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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, aprile (28)] [Credits & Disclaimers]



Incidente di percorso

Rael McKihan & Dana n'ha Angela

Sembrava una mattinata intensa, per chi viveva alla Torre o, meglio, per chi poteva uscire dalla propria stanza.
Rael, ancora rinchiuso nel piccolo locale a lui assegnato, osservava dall'alto tutto quel movimento, sentendosi tremendamente annoiato. Sua madre, quando in passato lui si lamentava per la quantità di lavoro che doveva svolgere, gli aveva sempre detto che non fare nulla lo avrebbe alla fine stancato e rammollito. Gli era sembrata una possibilità totalmente irrealizzabile, ma, dopo tanti giorni senza far nulla, invidiava chi vedeva impegnarsi tanto. Le ore erano piccole eternità e erano avare a passarsi il testimone.
Rael era tanto impegnato a sporgersi dalla finestra per guardare il cortile sul retro dell'imponente costruzione, che non si accorse della porta che veniva aperta. Dana restò in silenzio a guardare il ragazzino, finalmente tornato in forze, che cercava di scorgere qualche particolare del mondo che continuava a vivere fuori dalla piccola stanza. Lasciò trascorrere qualche minuto poi, vedendo che continuava a non accorgersi di lei, si schiarì la voce.
Il ragazzo quasi rotolò ai suoi piedi, girandosi di scatto e avviandosi contemporaneamente verso il letto, nella foga di capire chi fosse. Di colpo crollò a sedere stringendosi un ginocchio che, per il troppo slancio, aveva sbattuto contro l'angolo del letto. Rimase cosi qualche istante, prima di riaprire gli occhi e sorridere timidamente, imbarazzato dalla propria sbadataggine. Nonostante quella stanza non gli fosse più estranea, era diventata troppo piccola per la sua ritrovata vitalità.
«Scusatemi,» disse sottovoce, «ero distratto.»
Dana non riuscì a trattenersi dal ridere, sedendosi sul letto e controllando lo stato del ginocchio. Da quando la febbre se ne era andata e le forze erano tornate in quel piccolo corpo flessuoso, non c'era verso di farlo stare fermo. Il controllo da parte della Custode stava diventando una necessità quasi impellente, prima che Rael si uccidesse capitombolando giù dal letto o dal cassettone.
In compenso, l'essersi fatto scoprire cosi maldestro aveva calmato Rael, almeno per il momento. Si era seduto tranquillo, per farsi controllare o forse, più semplicemente, anche quella, come ogni cosa che rompeva la sua monotonia, era una novità ben accetta. Ma era meglio che non pensasse troppo ad usare il binomio capitombolo novità altrimenti avrebbe cominciato veramente a programmare i voli dal cassettone!
«Come state, Signora? Sono felice che siate salita a trovarmi.»
«Bene. Grazie, Rael,» soddisfatta dal controllo, posò un involucro sul letto. «Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di questi abiti.»
Il ragazzo aprì il pacco quasi con reverenza, lisciò la stoffa scura degli indumenti contenuti e poi li distese per osservarli, pantaloni casacca e camicia. Benché non se ne intendesse sembravano nuovi e della sua misura.
«Sono per me?» anche se non poteva essere altro che cosi, si sentiva come troppo fortunato anche se era una sensazione difficile da spiegare. Era qualcosa che gli riportava alla mente gli abiti che aveva avuto prima e tante altre piccole cose.
«Certo,» rispose Dana. «Non posso farti andare in giro per la Torre vestito con solo un abito da camera.» Lo squadrò da capo a piedi, per valutare l'effetto nel complesso. Gli abiti, scartati da Illa perché troppo visibili secondo il suo personalissimo punto di vista, erano dell'esatta misura del ragazzo. «Devo anche ammettere che a te, probabilmente, staranno meglio.»
Rael arrossì, mentre si stringeva addosso gli abiti nuovi che aveva provato ad appoggiarsi addosso.
«Non... se lo dite voi... ma.... oh, vi prego, scusate se sembro maleducato, ma mi piacerebbe molto provarli, posso?»
Per un istante Dana non afferrò la richiesta poi, arrossendo lievemente, si alzò e si diresse verso la porta.
«Quando hai fatto chiamami,» disse uscendo. "Ma non a voce, come ti ho fatto vedere ieri."
Rael non si fece attendere. Anzi, era poco dopo davanti alla porta pronto ad aprirla, ma si fermò in tempo. Si concentrò cercando di seguire gli insegnamenti che aveva ricevuto. "Sono pronto."
