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[torna a Racconti] [E.S.T. dE +2, febbraio (25)] [Credits & Disclaimers]



Decidere dove volare

Kelan MacAran

Kelan aprì gli occhi e vide una parete di grosse pietre squadrate ergersi dalla sua destra, sopra di sé delle grosse travi di legno sostenevano un tetto di lastre di ardesia. Dopo qualche istante di smarrimento capì di essere al vecchio castello dei MacAran, ma come ci era arrivato? L'ultima cosa che ricordasse era Marguerida che lo chiamava. Si accorse con stupore che nonostante stesse pensando a lei il suo cuore era leggero e non più oppresso dal rimpianto per tutto quello che non avrebbero vissuto insieme, dal rimorso per come si erano salutati l'ultima volta e dal senso di colpa per non essere stato con sua moglie e i suoi figli quando le braccia di Avarra si erano protese ad avvolgerli.
"Buon giorno Kelan!"
L'uomo si guardò intorno e scorse in una fessura tra il pavimento e il muro un muso grigio appuntito, in cui due occhi neri brillavano della scintilla dell'intelligenza.
"Buon giorno a te, mio piccolo amico. Vuoi qualcosa da mangiare?" gli occhietti del topo brillarono con maggiore intensità. "Aspetta, cerco qualcosa." Kelan si frugò nelle tasche del farsetto e trovò mezza barretta di frutta secca e miele. Contento di aver trovato qualcosa da dare al topolino allungò un braccio verso la tana dell'animale che si ritirò bruscamente, nascondendo il muso. Kelan depose la barretta davanti alla fessura e ritrasse il braccio. Piano piano vide spuntare i baffi ed il naso fremente della bestiola, che alla fine si sporse del tutto e annusò il cibo deposto davanti alla sua tana, lo prese tra le zampine e sparì. Per un paio di minuti Kelan rimase solo nella stanza, chiuse gli occhi e si godette quelle sensazioni di benessere e tranquillità che provava dal risveglio.
Un coro di "grazie" lo riscosse dai suoi pensieri, tutta la famiglia del topo era venuta a ringraziare: due adulti, il nuovo amico di Kelan e la sua compagna ed una nidiata di cuccioli. Kelan sorrise e ascoltò tutte le piccole cose che riempivano la vita di quei topini.
Dopo che le bestiole si furono ritirate, Kelan decise che era tempo di tornare alla Torre, se la previsione di Damon era esatta "e le previsioni di Damon sono sempre esatte, oggi è il giorno in cui i fiori di kireseth sbocceranno". Avvolse le proprie cose nella coperta e uscì dal locale in cui si era risvegliato.
Uscendo nella luce del giorno, vide un falco volare altissimo nel cielo, si sedette a gambe incrociate sulla neve e cercò il contatto, e volò con lui per qualche istante.
Mentre tornava in sé rimpianse per un attimo di doversi affidare ai desideri degli animali con cui entrava in contatto e di non poter decidere dove volare lui stesso.


