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Marisela

Shaya Alton Aillard

Aliciana scese dallo sgabello e appoggiò il libro sul tavolo, sbuffando per tutta la polvere che ci si era appoggiata sopra. «Com'è possibile che questa biblioteca abbia solo un anno e ci sia tanta polvere!» protestò.
«A quanto pare è una costante di tutte le biblioteche,» replicò Shaya allegramente, «ma almeno qui non ci sono i ragni!»
Erano andate in biblioteca per un motivo ben preciso: l'ereditarietà del laran. Tutta la conoscenza acquisita durante le Ere del Caos era andata perduta, e le Torri facevano il più possibile per recuperarla. Ora davanti a loro c'era il pesante libro degli alberi genealogici delle grandi famiglie, e altre varie integrazioni e appunti copiati da Shaya ad Arillin.
«Allora, a me interessava soprattutto il Dono dei Rockraven: credevo fosse andato perduto secoli fa!»
«Non so cosa dirti, Ali... mia nonna era una Storn, e se non sbaglio i Rockraven erano di sangue Aldaran, no?»
A sentir parlare degli Aldaran ad Aliciana vennero le orecchie rosse, ma si riprese subito. «No, mi pare fossero una famiglia a sé stante, quello di cui parli tu era un matrimonio. La conosci la storia della principessa addormentata?»
Sì, Shaya la conosceva, ma non era una storia: ad Hali aveva visto il catafalco in cui Dorilys Aldaran riposava per l'eternità, addormentata in un incantesimo a matrice... e finire come lei era una delle sue peggiori paure, nonostante le rassicurazioni di Marelie. Lo disse all'amica, poi soggiunse: «Ma a quanto pare è il sangue degli Hastur a stabilizzare il laran, dunque non dovrei avere problemi. Almeno spero...»
In quel momento sentirono delle voci dalla piazza del villaggio e andarono alla finestra. «Deve essere arrivata la comitiva delle Rinunciatarie di Neskaya.»
Già, davanti alla Gilda c'erano alcune donne con cavalli, chervine e gli inconfondibili capelli corti. Una di loro, soprattutto... più alta di Gwennis che la stava salutando, magra e salda, con una cicatrice sulla guancia...
"Evanda benedetta! Non può essere!"
«Ali, scusami, devo andare!!Tornerò subito!» e Shaya si lanciò verso la porta.
«Ma che hai? Ti ha punto una formica scorpione?»
«Ma no! È arrivata una persona!»


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«Ehilà Gwennis!»
«Shana! Margali! Benvenute, Sorelle!» Gwennis uscì dalla Gilda, stringendosi nel mantello di pelliccia - il dono di Shann per la festa del Solstizio - e corse ad aiutarle, seguita da Marelie.
«Per fortuna i passi erano liberi,» rispose una di loro, «ma spero che abbiate un calderone intero di jaco caldo! Odio viaggiare dopo il Solstizio, anche se la stagione è fin troppo buona per essere passato poco più di un mese.
«Smettila di chiacchierare e vieni ad aiutarmi!» sbuffò Margali, scuotendo i riccioli biondi e aprendo la porta della stalla. Da uno dei cavalli smontò anche un'altra donna, che Gwennis non aveva mai visto.
«Madre Gwennis n'ha Hannah?» le chiese la sconosciuta.
«Sono io, Sorella.»
«S'dia shaya! Mi chiamo Marisela n'ha Devra, sono l'insegnante di lotta e spada che avete chiesto, vengo dalla Gilda di Carthon.»
Gwennis la squadrò in un attimo. Era molto più alta di lei, magra e muscolosa, con una zazzera di capelli nerissimi scompigliati dal vento freddo. Gli occhi erano verde scuro e soprattutto avevano un'espressione allegra e vivace, da ragazzina, anche se doveva avere più di quarant'anni.