Sperò che avesse funzionato, altrimenti... poteva aprire la porta, no?
Percepì la risata mentale di Dana, prima della sua risposta. "Sì, Rael... se non funziona puoi sempre aprirla! Ma adesso esci, voglio vedere come stai."
«Eccomi qua!» La porta fu spalancata con tanta gioia e sana irruenza da far fare quasi un salto alla Rinunciataria.
Nonostante il corridoio angusto, Rael le piroettò attorno, come una ragazza che mostrasse il suo abito nuovo. La donna restò ad osservarlo sorridendo, in attesa che la carica si esaurisse. Quando, dopo aver fatto il giro di tutto il piano, fortunatamente deserto, Rael si fermò davanti a lei, gli comunicò i piani della giornata.
«Prima andremo a fare colazione, giù nelle cucine,» Rael sgranò tanto d'occhi per la novità. «A quest'ora non c'è nessuno, quindi non ti troverai sommerso da pensieri da cui forse non riusciresti a difenderti.»
Il ragazzo non era certo capace di nascondere il suo vivissimo disappunto, ma si risollevò subito, d'altronde poter lasciare quella camera era più di quanto avrebbe sperato in quella giornata.
Batté le mani sorridendo. «È magnifico e poi?» si sentiva come se stesse facendo una gita, quasi una festa.
L'espressione di Dana si fece più seria. «Poi andremo negli appartamenti della Custode e lei ti controllerà, per saperci dire come proseguire nel tuo addestramento.»
«Ma io mi sento benissimo!» non era certo una lamentela, se poteva uscire potevano controllarlo quante volte volevano. «Allora, intanto andiamo in cucina?» sembrava un cavallo che scalpitasse per mettersi a correre.
«Da quella parte, Rael,» Dana indicò una delle imponenti scale a chiocciola che portavano al piano inferiore e, per impedire che vi si gettasse a capofitto, lo trattenne per un lembo della casacca.
Rael quasi riuscì a trascinarla per l'entusiasmo ma si fermò girandosi e, osservando rosso in volto quella mano che lo tratteneva, chiese intimorito: «Volete... indicarmi voi la strada, Signora?»
Dana lo spinse avanti. «Siamo fortunati che le scale abbiano una sola rampa,» commentò, guardando la sua espressione sorpresa quando sbucarono al piano inferiore. «Altrimenti saremmo già arrivati in fondo.»
Rael rimase in silenzio. La sua andatura si era calmata dopo la ramanzina. Non era offeso, anzi, si sentiva uno sciocco a essersi comportato in modo cosi infantile. Ora misurava i passi, guardandosi attorno curioso ma più calmo.
«La cucina dove si trova?» chiese, cercando di dissimulare il suo interesse.
«Al piano terra,» Dana gli aveva indicato un'altra scala, che si apriva quasi dal lato opposto di quello che sembrava un piccolo salotto. «Il settimo piano, quello sopra la tua stanza, è l'ultimo e contiene la biblioteca e la sala dei relè. Dal sesto al secondo ci sono gli alloggi degli altri telepati mentre, al primo piano, ci sono quelli della Custode, della sua allieva e di due dei fondatori della Torre.»
Rael cerco di farsi un idea, poi alzò lo sguardo verso l'alto. Se avesse saputo leggere, forse, avrebbe passato meglio il suo tempo mentre era costretto al chiuso, nella sua piccola stanza. Ma probabilmente avevano solo libri mortalmente noiosi. Aveva spesso sentito lamentarsi di questo alcuni dei nobili per i quali aveva lavorato. Comunque doveva impegnarsi e ricordarsi bene la strada, per quanto fosse semplice... se lo era.
«Chi lavora nelle vostre cucine?» chiese distrattamente, mentre attraversavano senza fermarsi tutti i piani fino al primo, dove si fermarono per un istante davanti ad una delle porte.
«Si cucina a turno, ma il più delle volte siamo noi Rinunciatarie a sfamare i nobili e il poco personale, che solitamente non si ferma a lungo.» Si interruppe, come ascoltando qualcosa fuori dalla portata uditiva di Rael. «Posso dire che non c'è nessuno che si occupa delle cucine a tempo pieno.»
Rael si voltò a occhi sbarrati. «Nessuno nessuno?»
