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A sekal, a dance

la Vedova

La tempesta di neve che aveva colpito la valle sembrava essersi finalmente calmata, permettendo anche a chi non aveva affari urgenti da sbrigare di mettere il naso fuori di casa.
La Vedova aveva trascorso il pomeriggio in solitudine, lasciando che i pochi ospiti delle Terme se la cavassero da soli. Non lo faceva spesso, ma gli unici clienti di quella giornata erano state delle Rinunciatarie e alcuni fedelissimi che, ormai, sapevano meglio di lei dove trovare il necessario per un buon bagno ristoratore.
La donna era certa che nessuno si sarebbe azzardato a lasciare qualcosa fuori posto e, all'arrivo delle giovani assunte per sistemare i locali, il lavoro non sarebbe stato più gravoso del solito.
Chiusa nei suoi appartamenti privati, dove solo un ristretto numero di persone erano ammesse, la Vedova scrutava con occhi socchiusi il paesaggio che si perdeva oltre la fitta coltre di neve. La sua camera da letto, dove nessun estraneo era mai entrato, era uno di pochi ambienti che poteva vantare delle finestre decorate da spesse lastre di vetro, oltre le quali la donna poteva godere di una perfetta visuale del centro del villaggio, spaziando con la vista dalla locanda alla Torre, dalla Gilda a fin oltre le nuove pareti in vetro della serra.
Da quando era arrivata a Elvas, la Vedova aveva covato la speranza di riuscire, se non a dimenticare, almeno a convivere con il suo passato. In fondo, non si trattava di una comunità convenzionale e, anche se l'avessero riconosciuta, sarebbero stati tutti talmente impegnati a far rivivere quel fantasma di Torre che non l'avrebbero neppure notata.
Aveva percepito anche lei il messaggio che Fiona aveva lanciato nel sopramondo, ad un livello che solo i pazzi e i sognatori raggiungevano... o i disperati come lei, allontanati dalla società, persino in quel rarefatto luogo che era il sopramondo. Però, alla sua età, non era interessata al lavoro nelle Torri e al sogno di riportare la scienza delle matrici al suo antico splendore.
Guardando la massa ghiacciata della neve ritrasformarsi in candidi fiocchi, la Vedova decise che era giunto in momento di uscire di casa. Aveva programmato di trascorrere la serata al riparo delle mura istoriate delle sue Terme, ma la malinconia legata ai ricordi che assillavano la sua mente stava rischiando di sopraffarla ed era più saggio e sicuro passare le ore che la separavano dal sonno popolato da incubi in un luogo più affollato, dove i problemi degli altri avrebbero mitigato i suoi.


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Alar e Will stavano discutendo in un angolo quando la Vedova fece il suo ingresso allo Scoundrel. Il locale era semideserto e i pochi avventori erano più impegnati a riscaldarsi accanto ai camini che ad ordinare cibo e bevande. Su una piccola pedana, posta accanto ad uno dei focolari, un bardo stava suonando il suo ryll, cercando di guadagnarsi vitto e alloggio per quella notte rallegrando la serata.
La Vedova salutò distrattamente i due uomini, dirigendosi al solito tavolo appartato, poco interessata ai motivi della discussione. Non era mai qualcosa di gustoso se coinvolgeva Alar e Will. Se uno dei due contendenti fosse stata Alyson, il discorso sarebbe stato notevolmente diverso... non c'era nulla come ascoltare le discussioni tra Alar e la sua collaboratrice per scoprire inavvertitamente nuovi pettegolezzi sul passato di bandito e mercenario del loro locandiere.

I once was a star
The belle of the ball
The queen of the floor
and them begging for more
I used to believe
that I had it all
but that was before my great fall


