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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, luglio (29)] [Credits & Disclaimers]



Prime impressioni

Liane & Aurora MacColin

Liane si svegliò con un forte dolore alla testa, che le annebbiava i pensieri. A poco a poco si ricordò di essere entrata nel cortile della Loggia, poi però di colpo la vista le si era annebbiata ed era crollata a terra priva di sensi.
Ma ora dov'era? Si alzò a sedere. Nella stanza c'erano vari letti, qualche cassa e poco altro. Non sapeva minimamente da quanto tempo si trovava in quelle condizioni, ma doveva essere rimasta addormentata per un bel po', altrimenti non l'avrebbero lasciata sola: chi avrebbe lasciato senza controllo una sconosciuta vagabonda come lei dentro casa?
Vide la sua sacca accanto al letto e saltò giù con un improvvisa paura: le sue palline colorate da giocoliere! Se le avessero viste? Avrebbero capito che era una Girovaga? L'immagine delle Rinunciatarie che assalivano suo padre nel letto la fece tremare. Strinse a sé la borsa e si diresse verso la porta, decisa ad uscire da quella situazione.
Ma la porta si aprì e lei rimase come paralizzata. Ormai c'era dentro fino al collo e doveva giocare.
«Ah, ti sei svegliata finalmente!» Una donna alta e muscolosa era rimasta stupita di vederla in piedi, ma le sorrise, dopo un attimo di esitazione.
«Ehi, sembra che tu abbia di fronte un fantasma! Come stai?»
Liane deglutì e iniziò la recita.
«Ho un forte mal di testa. Ho dormito parecchio?»
«Quasi tre ore. Hai preso qualche colpo alla testa da poco?»
Liane sgranò gli occhi, come se quella donna avesse affermato qualcosa che non poteva sapere.
«A dire il vero sì.»
«Se ne vuoi parlare... Di sicuro è per il colpo che hai perso i sensi.»
«Ma è successo qualche tempo fa...!»
«A volte succede. Bisogna che ti riguardi, può essere un brutto segno.»
Liane continuava a stringere nervosamente la sua borsa e lo sguardo della donna venne attirato per un istante su quei movimenti. «Beh, comunque... Io sono Marisela n'ha Devra. Sono l'insegnante di lotta e spada della Gilda; sono qui da ormai sei mesi.»
Quante volte aveva sentito ripetere quegli strani nomi composti agli spettacoli, in contesti ben diversi da quello...
«Mi chiamo Liane.»
«Di certo non sei una chiacchierona Liane...» sorrise l'altra.
Aveva ragione, se voleva riuscire nel suo scopo doveva essere più sicura di sé.
«Sono venuta qui per diventare una Rinunciataria.»
«Hai le idee chiare, vedo. E perché? Se si può sapere...»
«Credo... che potrebbe aiutarmi a raggiungere lo scopo della mia vita... La libertà intendo.»
L'altra la squadrò qualche istante.
«Bene. Credo che dovresti parlare con la Madre della Gilda a questo punto.»
La Madre della Gilda? Mentre si incamminavano per il corridoio, Liane non poteva fare a meno di immaginare chi si sarebbe trovata di fronte: qualche burbera donnaccia mascolina o una lasciva amante di donne?
Quando vide Gwennis e ancor più quando la sentì parlare rimase un po' delusa e si vergognò di aver pensato quelle sciocchezze. La donna le fece subito una buona impressione.
«Vengo da Caer Donn, mestra
«Oh, allora veniamo dalla stessa città. Come hai preso la botta in testa, Liane?»
«Sono stata aggredita da chi non mi sarei mai aspettata.» Liane si accorse troppo tardi di essersi lasciata andare enfatizzando troppo quella frase. Ma Gwennis annuì leggermente col capo, come se avesse capito qualcosa tra le sue parole che lei non aveva pronunciato.
«Mi dispiace; quando ne vorrai parlare vieni pure da me: è meglio liberare la coscienza da certi pesi, credimi.»