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Giunto in paese si guardò intorno e vide che le finestre di tutte le case erano state sbarrate con assi di legno e stracci a tappare gli interstizi, senza notare però la neve accumulatasi durante la notte contro i muri. Davanti alla fontana non seppe resistere all'idea di sciacquarsi il volto con l'acqua calda che sgorgava dalle mani di Evanda e di Avarra. Rialzandosi vide che la porta della casa di Shann McKee era stata abbattuta. Non si preoccupò più di tanto: probabilmente Shann aveva portato Aengus da Benton e Madre Gwennis era al sicuro alla Gilda, quindi quella casa era vuota. Inoltre la sua meta era un'altra.
Kelan spinse il portone della Torre e salì la prima rampa di scale due gradini alla volta, arrivato davanti alla porta dell'appartamento che divideva con Damon, l'aprì e posò la sua roba sul pavimento, gettò un'occhiata alla porta della stanza di Damon, certo che il suo bredu fosse lì dentro, al sicuro dagli effetti del polline, poi si richiuse la porta alle spalle.
Affrontò gli scalini con energia e in pochi minuti raggiunse l'ultimo piano e la biblioteca. Fin dagli ultimi scalini sentì il profumo della carta e della pergamena, del cuoio con cui erano rilegati i volumi, sentì la quiete, che regnava sovrana in quelle stanze che solo lui frequentava assiduamente, fluirgli nell'animo e fondersi con quella che già vi regnava quel giorno.
Per prima cosa si diresse allo scaffale dove aveva posizionato i pochi volumi di sua proprietà, sotto i tre ripiani pieni dei libri che Damon aveva raccolto durante i suoi viaggi; scelse un faldone di documenti sparsi e lo portò al tavolo.
Sciolse con cura i nodi di tessuto che chiudevano la busta di cuoio ed estrasse i fogli. Erano cronache, o parti di cronache risalenti fino alle Ere del Caos, le lesse una per una, ma non trovò nessun accenno a laranzui'n MacAran che possedessero il donas attivo. Man mano che leggeva un documento lo posava voltato sulla pigna alla sua destra, mantenendo lo stesso ordine in cui erano; quando posò l'ultimo foglio, prese il mazzo e lo ripose nella busta, lasciandola sul tavolo. In quel momento si ricordò che quella decade non aveva ancora spolverato i testi e decise di approfittare dell'occasione per svolgere quell'incombenza che si era affidato; tornò agli scaffali e tirando fuori un volume alla volta li spolverò tutti. Nonostante questo lavoro ritardasse le sue ricerche, lo svolse con gioia, perché amava quei libri quasi quanto aveva amato i suoi figli e amava i suoi nipoti.
Conosceva l'esatta collocazione di ogni volume, ma non li aveva ancora letti tutti, soprattutto quelli che avevano portato i nuovi arrivati; tra quei pochi che possedevano dei volumi personali, non tutti avevano deciso di affidarli alle sue cure nella biblioteca della Torre; anche gli ultimi arrivi da Nevarsin non gli erano noti: la lista che aveva fornito alle Rinunciatarie si era presto esaurita, e nonostante fosse rimasto al monastero alcuni anni, non era riuscito ad accedere a tutti i libri della sterminata biblioteca dei cristoforos.
Si ricordava di aver letto un passaggio di una cronaca delle Guerre dei Cento Regni in cui si parlava di uccelli spia, ma non si ricordava in quale dei volumi di cronache fosse, così si dispose a leggerli tutti. La luce crebbe fino al meriggio e poi calò; Kelan dovette interrompere la lettura, oramai era troppo buio e faticava a distinguere i caratteri, si alzò e raggiunse lo stipo in cui erano contenuti i globi luminosi, ne estrasse uno e lo attivò, la luce calda e dorata si diffuse nella stanza; arrivato al tavolo Kelan lo trovò talmente ingombro che non seppe dove posare il globo. Lo posò su una delle scaffalature basse e ripose buona parte dei libri che aveva estratto durante la giornata, finalmente sgombrato il tavolo, Kelan poté posarvi il globo luminoso. Azionando il carrucolino abbassò il supporto sospeso sopra il tavolo e vi inserì il globo.
Sospirando, estrasse i pesanti volumi, che riportavano le liste genealogiche compilate nelle Torri, dalle origini del programma genetico, attivato e perseguito dai Comyn dalle Ere del Caos; cominciando dalla prima pagina lesse con attenzione tutte le annotazioni.
Un raggio di sole che arrivava obliquo da una delle finestre ad oriente lo svegliò: era crollato a metà del secondo volume. Il globo luminoso, rimasto attivo tutta la notte, si era consumato.
"Gli altri non saranno molto contenti..."
Ma si rimise comunque al lavoro. Verso metà mattina trovò quello che cercava: un brano di una cronaca molto antica in cui lesse di un laranzu'in MacAran che in contatto con uccelli sentinella li guidava a spiare i nemici.
Non aveva mai sceso le scale così in fretta, in pochi minuti era davanti alla porta delle stanze di Fiona, senza fiato, ma felice. Aveva trovato un precedente e adesso poteva proporre qualcosa di concreto alla Custode.
Mentre bussava si chiese se Fiona dormisse ancora sotto l'effetto del kirian per superare indenne il Vento Fantasma. Gli aprì la porta Manolo.
«Buon giorno Manolo, Fiona è sveglia?»
L'umanoide si fece da parte e lasciò entrare Kelan nel salotto della Custode per poi fargli strada fino al salottino privato dove Fiona sedeva sul suo scranno preferito guardando fuori dalla finestra; non appena Kelan varcò la porta la donna distolse la sua attenzione dal panorama e sorrise al Secondo Monitore del Primo Cerchio di Elvas.
«Fiona, ho un progetto da proporti. Sono sicuro che ti piacerà molto.»
«Sentiamo.»
«Vedi, ho trovato questo riferimento a Darren MacAran quindi ritengo che la cosa sia fattibile.»
«Kelan, calmati. Chi era Darren MacAran?»
«Era un laranzui'n del ramo principale della mia famiglia, credo, che nelle Ere del Caos faceva parte di un esercito guidando gli uccelli sentinella a spiare i nemici.»
«Sì, e questo cosa centra con noi? Operava in questa valle?»
«No! Cioè non lo so. La mia idea è questa. Voglio sviluppare la parte attiva del mio donas. Prima non ero sicuro che fosse possibile, ma adesso sì. Ho trovato un precedente. Come ti dicevo Darren MacAran.»
«E come pensi di farlo?»
«Ecco a questo punto pensavo che intervenissi tu suggerendomi qualcosa.»
«Potremmo usare del raivannin, per potenziare le tue facoltà.»
«Sono disposto ad ubriacarmi di raivannin se servisse!»
«Adesso non esagerare, non servirà ubriacarti, anzi dovremo dartene dosi molto piccole: dovrai essere lucido per tentare di guidare gli animali.»
«Fantastico! Aspettiamo che gli altri si sveglino,» Kelan s'interruppe e fissò la donna. «Com'è che sei già sveglia?»
Fiona sollevò un sopracciglio non capendo a cosa si riferisse il giovane, ma decise di accantonare l'argomento; Kelan era sempre stato mattiniero e se aveva passato la notte in biblioteca, come le suggeriva l'aspetto stazzonato dei suoi abiti e il velo di barba che gli ombrava il mento, probabilmente non aveva precisamente idea di che ore fossero.
«Tra poco dovrebbe essere qui Dana, l'aspettavo per un'altra questione, ma potremmo approfittarne per sentire cosa ne pensa.»


