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[torna a Racconti][E.S.T. dE +1, ottobre (16)] [Credits & Disclaimers]



La benedizione di Evanda

Mikhail Ardais & Dana n'ha Angela

La notte appena trascorsa era stata per Mikhail la peggiore degli ultimi anni.
Aveva passato il pomeriggio alle Terme, chiacchierando tranquillamente con la Vedova riguardo gli ultimi pettegolezzi della Valle. Non c'era molto su cui sparlare ma, anche se la Vedova raccontava sempre le stesse storie, era come ascoltarne sempre di nuove.
Da quando avevano terminato il primo addestramento sulle tre ragazzine, il lavoro alla Torre si era allentato un po' e nessuno era andato a cercarlo. Fiona aveva parlato di una seduta del Cerchio completa di istruttori e allievi, ma Mikhail non voleva pensarci. Conoscendo la sua Custode sapeva che, non appena le tre ragazze fossero state inserite attivamente nel Cerchio, avrebbe trovato qualcosa di impegnativo e noioso da fargli fare.
Tornando verso la Torre, per preparasi per la cena, aveva deciso di fare una sosta allo Scoundrel. Non aveva intenzione di bere nulla, ma aveva sentito parlare di una nuova battuta di caccia e voleva informarsi da Alar se la notizia era veritiera e se poteva unirsi alla squadra.
Il locale era praticamente vuoto. Will, il braccio destro di Alar, stava bighellonando dietro il bancone, mentre sua moglie Alyson stava sistemando le cucine. Alar, seduto ad uno dei tavoli, stava affilando alcuni coltelli. In un angolo appartato Shonnach e Dana stavano discutendo. O meglio... Shonnach stava recriminando su qualcosa e Dana, silenziosamente come sempre, aspettava solo una pausa nel discorso per mandarla tranquillamente al diavolo.
Il problema era sempre quello. Dana aveva i nervi a fior di pelle perché non riusciva a contattare Illa e Shonnach non perdeva occasione per farle notare quanto irrazionale fosse il comportamento della mercenaria e come sarebbe stata meglio se avesse deciso di lasciarla al suo destino.
Alar sollevò lo sguardo dalla lama che stava lavorando. «Brutta serata,» gli disse, non appena si rese conto che non si trattava di un cliente occasionale. «Assisti allo spettacolo?» allontanò con un piede una delle sedie dal tavolo, invitandolo a sedersi.
«Spettacolo?» Mikhail era perplesso.
Aveva visto le due donne discutere altre volte ma la cosa si era sempre risolta senza problemi. Dana doveva essere talmente abituata al carattere di Shonnach che ormai non ci faceva più caso. L'ascoltava, forse, fino a quando non decideva che aveva di meglio da fare. Allora si alzava, le ricordava che quello che diceva sulla sua compagna valeva quanto i tentativi di seduzione di Alar nei suoi riguardi, salutava il locandiere prima di andarsene e, il giorno dopo, tutto ricominciava da capo.
La sola cosa che variava era l'argomento scelto da Shonnach per la sua discussione unilaterale.
«Spero sempre di vedere Dana perdere le staffe,» spiegò il locandiere. «Sarebbe un vero spettacolo.»
Mikhail percepì solo un breve stralcio dei pensieri di Alar prima di alzare le proprie barriere.
«Dana ha perso le staffe solo una volta, da quando la conosco,» mormorò il comyn. «È stato il giorno prima della sua partenza per raggiungere la Gilda di Carthon.»
Alar si limitò ad alzare un sopracciglio. «Ha deciso di diventare Rinunciataria dal giorno alla notte?» chiese stupito. Non aveva mai indagato sul passato di Dana: la prima volta che l'aveva vista aveva deciso che l'avrebbe sopportata a stento, e solo perché Illa aveva deciso di mettersi con lei.
«Poi ti sei ricreduto?» Mikhail aveva intercettato involontariamente i pensieri dell'uomo, pentendosi troppo tardi di aver parlato.
Alar lo guardò con disprezzo. Non aveva bisogno di aggiungere altro. Mikhail sapeva di essersi comportato esattamente come lo stereotipo del comyn che l'uomo aveva da sempre incontrato.
«Su di lei sì!» sibilò, alzandosi e sparendo oltre il bancone.
All'altro tavolo la discussione sembrava essere terminata. Shonnach, a grandi passi e senza guardarsi intorno, uscì dalla locanda diretta alla Gilda. Dana, restata sola al tavolo, si abbandonò sulla sedia sospirando.
«Non è serata, Mikh!» disse, percependo l'avvicinarsi dell'uomo. «Shonnach mi è bastata, non ho voglia di sentire altre chiacchiere inutili.»
Mikhail non disse nulla. Si inchinò formalmente ed uscì dalla locanda.
"Una bella dormita!" pensò entrando nella propria stanza. "Non chiedo altro!"


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Il primo pensiero coerente che attraversò il suo cervello al momento del risveglio fu che doveva imparare a non chiedere mai nulla agli Dei. Sapeva benissimo che avrebbero fatto di tutto per deludere le sue aspettative!
Aveva passato la notte rivivendo gli ultimi giorni passati a Nevarsin con Domenic e, tanto per migliorare la situazione, anche le ultime settimane prima del suo arrivo a Elvas.
Quella con il giovane Aillard era stata la storia forse più importante della sua vita. Presa sempre con spensieratezza, perché aveva imparato con l'esperienza che nulla dura mai per sempre, ma che l'aveva coinvolto più profondamente di quanto avrebbe potuto prevedere.
Forse l'ambiente claustrofobico di San Valentino delle Nevi e la costante presenza dei monaci aveva favorito la loro intimità e, questo avrebbe invece dovuto prevederlo, era ovvio che abbandonando quella situazione Domenic avrebbe trovato qualcosa di più adatto a lui.
Si era risvegliato con l'amara sensazione delle lacrime in gola e la consapevolezza di aver sprecato la propria vita.
Adesso si trovava nell'età in cui tutti i suoi parenti avevano già avuto modo di vedere i propri nipotini, invece lui... lui si trovava a lavorare in Torre dimenticata, a disperarsi nel ricordo del suo vecchio amore ed a fantasticare sul prossimo...
"Prossimo... ?" si chiese ironico. "Come se potessi davvero interessargli..." Si guardò nella limpida lastra dello specchio. "Almeno lavorare in una Torre serve a qualcosa," continuò, controllando attentamente il proprio fisico asciutto. "Forse ho ancora delle speranze... Che Avarra mi protegga, mi sembra di essere Kasentlaya o Aliciana. No, peggio... sto parlando come la Vedova!" si disse alla fine, ridacchiando.
Almeno gli era tornato il buonumore. Sperava solo di non incontrare subito Diotima quella mattina, sarebbe stato un colpo molto basso per la sua autostima appena riguadagnata.
La cugina di Fiona era da poco arrivata a Elvas e vederla gli procurava sempre un colpo al cuore, il problema era che Diotima era sorella di Domenic e gli assomigliava in maniera dolorosa.
Non era a conoscenza di quando la giovane donna sapesse della relazione che era intercorsa tra lui e il suo unico fratello. I rapporti tra loro erano ottimi e Mikhail era sicuro che, anche se Domenic avesse rivelato alla sorella qualche dettaglio in più, per lei non avrebbe fatto differenza.
Appena messo piede nella cucina della Torre si ricordò quale era stato il proposito di quella mattina.
«Buongiorno Mikhail,» la voce argentina di Diotima lo salutò dal salone adiacente. «Ci raggiungi?»
"Mai chiedere agli Dei!" imprecò mentalmente Mikhail. «Prendo qualcosa e arrivo!» le rispose, cercando di assumere il suo solito tono scanzonato.
Attorno al tavolo Diotima e Aliciana stavano consumando la prima colazione in silenzio, mentre Loreena stava raccontando con dovizia di particolari il lavoro eseguito il giorno prima sotto la supervisione di Dana. Mikhail si sedette di fronte alla Aillard e cominciò a mangiare, cercando di mostrarsi interessato a quello che la piccola telepate stava raccontando.
«Dana è sempre più distratta in questi ultimi giorni,» commentò alla fine Aliciana. «Ieri l'ho sentita ribattere ad una battutaccia di Damon,» la voce si abbassò impercettibilmente nel pronunciare il nome dell'Aldaran.
Diotima guardò la ragazza sorpresa. «Sul serio? Di solito è la freddezza fatta persona,» disse, cercando di ricordarsi almeno una volta in cui aveva sentito l'Amazzone rispondere alle battute ironiche di Damon o di Shonnach, senza riuscirci. «Non offre mai il fianco ai loro tormenti e la cosa li fa irritare moltissimo!»
«È solo un po' sotto tensione,» si intromise Mikhail. «Deve essere la stagione.»
Aliciana e Loreena si scambiarono uno sguardo complice. «Non è un segreto che sia preoccupata perché la sua compagna non si è ancora fatta viva,» disse la più piccola.
Mikhail la guardò con disapprovazione. «È irritata perché lei sta evitando di farsi contattare, esattamente come la primavera scorsa.»
«Spero solo che non riceva brutte notizie,» continuò Loreena. «Non vorrei che soffrisse.»
Mikhail ripensò al breve incontro avuto la primavera scorsa con una parte del gruppo di mercenari capitanato dalla compagna di Dana. Da come parlavano tra di loro della relazione tra il loro capo e la sua vecchia amica sapeva che l'unica cosa da cui Dana era al sicuro era una delusione amorosa.
Ripensare alla prima battuta di caccia a cui Alar lo aveva invitato, durante la quale aveva conosciuto anche gli ex compagni di lavoro dell'uomo, gli portò alla mente l'incontro con Renaldo, uno degli uomini più fidati di Illa... e pensare a Renaldo non era esattamente la cosa migliore quella mattina.
«Tutto bene, Mikh?» Diotima aveva notato il suo repentino cambio di umore e sembrava preoccupata.
«Ma certo,» la rassicurò lui. «Sta arrivando l'inverno e sento, ogni anno di più, il freddo della neve nelle mie ossa... settimane prima che arrivi!» concluse, assumendo il tono che Damon solitamente utilizzava quando voleva lamentarsi di qualcosa.
Le tre donne si misero a ridere e, sospirando di sollievo, Mikhail si unì a loro.