Liane distolse lo sguardo, come perdendosi tra i suoi pensieri. Poi aggiunse.
«Mestra, potrei restare qui? Vorrei diventare una Rinunciataria.»
Gwennis rimase ad osservarla sovrapensiero. Fino a quel momento aveva visto tante donne presentarsi alle logge e chiedere di diventare Rinunciatarie; molte erano state violate nel corpo, altre avevano l'animo gonfio di dolore, tutte trasmettevano disperazione, consapevoli del passo che stavano compiendo e che avrebbe cambiato per sempre la loro vita. Ma adesso... era come se ci fosse qualcosa di freddo, di calcolato in quella ragazza. Ma era solo un'impressione. "Ognuno in fondo reagisce diversamente ai fatti della vita," pensò.
«Bene. Se vorrai potrai prestare il Giuramento. Sai cosa comporta?»
Liane cercò di fare memoria, per ricordare le frasi sconnesse e bizzarre che aveva sentito qua e là; ma non poteva essere sicura che corrispondessero al vero. Non poteva tradirsi così.
«So solo che mi renderà libera dalle catene degli uomini.»
«Sì, quello che dici è vero. Ma la cosa è più complessa. Il fine è che tu sia capace di essere padrona della tua vita in modo responsabile. Ma per questo c'è tempo... Prima del Giuramento sarai considerata una novizia e per più di sei mesi non potrai lasciare la loggia.»
«Oh... Non lo sapevo.» Dannazione, questo complicava le cose! Ma in fondo era lì dentro che doveva indagare e se avesse voluto andar via non doveva preoccuparsi: nessuno poteva fermare una sua fuga. «Ma non ha importanza.»
«Ora và a riposare, o dai un'occhiata alla Loggia se preferisci. Più tardi avremo occasione di parlare in modo più approfondito.»
«Va bene. Grazie, mestra


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Il palazzo in cui si trovava le sembrava immenso. Non era abituata a posti del genere e tutto la incuriosiva e le suggeriva una sensazione di potenza. Scese le imponenti scale e cominciò a esplorare il piano terra, che evidentemente al suo ingresso non aveva avuto occasione di osservare.
Il suo stupore fu grande quando si ritrovò nell'area dei bagni, con le vasche e la sauna.
Aveva mai visto nulla di simile prima? Tra i girovaghi ci si lavava come e quando si poteva, di certo non in contesti così lussuosi. "Questa permanenza si dimostra sempre più interessante," pensava tra se e se sorridendo spontaneamente. Non c'era nessuno in quel momento, ma aveva ancora tanti ambienti da scoprire prima di abbandonarsi a quei piaceri.
La serra non la stupì di meno. Pensò che per curare così premurosamente quel posto, così colorato e vivo, ci voleva una grande sensibilità artistica, in un certo senso.
Vide che c'era una ragazza dai capelli cortissimi, anche per una Rinunciataria, affaccendata in una serie di operazioni a cui dedicava tutta la sua concentrazione.
Doveva avere più o meno la sua età e non le metteva alcuna soggezione. «Salve!» le disse.
Quella si voltò di scatto e rimase a osservarla con l'aria diffidente. Liane notò la cicatrice che le solcava il viso.
«Benvenuta. Cosa ci fai qui?» le chiese la ragazza stupita.
«Mi hanno detto che potevo dare un'occhiata alla Gilda. Sono arrivata oggi... Mi chiamo Liane.»
«Molto lieta. Io sono Aurora. Ma sei venuta per unirti a noi?»
«Sì,» rispose Liane con decisione. «Voglio prestare il Giuramento. Tu sei qua da molto?»
«Non da molto, giusto da un mese, un mese e mezzo. Sarà bello avere una compagna di noviziato: ovviamente ormai conosco tutte le sorelle, ma mi farebbe piacer condividere questi mesi con qualcun'altra.» Le sorrise con dolcezza.
«Deve essere bello vivere in un posto così lussuoso: serre, saune, bagni, letti caldi...» le sue parole avevano un tono sarcastico che Aurora dovette notare.