L'idea si fece talmente forte nella sua mente che, semplicemente, la lasciò libera di mostrarsi anche alla Signora. Non sarebbe riuscito ad esprimerla a parole, sentendosi già troppo sfrontato. Dana sembrò valutare la cosa, apparentemente non troppo impressionata o contrariata da quanto Rael le stava inviando.
«Lasciamo che passi la giornata di oggi,» disse, facendogli cenno si scendere l'ultima rampa, che questa volta si trovava al centro del piano e non ad uno degli angoli. «Poi ne riparleremo.»
Uscirono nel grande atrio del piano terra. La porta che dava verso l'esterno non vi si apriva direttamente, per uscire bisognava passare attraverso una serie di anticamere. Invece, ben riconoscibili, il salone principale e le cucine attirarono Rael come il miele le api.
Una volta entrato il ragazzo si immerse nel suo ambiente naturale, quasi fosse tornato a casa, criticando e lodando mentalmente la disposizione degli arredi, specialmente nella cucina, dove si era precipitato immediatamente. Nella sua ingenuità pensava già a un suo possibile insediamento come tuttofare.
Gironzolò ancora un po' e poi tornò da Dana, mortificato per averla lasciata indietro. La Rinunciataria lo stava guardando, appoggiata allo stipite della porta che metteva in comunicazione le cucine con la parte del salone adibito a sala da pranzo.
«Se hai già capito dove si trova tutto,» disse entrando nel locale e sedendosi ad uno dei tavoli vicino alla dispensa, «credi di essere in grado di preparare la colazione per entrambi?»
Rael congiunse le mani e si trattenne dal volare in cucina. «Oh... magari... certo, certo! Avete preferenze?» già non stava più nella pelle, oh... se almeno gli fosse stato dato un poco di preavviso!


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Dana, dopo la più che soddisfacente colazione realizzata da Rael, restò a fissare il ragazzo mentre riponeva con cura le stoviglie usate.
«Se questo è quello che riesci a fare senza preavviso,» commentò, «non oso pensare a quello che potresti realizzare con più tempo a disposizione.»
Rael si beava di quel complimento quanto di quello che stava facendo. Forse si sarebbe ricordato di quei giorni apatici, ma solo se la fatica futura gli avesse ancora fatto desiderare la parola riposo.
«Siete troppo gentile, è solo... quello che so fare, tutto qui.»
Mentre Rael riponeva l'ultima stoviglia, Dana si alzò, gettando uno sguardo oltre lo scalone al centro dell'atrio. La porta dell'antiserra sembrava aperta e un moto di irritazione la percorse.
«Prima di salire dalla Custode devo andare nella serra,» comunicò al ragazzo, bloccando completamente qualsiasi tipo di trasmissione. «Puoi aspettarmi qui, se preferisci.»
Rael fece cenno di no. A meno che non glielo chiedesse specificatamente, aveva intenzione di seguirla dovunque. Inoltre le sue gambe chiedevano, quasi supplicavano, una bella distesa d'erba per poter correre. Si mise al suo fianco in silenzio, seguendola fiducioso.
Chiedendosi quanto del suo nervosismo fosse percepito da Rael, Dana attraversò l'atrio e l'antiserra senza guardarsi intorno.
Il ragazzo le trotterellava dietro, guardandosi intorno stupito. Non aveva immaginato, dalle dimensioni della sua camera, che la Torre fosse così grande, quasi quanto i pochi castelli che aveva visto in passato. La stanza che faceva da anticamera alla serra di Dana era grande quasi quanto la sua cameretta.
L'Amazzone si era fermata di colpo davanti alla porta interna, certa di trovare come sempre Alar con le mani nel sacco, e lui, distratto, le andò a sbattere contro. Barcollò un po' all'indietro, poi si appoggiò alla donna ferma davanti a lui. Forse le sue gambe erano state troppo ottimiste?
Osservò la schiena di Dana mentre si staccava imbarazzato, ma non successe nulla e nessuno dei due parlò. Anche se la donna, almeno era un'impressione personale di Rael, sembrava meno tesa di quando era entrata.
La Rinunciataria, più tranquilla dopo aver constatato che l'intruso non era quello sciacallo del locandiere ed essersi appuntata una nota per una futura strigliata a Duane e a suo fratello, si spostò di lato, lasciando così intravedere l'interno della serra.