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L'Ardais passò la mattinata controllando le griglie di matrici a cui avevano lavorato nei giorni precedenti.
Anndra Castamir, con cui aveva lavorato un paio di volte anche a Neskaya, e Damon erano riusciti a sistemare alcune strutture e a renderle di nuovo operanti, ma era stato necessario chiedere alle Custodi delle altre Torri un aiuto per alcuni nodi vergini da utilizzare. Così Anndra era partito alla volta di Neskaya e di Arillin, costringendo il loro piccolo gruppo di telepati ad una sosta forzata.
Gli addestramenti erano ormai conclusi, tanto che le tre fanciulle erano già impegnate in lezioni più tecniche e complicate, sotto lo sguardo severo e implacabile di Fiona.
Tranne che per qualche banalissimo turno ai relè, Mikhail e gli altri erano quasi sempre con le mani in mano e la mente libera di perdersi in ricordi dannosi.
Verso l'ora di pranzo, per nulla affamato, aveva ripreso a vagabondare ed alla fine si era diretto alla biblioteca della Torre, una stanza dove erano conservati tutti i libri che ognuno di loro aveva collezionato nel corso degli anni, più alcuni volumi e pergamene che l'implacabile trascorrere del tempo e la parziale distruzione della Torre avevano danneggiato meno di altre.
Damon e Kelan sembravano immersi in una discussione e non fecero caso a lui.
Come capitava almeno una volta ogni due, tre giorni, i due uomini si erano fermati accanto ad una riproduzione in argilla di una sezione sconosciuta del territorio darkovano e, ripetizione di quello che accadeva dal momento in cui avevano scoperto il calco, tentavano di scoprire qualche punto di riferimento che potesse permettere di riconoscere la zona.
Mikhail si fermò alle loro spalle. Poteva essere di poco aiuto. Sapeva leggere una mappa e interpretarne le curve e i simboli in modo da non perdersi durante un viaggio, ma quel calco gli risultava del tutto sconosciuto.
Damon, percependo alla fine la sua presenza, si sollevò dalla lastra di argilla. «Da quanto sei qui?»
«Un paio di minuti,» rispose Mikhail, «ma eravate troppo concentrati per notarmi.»
Kelan si allontanò dal tavolo su cui era stata posto il calco.
«È un rompicapo!» esclamò, lasciandosi cadere su uno dei divanetti che ravvivavano l'ambiente. «Grazie alla vista dei rapaci degli Hellers, conosco ogni aspetto di queste montagne... ma quello è un territorio che proprio non riconosco!»
Damon lo raggiunse, lasciando Mikhail da solo davanti alla lastra. «Forse non sono gli Hellers,» ipotizzò l'Aldaran. «Potrebbe essere un tratto dei Kilghard, o del Muro intorno al Mondo che non conosci.»
«Sai che ripeti sempre le stesse cose?» gli fece notare Kelan, sorridendo.
«Quasi come te, mi pare.»
Mikhail non li stava ascoltando. Avevano ragione sull'affermare che ripetevano sempre le stesse battute, quasi come fosse un copione scritto da un cantastorie poco fantasioso.
La lastra a lui non diceva nulla. Un grosso rettangolo di argilla che rappresentava tridimensionalmente i fianchi di una catena montuosa, con diversi ruscelli che l'attraversavano e quella che sembrava una costruzione rotonda di poco spostata sulla sinistra del centro.
«Tu cosa ne pensi?» gli chiese alla fine Damon, raggiungendolo accanto al tavolo.
Mikhail si strinse nelle spalle. «Da quel che ne sappiamo potrebbe anche essere un'opera astratta di qualche artista che viveva nella Torre prima della distruzione.»
Kelan ridacchiò. «Potresti anche avere ragione, lo sai?»
«Con la fortuna che abbiamo...» ammise Damon. «Saresti in grado di scoprire quando è stata realizzata?» chiese poi, con un lampo di genio.
Mikhail assunse un'espressione pensierosa. «Perché no?!» esclamò alla fine. «Potrebbe essere un ottimo diversivo per distrarmi un po'...»
Kelan si avvicinò ai due, incuriosito.
Quando Dana aveva parlato loro di Mikhail, spiegando che erano stati colleghi per lungo tempo Neskaya, lavorando entrambi nel Cerchio guidato da Fiona, aveva detto che il suo donas principale era la capacità di scoprire la storia di un oggetto solo toccandolo.
«Se siamo fortunati, nessuno avrà mai toccato questa cosa dal momento della sua realizzazione...»
«Damon!» lo interruppe Kelan. «Un po' di ottimismo, potremmo anche scoprire che è solo un pezzo di soffitto caduto sul tavolo al momento della catastrofe!»
Mikhail guardò i due amici con aria di sufficienza, fino a quando non si decisero a chiudere la bocca.
«Vediamo un po'...»
Allungò una mano verso la superficie intagliata, restando per qualche istante a pochi centimetri da essa prima di toccarla.
Damon aveva ragione. Lui era in grado di risalire alla storia di un oggetto, ma solo se esisteva una storia. E, al momento, quel pezzo di argilla sembrava solo un grosso e silenzioso pezzo di roccia.
Poi, lentamente, le immagini cominciarono a prendere forma.
«Per forza non riuscivate a riconoscere nulla di famigliare,» commentò, prima di continuare con un'analisi più approfondita. «Queste non sono montagne, è Elvas!»


