[Home] [La storia del Progetto Elvas] [Regole Utilizzate]
[Personaggi] [Luoghi] [Racconti] [Download]
[Cronologia] [Genealogia] [Dizionario] [Musiche] [Immagini e Disegni]
[Giocatori] [Incontri] [Aggiornamenti] [Credits] [Link] [Mail]
barra spaziatrice
[torna a Racconti][E.S.T. dE +2, aprile (18)] [Credits & Disclaimers]
barra spaziatrice
! Questo racconto tratta anche di tematiche omossesuali,
se siete contrari all'argomento o se vi offende non procedete nella lettura !



Pensieri

Tristam Elhalyn Alton & Kelan MacAran

Kelan uscì dalla porta e si accorse che l'aria all'interno della stanza in cui dormiva l'Elhalyn si era impregnata del profumo dell'uomo, un fragrante aroma di spezie pungenti, ma con un dolcissimo sottofondo.
Salì le scale fino alla biblioteca e poi sul tetto; lì giunto si concentrò lievemente e, trovato un nibbio, sorvolò la valle. La tempesta che aveva portato ad Elvas Tristam e Rael si era finalmente placata, lasciando uno spesso strato di neve sul terreno, i tronchi degli alberi ed i cespugli sommersi da quel mare bianco. Tranquillizzato si staccò dal rapace e tornò in se stesso, affamato.
Come spesso faceva contò i gradini nel ridiscendere gli otto piani della Torre fino alle cucine. Mentre si serviva di jaco bollente e pane spalmato di miele, ripensò al nuovo arrivato che dormiva in quella stanza foderata di seta del sesto piano. Pur non avendo sangue Ridenow e non essendo un empate, il suo donas MacAran, che gli permetteva di comprendere le sensazioni ed i pensieri degli animali, gli consentiva anche di percepire le emozioni più forti nel cuore degli altri.
"Non sono certo come Dana, che può percepire le minime sfumature delle emozioni degli altri, ma la paura e la solitudine nel cuore di quell'uomo sono evidenti." Sospirò. "Vorrei tanto poterlo aiutare."
«Chi vorresti aiutare, Kelan?»
«Oh, Dana. Stavo per venire a cercarti. Stavo pensando, o forse dovrei dire, parlando di Tri... del Nobile Elhalyn, il nostro nuovo ospite.»
«Come sta?»
«Questa mattina la febbre gli è scesa, ma ha ancora del catarro nei polmoni. Volevo parlarti di una cosa che ho pensato.»
«Mi stupisce di non averla ancora sentita.»
Kelan sorrise, lanciando della mollica del pane alla Rinunciataria, che fece finta di ripararsi con le mani.
«Ma quanto siamo spiritosi questa mattina!» Tornò serio, corrugando la fronte. «Ieri sera, mentre controllavo i suoi polmoni, ho pensato di fargli respirare dei vapori di acqua con delle erbe calmanti. Volevo chiederti se ti sembra una buona idea, e nel caso, che erbe mi consiglieresti.»
La donna sorseggiò il jaco che si era versata, meditando sull'idea del monitore.
«Beh, potrebbe essere una buona idea. Potremmo usare dell'Atelas e della menta per migliorarne l'odore.»
Si diressero insieme alla serra e colsero le erbe.
«Mi chiedevo... potresti insegnarmi le proprietà curative anche delle erbe meno comuni? Potrebbe essermi utile.»
«Non potrebbe, sarebbe sicuramente utile! Se venissero da te quando hanno una sbornia, mi risparmieresti un sacco di fastidi.»
Risero insieme, poi Kelan augurò una buona giornata alla Rinunciataria e si diresse nelle cucine dove mise un vassoio una brocca di jaco, delle barrette di frutta secca su un piatto ed una brocca di acqua calda e le erbe della serra. Con le mani così impegnate e la vista ostruita impiegò parecchio tempo a risalire le scale, cosa che gli permise di pensare ancora all'Elhalyn.
Nel momento in cui giungeva davanti alla porta dell'uomo aveva preso la sua decisione: aveva poco da dare, ma si sentiva pronto a dare all'altro tutta l'amicizia, tutto il conforto e la comprensione di cui Tristam avesse bisogno.


