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[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, aprile (30)] [Credits & Disclaimers]



L'eco dei ricordi e delle speranze

Tristam Elhalyn Alton & Dana n'ha Angela

con la partecipazione di

Rael McKihan

Dana stava uscendo dalla Gilda quando Manolo la raggiunse, lasciandosi cadere al suolo dalla sua posizione di lavoro lungo le pareti della Torre. Tirandola per una manica cercò di convincerla ad entrare nell'alta costruzione ma, con fermezza, la Rinunciataria rifiutò l'invito.
«Non posso fermarmi, Manolo!»
L'umanoide la guardò con espressione sconsolata, poi indicò il primo piano della costruzione, cercando nuovamente di spingerla verso di essa.
«Se Fiona vuole vedermi, dovrà aspettare,» Manolo negò con decisione. «Se è Loreena... sa benissimo che non posso vederla. Ordini della Custode.»
L'umanoide le lasciò il braccio, tornando borbottando verso le pareti della Torre e il lavoro lasciato in sospeso. Almeno poteva dire di averci provato.
Dana si incamminò verso la Locanda. La mattina sembrava già cominciata bene. Quello che serviva per rovinarle la colazione era proprio una richiesta di Loreena di incontrala. La seconda cosa sarebbe stata una bella discussione con Alar, riguardo la sua folle idea di far venire al villaggio un fornaio, tanto per dare allo Scoundrel una nuova fonte di entrate. Se avesse incontrato anche suo fratello sarebbe stato il massimo della fortuna.
Con l'umore sempre più nero varcò la soglia dello Scoundrel, sedendosi ad uno dei tavoli più defilati ed aspettando che il locandiere la raggiungesse per darle battaglia.
Appostato ad uno dei tavoli d'angolo, Tristam l'aveva osservata da quando era entrata, cercando nella memoria il suo nome, scegliendolo tra quelli che aveva sentito pronunciare da Kelan. Era sicuramente l'altra monitrice della Torre, il mentore a cui Kelan si affidava per qualunque cosa.
"Dan... Dana... sì!" il nome riaffiorò nella sue mente con un po' di difficoltà.
Si avviò verso di lei, studiando il modo migliore di proporsi senza sembrare sfacciato. Non era abituato a trattare con le Libere Amazzoni e non conosceva bene i loro codici di comportamento. Restò per qualche istante ad osservarla, fermo alle sue spalle: i capelli raccolti in una corta coda, da cui alcune ciocche sfuggivano disordinatamente, la schiena dritta ed elegante, gli abiti dal taglio maschile larghi al punto da nascondere qualsiasi forma.
"Mestra Dana? Posso conferire con il Primo Monitore della Torre?" la voce di Tristam risuonò direttamente alla mente della donna.
La Rinunciataria fu quasi colta di sorpresa: era pronta ad affrontare Alar, ma non si aspettava l'intromissione di una terza persona. Si voltò quel tanto che bastava per fissare lo sconosciuto che, a ben guardare, sconosciuto non era affatto.
"Certamente, nobile Tristam," rispose, senza citare altri titoli o nomi di famiglia. «Sedetevi,» aggiunse a voce alta, facendo cenno all'uomo di accomodarsi davanti a lei.
«È un piacere rivedervi, soprattutto perchè capitate a proposito,» il comyn sorrise, con una luce dispettosa nello sguardo. «Posso offrirvi la colazione, per ammorbidirvi, mestra
«Non credo sia necessario,» ribatté Dana, lanciando uno sguardo divertito al bancone, dove Alar li fissava con interesse. «Così come non è necessario usare troppi convenevoli.»
«Allora andrò direttamente al nocciolo della questione, come voi desiderate. So che il ragazzino che ho portato con me è ancora sotto stretto controllo, volevo avere sue notizie.» Tristam quasi rischiò di arrossire, pensando che non conosceva neppure il nome del servetto.
«Sì, Rael.»
Forse fu solo una sua impressione, ma gli sembrò che la donna avesse calcato sul nome pronunciandolo.