"Chissà perché, mi ero aspettata una specie di Alar con l'orecchino... o anche peggio!" pensò, aggiungendo poi ad alta voce. «Allora, a nome di tutte le sorelle, benvenuta ad Elvas! Ti stavamo aspettando già da diverse settimane...»
«Lo so,» sospirò Marisela, «mi dispiace di non essere arrivata prima, ma una mia figlia di Giuramento stava per partorire e voleva avermi vicina.»
Gwennis le sorrise, comprensiva, poi fecero per entrare, ma all'improvviso videro qualcuno correre per la piazza verso di loro, chiamando: «Marisela!»
La donna spalancò gli occhi appena riconobbe la ragazza che le correva incontro. «Avarra misericordiosa! Shaya, cosa ci fai qui?»
Shaya la abbracciò, incurante del mantello bagnato di neve, e rispose allo sguardo stupito di Gwennis: «Lei è la mia maestra di spada, mi ha addestrato a difendermi quando ero ancora una bambina! Ah, mi avevano detto che sarebbe arrivata una spadaccina, ma non pensavo che fossi tu!»
Marisela la strinse come avrebbe fatto con una figlia, poi le accarezzò i capelli. «E questi? Ancora così lunghi? Speravo che ormai ti fossi unita a noi, chiya
«Ancora questa storia? Non sei cambiata affatto!»
Risero, senza accorgersi che qualcun altro le stava osservando. La Vedova, ferma accanto alla fontana, fissava impietrita il volto dell'alta Amazzone, il volto pallido sotto il trucco.
«... Marisela...» la sua voce era quasi un gemito ma fu sufficiente per farsi sentire dalla donna.
«Oh, dei! Ellemir! Sei proprio tu?»
Shaya e Gwennis le guardarono, senza capire. «Che c'è? Vi conoscete?»
La vedova avanzò verso di loro. «Marisela Le..»
«No!» ribattè l'altra, improvvisamente scura in volto. «Marisela n'ha Devra, come puoi vedere. Ora e per sempre.»
La Vedova aprì la bocca come per replicare, poi la richiuse e annuì.
Gwennis rimase senza parole: "La Vedova zittita? Altro che maestra di spada!"
«Bene. Se hai bisogno di me sono alle Terme,» disse la Vedova, e se ne andò a grandi passi.
«Era l'ultima cosa che mi sarei aspettata,» mormorò Marisela, «trovarvi qui tutte e due...»
"La mia breda e la mia chiy'lla... credevo di non rivedervi mai più..."


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Dopo un bel bagno bollente e due tazze di crema di noci, Marisela cominciò a dimenticarsi delle fatiche del viaggio. Mentre veniva accompagnata allo studio di madre Gwennis, i suoi occhi scuri non persero un particolare della Casa della Gilda: era una delle ultime nate - le sue compagne di viaggio le avevano detto che aveva compiuto da poco il primo anno di vita - ma senza dubbio le sue nuove sorelle stavano facendo un ottimo lavoro. L'aria profumava di legno pulito e di cibo, e spesso si sentivano allegre risate e canti, accompagnati dal suono ritmico dei telai o da quello delle spade di legno.
"Già, penso proprio che sarà bello stare qui." Nemmeno lei si ricordava quante Case della Gilda avesse girato: essendo una maestra di spada, il suo lavoro la portava dovunque c'erano allieve ed allievi (a differenza di molte sue colleghe, non aveva problemi ad insegnare anche agli uomini) pronti ad imparare, dalla più sperduta delle Case della Gilda alle Grandi Case delle pianure.
«Spero che tu ti sia riposata, Marisela. Volevo conoscerti meglio: Margali ha detto che a Neskaya sei una specie di leggenda!»
«Beh, non esageriamo! Sono solo una vecchia diavolessa che si diverte ancora a far impazzire tutte le Gilde che le capitano, tutto qui. Ho girato tutti i Sette Domini per aiutare le mie sorelle, e spero di farlo sempre nel modo migliore.»
«Dove sei nata? Hai un accento particolare, mi ricorda qualcuno.»