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La mappa non era stata realizzata a Elvas ma a Caer Donn, molto prima che il villaggio e la Torre venissero progettati.
Gli Aldaran che avevano deciso di fondare lì la loro nuova Torre avevano prima eseguito un accurato controllo idrogeologico della valle. Per un lungo periodo telepati ben addestrati avevano controllato il sottosuolo, non alla ricerca di metalli ma nel tentativo di tracciare ogni corso d'acqua che lo attraversava.
Nell'argilla era stata fatta un'accurata riproduzione di quello che avevano visto e, in base ad esso, era stata costruita Elvas.
Ogni casa realizzata nel centro del villaggio era rifornita di acqua da una delle falde della sorgente termale che scorrevano a vari livelli in parallelo al fiume che scorreva in superficie. E, come spia del livello dei corsi sotterranei, era stata realizzata la fontana che decorava il centro del paese.
Una diminuzione dell'acqua che sgorgava dalle braccia di Evanda e di Avarra avrebbe significato la necessità di un controllo ai torrenti sotterranei, prima che l'intero villaggio si trovasse privo del rifornimento idrico.
«Come Elvas?» chiese Damon, non appena Mikhail si riscosse dallo stato di torpore in cui era caduto durante il controllo.
L'Ardais sorrise riconoscente a Kelan, che nel frattempo si era procurato un intero vassoio di cibo, per rifocillarlo una volta concluso l'esperimento.
«Non la superficie,» spiegò Mikhail, tra un boccone e l'altro. «Questa è la nostra Torre,» disse indicando il cerchio che sembrava deturparne la superficie.
Damon scosse la testa, ancora poco convinto. «Se consideri le proporzioni,» disse, indicando la sola cosa che erano riusciti ad interpretare sulla lastra, «noterai che non può essere la nostra Torre. Non è così grande.»
«Stai cercando di dirci che è il sottosuolo della valle?» Kelan era riuscito a vedere oltre la superficie del manufatto.
«La Torre ha fondamenta molto più grandi di quanto non sembri in superficie,» continuò Mikhail. «Vista la sua altezza deve essere ben ancorata al suolo.»
«Quindi...» Kelan seguiva con un dito il corso di un torrente, «questo è il corso d'acqua sotterraneo che alimenta la Torre e la Gilda!»
«E questo deve essere quello che invece porta acqua allo Scoundrel e alle stalle,» aggiunse Mikhail, seguendo il corso di un secondo ruscello. «Mentre questo... anzi questi,» si corresse, contando ben tre rami diversi che si muovevano nella stessa direzione ma a diverse profondità, «arrivano alle Terme.»
Damon continuava a essere accigliato. Il ragionamento di Mikhail non faceva una grinza. In effetti, adesso che aveva mutato la sua visione della cosa, tutto era facilmente comprensibile. «Però...» Mikhail e Kelan si voltarono a guardarlo, quasi indispettiti dal tono di delusione che traspariva dalla sua voce.
«Però cosa?» lo sollecitò Kelan.
«Perché la fontana non funziona?» e indicò con in dito il torrente che avrebbe dovuto fornire acqua alla fontana e che, almeno sembrava, era una sorta di vaso comunicante con tutti gli altri corsi sotterranei, «così come manca l'acqua in tutto questo gruppo di costruzioni. Abbiamo controllato, ricordi Kelan?»
Il MacAran annuì, improvvisamente deluso. «Solo il lato di edifici dalla parte della Torre e le Terme, che sono esattamente di fronte a noi, hanno acqua corrente.»
Mikhail stava ancora studiando la mappa. Adesso che ne aveva scoperta la chiave di lettura non aveva più segreti per lui.
I torrenti sotterranei erano divisi su più livelli, si poteva quasi dire che Elvas era un villaggio costruito interamente sull'acqua!
Ma, più in profondità di tutti, scorreva il fiume gemello di quello che tagliava in due la valle, un grosso torrente che avrebbe dovuto rifornire almeno una mezza dozzina di altri corsi più piccoli e, in maniera diretta, la loro fontana.
La risposta ai dubbi degli altri due era però chiaramente davanti ai loro occhi.
«Dimenticate una cosa,» disse alla fine, attirando la loro attenzione. «Qualche centinaio di anni fa,» indicò con un dito la struttura che rappresentava le fondamenta della Torre, «da questo punto si deve essere propagata un'onda sismica di notevole entità. Basta che qualche masso meno stabile degli altri sia precipitato e abbia occluso in parte o del tutto questi corsi sotterranei.»
Damon e Kelan seguirono rapiti la mano di Mikhail, che mostrava come una semplice ostruzione ad uno dei torrenti più sotterranei avrebbe portato alla siccità un'intera zona del villaggio.
«Basterebbe trovare il punto bloccato e liberarlo.»
«Non è facile come sembra, Kelan.»
«Come no?» intervenne Damon. «Dopo tutto non sarebbe diverso dalle esplorazioni che si fanno per estrarre il minerale.»
Mikhail si stiracchiò, completamente rifocillato. «Bisogna verificare che il terreno sia stabile. Il fatto che noi abbiamo trovato integre buona parte delle costruzioni è stato solo un colpo di fortuna. In più non sappiamo cosa abbia distrutto gli ultimi piani della Torre e, con ogni probabilità, una parte di quella roba si trova ancora lì,» indicò la base del plastico, «nascosta da qualche parte.»
Damon si era fatto nuovamente serio. Mikhail non aveva tutti i torti. Non potevano agire con leggerezza, non potevano corre il rischio di liberare nuovamente i corsi d'acqua bloccati, per poi scoprire che erano in diretto collegamento con una sacca sotterranea di pece stregata.
«Mikhail,» Kelan non era certo di dire la cosa giusta. Non avendo mai lavorato in una Torre prima di Elvas non aveva tutta la dimestichezza che gli altri due avevano quando parlavano di localizzazione e estrazione di minerali. «Tu saresti in grado di verificare l'età delle rocce?»
«In che senso?» chiese Damon. «In una stessa zona non possono avere età differenti.»
Mikhail gli fece cenno di tacere. «Credo di aver capito cosa intende Kelan,» il MacAran gli sorrise riconoscente, «e non è una cattiva idea.»
L'Ardais prese una sedia e la posizionò davanti al plastico. «La roccia che costituisce il letto dei fiumi sotterranei dovrebbe avere più o meno la stessa conformazione,» indicò le pareti che circondavano i vari corsi d'acqua. «Se un masso si fosse staccato dall'alto dovrebbe essere riconoscibile dagli altri e, se vi fossero stati smottamenti in periodi successivi, si dovrebbe notare la differenza tra le rocce più vecchie e quelle più recenti,» si interruppe un istante, per verificare che Damon lo stesse seguendo. «Non solo grazie all'erosione, ma anche controllando le formazioni che si sono depositate su di esse. Dopo tutto l'acqua che scorre qui sotto è sulfurea, quindi lascia depositi facilmente databili.»
«E se qualche masso risulta essere caduto in tempi sospettosamente recenti,» continuò Kelan. «Significa che la zona non è sicura.»
«E rimuovere qualche ostacolo potrebbe causare più danni che benefici,» concluse Damon. «Senza preoccuparsi dei regali che i vecchi utilizzatori della Torre potrebbero averci lasciato in eredità.»
«Direi che la cosa migliore sia parlarne con Fiona,» concluse Damon, alzandosi. «Trovare il modo di riportare l'acqua a tutto il villaggio solleverebbe gli animi a molti e, come lavoro del Cerchio, non sarebbe troppo impegnativo. Inoltre risulterebbe un'ottima prova del fuoco per le nostre giovani allieve.»
Mikhail scosse la testa negativamente.
«Non sei d'accordo?» si stupì l'Aldaran.
«Di parlarne con Fiona, sicuramente,» lo tranquillizzò. «Ma, prima di decidere se sfruttare l'occasione per mettere alla prova Aliciana, Loreena e Kasentlaya con il lavoro del Cerchio, dobbiamo verificare quanto possa risultare complessa l'operazione.»
Kelan si sedette nuovamente sul divanetto. «Perché complessa? Da quello che raccontate sempre, questa non mi pare troppo diversa dall'estrazione di minerali. Le nostre fanciulle dovrebbero imparare la tecnica al più presto.»
Mikhail si sistemò sulla sedia. «Normalmente i Cerchi delle Torri normali lavorano di notte,» spiegò al MacAran. «Nel sopramondo c'è meno rischio di incontrare qualcuno e, chi vi sale nottetempo, solitamente lo fa in sogno a livelli non troppo alti.»
«Per questo noi lavoriamo di giorno!» nessuno aveva mai spiegato la cosa a Kelan che, non avendo mai frequentato una Torre, non era a conoscenza di queste abitudini.
«Esatto,» confermò l'Ardais. «Di giorno può capitare di incontrare qualcuno, ma solo di sfuggita e, con molta probabilità, telepati non esperti. Mentre di notte potremmo essere facilmente localizzabili dai Cerchi delle altre Torri.»
«E, ufficialmente, solo le Custodi sanno di noi,» continuò Damon. «Fiona ha fatto una sorta di accordo con loro.»
«Ricordo,» disse Kelan. «Se dovessimo scoprire qualcosa di fondamentale per il pianeta, il merito andrebbe a tutte le Torri. Se invece venissimo scoperti, e il Consiglio dei Comyn decidesse di punirci, le altre Custodi giurerebbero di non aver mai saputo nulla di noi e della nostra Torre ribelle.»
Damon sospirò, c'erano fin troppi figli delle casate principali dei Sei Domini che, avvistandoli, avrebbero immediatamente riferito la cosa al loro parente più alto in grado. Un'informazione del genere avrebbe portato a ricompense notevoli da parte del Consiglio.
«Di giorno corriamo meno rischi, però dobbiamo fare fronte a molto rumore di sottofondo,» riprese Mikhail. «Se l'operazione dovesse rivelarsi difficoltosa, potremmo correre il rischio di perdere l'attenzione delle ragazze appena addestrate, e ritrovarci con meno energia a disposizione.»
«Allora che facciamo?» chiese Damon, non potendo ribattere alle considerazioni di Mikhail.
«Andiamo a magiare,» rispose l'Ardais. «Poi andremo da Fiona e scaricheremo su di lei il problema... come facciamo sempre!»