«In realtà ognuna di noi deve fare la sua parte qua. Io fra qualche tempo sarò dispensata da certi lavori... perché sono incinta; ma poi riprenderò a pieno ritmo.»
Liane si lasciò sfuggire un sorrisetto altezzoso. Che ne sapevano in quel posto delle difficoltà della vita? Avevano tutto a portata di mano.
«Ma dimmi Aurora, tu sei nel periodo del noviziato... Quindi non puoi lasciare la Loggia.»
«È così. Capirai tu stessa che nelle mie condizioni non mi pesa molto.»
«Già... Ma le altre invece fanno spesso dei viaggi suppongo?»
«Certo. Capita che ci siano delle missioni lontano da Elvas...»
«È capitato anche da poco? A Caer Donn per esempio...? Io vengo da li.»
«Sinceramente non lo so. Ho avuto altro a cui pensare. Ma tu cosa facevi in quella città?»
«Sopravvivevo,» tagliò corto Liane.
Era evidente che da quella ragazzina non avrebbe ottenuto nulla di più, presa com'era dalla sua gravidanza.
Fece dunque per andarsene.
«Liane, qualsiasi cosa facessi prima qua non fa differenza, credimi. Siamo tutte sorelle.» Evidentemente anche lei aveva visto nel suo atteggiamento qualcosa che Liane non si spiegava, perché i modi della ragazza erano cambiati ed ora parlava in modo molto più sentito.
«Tu perché sei qua?» le chiese di colpo Liane.
L'altra sembrò molto turbata e le rispose con una voce triste e contenuta.
«Non potevo più stare a casa...»
«Ho capito: ti sei divertita e i tuoi non hanno gradito le conseguenze. Potevi pensarci, ci sono tanti metodi per non...»
«NO!» le gridò Aurora con gli occhi pieni di rabbia, mordendosi un labbro. «Mi sono sempre comportata bene, se lo vuoi sapere, e per quello che mi è servito: non è per una mia mancanza che mi trovo qui!»
Liane rimase allibita. Era talmente influenzata dall'immagine delle Rinunciatarie che aveva sempre conosciuto nelle commedie, che non aveva mai pensato a loro come a persone serie con problemi seri. Istintivamente era portata a pensare che fossero tutte delle pazze o delle sgualdrine, che fuggivano perché incapaci di affrontare la vita. Ma di fronte a quella tragedia si sentì raggelare: aveva trattato Aurora con sufficienza, un po'divertita al pensiero della sua possibile vicenda; l'aveva voluta stuzzicare maliziosamente ed ora il dolore che lei le riversava contro con quelle poche parole la feriva.
«Mi dispiace Aurora, io non pensavo...»
«Beh, fallo la prossima volta!»
Liane cercò di riprendere il controllo di sé; non voleva lasciarsi sopraffare.
«Ma scusa ti sarai vendicata?! Gliel'hai fatta pagare a quel verme?»
«Non capisci... Tutti erano contro di me e lui... lui era...»
Si morse il labbro incapace di continuare e scavalcò Liane per andarsene, dicendo a stento. «Lascia stare... Non puoi capire...»
Liane rimase sola, quasi tremando per le emozioni che quelle parole le avevano provocato.
Tutto ciò che aveva sempre pensato, l'alone di ridicolo e di malizia che circondava la sua idea delle Rinunciatarie stava andando in frantumi. Si era sentita superiore a quelle donnine che si davano tante arie, ma che non avevano la forza di affrontare le difficoltà come lei aveva sempre dovuto fare: e invece ora si trovava di fronte a una tragedia che non aveva mai nemmeno immaginato e l'aveva affrontata con superficialità, come una stupida.
«Non puoi capire...» le aveva detto Aurora e con ciò l'aveva tagliata fuori dai suoi problemi troppo grandi.
Ma Aurora era una Rinunciataria sì o no? Se avevano ucciso suo padre solo per qualche battuta, perché non avevano dato una lezione all'uomo che aveva fatto una cosa simile?