«Vicino al confine con le Terre Aride. Ho prestato giuramento a Carthon, ma immagino tu voglia sapere come sono diventata una Rinunciataria.»
«Solo se te la senti, Sorella.» Disse prudentemente Gwennis. Molte non ne parlavano facilmente, ma Marisela iniziò a parlarne subito, senza problemi. Il matrimonio a quindici anni, la morte della prima figlia, le due gemelle e la morte del figlio maschio, le violenze ed infine la fuga...
«È da anni che non sento notizie della mia famiglia, dell'uomo che ho sposato e delle mie figlie. A volte mi chiedo se sono sposate, se soffrono come ho sofferto io, se dovrei andare a parlare con loro, ma penso che mi abbiano dimenticato. Ormai la mia famiglia sono le Rinunciatarie, ed è una famiglia che non mi ha mai tradito.» Quest'ultima frase era stata detta con un calore insolito rispetto al resto della storia, che era stato piuttosto distaccato.
"È normale," pensò Gwennis, "chissà quante volte lo avrà raccontato!" E improvvisamente si ricordò dove aveva già sentito quell'accento. "Dana. Beh, vengono dalla stessa regione..."
«E Shaya?»
«Ah, sì! Non mi sarei mai aspettata di vederla qui. Sono passati tre anni dall'ultima volta che ci siamo viste: quando aveva sette anni le Aillard mi hanno assunta per insegnarle la lotta e la spada, comunque a difendersi da sola. Le facevo anche da guardia del corpo.»
«Strano... non mi aspettavo che le dame dei Comyn affidassero le loro figlie alle scandalose Amazzoni...»
«Non potevano mica affidarla ad un uomo, no? E comunque avevano un motivo molto preciso, dama Janelle me lo ha detto subito. 'Addestratela ad opporsi ad ogni tipo di violenza,' diceva, 'dobbiamo impedire in tutti i modi che dia un bastardo al clan.' Ho obbedito, ma intanto cercavo di fare in modo che avesse coscienza di sé e delle sue potenzialità, non come comynara ma come donna: mi è cara come una figlia di Giuramento.»
«Capisco. Stasera ti presenterò alle altre nella riunione serale, e poi vorrei che diventassi una delle Anziane: la tua esperienza ci sarebbe molto utile, abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia una mano. Sono Madre della Gilda da poco tempo, come saprai, ma spesso non so proprio che pesci pigliare in certe situazioni.»
Marisela le sorrise. «Non preoccuparti. Le tue sorelle ti hanno scelta: non ti fidi del loro giudizio? E persino una straniera come me può vedere quanto avete lavorato, tutte insieme.» Gwennis tacque, ma pensò che forse quello che aveva detto Margali era proprio vero.
«A che ora c'è la cena?»
«Alle sette e mezzo. Per adesso sei libera, vuoi andare a trovare Shaya?»
«No, veramente... puoi dirmi dove sono le Terme?»


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Sole nel salottino privato della Vedova - probabilmente il luogo più inaccessibile di Elvas, a parte la stanza delle matrici della Torre - le due donne si abbracciarono con le lacrime agli occhi.
«Ah, Ellie, pensavo di non rivederti mai più!»
La Vedova sorrise debolmente, asciugandosi le guance con un fazzolettino ricamato. «È tanto che non mi chiamano così. Qui ad Elvas sono la Vedova, per tutti... vedi, anch'io ho cambiato nome, come te. E ti prego di non farlo sapere a nessuno, d'accordo? Vieni, siediti e lasciati guardare. Sempre magra e piatta come una tavola di legno!»
«E tu sempre bianca e morbida come un pasticcino!»
Cominciarono a ridere, ricordandosi dei tempi passati. Di quando erano amiche, sorelle giurate. Avevano sette anni di differenza, le loro famiglie erano sempre state amiche e così anche loro. Erano state cresciute insieme: Ellemir, piccola e rosea, i capelli rossi e un'aria innocente che ingannava chiunque (era sempre lei a progettare le marachelle) e Marisela, magra e alta, i capelli neri sempre in disordine e un'ingenuità senza pari.