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In meno di un'ora la magia che faceva sì che se tre membri del Primo Cerchio erano nella stessa stanza venissero in breve raggiunti dagli altri due si era avverata di nuovo. Erano tutti e cinque nel salotto della Custode e Kelan espose di nuovo, questa volta con più calma, la propria idea e le proprie ricerche.
«Pensateci, potrebbe essere estremamente utile. Se tre giorni fa avessi potuto far volare il chiurlo dove volevo, invece di affidarmi alla fortuna che lo facesse volare fuori dal bosco, magari avrei trovato Kas e Rys . A proposito sono torn...» Kelan, che nella foga si era rivolto verso il cielo che si stendeva oltre la finestra, si voltò e vide le facce sbigottite di tutti. «Che sono quelle facce?»
«Tre giorni fa?» Damon si avvicinò al MacAran. «Kelan sono passati sei giorni da allora!»
«Sei giorni? Non è possibile! Ieri si è avverata la tua predizione, no?»
«Sì, si è avverata, ma non ieri, due giorni fa. Dove sei stato Kelan?»
«Il giorno che abbiamo litigato ho gironzolato per la valle, ho dormito su al vecchio castello, il giorno dopo sono tornato e sono stato in biblioteca tutto il giorno. Ero al sicuro dal Vento Fantasma, non ti preoccupare.»
«No che non lo eri! Eri fuori!... Dana...»
La Rinunciataria aveva già capito quel che l'uomo voleva.
«Kelan vieni di là con me, ti controllo e torniamo subito.»
«Ma io sto bene. E poi è più importante trovare un modo per attivare il donas dei MacAran, se è nelle mie possibilità come spero!»
«Sì è importante, ma sai bene, che per tentare un esperimento del genere devi essere più che in forma. È una pura formalità.»
«Ma… ma... uff e va bene. Facciamo come volete voi.»
I due monitori si allontanarono per pochi minuti. Al loro ritorno Dana non aveva nulla di anomalo da segnalare a parte una leggera contrattura ai muscoli della schiena, probabilmente dovuta alla notte trascorsa appoggiato al tavolo nella biblioteca.
«Allora, visto che non ho nulla, vogliamo parlare seriamente della proposta che vi ho fatto?»









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Disclaimers

Soffrendo i postuni del Vento Fantasma, Kelan scopre il modo per sfruttare al meglio il proprio donas

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008