Di colpo si sentì spiazzata e le sembrò di risentire le battute crudeli dei copioni...: crudeli sì, se rivolte a persone che soffrivano davvero, a persone come Aurora! Fin quando le Rinunciatarie erano solo dei pagliacci senza spessore tutto andava bene, ma se avesse scoperto che erano delle persone vere, che soffrivano e lottavano come lei...? Se dietro ognuna di loro si nascondesse una simile tragedia?
Un tale pensiero non l'aveva mai nemmeno sfiorata prima di allora. Aveva sempre agito all'ombra di uno stereotipo consolidato.
Con la pesantezza di tutti quei pensieri sul cuore uscì dalla serra, col proposito di parlare ad Aurora per sapere di più della sua vicenda e per scusarsi. In ogni caso infatti, non era bene che si facesse delle nemiche appena arrivata là dentro.


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Rientrata nella Loggia però le chiesero se voleva mangiare qualcosa. Mangiare? Da quanto tempo non lo faceva. Seguì precipitosamente le altre in quelle che dovevano essere le cucine. C'era un piccolo gruppo di Rinunciatarie e Liane non vide nessun viso conosciuto. Mangiò con molto appetito tutto ciò che poteva, ancora incredula di fronte a quello che le sembrava un pranzo davvero ricco.
«Ma da quant'è che non mangi?» la prendevano in giro le altre.
«Uhm, uno... due giorni, non ricordo,» rispose, mentre ancora addentava il cibo.
Entrò Gwennis e si unì a loro, chiacchierando con le altre con tranquillità.
Poi si rivolse a lei.
«Allora Liane, come ti sembra la nostra Loggia?»
«Direi che è davvero splendida. Non avevo mai vissuto in un posto simile... la mia famiglia non era certo ricca.»
«Sono contenta che ti piaccia. Sai fare qualcosa di particolare? Ognuna ha un suo ruolo qui e deve contribuire alla vita comune con il suo lavoro.»
«Non sarà un problema. Io mi adatto facilmente ai nuovi compiti. Comunque so procurare il cibo, so suonare, so anche cucinare e mi so orientare facilmente...»
«Procurare il cibo? Intendi cacciare...?»
«Beh, diciamo di sì.»
«Ogni aiuto è ben accetto. Ci saranno anche le lezioni che dovrai seguire naturalmente...»
«Lezioni?»
«Certamente. Ci sono delle conoscenze che noi riteniamo fondamentali.»
Liane ripensò sollevata alla donna che aveva incontrato quando si era svegliata.
«Come la lotta che insegna Marisela?»
Gwennis sorrise.
«Sì. Essere in grado di difendersi da sole è indispensabile per essere indipendenti. Ma ci sono anche altri aspetti che forse ti sembreranno più noiosi, ma potrebbero rivelarsi altrettanto utili. E poi scoprirai presto che anche la lotta e l'uso della spada richiedono molto impegno e disciplina.»
«Capisco... Quando presterò il Giuramento?»
In quel momento entrò un'altra donna.. Doveva aver sentito parte della conversazione perché disse con tono ironico: «Madre Gwennis cerca sempre di mostrare il lato più difficile delle cose, per mettere in guardia da facili illusioni; ma vedo che ha trovato pane per i suoi denti.»
Le due donne si guardarono con aria complice.
«Salve Dana. Stavo solo spiegando alla nostra nuova amica la vita della Loggia, nel bene e nel male.»
«Quindi tu devi essere Liane? Io sono Dana n'ha Angela. Ben arrivata. Ora stai meglio?»
«Sì, grazie. Sono impaziente di unirmi a voi, tutto qui. Ho già affrontato tante difficoltà e non mi spavento di certo per così poco.»
«Meglio così. Saremo molto felici se diventerai nostra sorella, credimi. Vogliamo solo assicurarci che chi compie un passo così importante sappia quello che fa.»
«È giusto. Ma io sono sicura.»
Gwennis le chiese.
«Non preferiresti prima passare un po' di tempo con noi come semplice ospite? Così potresti conoscere meglio il nostro modo di vita.»