barra

Il rumore sottile, quasi impercettibile della porta che si chiudeva fece capire a Tristam che era di nuovo solo.
Appoggiò la schiena al cuscino, sospirando.
E ora?
Era arrivato fino a lì solo per ritrovarsi senza alcuna idea per il proprio futuro? Non sperava di poter capire il senso dell'universo ma, almeno, di darsi le risposte più ovvie alle domande più semplici. Eppure si sentiva stordito e frastornato da quella nuova situazione.
Aveva giocato in un sol colpo tutte le carte che aveva ed aveva perso.
Non poteva tornare a casa, non poteva tornare alla Torre, era come una foglia raminga che si facesse trasportare dal vento.
Sollevò gli occhi lentamente, osservando le pareti ricoperte di seta. Era in una stanza isolata. Sentiva i propri pensieri scivolare sulla parete e disperdersi in maniera quasi tangibile. Era una sensazione stranissima ma non spiacevole.
Era solo, molto più di quanto non dicesse agli occhi dei suoi salvatori, questo pesava ora sui suoi pensieri come un macigno pronto a franare sulle sue fragili sicurezze, se poi ne aveva ancora.
A mani vuote, nessuna casa a cui tornare, doveva ricostruire la sua vita, ma non in una Torre in una Torre mai più, nessun coraggio gli sarebbe bastato.
Si alzò dal letto, incespicando per un attimo sui propri passi. Raccolse i suoi vestiti che erano posti in un angolo insieme all'equipaggiamento e cercò di rivestirsi, i movimenti impediti dal braccio ancora semiparalizzato che gli pendeva senza vita lungo il corpo.
Cosa avrebbe fatto in quel periodo? L'unico che conosceva era il monitore di cui non ricordava neppure il nome. In sua compagnia si sentiva a suo agio, ma era un minimo comune denominatore di tutti i monitori quello di saper mettere a proprio agio la gente.
O almeno di tutti quelli che lui aveva incontrato fino ad allora.
I suoi abiti erano risistemati in modo egregio, gli strappi e ogni altro danno erano stati rammendati alla perfezione, eppure se voleva poteva risentire la neve sferzarlo e intirizzirlo, ma era il presente che doveva considerare. Ricominciava da quel momento, non sapeva come però, avrebbe chiesto aiuto, già tanto gliene avevano dato.
La stanza sembrava una prigione dorata, appena fuori avrebbe dovuto affrontare sopratutto se stesso e il suo destino, sfiorò quasi desideroso di graffiare la stoffa che copriva le pareti, ma se avesse potuto tornare indietro, non avrebbe cambiato quello che aveva fatto, forse avrebbe agito in modo meno affrettato però non in modo diverso.