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A causa del solito, strano effetto che si verificava ogni qualvolta almeno tre elementi del Primo Cerchio di Elvas si trovavano nella stessa stanza, nel salottino di Fiona i tre uomini vennero presto raggiunti anche da Dana e Shonnach.
La Custode aveva atteso fino al loro arrivo, prima di concedere a Damon la libertà di esporre la loro scoperta.
«Tanto sai che tra poco arriveranno,» aveva risposto Fiona alle proteste dell'uomo.
Pochi minuti dopo le due donne si erano accomodate sulle poltrone rimaste libere e, in silenzio, avevano ascoltato quello che Mikhail aveva scoperto riguardo il misterioso plastico conservato nella biblioteca.
Come capitava di frequente, le obiezioni di Dana di fronte alla proposta di utilizzare l'attività a scopo di prova sul campo per le tre ragazze erano del tutto sovrapponibili a quelle di Mikhail, e la cosa sembrava irritare Shonnach.
«Credo che Damon abbia ragione,» ribatté l'Amazzone. «Dovremo cominciare a farle lavorare in un Cerchio attivamente. Altrimenti non sapremo mai se sono in grado di sopportare la cosa o meno!»
«È naturale che loro due la pensino allo stesso modo,» cercò di tranquillizzarla Damon, ricevendo uno sguardo interrogativo da entrambi i telepati. «Hanno lavorato insieme per troppo tempo e adesso è inevitabile che reagiscano alla stessa maniera.»
Fiona assunse un'espressione indecifrabile. «Guarda caso,» disse dopo un po', «anch'io mi trovo d'accordo con loro... forse perché sono stata la loro Custode per troppo tempo?» chiese al suo braccio destro.
Damon arrossì impercettibilmente, mentre Shonnach si alzò sbuffando.
«Allora cosa dovremmo fare?» chiese rivolta a nessuno in particolare.
Dana e Mikhail si scambiarono uno sguardo di intesa. «Prima il nostro Cerchio controllerà ogni centimetro dei corsi sotterranei, andando anche in profondità oltre il letto del fiume più basso,» disse Mikhail, ricevendo un cenno di approvazione da Fiona.
«Poi,» continuò la donna, «quando avremo capito la reale situazione del problema, decideremo quando e come far intervenire nel lavoro anche Aliciana, Loreena e Kasentlaya.»
Tutti annuirono. In fondo era quello che Mikhail aveva continuato a ripetere fin dall'inizio ma, adesso che l'aveva detto la Custode, nessuno aveva più da ribattere.
«Dovremo aspettare il ritorno di Anndra e Elaine?» chiese Kelan, prima che tutti si alzassero per tornarsene alle loro faccende.
Fiona sembrò rifletterci sopra per qualche istante. L'energia dei due telepati avrebbe di sicuro giovato alla stabilità del Cerchio, nel momento in cui avessero deciso di eseguire la liberazione dei corsi bloccati.
«Non possiamo aspettare ancora troppo,» disse alla fine. «Tra poco cominceranno le vere nevicate invernali, e allora il clima giocherebbe a nostro svantaggio. Domani cominceremo l'esplorazione,» concluse alzandosi. «Se Anndra e Elaine torneranno in tempo da Arilinn, allora li coinvolgeremo nella fase finale dell'operazione. Altrimenti ci arrischieremo a fare tutto da soli.»


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«Cosa avreste intenzione di fare?» la voce squillante della Vedova fece fare un salto sulla sedia a Damon e Kelan, tranquillamente seduti ad un tavolo d'angolo dello Scoundrel.
Alar, da dietro il bancone, sembrò improvvisamente allungare le antenne, mettendosi in ascolto di quello che la Vedova, tutt'altro che sottovoce, stava rimproverando ai due uomini.
«Spiacente,» cercò di ribattere Damon, «ma non capisco di cosa stiate parlando...»
«Non usare quel tono accondiscendente con me, ragazzo!» la Vedova sembrava veramente inferocita. «Ho sentito cosa avete intenzione di fare alle mie Terme!»
Kelan e Damon si guardarono allibiti. «Cosa vorremmo fare alle Terme?» si azzardò a chiedere Kelan.
La Vedova lo fissò direttamente negli occhi, puntandogli un dito contro. «Solo perché volete riattivare quella stupida fontana, volete correre il rischio di togliere l'acqua alle mie Terme?»
Finalmente i due cominciarono ad afferrare il senso del discorso.
«Hai parlato con qualcuno?» chiese Damon, rivolto al compagno, ricevendo un cenno negativo in risposta.
«È stata Shonnach,» intervenne Alar da dietro il bancone. «Questa mattina, durante il suo primo giro di ronda. Stava parlando con Alyson,» continuò il locandiere. «Ma, evidentemente, c'era anche qualche altro ascoltatore nascosto in giro.»
La donna, sentendosi nominare, fece capolino dalla porta delle cucine. «C'è qualche problema?» chiese, togliendosi una ciocca di capelli dal viso.
Alar le fece cenno di no. «Qualcuno che parla troppo, come al solito,» le disse.
«Posso sapere perché Shonnach ti ha parlato della fontana?» Kelan era incuriosito dalla cosa. Solitamente l'Amazzone non avrebbe mai rivelato nessuna informazione a nessun costo.
Alyson si strinse nelle spalle. «Stavo discutendo con Will sulla necessità di scavare un pozzo, per rifornire di acqua anche la nostra casa. E lei ha commentato che presto tutta la zona attorno alla fontana, e forse anche il secondo cerchio di case, avrebbero riottenuto il rifornimento di acqua corrente.»
«Tutto a discapito delle mie Terme!» insistette la Vedova.
Damon le fece cenno di sedersi con loro. «Non accadrà nulla alle Terme,» disse con tono meno formale, evitando così altri insulti da parte della donna. «Questa mattina, appena Dana e Mikhail si faranno vivi, controlleremo i corsi d'acqua che scorrono sotto la valle. Ci sono degli ostacoli che bloccano alcuni dei torrenti, noi cercheremo di rimuoverli per far tornare l'acqua in tutta Elvas.» La Vedova si agitò sulla sedia, ma senza aprire bocca. «Le Terme non verranno neppure toccate, i torrenti che le alimentano sono ben distanti da quelli che ci interessano,» concluse Damon.
«Non correremmo il rischio di privarci delle Terme,» Dana era magicamente comparsa accanto al loro tavolo, senza che nessuno di loro se ne accorgesse. «Dopo tutti questi mesi, non riusciremmo più a farne a meno. I bagni della Gilda sono sempre troppo affollati.»
«Alla buon'ora!» esclamò Damon, alzandosi. «Sono ore che ti aspettiamo! Hai visto Mikhail?»
Dana si sedette al bancone, allungando un involto ad Alar, che lo prese sospettoso. «Non so dove sia, forse da Fiona ad aspettarci?» chiese a sua volta. «Non morde, Alar!» disse poi rivolta al locandiere, che ancora non aveva preso l'oggetto che lei aveva posato. «La carovana che è arrivata questa mattina alla Gilda proviene da Ballinanoe,» aggiunse poi, come se spiegazione potesse bastare a vincere la diffidenza dell'uomo.
«Ballinanoe?» fece eco Alyson dalle cucine. «Sbrigati ad aprirlo allora!»
«Zitta, donna!» Alar prese il pacchetto, raggiungendo la domestica e ringraziando con un impercettibile cenno del capo Dana.
Damon e Kelan l'aspettavano sulla soglia della taverna.
«Cos'era?» chiese Damon, avviandosi verso la Torre non appena la donna li raggiunse.
«Non sono cose che ti riguardano,» ripose sorridendo l'Amazzone. «Il giorno in cui Alar vorrà raccontartelo, allora lo saprai.»
Damon sbuffò irritato. «Alar non verrà mai a raccontarmi i fatti suoi!» esclamò. «Tutto quello che sappiamo di lui l'abbiamo appreso dalla Vedova.»
«Certo che tu potresti dirci molte più cose su di lui,» la stuzzicò Kelan, tenendo aperto il portone della Torre per i due amici. «Potrebbe sfuggirti qualche pettegolezzo, di tanto in tanto.»
"A che riguardo?" la voce di Fiona vibrò forte e squillante nelle loro menti.
"Alar e il suo torbido passato," fu la risposta di Dana. "Nella Sala o da te?" chiese poi, prima di cominciare a salire le scale.
"Siamo nella Sala," rispose la Custode. "E avevamo già pensato di cominciare senza di voi!"
«Colpa mia,» disse Dana, sedendosi su una delle comode sedie del Cerchio. «È arrivata una carovana che non aspettavamo, ed ho dovuto aiutare le altre per la sistemazione delle nuove arrivate. Sta diventando sempre più difficile gestire tutti questi arrivi e partenze!»
Fiona attese che tutti fossero comodamente seduti, poi si accomodò sulla sua poltrona.
«Credo sia meglio che Kelan monitorizzi,» disse, ricevendo un cenno di assenso da entrambi i monitori. «Così, quando opereremo con il Cerchio completo sarà più rapido bilanciare la vostra energia.»
"Tutti pronti?" chiese poi, passando con lo sguardo tutti i suoi telepati, ricevendo cenni di assenso da tutti. "Allora, cominciamo!"


