell'uno o dell'altra, ma si erano limitati ad offendersi cordialmente, entrambi consapevoli della irremovibilità di Illa nelle decisioni prese.
Sapeva che il tutto si era concluso con una scommessa, che presto o tardi Dana avrebbe vinto. Ma sperava che dopo così tanto tempo trascorso gomito a gomito i rapporti tra loro fossero migliorati.
Stancatasi presto di tenere d'occhio le manovre dell'ex compagno, Illa si concentrò sulla costruzione che ospitava la casa della Gilda, chiedendosi quale potesse essere la finestra che si apriva sulla stanza di Dana. Annusò l'aria, carica dell'odore della neve incombente, e non le ci volle molto per stabilire da dove sarebbe dovuta entrare quando avrebbe cominciato a nevicare.


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Dana fece una rapida sosta nelle cucine della Torre, prelevando qualche barra di frutta secca e miele e un paio di porzioni di frutta essiccata e di stufato, che trasportò nella sua stanza dentro una delle gavette che nei primi tempi utilizzavano per tenere al caldo il cibo durante le interminabili ore di ristrutturazione dei palazzi sopravvissuti all'antica catastrofe.
Ripercorse per l'ennesima volta la serra, diretta verso la Casa della Gilda, fermandosi anche nella loro cucina per prepararsi un po' di jaco da portarsi dietro. Non aveva voglia di passare il resto della serata con le sue sorelle e voleva mangiare nella pace della sua camera, in silenzio e davanti al camino. L'aver trascorso l'intero pomeriggio con Loreena e Kasentlaya, nel tentativo di insegnare un po' di disciplina alle due giovani, l'aveva sfinita e ora desiderava solo silenzio e solitudine.
Lungo il corridoio che portava alle scale incrociò Madre Gwennis, anche quella sera pronta ad uscire per raggiungere Shann, il suo libero compagno, e il loro figlioletto.
Si salutarono con un cenno e Dana, salendo verso la sua stanza, provò una fitta di invidia.
Un paio di Sorelle, dalla sala comune al pian terreno, le chiesero a gran voce perché non si univa a loro, ma Dana declinò con tatto l'invito. Non aveva nessuna voglia di ascoltare le chiacchiere sui nuovi arrivati o le ultime novità riguardanti questa o quel membro della comunità.
Quando, finalmente, raggiunse la sua camera, ringraziò Avarra per aver scelto di non dividere con nessuno la sua stanza.
Ricordò che, al momento del loro arrivo nella valle, erano stati molto contenti di aver trovato intatta qualche costruzione e, quella che sembrava essere stata una piccola caserma o una casa nobiliare fortificata, era diventata la sede della Sorellanza dalla prima notte trascorsa nella valle.
Il lavoro di ristrutturazione era stato breve e dopo poco tutti gli ambienti dello stabile erano stati resi abitabili.
Quando Dana aveva optato per una delle stanze al primo piano, che conservava ancora la parvenza di un terrazzo, Shonnach era restata a dir poco sconvolta.
Mai e poi mai avrebbe dormito in una stanza dove sarebbe stato facilissimo entrare scalando le pareti esterne, utilizzando quel moncone di terrazzo come un formidabile punto di appoggio.
Quando Dana le aveva fatto notare che non aveva mai menzionato il fatto che avrebbero diviso la stessa camera, Shonnach aveva assunto un'espressione ferita e non le aveva rivolto la parola per giorni... la settimana più tranquilla della sua vita, ripeteva ancora adesso Dana, quando ripensava a quei momenti.
La cosa che aveva convinto Dana a decidere per quella camera era proprio quel moncone di muratura che sporgeva dal muro esterno e che era da tempo ricoperto da rampicanti... rampicanti che non aveva mai rimosso e che rendevano un'eventuale scalata estremamente difficoltosa a chiunque non avesse l'agilità di un gatto.
Peccato che, fino a quel momento, quell'appiglio non fosse stato di alcuna utilità.
Dana aprì con difficoltà la porta, con le braccia cariche di cibo e della brocca colma di jaco, e, una volta dentro, imprecò mentalmente contro le sue sorelle.
Chiunque fosse entrata nella camera, forse volendole fare una gentilezza accendendo il camino, aveva comunque lasciato la finestra aperta. Con la neve che aveva cominciato a cadere sempre più fitta, il pavimento si sarebbe presto coperto di bianco come le colline circostanti.
Dana posò il cibo sul basso tavolino davanti al fuoco, mentre sistemò il contenitore con il jaco su una pietra sistemata allo scopo poco fuori il focolare, in modo che il liquido brunito restasse caldo il più a lungo possibile.
Senza neppure togliersi gli stivali da esterno, si diresse alla finestra per chiudere le imposte di legno e sistemare i tendaggi, che avrebbero impedito al caldo del camino di disperdersi all'esterno.
Solo raggiunta la finestra Dana percepì il laran della persona che da giorni tentava di localizzare.
«Da quando ti sei fatta crescere i capelli?» chiese a mo' di saluto la figura rannicchiata sulla sporgenza del muro.
«Dall'ultima volta che ci siamo viste,» Dana sentiva il cuore batterle all'impazzata, anche se dalla sua voce non traspariva alcuna emozione. «Hai intenzione di entrare, o ti trovo domani mattina congelata là fuori?»
Rispondendo con un monosillabo, la figura ammantata saltò agilmente sul davanzale della finestra e poi dentro la stanza.
Illa e Dana «Puoi anche chiudere,» sollecitò mentre si toglieva il mantello fradicio di neve. «Qui si gela.»
«Se avevi tanto freddo potevi anche restare dentro, invece che bagnarti fino al midollo!» commentò ironica Dana, sporgendosi per chiudere le pesanti imposte.
"Adesso può anche nevicare quanto vuole," pensò mentre tirava le tende. "Tanto non fa più nessuna differenza."









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Disclaimers

L'ultima missione di Illa porta la sua banda ad incorciarsi con Anndra Castamir e Elayne n'ha Rayna di ritorno a Elvas dal loro viaggio.

Credits

Renaldo, immagine tratta dal telefilm LE CRONACHE DI FRATELLO CADFAEL - LA VERGINE NEL GHIACCIO
Agguato, immagine tratta dall'anime YU YU HAKUSHO di Yoshihiro Togashi
Illa, immagine tratta da un doujinshi dal titolo sconosciuto, ispirato ai personaggi di YU YU HAKUSHO di Yoshihiro Togashi
Bertrand, immagine tratta dal telefilm HERCULES - THE LEGENDARY JOURNEY - IL RE DEI LADRI
Alar, immagine di WILLIAM SHOCKLEY
Illa e Dana, immagine tratta dal doujinshi RAIN di Maririn, ispirato ai personaggi di YU YU HAKUSHO di Yoshihiro Togashi


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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008