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Quando il sogno si scioglie nell'alba

Tristam Elhalyn Alton & Kelan MacAran

Tristam aprì gli occhi nella stanza buia, illuminata soltanto dalla luce di Mormallor che entrava dalla finestra. Riusciva a distinguere una poltrona e qualcuno sprofondato in essa. Il lieve riflesso che davano le pareti gli fece capire che la stanza era foderata di seta. Nel camino il rossore delle braci non riusciva ad illuminare neanche gli alari. Tristam sbatté gli occhi e cercò di mettersi a sedere, ma non riuscì a muovere il braccio destro. Cercò di far forza sul sinistro, ma neanche quello resse il suo peso e ricadde tra le coltri. Percependo il suo risveglio, la persona nella poltrona si riscosse. La figura si alzò e dal profilo del corpo Tristam intuì che si trattasse di un uomo. Con la matrice attivò un globo che illuminò debolmente lo sconosciuto. Si trattava effettivamente di uomo, sui trent'anni, capelli scuri, gli occhi di un colore indefinibile alla debole luce. Tristam gli sorrise, un po' incerto, un sorriso vacuo e stanco per la verità. L'uomo parlò:
«State tranquillo. Adesso siete al sicuro.» La sua voce era morbida e rassicurante, Tristam sentì vagamente una sorta di sensazione, come il ricordo di un sogno. «Mi chiamo Kelan MacAran, e sono monitore qui alla Torre. Voi siete?»
"Il mio nome è Tristam Elhalyn Alton pr... addestrato a Thendara," rispose mentalmente sorridendogli questa volta con calore, ricucendo quella leggera smorfia di dolore che per un attimo, come un fulmine gli aveva attraversato il volto alterandone leggermente i tratti. "Vai Dom," aggiunse scacciando il pensiero molesto e barricandosi in se stesso.
«Benvenuto a Elvas, Nobile Elhayn. Chiamatemi solo Kelan, non sono un nobile.» Sorrise anche Kelan. «Se sentite dolore posso provare ad aiutarvi.»
Tristam scosse il capo. "Il braccio è congelato vero? Credo che per un po' dovrò imparare ad utilizzare la mano sinistra," strinse il pugno con forza, osservandolo, "suppongo di dover ringraziare voi se sono ancora vivo," le sue iridi verdi cercarono gli occhi del monitore e una volta individuatili li fissarono come quelle di un gatto fanno con quelle del topo. "Vi ringrazio Kelan."
Anche nella poca luce il rossore del MacAran era evidente. "Non è stato tutto merito mio."
« Allora questa è Elvas, vero?» la voce gli uscì bassa, arrochita, quasi aliena nella sua tonalità leggermente strisciante.
«Sì, siete giunti qui nel bel mezzo di una delle più brutte tormente di quest'anno.»
«Sia lodato il portatore di fardelli... Mantello di Stelle è riuscito laddove io non potevo.» Fu scosso da un accesso di tosse, mentre l'altro sorrideva.
«I cavalli sono molto intelligenti, di un intelligenza diversa dalla nostra, il loro istinto è molto più affinato ed affidabile del nostro. Ci sorprendono molto spesso, anche quando si conoscono i loro pensieri.»
Tristam osservò per un attimo l'uomo che era di fronte a lui. «Parlate con molta saggezza e sensibilità Kelan.»
L'altro abbassò il volto, ma Tristam fece in tempo a scorgere che il rossore si era molto accentuato. «Sono solo una vecchia aquila spennata che assorda tutti con le sue strida.»
Tristam ridacchiò, terminando quella che era nata come una risata con un accesso di tosse che gli tolse il respiro. Quando finalmente riprese il controllo di se stesso esclamò: «E poi sareste voi quello spennacchiato!»
Kelan avvicinò le dita al petto dell'altro e si concentrò per qualche istante, poi si voltò verso il suo paziente. «Avete ancora del catarro nei polmoni, vi porterò una bacinella con delle erbe... devo parlarne con Dana... potrebbe essere una buona idea»
«Posso chiedervi un favore?» chiese Tristam mettendosi questa volta a sedere, questa volta con cautela, pur sentendo le forze ritornare debolmente, andando a scacciare anche gli ultimi brandelli di sonno benché la stanchezza ancora pervadesse le membra.