L'arrivo di Marisela al villaggio, il loro incontro e le ore trascorse rivangando i ricordi, riaprendo vecchie ferite che entrambe volevano credere ormai guarite, avevano incupito la Vedova e le parole della canzone, complice la voce lamentosa dell'interprete, la fecero ripiombare nel vortice dei ricordi, facendole rimpiangere per un istante di aver abbandonato la calda sicurezza della sua nuova casa.
Ellemir Claudia Rosalynd Aillard... anche lei era stata una stella, da quando era nata, unica figlia femmina dopo una nidiata di maschi, e sola gioia di sua madre. Appartenevano ad una casata minore delle Aillard e non avere figlie femmine aveva sempre rappresentato una nota di demerito per la famiglia. Il suo arrivo aveva aperto alla loro casata la possibilità di intraprendere l'inizio di una piccola scalata sociale, impegnandola in un matrimonio di interesse poche ore dopo i suoi primi vagiti.
Era stata istruita su come condurre una casa, nell'arte del canto e della musica, nella danza... soprattutto nella danza, la sua unica via di fuga dalla triste realtà che era la gabbia dorata in cui l'avevano rinchiusa da quando era nata e da dove l'avrebbero fatta uscire solo per farla entrare in un'altra di poco più grande.
La sua vita era proseguita tranquilla, lontano dagli intrighi delle grandi corti, quasi senza alcun contatto con l'esterno. Solo poche coetanee, figlie di parenti o di vicini, rallegravano con la loro presenza una vita altrimenti solitaria.
Marisela era una di queste, quella con cui aveva legato di più, e insieme erano arrivate a confidarsi a vicenda i segreti più nascosi del loro cuore e quei sogni che, come ogni discendente femmina della stirpe di Aldones, sapevano non avrebbero mai visto la luce.
Poi, come sapevano sarebbe accaduto, Marisela era stata condotta dal suo promesso sposo e a lei, Ellemir, era stato imposto l'anno di addestramento presso una delle Torri dei Comyn.
Sua madre avrebbe voluto farla entrare ad Arilinn, ma solo a Dalereuth o a Tramontana sembrava esserci posto. Farle frequentare una delle Torri meno famose del pianeta era impensabile e la scelta cadde inevitabilmente su Dalereuth. Passarono pochi giorni dal momento in cui le venne comunicata la scelta fatta dal padre e la partenza per il luogo che sarebbe diventato l'anticamera del suo inferno personale.
Aveva solo tredici anni e della vita sapeva ancor meno che delle matrici. Le sue compagne di studio e di lavoro, già consapevoli del brillante futuro che le attendeva come domne di una tenuta o di un'altra, l'esclusero dai loro discorsi e, come mai prima di allora, Ellemir iniziò a sentirsi sola ed inutile.
Il colpo di grazia le fu inferto dopo pochi mesi dal suo arrivo alla Torre.
Durante i controlli effettuati nel corso del lavoro, uno dei monitori aveva evidenziato una malformazione al suo apparato riproduttivo ed era più che certo che Ellemir non sarebbe mai stata in grado di mettere al mondo dei figli.
La Custode in persona le diede la notizia, mentre il pettegolezzo aveva ormai fatto il giro della Torre, e la freddezza e il distacco con cui quella donna le comunicò la notizia la ferì ancor più del significato delle parole stesse.
Le sue compagne si mostrarono comprensive, per poi sparlare di lei non appena si allontanava. I maschi si riferivano a lei come l'otre vuoto e la coinvolgevano in scherzi spesso crudeli.
Quando fu certa di essere sul punto di crollare, Ellemir scoprì dentro di sé una abilità del tutto particolare, che l'avrebbe aiutata a sopravvivere al di sopra delle possibilità che il suo destino sembrava averle riservato.
Al principio fu solo un maldestro tentativo di non farsi notare dagli altri abitanti della Torre. Poi, affinando sempre più quella tecnica, riuscì mano a mano a rendersi come invisibile. Poteva essere mescolata ad una folla o trovarsi con poche persone ma, se lo voleva, nessuna di queste l'avrebbe notata.
Forse era un donas dimenticato dal tempo, forse solo una abilità affinata dalla necessità, ma dopo poche settimane Ellemir era riuscita a scoprire i segreti più imbarazzanti di molti dei suoi compagni.
La capacità di ricordarli era pari a quella di non essere notata e, terminato l'anno canonico nella Torre, poteva dire di conoscere almeno un segreto chiave per ogni rappresentante delle famiglie più importanti della nobiltà darkovana
Quando Ellemir uscì da Dalereuth venne condotta direttamente al castello del suo futuro marito. L'uomo, informato immediatamente della sua sterilità, non si era fatto problemi: il matrimonio con quella Aillard serviva solo a fargli risalire qualche gradino nella scala sociale, cosa che sarebbe stata impossibile se si fosse accompagnato con donne appartenenti alla sua stessa cerchia. Se non poteva avere figli, non si sarebbe neppure potuta lamentare delle barragane e dei numerosi nedestro che avrebbe messo al mondo.
Ellemir non rivide la famiglia sino al matrimonio, celebrato con sfarzo nonostante la farsa che era diventato.
Quel piccolo bracciale che il futuro marito aveva accettato comunque di indossare mostrandosi fin troppo comprensivo nei confronti di quella sua promessa sposa sterile e inadatta al ruolo che le competeva, fu per lui il primo passo verso un futuro tutt'altro che luminoso visto che, dal momento delle nozze, tutti i figli bastardi avuti dal marito dovevano essere riconosciuti anche dalla moglie, in modo che avessero una posizione sociale legalmente valida.
Senza che se ne rendessero conto, avevano messo nelle sue mani il futuro della stirpe legata solo al sangue del marito, visto che lei, come Aillard, rappresentava il coniuge di rango più elevato.

