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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, luglio (7)] [Credits & Disclaimers]



Incontro-Scontro

Nathan MacEwan

Come succedeva ormai tutte le mattine, da parecchi giorni, la prima cosa che Asillin fece appena sveglia fu passare mentalmente in rassegna gli impegni della giornata.
Aveva promesso a suo padre che sarebbe andata a dare un'occhiata ai lavori di ristrutturazione della nuova casa e non era tipo da non mantenere le promesse. Tuttavia, da quando era tornata ad Elvas, era stata caricata dalle sorelle anziane della Gilda dei compiti più svariati e non aveva avuto un attimo libero. Fu quindi con un immenso sospiro di sollievo che, quella mattina, la donna realizzò che fino all'ora di pranzo era libera da qualunque impegno. L'idea di rimanere a dormire ancora la tentava non poco: mai come quel giorno le coperte le parevano così calde e accoglienti... ma, probabilmente, se non si fosse alzata subito rischiava seriamente di non fare assolutamente nulla fino a quando non fosse arrivata l'ora di recarsi in cucina per preparare il pranzo. Con estrema fatica e un bel po' di rammarico uscì da sotto le coperte e iniziò a vestirsi, pensando: "E va bene, papà... alla fine hai vinto tu..."


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La nuova casa dei suoi genitori era a pochi passi dalla Gilda, proprio come Jacqual le aveva detto. In un attimo, Asillin era già arrivata e l'edificio le apparve immediatamente alla vista. Era veramente molto grande. Era stata una fortuna riuscire a trovarlo ancora libero, e anche trovare qualcuno con cui dividere le spese. Lin non aveva ancora avuto il piacere - o forse il dispiacere... chi poteva dirlo? - di incontrare il famigerato speziale dal quale suo padre sembrava essere affascinato. A dire il vero - pensò con sincero divertimento - pareva essersene quasi innamorato!
Ad aggiungersi a questa impressione, anche la madre e la nipote avevano descritto ad Asillin il ritratto di un uomo molto educato e cortese ma, soprattutto, terribilmente timido. La Rinunciataria storse un poco la bocca, non le erano mai piaciute particolarmente le persone timide, la facevano sentire in imbarazzo... ma se suo padre apprezzava questo... com'era che si chiamava? Nathan, forse? Beh, se suo padre lo apprezzava così tanto allora non poteva certo essere una persona negativa. Decisamente, era curiosa di conoscerlo.
Individuò subito il padre nel mezzo del piccolo gruppetto di uomini radunati attorno a un tavolo, davanti a quella che aveva tutta l'aria di essere la piantina della casa. Avanzò spedita in quella direzione, domandandosi quale di quelli fosse lo speziale. Tuttavia, fu con delusione che notò che nessuno di essi corrispondeva alla descrizione che le avevano fatto.
«Salve, padre!» salutò.
«Oh, chiya! Finalmente ti sei decisa a venire a dare un'occhiata! Che cosa ne pensi? Non è bellissima?»
Asillin guardò con attenzione l'edificio, notando numerose assi dissestate e mancanti nel tetto e nelle pareti del piano superiore, polvere e cataste di materiali ovunque, spazi vuoti al posto di porte e finestre e alcuni uomini che si aggiravano all'interno e all'esterno della struttura, e anche sul tetto.
Non era proprio il suo concetto di "bellissimo", al momento, ma si rese subito conto che il risultato finale sarebbe sicuramente stato positivo.
«Penso che sia stato davvero un gran bel colpo di fortuna trovare libero questo posto!» disse infine «Mi piace!»
«Sapevo che ti sarebbe piaciuta, Lin! E la cosa migliore è che, secondo i calcoli, in due o tre decine dovrebbero essere ultimati tutti i lavori. Ho preso contatti anche per il mobilio, e credo che tra quattro decine al massimo - cinque, volendo proprio esagerare - potremmo trasferirci qui.» sorrise allegramente, visibilmente soddisfatto. «E c'è dell'altro: le due botteghe potranno essere pronte anche prima! Nathan ed io ci siamo assicurati che i lavori delle stanze che ospiteranno botteghe e laboratori vengano completati prima di tutto il resto, così potremo evitare di rimanere dissanguati dal costo della ristrutturazione e cominciare a farci conoscere.»