Oltre la porta si apriva un piccolo spiazzo attrezzato con tavoli e un bancone da lavoro, alle cui spalle troneggiava un'ampia scaffalatura piena di vasi e recipienti vari. Ma, ancora oltre, si stendeva una sorta di giardino delle meraviglie. Rael rimase davvero incantato. Si poteva riconoscere persino nell'ordine delle piante la mano amorevole che le curava, cure appassionate che trasparivano oltre il lussureggiante verdeggiare delle varie specie.
«Perché non mi avete portato qui, prima di ogni altro posto?»
Dana si distrasse da quello che stava osservando oltre la porta e fissò Rael con stupore.
«Solitamente non fa questo effetto nelle persone,» disse, facendo cenno al ragazzo di oltrepassare la soglia. «Si può dire che sia il mio rifugio personale, oltre che una delle mie occupazioni...» fece una breve pausa, osservando con la coda dell'occhio il ragazzo, mentre sistemava alcune cose come sempre fuori posto.
Rael mosse alcuni passi all'interno continuando ad ammirare. «E avete fatto tutto da sola?»
Era un posto magnifico, da nessuna parte aveva visto crescere piante cosi diverse cosi bene... nulla a che vedere col suo orticello vicino casa, davvero nulla.
Dana arrossì lievemente. Non era abituata ai complimenti disinteressati e, tanto meno, a quelli rivolti al suo piccolo regno.
«No,» rispose, «alcune delle sorelle mi aiutano nel lavoro.»
Rael fece cenno di aver capito. «Comunque è un lavoro notevole davvero.» Si voltò verso di lei sorridendo.
«Mi portate a fare un giro? Non vorrei magari passare dove non posso o cose simili!»
L'Amazzone sorrise. «Basta che segui i sentieri,» consigliò, «le piante più delicate o quelle pericolose sono tenute separate e ben protette.»
Dana lasciò che Rael la precedesse nel piccolo labirinto che era l'interno della serra dove, in uno spazio comunque ristretto, era stata trapiantata buona parte della flora esistente nei Sette Domini.
Il ragazzo osservava tutto con occhi spalancati, come se non avesse mai visto nulla del genere e, forse, l'impressione non era troppo distante dalla realtà. Domandava curioso di piante che non aveva mai visto, indicandole e continuando a chiedere, mai sazio di notizie. Sembrava quasi possibile passare lì tutto il resto della giornata, con lui cosi preso da quella novità.
Camminava in fretta per l'ansia di riuscire a vedere ogni cosa, e sembrava pieno di vita come fino ad allora non era mai sembrato. Dopo molti giri a vuoto, arrivarono alla parete di vetro che limitava l'intera struttura. La serra era stata più volte ampliata durante il primo anno di vita della Torre e, in quei giorni, era quasi il doppio come dimensioni rispetto all'originale. Dana trattenne Rael per un braccio, prima che ripartisse alla volta di un nuovo sentiero, e lo fece sedere su una piccola panca addossata alla parete di vetro.
«Ti spiace se ci riposiamo un istante?» chiese al ragazzo.
«No certo che no.» Rael si mise seduto. «Ma cosa devo andare a fare esattamente dalla Custode?» era una cosa a cui aveva pensato continuamente, ma alla quale non era ancora riuscito a dare risposta.
«Fiona dovrà controllare quanta potenza ha il tuo laran,» rispose Dana.
«E come funziona? O meglio come deve fare? Voglio dire... che farà?»
Rael girava le parole, tenendole a distanza, come se non sapesse maneggiarle bene. A volte era cosi difficile riuscire a spiegarsi.
Dana si voltò a guardarlo. «Non dovrai fare nulla di particolare,» rispose. «Prima lei controllerà che i tuoi canali siano liberi, che lo sviluppo non abbia creato tensioni, poi proverà a farti fare un paio di esercizi
Rael inclinò il capo di lato, dubbioso. «Esercizi?» Raddrizzò il capo, ricordandosi quanto quella posa lo facesse sembrare infantile, e poi, dopo averci riflettuto, ampliò la domanda. «Che tipo di esercizi?»
L'Amazzone si chinò in avanti, posando i gomiti sulle ginocchia, fissando il terreno.
«Beh... proverai a spostare oggetti e percepire i pensieri di persone non presenti... ma solo se il primo controllo sarà positivo.» Voltò il viso, a fissare Rael, incrociando nuovamente il suo sguardo. «Ti farà domande un po' personali,» aggiunse, «riguardo quando sei... diventato uomo, e così via.»
La fronte di Rael si corrugò mentre sporgeva in avanti il volto in un'espressione completamente stranita e un suono gutturale rispondeva alle parole di Dana.