barra

Kelan guardò la porta chiusa, le sue mani impegnate a reggere il vassoio ricolmo e nuovamente la porta, stava per inviare un pensiero alla ricerca di qualcuno che lo potesse aiutare quando vide sbucare dall'angolo del corridoio Manolo. L'umanoide si preoccupava di mantenere agibile il terrazzo sopra la biblioteca e per questo faceva spesso su e giù per i piani della Torre.
«Manolo, sei il mio salvatore,» l'umanoide gli si avvicinò con aria interrogativa, «potresti reggermi questo vassoio per un istante?»
Manolo poggiò per terra gli utensili che aveva in mano e tese le braccia, al sorriso di gratitudine di Kelan rispose con uno ancora più ampio. Il MacAran girò la maniglia della porta e riprese il vassoio.
«Grazie Manolo, compari sempre al momento giusto.»
L'altro emise un verso gutturale a mo' di risposta e si allontanò verso le scale. Kelan diede un leggero colpetto alla porta con un piede ed entrò alzando il vassoio e sorridendo incoraggiante.
«Vi ho portato da mangiare Nobil... Ma cosa state facendo?» Il sorriso gli morì sulle labbra a vedere l'Elhalyn, ancora impegnato nel tentativo di vestirsi, fermo davanti alla finestra, si era voltato a vedere chi entrasse. Kelan poggiò il vassoio sul tavolino accanto alla poltrona e si rivolse al giovane. «Tornatevene immediatamente a letto!»
«Sto abbastanza bene. Posso andarmene da qui. Però vorrei ringraziarvi per la gentilezza che avete dimostrato nei miei confronti. E mi pongo al servizio della Torre, sono un telepate addestrato e se posso essere utile...»
«Non se ne parla, siete ancora malato e siete sotto la mia responsabilità, non ve ne andrete finché IO non dirò che potete andare. Vi rendete conto che siamo in pieno inverno e che siete malato! Se uscite dalla Torre rischiate di morire!» Lo guardò fisso negli occhi, sentendosi un po' a disagio per quest'impudenza, e mormorò. «E io non voglio che corriate questo rischio.»
Gli si avvicinò e cominciò a sfilargli i pochi abiti che era riuscito ad indossare.
L'Elhalyn alzò gli occhi al cielo. Era mai possibile che tutti i monitori in queste situazioni fossero fatti in serie?!
"Questi monitori..." pensò spazientito, "così carini ma un po' troppo apprensivi!"
Un lieve tossicchiare fu l'unica reazione di Kelan, a cui il pensiero era arrivato come un bisbiglio ma ben chiaro nel suo significato.
Tristam sorrise maliziosamente, certo di aver colpito nel segno e, approfittandosi della momentanea debolezza dell'avversario, indietreggiò prendendo le proprie borse.
«Non ho nessuna intenzione di morire quanto non ho intenzione di rimanere qui,» annunciò con un sorrisone che sembrava la personificazione del detto 'Anche un drago sorride prima di mangiare?'.
Kelan lo guardò con cipiglio severo. «Il compito di un buon monitore è quello di guarire e, solo una volta che le condizioni si siano stabilizzate, lasciare il proprio paziente libero. E si da il caso che voi abbiate ancora la febbre quindi fate il bravo e tornate a riposarvi, e accompagnò alle parole un gesto veemente della mano in direzione del giaciglio.
«Veramente, non voglio insistere ma mi sento bene e credo di potermela cavare da solo,» rispose Tristam ignorando volutamente le ultime affermazioni di Kelan.
Non voleva mettere in dubbio le sue capacità di monitore, ma quel sentimento di oppressione e senso di colpa che lo avevano colto non appena aveva capito di essere in una Torre gli opprimeva il petto più di quanto non avrebbe potuto fare la febbre.
«Allora dovrete passare sul mio corpo!» Esclamò l'altro, ponendosi di fronte alla porta con le braccia conserte e una espressione risoluta che, su un altro viso meno delicato, sarebbe anche potuta sembrare minacciosa.
Cosa fare? L'idea di passare sul corpo del bel monitore era una allettante possibilità, ammise Tristam con un risolino mentale di approvazione, ma non era certo che Kelan avesse voluto dare quella sfumatura alle proprie parole.
Era stato gentile con lui, lo aveva curato in modo egregio e ora continuava a preoccuparsi per lui (e quel secchiello contenente il necessario per dei suffumigi ne era un chiaro segno) e Tristam non voleva trattarlo male. Così con la solita espressione sorniona rispose laconicamente: «Potrei rapirvi pur di guadagnare la tanto sospirata libertà.»
