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Il ritorno di Maia

Maia n'ha Semele & Gwennis n'ha Hannah

Gwennis aveva appena finito di lavarsi dopo il parto di Aurora. Erano state ore faticose, le faceva male la schiena e provava la stanchezza profonda di chi ha dovuto lottare a lungo, ma quanto ne era valsa la pena! Il bambino era bellissimo, e la madre era sfinita ma felice. Uscendo dalle sue stanze, vide Maia che indugiava ancora nelle vicinanze della stanza di Aurora.
Maia le sorrise brevemente, anche quel piccolo movimento le costava uno sforzo, dopo il parto le era piombata di botto addosso tutta la stanchezza dei giorni precedenti. Nemmeno lei sapeva per quale strano miracolo si mantenesse ancora in piedi, ma nonostante tutto non riusciva a rassegnarsi all'idea di lasciare Aurora di nuovo da sola.
Evidentemente il suo stato doveva essere palese perché l'altra le disse: «Dovresti andare a riposarti. Hai fatto un viaggio lungo. Che fortuna che tu sia arrivata proprio in questo momento. Il tuo aiuto ci è stato utile.»
Con fatica si concentrò sulle parole della madre della Gilda, cercando di articolare una risposta comprensibile: «Grazie, in effetti sono distrutta, ed il parto è stato il colpo di grazia! Per fortuna è andato tutto bene, ero molto preoccupata, essendo il suo primo figlio e per di più prematuro... Ma grazie alla Beata Evanda tutto si è concluso bene, anche se non per le mie povere ossa!»
«Ora potrai riposare,» la rassicurò Gwennis. «Ma dimmi solo una cosa, come è andato il viaggio? Hai incontrato pericoli?»
«Nessun problema, almeno quello... Con questo freddo non si è vista un'anima in giro. C'era solo neve ed il rumore degli zoccoli di Hermes. Mi chiedo come il chervine sia riuscito a tenerci dietro! Abbiamo mantenuto un'andatura incredibile per quasi tutto il tempo.»
Gwennis aveva l'impressione che mancasse qualcosa in quel racconto. «Chi ti ha accompagnato fin qui, e in questo clima? Se è una Rinunciataria di Caer Donn, mi piacerebbe salutarla, magari la conosco. Bel coraggio a farsi una corsa simile!»
«Sono venuta da sola,» rispose Maia prima ancora di rendersi conto di quello che stava dicendo. In effetti nella fretta di arrivare ad Elvas in tempo per la nascita del bambino non aveva minimamente pensato al fatto che partendo da sola stava violando una delle regole fondamentali dell'essere una Rinunciataria, solo ora che le era stata posta la domanda si era fermata a riflettere. Man mano che si rendeva conto cominciò a sentirsi gelare... Le pareva di essere finita nel più profondo degli inferni di Zandru, e quando alzò gli occhi ed incrociò quelli dell'Amazzone pensò che forse non era solo una sensazione...
«Cosa?» esclamò Gwennis. «Stai scherzando, vero?»
Maia rimase pietrificata per qualche secondo.
«Giovane incosciente!» sbottò la Madre della Gilda. «Poteva succederti di tutto! Lo sai, vero, che noi Rinunciatarie siamo esposte a molti più pericoli di un qualsiasi viaggiatore? E che non possiamo permetterci di essere imprudenti? E se fossi rimasta ferita, e avessi dovuto rifugiarti in un qualche villaggio? Bella figura ci avremmo fatto!»
«In altre circostanze non lo avrei fatto certamente,» rispose Maia, cercando di spiegare anche a se stessa come potesse aver agito così avventatamente. «Ma non avevo certo il tempo di organizzare una spedizione in grande stile! Aurora aveva bisogno di me, non ho pensato ad altro, non potevo abbandonarla dopo averle promesso che sarei stata qui nel momento cruciale. Non potevo...»
Nel pronunciare le ultime parole abbassò lo sguardo ed il tono di voce. Le era sempre costato molto palesare i suoi sentimenti agli altri e, anche se istintivamente sentiva di potersi fidare della donna che aveva davanti, non voleva che si rendesse conto della confusione che provava nel dover spiegare quel suo comportamento. Ormai le era capitato più di una volta di seguire incondizionatamente la sua vocina, ma ancora non riusciva a trovare le parole per spiegare agli altri che i suoi comportamenti non erano dettati da incoscienza, ma anzi da una consapevolezza maggiore delle situazioni... Ma, come al solito, si stava perdendo dietro a quel piccolo mistero, ed intanto la Madre della Gilda continuava a fissarla con lo sguardo truce... Decise che qualsiasi cosa fosse accaduta l'avrebbe affrontata a testa alta, quindi si raddrizzò e si preparò a fronteggiare la situazione.