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Il primo pensiero di Fiona fu che si trovava incredibilmente a suo agio.
Con Mikhail aveva lavorato per anni a Neskaya e, prima di allora, aveva passato con lui i primi anni di addestramento, avendo nella sua sola compagnia il sostegno necessario per affrontare le dure privazioni che avrebbero indurito l'animo di chiunque. Con Dana, con la quale aveva già lavorato a Neskaya, Kelan, Damon e Shonnach aveva instaurato un rapporto così stretto nei primi mesi passati a Elvas che era quasi impossibile raggiungere anche dopo migliaia di sedute in una Torre normale.
Non appena i componenti del Cerchio si furono sintonizzati, Fiona ricordò perché fino a quel momento aveva sempre evitato di far lavorare assieme tutti i rappresentanti del Primo Cerchio con gli altri telepati della Torre.
Il primo inverno trascorso nella valle aveva unito i cinque telepati più di quanto un normale lavoro in una Torre avrebbe mai potuto fare. Non solo lei e i suoi quattro telepati avevano la tendenza a riunirsi tutti le volte che almeno tre di loro erano concentrati nello stesso luogo ma, non appena si dava inizio ai lavori, i quattro si sintonizzavano con una rapidità ed una efficienza impressionante.
Mikhail, trovandosi suo malgrado ad essere uno spettatore esterno, restò per un attimo colpito dalla cosa, forse anche offeso da quella involontaria esclusione. Poi, seguendo il ragionamento mentale di Fiona, comprese quale era il problema e si limitò ad osservare divertito e interessato la cosa.
Damon, che solitamente visualizzava il suo laran come una solida costruzione in mattoni, infallibile sostegno per gli altri componenti del Cerchio, si era trovato avviluppato dall'energia di Shonnach che, grazie all'assoluta mancanza di fantasia della donna, era raffigurata come un'insieme di scariche energetiche azzurrine, una sorta di temporale astrale. L'energia della donna aveva fatto sì che il robusto muro di mattoni diventasse fluido e malleabile come una colata di lava e, all'interno di questo magma, si erano insinuati i rampicanti del laran di Dana, che avevano reso il tutto nuovamente rigido ma estremamente flessibile. Sopra di loro, appollaiati su alcuni rametti che Dana aveva fatto crescere verso l'alto, i vari volatili di Kelan controllavano l'operato dei tre compagni e, con potenti battiti d'ala, sembravano convogliare quell'agglomerato di energia verso la Custode.
Mikhail sapeva, per esperienza, che l'insieme dell'energia scaturita dai tre telepati sarebbe stata trasformata in acqua nel momento in cui fosse arrivata a portata della Custode ma, non appena Fiona si era resa conto di quello che stava accadendo, il contatto era stato interrotto e una forte vibrazione aveva risvegliato gli altri tre dalla sorta di trance in cui erano caduti.
«Cosa c'è?» Shonnach fu la prima a riprendere il controllo della situazione.
Dana, nonostante la separazione dal proprio corpo fosse durata pochissimo, si stiracchiò leggermente allungando una mano per prendere una barretta di cibo, rivolgendosi poi a Mikhail. «Ti abbiamo escluso, vero?»
L'Ardais annuì. «Però è stato divertente,» disse con tono veramente allegro. «Non pensavo che Shonnach potesse fare quell'effetto a un uomo...»
L'interpellata e Damon si voltarono a guardarlo interrogativi e, quando la visione di quello che avevano fatto si riversò nelle loro menti, l'espressione sui loro volti si fece ancora più perplessa.
La sola a ridacchiare fu Dana. «L'effetto contrario sembra farlo solo ad Alar,» commentò, portando la comprensione negli occhi di Damon e di Kelan.
Le sole due ancora perplesse restarono Fiona e la stessa Shonnach che, con un'alzata di spalle, chiuse il discorso, riportando la loro attenzione su problemi più pratici.
«Allora? Cosa facciamo?»
La Custode sospirò, appoggiandosi contro l'alto schienale della poltrona e sprofondando in essa.
«Sapevo che sarebbe accaduto qualcosa del genere, per questo non vi ho mai messo tutti e quattro nello stesso turno. Se manca uno di voi tutto procede normalmente, lavorate tra di voi con più scioltezza ma non escludete gli altri.»
Mikhail si era alzato, dirigendosi verso il tavolino dove era stata disposta una grande quantità di cibo e dove Manolo vegliava in silenzio sul lavoro del suo gruppo di telepati.
«Tu che ne pensi?» gli chiese Mikhail, ricevendo in cambio uno sguardo interrogativo. «Sì, hai ragione!» continuò Mikhail, rispondendo al commento che Manolo secondo lui aveva sicuramente fatto. «È una fortuna che ci fossi io nel Cerchio, sono così abituato a essere messo in disparte che quasi non ci ho fatto caso.»
Manolo aveva posato una mano sulla spalla di Mikhail, quasi a volerlo consolare.
Sul volto dell'Ardais si era aperto un grosso sorriso. «Questo fatto cambia definitivamente il grado dei vari telepati della Torre di Elvas!» esclamò divertito. «Il ruolo Primo Monitore resterà conteso tra Dana e Kelan ma, per essere Primo Tecnico, Anndra dovrà stare bene attento a non trovarsi mai con tutti voi riuniti assieme. Voi cinque non siete un Cerchio normale,» fece una breve pausa, come meditando su qualcosa che sembrava sfuggirgli.
«Non esagerare Mikh,» ribatté Dana, sentendosi quasi in colpa per quello che era capitato.
Mikhail tornò a sedersi al suo posto, alzando una mano per impedire alla donna di dire altro. «Non vi sto criticando. Non ho mai visto un gruppo di telepati interagire così a fondo tra di loro. Anche nei Cerchi meglio orchestrati esiste sempre una nota dissonante che riverbera dall'energia. Con voi... se non fosse che non riuscirò mai ad inserirmi... è quasi un'esperienza mistica!»
Shonnach lo guardò con aria cupa. «Invece che riempirti la bocca di cavolate, hai qualche idea da proporre?»
Mikhail arrossì leggermente. Le stoccate di Shonnach rasentavano spesso l'irriverenza ma, quasi sempre, andavano dritto al bersaglio.
«No,» rispose l'Ardais semplicemente. «La vostra comunione vi rende un'unica entità, un... collettivo di menti che, unite, ne sembrano formare una sola...» sembrava soddisfatto dell'aver coniato una nuova definizione adatta a quell'esperienza. «Temo sarà un problema che dovremo discutere con tutti i componenti anziani della Torre. Presto o tardi ci troveremo davanti a qualche problema che ci costringerà a riunire tutte le nostre capacità e, ne sono certo, non tutti prenderebbero bene quello che è appena capitato a me.»
Damon si era fatto serio. «Il problema sarà con i giovani,» commentò a mezza voce.
Mikhail riprese il suo posto nel Cerchio. «No, loro non avranno problemi. Non hanno preconcetti sul funzionamento di un Cerchio, non sanno cosa aspettarsi. Seguiranno voi e si adegueranno al vostro... collettivo.»
Fiona lo guardava con aria di sufficienza. Adesso che Mikhail aveva coniato quel termine avrebbe cercato di infilarlo in qualsiasi discorso. Sospirò e tornò al problema iniziale.
«Dana, tu e Mikh avete lavorato a lungo insieme. Credi di riuscire a portarlo dentro al Cerchio?»
Dana sembrò soppesare la cosa poi, con un'alzata di spalle, annuì affermativamente.
«Posso sempre provarci. Se ben ricordo Mikh è molto malleabile, per quello che riguarda la sua visione del laran, spesso ho pensato che tra di noi l'empatico fosse lui, da come riusciva a simulare bene la visione dell'energia che avevano gli altri.»
Condizionati da quanto accaduto poco prima, i quattro telepati del Primo Cerchio ripresero posizione e, con maggior lentezza, cominciarono a sintonizzarsi tra loro. Rendendo evidente quanto detto pochi istanti prima da Dana, Mikhail visualizzò il suo laran come una sorta di pianta parassita che, unendosi al fusto dei rampicanti della donna, venne trascinata da essi verso l'unione dell'energia di Damon e Shonnach che, memore di quanto detto poc'anzi, aveva finalmente realizzato il significato delle battute degli altri due, lasciandosi distrarre dalla cosa.
Una becchettata da parte del aquilotto che la controllava, riportò la scontrosa telepate in riga e, rimandando a dopo le recriminazioni, ripeté l'operazione di rendere fluido il muro di Damon e permettere così alle piante di Dana e Mikhail di unirsi al flusso di magma che si dirigeva verso le mani della Custode.
Soddisfatta della rapida risoluzione del problema, Fiona si prese carico dell'intera massa di energia e, non appena il tutto si fu stabilizzato, lasciò che un piccolo rivoletto si dirigesse verso l'emanazione che sapeva essere Mikhail, concedendogli autonomia rispetto il resto del gruppo.
L'Ardais, senza separarsi dagli altri, cominciò la sua discesa nelle viscere della terra, prendendo come punto di riferimento il sotterraneo dove la sala del Cerchio era stata costruita. La sua immagine astrale scese, attraversando lo strato di muratura e, sotto di esso, ritrovandosi in una seconda sala, di un terzo più grande di quella in cui si trovavano e della quale avevano ignorato fino ad allora la presenza.
L'intero Cerchio assistette incredulo alla scoperta. Nessuno di loro aveva mai pensato che sotto la stanza più importante della Torre, quella dove veniva concentrata l'energia dei telepati dei vari Cerchi, fosse stata realizzata in passato un'altra sala che non sembrava neppure essere in comunicazione con il piano sovrastante.
Fiona diede una piccola scossa a Mikhail, indicendolo a continuare. "La cosa è interessante, ma ci penseremo quando avremo terminato," aggiunse, rivolta a tutto il Cerchio.
I quattro telepati continuarono quindi nel loro lavoro. Mentre Damon e Shonnach fornivano energia allo stato puro alla Custode, Dana faceva da tramite tra di loro, Fiona e Mikhail che, scendendo sempre più in profondità, aveva finalmente raggiunto il corso principale dei torrenti che portavano acqua all'intero villaggio.
Sfruttando la forma dei rampicanti di Dana, Mikhail si lasciò trasportare dalla corrente, controllando l'età delle rocce e delle concrezioni che si erano formate lungo i bordi delle gallerie sotterranee. L'età era pressoché la stessa, migliaia di anni nel passato si erano create quei corsi d'acqua e, fino alla distruzione della Torre, nulla aveva disturbato il loro corso.
Rapidamente venne individuato anche il problema: un grosso blocco di roccia calcarea, molto meno resistente delle pareti che lo circondavano, era caduto dalla volta della galleria ed aveva ostruito il corso di uno dei rami più grossi del fiume sotterraneo.
L'acqua aveva dirottato il proprio corso verso gli altri rami, provocando così l'esclusione del ruscello che forniva acqua ad un'intera fetta di villaggio ed al pozzo di collegamento che faceva da spia sul livello del ramo più profondo e riforniva nel contempo di acqua la fontana al centro del paese.
Per essere certo che quello fosse l'unico ostacolo, Mikhail proseguì oltre la roccia caduta, inoltrandosi lungo il corso asciutto del torrente. La galleria sembrava vuota e secca da secoli. Stava per tornare verso la superficie quando Fiona gli disse di dare una controllata anche al corso del fiume principale.
Mikhail tornò sui suoi passi, avventurandosi nella corrente dei ruscelli ancora attivi. Le pareti sembravano salde, non vi era traccia di una crescita anomala di concrezioni dei tratti solo lambiti dall'acqua solforosa. Non sembrava esserci nessun altro ostacolo oltre alla roccia caduta.
Molto più rapidamente di quanto non fosse sceso tornò nel proprio corpo e, aperti gli occhi, si ritrovò a fissare lo sguardo torvo di Shonnach.
«Credo sarà un lavoro più facile del previsto,» disse tra un boccone e l'altro, cercando di ignorare l'Amazzone.
Fiona annuì. Manolo le aveva portato uno dei vassoi ricolmo di dolcetti e la Custode si stava rifocillando come gli altri telepati del suo gruppo.
«Come procederemo?» chiese Kelan, seduto su una delle poltrone libere e intento a bere una tazza di jaco appena tiepido.
«Ognuna delle ragazze sarà in collegamento con il suo tutore e seguirà passo passo tutte le manovre necessarie al Cerchio per sintonizzarsi e riunire l'energia da far arrivare a me.»
Damon ingoiò il boccone che aveva in bocca, senza neppure masticarlo. «E se capita come oggi? Cosa faremo se resteranno escluse come Mikh?»
«È improbabile...» Dana e Mikhail avevano riposto all'unisono, ma l'Ardais fece cenno alla donna di continuare.
«Non saremo noi quattro contro un estraneo,» sorrise a Mikhail che, con un cenno della mano, la incitò a proseguire. «Noi due,» indicò con un ceno del capo Damon, «saremo collegati a Loreena e Aliciana, mentre Mikh sarà distratto da Kas, il che forse gli impedirà di fare commenti poco graditi all'elemento più suscettibile del gruppo,» sollevò lo sguardo sulla Sorella che, ignorando gli altri, si era avvicinata alla porta e dalla soglia sembrava studiare gli ambienti posti fuori della sala del Cerchio.
Fiona aveva terminato il vassoio di cibo e, ripulendosi le mani con una pezzuola umida, terminò l'esposizione dell'Amazzone. «Voi avrete il controllo completo fino a quando non raggiungeremo l'ostacolo poi, mentre le ragazze opereranno il lavoro di rimozione del blocco di pietra, voi farete da cavo di ancoraggio per il loro ritorno in superficie, al termine del lavoro o in caso di necessità.»
Shonnach tornò al suo posto nel Cerchio. «Non dovremo spiegare loro come fare per eliminare la roccia?»
Fiona scosse il capo negativamente.«Se hanno studiato sanno come utilizzare la loro energia per rendere fluida la roccia e, in più di una occasione, ci hanno osservato mentre procedevamo all'estrazione di quel poco metallo che ancora esiste qui nel sottosuolo. Dovrebbero essere in grado di agire autonomamente e, solo se non lo faranno, daremo loro qualche indicazione.»
«Per poi sgridarle severamente, una volta fuori, per non aver prestato attenzione alle lezioni!»
Il tono severo di Damon colse un po' tutti di sorpresa ma, dopo averlo guardato bene in viso, fu evidente a tutti che era più una battuta che un proposito da portare a termine.
«E per il secondo sotterraneo, qui sotto?» il tono di Shonnach sembrava più curioso che preoccupato.
Fiona guardò i cinque telepati raccolti attorno a sé. «Fino a quando non scopriremo qualcosa di preciso su di esso non ne faremo parola con nessuno. Le ragazze saranno troppo concentrate sulle vostre azioni per accorgersi che qui sotto c'è un'altra stanza e, almeno fino ad ora, non abbiamo trovato nessun passaggio che conduca più in basso di questo livello.»
Kelan si alzò dalla sedia, dando una pacca sulle spalle di Damon. «Abbiamo perso un passatempo, ma abbiamo guadagnato un rompicapo ancora più complicato,» l'Aldaran annuì, silenziosamente. «Non abbiamo ancora trovato nessuna riproduzione della pianta della Torre, se mai ne è esistita una,» concluse il MacAran.
«Ci penseremo non appena avremo portato a termine questo lavoro,» fu il commento finale della Custode. «La Torre non scappa e, se mai ci dovesse essere qualcosa nascosto qui sotto, non andrà lontano.»