«Oh, non ne sareste capace,» rispose Kelan.
«Ah si?» E detto questo Tristam lo sollevò di peso in spalle. O almeno sarebbe stata quella la tentazione se una fitta al braccio destro non gli avesse fatto ricordare che l'arto era semiparalizzato e non aveva distribuito il carico in modo che solo il sinistro sorreggesse quel peso che, seppure leggero, ora pareva pesantissimo.
Si rese conto di essersi fidato troppo delle proprie forze senza calcolare l'entità del danno infertogli dal congelamento e la debolezza dovuta alla degenza.
Squilibrato in quella sua mossa Tristam fece un mezzo giro su se stesso nel tentativo di recuperare l'equilibrio, ma di nuovo le sue forze lo tradirono e crollò sul letto portandosi nella rovinosa caduta anche il povero monitore che, ancora stupito per il gesto improvviso, non fece in tempo a reagire e finì per crollare sul giaciglio sotto al suo paziente.
Tristam per alcuni momenti fissò Kelan in silenzio, per un attimo sembrò sul punto di aggiungere qualcosa, ma chiese semplicemente:
«Ma davvero siete sicuro che tra noi quelle spennacchiato siate voi?»
Mentre l'Elhalyn lo fissava Kelan si era sentito arrossire fino alla punta dei capelli, poi cercando di darsi un contegno, tentò di alzarsi.
Tristam, che sentiva l'imbarazzo dell'altro crescere, percepiva anche un lieve sottofondo di apprensione all'idea che qualcuno entrasse proprio in quel momento, esclamò:
«Oh!»
Come se si fosse accorto in quel momento della loro posizione e rotolò sul letto, sedendosi lentamente sul bordo e passandosi una mano sul volto tirato per lo sforzo, le spalle abbassate e sospirò.
Liberato, Kelan si alzò di scatto, rosso in volto e le barrire più alte che l'Elhalyn avesse visto da molto tempo, Tristam lo guardò con uno strano sorriso.
«State tranquillo il vostro onore è salvo.»
«Starò tranquillo solo quando vi sarete rimesso a letto, e vi lascerete curare.»
"A letto con te? Sicuro!" Ma fece in modo che quel pensiero non uscisse dalla sua mente, si limitò a sospirare e alzarsi con fatica, e tornò a spogliarsi mentre il monitore si occupava delle cibarie che aveva portato, concedendogli molta fiducia voltandogli le spalle. Prese la brocca di jaco e quella con l'acqua e le poggiò vicino al fuoco. Si voltò solo quando sentì il fruscio delle lenzuola.
«Bene. Adesso fatevi controllare, non vorrei che lo sforzo di prima abbia peggiorato le vostre condizioni.»
L'Elhalyn lo lasciò fare docilmente, Kelan in un primo momento non ci fece caso, ma nel controllarlo si accorse che i suoi livelli di energia erano tremendamente bassi, mentre i centri del laran del braccio destro pulsavano irregolarmente di un malsano arancione, probabilmente procurando all'Elhalyn un dolore non indifferente. Kelan estrasse la matrice e cercò di regolarizzare il flusso dell'energon. Osservando con la coda dell'occhio l'altro lo vite stringere i denti, ma non un lamento sfuggì dalle sue labbra. Solo quando Kelan, rilasciando la concentrazione con un sospiro, ebbe finito il suo lavoro, Tristam parlò con la voce che era un sussurro reso roco dalla stanchezza.
«Visto? Quando voglio so essere un bravo paziente!»
Kelan si girò verso il camino e prese la brocca con l'acqua, ne versò un po' in una bacinella e vi aggiunse le erbe.
«Vedo vedo, ma adesso continuate a fare il bravo, e respirate qui.»
Gli mise la bacinella sulle ginocchia ed un panno sopra la testa, in modo che i vapori benefici non si disperdessero nell'ambiente. Mentre era bloccato in quella posizione non molto comoda, Tristam, tanto per fare qualcosa, sondò le barriere del monitore e le trovò ancora piuttosto alte. Allungò una mano e cercò quella del MacAran, non ci mise molto a trovarla, era posata accanto alla sua. Mentre la sfiorava, approfittando del contatto fisico, gli inviò un pensiero.
Kelan vide un piccolo nibbio sollevarsi dalla mano di Tristam e venire a sussurrargli nell'orecchio.
"Toc toc, c'è qualcuno in casa?"
Senza rispondere aprì dei varchi nella superficie più esterna del suo nido e lo fece capire all'altro.