«Ha da poco imparato a controllare le sue barriere. Non è ancora pronto ad affrontare un numero di persone elevato contemporaneamente. Credo però che una visita gli farebbe piacere.»
Tristam sospirò. «Mi spiace di non conoscerne il nome, mestra, ma quando l'ho incontrato non era in grado neppure di dirlo, il proprio nome,» trasmise uno spezzone del loro viaggio alla Rinunciataria, mostrandole in che condizioni versasse Rael durante il viaggio, «e prima... non abbiamo purtroppo possibilità di imparare i nomi di tutti i servitori che vanno e vengono nella tenuta.»
Dana si trattenne dal replicare. Conosceva bene la vita in un castello e la difficoltà rappresentata dal ricordare ogni elemento che rappresentava una forza lavoro per la nobile famiglia che lo abitava. Ma, per lei che aveva imparato ad amministrare la casa fin da piccola, come ad ogni comynara di rango si richiede, la cosa era forse diventata più facile, almeno alla fine. «Comprendo che a volte non sia semplice,» disse gelidamente.
«Ditemi, invece, come si sente... Rael?» l'uomo ripeté con fatica il nome, come se temesse di sbagliarlo.
Dana si appoggiò contro lo schienale della sedia. «Fisicamente bene,» rispose. «Anche se, per un motivo che non vuole ancora spiegare, la sola idea di avere le stesse capacità di un comyn lo mette terribilmente a disagio.» Fece una breve pausa mentre, finalmente, Alar portava loro i piatti ordinati.
«Vai dom,» disse, rivolto distrattamente all'uomo. «Non sperare di scapparmi oggi,» continuò il locandiere, rivolto a Dana. «Anche Alyson è d'accordo adesso!»
L'uomo si allontanò senza salutare, rientrando nelle cucine. Dana lo seguì con lo sguardo, scuotendo la testa sconsolata.
«Kelan mi ha detto che avete prestato servizio in una Torre per diversi anni,» disse, tornando a rivolgersi all'uomo che aveva davanti, cercando di dimenticarsi dell'ex bandito. «Se volete vederlo, posso sempre organizzare una breve visita.» Il sollievo di Tristam fu quasi palpabile, tanto era intenso. «Mi fareste un favore immenso. Non nascondo che provo una certa apprensione per lo stato di salute del ragazzo,» detto come l'aveva detto, la sfumatura del termine salute comprendeva sia lo stato fisico che quello psichico.
Dana fece la mossa di alzarsi, imitata immediatamente da Tristam.
«Per ora non vi prometto nulla,» disse l'Amazzone, congedandosi. «Prima voglio chiederlo a lui poi, in base a quello che dirà... e, soprattutto, a come reagirà, deciderò cosa fare,» fece una breve pausa ma il comyn annuì immediatamente, avendo capito a cosa si riferiva. «Solo allora, se non ci saranno problemi, vi porterò da lui.»


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Il profumo dei fiori che proveniva dalla serra avvolgeva e impregnava i vestiti di Tristam, posandosi sulla sua pelle come una delle rare essenze che suo padre acquistava d'importazione. Era una sensazione strana e piacevolissima nel suo essere aliena. Il locandiere lo aveva informato che era atteso da Dana nella serra della Torre e lui, per quanto dubbioso, si era affrettato a raggiungere il luogo dell'appuntamento. La donna che cercava era piegata a raccogliere qualcosa a terra, mentre imprecava in un misto di cahuenga e di un dialetto che non conosceva.
Si schiarì la voce. «Mestra Dana?»
L'Amazzone alzò per un istante gli occhi dalle evidenti tracce del passaggio di Alar e controllò chi fosse il nuovo venuto. Si rialzò, le braccia cariche dei rami recisi e abbandonati dal locandiere.
«Nobile Tristam,» salutò, un tono meno freddo della prima volta che si erano parlati. «Dopo tutto questo... ero certa che Alar non vi avrebbe detto nulla.»
«Forse dovreste avere più fiducia in lui...» gli occhi di Tristam avevano una luce enigmatica, come se non cogliesse qualcosa nell'insieme del discorso. «Che disastro! Posso aiutarvi?»