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I giorni che seguirono quella prima ricognizione furono dedicati a tutto tranne che hai preparativi per il primo lavoro attivo nel Cerchio delle loro allieve. L'avvicinarsi dell'inverno aveva moltiplicato, invece che ridurre, l'arrivo di carovane di mercanti. I più erano curiosi di scoprire come fosse organizzato il nuovo villaggio, altri sembravano decisi a stabilirsi ad Elvas aprendo una attività o, più semplicemente, entrando in affari con alcuni dei commercianti già stabilitisi nella valle dalla primavera precedente. Fortunatamente erano pochi quelli che si preoccupavano della Torre e di quello che poteva significare. Gli stessi abitanti del villaggio, godendo di una sorta di immunità dal governo centrale del pianeta, coprivano di buon grado le attività illegali dei telepati di Elvas, ben sapendo che fino a quando il Consiglio ne fosse restato all'oscuro la loro vita sarebbe stata meno difficile che nel resto dei Domini. Anche alla Gilda il via vai di persone era elevato e, nonostante tutta la buona volontà delle poche Rinunciatarie che la abitavano, riuscire a tenere dietro a tutti gli arrivi e le partenze era un'impresa che rasentava l'impossibile.
La sola notizia positiva del momento fu la comunicazione da parte di Anndra del loro felice arrivo a Arilinn e, se le condizioni di tempo si fossero mantenute stabili, di un loro rapido rientro.
La cosa distrasse i telepati della Torre per un paio di giorni poi, costretti all'inattività dalla mancanza di Dana e Shonnach, impegnate nella gestione della Gilda con Madre Gwennis, la noia e la frustrazione tornò ad impossessarsi di loro.
Damon e Kelan, a volte accompagnati da Mikhail, avevano spostato il loro interesse dal plastico nella biblioteca alle pareti del primo sotterraneo, alla ricerca di un passaggio al piano sottostante, scoperto durante la ricognizione.
Fu tutto inutile. Nessuno dei locali che avevano ricavato dalla struttura originaria sembrava nascondere meccanismi o passaggi segreti. Nessuna traccia di serrature a matrice o altri congegni strani che permettessero l'apertura di una botola che li potesse condurre verso il basso.
Sul finire della settimana, finalmente, l'afflusso di visitatori sembrò placarsi e, più stanchi che mai, tutti i rappresentanti del Primo Cerchio e Mikhail si ritrovarono per decidere sul da farsi.
«Io ho solo bisogno di almeno due giornate di sonno ininterrotto,» annunciò Dana, prima che qualcun altro prendesse la parola. «Dopo possiamo fare quello che volete.»
«Non ti basta dormire fino a domani?» chiese ironico Damon. «Almeno nel tardo pomeriggio potremmo cominciare a riunire le ragazze per illustrare quello che dobbiamo fare.»
Shonnach scoccò un'occhiata truce all'Aldaran. «Se dobbiamo solo spiegare allora bastate tu e Fiona,» commentò secca. «Penso che ci possiamo accordare per riunirci tutti dopodomani.»
«Per perdere altro tempo?» ribatté Damon.
«Non vorrei dire,» si intromise Kelan, «ma se non volevate perdere tempo avreste potuto spiegare alle ragazze cosa avremmo fatto già da tempo...» l'occhiata che Damon gli lanciò lo fece zittire all'istante.
Fiona si alzò dalla sua poltrona, dirigendosi verso la finestra ed osservando con occhio distratto Manolo che, come sempre, sembrava ascoltare interessato la conversazione.
«È inutile che tu protesti, Damon,» disse. «Kelan ha ragione e sia Dana che Shonnach hanno il diritto di riposarsi. Non cambierà nulla se aspettiamo altri due giorni. Quel tratto di torrente è restato bloccato per secoli, qualche ora in più non cambierà le cose.»
Nonostante le parole della Custode, Damon aveva continuato a recriminare ma Dana, alzandosi e salutando la compagnia, si era ben presto allontanata.
Il suo umore era nettamente migliorato dopo la chiacchierata fatta con alcune Sorelle, solo di passaggio a Elvas e dirette a Caer Donn. Le due donne avevano incontrato il gruppo di Illa lungo il Valeron solo pochi giorni prima ed avevano fatto un tratto del viaggio assieme. Si erano separate solo perché loro due, da sole, viaggiavano molto più veloci che non la banda dei mercenari e, nonostante le proteste di uno di loro, un giovanotto bruno e affascinante, li avevano lasciati indietro.
Dana aveva ridacchiato all'idea di Bertrand che, come suo solito, tentava di sedurre le due donne sfruttando la sua inesauribile parlantina ma, come sempre, anche questa volta gli era andata male.
La sola cosa che la tranquillizzava era la notizia che la sua Libera Compagna stesse bene e che, come aveva immaginato, il suo prolungato silenzio fosse dovuto solo al tentativo di arrivare il più vicino possibile a lei senza che se ne accorgesse, per coglierla di sorpresa.
Ben rintanata nella propria stanza, l'Amazzone si coricò al calduccio e, dopo il solito infruttuoso tentativo di localizzare Illa, sprofondò in un sonno profondo.