"Scusatemi, non volevo essere scortese, non mi ero accorto che il mio nido fosse ancora così chiuso."
"Non dovete scusarvi, è stata una reazione naturale."
"Avete detto di essere stato a Tramontana... probabilmente conoscente Damon, il nostro Dom."
"Dom? Ma questa valle non fa parte dei domini Ardais?"
"No, è degli Aldaran, o almeno credo, le cronache che ho portato da Nevarsin dicono che è stata contesa per secoli dalle due famiglie, ma alla fine se ne sono disinteressate entrambe."
"Come mai?"
"Pece stregata, o polvere mangia ossa, le cronache non lo riportano."
"Ma adesso è sicura?"
"Noi abitiamo qui da quasi due anni, vi sembro deperito?"
"Siete voi stesso a definirvi spennacchiato..."
La risata di Kelan giunse, ovattata dalla stoffa, alle orecchie di Tristam che ne sollevò un lembo, e nonostante l'occhiata severa di Kelan, Tristam non abbassò la stoffa.
«Peccato, avete smesso di ridere. Già siete carino normalmente e quando sorridete migliorate di molto... quando ridete dovete essere una meraviglia.»
Kelan sbiancò e trattenne il fiato, poi strappò dalla mano dell'Elhalyn il lembo del panno che teneva ancora sollevato e lo abbassò.
«Fate i fumenti e non dite assurdità!»
Dopo un tempo che a Tristam parve infinito, trascorso in silenzio, fu Kelan a sollevare la stoffa.
«Adesso potete smettere.»
«Per fortuna, farà anche bene, ma non profuma di certo questa roba.»
Kelan nascose il sorriso che gli era salito alle labbra voltandosi a prendere il jaco e le barrette di frutta.
«Adesso mangiate qualcosa, altrimenti non vi rimetterete in forze.»
Mentre il suo paziente mangiava Kelan lo osservò, i capelli scuri gli piovevano sul volto e ogni tanto con un movimento elegante Tristam sollevava un braccio e col polso scostava i capelli per lo meno dagli occhi azzurri. La pelle chiara creava un forte contrasto col rosso scuro dei capelli e delle ciglia. Tristam che si accorse di questo attento esame alzò gli occhi ad incontrare quelli dell'altro e Kelan si trovò incatenato dalla forza di quello sguardo, e dal sorriso comparso su quelle labbra dalla linea morbida.
Dimentichi delle cibarie e del jaco che si raffreddava nella tazza, rimasero immobili a fissarsi finché nel corridoio non si sentirono dei passi, solo allora Tristam si ricordò di portare alla bocca il pezzetto di barretta che aveva in mano. Poi sorseggiò il jaco, assumendo un'espressione strana.
"Mi sono sempre lamentato che il jaco che mi veniva servito era sempre troppo caldo, ma effettivamente caldo ha un sapore decisamente migliore che quando è freddo."
"Ve lo rimetto in caldo, aspettate."
Mentre prendeva la tazza le mani di Kelan sfiorarono quelle di Tristam, ma il contatto fu troppo breve perché potessero condividere qualsiasi cosa, anche solo un pensiero.
Mentre era voltato verso il camino Kelan cercò di sondare il terreno, un po' spinto dal dovere, ma soprattutto dalla curiosità che provava nei confronti dello sconosciuto che giaceva nel letto.
«Cosa vi ha spinto qui?»
La domanda sorprese Tristam, gli sarebbe piaciuto confidarsi con questo monitore. "Ma posso davvero fidarmi di lui?" Scosse la testa. "Non posso raccontare fatti che non sono solo miei."
Stava per rispondere con una battuta, ma fu interrotto da Kelan che si avvicinava con la tazza del jaco di nuovo fumante.
"Se non volete, o non potete, dirlo adesso non importa," gli posò una mano sulla spalla. "Sappiate però che nel momento in cui vorrete, o potrete, confidarvi sarò pronto ad ascoltavi. Di qualsiasi cosa abbiate bisogno, un monitore per le vostre ferite fisiche o un amico per quelle spirituali, anche nel mezzo della notte, contate su di me. Non fatevi problemi per l'ora o altre considerazioni del genere, io sono a vostra disponibilità per qualsiasi cosa abbiate bisogno." Il contatto fisico gli trasmetteva tutta la sincerità che Kelan aveva messo in quelle parole.









barra









Disclaimers

Non senza difficoltà Kelan riesce a convincere Tristam a fermarsi alla Torre fino al completo ristabilirsi delle sue condizioni fisiche.

torna all'inizio







The Elvas Project © 1999 - 2008
© SDE Creations
Ultimo aggiornamento: 31/12/2008