Dana sorrise e, per un breve istante, qualcosa di familiare sembrò serpeggiare sui suoi lineamenti, ma fu un'impressione troppo rapida perchè l'uomo potesse coglierla e interpretarla.
«Vi ringrazio, ma non importa.» Ripose i rami sul bancone da lavoro. «Sistemerò dopo, come sempre.»
Si ripulì le mani e invitò il comyn ad avviarsi verso l'antiserra. Rapidamente si liberò degli indumenti che servivano a proteggere i suoi abiti dalla terra e dallo sporco e guidò Tristam verso l'atrio e le scale che conducevano ai piani superiori.
«Avrete immaginato il motivo per cui vi ho cercato.»
«La mia intelligenza ha intuito la possibile causa della vostra chiamata, mestra,» il tono ironico di Tristam era tagliente, ma senza intenti cattivi. La donna non sembrò cogliere il sarcasmo, o lo ignorò semplicemente.
Arrivati al primo piano, fecero una breve sosta. «Rael non sembrava completamente deciso ad incontrarvi,» disse, rivolgendosi a lui guardandolo negli occhi. «O, meglio, una parte di lui vuole vedere come state ma, dall'altra, è come se temesse di farlo.»
Tristam rimase impassibile, alzando leggermente le proprie barriere. Era possibile che Rael temesse lui perchè gli ricordava ciò che li aveva portati lì. L'immagine del ragazzo coi vestiti lacerati che urlava si riaffacciò con una violenza inaudita alla sua mente, costringendolo a cacciarla via con forza.
«Come sta oggi?» chiese , cercando di allontanare le immagini prima che filtrassero all'esterno.
Ripresero a salire verso il penultimo piano della Torre, dove erano sistemate le stanze isolate che ospitavano i telepati non ancora addestrati.
«Ogni giorno che passa va sempre meglio,» rispose la donna. «Ha controllato la gestione della telepatia senza grossi problemi e anche le sue barriere si stanno facendo più forti La Custode lo controllerà al più presto e, con una matrice, tutto diverrà più semplice.»
Arrivati al sesto piano, Dana lo condusse fino alla porta della camera del ragazzo.
«Dovrete essere ben schermato,» ricordò al comyn. «Anche se lui è in grado di farlo, vedervi può fargli dimenticare quello che ha imparato.»
Tristam annuì gravemente, mentre una strana consapevolezza serpeggiava nella sua mente. Quella donna sembrava essere prevenuta nei suoi confronti. Mentalmente si appuntò di parlarle, non appena ne avesse avuto occasione.
Chiuse a doppia mandata la porta che portava alla sua mente e entrò nella stanza, seguendo la donna dai capelli rossi.


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Rael era pettinato e composto, seduto rigidamente su una sedia posta accanto al camino. Appoggiata sul tavolo aveva ancora accanto a sé la spazzola e la stava fissando con sguardo perso nel nulla. Si alzò di scattò al rumore della porta, risistemandosi la tunica un po' abbondante, e fece un inchino affrettato, quasi timoroso.
«Sono felice di vedere che siete in salute, Signore,» la voce era leggermente falsata da una vena di nervosismo che non riusciva ad essere nascosta. Anche il suo sguardo viaggiava lontano, sfiorando le figure nella stanza e poi rifuggendole. «Mestra
Dana si avvicinò a lui, facendolo risedere. «Ti ho già detto che non devi trattarmi con tutta questa deferenza,» gli disse piano, quasi con dolcezza. «Non è necessaria.»
«Chiyu...» disse Tristam sorridendogli. Si sentiva come se lo vedesse per la prima volta e scoprì con piacere di sentirsi sollevato nel trovarlo in salute. «So che i monitori hanno fatto un ottimo lavoro con te; ti confido che non ero certo che avrei avuto modo di rivederti,» si avvicinò accennando un saluto col capo.