«Eh?»
Dana alzò gli occhi al cielo, raddrizzando la schiena. Avrebbe dovuto immaginarlo, dopo la spiegazione che aveva già dovuto dargli dopo il suo primo incontro con Manolo. Solitamente, per quanto giovani, tutti i telepati alle prime armi che aveva conosciuto sapevano già qualcosa riguardo al sesso e allo sviluppo dovuto all'età... cosa che Rael sembrava ignorare completamente.
«Rael, ricordi per caso un periodo in cui ha cominciato a cambiare... che so... la voce è diventata più profonda, sei cresciuto improvvisamente di altezza... ?»
Rael si grattò la testa poco convinto.
«Beh la voce... sì più o meno qualche mese fa.... ma non è migliorata molto... l'altezza voglio dire.... vi immaginate, Signora, quanto potevo essere... ehm... alto prima?»
Dana ridacchiò. «Conosco persone anche meno alte di te, se per questo!» Fece una breve pausa, sentiva provenire dal ragazzo una profonda confusione riguardo il senso delle sue parole. «Alla tua età dovresti aver notato anche altri cambiamenti,» continuò, restando volutamente sul vago.
Rael sembrò mettersi a meditare con calma su quell'affermazione.
«Vediamo... dovrebbe crescermi la barba... beh dovrà... ehm... un po' di beh peluria in più... ma mica tanta...» le ultime parole erano state sussurrate come se fossero un peccato mortale, mentre l'imbarazzo del ragazzo aumentava esponenzialmente.
In quel momento fu evidente che il controllo previsto non sarebbe stata una semplice formalità ma avrebbe necessitato di una ulteriore fase preparatoria, anzi propedeutica.
«Rael, hai fratelli maggiori?» chiese, apparentemente senza motivo.
«Beh sì... uno, come mai me lo chiedete?»
Altri ricordi dal sapore amaro arrivarono, ma la lezioni erano state ben apprese e Dana ricevette solo un'impressione di nostalgia e di dolore in un tutt'uno compatto. La donna fu piacevolmente colpita dalla capacità che mostrò Rael nel trattenere pensieri ed emozioni sgradite, probabilmente c'erano buone potenzialità in lui, ma preferì non indagare, certa che quella tensione fosse legata al motivo che aveva portato lui e Tristam fino ad Elvas, affrontando una pericolosa tempesta di neve.
«È inutile che ci giriamo intorno,» disse alla fine, ricordando la fatica che aveva fatto nel spiegargli l'effetto che Manolo aveva sul gentil sesso.
«Cova volete dire?»
Si sentiva stupido, incommensurabilmente stupido. Così stupido che probabilmente la cosa migliore da fare per la Signora sarebbe stato lasciarlo lì da solo. Probabilmente sarebbe stato meglio per entrambi... ma non sapeva veramente di cosa stesse parlando e, per quanti sforzi facesse, non lo capiva davvero.
Dana si alzò, facendogli cenno di seguirla.
«Credo sia ora che ti spieghi qualcosa di più,» disse, «prima che Fiona ti controlli.»
Rael si alzò, guardandola avviarsi all'uscita. Non era lui quello a cui non spiegavano mai nulla?
Era una buona occasione, ma perchè ora non gli sembrava altrettanto buona?
Si affrettò a raggiungerla sempre pieno di dubbi; stava collegando domande a fatti su cui non aveva avuto risposta neppure quando aveva chiesto. A tempo debito ci sarebbe stato parecchio da domandare... se ne avesse avuto il coraggio.
Dana si diresse verso lo scalone che conduceva ai piani superiori, aspettando che Rael la raggiungesse. Per un istante si fermò davanti alla porta della Custode e il ragazzo colse una sorta di chiacchiericcio telepatico, ma difficilmente traducibile a parole.
La conversazione non era rivolta a lui direttamente e quindi cercò di non origliare.
"Allora!" la voce di Fiona tradiva l'impazienza. "Perché avete tardato tanto?"
Dana sospirò mentalmente. "Credo che Rael abbia bisogno di qualche nozione in più, prima di essere controllato."
La sorpresa della Custode la colse in pieno.
"È inutile spiegargli cosa sono i canali che trasportano l'energon... se non sa neppure a cosa servono nella vita normale..."
Dopo qualche secondo arrivò la reazione di Fiona, quando ebbe realizzato cosa intendeva Dana per vita normale.