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Quando Mikhail varcò la soglia della cucina trovò le sue giovani amiche letteralmente elettrizzate al pensiero che quello fosse il gran giorno.
Nel pomeriggio precedente, quando fu chiaro a tutti che nessuna delle due Rinunciatarie si sarebbe presentata, erano state convocate nella Sala del Cerchio ed era stato spiegato loro cosa avrebbero dovuto fare.
Damon e Mikhail avevano cominciato il discorso con termini semplici ma, ben presto, si erano resi conto che le tre ragazze che si trovavano davanti non erano più le fanciulle impaurite che avevano varcato la soglia della Torre ma delle telepati formate e pronte ad affrontare anche le prove più difficili.
Fiona aveva ridacchiato quando Mikhail le aveva descritto l'espressione di Damon quando Aliciana lo aveva informato che, se avesse continuato a parlarle come la prima volta in cui le aveva spiegato la tecnica per ricaricare un globo di energia, si sarebbe alzata ed avrebbe lasciato il locale.
Non era servito molto tempo per illustrare quello che avrebbero fatto e in che modo si sarebbero assicurati che nessuno di loro corresse il benché minimo pericolo. La sola un po' perplessa era sembrata Loreena che, più che dalla difficoltà del lavoro era indecisa sulla necessità di compierlo ma, dopo aver ripetuto a lei quanto già detto in precedenza alla Vedova, per tranquillizzarla sul futuro delle sue Terme, anche la giovane sembrò più convinta.
Riunite nella cucina, con un'abbondante colazione davanti, Kasentlaya, Loreena e Aliciana stavano ripassando i dettagli illustrati loro da Kelan che, al termine della riunione della Sala del Cerchio, le aveva portate fin nella Biblioteca per mostrare il plastico che aveva rivelato la necessità di intervenire sui corsi d'acqua sotterranei.
Mikhail si era seduto accanto a Kasentlaya, ascoltando in silenzio quanto le tre fanciulle si stavano confermando a vicenda. Nessuno degli altri era ancora arrivato e, se non avessero dato il via al più presto ai lavori, la tensione che avrebbero accumulato a forza di ripetere ogni parola avrebbe inficiato i mesi di addestramento.
Mikhail stava per dare voce alle sue preoccupazioni quando Dana fece il suo ingresso nella cucina, con Shonnach alle spalle.
«Non scherzavi l'altro giorno,» le disse a mo' di saluto.
Dana si sedette al tavolo, accanto a lui. «No, Mikh,» confermò. «Eravamo veramente a pezzi. Spero che periodi così capitino raramente o che, con l'andare del tempo, non ci sia più la necessità che qualcuna di noi regoli l'afflusso dei visitatori o controlli tutti i nuovi venuti,» lanciò uno sguardo preoccupato alla compagna che, apparentemente, non diede segno di aver sentito il commento.
«Vedrai che le cose andranno meglio in futuro,» la tranquillizzò l'uomo. «Adesso siamo ancora una novità ma, ben presto, i nostri fornitori abituali faranno da comitato di accoglienza a tutti gli altri.» Dana annuì, poco convinta. «Nessuna altra novità?» continuò lui.
L'Amazzone sorrise. «Non quelle che vorrei,» rispose. «Ma sembra che tutto sia sotto controllo.»
Le tre ragazze si scambiarono uno sguardo complice, cercando di nascondere un sorrisino.
«Siete curiose di conoscere la mia compagna, non è vero?» la domanda di Dana le colse di sorpresa e le fece arrossire come scolarette. «Avverrà molto prima di quanto immaginiate e, allora, rimpiangerete il giorno del suo arrivo.»
Loreena alzò il capo, inorridita al pensiero. «Sei ingiusta, Dana!» esclamò con veemenza. «Come potremmo dispiacerci?» Shonnach si alzò, dirigendosi verso la sala da pranzo. «Quando comincerai a vederla sì e no solo un paio di ore al giorno, le darai ragione.»
Loreena spostò lo sguardo da un'Amazzone all'altra, senza capire.
«Non è questo il momento per fare certi discorsi,» commentò Dana, alzandosi a sua volta e facendo cenno alle ragazze di seguirla. «Shonnach esagera sempre, soprattutto quando si tratta di Il...»
Non fece in tempo a concludere la frase: il richiamo telepatico di Fiona raggiunse le loro menti, risuonando forte e chiaro.
"Se avete finito di chiacchierare," disse la Custode, "forse è giunto il momento di cominciare."