Rael abbozzò un breve sorriso, come una parentesi nel volto così serio in quel momento. «Credo di essere più resistente di quanto credessi io stesso, ma devo a voi prima che a chiunque altro, perfino a me stesso, la mia vita.» I suoi occhi si posarono sul braccio destro di Tristam, con uno sguardo quasi sofferente.
Non era certo irrispettoso verso chi lo aveva accolto, ma stava parlando il suo cuore e, se lo avesse fermato, avrebbe pensato anche a cose spiacevoli e non desiderava farlo. Il suo stesso spirito le fuggiva.
Tristam, che aveva notato dove i suoi occhi si erano posati e quanto la sua espressione fosse contrita, si affrettò a rassicurarlo. «Oh, non ti preoccupare tornerà ad essere funzionante,» gli disse, infondendo una sicurezza totale alla propria voce.
Ciononostante Rael rimase incerto. Si voltò a guardare Dana, quasi aspettando che smentisse quell'affermazione, e, allo stesso tempo, si avvicinò a Tristam. I ricordi volevano sommergerlo. Si appoggiò alla mano destra del comyn, e quel gesto sembrò riuscire ad allontanare i mostri che gli rodevano l'anima. Si aggrappò a quel contatto, appena accennato e subito tolto, come ad un ancora, mentre un'idea gli si affacciava alla mente.
Dana aveva osservato tutta la scena ferma alle spalle di Tristam. Si chiese per un istante quando i due avrebbero trovato il modo di liberarsi del peso che li opprimeva ma, fino a quando non sarebbero stati pronti, non avrebbe fatto nulla per forzarli. Soprattutto Rael.
«Se lo utilizzerà con costanza, e con un po' di esercizio, potrà recuperare tutta la funzionalità in breve.»
Rael sembrò solo allora arrivare a un compromesso con se stesso.
«Permettetemi allora di aiutarvi, mentre il vostro corpo vi serve con così poca solerzia, ve ne prego, non... non ho altro modo per ripagarvi.» Quanto avesse di debito nei confronti del comyn non osava davvero quantificarlo: sapeva solo che era così poco quello che davvero poteva fare.
Alzò gli occhi sperando. Un sorriso dolce si dipinse sul volto leggermente teso del comyn.
«Rael, mi riporrete questa domanda quando sarete in piena salute. Ora dovete cercare di rimettervi presto.»
Rael sembrava un sacco svuotato e buttato in un angolo. Ogni briciola di coraggio era stata usata, e ora il ragazzo osservava in silenzio i suoi ospiti. Sorrise un po' mesto e poi chinò il capo in cenno di assenso. Non aveva molta scelta. Il groppo che sentiva in gola lottava per liberarsi e fargli fare la figura del bambino, ma riuscì a rimandarlo giù.
«Come desiderate,» riuscì a balbettare.
"Mestra, sarà meglio che vada, Rael mi pare provato." Il tono del nobile sembrava colpito dalla reazione avuta dal ragazzo.
Dana si avvicinò a Rael, controllandone rapidamente le condizioni. "È solo stanco," riferì poi al comyn. "Potrete rivederlo nei prossimi giorni, se vorrete."
«Beh, direi che per oggi ti ho strapazzato abbastanza,» la voce di Tristam era di nuovo allegra. «Cerca di riprenderti presto,» con un gesto elegante si rivolse poi a Dana, con un inchino e una luce ironica nello sguardo. «Mestra...»
Sapeva benissimo che quel gesto avrebbe irritato l'Amazzone, ma qualcosa in lei lo portava a comportarsi come un bambino dispettoso con un suo antico compagno di giochi.
Rael osservava estraniato la loro conversazione, sentendosi un po' spaesato. Sapeva che stavano parlando tra di loro e nemmeno lui avrebbe detto di no alla possibilità di sapere cosa si stessero dicendo, ma poi deglutì sentendo che se ne sarebbero andati, e non fu il pensiero della noia che lo avrebbe perseguitato per il resto della giornata a farlo stare male.
La Rinunciataria fissò Tristam per un breve istante. Avrebbe dovuto fargli conoscere suo fratello: dalle sensazioni che provava nei suoi confronti di sicuro sarebbero diventati ottimi amici.