Come Custode era stata votata alla castità totale, per poter sfruttare le correnti di energia al massimo potenziale e, solo per sentito dire, sapeva che esisteva una attiva vita alternativa che sfruttava quegli stessi canali, con altrettanta passione. Ma lei era cresciuta in un mondo fatto di laran e matrici, mentre Rael, come Loreena prima di lui, era cresciuto in un mondo fatto di carne e sangue. Il fatto che non sapesse nulla di nessuno dei due mondi era ben più che un semplice inconveniente.
"Mi dirai quando siete pronti," concluse, troncando il contatto.
Dana ridacchiò, riportando l'attenzione su Rael, che la stava aspettando appoggiato alla balaustra della scala.
«Forza,» disse, «torniamo in camera.»
Il ragazzo sospirò dispiaciuto mentre si staccava dalla balaustra e seguiva Dana. Sembrava già che gli mancassero gli spazi aperti, quella poca libertà gli era sembrata troppo poca, solo un breve sogno ad occhi aperti.
«Dovrò tornare a dormire?»
Dana scosse la testa negativamente. «No, non subito,» rispose.
Restarono in silenzio fino all'ultima rampa di scale poi, davanti alla porta della stanza di Rael, la donna si fermò di colpo, voltandosi.
Rael, colto alla sprovvista, le era andato a sbattere contro ed era arrossito, trovandosi bloccato contro il busto della donna. Inciampò per allontanarsi e, nella foga, finì col sedere a terra non osando nemmeno lamentarsi per la caduta e rimanendo a guardare per terra, senza alzare gli occhi dalle pietre del pavimento.
«Mi.. non volevo... io... scusatemi...»
Mai come in quel momento rimpianse il suo vecchio castello. Lì sarebbe potuto andare a nascondersi nelle stalle o anche nel vecchio torrione esterno ma qui...
Dana sospirò, pensando a quanti minuti sarebbe sopravvissuto quel ragazzino alla corte di suo padre.
«Forza, Rael,» allungò una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma il ragazzo fu più rapido e balzò in piedi da solo.
Mentre lo guardava varcare la soglia della sua camera, percependo il rimpianto per luoghi a lui più familiari, pensò se era possibile per lei riuscire a dargli un po' più di fiducia in se stesso... oltre che una migliore conoscenza del proprio corpo.
Tra la sedia e il letto disponibili, alla fine lui si diresse verso il caminetto sedendosi sul bordo di pietra e dando le spalle al fuoco che scoppiettava appena, quasi sul punto di morire. Non riusciva a rimanere fermo, era teso e nervoso e si guardava attorno cercando di calmarsi. Ma non era un luogo sconosciuto da esplorare né abbastanza familiare da dargli sicurezza.
«Signora, se volete sedervi...»
Dana si accomodò sulla poltrona, voltandola in modo da poter guardare Rael in viso.
«Posso chiederti una cosa, molto personale?»
Rael accennò di sì col capo e si mise appoggiato all'angolo del camino. Ora si stava calmando, regolando il respiro e aspettando.
«Ti è mai capitato di provare eccitazione vicino a una persona?» chiese, ricevendo in risposta uno sguardo perplesso.
Gli occhi di Rael si sgranarono all'inverosimile, mentre l'Amazzone gli inviava l'immagine e la sensazione che accompagnavano il termine, rendendo il suo viso rosso quasi quanto il sole che faceva capolino da dietro le nubi.
Per qualche attimo Rael si fece prendere dal gioco ad incastro che ora cominciava a completare, alcune situazioni che non aveva capito e che ora poteva guardare sotto una nuova luce. Tanto che la domanda iniziale era passata in secondo piano.
Fortunatamente, riprendendo il filo dei suoi pensieri e riavvolgendolo, si ritrovò di nuovo davanti a quella questione.
«No... così no, non mi è mai successo.»
Dana rivalutò l'età di Rael e fu certa che questo stato di pace sarebbe durato molto poco.
«Bene,» disse ad alta voce. «Però vedo che sai che il corpo umano può reagire in certi modi peculiari a stimolazioni dirette.» Non era una domanda, ma Rael annuì lo stesso. «Ricordi quanto di ho detto qualche giorno fa? Domani, quando incontrerai Fiona, lei controllerà proprio quei canali che trasportano questa energia.»
«Ah!» Ma l'entusiasmo nella voce del ragazzo scemò subito. Nonostante quello che credeva di sapere ora, non sapeva ancora come avrebbe fatto, ma, molto probabilmente, era una cosa troppo complicata da spiegare. «E poi?»