Che stava succedendo? Liane non capiva perché fossero così diffidenti. Aveva forse destato sospetti?
«No. Io sono sicura.»
Doveva avere la loro fiducia a tutti i costi e una volta ottenutala avrebbe potuto agire indisturbata.
«Va bene, basta. Stasera alla riunione avremo tutto il tempo per metterti alla prova,» disse Dana. «Ora mangiamo con tranquillità, la giornata è già stata abbastanza faticosa.»
Quel metterti alla prova la turbò non poco, ma preferì tacere e tenersi la sua angoscia.
Dopo un po', quando le altre avevano ripreso a chiacchierare tra di loro, le tornò in mente la ragazza della serra.
«Qualcuna di voi sa dirmi dove posso trovare Aurora?»


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Aurora si trovava in una stanza annessa alle cucine, e stava aiutando un'altra giovane donna a tagliare dei pezzi di carne per la cena: era carne grassa e tenera, e c'era anche un fegato di chervine ingrassato. Nonostante il pasto abbondante che aveva appena consumato, Liane sentì che l'appetito avrebbe potuto tornarle molto in fretta, con tutto quel ben di dio.
Prima che potesse entrare per salutarle, vide che Aurora si portava una mano alla fronte, e si allontanava in direzione della porta.
«Salve, Liane. Ti hanno già assegnata alla cucina?» Le disse non appena la vide. Non doveva aver dato troppo peso alla discussione di quella mattina.
«Ecco, no... volevo solo dare un'occhiata.» Le rispose. Poi notò il suo pallore e le chiese se andava tutto bene.
«Sì, grazie, solo che ho la nausea e l'odore della carne cruda non mi aiuta, così pensavo di farmi una tisana calmante. Ne vuoi un po'?»
Liane la ringraziò e la seguì mentre Aurora si lavava le mani sporche di sangue, sceglieva le erbe, prendeva dell'acqua calda da un recipiente vicino al fuoco e riempiva due tazze di coccio. In cucina c'erano ancora alcune donne che chiacchieravano tra loro di affari, perciò le due ragazze decisero di spostarsi nell'ampia sala da pranzo, meno raccolta ma più silenziosa. Quando si furono sedute, Liane iniziò:
«Aurora, volevo dirti che mi dispiace per questa mattina... non avevo il diritto di giudicarti, non sapendo niente di te.»
L'altra fece un sorriso triste, rigirandosi la tazza tra le mani, senza guardarla negli occhi, e dopo un attimo rispose: «Non importa. Anche i miei genitori hanno pensato che mi fossi divertita, e non c'è stato modo di fargli capire che così non era.»
Aurora era ormai ad Elvas da più di un mese, e stava ricevendo l'addestramento per diventare Rinunciataria, che implicava il sovvertimento di un sistema di valori, il cambiamento del punto di vista che aveva su alcuni soggetti e così via. Il tradimento della sua famiglia le aveva aperto una ferita che non si era ancora cicatrizzata del tutto, e non avrebbe voluto tornare da chi l'aveva scacciata per colpe non sue, eppure a volte soffriva di nostalgia, come quel giorno. Nostalgia della propria vita come era stata prima di conoscere Donal, nostalgia della propria vita da brava ragazza amata dai genitori. La libertà di indossare i pantaloni, di imparare dei lavori onesti, di essere libera di fare le proprie scelte di cui essere responsabile non le sembrava del tutto in grado di ripagarla per la famiglia che aveva perso.
Poche ore prima le era sembrato che Liane la stesse prendendo in giro, e si era chiusa in camera sua fino a che non si era calmata, ma poi aveva ripensato alle sue parole. Certo, l'altra era stata precipitosa nel trarre delle conclusioni, ma anche così agguerrita contro chi le aveva fatto del male! Tempo prima, Aurora aveva deciso che Donal non avrebbe avuto nessun posto nella sua vita futura, ma ogni volta che ci pensava sentiva l'odio salire a gonfiarle la gola. In effetti, sì, avrebbe voluto vendicarsi, fargliela pagare, ma lo aveva capito solo attraverso le parole della nuova arrivata.