«Pensi che possiamo lasciarti solo?» chiese poi a Rael, inginocchiandosi per un istante accanto a lui. Ma gli occhi del ragazzo erano rivolti a Tristam.
Si voltò verso di lei, colpevole. «Sì, suppongo abbiate molte cose da fare...» un ombra gli passo nella voce ma di nuovo il suo volto si girò, ad incontrare la schiena del comyn che stava uscendo. Si ritrovò a muoversi per aggrapparsi al suo mantello, non osando altro. «Vi... ringrazio... di tutto... io...» gli mancò il fiato per continuare, mentre quel groppo di lacrime prendeva la sua rivincita e gli inondava il viso. Piangeva, senza capire perché.
Tristam si era voltato e fissava il ragazzo con occhi spalancati. Non era preparato a una reazione così improvvisa e irrazionale da parte sua.
Dana si avvicinò ai due e, delicatamente, cercò di staccare le dita di Rael da mantello del comyn, senza riuscirci.
"Vi spiacerebbe?" chiese allora a Tristam che, sospirando, si slacciò il fermaglio che chiudeva il mantello e lo lasciò cadere al suolo.
Rael si ritrovò seduto sul letto con la Mestra che lo faceva stendere, dicendogli di riposare. Si guardò le mani senza capire, mentre si asciugava gli occhi. Il mantello... era stato come se per pochi attimi si fosse perso, ricordava solo uno schermo bianco, nient'altro.
Piegò il mantello, diventando di ogni colore possibile, e lo consegnò a Dana in silenzio, confuso e vergognoso.
«Credo dormirò un poco...» affermò, incoerentemente.
Dana prese il mantello e lo posò ai piedi del letto. «Adesso riposati, domani potrai darglielo tu stesso.» Passò una mano tra i capelli di Rael, assicurandosi che il sovraccarico di emozioni avesse lasciato il posto a qualcosa di più controllabile. «Vedrai che non gli dispiacerà.»
Rael sorrise dolcemente, accennando sì con la testa. Era un bel pensiero per addormentarsi.
Dana attese ancora un istante poi, senza far rumore, uscì piano dalla stanza, cercando di non svegliarlo.
Tristam era fermo, appoggiato accanto alla porta, un'espressione accigliata sul volto. «Credo che dovremmo parlare, Dana.»
L'Amazzone alzò un braccio, bloccando il comyn prima che potesse aggiungere altro. Controllò con cura che dall'altro lato della porta Rael si fosse addormentato e, facendo cenno a Tristam di seguirla, cominciò a scendere le scale.
«Non credo che questo sia il posto migliore dove fermarsi,» disse, senza controllare che lui la stesse seguendo. «Penso che nella serra non correremo il rischio di essere disturbati.» Non si sentiva della disposizione d'animo giusta per fermarsi a discutere con il comyn e non fece nulla per nascondergli la cosa.
Tristam annuì in silenzio. «Come preferite, mestra,» rispose poi a voce, seguendola a breve distanza e cercando di non farsi contagiare dall'umore della donna.


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La discesa sembrò interminabile. Nessuno dei due accennò a un discorso, verbale o telepatico, su quello che sarebbe accaduto una volta raggiunta la serra.
La Torre era pressoché deserta, nessuno fermo nei vari salottini realizzati al centro di ogni piano, nessuno che transitava nei locali al pianterreno o nelle cucine. L'Amazzone si diresse verso la serra senza esitazione, controllando rapidamente che non ci fosse nessuno neppure lì.
«Vai Dom,» disse, con il solito tono freddo e distaccato, tenendo aperte le doppie porte che dividevano l'antiserra dalla serra vera e propria. Lasciando che le ante si richiudessero alle sue spalle, la donna indicò al nobile un piccolo sentiero che conduceva ad un angolo appartato.
«La sola persona che potrebbe decidere di cercarmi qui non è a Elvas,» spiegò Dana, sedendosi sull'erba, lasciando il fondo di un vaso rovesciato al comyn. «Quindi possiamo parlare con tutta tranquillità.»