«Avrei tanto voluto venirti a trovare, soprattutto quando ho saputo della bambina, ma tuo marito non mi ha mai lasciata entrare in casa. Ah, ma sapevo cosa ti stava facendo! Una delle cameriere mi raccontava tutto quando andava al mercato. Quando sei scappata hai fatto un pandemonio: Brendan si è precipitato dai tuoi e ha raccontato che eri scappata portandoti via tutti i soldi e i gioielli della casa, ma nessuno si è lasciato convincere: hanno chiamato le guardie ed hanno perquisito la casa. Quando è saltato fuori che te ne eri andata per come ti trattava... beh, tuo zio lo stava per strangolare.»
«... E...» Marisela dovette deglutire un paio di volte prima di parlare. «Lauria e Janetta? Sai dirmi qualcosa di loro?»
La Vedova alzò le spalle. «Tutte e due sposate con figli. Dopo il fattaccio sono state tolte a Brendan, le ha allevate zia Ferrika...lui era caduto in disgrazia, e non poteva garantire di poterle crescere come si conviene a due fanciulle di buona famiglia. A quanto ne so stanno bene, sono felici... vuoi metterti in contatto con loro?»
Marisela ripeté quello che aveva detto poco prima a Gwennis. «È l'unica libertà che abbia mai conosciuto. Mi guadagno da vivere lavorando, insegnando a combattere come tu insegni a danzare... no? O hai abbandonato il tuo sogno di essere la più grande danzatrice dei Sette Domini?»
L'altra si alzò e scosse la testa in segno di sfida. «Se sono capace di ricordare ad un vecchio soldataccio come te come si danza, lo sarò sicuramente!»
La prese per mano e la portò nella grande sala con il pavimento di legno, e dopo pochi minuti stavano ridendo come due pazze, sorreggendosi l'un l'altra.


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Sedute in cerchio nella grande sala comune, accanto al fuoco, le donne della Gilda amavano chiacchierare un po' prima dell'arrivo di Gwennis e delle Anziane. Che poi tanto anziane non lo erano...
«A parte la nuova, quella che è arrivata oggi: non può essere lei la maestra di spada! Avrà l'età di mia madre!» esclamò Larissa, l'ultima arrivata tra le novizie. Jandria, che la ascoltava distrattamente, non le rispose subito. Pensava a Devra, la sua madre adottiva, che fino a pochi giorni prima che morisse era capace di stare in sella tutto il giorno senza stancarsi. «Beh, penso che scopriremo presto cosa sa fare. In fondo è venuta qui per noi, no?» disse, seguendo con gli occhi la Madre della Gilda che era entrata in quel momento. Gwennis, Marelie, Dana, Shonnach e Marisela si sedettero con loro e la riunione cominciò.
«Sorelle, la nostra Casa della Gilda ha ormai compiuto il suo primo anno e tra noi ci sono alcune ragazze che vogliono seguire il nostro stesso cammino. Per questo abbiamo invitato qui ad Elvas una nuova sorella, Marisela n'ha Devra della Gilda di Carthon: sarà la nostra insegnante di lotta e di spada... non solo per le nostre novizie, ma anche per chi vuole affinare un po' la propria tecnica. Sono sicura che impareremo molto da lei.»
«E io da voi,» rispose la donna, sorridendo.
«Giusto in tempo, cominciavo a sentirmi un po' arrugginita...» sospirò Marelie, «e non ho molta voglia di continuare a chiedere lezioni di spada al nostro locandiere...»
«Potevi sempre chiederle a Shann...» mormorò Gwennis con un mezzo sorriso.
«Non preoccuparti, lui lo lascio a te!» Seguì un coro di risatine, e Marisela vide Gwennis diventare rossa fino alla radice dei capelli.