«Beh, mi sembra fantastico! Presto tutte le case degli abitanti del villaggio saranno piene dei tuoi vasi, allora?» Asillin rise, sapendo perfettamente che era proprio quello che il padre voleva sentirsi dire.
Anche quest'ultimo rise con lei «Ebbene sì, mia cara. Nessuno qui ad Elvas potrà essere sprovvisto di uno dei miei vasi!»
Risero ancora, poi Jacqual si ricordò dell'altro motivo per il quale aveva voluto che la figlia venisse a trovarlo al cantiere.
«Oh, dannazione, quasi dimenticavo! Devo assolutamente farti conoscere Nathan. Adesso è sul tetto con gli operai ad aggiustare alcune cose - non riesce a stare fermo, quel ragazzo, ti ricorda nessuno? - te lo chiamo subito...»


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Dal tetto, Nathan si sentì chiamare. Era sicuramente la voce di Jacqual: lo speziale fece un lieve cenno agli altri operai di continuare pure senza di lui, dopodichè si alzò e si avvicinò con cautela al limite della superficie. Si sporse lievemente e vide l'uomo più anziano salutarlo energicamente dal basso. Accanto a lui c'era una donna, una Rinunciataria... quindi molto probabilmente la famosa Asillin di cui Jacqual gli aveva tanto parlato. Restituì il saluto altrettanto vigorosamente, scuotendo il braccio e accennando un inchino, come scherzosamente avevano preso a fare tra di loro. Ma, chinandosi in avanti sul bordo, fu colto da un'improvvisa vertigine e sentì l'equilibrio mancargli. Mosse qualche passo avanti e indietro per cercare di recuperarlo, ma servì solo a peggiorare le cose: il piede gli finì proprio sopra uno dei punti ancora da sistemare, affondando. Spostò il peso di lato per evitare di cadere nella stanza sottostante, mentre dal basso si levarono delle urla preoccupate. Ma, ancora una volta, il risultato non fu quello sperato. Inciampò di nuovo, sbilanciandosi definitivamente. Cadde in avanti, verso la strada. Le grida si moltiplicarono e aumentarono d'intensità, mentre in una manciata di istanti che parvero interminabili, Nathan riuscì a girarsi in aria. Tentò con tutti i suoi sforzi di aggrapparsi ad una qualunque sporgenza dell'edificio, e le sue mani riuscirono a trovarla nel davanzale di una finestra, e la sua caduta s'interruppe. Ma non poteva certo rimanersene lì appeso per sempre!
"Non è una sporgenza, ma una rientranza," si ritrovò a pensare, colto dai soliti inutili e spesso ridicoli pensieri che sempre arrivano alla mente nei momenti di pericolo.
«Nathan! Per tutti gli dèi, cerca di tenerti!» sentì qualcuno urlare, ma era troppo spaventato per capire chi fosse.
«Mantieni la calma, adesso veniamo a prenderti dalla finestra! Tieni duro!» sentì dire ad un altro.
"Sì, terrò duro. Che cosa sarà mai, tenersi aggrappati qui? Posso farcela. Devo solo aspettare che mi tirino su dalla finestra."
Ma perché non facilitare il compito di chi avrebbe dovuto issarlo su, provando ad issarsi lui stesso?
Sul momento, gli parve un'ottima idea.
Fece un respiro profondo, poi concentrò tutte le sue forze nelle braccia e provò lentamente a tirarsi sul davanzale.
Si rese immediatamente conto del grosso errore che aveva appena commesso: le mani gli scivolarono e perse la presa. Cercò ancora un qualunque appiglio, ma questa volta non ne trovò. Gli passò davanti tutta la vita in un solo istante, proprio come aveva sentito spesso dire da molti che si erano trovati in situazioni di grosso pericolo. Fece mentalmente le sue ultime preghiere agli dèi, certo di terminare la sua caduta sulla dura superficie della strada.
Fu con estrema sorpresa che, invece, atterrò su qualcosa di decisamente più morbido della strada.
