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Un terribile incidente

Luke Keel

Il ragazzo fu tratto fuori da uno di quegli strani veicoli che ogni tanto sembravano sorvolare il cielo, un'altra stregoneria comyn, comunque. Che cosa quel ragazzo fosse era a sua volta un mistero comunque, aveva i tipici capelli rossi della casta comyn, ma era vestito troppo leggero ed in modo troppo stupido per essere un comyn o anche solo il figlio nedestro di un comyn. Mormorò mentre lo tiravano fuori ma non si svegliò... le parole erano in una lingua sconosciuta, la sua probabilmente. Aveva il viso pallido, una delle braccia era in una posizione innaturale ed una ferita non troppo profonda gli aveva risparmiato l'occhio a malapena... quel ragazzo era stato fortunato, in molti modi.
C'erano altre persone ma lui era l'unico facile da togliere in mezzo a quei rottami e, forse, l'unico vivo? Non potevano stabilirlo anche se lo credevano, fosse stato inverno non avrebbero dato a quegli strani umani una possibilità di farcela ma in estate...
Altri uomini avevano costruito una sorta di barella da attaccare ai chervine, c'era un solo luogo a parte giù da una rupe dove potevano portare il ragazzo, un unico posto dove avrebbero potuto informare dell'accaduto ed avere il tempo di recuperare un po' di metallo prima che i loro avidi signori s'impossessassero del prezioso oggetto. Entrambe le parti sapevano che questo sarebbe accaduto, era tradizione ed il giovane si trovava in un mondo dove la tradizione era più importante della legge.
Attaccarono la barella ai chervine e si diressero verso la valle, il ragazzo continuava a mormorare, ogni tanto avevano quasi l'impressione di capire le sue parole ed uno di loro, il più giovane ed il più robusto, l'osservava spesso curioso...


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Il ragazzo sognava, inconsapevole di quanto si stava allontanando dalla sua strada...

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«Luke dobbiamo parlarti...»
"Oh, oh," pensò il ragazzo ravviandosi i morbidi capelli rossi e controllando mentalmente se aveva combinato qualcosa di grave negli ultimi tempi, non gli sembrava, un paio di sere fa s'era allontanato tutta la notte per andare a vedere lo spettacolo dei Jiggers ma era tornato prima che i suoi si svegliassero e comunque era abbastanza certo che la scappatella non meritasse quel tono... giusto?
Si sedette sul divano davanti a loro e cominciò: «... Ecco, io, veramente...»
La madre gli sorrise, quanto adorava il suo sorriso, lei riusciva a comunicargli quanto davvero fosse importante per loro con quell'unico gesto, era una donna ancora giovane, neanche quarant'anni, ed era piccola ed ancora estremamente graziosa coi suoi capelli biondi e gli occhi castani: «Non preoccuparti...»
Il ragazzo sospirò di sollievo ed osservò suo padre, un uomo serio, molto preso dal lavoro, che cercava sempre di trovare tempo per il figlio. Anche adesso la sua espressione era seria ma c'era un luccichio nei suoi occhi azzurri, come di chi ha appena avuto l'occasione della sua vita. Luke si rivolse verso sua madre, anche lei aveva lo stesso bagliore.
«Che è successo... Abbiamo vinto alla lotteria?!»
I due si sorrisero poi ripresero un'espressione seria: «Luke, tu sai che sui pianeti abitati da specie umane con cui s'è stabilito un contatto, vengono mandati degli esperti di vario genere. Noi siamo stati chiamati come ricercatori su Cottman IV.»
Il ragazzo s'alzò in piedi di scatto: «CHE COSA!?»
«Non abbiamo ancora accettato... anche per te... sappiamo che è qui che hai i tuoi amici e che non vorresti andartene.»
Luke silenziosamente lanciò qualche maledizione, non voleva lasciare il suo mondo ma non voleva neanche impedire ai suoi genitori di partire, sinceramente avrebbe preferito discutere fino all'ultimo giorno sulla loro decisione di accettare ma le cose non erano mai così nella loro famiglia. Persino quand'era piccolo i suoi tenevano conto anche della sua opinione nelle questioni che riguardavano tutti e tre. «In fondo non mi dispiacerebbe andarmene da qui, comincio ad annoiarmi... quando si parte...» Altro che annoiarsi, era appena riuscito a convincere Pat Jameson, una delle ragazze più apprezzate della scuola, ad uscire con lui, la sua solita sfortuna.
La madre corse ad abbracciarlo mentre il padre gli fece un ampio sorriso, annuendo, tutti sapevano che aveva mentito e perché l'aveva fatto e suo padre lo stava onorando per il suo coraggio. «Ti sei comportato da uomo in questa occasione Luke, ma gli uomini non s'allontanano di nascosto dalla propria casa rischiando di preoccupare i loro genitori, ricordatene...»
Il ragazzo chinò il capo, se l'era cavata con poco: «Scusatemi...»
«La prossima volta chiedi...?»
Lui l'avrebbe anche fatto ma di rado gli permettevano di uscire a quell'ora, non senza motivo, ma non gli era mai successo niente e non vedeva motivo perchè dovesse cominciare ora: «Ok...»