«Bene, qualcuno vuole fare qualche domanda alla nostra Sorella?»
«Un momento, Gwennis... so che sono appena arrivata, ma ho un favore da chiedervi.» La donna sembrava esitante.
«Volevo chiedervi se potevo essere esentata di servizi di cucina...»
«Perché? Non ti piace cucinare?»
«Non è che non mi piace... non so cucinare. Riesco giusto a preparare la carne allo spiedo, posso lavare i piatti e preparare la tavola, ma non vorrei che rischiaste la vita.»
«È meglio ascoltarla, ragazze,» disse Shana facendo una serie di smorfie, «dopo che ha scambiato la fintamenta con il pepe, non vi dico come eravamo ridotte a Neskaya!»
«D'accordo, domani mattina ci metteremo d'accordo sui turni. Qualche domanda?»
Larissa si piegò in avanti. «Quanti uomini hai ucciso?»
La domanda sembrò raggelare l'atmosfera. Dana e Gwennis si guardarono, stupite e anche un po' preoccupate.
«Purtroppo più di quanti mi sarebbe piaciuto, e cioè più di nessuno.» Rispose Marisela con un sorriso grave.
Larissa sembrò sorpresa da quel tono. «Sembra quasi che ti dispiaccia...»
«Uccidere è sempre brutto, anche quando lo fai per salvarti la vita. Io insegno a difendersi, non a uccidere, anche se a volte è l'unico modo per proteggersi da chi vuole farti del male: e se avessi potuto farlo senza fare del male a nessuno, l'avrei fatto.»
«Ma... tanti scrupoli per degli uomini? Non sono loro a volerci tutte schiave?»
«Beh, non tutti... Io ho lasciato la mia famiglia perché l'uomo che ho sposato mi aveva reso impossibile vivere con lui, ma questo non significa che gli uomini siano tutti così. Ho visto molte volte uomini che trattano le loro mogli non come oggetti, ma come persone, e le amano e le rispettano.»
«Diventare una Rinunciataria non significa imparare ad odiare ed uccidere gli uomini, Larissa,» continuò Dana, «io ho i capelli corti e l'orecchino, eppure riesco a lavorare con gli uomini, a stimarli e ad essere loro amica. Ed è reciproco.»
Larissa fece una smorfia. «Sì, però poi stai con una donna!»
"La conversazione si sta facendo troppo personale," pensò Gwennis un po' tesa. «Io ho preso Shann come libero compagno e abbiamo un figlio. Non vivo con lui perché ho preso un impegno con le mie Sorelle, ma lui rispetta la mia decisione e so che vuole avermi vicino lo stesso, anche solo così, perché ci vogliamo bene... non vuole che diventi una sua proprietà, come intendi tu. E penso che anche Elaine, che vive fuori dalla Gilda con Anndra, ti direbbe la stessa cosa.»
«Non dimentichiamoci però che non sono solo gli uomini a poterci fare del male. Anche le donne, spesso, possono essere violente e crudeli nei confronti di chiunque... forse non picchiano, ma la volontà di fare del male può esserci sempre, sia in un uomo che in una donna. Perciò, se una di noi può trovare qualcuno che le voglia bene, dobbiamo solo esserne felici. C'è troppa tristezza al mondo per non esserlo.»
Dana e Gwennis scoccarono a Marisela un'occhiata d'intesa. Qualcuna fece un'altra domanda e la conversazione virò su altri argomenti, ma Marisela non intervenne più di tanto. Era così bello starsene vicino al fuoco ad ascoltare la voce delle sue nuove Sorelle... una scena che aveva già vissuto un sacco di volte, ma che la riempiva sempre di serenità e di energia. E ne aveva bisogno, visto che voleva cominciare le lezioni al più presto possibile.









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Disclaimers

Arriva a Elvas Marisela n'ha Devra, ingaggiata come insegnante di scherma per la nuova Gilda.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008