Sedendosi sul precario sedile, non prima di essersi guardato intorno con aria critica, Tristam sospirò tristemente. «Se non c'è un posto migliore...» Il sorriso tranquillo di Dana, in risposta al suo commento acido, sembrò finalmente fargli capire che non c'era alcun modo per scalfire quella sorta di armatura che sembrava avvolgere l'Amazzone. «Inutile attendere oltre,» il tono del comyn sembrò addolcito. «Mestra, spero perdonerete il mio ardire, ma, per esperienza, so che certe cose, se tirate a lungo, possono portare a fraintendimenti. Preferisco affrontare subito l'argomento, visto che anche voi sembrate una donna pratica e diretta.»
La Rinunciataria si limitò ad un cenno d'assenso con il capo, attendendo le prossime parole di Tristam. Le sue emozioni irraggiungibili dietro la barriera di rami fitti come i cespugli che li circondavano.
«Forse starò sbagliando,» riprese il comyn, «ma ho avuto la sensazione che voi pensiate a me come a una specie di cralmac violentatore di bambini...»
Dana lo fissò con aria sorpresa. «Non pensavo che i cralmac violentassero i bambini,» commentò con tono tagliente.
«Posso dedurne che pensiate che invece IO lo faccia abitualmente...» il sorriso di Tristam era triste, come se il solo accenno al pensiero lo facesse veramente stare male.
La donna affrontò il suo sguardo senza timore. «Non penso nulla di preciso,» la risposta non tranquillizzò affatto il comyn, «ma alla vostra persona è collegato un forte senso di vergogna e di colpa del quale neppure Rael è perfettamente cosciente,» continuò con tono meno freddo.
L'uomo scosse il capo, tristemente. «Temo che si siano sovrapposti due avvenimenti, altrettanto sgradevoli per quanto diversi.»
«Il fatto che siamo qui a parlarne mi fa capire che non siete voi il comyn che lui teme,» era un piccolo appiglio, ma non ancora sufficiente. Tristam, con lo sguardo ancora rabbuiato, attese che la donna proseguisse. «Dopo la visita di oggi credo che i suoi sentimenti nei vostri confronti siano ben diversi da quelli che Rael prova per gli altri nobili come voi.»
L'espressione di Tristam si fece più rilassata, anche se un'aura di preoccupazione sembrava irradiarsi dalla sua persona. «La cosa mi rincuora anche se, paradossalmente, avrei preferito essere io l'oggetto delle sue paure. Credetemi, la situazione non è semplice.»
Se il commento di Tristam sortì qualche effetto sulla Rinunciataria, questo non comparve esteriormente. Si appoggiò contro la parete in pietra alle sue spalle, cercando di non farsi distrarre dalle sensazioni che il comportamento del comyn le aveva riportato alla memoria.
«Spero solo che non facciate nulla che possa mettere ulteriormente in difficoltà la ripresa di Rael,» disse, continuando il discorso.
«Cosa potrebbe farlo?» Tristam sembrava persino stupito alla possibilità che una sua azione potesse compromettere la salute del ragazzo. «Ditemelo e io lo eviterò!»
«Non credo sia così facile,» cercò di spiegare la donna, il tono della voce meno distante di prima, ricevendo in risposta un sospiro dalle labbra di Tristam. «Non è una cosa che un monitore, o qualsiasi altro telepate addestrato, può capire o prevedere, come il progredire di una malattia o il presentarsi di una complicanza,» continuò, fissando Tristam direttamente negli occhi. «Potrete dirmi quello che volete ma...» fece una breve pausa, cercando parole che spiegassero meglio il significato di quel che aveva percepito in quei pochi minuti nella stanza in cima alla Torre. «Quel ragazzo sta innamorandosi di voi,» disse alla fine, senza troppi giri di parole.
Fissando quelle iridi verdi, fredde come il marmo del rivestimento esterno delle Torre, Tristam sbiancò, colto di sorpresa.
«Io credo che sia solo gratitudine... a quell'età...» cercò di ribattere, scuotendo il capo.