Liane le stava dicendo qualcosa, stava continuando a scusarsi, ma lei non aveva sentito neanche metà delle sue parole.
«Voglio dirti una cosa, Liane.» La interruppe. «Non ce l'ho con te, anzi ti devo qualcosa. Io voglio vendicarmi per quello che mi è stato fatto, ma l'ho capito solo oggi. È vero che entrando qui ci dovremmo lasciare tutto alle spalle, ma io non riesco a dimenticare, e giuro che un giorno avrò in mano i...» abbassò la voce ed arrossì, nel dire un termine volgare che aveva imparato solo lì alla Gilda «... di quell'uomo, dovessi aspettare vent'anni! Alcune delle Sorelle sanno che sono incinta, e sanno come è successo, ma sembrano considerarla acqua passata, una ferita che si è rimarginata come quella che ho sulla guancia. Per me non è così, e vedere che una sconosciuta si è infervorata tanto per me, me ne ha fatto rendere conto completamente. Allora... grazie, Liane. Te lo devo.»
L'altra sentì un groppo alla gola. La stava ringraziando dopo che si era comportata così male?
Sorrise stranamente imbarazzata. «... ma figurati... io ti capisco e...» Di colpo si rabbuiò in viso, come se qualcosa di brutto fosse affiorato alla sua mente. «Forse le Rinunciatarie non sanno cosa significhi subire una simile ingiustizia, forse non sanno quanto può bruciare dentro la voglia di vendetta.» Aurora rimase colpita dalla sua voce e Liane si affrettò a tornare in sé.
«Voglio dire che mi sembra impossibile che ci si possa lasciare alle spalle una cosa simile.»
«Non so, finora è servito a tranquillizzarmi, a riprendere una vita normale. Ma non voglio lasciar correre, non voglio che sembri una cosa normale quella che mi è capitata!»
«Conta pure su di me!»
Disse quelle parole istintivamente, con veemenza, come se qualcosa dentro di lei partecipasse ai sentimenti dell'altra. Distolse lo sguardo. Perché si interessava a quella ragazza accidenti? Cosa gliene importava dei suoi problemi? Ma c'era qualcosa che la spingeva ad aprirsi, un latente desiderio di amicizia e di affetto che Aurora le ispirava.
«Ah, Dana mi ha detto di una riunione, stasera... ma non ho capito bene di che si tratta.»
«Ah è vero, stasera c'è la riunione!» Esclamò Aurora, ricordandoselo in quel momento. «Sei capitata proprio nel giorno giusto, allora. Ti metteranno sotto torchio!»
«Ma che cosa si fa esattamente in queste riunioni?» Dalle parole di Dana prima e da quelle di Aurora adesso, decise che doveva trattarsi di una sorta di interrogatorio. La sua mente iniziò a lavorare per inventarsi una storia plausibile che comprendesse il colpo in testa e la sua decisione di diventare Rinunciataria. Poteva trattarsi di un fidanzamento non voluto, o di un padre violento, oppure...
«In genere si tengono delle riunioni di tutta la Gilda per discutere di problemi interni. Ma da quello che ho capito dacché sono qui, servono anche per insegnare alle novizie le gioie dell'essere Rinunciataria.»
«E allora perché dovrebbero mettermi sotto torchio?»
«Perché il metodo più veloce per insegnarci ad essere delle ottime Rinunciatarie è distruggere tutto quello in cui credi, o almeno così sembra.»
«Per quanto mi riguarda non credo più in niente, quindi non ho di che preoccuparmi!»
«Ah lo pensi tu,» le rispose l'altra divertita. «Io sono certa che ti metteranno in difficoltà.»









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Disclaimers

Liane si risveglia all'interno della Gilda e, dopo aver conosciuto alcune delle Rinunciatarie ed aver fatto amicizia con Aurora, sembra ben decisa a portare avanti il suo piano.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008