Non seppe subito dire precisamente su cosa fosse caduto, ma ben presto si rese conto che la stessa domanda era sbagliata. Non doveva chiedersi su cosa fosse caduto, ma su chi. Perché si trovava steso sul corpo di qualcuno. Totalmente esterrefatto dall'essere ancora vivo e dalla piacevole sensazione data dal non provare alcun dolore di un qualche rilievo, si rese conto solo dopo qualche istante di che cosa significasse essere caduto su qualcuno... chi era sotto di lui poteva essersi fatto davvero molto male!
Ritrovando in un attimo le forze, rotolò di lato, e scoprì che la persona sulla quale era atterrato era... la figlia di Jacqual!
«Per tutti gli dèi...» sussurrò sconvolto a se stesso, mentre una piccola folla si radunava attorno a lui. «Mestra... state... state bene? R-riuscite a sentirmi?» era pietrificato, non osava pensare a cosa avesse potuto causare alla sfortunata donna.
Asillin non si mosse, ma emise qualche gemito e qualche altro suono inarticolato.
"E' viva" pensò Nathan con un sospiro "per grazia degli dèi almeno non l'ho uccisa!"
Qualcun'altro si chinò sulla donna, mentre Jacqual si faceva spazio terrorizzato tra la folla.
«Come sta?» chiese.
«E'... è viva... ha d-detto qualcosa, ma... ma non sono riuscito a capire cosa... forse... forse erano solo gemiti... io... non so...» Nathan si portò una mano alla testa, cercando di riprendersi dallo shock della caduta prima, dell'essere ancora vivo poi, e infine della scoperta di essere precipitato proprio su Asillin.
«Chiya, come stai? Ti prego, rispondi!» supplicò Jacqual accorato, chinandosi sul volto della figlia.
«Mmm...» mugolò questa
«Oh, chiya, allora mi senti! Ti fa male qualcosa?»
«No, sto... sto bene... solo... aaah!» la donna s'irrigidì, portandosi la mano alla gamba.
«La gamba, Lin? Ti fa male la gamba?» Jacqual cercava a tutti i costi di mantenere il controllo, ma gli riusciva piuttosto difficile.
«S-sì, papà... aaarh... sì... credo... credo che sia rotta... aaah!» rispose Asillin con voce tremante.
Alla parola "rotta", Nathan si riscosse, sollevato dal poter fare qualcosa per rendersi utile.
«Aspettate... lasciate che controlli... non sono un medico, ma... ma... beh, di pronto soccorso un po'... un po' me ne intendo, sì...»
Delicatamente, portò la mano alla gamba di lei. Ma non appena la toccò, la donna lanciò un urlo di dolore.
«Mi... mi dispiace, mestra... so che fa male, ma... beh... è inevitabile... io... mi dispiace...»
«Aah... dannazione, smettila di scusarti!» Asillin era visibilmente irritata. Era la seconda volta che cadeva vittima di un incidente, lì ad Elvas. La prima volta era stata il giorno del suo arrivo... non aveva dimenticato quel maledetto cervo impazzito... era stata priva di coscienza per chissà quanto tempo... e adesso addirittura le piombava un uomo addosso dal tetto di una casa! E con molta probabilità si era anche spezzata una gamba! Ma tutto quello che il famigerato speziale riusciva a fare, invece di darle una mano, era riversarle addosso scuse su scuse!
«Se puoi fare qualcosa, falla e sta zitto, per favore!» disse infine, imprecando.
«Io...» cominciò Nathan, ma s'interruppe subito. Se le aveva chiesto di star zitto, sarebbe stato zitto. Ma non poteva impedirgli di scusarsi! Era colpa sua se ora si trovava in quello stato, lui doveva chiedere scusa!
Tentò nuovamente di capire se la gamba di Asillin era rotta, ma ancora una volta si lasciò interrompere dal grido di dolore di lei.
Si maledisse mentalmente e si morse il labbro, e stava per tentare una terza volta, quando arrivarono i soccorsi.
Una Rinunciataria si chinò sulla donna e passando la mano sulla gamba ferita, senza nemmeno toccarla, stabilì che era rotta. Nathan rimase allibito, poi pensò che probabilmente la nuova venuta dovesse essere una telepate, ricordando alcune cose che aveva sentito dire riguardo i laranzu'in.