Dana si strinse nelle spalle. «Per la maggior parte è quello,» gli confermò, rassicurandolo in parte, «ma le sue emozioni non mentono, anche se non credo sia in grado di riconoscere quello che prova.»
«Questo... non deve accadere,» la frase sembrava più rivolta a se stesso che alla donna. «No, non fraintendete mestra, ma... io non sono la persona giusta. Io ho promesso di proteggerlo!» Cercare di spiegare quella situazione non era semplice, pensò Tristam, passandosi nervosamente una mano fra i capelli.
«Temo di aver fatto male a dirvi questo,» commentò Dana, nel vedere la tensione aumentare a livelli così vertiginosi.
Tristam sollevò una mano, come per fermarla prima che aggiungesse altro. «Lui... lui è giovane e ingenuo. Non è così?»
«Non così giovane come credete ma, forse, molto più ingenuo di quanto dovrebbe essere alla sua età,» rispose, «solitamente è in quegli anni che la famiglia comincia a cercare il miglior partito per accasarvi, non importa di che estrazione voi siate.»
Il sospiro di Tristam fu una risposta più che sufficiente. "La storia è un ciclo," si ritrovò a pensare il comyn, al sicuro dietro la sua mente sbarrata, "ma stavolta il cacciatore sembra essere diventato la preda..." «Anche se non credo che la situazione sia così drammatica, cosa dovrei fare mestra, secondo voi?»
Dana sospirò, raddrizzando la schiena. «Per ora la sola cosa che gli preme è una estrema necessità di potersi sdebitare con voi,» disse, «anche se le emozioni che prova sono le stesse di un innamoramento,» fece una breve pausa, meditando sulla risposta. «Credo che qualunque cosa deciderete di fare sarà quella sbagliata. Accettare la sua proposta lo renderà felice in un primo tempo ma, se quello che prova si farà più concreto e se riuscirà a riconoscerlo, che lo accetti o meno, allora la vicinanza potrebbe diventare ingombrante per entrambi.»
«Ma rifiutarla potrebbe abbatterlo ancora di più,» replicò Tristam. «In un momento in cui ogni frammento di energia gli è necessaria, non sarebbe la mossa giusta...» il comyn sollevò nuovamente lo sguardo su quello dell'Amazzone. «Dunque, non c'è possibilità?»
Dana sorrise, per la prima volta apertamente, senza forzature. «Seguite quello che credete sia giusto fare,» disse semplicemente. «Se sbaglierete, non mancherò di farvelo notare.»
Tristam annuì con convinzione, percependo il tono serio oltre la battuta apparentemente scherzosa. «Vi ringrazio, Dana. Anche se sono certo che sarà una cosa lunga, non mi pento di averlo salv... portato fino ad Elvas.»
Faticosamente, potendo puntellarsi su un solo braccio, Tristam riuscì ad alzarsi, ripulendosi sommariamente il fondo dei pantaloni.
«Se vi offro la cena allo Scoundrel, mi farete dare un'occhiata al vostro braccio?» chiese la donna, improvvisamente, dopo aver assistito alla difficoltosa manovra.
Lo sguardo di Tristam si fece interrogativo, fissandola senza parlare. «Non capisco?» disse alla fine.
«È passato molto da quando siete arrivati, ormai dovreste essere in grado di utilizzare il braccio senza problemi,» rispose la donna. «Kelan mi ha parlato della situazione, ma dovreste aver recuperato quasi completamente ormai.»
«Kelan a volte mi pare quasi inafferrabile...» commentò il comyn, ripensando ai primi giorni trascorsi nella Torre sotto il suo controllo. «Io l'ho trovato un buon monitore, nonostante quello che pensa di se stesso!» aggiunse gravemente, dirigendosi verso l'uscita. «Beh, direi che allora vi offro io la cena! Credo di dovervelo... anche se come anticipo.»
«E lasciarvi spennare da Alar solo perché siete con me?» ridacchiò Dana. «Non posso permetterlo, non in questo momento.»