Dana trattenne un sospiro. L'ingenuità di Rael riusciva a spiazzarla completamente.
«Quei canali sono gli stessi che permettono al nostro organismo di trasportare anche le energie prodotte dal laran. Alla tua età il corpo comincia a cambiare e lo sviluppo sessuale porta all'improvviso risveglio del laran,» fece una breve pausa, «o viceversa...»
«E su di me è il Laran che porterà o sta portando lo sviluppo allora...? Allora funziona male, io sono ancora troppo basso...»
Dana riuscì a non ridere a quell'uscita, ma gli occhi di Rael che la guardavano allegri le fecero capire che avrebbe dovuto ridere davvero, visto che l'uscita era stata fatta di proposito a tale scopo.
Di fronte alla disarmante innocenza di Rael non riuscì a resistere e sorrise divertita.
«L'altezza non è tutto,» gli ricordò. «Vedrai che presto la metterai in secondo piano.»
«Finché dovrò guardare il mondo dal basso?» Rael rimase con un lieve sorriso sulle labbra. «Beh, vorrà dire che sgattaiolerò meglio lontano dai guai, come dice mia madre.»
Come una sola parola può cambiare ogni cosa, cosi l'espressione di Rael mutò nel breve spazio di un battito di ciglia. Nella mente di Dana arrivò, gentile come un soffio di vento, l'immagine di una donna dai capelli neri, che Rael vedeva come molto più grande di lui, in altezza e corporatura.
Non sentì la necessità di chiedere chi fosse, la chiarezza con cui le giunsero i sentimenti che nutriva per lei, e che la donna aveva nutrito per il ragazzo, rendevano chiaro il fatto che fosse sua madre.
Per un istante Dana si ritrovò a pensare alla propria madre... senza riuscirci. La sola figura femminile che l'aveva cresciuta e amata come una figlia era stata la sua balia, ma poteva comprendere il senso di vuoto che regnava nella sua anima.
«Vieni qui,» disse a Rael, tendendo una mano. «Lascia che ti mostri...»
Rael rimase un attimo perplesso, poi si alzò e andò a stringere quella mano tesa.
I capelli sulla nuca cominciarono a pizzicare, mentre sentiva come se il solletico cominciasse a farsi sentire anche sulla mano stretta da Dana, come se qualcosa si stesse facendo strada sotto la sua pelle. Abbassando gli occhi rimase disorientato, incredulo, perché sembrava che la sua mano fosse diventata luminosa, ma non era completamente luminosa o, meglio... le parole erano cosi poca cosa a volte. Si rese conto di vedere i canali di energia, cosi improvvisamente reali, da lasciarlo senza parole.
Dana sorrise, ben consapevole del fatto che il contatto non sarebbe stato affatto necessario, ma la cosa era più intrigante se avveniva in quel modo, lo aveva sperimentato anche con alcuni dei suoi fratelli, interessatisi al potere del laran solo dopo aver risvegliato la loro curiosità in quel modo.
I canali che trasportavano le correnti di energon continuarono ad evidenziarsi, estendendosi su tutto il corpo del ragazzo. Il loro colore era quello tipico di un telepate sano, senza problemi fisici o sessuali, non vi era nulla che stesse intasando o mettendo a repentaglio il giusto fluire delle energie.
«Questi sono i canali che percorrono il corpo non solo di noi telepati, ma di tutti gli esseri viventi,» spiegò l'Amazzone, lasciando la mano ma mantenendo vivo il controllo sui canali. «Negli atelepati devono solo condurre l'energia sessuale e non capiterà mai che possano avere i problemi che capitano a volte a noi telepati.»
«Che problemi potrebbero capi... tarci?» includersi nella domanda non era stato semplice, ma se a essere così si rischiavano pure altre malattie era... molto fortunato? «Malattie gravi?»
Dana ridacchiò. «No, nessuna malattia,» aveva la certezza che non sarebbe sopravvissuta se le avessero affiancato Rael per l'addestramento. «Ma quando un telepate utilizza i canali deputati alla riproduzione,» indicò il basso ventre del ragazzo, «non può lavorare con la sua energia laran per qualche giorno. Una cosa esclude l'altra e, non saper attendere il tempo giusto, può provocare seri danni all'intero organismo.»
Rael sembrò concentrarsi mentre gli si formavano rughe sulla fronte. «Non potrò andare al bagno?»
Per Dana fu il colpo di grazia. Si lasciò andare contro lo schienale della poltrona e scoppiò a ridere.