Velocemente, ma con grande delicatezza, una delle altre fasciò e immobilizzò l'arto, ignorando totalmente i gemiti e gli improperi di Asillin. Dopodichè, presero un paio di grosse assi che erano in giro, le fissarono insieme alla meglio, creando una barella di fortuna, e vi adagiarono su la donna ferita, s'incamminarono lentamente verso la vicina Gilda. Nathan esitò solo un attimo, poi le seguì dietro Jacqual.
Mentre percorrevano le poche decine di passi che separavano l'edificio dalla Gilda, Nathan pensò a cosa poteva fare per scusarsi con Asillin... e anche con Jacqual. E se l'amicizia che si era creata tra loro fosse stata intaccata da quel terribile incidente? L'uomo più anziano avrebbe avuto ragione, lui era stato uno stupido... si era lasciato andare da quel maledetto davanzale proprio mentre lo stavano venendo a prendere... avrebbe dovuto aspettare e forse non sarebbe successo niente... e poi...
S'impose la calma. Gli sembrava di essere un ragazzino. Era un uomo adulto, dannazione! Doveva comportarsi come tale! Ma comportarsi da adulto non significava assumersi le proprie responsabilità? Sì, concluse, e ancora una volta si disse che lui doveva fare qualcosa per scusarsi!
Quando arrivarono al portone del grande edificio che ospitava le Rinunciatarie di Elvas, Nathan e Jacqual videro Idriel avvicinarsi di corsa.
«Kiya! Come stai? Che cos'è successo?»
«E' tutto a posto, Dri,» rispose una delle donne che stava portando Asillin. «Si è rotta una gamba, ma non è troppo grave, si rimetterà presto. Per il resto prova a chiedere a tuo nonno... non ero presente al momento dell'incidente, non so com'è andata esattamente...»
Solo in quel momento la ragazza parve accorgersi della presenza dei due uomini.
«Nonno! Nathan! Cos'è successo?»
«Ecco... io... ero sul tetto, poi... » Nathan cominciò balbettando, ma Jacqual lo interruppe e raccontò in breve, ma con evidente agitazione, tutto l'accaduto.
«Per gli dèi! Nathan, tu stai bene, vero? Nulla di rotto?» chiese Idriel, appena il nonno ebbe finito.
«Cosa?» La domanda lo colse di sprovvista. Forse nemmeno lui si era ancora preoccupato di controllare se stesse bene. «Oh... no, no, niente di rotto, io... io sto benissimo... Solo... mi dispiace per... Asillin, io... ho provato a fare qualcosa ma non ci sono riuscito... e... vorrei fare qualcosa per scusarmi, ma non so... io...»
«Ma Nathan… andiamo!» rispose la ragazza, con un sorriso dolcissimo, così diverso dal sorriso di suo nonno, eppure così incredibilmente simile, si ritrovò a notare lo speziale. Si disse che la gentilezza e la sensibilità dovessero essere doti di famiglia. Poi ripensò alle parole dure che Asillin gli aveva rivolto e si chiese se fosse davvero solo la spiacevole situazione ad avergliele fatte pronunciare...
«Nathan, mi ascolti?» chiese Idriel, che nel frattempo gli aveva detto qualcosa, che lui - così impegnato nelle sue continue riflessioni - non aveva udito affatto, neppure una sola parola!
«Scu-scusami. Ero... sovrappensiero.»
«Curioso... » rimarcò lei con un sorriso «io ti dico che non c'è bisogno di scusarsi, e tu ti scusi ancora!» rise, ma sempre dolcemente, non vi era alcuno scherno nella sua voce.
«E' stato solo un brutto e spiacevole incidente... » si strinse leggermente nelle spalle «poteva andare peggio, poteva succedere qualcosa anche a te, e invece ringrazio la dèa che tu stia bene!»
«Ma io…» tentò d'interromperla lui.
«Gli incidenti capitano; capitano a chiunque! Asillin si rimetterà presto, e tu non devi assolutamente sentirti in colpa. Non potevi evitarlo, Nathan. Non potevi fare proprio nulla per evitarlo.»
Le parole della ragazza lo colpirono molto, ma non lo convinsero del tutto. Lui doveva fare qualcosa per essere perdonato, a qualunque costo.