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Comodamente seduta sulla sua poltrona, Fiona osservò in silenzio i suoi telepati prendere posto all'interno del Cerchio.
Non vi erano posti predefiniti e ognuno di loro scelse quello che più preferiva. Si trovò con Damon da un lato e Shonnach dall'altro, mentre Dana e Mikhail erano davanti a lei, uno accanto all'altra. Le tre ragazze si sedettero accanto ai loro istruttori mentre Kelan, che avrebbe monitorato la seduta, restò in piedi all'esterno del circolo di poltrone, pronto ad intervenire in caso di bisogno.
La tensione era palpabile, ma fu questione di poco. Bastò uno sguardo di Fiona perché Dana lasciasse libero di agire il suo donas. Seguendo le indicazioni che la Custode le aveva comunicato telepaticamente, Dana assorbì in parte le emozioni degli altri presenti nella stanza, sostituendo ad esse un senso di calma e di pacata aspettativa e sintonizzò l'intero gruppo sull'emozione principale che ogni singolo avrebbe dovuto provare.
I soli a rendersi conto della manovra furono Shonnach e Mikhail, la prima allertata dai suoi sensi sempre perennemente in guardia, il secondo per via degli anni trascorsi nello stesso Cerchio con le due donne. Nessuno dei due accennò a nulla. Era chiaro ad entrambi che la cosa era voluta da Fiona e, alla fine del lavoro, sarebbe stata lei a rivelare il trucco agli altri, se si fosse mostrato necessario. La sola cosa che importava in quel momento era che tutto partisse con il piede giusto e che nessuna crisi improvvisa creasse qualche nota stonata.
Ogni componente del Cerchio iniziò a concentrare il suo potenziale laran, ognuno di loro nel modo con cui solitamente visualizzava il proprio potere. Kelan, al di fuori, controllò rapidamente ogni telepate, in modo da rendersi conto delle loro condizioni iniziali e riuscire così a notare la sia pur minima variazione durante il lavoro. Ad un suo cenno, Fiona aprì tutti i suoi canali, pronta a ricevere i flussi di energon che i suoi compagni avrebbero cominciato ad indirizzare verso di lei di li a poco.
Il primo ad aprire le danze fu Damon. Il suo flusso di energon si diresse verso Fiona con la stessa potenza di un fiume di lava che, a contatto del potere della Custode, veniva assorbito e tramutato in un limpido ruscello di montagna. Aliciana seguì il suo esempio e la sua energia venne attratta ed assorbita da Fiona altrettanto rapidamente. Mikhail e Kasentlaya partirono quasi insieme. Le lingue di fiamma di entrambi vennero tramutate in vapore ed in tenue pioggia, entrando a far parte del fiume in cui il potere di Fiona andava trasformandosi.
Shonnach fece confluire la sua energia, senza troppe raffigurazioni poetiche, verso la Custode, adempiendo al suo dovere in maniera pratica e efficiente. Dana, invece, avvolse prima l'emanazione astrale di Loreena che, ancora insicura, non era ancora riuscita a trovare una visione personale del suo potere. Piccoli boccioli comparvero lungo i rampicanti della Rinunciataria e, percorrendo la lunghezza dei rami, si spostarono rapidamente verso la punta, per essere raccolti e portati verso il mare ribollente che era Fiona. Ad un cenno positivo di Kelan, appollaiato sui rami più alti della sua essenza, Dana fece scorrere la linfa delle sue radici verso Fiona, rendendo il mare lattescente, prima che i flutti lo ripulissero e lo mutassero in una distesa limpida e tranquilla.
Solo allora Fiona raccolse l'immane quantità di energon che aveva raccolto e la indirizzò verso il basso, in modo che l'acqua con la sua potenza scavasse un canale nella roccia, fino a raggiungere il vero corso sotterraneo e mischiarsi così all'acqua che dava la vita a Elvas.
Tutti i telepati, grazie al legame che li teneva uniti alla loro Custode, seguirono passo passo la discesa verso le viscere della valle, superando le fondamenta della Torre e passando oltre lo spesso strado di roccia su cui posava l'intero villaggio.
Come avevano previsto, nessuna delle ragazze notò il secondo sotterraneo, pur essendoci passati praticamente in mezzo. L'emozione della novità, seguita alla sensazione di potenza che dava l'essere in stretta comunione tra loro, le portava a concentrarsi solo sull'esecuzione del lavoro e non sulla stranezza del paesaggio.
Lentamente, senza provocare cali repentini nell'afflusso di energia verso la Custode, i tre componenti del Primo Cerchio cominciarono a farsi indietro, lasciando le loro allieve da sole ad assistere al lavoro di Fiona. Solo Mikhail rimase collegato a piena potenza, essendo il suo supporto necessario nell'individuazione dei punti deboli da colpire, in base alla prima esplorazione compiuta.
Le tre giovani telepati compensarono, prima volontariamente poi in maniera sempre più automatica, la parte di energia che era venuta a mancare con l'uscita degli altri e, solo ad una grande distanza, percepivano ancora la loro presenza al loro fianco.
Fiona, soddisfatta di come stava procedendo il lavoro, continuò nella sua discesa, fino a trovarsi davanti al grosso masso che era caduto ostruendo il corso del ramo sotterraneo del loro fiume. Con decisione iniziò ad attaccare la roccia, penetrando nella sua struttura più intima con meticolosa pazienza, fino a quando anche la più piccola fenditura era imbibita del suo essere. A quel punto, richiamando tutta l'energia accumulata in precedenza, fece letteralmente esplodere la roccia, frammentandola in tanti minutissimi ciottoli che la corrente d'acqua portò con sé, nella sua corsa verso la superficie. Ripeté l'operazione con altri massi che ostruivano altri tratti di discreta grandezza poi, soddisfatta, Fiona riprese la via di ritorno, controllando al suo passaggio che tutto fosse perfettamente stabile. Una volta che tutti furono tornati nei loro corpi fisici, Fiona iniziò a lasciare liberi i suoi telepati. Uno ad uno, nello stesso ordine con cui si erano collegati a lei, fino a Dana che, lentamente, tornò a bloccare il proprio potere, lasciando via libera alle emozioni degli altri.
Nonostante tutto fosse terminato, nessuno dei presenti pronunciò nulla per quelli che diventarono lunghi minuti. Fiona, subito imitata da tutti, si servì immediatamente di una dose abbondante di cibo e, telepaticamente, si confrontò con gli altri anziani del gruppo. Tutti sembravano soddisfatti del lavoro compiuto e, giudizio unanime, le loro allieve meritavano sicuramente un posto attivo nei prossimi lavori del Cerchio.
Quando le energie spese durante il lavoro furono sostituite da quelle prodotte dal cibo, le tre ragazze ritrovarono la voce e, come il fiume che avevano appena liberato, non fu più possibile farle tacere.
Dana e Mikhail ascoltarono divertiti le espressioni colorite con cui le tre descrivevano il lavoro appena compiuto. Ognuna di loro aveva notato particolari diversi e tutte e tre cercavano di descriverli contemporaneamente. Attesero entrambi che la frenesia si smorzasse poi, quasi contemporaneamente, si alzarono dai loro posti. Si scambiarono uno sguardo divertito; mentre Damon e Kelan sembravano ascoltare rapiti le tre ragazze e Fiona valutava con accuratezza le loro parole, loro due erano curiosi di vedere cosa fosse accaduto nel paese.
«Credete forse che il lavoro sia stato vano?» chiese quasi piccata Shonnach, anche lei divertita, stranamente, da quello che Kasentlaya, Aliciana e Loreena stavano decantando.
I due telepati, ormai sulla porta della stanza, si scambiarono uno sguardo d'intesa, senza neppure degnarsi di rispondere alla donna.
Non era la certezza del buon esito del loro lavoro che cercavano, ma volevano gustarsi le espressioni dei loro concittadini che, come non capitava più da secoli, avevano potuto assistere di persona al realizzarsi del risultato di un lavoro svolto quasi magicamente, con il solo potere della mente.


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Fermi fuori dallo Scoundrel, la Vedova e Alar avevano osservato senza parlare i vari gruppi di valligiani che, per nulla silenziosi, attendevano un qualche segno miracoloso del lavoro che i comyn della Torre stavano eseguendo. Nessuno della Torre aveva dato notizia del lavoro che si sarebbe svolto quel giorno ma, chissà come, molti si erano riuniti nella piazza, ben presto imitati dai concittadini. Erano trascorsi poco più di sei mesi dall'arrivo delle prime carovane, provenienti da Caer Donn e da Neskaya, ma la popolazione di Elvas si era praticamente raddoppiata da allora.
Le case del primo cerchio erano ormai completamente abitate e, proprio a causa di questo, l'idea di ripristinare tutto l'approvvigionamento idrico del villaggio era stato accolto con favore da tutti. Ne avrebbero beneficiato anche i prossimi coloni che sarebbero arrivati, per stabilirsi nella valle solo di recente riportata alla vita, come veniva definita dai mercanti che passavano solo per vendere la loro merce e la cosa sarebbe stata una sorta di richiamo per altri commercianti che sulla presenza di acqua corrente facevano il fulcro del loro lavoro.
«Presto anche questo posto diventerà invivibile come Thendara,» sospirò la Vedova, accomodandosi su una delle sedie che Alar aveva portato fuori dalla taverna.
L'ex mercenario la guardò con aria divertita. «Ritengo improbabile la cosa,» commentò, riportando l'attenzione sulla fontana. «C'è troppa gente poco raccomandabile che gira da queste parti.»
La Vedova nascose un sorriso divertito dietro un piccolo ventaglio. «Vedrai,» profetizzò, «tempo due anni e non potremo neppure più passeggiare per la piazza senza calpestarci a vicenda.»
«Siete preoccupata, vai domna?» chiese ironico il locandiere. «Preoccuparsi dell'aumento di probabili clienti non è da voi.»
La Vedova lo guardò con espressione gelida, senza rispondere. Del resto aveva ragione. Temeva con tutto il cuore che qualcosa andasse male e che, improvvisamente, invece che riportare l'acqua al paese, essa venisse tolta alle sue Terme.
Sarebbe stato un disastro, una catastrofe pari solo a quella che aveva provocato la distruzione della vecchia Elvas. Stava per rivelare lo scenario catastrofico che vedeva davanti ai suoi occhi, quando un rombo basso e inarrestabile, cominciò a salire dalle profondità della terra. L'acqua piovana che ristagnava nella fontana cominciò ad incresparsi, come sotto l'effetto di una vibrazione che sembrava coinvolgere tutta la struttura. In fine, senza nessun effetto spettacolare, l'acqua cominciò a sgorgare dalle braccia delle due divinità, prima sporca e fangosa, poi sempre più limpida, fino a diventare un elegante zampillo che con la sua limpidezza catturava la luce brillante del sole.
Tutta la popolazione raccolta nella piazza restò in silenzio, ascoltando la musica che l'acqua che fuoriusciva dai getti della fontana traeva dalle pietre scure della vasca e dagli intarsi decorati del bordo. Solo in quel momento si accorsero dello splendido strumento che i loro antichi predecessori avevano realizzato, intagliandolo nella viva roccia e, improvvisamente consapevoli del lavoro compiuto per loro dai telepati della Torre, si lasciarono andare all'esultanza più sfrenata.


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Dana fermò sulla soglia della Torre Mikhail, un istante prima che l'uomo mettesse piede fuori dalla porta. «Hai cambiato idea?» chiese stupito Mikhail. «Non volevi vedere anche tu la loro reazione?»
A dire il vero, l'Ardais era un po' preoccupato. Non sentiva provenire alcun suono dalla piazza e temeva che tutto il loro lavoro fosse stato vano.
«Non serve,» commentò l'Amazzone, dopo qualche secondo. «Ascolta.»
La voce argentina della fontana arrivava fino alle loro orecchie, un canto melodioso che sembrava provenire proprio dalle labbra delle due divinità intagliate nella roccia.
«E adesso... senti,» Dana posò una mano sul braccio dell'amico, lasciando che la percezione delle emozioni che arrivavano a lei dall'esterno filtrassero fino a lui. L'espressione di Mikhail mutò lentamente. Quello che Dana gli permetteva di percepire erano gli umori più intimi dei loro concittadini e, per la prima volta, si rese conto di quanto veramente la loro presenza contasse per quella povera gente che, fino a quel momento, aveva vissuto lavorando per loro ma senza mai vedere concretamente nulla del lavoro che i telepati e le Torri facevano per loro.
«Sì,» disse alla fine, staccandosi a malincuore dal contatto dell'empatica. «Non serve, questo momento è solo per loro.»
Sorridendo, Dana gli fece cenno di seguirlo alla serra. Avrebbero festeggiato, ma non avrebbero rovinato con la loro presenza il dono che Evanda e Avarra avevano fatto quel giorno agli abitanti della nuova Elvas.









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Disclaimers

Il Primo Cerchio di Elvas comincia cercare un modo per ripristinare il rifornimento idrico a tutto il villaggio, sfruttando la cosa per far compiere il primo lavoro ufficiale alle giovani telepati in addestramento.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008