L'espressione di Tristam si fece più allegra, ridacchiando a sua volta al pensiero dell'attività preferita del locandiere. «Mi sembra che non corra buon sangue, fra voi e il la... locandiere, anche se non era il primo termine che mi era sovvenuto.»
«Vedrete che avrete modo di ricambiare il favore presto o tardi,» ribattè l'Amazzone, «e non è detto che riesca a sistemarvelo...»
«Oh, non mi interessa affatto che guarisca subito,» il comyn sembrò abbastanza convinto mentre, come per testare la situazione, muoveva senza apparente difficoltà le dita della mano offesa. «D'altra parte, non si può forzare la natura. Ne converrete, no?» chiese, ricevendo in risposta un'espressione perplessa da parte della donna. «Se Mantello di Stelle non mi avesse portato alla Torre, se Kelan e tutti voi non mi aveste prestato soccorsi così tempestivi, avrei rischiato di perdere la mano.»
«Se vi fosse stato amputato il braccio, sicuramente non sarei in grado di fare nulla,» disse l'Amazzone, strappando un sorriso al nobile. «Ma non forzeremo nulla, indicheremo alla natura solo la strada da seguire e la spingeremo un po' in salita... come un cervine recalcitrante.»
Tristam non riuscì a trattenere una risata. «Inizio a pensare che voi monitori parliate tutti allo stesso modo...»
«Non saprei,» rispose pensierosa la donna, «Kelan parla di volatili, io di piante... ma forse avete ragione. Però, sono tenuta a chiedervi una cosa,» il tono improvvisamente serio fece trasalire Tristam, che aveva cominciato a rilassarsi. «È una cosa che difficilmente riuscirò a far comprendere a Rael, ma voi mi sembrate più malleabile.»
«Ditemi, mestra,» la voce del comyn non riuscì a nascondere la preoccupazione che quelle ultime parole avevano scatenato.
«Ad Elvas, e non parlo solo della Torre, non esistono tutti quei formalismi che regolano la vita all'esterno. Qui non ci distinguiamo con i nomi delle casate o per il nostro livello di addestramento,» disse, aggiungendo mentalmente, ad un livello non troppo protetto, "anche se qualcuno continua pensarlo."
Tristam non riuscì a trattenere un sorriso. «Intendete dire che devo cercarmi di abituare a non utilizzare formalismi...»
«Per il popolo noi siamo sempre laranzu e continuano a trattarci con rispetto, ma tra di noi telepati,» fece una breve pausa, dopo aver calcato la voce sull'ultima parola, «tra tutti i telepati, che siano nobili o meno, non esistono differenze. Quindi, non importa che vi rivolgiate a me con così tanta formalità.»
«Prometto di provare, ma non vi assicuro nulla,» la cosa poteva sembrare semplice, ma così non era. «È difficile per chi è cresciuto nell'ambiente comyn rinunciare ai titoli. A volte persino a Tramontana se ne faceva uso all'interno della Torre, come per creare distinzioni anche dove il laran le aveva annullate.»
Dana sorrise, dirigendosi con più decisione verso l'uscita della Torre. «Vedrete che qui sarà più facile del previsto quindi, per cominciare, scroccheremo la cena ad Alar, poi controllerò quel braccio e, se Kelan vorrà assistere, sarà il benvenuto.»
Tristam annuì senza parlare, seguendola verso l'anticamera dove aveva lasciato il mantello per l'esterno.
«Giusto per informazione,» disse improvvisamente, un attimo prima di uscire all'aperto, «ma tutta Elvas è gestita da strozzini o solo la locanda?»
Dana scoppiò a ridere immediatamente. «Per ora solo la locanda, per lo meno la parte di Alar... per la mia dovreste chiedere in giro. Forza, Tristam, è ora di affrontare nuovamente Alar e il temibile villaggio di Elvas,» concluse, aprendo la porta e spingendo il comyn nel mezzo della piazza.









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Disclaimers

Mentre Dana cerca di preparare Rael all'incontro con Fiona, viene anche organizzato il primo incontro tra il ragazzo e Tristam, preoccupato delle sue condizioni.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008