Jacqual, che era rimasto in silenzio tutto il tempo, si riscosse e aggiunse: «Dri ha perfettamente ragione: non hai nessuna colpa, ragazzo. Gli dèi hanno voluto metterci ancora una volta alla prova, e noi dobbiamo mostrarci all'altezza. Lin si rimetterà prestissimo, su questo non ci sono dubbi. E tu devi solo gioire perché non è accaduto nulla di peggio, e soprattutto perché non è accaduto nulla a te
Gli mise un braccio attorno alle spalle, come per fargli capire che pensava davvero quello che aveva appena detto.
«Idriel, tesoro, tienici sempre informati sulla salute di tua zia, mi raccomando.» sospirò l'uomo più anziano, mentre la ragazza annuiva. «Adesso mi tocca il duro compito di avvisare Fiora. Non la prenderà sicuramente bene... appena puoi, vieni da noi alla locanda.»
«Certamente, nonno.» Poi si girò verso Nathan e aggiunse, sempre sorridendo: «La prossima volta che c'incontriamo non voglio sentire una sola volta le parole "scusa" o "mi dispiace"... d'accordo? Asillin se la caverà egregiamente, non temere!»
L'uomo annuì distrattamente, poi si lasciò condurre da Jacqual verso la locanda.
«Sai, Asillin di incidenti così ne avrà avuti a migliaia...» cominciò a raccontare il vecchio, con un sorriso bonario, mentre riportava alla mente alcuni scorci del passato; poi s'interruppe un attimo, quasi come un ripensamento, e aggiunse ridendo: «No! Un momento… credo sia la prima volta che le piove addosso un uomo da un tetto...»
Fece una piccola pausa, durante la quale si aspettava probabilmente che lo speziale ridesse a sua volta, ma Nathan non era decisamente dell'umore giusto per ridere, quindi proseguì: «In ogni caso... da quand'è nata non so quante ossa si è rotta, e di cicatrici credo ne abbia parecchie, sparse qua e là per il corpo...» sorrise divertito, rievocando nella memoria l'immagine di una bambina sempre sporca di terra e fango che correva verso di lui, trattenendo a stento le lacrime, «ma ogni volta si è sempre rimessa presto e bene. E' una donna forte, che nella vita ha dovuto affrontare colpi duri, di ogni sorta, ma ha sempre reagito in modo eccezionale. Sarà così anche stavolta...»
Si girò verso l'uomo più giovane, studiando la sua espressione e cercando qualcos'altro da dirgli. Poi trovò le parole: «E non devi preoccuparti se Lin ti ha rivolto quelle dure parole... a volte può sembrare scontrosa, è vero, nelle situazioni difficili può capitare che si innervosisca, e di tanto in tanto rischia anche di perdere il controllo, ma credimi, in questo momento avrà probabilmente già dimenticato qualsiasi astio possa aver provato per te in quel momento.»
«Davvero?» domandò con ansia lo speziale.
Ancora una volta, l'uomo più anziano si voltò a studiare l'espressione di Nathan, e nell'udire il suo «Davvero?» così pieno di ingenua aspettativa si rese conto che finalmente aveva trovato la chiave per smuoverlo dal mutismo in cui era piombato.
«Davvero» disse allora, semplicemente, infondendo nella parola tutta la sicurezza di cui era capace.
"In realtà adesso ti starà maledicendo... ma questo forse è meglio che non te lo dica..."
Nel frattempo arrivarono alla locanda.
«Sai cosa ti dico?» aggiunse Jacqual, in tono confidenziale
«Cosa?»
«Che un bagno alle terme potrebbe farti bene... non le ho ancora provate, ma dicono che siano un posto davvero ottimo. Nel frattempo mi preparo al duro compito di avvisare Fiora...»
Nathan riuscì a trovare la forza di mostrare un sorriso tirato, bisbigliò un "forse hai ragione" e si diresse verso le terme, ma senza troppa convinzione, a capo chino e mani affondate nelle tasche della giubba.









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Disclaimers

Durante gli ultimi lavori di ristrutturazione della loro futura casa/negozio, Jacqual riesce finalmente a presentare sua figlia Asillin a Nathan.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008