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L'arrivo a Elvas

Kasentlaya Ridenow

"Finalmente sono arrivata," pensai guardandomi intorno; dalla collina si poteva vedere tutta la valle sottostante, le case erano raggruppate attorno alla mole della Torre che svettava verso il cielo come un implacabile guardiano.
Avevo viaggiato a lungo, spesso disperando di poter arrivare, ed ora ero lì ad ammirare quel luogo che fino ad allora avevo visto solo in sogno. Ero stata spinta da una necessità che non riuscivo a capire e tuttora ero riluttante a procedere; il cavallo scelse per me e, sbuffando allegramente, scese per il viottolo. "Evidentemente avrà sentito odore di cibo," pensai e visto che avevo a cuore il suo benessere lo assecondai.
Arrivata al centro del paese, dopo aver sistemato il cavallo, mi guardai in giro cercando qualcuno che mi portasse dalla Custode; sapevo infatti che dovevo vederla ma non capivo perché. Vicino alla Torre stava una casa di Rinunciatarie e fuori dall'uscio due donne chiacchieravano tra loro.
Mi avvicinai con calma per chiedere informazioni: una delle Amazzoni mi notò e si diresse verso di me: «Salve piccola, sbaglio o stai cercando qualcosa? Mi chiamo Dana n'ha Angela forse posso aiutarti...»
«Più che qualcosa cerco qualcuno,» dissi titubante. «Volevo... ecco parlare con la Custode.» La donna mi guardò gentilmente. «Capisco... ma mi sembri esausta; da dove vieni?» La guardai un poco stupita. «Dalla regione dei Serrais,» mormorai.
«Va bene. Seguimi, la avvertirò.»
"È così giovane! Avrà sì e no 15 anni... povera ragazza deve essere stanca morta eppure fa di tutto per stare in piedi... deve avere davvero una forza d'animo non comune!"
Udire i suoi pensieri e le sue emozioni in modo così forte mi turbò non poco. Sospirai; era del tutto normale visto che nessuno si era mai preoccupato di mandarmi in una Torre, ed era anche per questo che me ne ero andata di casa stanca di stare vicino a chi mi odiava.
Dana mi condusse all'interno della Torre in una piccola saletta: «Aspetta qui,» mi disse, «vado a chiamare la Custode.»
Durante l'attesa continuai a rimuginare sui motivi, piuttosto oscuri, che mi avevano portata lì, ma accorgendomi che così non avrei ottenuto altro che rodermi il fegato mi misi a osservare la stanza; era arredata in modo semplice ma dava l'idea di essere confortevole e questo riuscì un poco a calmarmi; il fuoco scoppiettava in un piccolo caminetto di pietra lavorata e diffondeva l'odore del legno di balsamo per tutta la stanza.
Ero così immersa nella contemplazione delle fiamme che non udii la donna entrare fino a che lei non richiamò la mia attenzione con un leggero colpo di tosse.
Mi voltai e mi trovai davanti alla Custode della Torre; era una donna minuta di età indefinibile e i capelli rossi spiccavano sull'abito cremisi. Aveva un'espressione decisa ma dolce, però guardandola si capiva che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da nessuno.
D'un tratto mi ricordai un volto che avevo visto in sogno. "Misericordiosa Avarra," pensai, "ma io..." «Io ti conosco...» mormorai fissandola incredula.
Un leggero sorriso increspò il viso senza età, rendendolo più dolce.
«Lasciami indovinare... Mi hai sognata?»
Lo scintillio divertito dei suoi occhi mi rivelò che conosceva già la risposta.
«Non stupirti. Sono ormai molti giorni che trasmetto nel sopramondo il mio richiamo per tutti i telepati desiderosi di unirsi al mio Cerchio. Tu sei molto dotata, pur non possedendo il minimo addestramento: è probabile che abbia scambiato il mio messaggio per un sogno. Comunque...» aggiunse aggrottando leggermente le sopracciglia, «ci vorrà ancora un po' di tempo prima che tu possa unirti agli altri nel lavoro con le Matrici. Dimmi, piccola, sei una Ridenow, vero? Conosci qualcosa del donas della tua famiglia? Hai notato qualche tua attitudine speciale, a parte percepire dei frammenti di pensiero o...» sorrise in modo quasi malizioso, «sognare Custodi?»
La guardai e ricambiai il sorriso divertita da quella frase: «Non so molto del mio donas,» risposi poi titubante senza sapere se, realmente, potevo fidarmi di quella donna che sapeva leggere così bene dentro di me, «mi è stato detto che è l'empatia.»
«Sì,» rispose lei «è esatto... non ti è mai successo di avvertire le sensazioni provate da altre persone?»
Ci pensai un attimo ed infine dissi: «Si forse... ma non so di preciso se era proprio empatia; quando succede sono sensazioni molto forti e, spesso, non so capire se è tutta immaginazione o se realmente provengono da altre persone.»
La donna mi scrutò attentamente ed infine annuì: «È normale visto che non sei stata mai addestrata.»
La osservai pensosamente ed infine dissi: «Vorreste addestrarmi voi Vai Domna
Lei sorrise dolcemente e annuì: «Qui sei la benvenuta, piccola,» disse come a sottolineare il suo gesto. «Ah... e non c'è bisogno che mi chiami Vai Domna!»










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Disclaimers

Primo racconto di Kasentlaya Ridenow, a cui segue IL CONTROLLO da parte di Fiona.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008