One sekal a dance
I don't twirl for free
I've fallen so low
no place left to go
I once was a star
as bright as could be
there once was a time
that I danced just for me


Ellemir trascorse i primi tempi studiando la situazione.
Girando per il castello senza essere notata collezionò ogni sorta di informazione e, cosa che non aveva previsto ma che le sarebbe tornata utile in futuro, si prodigò per aiutare i servitori del marito, sfruttati come e peggio delle bestie.
Quando il marito si rese conto del potere che aveva favorito ad accumulare nelle mani della donna, fu troppo tardi. La lealtà dei servitori era ormai a favore di Ellemir e il destino dei suoi stessi figli sarebbe stato deciso da quella femmina sterile che non si era mai neppure preoccupato di conoscere a fondo.
Quando morì, vittima di un vile agguato, Ellemir si ritrovò padrona assoluta ed unica erede delle sue fortune.
Ma lei non desiderava vivere in un castello sperduto, aveva trascorso fin troppo tempo ai margini della società e, da quel momento in poi, voleva scoprire come era la vera vita delle corti dei comyn.
Lasciò tutto in mano ad un tutore, che avrebbe amministrato la tenuta fino a quando la sua primogenita non avrebbe raggiunto l'età per ereditare il tutto.
La prima tappa del viaggio fu Thendara, ma la storia del suo infelice matrimonio e della sua decisione non convenzionale di sfruttare le ricchezze dei suoi possedimenti, almeno fino a quando non fosse stata legalmente libera dai vincoli di capofamiglia, l'aveva preceduta. I suoi parenti Aillard decisero che la cosa migliore era trovarle un nuovo marito, qualcuno che fosse più nobile e in grado di tenere sotto controllo i suoi redditi e le sue conoscenze.
Ellemir non poté nulla contro quella decisione. Suo padre era più che favorevole alla cosa e, visto che la sua parola valeva di più a causa del rango sociale, anche la madre non vedeva l'ora di rivederla sposata con qualche nobile di rango superiore al loro: sarebbe stato un balzo sociale per entrambe le famiglie.
Le voci riguardo la sua collezione di pettegolezzi e piccole verità aveva raggiunto le orecchie di tutti quelli che avevano qualcosa da nascondere e, che la cosa fosse vera o meno, Ellemir doveva essere tenuta sotto controllo. Quindi le Aillard riunite a Castel Comyn le assicurarono che avrebbe continuato a ricevere la rendita dalla tenuta del primo marito, che sarebbe stata comunque amministrata dal suo secondo consorte, a patto che mantenesse un comportamento adeguato al suo nuovo ruolo e rimanesse, per così dire, in disparte.
Tutto sarebbe andato come avevano previsto, se non fosse stato per un piccolo particolare: l'uomo che avevano scelto come suo custode aveva molte cose da nascondere agli occhi del Consiglio ed Ellemir, grazie alla rete di informatori che si era creata nelle poche settimane di permanenza a Castel Comyn, sembrava essere a conoscenza di ogni più piccolo dettaglio al riguardo e, soprattutto, non aveva remore a sfruttare la cosa a proprio vantaggio.
Quando restò nuovamente vedova, nonostante la sua ancor giovane età, nessuno osò più imporle nuovi matrimoni. Ma le porte dei salotti della nobiltà comyn di Thendara si chiusero irrimediabilmente per lei e Ellemir non poté fare altro che lasciare Castel Comyn.
Neskaya fu la nuova tappa del suo viaggio e, grazie agli insegnamenti ricevuti durante la sua infanzia, si propose alla nobiltà locale come istitutrice. La sua fama l'aveva preceduta e il nomignolo con cui era stata etichettata divenne il suo nome di battaglia.
Nonostante tutte le previsioni pessimistiche, la Vedova si impose non solo come istitutrice, ma anche come maestra di canto, danza e buone maniere tra le famiglie più o meno nobili dei Kilghard. Al contrario di quanto era accaduto a Thendara, diventò il cuore pulsante della vita mondana di quei luoghi. Ellemir era una fonte inesauribile di pettegolezzi e amenità riguardanti le grandi famiglie delle pianure e, nel contempo, la depositaria di nuovi segreti che coinvolgevano quelle delle montagne e, dopo poco, anche i salotti che le erano stati preclusi prima della sua partenza, iniziarono a reclamarla a gran voce.
Non restava ferma nello stesso posto a lungo ma, nonostante tutto, trovò il modo per sposarsi più volte. Nessuno dei matrimoni fu un matrimonio di amore e il suo soprannome non portò fortuna a nessuno dei suoi mariti. Però, pur di vederla sparire dalle loro vite, tutte le famiglie dei defunti consorti le concedevano qualunque cosa lei richiedesse come buona uscita.