«Certo, ditemi pure.»
«C'era un ragazzo con me, potete informarmi circa il suo stato di salute?» un'immagine mentale di un ragazzino dagli occhi enormi e verdi, vacui e rabbiosi venne trasmessa dalla mente di Tristam a quella di Kelan.
«Sta dormendo in un'altra stanza, con lui c'è il primo monitore della Torre. Aveva la febbre, ma gli è passata, al contrario della vostra che è ancora alta. Sta meglio di voi.»
Tristam sospirò.
L'Elhalyn si sentiva le palpebre sempre più pesanti, lottò con il torpore che lo assaliva, ma si sentiva cadere nell'incoscienza. Improvvisamente si accorse delle mani di Kelan che lo sfioravano, mentre lo aiutava ad adagiarsi sui cuscini, istintivamente Tristam ne afferrò una stringendola piano, quasi in una carezza per poi abbandonarsi completamente al sonno.
Quando Tristam aprì di nuovo gli occhi la stanza era illuminata dai primi raggi del sole, cercò di muoversi, ma un peso sulle coperte glielo impediva, piano piano salì alla sua coscienza la sensazione di una mano abbandonata nella sua, girò un poco il capo e vide una testa castana appoggiata su un braccio. La comprensione si fece largo nella sua mente intorpidita come un lampo che squarcia le tenebre: Kelan aveva dormito sul pavimento, al freddo pur di non lasciare la sua mano e farlo sentire al sicuro.
Tristam sorrise e con un sospiro si sporse dal letto carezzando piano i capelli di Kelan mentre con un gesto del braccio destro gli faceva scivolare la coperta addosso. Si sentiva di nuovo a casa, come una volta.
Rilassandosi abbassò le barriere, quelle del MacAran erano decisamente solide, ma il contatto fisico permetteva ad un filo di pensieri del monitore di raggiungere la mente di Tristam. Erano pensieri strani, quasi totalmente alieni alla mente dell'Elhalyn, pensieri di possanza e leggerezza, di venti gelidi e brezze tiepide, di altezze incommensurabili e di nidi nei tronchi degli alberi, pensieri di silenzi e candore, di neve e sangue. Tristam seguì i pensieri fino alla mente dell'altro, e quel che vide lo lasciò senza fiato ed incapace di staccarsene.
Era in un bosco innevato, il silenzio rotto, a volte, soltanto dal tonfo di un blocco di neve che precipitava a terra da un ramo di quelle alte conifere. Procedeva tra gli alberi senza produrre un suono, sfiorando i rami senza smuovere la neve. Un fruscio appena udibile attrasse la sua attenzione, un piccolo roditore, la picchiata gli diede una sensazione indescrivibile, ghermì la preda e ne assaporò il sangue.
Improvvisamente si trovò sopra la valle in un splendida mattinata, l'aria era pura, le cime delle montagne sotto di lui, distese le ali e planò piano entrando in una nuvola.
La visione si dissolse.
"Buongiorno Tristam, siete riuscito a riposare?"
"Ma voi avete dormito lì per terra?"
Kelan scosse le spalle sciogliendo i muscoli, senza però spostare la mano.
«Vorrei scusarmi per essermi soffermato nei vostri sogni.»
Il MacAran scosse la testa e sorrise.
«Vi è piaciuto?»
«Ma sognate sempre così?»
«Purtroppo non sempre.» Il sorriso si spense sul volto del monitore. «A volte ho degli incubi tremendi.» Tristam venne raggiunto da brandelli di immagini con fuochi altissimi, poi Kelan si riscosse. «Ma non pensiamoci, adesso dovrei controllare il vostro stato di salute.» Gli posò una mano sulla fronte. «Bene la febbre vi è scesa,» controllò i polmoni e il cuore. «La situazione è migliorata, ma dovete ancora stare a letto. Posso lasciarvi per qualche minuto?»
Tristam annuì, mentre la mano di Kelan scivolava via dalla sua lasciandolo con una sensazione di vuoto nel cuore.










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Disclaimers

Tristam e Rael McKihan vengono accolti alla Torre e curati dai monitori e il comyn è il primo a risvegliarsi facendo subito conoscenza con Kelan.

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Ultimo aggiornamento: 31/12/2008