Gwennis chiuse strettamente gli occhi, cercando di capire perché quella ragazza all'apparenza così sensata stesse comportandosi in modo così inspiegabile. «Ma non potevi sapere che il parto sarebbe stato prematuro,» disse, con tutta la pazienza che possedeva, e non era molta.
Maia aprì la bocca per parlare e la richiuse subito, non poteva dirle che lei sapeva che il parto sarebbe stato prematuro! Respirò profondamente e si limitò caparbiamente a dire: «Avevo promesso a Rora che sarei stata qui ad assisterla ed ho mantenuto la mia parola. È quello che conta. Non ho incontrato nessuno, non ho avuto problemi... Solo i pazzi viaggiano con questo tempo, non correvo seri pericoli e poi so molto bene come cavarmela anche nelle situazioni difficili. So che il mio gesto non è giustificabile, ma non potevo agire altrimenti.»
Gwennis sospirò, la squadrò da capo a piedi. Sembrava proprio che si fosse trattato di un impulso irrazionale. Questo non giustificava l'azione della ragazza, ma almeno agli occhi di Gwennis spiegava molte cose. Maia aveva gli occhi verdi, riflessi rossi nei capelli... di sicuro aveva sangue comyn. Ma allora perché non lo diceva semplicemente? Era una spiegazione accettabile. Eppure la ragazza sembrava del tutto frastornata dall'accaduto.
Maia si era aspettata una sfuriata ed invece la Madre della Gilda si limitava a fissarla... D'improvviso si sentì come quando, da ragazzina, sua madre la pescava a giocare con i maschi. L'impulso di scusarsi era forte, ma sapeva di aver agito per il meglio, perciò si preparò a prendersi la responsabilità delle sue azioni, quali che fossero.
«Grumf,» riprese Gwennis, occhieggiandola severamente. «E così hai semplicemente preso un cavallo e sei venuta qui, solo perché te lo diceva il tuo cuore.» Solo? Una parte di Gwennis la considerava una ragione importantissima. E laran o non laran, c'era voluto un bel coraggio a fare una cosa simile per un'amica. Non era quello, in fondo, lo spirito delle Rinunciatarie, la lealtà assoluta fra consorelle? Sì, ma!... «Non ti dirò che è stato un rischio inutile, ma è stato un rischio comunque! Potevi spendere qualche istante in più e chiedere a qualche consorella di Caer Donn di accompagnarti!»
«So di aver sbagliato,» ammise Maia, «ma spero di poter dimostrare presto che questo non è il mio abituale modo di agire, soprattutto se mi permetterete di restare qui ad Elvas.» Ecco, lo aveva detto, che accadesse quello che doveva accadere ora, almeno ci aveva provato!
Gwennis continuava a guardarla torva. «E che cosa vorresti farci, a Elvas? Cacciarti in tutti i guai possibili?» Non poteva negare che la richiesta le facesse piacere. Maia era davvero stata brava durante il parto di Aurora; un aiuto come levatrice non sarebbe dispiaciuto a Gwennis. E poi, naturalmente, lo spirito della ragazza le piaceva davvero.
«Ci penserò,» concluse. «Ci penserò molto attentamente. Ma fino a quando non avrò preso la mia decisione, esigo un comportamento impeccabile nella mia Gilda e al di fuori. E se per caso dovessi decidere di accettare la tua offerta, il comportamento impeccabile dovrà continuare! Sono stata chiara?»
«Alla Gilda di Caer Donn potranno garantire per il mio comportamento abituale. Nessuno ha mai trovato da lamentarsi di me!» Si sentì un po' in colpa nel pronunciare quest'ultima frase, ma in fondo era la verità, alla Gilda lei era conosciuta come una lavoratrice indefessa e qualcuno su cui poter contare... Se poi questo non corrispondeva all'andamento della sua vita privata erano solo affari suoi in fondo... O no?
«Staremo a vedere,» disse Gwennis con voce più sommessa, e finalmente fece intravedere il sorriso che aveva fino ad allora trattenuto. «Adesso vai immediatamente a mangiare qualcosa e a riposarti. Non voglio più vederti fino a domani mattina!»
Mentre Maia si allontanava per il corridoio, Gwennis lasciò finalmente libero il sorriso. Già, come se le stesse cose che aveva detto alla ragazza non se le fosse sentita dire lei un milione di volte, anni prima. Non che non meritasse di sentirsele dire anche adesso!
Ebbene, a Elvas se sono normali non li vogliamo, concluse avviandosi verso le proprie stanze.










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Disclaimers

Maia arriva appena in tempo per assistere al parto di Aurora... ma non senza correre dei rischi.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008