One sekal a dance
One sekal a dance
I've fallen so low
no place left to go
My life's a disgrace
I'm lost in the race
so just let it be
like it or not
this is me


Ma i soldi e le ricchezze accumulate non riuscivano a liberarla dal tarlo che aveva iniziato a tormentarla dopo la fine prematura del quarto marito. Forse era lei che portava sfortuna, trasmettendo una sorta di maleficio legato alla sua impossibilità di essere madre, e Nevarsin le sembrò essere la meta ideale per liberare la propria mente da tutti i pensieri sgradevoli che la tormentavano.
Una donna non è mai la benvenuta tra i monaci e solo la parte di San Valentino delle Nevi aperta anche alle Rinunciatarie poteva essere frequentata senza problemi.
Qui Ellemir, la Vedova, restava per ore, incurante del freddo e della neve, meditando sulla sua vita, su come era riuscita a volare in alto, solo per bruciarsi le ali e ricadere ancora più in basso di prima.
Fratello Jerome fu il solo, tra tutti i monaci, ad avvicinarla per portarle un po' di consolazione.
Trascorsero molti giorni assieme, talmente tanti che divennero settimane e poi mesi. Jerome le insegnava quello che San Valentino aveva trasmesso ai suoi figli, Ellemir gli raccontava della sua vita, di come nessuno si fosse mai fermato un istante per parlare veramente con lei.
Contravvenendo alle rigide regole monastiche, Jerome e Ellemir condivisero molto di più di quello che poteva essere loro concesso e, all'arrivo della primavera, Ellemir aveva riposto tutti i suoi ricordi in preziosi manoscritti che aveva compilato di proprio pugno, grazie agli insegnamenti di Jerome.
Quando Ellemir si sentì nuovamente in grado di affrontare il mondo, Jerome la seguì, accompagnandola fino al confine con il Dominio Rinnegato.
Ellemir non sapeva se l'affetto che provava per quell'uomo fosse amore. Non lo aveva mai provato prima e non poteva esserne certa.
Quando Jerome le disse che non l'avrebbe seguita fino a Caer Donn, lei non si sentì ferita. Entrambi sapevano che qualunque fosse il sentimento che li univa, non sarebbe riuscito a sopravvivere fuori dall'atmosfera rarefatta di Nevarsin. Piuttosto che vederlo finire tra rancori e incomprensioni, era meglio separarsi subito, anche se avrebbero trascorso i mesi futuri struggendosi nel ricordo di quanto di meraviglioso avevano condiviso.
Ellemir raggiunse Caer Donn con le parole di Jerome che ancora risuonavano nella sua mente e fu solo grazie al suo ricordo che riuscì a non farsi abbattere quando l'accoglienza che ricevette fu, in tutto e per tutto, simile a quella che le avevano riservato negli altri sei Domini.