«Mi chiedo come farò a venirne fuori?» si disse, continuando a ridere, «non potevo lasciare tutto alla Custode?»
Rael non aveva partecipato al divertimento dell'Amazzone, in cuor suo si sentiva semplicemente più tranquillo avendo appurato che NON era di certo quello che faceva escludere usando i canali del Laran. Rimaneva lì, con un sorriso imbarazzato, non avendo a quel punto il coraggio di domandare cosa escludeva allora.
La Rinunciataria alzò le mani in senso di resa. «Lasciamo le cose come stanno, Rael,» disse. «hai capito che esistono e come funzionano le energie che vengono trasportate nel tuo corpo?» Rael annuì, sempre dubbioso ma con più decisione rispetto all'inizio.
«Bene,» sospirò Dana. «Facciamo così, una sorta di patto. Tutte le volte che scoprirai un elemento nuovo, che potrebbe incastrasi con quanto ti ho detto oggi, verrai a dirmelo... e io cercherò di spiegarti qualcosa di più.»
L'espressione di Rael era abbastanza eloquente: dopo un assaggio gli si chiudeva di nuovo la porta in viso.
In fondo, non ci rimase così male. Sapeva di essere a dir poco esilarante quando non capiva, cioè quasi sempre, e non era un buon segno. Ma, se continuava cosi, sarebbe rimasto sempre al buio.
«Ma secondo voi ne scoprirò?»
Dana lo squadrò con occhio critico. «Ne sono certa,» disse. «Rael,» il tono si era fatto più dolce, «è inutile che ti spieghi nel dettaglio cose che non riesci a comprendere. Tu hai tutte le informazioni necessarie, ma non vedi ancora la loro utilità.»
Un breve cenno di assenso da parte del ragazzo chiuse la conversazione, almeno su quell'argomento. Rael non aveva certo problemi a credere a Dana, una fiducia che le aveva concesso sin dal primo momento.
Si voltò per riattizzare il fuoco oramai morente.
«Se volete questa sera posso preparare qualcos'altro da mangiare...»
Dana si alzò, andando alla finestra. Il sole era nuovamente nascosto dietro le nubi e, come sempre, prima la pioggia e poi la neve avrebbero disturbato la serata degli abitanti del villaggio.
«È ancora presto per pensare al mangiare,» disse, tornando a voltarsi verso di lui. Un'espressione ferita attraversò gli occhi del ragazzo. «Però devo finire di sistemare alcune cose nella serra, potresti darmi una mano.» L'invito l'aveva colto inaspettato e il broncio che le sue labbra stavano assumendo rimase come congelato a mezz'aria. «Nel frattempo comincerò a spiegarti come fare per proteggere l'intimità della tua mente.»
Il sorriso di risposta era il miglior ringraziamento che si potesse chiedere. Ma forse a Rael non sembrò abbastanza perché, senza pensare a quello che stava facendo, le gettò praticamente le braccia al collo.
Dana restò di sasso.
Non era abituata ai contatti fisici, se escludeva quelli con Illa... ma era un altro discorso.
Neppure quando era al Castello, o con le sue Sorelle alla Gilda, si lasciava trasportare... ma le emozioni che stavano passando da Rael a lei erano troppo travolgenti per ignorarle.
Abituata allo sfruttamento del suo donas che aveva subito quando era a Castel Ridenow da parte di suoi stessi parenti, ricevere sensazioni di riconoscenza e felicità che non chiedevano nulla in cambio, le sembrava una cosa stranissima, quasi incredibile. Non senza difficoltà ricambiò l'abbraccio, una piccola frazione di minuto, ma più che sufficiente a Rael che, non appena fu libero, si precipitò verso la porta.
«Allora?» la sollecitò il ragazzo, aspettandola impaziente sulle scale, «presto farà buio e non vedremo più nulla.»
Dana sospirò, seguendolo con passo calmo e misurato. Se la Torre e Elvas erano riuscite a sopravivere al passaggio della sua compagna e dei suoi uomini, sarebbero uscite indenni anche dalla ingenua irruenza di Rael. La Torre, di sicuro, quanto a lei... solo gli Dei avrebbero potuto rispondere.









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Disclaimers

Il giorno del controllo di Rael da parte della Custode è giunto ma, all'ultimo, Dana si rende conto che né Rael né Fiona sono in grado di reggere all'incontro e decide di posticiparlo.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008