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Era nella sua stanza, la valigia era piena di vestiti e poco altro, quasi tutto gli sarebbe stato fornito all'arrivo... i suoi amici salutati, le cose importanti messe via a parte botolo, un peluche d'orso più rovinato che no che l'aveva accompagnato per tutta la sua vita, tutti gli altri giocattoli avevano trovato la strada più o meno diretta verso la spazzatura ma non il botolo. «Ma ora è anche il tuo momento...» Rifletté un pò tristemente mentre la sua mano senza neanche chiedergli il permesso lo prese e lo ficcò in valigia: «In fondo perchè no, ti va di andare su Cottman IV..?» L'occhio rimasto di bottone di botolo lo fissò: «Bene preparati si parte...»
«Luke.» La voce della madre.
«Sono pronto...» Quanto era ingenuo allora...


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Darkover, come sembrava che i nativi chiamassero Cottman IV, era uno strano pianeta, i ragazzi terrestri erano pochi e poco interessanti, il pianeta era freddo gelido ed incredibilmente affascinante anche se ovviamente lui non poteva uscire dalla zona terrestre. I Darkovani però non gli piacevano molto, anche a causa di quello che spesso sentiva dire da loro quando per caso passavano per il territorio terrestre.
Una volta ci fu uno di questi, adulto, più vecchio di suo padre, coi capelli rossi - strano aveva quasi l'impressione che la maggior parte dei darkovani avesse capelli neri o castani - e gli occhi grigi che lo fissò un attimo e disse: «Un altro giovane terrano, figliano come cornigli...»
Luke lo guardò malissimo e gliene avrebbe dette quattro se non fosse stato che non voleva mettere in pericolo il lavoro dei genitori.
L'uomo sembrò sorpreso e continuò a camminare lasciandogli la strana impressione che qualcuno gli avesse sbattuto una porta in faccia.


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Non capiva il perchè, forse erano solo gli strani incubi che avevano sempre come soggetto la navicella, ma non voleva partire. Purtroppo non c'era scelta, i suoi genitori dovevano fare rapporto alla base sulla luna. Poi tornare indietro...

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Lo strano ragazzo mormorò ancora ed uno di loro fu sorpreso di scoprire che calde lacrime solcavano il suo volto. Finalmente la valle era in vista e l'avrebbero presto affidato a loro.

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Ad Elvas videro arrivare alcuni montanari ma questo non era un fatto inaspettato, portavano qualcuno alla Torre su una barella improvvisata, questo era già più curioso ma non così insolito. Il giovane che aprì la porta della Torre fu invece colto di sorpresa dalle parole pronunciate dai montanari perchè avevano appena portato alla Torre di Elvas un umano vestito in maniera alquanto strana e parecchio stupida, se i suoi buffi abiti erano leggeri quanto sembravano, e che, se i montanari non avevano mentito era stato trovato in mezzo ad una fortuna in metallo.
Luke intanto sognava...









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Disclaimers

Luke Keel, giovane terrestre, viene coinvolto in un incidente e precipita con la navicella dei genitori tra le montagne.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008