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«Ti vedo pensierosa,» la voce di Alar la fece sobbalzare, strappandola ai ricordi.
La vedova sospirò con fare teatrale. «Pensavo al passato,» rispose, lanciando poi un'occhiata maliziosa al locandiere. «Non ti capita mai?»
Alar si sedette accanto a lei, facendo cenno a Will di portargli qualcosa da bere. «Tutte le volte che Dana viene a batter cassa,» rispose ironico, trangugiando il boccale di sidro che Alyson gli aveva appena posato sul tavolo. «Certi errori non li ripeterei di certo!»
La Vedova lanciò uno sguardo ad Alyson, che si era allontanata ridacchiando. «Un vero peccato che voi due non siate entrate in simpatia,» riprese l'uomo, con un tono più sollevato di quanto volesse lasciar trasparire.
«La tua fortuna,» sottolineò la Vedova. «Elvas sembra essere il solo posto dove posso solo sfruttare le mie conoscenze... ma dove non posso fare nulla per aumentarle!» esclamò ridendo.
Il cantore stava per intronare una nuova canzone, ma Will fu più rapido. Con gesti bruschi ma efficaci, lo allontanò dalla pedana e lo convinse che era giunta l'ora di ritirarsi per la notte. Alar e la Vedova restarono a guardare lo spettacolo e il locandiere fece un cenno di ringraziamento al compagno.
«Quell'uomo ha svuotato il locale,» commentò. «Allora, a cosa pensavi?»
La Vedova lo fissò con uno sguardo talmente languido da far venire i brividi all'ex mercenario. «A miei mariti,» rispose con tono basso e accattivante, «e a quanto sono sola da quando sono arrivata qui.»
Alar ritrasse il braccio che la donna aveva afferrato tra le mani. «Pensavo che l'arrivo della tua vecchia amica avesse alleviato la tua... ehm... solitudine.»
La donna ridacchiò, coprendosi le labbra con un piccolo ventaglio che era comparso magicamente dal nulla. «Non è la compagnia di cui parlavo,» continuò lei, gustando con piacere l'espressione di Alar mutare, passando dal leggero stato di disagio in cui si trovava all'inizio ad uno di profondo panico. «Potrei raccontarti qualcosa di più della mia vita...»
Il locandiere si alzò, rovesciando quasi la sedia tanto il movimento fu brusco. «Sarebbe interessante...» iniziò, ma il sorriso sulle labbra della donna lo fermò prima che potesse mettersi ancor più nei guai. «Ma sembri troppo triste, stasera... la mia presenza potrebbe peggiorare la situazione...» la salutò con un cenno del capo, allontanandosi ancor prima di finire la frase.
La Vedova rise divertita. Era certa che, prima o poi, sarebbe riuscita a coglierlo alla sprovvista... e non solo per farsi raccontare del suo passato Da mercenario e bandito.
In quel momento Marisela entrò accompagnata da alcune Sorelle. La salutò con un cenno, indicando le ragazze che erano con lei e alzando gli occhi al cielo. La Vedova sorrise, immaginava già quello che Marisela poteva aver ascoltato sul suo conto dentro le mura protette della Gilda delle Rinunciatarie e non sarebbe stato difficile farselo raccontare.
La Vedova si alzò dal tavolo, sistemandosi con cura le pieghe del vestito e aggiustandosi il corpetto. Salutò Marisela e, prima di uscire, lanciò uno sguardo carico di promesse ad Alar che, ne era certa, sbiancò completamente e barcollò, sostenuto solo dal bancone a cui era appoggiato. Dopotutto, si disse uscendo nella tranquillità della notte, nonostante la malinconia di quella giornata, Elvas era il posto migliore dopo poteva trascorrere gli ultimi anni della sua vita.









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Disclaimers

L'arrivo di Marisela a Elvas fa riemergere alcuni ricordi che la Vedova credeva di aver dimenticato.

Credits

La canzone A Sekal, a dance è ispirata a ONE DINAR A DANCE è tratta da Hercules - The Legedary Journey (volume three) - Lyrics: Andrew Landis, Julia Swift - Music: Joseph Lo Duca

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008